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martedì 3 dicembre 2013

Duplice umiltà



San Bernardo –(1090-1153) – discorso 4 sull’Avvento 1. 3-4

Dono dell’Avvento
 Fratelli, celebrate come si conviene, con grande fervore di spirito l’Avvento del Signore, con viva gioia per il dono che vi viene fatto e con profonda riconoscenza per l’amore che vi viene dimostrato. Non meditate però solo sulla prima venuta del Signore, quando egli entrò nel mondo per cercare e salvare ciò che era perduto, ma anche sulla seconda, quando ritornerà per unirci a sè per sempre. Fate oggetto di contemplazione la doppia visita del Cristo, riflettendo su quanto ci ha donato nella prima e su quanto ci ha promesso per la seconda. “E’ giusto infatti il momento”, fratelli, “in cui ha inizio il giudizio a partire dalla casa di Dio” (1 Pt 4,17). Ma quale sarà la sorte di coloro che rifiutano attualmente questo giudizio? Chi infatti si sottrae al giudizio presente in cui il principe di questo mondo viene cacciato fuori, aspetti, o, piuttosto, tema il Giudice futuro dal quale sarà cacciato fuori insieme al suo principe. Se invece, noi ci sottomettiamo già ora al doveroso giudizio, siamo sicuri, e “aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso” (Fil 3,20). “Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro” (Mt 13,43).
 ”Il Salvatore trasfigurerà” con la sua venuta “il nostro misero corpo per conformarlo al suo glorioso” solo se già prima troverà rinnovato e conformato al suo nell’umiltà il nostro cuore.
 Per questo dice: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29). 

Considera in queste parole la doppia specie di umiltà:

 quella di conoscenza e 

quella di volontà. Quest’ultima qui viene chiamata umiltà di cuore.

Con la prima conosciamo il nostro niente, come deduciamo dall’esperienza di noi stessi e della nostra debolezza.

Con la seconda rifiutiamo la gloria fatua del mondo

Noi impariamo l’umiltà del cuore da Colui che “spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo” (Fil 2,7), da Colui che quando fu ricercato per essere fatto re, fuggì; invece quando fu ricercato per essere coperto di oltraggi e condannato all’ignominia e al supplizio della croce, si offrì di propria spontanea volontà”.


domenica 1 dicembre 2013

Aprite i cuori alla speranza. Spalancate le porte a Cristo che viene a voi nella gloria. Vivete l'ora trepida di questo secondo Avvento.




Siate nella gioia.

«Ti ho scelto, figlio, per questa semplice ragione: perché sei il più povero, il 
più piccolo, il più limitato. Umanamente sei il più sprovveduto.
Ti ho scelto perché nella tua vita il mio Avversario era ormai riuscito a cantare 
vittoria. Nella tua esistenza ti ho fatto vivere come in anticipo quanto Io stessa farò 
nel momento del mio più grande trionfo.
Il mio Avversario crederà un giorno di cantare completa vittoria: sul mondo, sulla 
Chiesa, sulle anime.
Sarà soltanto allora che Io interverrò - terribile e vittoriosa - perché la sua 
sconfitta sia tanto più grande, quanto più sicura era la sua certezza di aver vinto 
per sempre.
Quanto si sta preparando è cosa tanto grande, che mai così è stata dalla creazione 
del mondo: per questo già tutto è stato predetto nella Bibbia.

Vi è già stata annunciata la terribile lotta fra me "la Donna vestita di sole", e 
"il Dragone rosso", Satana, che ora riesce a sedurre molti con l'errore dell'ateismo 
marxista. Vi è già stata annunciata la lotta fra gli Angeli e i miei figli, contro i 
seguaci del dragone guidati dagli angeli ribelli. Soprattutto è già stata chiaramente 
annunciata la mia completa vittoria.

Voi, figli miei, siete stati chiamati a vivere queste vicende.

E' il momento in cui voi questo dovete sapere, per prepararvi consapevolmente 
alla battaglia. E' ora che incominci a svelarvi parte del mio piano.
Anzitutto è necessario che il mio Nemico abbia l'impressione di avere tutto 
conquistato, di aver ormai ogni cosa nelle sue mani. Per questo gli sarà concesso 
d'introdursi nell'interno della mia Chiesa e riuscirà ad offuscare il Santuario di Dio. 
Mieterà le vittime più numerose fra i Ministri del Santuario.

Questo è infatti il momento di grandi cadute per i miei figli prediletti, 
per i miei Sacerdoti.
Alcuni Satana insidierà con l'orgoglio, altri con la passione della carne, 
altri con il dubbio, altri con l'incredulità, altri con lo scoraggiamento e la solitudine.

Quanti dubiteranno di mio Figlio e di Me e crederanno che questa sarà la fine 
per la mia Chiesa!
Sacerdoti consacrati al mio Cuore Immacolato, figli miei prediletti, che Io sto 
radunando nella mia schiera per questa grande battaglia: la prima arma che dovete 
usare è la fiducia in Me, è il vostro più completo abbandono.
Vincete la tentazione della paura, dello scoraggiamento, della tristezza. 
La sfiducia paralizza le vostre attività e ciò molto giova al mio Avversario.
Siate sereni, siate nella gioia. Non è questa la fine per la mia Chiesa; si prepara 
l'inizio di un suo totale e meraviglioso rinnovamento.
Il Vicario di mio Figlio, per mio dono, questo già riesce a intravvedere e, pur 
nella tristezza del momento presente, vi invita ad essere nella gioia.

Nella gioia? Voi mi domandate stupiti.
Sì, figli miei, nella gioia del mio Cuore Immacolato, che tutti vi racchiude. 
Il mio Cuore di Mamma sarà per voi il luogo della vostra pace, mentre fuori 
infurierà la più grande tempesta.
Anche se sarete rimasti feriti, anche se sarete spesso caduti, anche se avrete 
dubitato, anche se, in certi momenti, avrete tradito, non scoraggiatevi, perché 
io vi amo.
Quanto più il mio Avversario avrà voluto su di voi infierire, tanto più grande sarà 
il mio amore per voi.
Sono Mamma e vi amo ancora di più, figli, perché mi siete stati strappati.

