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domenica 17 novembre 2013

Pensieri di santa Faustina Kowalska



NOVEMBRE

I santi
1. L'eternità! Chi potra capire quest'unica parola, eternità che scaturisce dalla tua essenza, o Dio incomprensibile?
Il Signore mi fece conoscere la gloria del cielo e la felicità dei santi che si rallegrano per tutti coloro che li raggiungono lassù. Essi amano Dio unico oggetto del loro amore ma, in Dio, amano anche noi teneramente. È dal volto di Dio che la gioia discende su di tutti, perché in cielo lo si contempla faccia a faccia. Una tale visione è così dolce, che l'anima ricade sempre nuovamente in estasi. La gloria di Dio è tanto grande, che non voglio lasciarmi tentare a descriverla perché, come San Paolo, non ne sono capace e perché non si pensi che la mia descrizione possa essere completa.


La morte
2. Una volta, impressionata dal pensiero dell'eternità e dei suoi misteri, l'anima mia venne colta dall'angoscia; mentre indugiavo sopra quell'idea, presero a tormentarmi vari dubbi. Gesù disse: «Bambina mia, non aver paura della dimora del Padre tuo. Lascia le vane indagini ai sapienti di questo mondo. Voglio vederti sempre fiduciosa come una bambina. Se ti serve, informati con semplicità dal confessore e io ti risponderò con la sua bocca».

3. Gesù mio, gli ultimi giorni della mia vita sulla terra siano completamente conformi alla tua santa volontà. Unisco le mie sofferenze, le amarezze e l'agonia alla tua passione e tutto offro per il mondo intero, per impetrare l'abbondanza della divina misericordia sulle anime, specialmente quelle che sono vissute accanto a me. Confido in te incrollabilmente. Totalmente mi rimetto alla tua santa volontà, che è la misericordia stessa. La tua misericordia sarà tutto per me in quell'ora estrema, come tu stesso promettesti.

4. Il Signore mi disse: «Figlia mia, scrivi. Tutte le anime che adoreranno questa mia misericordia e ne diffonderanno il culto fra le anime, esortandole a confidare in essa, non avranno paura nell'ora della morte. La mia misericordia sarà la loro difesa nell'ultima agonia».

5. Sono pronta ormai all'incontro col Signore. E non solo da oggi, ma fino dal momento in cui posi l'intera mia fiducia nella pura bontà di Dio, abbandonandomi totalmente alla sua volontà, la quale è piena di misericordia. Dio misericordioso, che mi permetti di vivere ancora quaggiù, accresci in me la vita dello spirito, sulla quale la morte non ha alcun potere.

6. Gesù mio, quando sarà arrivato il termine della mia vita, ti supplico, con la massima umiltà di accettare la mia morte in unione con te, come sacrificio d'olocausto, che oggi, con spirito cosciente e piena accettazione da parte della mia volontà, ti offro per questa triplice intenzione:
1) affinché l'opera della tua misericordia si propaghi in tutto il mondo e la sua festa venga solennemente approvata e celebrata;
2) affinché i peccatori, specialmente quelli in agonia, ricorrano alla tua misericordia, provandone gli effetti inenarrabili;
3) affinché l'opera della tua misericordia venga attuata totalmente come tu desideri, e tu soccorra le persone che la guidano.
7. Mio Gesù, com'è facile santificarsi per l'eternità! Occorre un briciolo solo di buona volontà. Se Dio vede in un'anima questo briciolo, s'affretta a darsi a lei e nulla lo trattiene, né i difetti, né le cadute, assolutamente nulla. Dio è molto generoso e non nega a nessuno la sua grazia. Egli dona, anzi, più di quanto noi gli doniamo. Non analizziamo il cammino che lo Spirito di Dio ci fa percorrere; ci basti sapere che siamo amati da Dio e che lo amiamo a nostra volta. L'amore puro fa conoscere Dio e apre la nostra intelligenza a un grande numero di misteri.


