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sabato 17 ottobre 2020

SANTA TERESA DI GESU' --- Capitolo 31




CAPITOLO 31

Tentazioni esteriori, apparizioni del demonio e tormenti che questi le cagionava - 

Alcune cose assai utili per le anime che  tendono alla perfezione.


1 – Giacché ho parlato di alcune lotte e tentazioni che il demonio mi

cagionava interiormente senza che fuori si vedessero, voglio ora dire di

quelle che mi moveva quasi pubblicamente, nelle quali la sua opera era

molto evidente.

2 – Una volta, mentre ero in un oratorio, mi apparve al lato sinistro

sotto forma abominevole. Siccome mi parlava, ne osservai particolarmente

la bocca che era spaventosa. Il suo corpo pareva emanare una gran fiamma

molto chiara e senza ombre. Mi disse con voce spaventevole che se mi ero

liberata dalle sue mani, sapeva pur riacciuffarmi. Rimasi molto atterrita e

feci il segno della croce meglio che potei. Sparì, ma per tornare quasi

subito. Così per due volte. Io non sapevo cosa fare. C'era lì dell'acqua

santa, la buttai dove egli stava, e non comparve più.


3 – Un'altra volta mi tormentò per cinque ore di seguito con

turbamenti fisici e morali, e con dolori così vivi che mi pareva di non

poterne più. Le persone presento erano tutte spaventate: né esse sapevano

che fare, né io come difendermi.

Quando i dolori e le sofferenze fisiche sono molto forti, ho per

costume di fare del mio meglio per emettere atti interiori di rassegnazione,

supplicando il Signore di servirsi dei miei patimenti per la sua gloria, di

darmi pazienza e di lasciarmi poi in quello stato anche sino alla fine del

mondo. Con questi atti e risoluzioni mi aiutavo anche allora, perché le

sofferenze si erano fatte assai gravi. Piacque infine al Signore di farmi

vedere che era tutto dal demonio: vidi accanto a me un moretto molto

brutto che digrignava i denti disperatamente nel constatare una perdita dove

sperava un guadagno. Appena lo vidi, mi misi a ridere senza paura. Mi

stavano vicine alcune persone che non sapevano come soccorrermi né che

rimedio trovare, perché il demonio mi faceva dare dei grandi colpi col

corpo, col capo e con le braccia, senza che io gli potessi resistere, con

l'aggiunta di un turbamento interiore così profondo che in nessun modo mi

potevo calmare. E intanto non osavo domandare acqua santa per non

impaurire i presenti e dar loro a conoscere di che si trattava.


4 – Ho sperimentato varie volte che per mettere in fuga il demonio e 

impedirgli di tornare, non v'è mezzo migliore dell'acqua benedetta. Fugge

anche innanzi alla croce, ma poi ritorna.

1

- Dev'essere ben grande la virtù

dell'acqua santa!

Quando io me ne servo, provo una vivissima e sensibile

consolazione, come un sollievo che non so descrivere, un diletto interiore

che mi fortifica l'anima. E non è già una illusione, né una cosa che mi sia

accaduta una volta, ma molte, e sempre da parte mia con grande attenzione

per osservarla. E' come il refrigerio che si sente in tutta la persona quando,

arsi dal caldo e dalla sete, si beva un'anfora di acqua fresca. Ciò dimostra

quanto siano grandi le pratiche della chiesa, e come potenti le parole

liturgiche che comunicano all'acqua tanta virtù da renderla così diversa da

quella da quella non benedetta. – Quando vi penso mi sento inondare di

gioia.2


5 – Visto che il demonio non la voleva finire, dissi a quelle persone

che non avessero riso, avrei chiesto dell'acqua santa. Me la portarono subito

e me ne gettarono addosso, ma senza effetto. Allora spruzzai il luogo dove

stava il demonio, e subito fuggì. Mi sparirono insieme tutti i mali che

soffrivo, come portati via da una mano, pur rimanendomene così affranta

da sembrarmi d'aver ricevuto una buona dose di legnate.3

Questo fatto m'istruì moltissimo, perché se col permesso di Dio il

demonio può far tanto male, anche allora che il corpo e l'anima non sono in

suo potere, che cosa farà quando egli ne sarà il padrone? E così concepii i

più vivi desideri di far di tutto per liberarmi da così malvagia compagnia.


6 - La medesima cosa mi accadde poco tempo fa, ma non durò

molto. Essendo sola, chiamai perché mi portassero acqua santa. Due

monache molto degne di fede, che per nulla al mondo direbbero bugie,

entrarono quando il demonio era partito e dissero di sentire un fetore

pestilenziale come di zolfo. Io non lo sentii, ma durò tanto da potersene

accertare.

Un'altra volta ero in coro. Presa da gran trasporto di raccoglimento,

me n'uscii per non farmi vedere dalle altre; ma da dove andai udirono esse


1 Nota giustamente il Ribera che qui la Santa non stabilisce una verità assoluta: dice

soltanto quello che è accaduto a lei, potendo darsi benissimo che per altri valga di più

la croce.


2 Racconta la Ven. A. Anna di Gesù nei processi per la beatificazione: “Ella non si

metteva mai in viaggio senza acqua santa, e molto si doleva quando se ne scordava.

Noi ne portavamo sospesa alla cintola una zucchetta, e voleva anch'essa la sua. Ci

diceva: “Voi non sapete il refrigerio che è per me l'acqua santa. E' una grande grazia

poter fruire così facilmente dei meriti di Gesù Cristo!...”.