E la mia gioia è di fare di ciascuno di voi, Sacerdoti prediletti del mio Cuore 
Immacolato, dei figli così purificati e fortificati, che ormai più nessuno riuscirà a 
strapparvi dall'amore di mio Figlio Gesù.
Farò di voi copie viventi di mio Figlio Gesù.
Per questo siate contenti, siate fiduciosi, siate totalmente a Me abbandonati. 
Siate sempre in preghiera con Me.
L'arma che Io userò, figli, per combattere e vincere questa battaglia sarà la vostra 
preghiera e la vostra sofferenza.
Allora anche voi, sì, sulla Croce con Me e con mio Figlio Gesù, accanto alla 
sua e vostra Mamma.
Poi farò Io stessa ogni cosa, poiché Dio ha disposto che questa sia la mia ora: 
la mia e la vostra, figli consacrati al mio Cuore Immacolato».

18 ottobre 1975. Festa di San Luca Evangelista.  MSM


mercoledì 30 ottobre 2013

Parola d'ordine: "Fermare, col ravvedimento sincero, la discesa"


 Gesù dice a Maria Valtorta:


"Ti ho già detto che quanto è detto negli antichi libri ha un riferimento nel presente. È come se una serie di specchi ripetesse, portandolo sempre più avanti, uno spettacolo visto più addietro. Il mondo ripete se stesso negli errori e nei ravvedimenti, con questa differenza però: che gli errori si sono sempre più perfezionati con l’evoluzione della razza verso la cosiddetta civiltà, mentre i ravvedimenti sono divenuti sempre più embrionali. Perché? 

Perché, col passare del mondo dall’età fanciulla ad età più completa, sono cresciute la malizia e la superbia del mondo. Ora siete nel culmine dell’età del mondo e avete raggiunto anche il culmine della malizia e della superbia. Non pensare però che avete ancora tanto da vivere quanto siete vissuti. Siete al culmine, e ciò dovrebbe dire: avete altrettanto da vivere. Ma non sarà.

La parabola discendente del mondo verso la fine non sarà lunga come quella ascendente. Sara un precipitare nella fine. [La fine dei tempi, la fine del tempo delle nazioni; poi verrà il Regno di Dio sulla Terra, un’unica Nazione, un unico popolo, un’ unica Fede]. Vi fanno precipitare appunto malizia e superbia. Due pesi che vi trascinano nel baratro della fine, al tremendo giudizio. Superbia e malizia, oltreché trascinarvi nella parabola discendente, vi ottundono talmente lo spirito da rendervi sempre più incapaci di fermare, col ravvedimento sincero, la discesa". 

martedì 22 ottobre 2013

"Perché a te, perché a te, perché a te?"

Salve Sancte Pater

CAPITOLO 10 de' I Fioretti

Come frate Masseo quasi proverbiando, disse a santo Francesco che a lui tutto il mondo andava dirieto; ed egli rispuose che ciò era a confusione del mondo e grazia di Dio; perch'io sono il più vile del mondo.

Dimorando una volta santo Francesco nel luogo della Porziuncola con frate Masseo da Marignano, uomo di grande santità, discrezione e grazia nel parlare di Dio, per la qual cosa santo Francesco molto l'amava; 

uno dì tornando santo Francesco dalla selva e dalla orazione, e sendo allo uscire della selva, il detto frate Masseo volle provare sì com'egli fusse umile, e fecieglisi incontra, e quasi proverbiando disse: "Perché a te, perché a te, perché a te?". Santo Francesco risponde: "Che è quello che tu vuoi dire?". 

Disse frate Masseo: "Dico, perché a te tutto il mondo viene dirieto, e ogni persona pare che desideri di vederti e d'udirti e d'ubbidirti? Tu non se' bello uomo del corpo, tu non se' di grande scienza, tu non se' nobile; onde dunque a te che tutto il mondo ti venga dietro?". 
Udendo questo santo Francesco, tutto rallegrato in ispirito, rizzando la faccia al cielo, per grande spazio istette colla mente levata in Dio; e poi ritornando in sé, s'inginocchiò e rendette laude e grazia a Dio; e poi con grande fervore di spirito si rivolse a frate Masseo e disse: "Vuoi sapere perché a me? vuoi sapere perché a me? vuoi sapere perché a me tutto 'l mondo mi venga dietro? 

Questo io ho da quelli occhi dello altissimo Iddio, li quali in ogni luogo contemplano i buoni e li rei: imperciò che quelli occhi santissimi non hanno veduto fra li peccatori nessuno più vile, né più insufficiente, né più grande peccatore di me; e però a fare quell'operazione maravigliosa, la quale egli intende di fare, non ha trovato più vile creatura sopra la terra; e perciò ha eletto me per confondere la nobilità e la grandigia e la fortezza e bellezza e sapienza del mondo, acciò che si conosca ch'ogni virtù e ogni bene è da lui, e non dalla creatura, e nessuna persona si possa gloriare nel cospetto suo; ma chi si gloria, si glorii nel Signore, a cui è ogni onore e gloria in eterno"

Allora frate Masseo a così umile risposta, detta con fervore, sì si spaventò e conobbe certamente che santo Francesco era veramente fondato in umiltà.
A laude di Cristo e del poverello Francesco. Amen.

COR HUMILLIMUM MARIAE, 
ORA PRO NOBIS!

venerdì 18 ottobre 2013

Le insidie dell'Avversario


8 luglio 1977.
Le insidie del mio Avversario.

«Lasciatevi sempre condurre da Me, figli prediletti, con la più grande fiducia nel mio Cuore Immacolato.

Per essere docili ai miei comandi, per formare la mia schiera invincibile voi dovete resistere alle insidie del mio Avversario che mai, come in questi tempi, si è scatenato contro di voi.

Vuole condurvi alla sfiducia e allo scoraggiamento. Vi fa soffrire con la sua azione subdola e ingannatrice.
Insinua persino il dubbio che non siate veramente scelti e da Me prediletti, tanto vi persuade della vostra grande miseria, e vi fa sentire la misura della vostra umana fragilità.
Per condurvi alla paralisi dello spirito e rendervi così inoffensivi, si scatena contro di voi con tentazioni di ogni genere.

State attenti, figli miei prediletti: queste sono le insidie del mio Avversario.
È la sua arma segreta che adopera contro di voi. È il suo morso velenoso con cui tenta di nuocere a questo mio piccolo calcagno.

La vostra Mamma vuole oggi svelarvi la sua trama e mettervi in guardia contro queste sue insidie.