Il paradiso
8. Vidi il trono dell'Agnello di Dio. Davanti al trono un grande libro, che mi fu aperto affinché lo leggessi. Era scritto col sangue e non riuscii a interpretarvi se non il nome di Gesù. Quando il libro fu tolto, udii queste parole: «Testimonierai la mia misericordia, che è infinita. In questo libro, sono segnate le anime che diedero un particolare culto alla mia misericordia». Scorgendo quanto sia grande la bontà di Dio, s'impadronì di me un'immensa gioia.


9. Oggi, in spirito, venni portata in paradiso. Contemplai quell'inconcepibile bellezza e la felicità che ci aspetta dopo la morte. Vidi tutte le creature esaltare incessantemente la gloria di Dio. Vidi quanto sia grande la felicità che da Dio si riversa su di esse, portando loro un'infinita gioia, che poi fa ritorno alla sorgente. Ogni gloria e onore provengono dal dono di una simile felicità e tutto rientra nelle profondità divine. Le creature contemplano Dio nella sua essenza: Padre, Figlio, Spirito Santo, che esse non penetreranno mai fino all'esaurimento, perché un simile esaurimento non esiste. Adesso capisco come San Paolo potè scrivere: «Occhio non vide, orecchio non udì, né mai entrò in cuore d'uomo ciò che Dio prepara per coloro che lo amano».


10. Incomparabile è la gloria che aspetta l'anima la quale, sulla terra, assomiglia a Gesù nel suo soffrire: gli assomiglierà per sempre anche nella gloria. Il Padre celeste glorificherà le nostre anime nella misura in cui scorgerà dentro di noi una rassomiglianza con suo Figlio.
11. Inconcepibile è la felicità del paradiso. Non la potrei descrivere neppure approssimativamente. Le anime sono penetrate dalla divinità e ne vivono, passando da uno splendore all'altro di una luce che non cambia mai, senza per altro essere mai monotona. È una luce che sempre si rinnova, ma non subisce mutamenti. O Trinità divina, fatti conoscere alle anime!

12. O Trinità santissima, Dio eterno, ti ringrazio d'avermi fatto conoscere l'immensità e la varietà di gloria a cui pervengono le anime. Se le persone che vivono quaggiù sapessero! Se a me fosse dato di conseguire un grado in più di quella gloria, sopporterei volentieri tutti insieme i tormenti che i martiri hanno sofferto. In verità, tutte insieme queste sofferenze sembrano nulla in paragone con la gloria che ci attende nell'eternità!

13. È così. Ogni cosa uscita da Dio a lui farà ritorno, tributandogli una gloria perfetta. Quando rifletto al culto che quaggiù rivolgiamo a Dio, lo trovo molto misero: è una goccia in confronto della gloria ch'egli riceve in cielo. Mio Dio, quanto sei buono accettando la mia adorazione! Quanto sei clemente, volgendomi misericordiosamente la tua faccia e facendomi conoscere che la nostra preghiera ti è gradita!


Il purgatorio
14. Una notte m'apparve l'angelo custode. Mi ordinò di seguirlo. Di colpo, mi trovai in un luogo fosco, dove scorsi un'immensa folla di anime che soffrono. Le sentti pregare con fervore, ma senza efficacia per se stesse. Noi soltanto le possiamo aiutare. Chiesi loro quale fosse il maggior tormento che soffrivano. Unanimemente mi risposero: La nostalgia di Dio! Vidi la Madonna che scendeva a visitare quelle anime. Esse la invocavano come «Stella del mare». La Madre di Dio portava loro sollievo.
Uscii da quella prigione di dolore. Gesù mi disse: «La misericordia non lo vuole, ma lo esige la giustizia». Dopo d'allora mi trovo in un'unione più intima con le anime sofferenti in purgatorio.


L'inferno
15. Se i peccatori, mi disse Gesù, conoscessero la mia misericordia, non perirebbero in così grande numero. Di' loro che non temano di avvicinarsi a me. Parla della mia misericordia! La preghiera per la conversione delle anime in peccato è quella che gradisco maggiormente. Essa viene sempre esaudita.