3 Era presente a questa scena la M. Agnese di Gesù, la quale domandò poi alla Santa

cosa allora pensasse. Rispose che domandava a Dio di prolungarle pure quelle lotte,

anche sino al giorno del giudizio, se ciò doveva essere di sua gloria.

dei grandi colpi, mentre io mi sentivo vicino come un parlottare di persone

che concertassero complotti. Parlavano forte, ma siccome ero immersa

nell'orazione non compresi nulla e neppure ebbi paura.

Ordinariamente ciò mi succedeva quando Dio voleva servirsi della

mia parola per far del bene a qualche anima. A tal proposito racconterò

questo fatto che mi è successo veramente e di cui molti sono i testimoni, fra

i quali il mio confessore attuale,4

che ne ha avuta conferma in una lettera, il

cui autore era noto, benché io non glie l'avessi detto.


7 – Mi venne a trovare un sacerdote che da due anni e mezzo viveva

nel più abominevole peccato mortale che io abbia mai udito, e del quale

non si era mai confessato né aveva mai cercato di emendarsi, pur

continuando a celebrare la Messa. Si confessava degli altri peccati ma non

di quello, perché diceva che era troppo brutto e non aveva il coraggio di

dirlo. Desiderava di liberarsene, ma da solo non ci riusciva.

Il suo stato mi toccò vivamente, senza dire del gran dolore che provai

nel vedere Iddio offeso in quel modo. Gli promisi di pregare molto per lui e

di far pregare altri assai migliori di me, e lo raccomandai per lettera a una

persona che egli stesso mi designò. Il Signore ascoltò le preghiere di tante

anime sante, e si degnò di usargli misericordia: nella sua prima confessione

si accusò di ogni cosa. Nonostante la mia miseria, avevo fatto per lui tutto

il meglio possibile. Ed egli mi scrisse che si era molto cambiato e che non

cadeva più in quel peccato da due giorni. Però la tentazione era fortissima,

tanto che dal gran tormento gli pareva di essere all'inferno. Perciò pregassi

per lui.

Tornai a raccomandarlo alle mie sorelle che presero a cuore la cosa, e

per le loro preghiere Dio si degnò di esaudirmi. – Si trattava di una persona

che nessuno avrebbe mai potuto individuare.

Dal canto mio supplicai il Signore di permettere al demonio di

scatenarsi pure su di me purché cessasse dal combattere e tentare quel

sacerdote, a condizione però che non m' inducesse ad offenderlo. E così per

un mese soffrii grandissimi tormenti: i due casi che ho detto mi successero

in quel tempo.

8 – Notificata la cosa a quell'ecclesiastico, mi rispose che, a Dio

piacendo, i demoni avevano cessato di tentarlo. Così la sua anima si andò

rafforzando e, liberatosi del tutto, non cessava di ringraziare il Signore e

me, come se io avessi fatto qualche cosa. Gli dovette giovare la persuasione

che Dio mi faceva delle grazie. Mi diceva che quando era tentato, gli

bastava rileggere le mie lettere, e la tentazione cessava. Lo stupiva molto


4 P. Domenico Baňez o P. Garcia de Toledo che la confessarono in Avila dal 1563 al

1566.


quello che io avevo sofferto perché ne fosse libero, e io non lo ero meno di

lui, ma disposta a sopportare quelle pene anche per molti anni pur di

vederlo a posto.

Sia benedetto in tutto il Signore che così ascolta le preghiere di chi lo

serve, come fanno le sorelle di questo monastero. Ma siccome sono stata io

che le ho indotte a pregare, i demoni si sono infuriati su di me, così

permettendo il Signore in castigo dei miei peccati.

9 – Una notte, pure in quel periodo, credetti che mi soffocassero. Si

gettò intorno molt'acqua santa, e vidi una moltitudine di demoni fuggire a

precipizio.

Insomma, questi spiriti maledetti mi tormentano spesso, ma non mi

fanno tanta paura perché vedo che senza il permesso di Dio, non possono

neppur muoversi. Se volessi raccontare tutti i loro assalti, stancherei Vostra

Grazia e me stessa.


10 – Quello che ho detto serva ad aiutare i veri cristiani a disprezzare

i fantasmi con cui i demoni tentano spaventarli. Sappiamo che ogni

qualvolta li disprezzano, l'anima aumenta di forza, essi perdono di vigore, e

se ne esce con gran vantaggio. – Ma non voglio più oltre dilungarmi, paga

di raccontare ancora questo fatto che mi successe la sera dei morti.

Mi trovavo in un oratorio dove, dopo aver detto un notturno recitavo

alcune orazioni molto devote che abbiamo in fondo al Breviario, quando il

demonio venne a mettersi sopra il libro per impedirmi di finire. Mi feci

subito il segno della croce, ed egli fuggì. Ricominciata la preghiera, tornò

di nuovo, e credo che mi abbia obbligata a riprenderla per tre volte, senza

riuscire a finirla fino a che non l'ebbi spruzzato con acqua benedetta. Allora

vidi uscire dal purgatorio alcune anime alle quali non doveva restare che

assai poco, e pensai che il demonio avesse voluto ritardarne la liberazione.

Raramente mi si presenta sotto una forma determinata; il più delle

volte si fa vedere senza forma, al modo di quelle visioni nelle quali, come

ho detto, l'anima conosce chiaramente che qualcuno è presente.