- Voi siete i miei gigli e perciò vi tormenta spesso con immagini, fantasie e tentazioni impure.
Siate sereni, siate fiduciosi. Mai come in questi momenti di fronte a Dio ed alla vostra Mamma celeste, così fulgida e inviolata, risplende tutta la vostra purezza, perché nasce da un dono che voi rinnovate con la vostra volontà, nella più grande sofferenza di tutto il vostro essere.
Da ogni insidia che Satana vi tende ne uscite più puri, più belli, più nuovi. E la sofferenza che sentite è da Me stessa usata quale terribile arma per strappare al mio Avversario tanti vostri
fratelli Sacerdoti che, da anni e anni, tiene imprigionati e schiavi.

- Voi siete le mie rose che dovete profumare d'amore solo per mio Figlio Gesù e per Me.
Vi insidia perciò con il presentare al vostro cuore delle creature a cui insensibilmente cerca di legarvi. Anche qui è sempre subdola la sua azione. Spesso vi presenta creature buone, anche virtuose, persino dotate di doni straordinari, che però possono esservi di ostacolo al vostro atto di amore verso mio Figlio Gesù che Io vorrei rendere sempre più puro, incessante e perfetto.

Basta il più piccolo attaccamento a qualsiasi creatura, perché il vostro atto di amore non sia più come il mio Cuore Immacolato desidera. E le vostre anime vengono così oscurate da ombre che vi impediscono di ricevere e di comprendere tutta la luce che Io vi dono, e di cui avete bisogno per comporre questa mia corona di amore.
Oh, figli miei prediletti! Venite a Me voi tutti, perché siete così piccoli, insicuri, incapaci.
Venite, perché siete i miei bimbi, perché avete tutti bisogno di Me per camminare sulla via dell'amore perfetto.

- Voi siete i miei ciclamini per la vostra interiore piccolezza, per l'infanzia del vostro spirito.
Satana vi insidia col farvi sentire adulti, sicuri, col fare riporre in voi stessi, nelle vostre idee, nelle vostre azioni il motivo della vostra sicurezza. E poiché è qualità dei piccoli la fiducia e l'abbandono, ecco che vi tenta sempre di più con il dubbio e la sfiducia in questa mia azione verso di voi.

Egli cerca di convincervi che siete voi a fare, che dovete essere voi ad organizzare e ad agire, che ogni cosa dipende solo da voi.
E voi fate sempre di più e non lasciate fare a Me stessa.
Io non vi posso più condurre, perché, così, non siete più capaci di essere docili.
Se non restate piccoli così, il mio disegno non può essere compiuto.

Per questo, figli miei prediletti, ho voluto svelarvi le insidie con cui il mio Avversario tenterà sempre più di ingannarvi e di sedurvi.

Rispondete sempre e solo con fiducia eroica in Me. Ho solo bisogno di questa da voi, miei piccoli bimbi, per schiacciare la testa al mio Avversario, mentre tenterà di mordere il mio calcagno, insidiando voi, figli miei amatissimi».


TE DEUM LAUDAMUS

sabato 5 ottobre 2013

Desidero celebrare la tua gloria.




OTTOBRE
con Santa Faustina
Meditazioni

1. La misericordia creatrice. — O mio Dio, tutto ciò ch'è in me ti adori, mio creatore e mio Signore! Poiché tu sei la felicità in te stesso e non hai bisogno di noi per essere felice, fu la tua misericordia a chiamare all'esistenza le creature, comunicando ad esse qualche cosa dell'intima tua vita, che fa di te un Dio solo in tre Persone. Desidero glorificare la tua misericordia con ogni palpito del mio cuore, parlando della tua pura bontà alle anime e incoraggiandole ad aver fiducia in essa.

2. La misericordia redentrice. — Signore, tu ci doni la tua grazia unicamente perché sei misericordioso. Allorché l'uomo non seppe superare la sua prova, avresti potuto rigettarlo. Tuttavia ti commosse la naturale debolezza di questo composto d'anima e di corpo che noi siamo e promettesti di riparare di persona la perdita della nostra felicità. Dobbiamo unicamente all'abisso della tua misericordia, se non siamo puniti come meritiamo. Che la tua misericordia, Signore, sia adorata! Perfino gli angeli stupiscono per la magnanimità con cui la eserciti in favore degli uomini!

3. La misericordia che s'incarna. — Solo la tua misericordia, Signore, ch'è divina, può rimettere le colpe e, al tempo stesso, arricchire con la grazia la creatura perdonata. La misericordia ti spinse a scendere personalmente fra di noi. Ma, dove discenderai, Signore? Forse nel tempio di Salomone? O preferisci che ti venga edificato un nuovo tempio per poter manifestarti in esso? Ma, o Signore, che tempio prepararti, se la terra intera altro non è che «lo sgabello dei tuoi piedi»? Il tuo tempio sarà il grembo di una madre senza macchia: «Il Verbo di Dio si fece carne e pose la sua tenda fra di noi». Il Verbo di Dio in questo modo è l'incarnazione della sua stessa misericordia! Nessuno ora, Signore, ha motivo di temere nell'avvicinarsi a te. Sei Padre del tuo unigenito Figliolo e, grazie a lui, sei anche il Padre nostro. Sia gloria alla tua misericordia, la quale ti ha condotto fra di noi!

4. La misericordia nei santi Sacramenti. — Da quando, partendo anche come uomo verso il cielo, ci lasciasti te stesso nel Sacramento dell'altare, non vi è miseria che possa esaurire la tua misericordia. Qui si trova il tempio della tua pura bontà, qui l'umanità coglie il rimedio della propria debolezza. Tu, dopo essere spirato sulla croce, ci donasti la tua vita eterna nei santi Sacramenti aprendone nel tuo fianco squarciato la sorgente. Qui si rivela la tua misericordia onnipotente, di qui scorrono per noi tutte le grazie.

(5 ottobre : Festa liturgica di santa FAUSTINA Kowalska)
Facciamo nostro il suo desiderio ardente:

5. Desidero celebrare la tua gloria. — O Dio, che tanto generosamente dispensi la tua misericordia, quanto devi amare questa nostra umanità, in favore della quale prodighi te stesso senza posa! O mio Creatore e mio Signore, scorgo dovunque le tracce della tua onnipotenza e l'impronta della tua misericordia senza fine con cui circondi ogni creatura. Mio Creatore e Salvatore, desidero celebrare la tua gloria in nome di tutto ciò che tu hai creato. Voglio chiamare l'universo intero ad adorare la tua misericordia!