16. Cracovia, 20.10.1935. Con la guida di un angelo, venni condotta nell'inferno. È una voragine di indescrivibili tormenti. Quale che sia lo spazio che occupa, è vastissimo.
Vi notai questi tormenti: il primo costituisce l'essenza stessa dell'inferno e consiste nella perdita di Dio. Il secondo, sono i continui rimorsi di coscienza. Il terzo, sta nel fatto che un simile destino non cambierà mai più. Il quarto, è il fuoco che tormenta l'anima senza consumarla: si tratta di una tortura atroce, perché quel fuoco è unicamente spirituale e viene acceso dall'ira di Dio. Il quinto tormento consiste nelle tenebre continue e nel fetore soffocante. Malgrado ciò, demoni ed anime dannate si scorgono reciprocamente e constatano tutto il male degli altri e quello proprio. Il sesto tormento è rappresentato dalla presenza continua di Satana. Il settimo è dato da una disperazione spaventosa, la quale scatena l'odio verso Dio e riempie tutto quello spazio di imprecazioni, di maledizioni e di bestemmie.


17. Ho descritto le pene della dannazione in quanto tale. Ma, non è finita. Vi sono i tormenti perticolari di ogni anima. Si tratta del tormenti dei sensi, in cui ciascuna è tormentata in modo spaventoso e indescrivibile in conformità a ciò per cui ha peccato. Vi sono voragini di torture, orribili caverne, dove un supplizio differisce dall'altro. Sarei morta di fronte a simili orrori, se l'onnipotenza divina non m'avesse sostenuta. Sappia il peccatore che il senso ch'egli adopera per compiere il peccato, lo torturerà eternamente.


18. Quanto scrissi non è che una pallida ombra delle cose che io ho visto. Un fatto ho potuto rimarcare: il maggior numero di anime che si trovano all'inferno è di coloro che non credevano alla sua esistenza. Scrivo per ordine di Dio, affinché non vi sia persona che abbia il pretesto per dire che l'inferno non esiste, che nessuno lo vide e che perciò nessuno può sapere la verità su queste cose. Io, suor Faustina, per ordine di Dio, fui nelle voragini infernali per attestare e proclamare che l'inferno esiste. Ho ricevuto l'ordine da Dio di lasciare queste cose per iscritto.
Quando tornai in me stessa, non riuscivo a riavermi dal terrore. Ora prego con maggior ardore, affinché i peccatori si convertano. Invoco senza sosta la misericordia di Dio per essi. Gesù mio, preferirei agonizzare fino al termine del mondo, fra le peggiori sofferenze, piuttosto che offenderti con il minimo peccato.


Gli angeli
19. Uno spirito bellissimo, la cui magnificenza deriva dalla sua stretta unione con Dio, mi accompagna dovunque. Un giorno gli domandai: «Chi sei?». Rispose: «Sono uno degli spiriti che stanno davanti al trono di Dio e l'adorano». Una volta, durante la santa Messa, l'udii cantare le parole: «Santo, Santo, Santo». La sua voce era come se fosse quella di migliaia, non è possibile descriverla.

20. Partendo da Wilno alla volta di Cracovia, vidi l'angelo che mi accompagnava lungo il viaggio. A Varsavia, scomparve nel momento in cui entravo per la porta del convento; quando poi risalimmo in treno per proseguire fino a Cracovia, mi trovai nuovamente accanto il santo angelo. Egli pregava contemplando Dio, e il mio pensiero lo seguiva. Ancora una volta, l'angelo scomparve quando varcammo la soglia del convento.

21. Un'altra volta, mi trovai accanto una figura luminosa. Era uno spirito raggiante come l'avevo già visto durante il viaggio in ferrovia. Avevo allora notato che su ognuna delle chiese davanti a cui passavo stava un angelo, e ognuno di quegli spiriti, custodi dei vari templi, s'inchinava davanti allo spirito che si trovava accanto a me. Una volta varcata la soglia del convento, questo spirito era scomparso e io avevo ringraziato Dio per la sua bontà di avermi dato per compagno degli angeli. Quanto pochi, tra gli uomini, riflettono d'avere sempre al fianco un ospite del genere, il quale è al tempo stesso un testimonio a ciascuna delle nostre azioni!