11 – Voglio raccontare quest'altro fatto che mi stupì grandemente.

Il giorno della SS. Trinità, mentre ero in estasi nel coro di un certo

monastero, vidi una lotta furibonda ingaggiata fra angeli e demoni, e non

riuscivo a comprendere che cosa volesse significare. Ma non dopo quindici

giorni si venne a sapere di una certa contesa sorta tra uomini di orazione ed

altri che non lo erano, dalla cui lunga durata vennero danni e disturbi al

monastero in cui si era accesa.

Altre volte mi vedevo accerchiata da una gran turba di demoni, e

insieme mi pareva d'essere avvolta in una gran luce che impediva loro

d'avvicinarmi. Capivo che Dio mi difendeva affinché non mi violentassero 

ad offenderlo. E da quello che poi ho visto più volte, ho riconosciuto che la

visione era vera.

Insomma quando io non sono infedele al mio Dio, essi hanno così

poco potere che non mi fanno paura. I loro assalti han forza soltanto contro

i codardi che si arrendono, a danno dei quali essi fanno prova di quel che

possono.

Nelle tentazioni suddette mi sembrava talvolta che mi si

risvegliassero tutte le debolezze e le vanità del passato. Allora dovevo

raccomandarmi molto al Signore perché innanzi a quel ricordo mi assaliva

di nuovo il tormento di credermi illusa dal demonio. Dopo tante grazie,

credevo di non dover avere neppure un primo moto di pensiero cattivo, e

duravo in quest'angoscia fino a che non mi calmava il confessore.


12 – Altro tormento non piccolo mi era alle volte, e mi è pure al

presente, vedermi oggetto di stima o di encomio, specialmente da parte di

persone ragguardevoli: cosa che mi ha fatto e mi fa molto soffrire, perché

volgendo gli occhi alla vita di Gesù Cristo e dei santi, e vedendo che essi

non ebbero che ingiurie e disprezzi, mi sembra di camminare alla rovescia..

E mi umilio tanto da neppure ardire di alzare la testa, né di farmi vedere.

Non così quando sono tribolata. Benché la natura ne soffra, l'anima si

fa padrona di sé, pur sentendone l'amarezza. Non so come questo possa

essere, ma è così: l'anima sembra essere nel suo regno e aver tutto sotto i

piedi.

Questa pena mi angustiò di frequente, e molto a lungo. E credevo che

fosse virtù e umiltà, mentre non era che tentazione, come mi ha spiegato

bene un religioso di S. Domenico, molto dotto. Al pensiero che le grazie di

cui Dio mi favoriva fossero per risapersi dal pubblico, provavo tanta pena

da non sapermi dar pace, dispostissima perfino a lasciarmi piuttosto

seppellire viva. E così, quando cominciarono quei raccoglimenti o

rapimenti tanto violenti a cui non ero capace di resistere neppure in

pubblico, me ne rimanevo così piena di confusione che non avrei voluto

veder più nessuno.


13 – Una volta mentre ero in questa afflizione, il Signore mi disse:

“Di che temi? Non ne possono venire che due cose: o mormorazioni contro

di te, o azioni di gloria a mio riguardo”. E con ciò mi fece comprendere

che chi avesse creduto alla sua azione l'avrebbe glorificato, mentre gli altri

mi avrebbero condannata senza motivo, e che in ambedue le cose io avrei

molto guadagnato, per cui non mi dovevo angustiare.

Quelle parole mi consolarono moltissimo, come mi consolano tuttora

quando le ricordo.

La tentazione giunse a tal punto che volevo partire da questa città e

andare con la mia dote in un monastero molto lontano, appartenente pure al 

mio Ordine, dove avevo sentito che la clausura era più stretta e dove si

praticavano maggiori austerità: cosa che io vagheggiavo caramente, perché

là nessuno mi avrebbe conosciuta. Ma il mio confessore non volle mai

acconsentire.5


14 – Questi timori m'incepparono lo spirito fino a che non compresi,

per le grandi inquietudini che mi causavano, che non potevano provenire da

buona umiltà. Il Signore m' indusse a convincermi che in me non vi era

nulla di buono che non venisse da Lui, e che come non mi rattristavo nel

sentir lodare altre persone, ma ne provavo piacere consolandomi molto nel

veder risplendere in esse i doni di Dio, nemmeno dovevo affliggermi se tali

doni risplendevano in me.


15 – Caddi pure in un'altra esagerazione, in quella di scongiurare il

Signore con suppliche e preghiere speciali ad aprire gli occhi a quelli che

mi tenevano per buona perché vedessero i miei peccati e si persuadessero

che ricevevo quelle grazie senza mio merito. – E questo lo desidero molto

anche adesso.

Il confessore mi disse di non farlo più. Ma fino a poco fa, quando

vedevo qualcuno che pensava bene di me, facevo del mio meglio, con dei

piccoli espedienti, per fargli conoscere i miei peccati, con la qual cosa mi

pareva i tranquillizzarmi. Ma mi hanno fatto scrupolo anche di questo.


16 – Vedo anch'io che ciò non procedeva da vera umiltà ma da una

tentazione che a sua volta ne suscitava molte altre, perché mi pareva

d'ingannare la gente, nonostante che io non abbia mai desiderato, né mai

preteso di farlo.

Certo che s'inganna davvero chi pensa bene di me, e il Signore lo

permette per qualche suo fine. Ma da parte mia, se non fosse stato per

necessità, non avrei parlato di tali grazie neppure con i miei confessori: ne

avrei avuto grande scrupolo.