Dagli esercizi spirituali a Jòsefow
6. Preghiera. — Gesù, mio maestro, aiutami a entrare con il massimo fervore in questo periodo di deserto. Il tuo Spirito, o Dio, mi conduca alla profonda conoscenza di te e di me stessa, perché ti amerò nella misura della conoscenza che ho di te e disprezzerò me stessa nella misura della conoscenza cne ho di me. Mi abbandono, Signore, alla tua azione: la tua volontà si compia in me completamente.

7. Come ad un banchetto. — «Figlia mia, ti condurrò in questo ritiro come ad un banchetto. Accanto al mio cuore misericordioso, mediterai le grazie che ti ho fatto e avrai a compagna una profonda pace. Desidero che il tuo sguardo fissi di continuo la mia volontà e, ciò facendo, mi darai la gioia più grande. Non intraprenderai alcuna riforma di te stessa, perché già hai messo a mia disposizione la tua vita. Nessun sacrificio vale quanto questo». 

8. Irradiare la divinità. — O Dio, espongo il mio cuore all'azione della tua grazia, come un cristallo ai raggi del sole e ti prego di illuminare questo mio cuore con la tua immagine per quanto ciò è possibile in una semplice creatura. Ti prego anche di irradiare la tua divinità per mezzo mio, tu che dimori dentro di me.
Gesù mi fece sapere che devo pregare particolarmente per le suore, raccolte in ritiro assieme a me. Mentre pregavo, conobbi la lotta che stavano sostenendo certe anime e raddoppiai le preghiere.

9. Il cammino dell'anima. — So a che scopo sono stata creata. So che Dio è il mio fine ultimo. Nessuna creatura può sostituire il mio Creatore nel cammino della mia anima. In tutte le mie attività miro a lui solo.
Gesù, tu spesso ti degnasti di gettare in me i fondamenti della perfezione cristiana, e devo riconoscere che la mia cooperazione fu ben piccola al confronto. Nell'uso che ora faccio delle cose create, mi aiutasti tu o Signore. Il mio cuore è debole; la mia forza viene da te soltanto.

10. Ho cercato dei modelli. — Voglio vivere e morire come i santi, con gli occhi fissi su di te, o Gesù. Ho cercato dei modelli intorno a me senza trovarne uno che servisse a guidare la mia azione. Il mio progresso nella santità, in questo modo, ritardava. Dal momento in cui cominciai a fissare il mio sguardo su di te, o Cristo, che sei il mio modello, so con certezza che otterrò il successo malgrado la mia miseria, ho fiducia nella tua misericordia e tu saprai trarre una santa anche da me. Mi mancano le capacità, ma non la buona volontà. A dispetto di tutte le sconfitte, voglio lottare come hanno lottato i santi e voglio agire a loro somiglianza.

11. La lotta non avvilisce. — Gesù mio, malgrado le tue grazie e pur nobilitandosi, le mie tendenze naturali non scompaiono mai completamente. La mia vigilanza dev'essere continua. Devo combattere contro innumerevoli mancanze, sapendo in ogni caso che la lotta non avvilisce mai nessuno, mentre invece mi avviliscono la pigrizia e la paura. Quando si è di salute cagionevole, bisogna sopportare molte cose, perché chi è ammalato e non sta a letto non viene considerato infermo. Per vari motivi quindi si presentano le occasioni di sacrificarsi e, talvolta, si tratta di sacrifici molto grandi. Capisco però che, quando Dio esige un sacrificio, non è avaro del suo aiuto, ma lo dona in abbondanza. Gesù mio, ti domando che il mio sacrificio arda silenziosamente ma con assoluta pienezza d'amore davanti a te per implorare la tua misericordia a vantaggio delle anime.

12. Una vita nuova. — Il mio cuore si rinnova e incomincia una nuova vita fino da quaggiù, una vita d'amore di Dio. Non dimentico che sono la debolezza in persona, ma non dubito nemmeno per un istante che Dio m'aiuti mediante la sua grazia. Con un occhio guardo l'abisso della mia miseria e con l'altro l'abisso della divina misericordia. O Dio misericordioso, che mi permetti di vivere ancora, dammi la forza di cominciare una vita nuova, quella dello spirito, sulla quale la morte non ha potere.

13. Interrogherò l'amore. — Gesù, mio perfettissimo modello, avanzerò nella vita con gli occhi fissi su di te, seguendo le tue orme, sottomettendo la natura alla grazia in base alla tua volontà e in misura della luce che mi illumina, confidando unicamente nel tuo aiuto. Ogni volta che ho dei dubbi sulla condotta da tenere, interrogherò sempre l'amore ed esso mi darà il miglior consiglio. Mi rispose Gesù: «Fra le occasioni che la mia provvidenza ti manderà, stai bene attenta a non perderne nessuna. Quando però non riuscirai a coglierle, non turbarti, ma umiliati davanti a me e immergiti con tutta la tua fiducia nella mia misericordia. In questo modo, acquisterai di più di quanto avrai perduto, perché a un'anima umile i miei doni scendono con abbondanza ben maggiore di quanto essa medesima si aspetti».

14. Per mezzo mio. — O amore eterno, accendi dentro di me una luce nuova, una vita d'amore e di misericordia, sostienimi con la tua grazia, affinché io risponda degnamente alla tua chiamata e tu compia nelle anime, per mezzo mio, quello che tu stesso hai stabilito.

15. Trasformare il grigiore nella santità. — Sento di essere completamente satura di Dio. È con lui che percorro la vita quotidiana, grigia, penosa e faticosa. Confido in colui che, stando nel mio cuore, è occupato a trasformare ogni grigiore nella mia personale santità. Durante questi esercizi spirituali la mia anima matura nel profondo silenzio, accanto al tuo cuore misericordioso, o mio Gesù. Ai puri raggi del tuo amore, la mia anima mutò la propria asprezza, diventando un frutto dolce e ben maturo.

16. Frutti di misericordia. — Esco da questo ritiro trasformata. Grazie all'amore di Dio, la mia anima incomincia una vita nuova con serietà e con forza d'anima. Anche se esteriormente la mia esistenza non mostrerà dei cambiamenti, così che nessuno ci baderà, il puro amore guiderà ogni mia azione, producendo anche al di fuori frutti di misericordia.

17. Essere di vantaggio alla tua Chiesa. — Adesso sì, io posso essere completamente di vantaggio, o Signore, alla tua Chiesa. Lò sarò mediante una santità individuale, che a tutta la Chiesa trasmetterà la propria vita, dal momento che in Gesù formiamo tutti insieme un «corpo» solo. Ecco perché lavoro tutti i giorni, affinché il terreno del mio cuore produca in abbondanza buoni frutti. Anche se ciò non venisse mai scorto da occhio umano sulla terra, tuttavia un giorno apparirà che molte anime si sono nutrite e si nutriranno dei miei frutti.