22. Quanto è grande la maestà di Dio, che è adorata dagli spiriti celesti! Essi lo fanno secondo il grado di grazia delle gerarchie in cui si suddividono. Ho molta venerazione per l'arcangelo Michele. Nel compiere la volontà divina, egli non ebbe davanti a sé un esempio da seguire, eppure realizzò con estrema fedeltà i desideri di Dio. Il giorno di San Michele (29 settembre), scorsi questo principe celeste accanto a me. Egli mi disse: «Il Signore mi ha ordinato di prendermi cura di te in particolare. Sappi che sei odiata dal demonio, ma non aver paura. Chi è come Dio?». Scomparve, ma sento la sua presenza ed il suo aiuto. Mio Dio, quanta pena mi fa la gente che non crede nel soprannaturale! Ti prego, perché anch'essi vengano raggiunti dalla tua misericordia.

23. Mio Dio, hai usato la tua misericordia anche con gli angeli, quando creasti quegli spiriti celesti e li ammettesti alla tua divina intimità, rendendoli capaci a loro volta di un amore eterno. E quantunque tu, Signore, li abbia così generosamente dotati dello splendore della bellezza dell'amore, tu non diminuisci la pienezza che ti è propria come del resto, la loro bellezza e il loro amore nulla aggiunsero a te, poiché in te stesso tu sei tutto. Se desti ad altri di partecipare alla tua felicità, ciò è dovuto esclusivamente all'immensità della tua misericordia. Nel momento dell'incarnazione, ti servisti dell'angelo per annunciare il tuo mistero, ma fosti tu a darvi esecuzione.

24. Meditavo sul peccato degli angeli e come fosse stata immediata la loro punizione. Chiesi a Gesù il perché, e la sua voce mi rispose: «A cagione della profonda conoscenza che avevano di Dio. Nessun uomo sulla terra, fosse pure un grande santo, è dotato di una capacità intellettuale quanto un angelo». Risposi con ammirazione: «Nei miei riguardi ti sei mostrato misericordioso. Mi porti in seno alla tua misericordia e mi perdoni sempre quando, con cuore pentito, chiedo la tua indulgenza».
I demoni
25. Camminavo verso la mia cella. All'improvviso, venni circondata da una quantità di esseri simili a cani neri, enormi urlanti, quasi che coi loro balzi contro di me mi volessero sbranare. Compresi che erano demoni. Uno di essi parlò ringhiando con furore: «Poiché tu questa notte ci hai sottratto molte anime pregando in favore di quei peccatori che hanno perduto la speranza, noi ti faremo a brani!». Risposi: «Sbranatemi pure, se questa è la volontà di Dio. Vuol dire che l'ho meritato; ma, esercitando la giustizia, egli non perde la misericordia». A queste parole, i demoni ringhiarono tutti insieme: «Via, via! È con lei l'Onnipotente!». Scomparvero come la polvere, come il rumore della strada. Ripresi il cammino verso la mia cella, riflettendo sull'imperscrutabile misericordia divina. Udii la voce di Gesù: «Satana odia ogni anima, ma per te si strugge d'una rabbia forsennata, perché strapperai molte anime all'inferno diffondendo il culto della mia misericordia».

26. Quando Dio mette un'anima alla prova, satana ride di lei: «Vedi come Dio ti tratta. Continua pure ad essergli fedele, eccoti il premio! Ora sei in nostro potere! Dio ti ha rigettata!». Queste ultime. parole diventano fuoco che penetra la carne, che si insinua nelle midolla delle ossa, che trafigge da parte a parte tutto l'essere. È un'agonia per l'anima. Ma l'influenza di satana giunge solo fin dove Dio glielo permette. Un giorno, una delle Madri si irritò nei miei confronti, umiliandomi a tal punto che pensai non sarei riuscita a sopportarlo. Mi gridò: «Stravagante, visionaria, isterica! Vammi fuori dai piedi e non farti veder più!». In simili occasioni, satana è sempre pronto a tirar l'acqua al suo mulino. Prese a ispirarmi pensieri d'irritazione e di scoraggiamento: «Questo guadagni ad essere sincera! Come puoi continuare se nessuno ti comprende e la verità che dici vien stravolta?». Una voce allora risuonò dentro di me all'improvviso: «Non temere, ci sono io insieme a te!». Compresi che non dovevo farmi schiacciare dal demonio e, con coraggio rinnovato, uscii dalla mia cella per affrontare nuove lotte.