Ora vedo che tutti questi piccoli timori, pene e ombre di umiltà non

erano che grandi imperfezioni, procedenti dalla mia poca mortificazione,

perché un'anima che si rimette in tutto nelle mani di Dio, ed è da Lui

convinta che di suo non ha nulla, non si preoccupa affatto di ciò che si dica

di lei, né in bene né in male. Piuttosto essa si fidi di Lui, che avendola

inondata delle sue grazie, sa anche il perché le vuol rendere pubbliche. E si

prepari alla persecuzione, essendo essa inevitabile ai tempi che corrono

quando il Signore vuol far conoscere i favori che concede a un'anima,

perché allora su di lei si spalancano mille occhi, mentre sopra mille di altra

fatta non se ne ferma neppure uno.


5 Però non sembra che abbia voluto uscire di Spagna.


17 – Un certo timore ispirato da umiltà sarebbe anche ragionevole,

ma il mio proveniva da pusillanimità.

L'anima che Dio espone agli occhi del pubblico deve prepararsi ad

essere martire del mondo: anche se al mondo non vuole morire, la farà

morire Lui. E questo è l'unico merito che io gli riconosco, cioè di non

perdonare ai buoni alcun difetto, ma di obbligarli a correggersi a forza di

mormorazioni. Ora, se uno non è perfetto, gli occorre più animo per

divenirlo che non per subire un rapido martirio, perché senza una grazia

speciale di Dio, la perfezione non si acquista che a poco a poco, mentre il

mondo appena vede uno deciso per quel cammino, esige subito che sia

perfetto e scopre lontano le mille miglia ogni sua piccola mancanza, che

forse può anche essere virtù. Ma siccome in lui tal mancanza proverrebbe

da vizio, giudica gli altri da se stesso e ne pronuncia la condanna.

Secondo il mondo, quelli che tendono alla perfezione non

dovrebbero né mangiare né dormire e neppure respirare, per così dire. Più li

stima, più sembra dimenticare che dopo tutto sono ancora di carne e per

quanto possano essere perfetti e spregiatori di ogni cosa terrena, tuttavia

vivono ancora sulla terra e ancora soggetti alle sue miserie. Perciò essi

hanno bisogno di grande coraggio, perché hanno appena cominciato a

camminare e già si pretende che volino; non hanno ancora vinte le passioni,

e già si esige che, messi in difficili occasioni, si diportino così

perfettamente come si legge di alcuni santi confermati in grazia.

Che pena, mio Dio, per quello che devono essi soffrire! Ed è appunto

per questo, per non saper reggere a tante pretese, che molti tornano

indietro! E così anch'io avrei fatto se la misericordia del Signore non mi

avesse sostenuta. Come sa anche lei, Padre mio, fino a quando Egli non si è

degnato d'intervenire, la mia vita non fu che un cadere e risorgere.

18 – Vorrei sapermi spiegare perché credo che molte anime cadano in

errore pretendendo di volare prima che il Signore dia loro le ali. Mi pare di

aver già portato altrove questo paragone, ma vien bene anche qui, e ne dirò

qualche cosa per quelle anime che a causa di questo vedo molto

scoraggiate. Esse cominciano con gran fervore e desiderio, assolutamente

decise a progredire in virtù. Anzi, quanto all'esterno, alcune per amor di

Dio hanno già tutto abbandonato, ma si scoraggiano appena vedono cose di

maggior perfezione concesse da Dio a chi è più innanzi e che da soli noi

non possiamo raggiungere, oppure appena leggono nei libri di orazione e

contemplazione che per salire a tanta dignità si devono fare delle cose che

esse non hanno la forza di praticare. Quei libri, ad esempio, insegnano di

non curarsi se alcuno dice male di noi, ma di goderne, anzi, più che di una

lode; di non stimare l'onore, di staccarsi dai parenti fino a sentir disgusto di

star con essi se non sono di orazione, ed altre cose del genere che, a mio 

parere, sono un puro dono di Dio, perché soprannaturali o contrarie alle

nostre inclinazioni naturali. Se quelle anime non possono subito far tanto,

non si affliggano, ma confidino in Dio, e anch'esse col suo aiuto potranno

mettere in opera quello che ora hanno soltanto nel desiderio, purché

continuino nell'orazione e facciano da parte loro tutto quello che possono.

Importa molto per la nostra debolezza sostenerci con grande confidenza, né

mai lasciarci scoraggiare, persuadendoci che, volendolo, possiamo uscirne

con vittoria.

19 – E siccome in questo ho non poca esperienza, voglio avvertire

Vostra Grazia di una cosa: cioè che non creda mai d'aver acquistata una

virtù fino a quando non l'abbia provata con il suo contrario. Finché siamo

quaggiù dobbiamo star sempre attenti e timorosi, perché se Dio non ci ha

fatto la grazia di ben comprendere quello che è il mondo, è molto facile

tornare ad amarlo. – Non vi è niente quaggiù che vada esente da pericoli.

Pochi anni fa mi sembrava non solo di non essere attaccata ai miei

parenti, ma perfino di esserne annoiata, tanto da non poter sopportare la

loro conversazione. Ora, per un certo affare assai importante dovetti

recarmi presso una mia sorella che prima amavo teneramente. Benché

fosse assai migliore di me, non m'intrattenevo molto con lei, perché

essendo maritata, e perciò in uno stato diverso dal mio, non poteva sempre

parlare come io avrei voluto, per cui facevo di tutto per rimanermene sola.