18. Ringraziamento. — Questi bei giorni di permanenza da sola a solo con Gesù giungono al termine. Gesù mio, tu sai che fino dai primissimi miei anni desideravo di amarti con un amore così grande come non ti ha amato ancora mai nessuno. Oggi vorrei gridare al mondo intero: «Amate Dio, perché egli è buono, perché grande è la sua misericordia!». Il mio essere diventa così una fiamma di riconoscenza e di ringraziamento. I benefici di Dio, quasi fuoco ardente, mi ardono nell'anima, mentre le sofferenze e i dispiaceri funzionano da legna sopra il fuoco e lo alimentano; senza una simile legna si sarebbe spento. Perciò chiamo il cielo intero e tutta la terra a unirsi al mio ringraziamento.

19. Fedele a Dio. — Vedo don Michael Sopocko concentrare la sua mente nel lavoro per la causa del culto alla divina misericordia. Lo vedo esporre i desideri divini ai dignitari della Chiesa di Dio a consolazione delle anime. Sebbene per ora egli sia pieno d'amarezze, quasi la sua fatica non meritasse nessun altro premio, verrà un giorno in cui le cose cambieranno. Vedo la gioia, che Dio gli farà pregustare in piccola parte fin da questa terra. Mai avevo incontrato una fedeltà a Dio simile a quella, per la quale quest'anima si distingue.

20. Missione inarrestabile. — O Gesù mio, per quanto provi in me una grande spinta a lavorare per le anime, devo tuttavia ubbidire ai sacerdoti. Da sola, con la mia precipitosità potrei finire col guastar la tua opera. Gesù, tu mi riveli i tuoi segreti e vuoi che li trasmetta alle altre anime. Tra breve, s'aprirà per me la possibilità di entrare in azione. Nell'istante in cui il mio annientamento sembrerà totale, comincerà la mia missione inarrestabile. Gesù mi disse: «Conosci l'onnipotenza della grazia divina, e ciò ti basti!».

Dai tre giorni di ritiro a Pradnik
21. Introduzione. — Scrivo sotto la direzione di Gesù Maestro. Egli stesso mi comandò di fare questo ritiro e stabilì i giorni in cui dovevo svolgerlo. Fu Gesù a guidarmi personalmente in queste riflessioni.

22. 1º giorno: Tema della meditazione. — Figlia mia, prendi come tema di meditazione: chi è colui al quale il tuo cuore sta tanto intimamente unito?... Prima che io creassi il mondo ti amai di quell'amore che il tuo cuore oggi sperimenta e che mai non muterà per l'avvenire. Medita la vita divina che scorre nella Chiesa per la salvezza e la santificazione delle anime (cf. i due raggi dell'immagine!). Rifletti se da questi tesori di grazia e da queste manifestazioni del mio amore hai saputo cogliere i frutti che aspettavo.

23. 1º giorno. Lettura del Vangelo. — Oggi, leggi il 15º capitolo del Vangelo di San Giovanni. Desidero che tu lo legga molto lentamente.

24. 1º giorno. «Voglio istruirti sopra il combattimento spirituale». — Non confidare mai in te stessa, ma abbandonati alla mia piena volontà. Metti l'amor proprio all'ultimo posto, affinché non corrompa le tue azioni. Lascia che ciascuno agisca secondo i propri gusti. Dal canto tuo comportati secondo i miei desideri. Se avrai patito qualche dispiacere, fa' tutto il bene che puoi alla persona che te lo causò. E se verrai rimproverata, resta in silenzio. Non scoraggiarti mai, perché sarebbe verso di me un ingratitudine. Non esaminare con curiosità le vie per cui ti sto guidando. Quando ti senti stanca e l'avvilimento batte alla tua porta, fuggi via da te stessa e vieni a rifugiarti nel mio cuore. Non ritirarti dalla lotta: molte volte basta anche solo del coraggio per vincere le tentazioni in modo che non osino più assalirti in seguito. Lotta sempre con la convinzione che io sono con te. Non lasciarti guidare dai tuoi sentimenti, perché non sempre hai forze per padroneggiarli; tutto il merito sta nella tua volontà. Vedi che io non t'inganno con promesse di consolazione; al contrario, ti voglio preparare alla lotta. Ricorda che ti trovi in un'arena, dove dai spettacolo di te alla terra e al cielo.

25. 2º giorno. Tema della meditazione. — Medita oggi la mia passione dolorosa, contemplandola come se avvenisse proprio ora e fosse esclusivamente per te.

26. 2º giorno. Lettura del Vangelo. — Oggi, leggi il 19º capitolo del Vangelo di San Giovanni; ma leggilo senza superficialità, leggilo soprattutto con il cuore!

27. 2º giorno. «Voglio istruirti sul modo di salvare le anime con la preghiera e con il sacrificio». — Con la preghiera e con la sofferenza tu salverai più anime di quante non ne riesca a salvare un missionario che si preoccupi soltanto di catechizzare e predicare. Ma desidero vedere in te un sacrificio pieno d'amor vivo, perché soltanto l'amore ha potere su di me. Affinché il tuo sacrificio mi sia gradito, voglio trovare in esso purezza d'intenzione e umiltà. Ti dirò in che cosa consista questo olocausto della tua vita quotidiana per premunirti contro le illusioni, che facilmente vi si potrebbero insinuare. Accetterai tutte le sofferenze con amore, ma senza impressionarti se il tuo cuore ne sentirà naturalmente ripugnanza ed avversione. Tutta la forza di questo sacrificio viene dalla volontà, così che quegli stessi sentimenti di contrarietà, anziché impoverire ai miei occhi il sacrificio, ne aumentano il valore. Non tirarti indietro! La mia grazia mai non ti abbandona.

28. 3º giorno. Tema della meditazione. — Ecco il soggetto di questa tua meditazione: il tuo amore per il prossimo è governato dal mio amore? Preghi per i tuoi nemici? Desideri il bene di coloro che ti rattristano e t'offendono? Ricorda sempre che qualsiasi cosa buona tu fai ad una persona, la considero come fatta a me! Risponde suor Faustina: «Tu sai quali sforzi mi costò giunger a questo; se tu stesso non avessi acceso quell'amore dentro di me, io non sarei stata in grado di perseverare».