27. Satana vuol farmi credere che, se i superiori affermano che tutta la mia vita interiore è un'illusione, sia perfettamente inutile affliggerli oltre col ripetere le stesse cose. Mi suggerisce: «Non ti ha detto forse la madre X, che Gesù non si comunica ai miserabili pari tuo? Se tornerai a parlarne anche al confessore, ti ripeterà le stesse cose. Guarda quante umiliazioni ti sono già toccate, e molte altre ti toccheranno ancora. Tutte le tue consorelle sanno che sei solo un'isterica! Meglio per te respingere ogni cosa in blocco come un'illusione!».
Inaspettatamente, s'impadronì di me una strana disaffezione per tutto ciò che è sacro. Udii satana dirmi: «Non pensare più a quell'opera. Non è vero che Dio sia tanto misericordioso. Non pregare per i peccatori, essi saranno ugualmente dannati! Con quest'opera della misencordia, finirai col dannare anche te stessa. Non parlare di questa misericordia divina con nessuno!». La sua voce era suadente come quella delle sue parole. Gli gridai: «Tu sei il padre della menzogna», e feci il segno della croce. Udii quello spirito malvagio scomparire con enorme fracasso e con furore.


28. Una volta, costrinsi un demonio a confessare chi andasse cercando furtivamente tra le suore. Con estrema ripugnanza e con fatica, mi confessò che andava a caccia di anime pigre nel lavoro e accidiose nello spirito. Potei notare che non ne trovò. Si rallegrino tutte le persone alle prese col lavoro e la fatica!
Un'altra volta, una delle nostre suore stava per morire. Vidi gran quantità di tenebrosi spiriti, i quali tentavano di avvicinarsi a lei. Corsi all'aspersorio e gettai sugli spiriti malvagi dell'acqua benedetta. Scomparvero all'istante. La superiora mi rimproverò di un atto che le sembrò sconsiderato. Accettai il biasimo con spirito di penitenza. Rimane il fatto che l'acqua benedetta porta un grande sollievo ai moribondi.

29. Satana fu costretto da Dio a confessarmi che ero l'oggetto del suo odio. Mi disse che mille altre persone gli recavano meno danno di me, quando scrivevo sulla divina misericordia. «I peggiori peccatori riprendono fiducia e fanno ritorno a Dio — concluse lo spirito del male — così perdo ogni cosa e, per di più, aumenti le mie sofferenze con quella misericordia senza fondo dell'Onnipotente!». Mi resi conto quanto satana odia l'idea della divina misericordia. Egli non vuole riconoscere che Dio è infinitamente buono. Un'altra volta, mentre scrivevo sulla fiducia in Dio, lo udii urlare: «Non scrivere sulla fiducia della divina misericordia! Dio è giusto! Dio è soltanto giusto!». Con un urlo di collera, scomparve.

30. La sera del giorno in cui l'immagine del Salvatore misericordioso era stata solennemente esposta all'Ostra Brama, vidi Gesù come è raffigurato sul quadro della sua misericordia trasvolare sopra la città che era avvolta in molte reti, benedisse la città, e scomparve. Io mi vidi circondata da numerose figure dall'aspetto orribile e malvagio, brucianti d'odio verso la mia persona; dalle loro bocche uscivano insulti e minacce d'ogni sorta. Nessuna per altro mi toccò. Allora mi feci coraggio e chiesi loro: «Da dove venite in così grande numero?». Quelle forme maledette mi risposero: «Dai cuori degli uomini! Non ci torturare con altre tue domande!». O Gesù, sono pronta ad affaticarmi ed a soffrire per tutta la mia vita in cambio di quell'istante all'Ostra Brama, dove potei mirare la tua gloria e la salvezza ricevuta dalle anime.

mercoledì 23 ottobre 2013

NOVISSIMI: morte giudizio inferno Paradiso



I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Novissimi



Data: Domenica, 05 agosto @ 08:06:38 CEST
Argomento: Vita cattolica: Matrimonio, laicato...