Tuttavia mi accorsi che le sue pene divenivano le mie e mi preoccupavano

di più che non quelle degli altri. Da ciò compresi che non ero così

distaccata come credevo, e che avevo ancora bisogno di fuggire le

occasioni se volevo far crescere il distacco di cui Dio cominciava a

favorirmi. E così, con la sua grazia, ho sempre cercato di fare.

20 – Quando il Signore comincia a darci una virtù, bisogna tenerla in

grande stima, e non mai esporci al pericolo di perderla, specialmente se si

tratta del disprezzo dell'onore, e altre cose simili. Non credo, Padre mio,

che siano veramente distaccati tutti quelli che pensano di esserlo.

Bisogna star molto attenti su questo punto. Per poco che uno sia attaccato

all'onore, non può avanzarsi in virtù senza prima liberarsene, perché è

sempre una catena che nessuna lima può rompere. Solo Dio la può

infrangere, ma vuol essere coadiuvato da noi con preghiere e sforzi

generosi. Sì, è un vero inciampo su questo cammino la preoccupazione

dell'onore. E il danno che ne deriva mi riempie di spavento.

Ecco delle sante persone che fanno stupire la gente con la grandezza


6 Donna Giovanna, sposatasi con Giovanni de Ovalle, presso la quale abitò nell'agosto

1561 mentre attendeva alla fondazione del suo primo monastero. Il matrimonio de

Ovalle non fu troppo felice per il carattere volubile del marito e la scarsezza dei beni

temporali.


delle loro opere. Eppure, mio Dio, perché strisciano per terra? Perché non

sono già in vetta alla perfezione? Da che dipende? Che cosa è che le

trattiene mentre fanno tanto per Iddio? Ahimé!... E' il punto di onore. E il

peggio è che non vogliono persuadersene, ingannate come sono dal

demonio fino a credere di essere obbligate a difenderlo.

21 – Ma io le scongiuro per amor di Dio di prestar fede alle mie

parole, alle parole di questa piccola formica a cui il signore ha comandato

di parlare. Se non sopprimono questo tarlo, pur ammesso che l'albero non

venga del tutto rovinato, non darà che pochi frutti, e anche questi bacati.

L'albero si spoglierà di ogni grazia, cesserà di svilupparsi e impedirà lo

sviluppo anche di quelli che gli saranno d'attorno. Darà frutti guasti e di

pochissima durata: dico frutti di buon esempio.

Lo ripeto spesse volte: per piccolo che sia questo punto di onore, è

come un errore di tonalità in una musica di organo, oppure come uno

sbaglio di tempo che basta a rompere l'armonia. – Se nuoce in ogni stato di

vita, è addirittura una peste in quello dell'orazione.

22 – Si cerca di unirsi a Dio con l'unione, si pretende di seguire i

consigli di Cristo che fu coperto di ingiurie e falsità, e insieme si vuol

conservare per intero il proprio onore e la propria reputazione. No, le vie

sono troppo diverse, e alla meta non si giungerà mai, perché Dio si unisce

solo con le anime che rinnegano se stesse e non hanno paura di perdere i

propri diritti.

Dirà qualcuno: Io non ho occasione né possibilità di cedere i miei

diritti. Ma io risponde che se ne siamo sinceramente disposti, il Signore

non permetterà che andiamo privi di tanto bene, ma ci farà trovare tante

occasioni in cui esercitarci, che finiranno col sembrarci troppe. Mano

all'opera, dunque!

23 – Voglio narrare certe sciocchezzuole di nessun valore che io

facevo da principio, o almeno qualcuna di esse: piccole pagliuzze che

m'industriavo di gettare sul fuoco, come colei che non sapeva far altro. –

Sia benedetto il Signore che si contenta di tutto!

Fra gli altri difetti avevo anche quello di non saper bene salmeggiare

né di conoscere le rubriche e le cerimonie del coro: era effetto di mia pura

negligenza, perché mi lasciavo assorbire da tante altre cose meno

importanti. Vedevo che le mie compagne mi potevano fare da maestre, ma

io mi guardavo bene dall'interrogarle per non dar a vedere la mia ignoranza.

Era per non essere di mal esempio, pensavo. Ma è sempre così che avviene.

Più tardi, quando Dio mi aprì alquanto gli occhi, al minimo dubbio

che mi veniva, fosse pure di cose che sapevo, ne interrogavo anche le più

giovani. Né per questo perdei onore e riputazione, che anzi piacque a Dio 

di darmi maggior memoria.

Cantavo anche male, e mi sentivo molto umiliata quando non avevo

imparato bene la parte che mi spettava, non già per non mancare di rispetto

alla presenza di Dio, che sarebbe stato virtù, ma per coloro che mi

dovevano ascoltare. E l'amor proprio mi agitava tanto che facevo peggio di

come sapevo. Allora presi la risoluzione di dirlo quando non ero preparata.

Da principio mi costava assai, ma poi giunsi a provarne piacere. E così

avvenne che non preoccupandomi più di far conoscere la mia ignoranza,

cominciai a cantar meglio, perché questo negro punti di onore mi impediva

di far bene ciò che tenevo ad onore. – Del resto, ognuno lo mette dove

meglio gli piace.