29. 3º giorno. Lettura del Vangelo. — Come lettura del Vangelo, prendi oggi il capitolo 21º del Vangelo di San Giovanni. Vivilo con il cuore, più che con la mente.

30. 3º giorno. «Impara che il mio cuore è la misericordia stessa». — Io sono la misericordia. Da questo oceano di misericordia, si diffondono sul mondo grazie senza numero. Nessuno viene a me, senza ripartirne confortato. Nella mia misericordia scompare ogni miseria (raggio bianco), e ogni grazia di redenzione e di santità (raggio rosso) scaturisce da questa sorgente. Figlia mia, desidero che la mia misericordia dimori nel tuo cuore e, attraverso di esso, si riversi sugli altri. Fa' in modo che chiunque t'avvicina impari da te a confidare nella mia misericordia, perché è soprattutto la fiducia che bramo trovare nelle anime. Prega più che puoi per i morenti; implora per essi una fiducia illimitata nella misericordia che perdona, poiché è di una simile fiducia che maggiormente hanno bisogno ed è proprio quella che hanno meno! Sappi che ci furono anime le quali, nel supremo istante, trovarono salvezza unicamente per la tua preghiera. Tu, che conosci l'infinito abisso della mia misericordia, approfittane per te e per gli infelici peccatori. Cadranno nel nulla cielo e terra, prima che la mia misericordia non stringa a sé quelli che in me confidano!

31. Conclusione. — Parla Maria: «Bambina mia, Dio vuole che io sia madre per te in modo speciale. Tu sei per me la figlia che io prescelsi a riprodurre in sé queste tre virtù che mi sono le più care: l'umiltà, la purezza d'intenzione, l'amore per Dio. Sappi che adesso è il tempo della misericordia. Annuncia alle anime questo infinito dono: se tu non parli, dovrai rispondere d'un grande numero di anime!».


venerdì 4 ottobre 2013

Domingo XXVII, Tiempo Ordinario, 6 /X/2013 : "DEBÉIS DECIR: "SOMOS SIERVOS INÚTILES". EN VERDAD OS DIGO QUE NADIE DEBE GLORIARSE DE CUMPLIR CON SU PROPIO DEBER Y EXIGIR POR LO QUE ES UNA OBLIGACIÓN, FAVORES ESPECIALES."


"DEBÉIS DECIR: 
"SOMOS SIERVOS INÚTILES"






La orilla del río brilla en medio de esta noche en que todavía no sale la luna, a la luz de los millares de estrellas, que inverosímilmente se ven grandes en el cielo de Oriente. No es la claridad intensa como la de la luna,  pero es algo que permite, a quien está acostumbrado a la oscuridad, ver dónde camina y lo que le rodea.
A la derecha de los viajeros, que suben hacia el norte costeando el río, la suave claridad de las estrellas muerta el límite que forman cañaverales, sauces y altos árboles, y que parecen hacer una muralla compacta, continua, seguid, sin posibilidad de penetrar, pero que se ve como interrumpida allí donde hay un lecho de algún riachuelo seco que enseña una línea blanca que se introduce por el oriente y desaparece en la primera curva. A la izquierda, los viajeros ven cómo parecen brillar las aguas que bajan al Mar Muerto en medio de un silencio que muy pocas veces se interrumpe. Y entre la línea de agua de color añil que se distingue en la noche, y la masa negro-opaca de la hierba, de los arbustos, de los árboles, se ve la faja clara de la arena; unas veces muy ancha, otras angosta, a veces se distingue en ella un charco, residuo de la pasada avenida, y en que todavía hay algunas que otras hierbas verdes, que en otras partes se secaron ya bajo los rayos del sol ardiente.
Los apóstoles se ven obligados algunas veces a separarse, al hallar estos charcos o bien montones de espadañas secas, tan peligrosas al pie semidesnudo; y luego se juntan en grupo tras de su Maestro que camina con su paso largo, majestuoso, sin hablar apenas, con el rostro más bien hacia las estrellas que al suelo.
Los apóstoles no pueden seguir callados. Hablan, vuelven a comentar los sucesos del día, sacan conclusiones de ellos o prevén lo que pueda sobrevenir en lo futuro. Jesús se limita tan sólo a responder cuando alguien le pregunta o cuando corrige algo que no esta bien o una alusión no caritativa.
Continúa la caminata, que mete su ritmo en el silencio de la noche, un ritmo nuevo en las orillas desiertas. Ritmo de voces, ritmo de pisadas. Callan los ruiseñores entre los árboles, sorprendidos de que sonidos desafinados y duros se mezclen, turben, el acostumbrado parloteo de las aguas y la calma de la brisa, que son los acompañantes mejores en medio de sus trinos.

FELIPE PREGUNTA SI IRÁN A SUS CASAS Y DENTRO DE CUÁNTO.

Una pregunta que no tiene nada que ver con lo que haya pasado, sino con lo que será después, rompe cual si algo estallase, además del tono de las palabras envueltas en aversión e ira, no sólo la tranquilidad de la noche, sino la que está en los corazones. Felipe pregunta si irán a sus casas y dentro de cuánto. Una necesidad oculta de descanso, un deseo celado, pero comprensible de afectos familiares, hay en la pregunta sencilla del apóstol que ya es de edad, que es marido y padre que tiene intereses que debe cuidar...
Jesús lo oye y se vuelve a mirarlo. Se detiene. Lo espera, porque viene detrás con Mateo y Natanael. Cuando lo tiene cerca, le pone un brazo sobre la espalda y le dice: "Muy pronto, amigo mío. Pero pido a tu buen corazón otro pequeño sacrificio, a no ser que antes te quieras separar de mi..."
"¿Yo? ¿Separarme? ¡Jamás!"
"Entonces... te alejaré un poco de Betsaida. Quiero ir a Cesarea Marítima pasando por Samaria. Al regreso iremos a Nazaret y se quedarán conmigo los que no tienen familia en Galilea. Luego, pasados algunos días, os alcanzaré en Cafarnaum... Allí os instruiré más para que seáis más perfectos. Pero si crees que tu presencia es necesaria en Betsaida... vete, Felipe. Nos veremos allá..."
"No, Maestro, es más necesario estar contigo. Pero comprendes... Es dulce el hogar... las hijas... Pienso que no las tendré conmigo mucho tiempo... y quisiera gozar un poco de sus castas caricias. Mas si debo escoger entre ellas y Ti, te escojo a Ti... Y con mayor razón..." dice Felipe.