1. Grande disgrazia è dimenticare i novissimi. 

2. Quanto è utile ricordarsi dei novissimi. 
3. Come dobbiamo ricordare i novissimi.





1. GRANDE DISGRAZIA È DIMENTICARE I NOVISSIMI. - I novissimi, cioè gli ultimi fini, sono la morte, il giudizio, il paradiso, l'inferno, 1'eternità. Dimenticare cose di tanta importanza, non prevederle, non prepararvisi, è la somma delle disgrazie che possa accadere ad un uomo. 

Infatti dimenticare la morte, vuol dire non pensare a prepararvisi, ed avventurarsi alla triste morte del peccatore: disgrazia irreparabile. 

Dimenticare il giudizio di Dio è un disprezzarlo; e allora sarà molto terribile questo giudizio.

Dimenticare il cielo è grande sciagura, perché così facendo non si fa nulla per guadagnarlo, e si perde; e perduto il paradiso, tutto è perduto. 

Dimenticare l'inferno, è un andarvi incontro; e chi vi si incammina, facilmente vi precipita. Dimenticare l'eternità, è lo stesso che perdere il tempo e l'eternità; si può immaginare disgrazia più tremenda? Ciò non ostante, oh come è comune nel mondo la dimenticanza dei novissimi! Per ciò Gesù fulminò quello spaventevole anatema: «Guai al mondo»! (MATTH. XVIII, 7). 


A quanti si possono rivolgere quelle parole del Signore nel Deuteronomio: «Gente senza consiglio e senza prudenza, perché non aprire gli occhi e comprendere e provvedere ai loro novissimi?» (XXXII, 28-29). E quelle altre d'Isaia: «Tu non hai pensato a queste cose, e non ti sei ricordato dei tuoi novissimi» (XLVII, 7). 



Terribile imprudenza che ha conseguenze fatali è quella di dimenticare le cose future, di non considerare i novissimi per arrivarvi preparati. Che onta, che rabbia non sarà per i figli del mondo l'udirsi rinfacciare dai demoni nell'inferno: O sciagurati! voi sapevate che c'era un inferno, e potendolo schivare con poco costo, vi ci siete tuffati a capo fitto! Voi avete dimenticato i novissimi, e avete perduto tutto. 


Ci si parla dei nostri novissimi; noi li conosciamo, vi crediamo, e intanto operiamo come se non ci riguardassero affatto e non ne diventiamo migliori! O cecità fatale! O follia incredibile! O uomini stupidi e da compiangersi! Non pensare, non penetrare, non temere cose tanto gravi, non prepararvisi! 


2. QUANTO È UTILE RICORDARSI DEI NOVISSIMI. - «In tutte le tue opere, dice il Savio, proponiti sotto gli occhi i tuoi novissimi, e non cadrai mai in peccato» (Eccli. VII, 40). La ragione è chiara, poiché il fine che uno si propone, diventa il principio e la regola di tutte le azioni; ora il fine di tutte le cose sta compreso essenzialmente nei fini ultimi, ossia nei novissimi. Tutte le persone operano per un fine; perché dunque non operare guardando ai fini ultimi?... 



Chi dice a se stesso, quando si sente tentato a offendere Dio: Al punto di morte, vorrò io aver commesso questo peccato? - tosto si mette su l'avviso e resiste. - Quando sarò innanzi al tribunale di Dio, quando il giudice divino mi peserà nella bilancia della sua giustizia, vorrò che il peso dei miei misfatti vinca quello delle mie virtù? Ebbene, schiverò il peccato e praticherò la virtù. Mi sta a cuore di passare dal tribunale di Dio al cielo? dunque mi studierò di guadagnarmi questo cielo. Forse che mi garberà udirmi al giudizio quella terribile sentenza: Partitevi da me, o maledetti, e andate al fuoco eterno? Dio me ne scampi! Dunque mi applicherò a chiudermi l'inferno per sempre, schivando soprattutto il peccato mortale. Quando entrerò nell'eternità, vorrò io aver perduto il tempo? Certo che no: conviene dunque che non ne perda un istante; - queste sono le salutari considerazioni che fa colui il quale non dimentica i suoi novissimi. 