24 – Sono dei nonnulla, e mostrano ad evidenza il niente che ero io,

che tanto me n'affliggevo. Pure, possono abituarci ad atti di virtù; e se si

fanno per amor di Dio, diventano così preziosi da disporci, con il divino

aiuto, a far cose assai grandi.

Quanto a cose di umiltà, ricordo che vedendo le mie consorelle

progredire tutte in virtù, mentre io ero sempre imperfetta e buona a nulla,

presi a ripiegare le loro cappe quando uscivano dal coro, immaginandomi

di servire a quegli angeli che avevano lodato il Signore.7

Finalmente, non

so come, venni scoperta, e ne ebbi non poca vergogna perché la mia virtù

non era ancora tale da sopportare che queste cose si sapessero. E neppure

doveva essere per umiltà, ma per paura che si burlassero di me e delle mie

sciocchezze.

25 – Che confusione per me, Signore, riconoscermi colpevole di tanti

peccati, e ciò nonostante indugiarmi nel racconto di questi piccoli atti di

virtù, semplici granelli di arena, frammisti a tanto fango d'imperfezione,

che per Voi non avevo neppure la forza di sollevare da terra! – L'acqua

della vostra grazia non era ancora scaturita di sotto all'arena a portarli in

alto.

Perché fra tante mie infedeltà non mi è dato, o mio Creatore, di

trovare un atto solo meno indegno di venir raccontato a fianco delle molte

grazie di cui mi avete favorita? No, mio Dio, non so come il mio cuore non

si spezzi d'angoscia, né come chi leggerà queste pagine possa far a meno di

aborrirmi nel che dopo aver così male corrisposto alle vostre grazie, non ho

vergogna di raccontare tali piccolezze, compiute con tanta miseria. Sì, o

Signore, ne arrossisco! Ma se in mancanza di meglio ho l'ardire di narrare

questi piccoli atti di virtù, è solo per incoraggiare gli altri a farne di più

grandi, mostrando loro il gran premio che possono aspettarsi da Voi se


7 S. Teresa del Bambino Gesù faceva altrettanto: “Mi dedicavo soprattutto, scrive al

cap. 12 della sua Autobiografia, ai più modesti atti di virtù ben nascosti; e mi

compiacevo, ad esempio, di ripiegare i mantelli dimenticati dalle mie consorelle”.

tanto ricompensate questi miei. Piaccia intanto alla Maestà Vostra di non

permettere che io rimanga sempre ai primi passi! Amen.

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mercoledì 15 luglio 2015

L'Abitino

LO SCAPOLARE DELLA MADONNA DEL CARMELO
LA GRANDE PROMESSA DELLA MADONNA DEL CARMINE

PER CHI PORTA L"'ABITINO"


La Regina del Cielo, apparendo tutta raggiante di luce, il 16 luglio 1251, al vecchio generale dell'Ordine Carmelitano, San Simone Stock (il quale L'aveva pregata di dare un privilegio ai Carmelitani), porgendogli uno scapolare -detto comunemente «Abitino»- così gli parlò: «Prendi figlio dilettissimo, prendi questo scapolare del tuo Ordine, segno distintivo della mia Confraternita, privilegio a te e a tutti i Carmelitani. CHI MORRA' RIVESTITO DI QUESTO ABITO NON SOFFRIRA' IL FUOCO ETERNO; questo è un segno di salute, di salvezza nei pericoli, di alleanza di pace e di patto sempiterno».
Detto questo, la Vergine scomparve in un profumo di Cielo, lasciando nelle mani di Simone il pegno della Sua Prima «Grande Promessa».

La Madonna, dunque, con la Sua rivelazione, ha voluto dire che chiunque indosserà e porterà per sempre l'Abitino, non solo sarà salvato eternamente, ma sarà anche difeso in vita dai pericoli.

Non bisogna credere minimamente, però, che la Madonna, con la sua Grande Promessa, voglia ingenerare nell'uomo l'intenzione di assicurarsi il Paradiso, conti­nuando più tranquillamente a peccare, o forse la speranza di salvarsi anche privo di meriti, ma piuttosto che in forza della Sua Promessa, Ella si adopera in maniera efficace per la conversione del peccatore, che porta con fede e devozione l'Abitino fino in punto di morte. 

CONDIZIONI PER OTTENERE IL FRUTTO DELLA GRANDE PROMESSA DELLA MADONNA 

1) Ricevere al collo l'Abitino dalle mani di un sacerdote, il quale, imponendolo, recita una sacra formula di consacra­zione alla Madonna (RITO DI IMPOSIZIONE DELLO SCAPOLARE). Ciò è necessario solo la prima volta che s'indossa l'Abitino. Dopo, quando s'indossa un nuovo «Abitino», esso si mette al collo con le proprie mani. 
2) L'Abitino, deve essere tenuto, giorno e notte, indosso e precisa­mente al collo, in modo che una parte scenda sul petto e l'altra sulle spalle. Chi lo porta in tasca, nella borsetta o appuntato sul petto non partecipa alla Grande Promessa. 
3) È necessario morire rivestivo del sacro abitino. Chi l'ha portato per tutta la vita e sul punto di morire se lo toglie, non partecipa alla Grande Promessa della Madonna. 