"HACES BIEN, AMIGO, PORQUE ANTES QUE TUS HIJAS SE TE QUITEN, 
NO ESTARÉ YA."

"Haces bien, amigo, porque antes que tus hijas se te quiten, no estaré ya."
"¡Oh, Maestro!..." dice con aflicción el apóstol.
"Así es, Felipe" termina Jesús y le da un beso en su ancha frente. 
Judas Iscariote, que ha estado murmurando entre dientes, apenas Jesús mencionó a Cesarea, levanta la voz como si el beso que Jesús dio le hubiese hecho perder el control. Dice: "¡Cuántas cosas inútiles! No comprendo que necesidad haya de ir a Cesarea." Y lo dice con un ímpetu lleno de bilis; parece como si quisiese dar a entender: "Y Tú que vas allá, eres un tonto."

EMPIEZA UNA DISPUTA ENTRE JUDAS Y LOS DEMÁS APÓSTOLES

"No eres tú el que debes de juzgar si lo que hacemos es necesario o no, sino el Maestro" le responde Bartolomé.
"¿Ah, sí? Como si El viese claro las necesidades naturales."
"Oye tú. ¿Estás loco? ¿O estás en tus cinco? ¿Sabes lo que dice?" le interpela Pedro cogiéndolo de un brazo.
"No estoy loco. Soy el único que tengo el cerebro sano. Y sé lo que digo."
"¡Hermosas cosas dices!" "Ruega a Dios que no te las tenga en cuenta!" "¡La modestia está muy lejos de ti!" "Se diría que tienes miedo de que se sepa lo que eres si se va a Cesarea" dicen juntos y respectivamente Santiago de Zebedeo, Simón Zelote, Tomás y Judas de Alfeo.
Iscariote se vuelve contra este último: "No tengo nada que temer, y vosotros nada que os interese. Sino que estoy cansado de ver que se cae de error en error y que vamos a la ruina. Pleito con los sinedristas, disputas con los fariseos. Ahora nos faltaban los romanos..."
"¿Cómo? Todavía no han pasado dos lunas desde que te morías de gozo, de que estabas seguro, de que estabas... ¡Y era porque Claudia era tu amiga!" irónicamente advierte Bartolomé que siendo el más... intransigente, es el que sólo por obedecer al Maestro no se rebela de entrar en contacto con los romanos.
Judas por un momento se queda mudo. La lógica de la respuesta es clara, y no se le puede responder. Pero luego cobra ánimos: "No lo digo por los romanos. Quiero decir por los romanos como enemigos. Esas, porque en realidad no son más que cuatro mujeres romanas, cinco, seis a lo más, nos prometieron ayuda y lo cumplirán. Pero con esto aumentará el odio de sus enemigos, y El no lo quiere comprender y..."

"EL ODIO DE ELLOS HA LLEGADO A SU MÁXIMO, JUDAS.
 LO SABES COMO YO Y AUN MEJOR QUE YO" 
DICE CALMADAMENTE JESÚS

"El odio de ellos ha llegado a su máximo, Judas. Lo sabes como Yo y aun mejor que Yo" dice calmadamente Jesús, pero recalcando la palabra "mejor".
"¿Yo? ¿Yo? ¿Qué quieres decir? ¿Quién sabe mejor que Tú las cosas?"
"Si acabas de decir que eres el único que conoces las necesidades y cómo deben tomarse en cuenta..." le replica Jesús.
"Tratándose de las cosas naturales, claro que sí. Yo afirmo que Tú conoces las cosas espirituales mejor que todos."
"Lo que es verdad. Por esto te decía que conoces mejor que Yo las cosas, malas si quieres, humillantes si te parece, como el odio de mis enemigos, sus intenciones..."
"¡Yo no sé nada! ¡Nada! Lo juro por mi alma, por mi madre, por Yeové..."
"¡Basta! Está dicho que no se debe jurar" le reprende Jesús con severidad, que parece que las facciones de su rostro se endurecen cual las de una estatua.
"Bueno. No juraré. Pero me será permitido, puesto que no soy un esclavo, decir que no es necesario, que no es útil, antes bien que es peligroso ir a Cesarea, hablar con las romanas..."
"¿Y quién te dice que pasará eso?" pregunta Jesús.
"¿Quién?  Pues ¡todo! Tú tienes necesidad de convencerte de una cosa. Estás en la pista de una..." se detiene. Comprende que la ira lo hace hablar demasiado. Luego continúa: "Yo te digo que también deberías pensar en nuestros intereses. Todo nos has arrebatado. Casa, ganancias, afectos, la paz. Por tu causa se nos persigue y se nos perseguirá, porque dices que de un momento a otro te irás. Pero nosotros nos quedamos. Y nos quedaremos arruinados, y nosotros..."

A TI NO SE TE PERSEGUIRÁ 
DESPUÉS QUE YA NO ESTÉ MÁS ENTRE VOSOTROS. 

TE LO ASEGURO YO, QUE SOY LA VERDAD. 
TE AFIRMO QUE TOMÉ LO QUE ESPONTÁNEA E INSISTENTEMENTE 
ME DISTEIS.

"A ti no se te perseguirá después que ya no esté más entre vosotros. Te lo aseguro Yo, que soy la Verdad. Te afirmo que tomé lo que espontánea e insistentemente me disteis. Así, pues, no puedes acusarme de que os haya quitado a la fuerza uno solo de los cabellos que os caen cuando os arregláis la cabeza.  ¿Por qué me echas en cara?" Jesús no lo dice con severidad, sino con una cierta tristeza como si quisiera con su dulzura volver a llevar a la razón, y me imagino que esta compasión suya, tan grande, tan divina, sirva de freno para contener a los otros que no la tendrían por el culpable.
También Judas lo siente, y con uno de esos bruscos ímpetus de su alma, que está en medio de dos fuerzas contrarias, se arroja a tierra, golpeándose la cabeza, el pecho y gritando: Porque soy un demonio. Un demonio soy yo. Sálvame, Maestro, como salvas a tantos endemoniados. ¡Sálvame, sálvame!"
"Qué tu voluntad quiera salvarse."
"Lo quiero. Lo ves. Quiero salvarme."

"TÚ PRETENDES QUE YO SEA EL QUE TE SALVE, 
QUE YO HAGA TODO. 
YO SOY DIOS Y RESPETO TU LIBRE ALBEDRÍO. 