Dunque chi non vede ch'egli diventa quasi impeccabile, compiendosi in lui il detto dello Spirito Santo: - Memorare novissima tua, et in aeternum non peccabis? - Il fine dell'uomo che è la beatitudine eterna, lo porta alla fuga del peccato e alla pratica della virtù, come a mezzi coi quali si ottiene la beatitudine. Perciò S. Agostino dice: «La considerazione di questa sentenza: - Ricorda i tuoi novissimi e non peccherai in eterno - è la distruzione dell'orgoglio, dell'invidia, della malignità, della lussuria, della vanità e della superbia, il fondamento della disciplina e dell'ordine, la perfezione della santità, la preparazione alla salute eterna. 

Se ti preme non andare perduto, guarda in questo specchio dei tuoi novissimi ciò che sei e ciò che sarai tu la cui concezione è macchia vergognosa, l'origine è fango, il termine è putredine. Davanti a questo specchio, cioè in faccia ai novissimi, che cosa diventano le delicate imbandigioni, i vini squisiti, le splendide calzature, il lusso del vestire, la mollezza della carne, la ghiottoneria, la crapula, l'ubriachezza, la magnificenza dei palazzi, l'estensione dei poderi, l'accumulamento delle ricchezze? (Specul. CI)». Prendiamo dunque il consiglio di S. Bernardo e nel cominciare un'azione qualunque diciamo a noi medesimi: Farei io questo, se dovessi morire in questo momento? (In Speculo monach.). 


Simile a quella di S. Bernardo è la regola di condotta suggerita da Siracide, per ordinare e santificare tutte le nostre azioni: «In ogni tua impresa scegli quello che vorresti aver fatto e scelto quando sarai in punto di morte». Fate tutte le vostre azioni come vorreste averle fatte il giorno in cui comparirete innanzi a tutto il mondo, per renderne conto al supremo tribunale di Dio. Non fate cosa di cui abbiate a pentirvi eternamente: schivate quello che vi farebbe piangere per tutta l'eternità, quello che vi toccherebbe pagare nell'eterno abisso dell'inferno. Studiatevi di fare benissimo e perfettissimamente ogni cosa, affinché abbiate da rallegrarvi di tutto ciò che pensate, dite, e fate; e ne riceviate una ricca mercede in cielo. Ora la memoria dei novissimi procura tutti questi vantaggi... 



Non dimenticate anche che sono prossimi i vostri novissimi...; che incerta è l'ultima ora... Chi non teme una cattiva morte come avrà paura del giudizio e dell'inferno? Ah! se gli uomini pensassero di frequente al giorno della loro morte, preserverebbero la loro anima da ogni cupidigia e malizia... O voi, che volete essere eternamente felici, pensate sempre a quella sentenza. - Parlando di Gerusalemme, Geremia dice che «ella si dimenticò del suo fine, per ciò sdrucciolò in un profondo abisso di miserie e di degradazione» (Lament. I, 9). Dunque, pensando agli ultimi fini non si cade, e chi è caduto, si rialza. «Noi cessiamo di peccare, dice S. Gregorio, quando temiamo i tormenti futuri (Moral.)». Ripetiamo anche noi col Salmista: «Ho pensato ai giorni antichi, ho meditato gli anni eterni» (Psalm. LXXVI, 5). 

3. COME DOBBIAMO RICORDARE I NOVISSIMI: - Perché il ricordo dei novissimi abbia tutta l'efficacia che ne promette lo Spirito Santo, conviene in primo luogo che non si fermi soltanto sopra di uno, ma li abbracci tutti. Per qualcuno infatti il pensiero della morte, invece di essere incentivo al bene può essere uno stimolo al male: «La nostra vita sfumerà come nebbia» (Sap. II, 3), dissero gli empi ricordandosi della loro morte imminente; ma da questo pensiero conclusero: « Venite dunque e godiamo finché abbiamo tempo» (Ib. 6). 

Perciò non dice il Savio nel citato testo: memorare novissimum tuum, bensì novissima tua; perché il pensiero della morte riesca proficuo, ricordiamoci che alla morte terrà dietro un duro giudizio (Hebr.. IX, 27); che al giudizio andrà annessa una sentenza o di eterna pena o di eterno premio (MATTH. XXV, 46). 