ALCUNI CHIARIMENTI

L'Abitino (che non è altro che una forma ridotta dell'abito dei religiosi carmeli­tani), deve essere necessariamente di panno di lana e non di altra stoffa, di forma quadrata o rettangolare, di colore marrone o nero. L'immagine su di esso, della Beata Vergine, non è necessaria ma è di pura devozione. Scolorandosi l'immagine o staccandosi l'Abitino vale lo stesso.
L'Abitino consumato si conserva, o si distrugge bruciandolo, e il nuovo non ha bisogno di benedizione. 
Chi, per qualche motivo, non può portare l'Abitino di lana, può sostituirlo (dopo averlo indossato di lana, in seguito all'imposizione fatta dal sacerdote) con una medaglietta che abbia da una parte l'effige di Gesù e del Suo Sacro Cuore e dall'altra quella della Beata Vergine del Carmelo. 
L'Abitino si può lavare, ma prima di toglierlo dal collo è bene sostituirlo con un altro o con una medaglietta, in modo che non si resti mai privi di esso.
Non è necessario che l'Abitino tocchi direttamente il corpo, ma può portarsi sugl'indumenti, purché sia messo al collo. 
Chi porta l'Abitino, pur non essendo obbligato, è bene che reciti spesso la giaculatoria: «O Maria Santissima del Carmelo pregale per noi».
Baciando lo Scapolare o la medaglia propria o quello di altra persona si lucra l'indulgenza parziale.


IL PRIVILEGIO SABATINO 

Il Privilegio Sabatino, è una seconda Promessa (riguardante lo scapolare del Carmine) che la Madonna fece in una Sua apparizione, ai primi del 1300, al Pontefice Giovanni XXII, al quale, la Vergine comandò di confermare in terra, il Privilegio ottenuto da Lei in Cielo, dal Suo diletto Figlio.
Questo grande Privilegio, offre la possibilità di entrare in Paradiso, il primo sabato dopo la morte. Ciò vuol dire che, coloro che otterranno questo privilegio, staranno in Purgatorio, massimo una settimana, e se avranno la fortuna di morire di sabato, la Madonna li porterà subito in Paradiso.
Non bisogna confondere la Grande Promessa della Madonna con il Privilegio Sabatino. Nella Grande Promessa, fatta a S. Simone Stock, non sono richieste né preghiere né astinenze, ma basta portare con fede e devozione giorno e notte indosso, fino al punto di morte, la divisa carme­litana, che è l'Abitino, per essere aiutati e guidati in vita dalla Madonna e per fare una buona morte, o meglio per non patire il fuoco dell'Inferno. 
Per quanto riguarda il Privilegio Sabatino, che riduce ad una settima­na, massimo, la sosta nel Purgatorio, la Madonna chiede che oltre a portare l'Abitino si facciano anche preghiere e alcuni sacrifici in Suo onore. 

CONDIZIONI VOLUTE DALLA MADONNA PER OTTENERE IL PRIVILEGIO SABATINO 

1) Portare, giorno e notte indosso, l’«Abitino», come per la Prima Grande Promessa. 
2) Essere iscritti nei registri di una Confraternita Carmelitana ed essere, quindi, confratelli Carmelitani. 
3) Osservare la castità secondo il proprio stato. 
4) Recitare ogni giorno le ore canoniche (cioè l'Ufficio Divino o il Piccolo Ufficio della Madonna). Chi non sa recitare queste preghiere, deve osservare i digiuni della S. Chiesa (salvo se non è dispensato per legittima causa) e astenersi dalle carni, nel mercoledì e nel sabato per la Madonna e nel venerdì per Gesù, eccettuato il giorno del S. Natale. 
La S. Chiesa, per venire incontro ai fedeli, dà al Sacerdote, che impone l'Abitino, la facoltà di commutare la recita delle ore canoniche e l'astinenza del mercoledì e del sabato in alcune facili preghiere e in un po' di penitenza, a piacimento del sacerdote stesso. Tutte queste pratiche, generalmente vengono commutate nella recita quotidiana del Santo Rosario oppure di 7 Pater, 7 Ave, 7 Gloria e nell'astinenza dalla carne il mercoledì, in onore della Madonna del Carmine. 

ALCUNE PRECISAZIONI

Chi non osserva la recita delle suddette preghiere o l'astinenza dalle cami non commette alcun peccato; dopo la morte, potrà entrare anche subito in Paradiso per altri meriti, ma non godrà del Privilegio Sabatino.
La commutazione dell'astinenza dalle carni in altra penitenza si può chiedere a qualunque sacerdote.

ATTO DI CONSACRAZIONE ALLA BEATA VERGINE DEL CARMINE
  Maria, Madre e decoro del Carmelo, a te con­sacro oggi la mia vita, quale piccolo tributo di gratitu­dine per le grazie che attraverso la tua intercessione ho ricevuto da Dio. Tu guardi con particolare benevolenza coloro che devotamente portano il tuo Scapolare: ti supplico perciò di sostenere la mia fragilità con le tue virtù, d'illuminare con la tua sapienza le tenebre della mia mente, e di ridestare in me la fede, la speranza e la carità, perché possa ogni giorno crescere nell'amore di Dio e nella devozione verso di te. Lo Scapolare richiami su di me lo sguardo tuo materno e la tua protezione nella lotta quotidiana, sì che possa restare fedele al Figlio tuo Gesù e a te, evi­tando il peccato e imitando le tue virtù. Desidero of­frire a Dio, per le tue mani, tutto il bene che mi riu­scirà di compiere con la tua grazia; la tua bontà mi ottenga il perdono dei peccati e una più sicura fedeltà al Signore. O Madre amabilissima, il tuo amore mi ottenga che un giorno sia concesso a me di mutare il tuo Scapolare con l'eterna veste nuziale e di abitare con te e con i Santi del Carmelo nel regno beato del Figlio tuo che vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PREGHIERA ALLA MADONNA DEL CARMINE PER LE ANIME DEL PURGATORIO
Ricordati, o pietosissima Vergine Maria, gloria del Libano, onore del Carmelo, della consolante promessa che saresti discesa a liberare dalle pene de Purgatorio le Anime dei tuoi devoti. Incoraggiati da questa tua promessa, Ti supplichiamo, Vergine Consolatrice, di aiutare le care Anime, del Purgatorio, e specialmente… O Madre dolce e pietosa, rivolgi al Dio di amore e di misericordia con tutta la potenza della tua mediazione: offri il Sangue prezioso del tuo santissimo Figlio insieme ai tuoi meriti ed alle tue sofferenze: avvalora le nostre preghiere e quelle della Chiesa tutta, e libera le Anime del Purgatorio. Amen. 3 Ave, 3 Gloria.  