TE DARÉ LAS FUERZAS PARA QUE LLEGUES A "QUERER". 
PERO NO QUERER SER ESCLAVO DEBE SALIR DE TI."

"Tú pretendes que Yo sea el que te salve, que Yo haga todo. Yo soy Dios y respeto tu libre albedrío. Te daré las fuerzas para que llegues a "querer". Pero no querer ser esclavo debe salir de ti."
"¡No quiero serlo! ¡No quiero serlo! Pero no vayas a Cesarea. ¡No vayas! Escúchame como escuchaste a Juan cuando querías ir a Acor. Todos tenemos los mismo derecho. Todos te servimos de igual modo. Tienes la obligación de darnos contento por lo que hacemos... ¡Trátame como a Juan! ¡Lo quiero! ¿Qué hay de distinto entre mí y él?"
"¡El corazón! Mi hermano nunca hubiera hablado como tú lo has hecho. Mi hermano no..."
"Cállate, Santiago. Soy Yo el que debo hablar y a todos. Tú levántate y pórtate como un hombre libre a quien trato, y no como un esclavo que llora a los pies de su dueño. Sé hombre, ya que tanto quieres que se te trate como a Juan, el cual en verdad, es más que un hombre porque es casto y está lleno de caridad.
Vámonos. No hay tiempo. Quiero pasar el río al alba. A esa hora regresan los pescadores que quitaron las nasas y es fácil encontrar una barca. En estos últimos días sale la luna aunque no completa. Podemos con la ayuda de su luz caminar más aprisa.

ESCUCHAD. 
EN VERDAD OS DIGO QUE NADIE DEBE GLORIARSE 
DE CUMPLIR CON SU PROPIO DEBER Y 
EXIGIR POR LO QUE ES UNA OBLIGACIÓN, 
FAVORES ESPECIALES.

Escuchad. En verdad os digo que nadie debe gloriarse de cumplir con su propio deber y exigir por lo que es una obligación, favores especiales.
Judas me ha recordado todo lo que me habéis dado, y dijo que estoy obligado a daros contento por lo que hacéis.
Pero escuchad. Entre vosotros hay quienes fueron pescadores, dueños de tierras, uno tenía su oficina, Zelote tenía un siervo. Pues bien. Cuando los trabajadores de las barcas, o quienes os ayudaban como mozos entre los olivares, los viñedos, los campos, o como aprendices en la oficina o simplemente como siervo fiel que cuidaba la casa y la mesa, cuando terminaban -digo- sus trabajos, ¿os poníais acaso a servirles?

¿QUIÉN HAY QUE SI TIENE UN SIERVO PARA QUE ARE 
O APACIENTE EL GANADO, 
O UN TRABAJADOR EN SU OFICINA, 
LE DIGA CUANDO TERMINA SU TAREA: "VETE PRONTO A COMER?"
 NADIE.

¿Y no sucede así en todos los hogares y en todos los oficios? ¿Quién hay que si tiene un siervo para que are o apaciente el ganado, o un trabajador en su oficina, le diga cuando termina su tarea: "¿Vete pronto a comer?" Nadie. Bien regrese del campo, bien que haya acabado de quitar los arneses, el dueño le dice: "Hazme de comer. Límpiate bien. Sírveme con vestidos limpios mientras como y bebo. Después comerás y beberás". No se puede llamar a esto dureza de corazón, porque el siervo debe servir a su patrón, y éste no tiene ninguna obligación para con él, aun cuando el siervo haya cumplido lo que el patrón le ordenó a la mañana. Porque, si es verdad que el patrón está obligado a ser humano con su propio siervo, lo es también que el siervo tiene la obligación de no ser holgazán, ni desperdiciador, sino cooperar para el bienestar del patrón que lo viste y le da de comer. ¿Soportaríais que vuestros trabajadores de la barcas, que los campesinos, el siervo, os dijesen: "Sírveme porque trabajé"? No lo creo.

TAMBIÉN VOSOTROS, 
AL VER LO QUE HABÉIS HECHO Y HACÉIS POR MÍ, 
Y MÁS TARDE AL VER LO QUE HARÉIS PARA CONTINUAR MI OBRA 
Y SEGUIR SIRVIENDO A VUESTRO MAESTRO, 
DEBÉIS SIEMPRE DECIR:

 "SOMOS SIERVOS INÚTILES 
PORQUE NO HEMOS HECHO MÁS QUE LO QUE DEBÍAMOS"

También vosotros, al ver lo que habéis hecho y hacéis por Mí, y más tarde al ver lo que haréis para continuar mi obra y seguir sirviendo a vuestro Maestro, debéis siempre decir, pues veréis que habéis hecho menos de lo que era justo hacer para igualar lo que obtuvisteis de Dios: "Somos siervos inútiles porque no hemos hecho más que lo que debíamos". Si así razonaréis, no tendríais más pretensiones ni dentro de vosotros habría malhumor, y obraríais con justicia."
Jesús calla. Todos reflexionan. Pedro da un codazo a Juan que reflexiona con los ojos fijos en el agua, que de color añil pasa a un azul plateado por la luna que la besa, y le dice: "Pregúntale que cuándo es cuando uno cumple con su deber. Quisiera hacer más de lo que me toca..."

"MAESTRO, DIME, EL HOMBRE QUE SEA TU SIERVO 
¿NUNCA PODRÁ HACER MÁS DE SU DEBER 
PARA PODER DECIRTE QUE CON ELLO TE AMA MUCHO MÁS?"

"En esto exactamente estaba pensando, Simón" le responde Juan con una sonrisa en los labios y en voz alta: "Maestro, dime, el hombre que sea tu siervo ¿nunca podrá hacer más de su deber para poder decirte que con ello te ama mucho más?"
"Muchacho, Dios te ha dado tanto que por justicia, cualquier heroísmo tuyo sería siempre poco. Pero el Señor es tan bueno que mide lo que le dais no con su medida infinita. Lo mide con la medida limitada de la capacidad humana. Y cuando ve que habéis dado sin tacañería, sino abundante, generosamente, dice entonces: "Este siervo mío me ha dado más de que debía, por esto le daré sobreabundancia de mis premios". "
"¡Qué contento estoy! Te daré todo lo que pueda para alcanzar esta sobreabundancia" exclama Pedro.
"Me lo darás. Me la daréis. Todos los que aman la Verdad, la Luz, me lo darán y conmigo sobrenaturalmente seréis felices, vosotros y ellos."
VII. 700-705

A. M. D. G. et B.V.M.