LODE ALLA MADONNA DEL CARMELO 

L'abitino che io porto
è sicuro mio conforto,
e lo stimo mio tesoro più d'argento, gemme e oro. 
Da Voi spero, Gran Signora, ciò che voi diceste allora
a Simone Vostro amato, dando l'abito sacrato.
Prometteste, certamente,
a chi il porta piamente,
esentar da cruda sorte ed in vita e dopo morte. 
Ed il sabato che viene, esentarlo dalle pene
col sovrano Vostro zelo e condurlo poi nel Cielo.
Orsù dunque, Verginella,
Madre, Sposa, tutta bella, me infelice liberate d'ogni male e consolate. 
Aiutatemi nei guai mentre afflitto sono assai,
specialmente, allora, quando il mio fiato sta spirando.
Allora sì datemi aiuto,
d'impetrar l'eterna vita, e sfuggire in tutti i modi di Lucifero le frodi.
Fate allora che io gioiendo e con gli Angeli godendo, canti dolce melodia,
Viva, viva del Carmine Maria. Salve Regina
Chi può, diffonda questo foglio tramite fotocopie. 

TESTIMONIANZA SULLA POTENZA DELLO SCAPOLARE

Sulla Piazza di Jlfurt in Alsazia (Francia) vi è una Statua monumentale in bronzo dell'Immacolata, con questa iscrizione:

«In memoria della liberazione dei due ossessi - Teobaldo e Giuseppe Burner - ottenuta per l'inter­cessione della B.V. M. Immacolata - Anno del Signore 1869».

Questi due fratelli furono invasi dal demonio per circa quattro anni (1864-69; curati inutilmente e visitati da molti Medici e specialisti, quando varie volte finalmente furono esorcizzati dal Parroco Brey e da tre Sacerdoti e Religiosi, incaricati dalla Curia di Strasburgo. Molte volte furono presenti, oltre ai genitori e parenti, anche il Sindaco del luogo Tresch e persone importanti, tra cui il Deputato Sig Ignazio Spies.
Teobaldo morì poi il 3-4-1871, all'età di 16 anni. Giuseppe morì più tardi - 1882 - a 25 anni. 

Molti fatti diabolici sono pure registrati nel Vangelo e in molte Vite di Santi.
Quindi non è fantasia: il demonio esiste, come l'Inferno!!!

I due ossessi erano soggetti a fenomeni straordinari, per es.:
- Torcere il collo o le gambe all'indietro, in modo straziante.
- Arrampicarsi sugli alberi, fino a tenui rami, che non si rompevano.
- Vomitare fuoco, schiuma, piume che appestavano la casa.
- Parlavano tutte le lingue e dialetti.
- Svelavano colpe segrete o delitti di persone presenti, che fuggivano.
- Quando i visitatori si erano prima Confessati, i ragazzi ossessi (per opera del demonio) dicevano: Prima siete stati nel porcile (la Chiesa) a togliere lo sterco dalle vostre coscienze!
- Al contrario quando si presentavano coloro che vivevano male o in peccato, dicevano: Oh! ecco uno dei nostri!... Che brava gente! Dovrebbero essere tutti così!... Risparmiano fatica al nostro padrone, e 'gli guadagnano molte anime. - ecc...
- Quando la camera o altre cose, a loro insaputa, venivano benedette con l'Acqua santa, dicevano: l'hanno spalmata col lordume!...
Bestemmiavano Dio, Gesù, l'Eucarestia, La Chiesa, i Santi... e mai la Madonna.
Fu loro chiesto: Perché bestemmiate Tutti... e mai la Madonna?
- Perché la Marionetta (Gesù) sulla Croce ce lo ha proibito!
Che pensate dell'Immacolata Concezione?
- Vattene alla malora con la tua Grande Signora!
Gli si mise addosso l'Abitino della Madonna del Carmine a Teobaldo, senza che se ne accorgesse.
Ma tosto egli gridò: toglimi questo strazio! Mi brucia...!
- Non è uno straccio - si rispose - e te lo toglierò solo quando tu mi dirai cos'è.
L'Abitino della Grande Signora!
Un'altra persona chiede a Giuseppe: Che cosa odiate di più nei Cristiani?
- ... La Devozione alla Grande Signora!... - fu risposto. 

Capite? Oh! Come dobbiamo essere grati alla Mamma del Cielo, che ci vuol vestire del Suo Santo Abitino: lo Scapolare!!!  

AVE MARIA PURISSIMA!