Dal ricordo dei novissimi trae pure un gran vantaggio la vita spirituale del cristiano, la quale consistendo nella pratica delle quattro virtù cardinali, prudenza, giustizia, fortezza, temperanza, trova nella meditazione dei novissimi un ottimo alimento. Infatti il ricordo della morte distrugge l'ambizione e la superbia, e così dà la prudenza. La memoria del giudizio, mettendoci dinanzi agli occhi quel giudice rigoroso, ci porta a usare giustizia e bontà col prossimo. Il ricordo dell'inferno reprime l'appetito dei piaceri illeciti e così avvalora la temperanza. La memoria del Paradiso diminuisce il timore dei patimenti di questa vita e così rinsalda la fortezza. 



Si richiede in secondo luogo, che questo ricordo sia fatto su la propria persona, come pare ci dica il Savio il quale non dice semplicemente: memorare novissima, ma vi aggiunge tua. Quanti vi sono, che ricordano i novissimi anche spesso, ora discorrendone nelle chiese, ora trattandone nei libri, ora disputandone su le cattedre, ora figurandoli o su marmi, o su bronzi o su tele? eppure non menano tutti una vita santa. Bisogna che chi ricorda i novissimi, pensi che proprio lui si troverà, e forse tra brevissimo tempo, al letto di morte... nella bara, al camposanto... Che proprio lui si presenterà al giudizio di Dio e a lui toccherà il castigo o il premio eterno. 



Conviene in terzo luogo che questo ricordo dei novissimi non sia cosa speculativa ma pratica, perciò lo Spirito Santo fa precedere al testo citato quelle parole: - in omnibus operibus tuis - in ogni tua azione. Se prima di ogni azione considerassimo i novissimi, non solo eviteremmo il peccato, ma troveremmo in quella considerazione la forza di praticare le più eroiche virtù. 

Sarebbe poi un errore il credere che il pensiero dei novissimi porti con sé la tristezza. Se lo Spirito Santo ci assicura che il ricordo frequente dei. novissimi basta a tenerci pura la coscienza: - In aeternum non peccabis - è cosa chiara che porta con sé la gioia del cuore che è la più grande di tutte le gioie. (Eccli. XXX, 16). E ne abbiamo infatti una conferma nel medesimo Ecclesiastico il quale dopo di aver detto in altro luogo: «Non abbandonarti alla tristezza, ma cacciala da te» (XXXVIII, 21), soggiunge subito - et memento novissimorum (Ib.). - e ricordati dei novissimi, quasi che il pensiero dei novissimi sia il più sicuro per tenere lontana dal cuore umano la tristezza.




Ave! Giglio bianco della Trinità, 
Rosa splendente che abbellisci il Cielo, Ave!
Da Te ha voluto nascere, da Te ha voluto prendere il latte
Colui che governa il Cielo e la Terra.
Deh! nutri le nostre anime con i tuoi divini influssi!

martedì 1 gennaio 2013

31.536.000 secondi: li vivo tutti per Dio?





Auguri per un nuovo anno 2013 davvero Santo,
di Fede e di Carità...

... 365 giorni,
8.760 ore,
525.600 minuti,
31.536.000 secondi:

li vivo tutti per Dio?
Che sia santo il tempo speso per Colui che me lo dona!

"dunque, come si presenta l'occasione, facciamo del bene a tutti" (Gal 6, 10), conviene affrettarci finché abbiamo tempo, perché poi "viene  la notte, quando nessuno può operare(Gv 9,4)




...il Figlio di Dio è mandato a noi 'sotto sembianza di uomo peccatore' per trasformare noi peccatori in figli di Dio.
...otto giorni dopo la sua nascita, scorrono dalla sue carni immacolate le prime gocce del suo prezioso sangue; Egli inizia così la sua missione cruenta di Redentore: non è conosciuto dal mondo e già versa il suo Sangue per la salvezza del mondo.
Guardando Lui impariamo che le opere valgono più delle parole, che quanto più le opere costano sacrificio, tanto più sono prova di amore verace e che, per essere feconda, ogni opera deve avere il suo battesimo di sangue.
...la circoncisione del Signore coincide con l'inizio dell'anno civile...quelle gocce di Sangue divino ne fanno l'anno del Signore! Il tempo è di Dio, la nostra vita è di Dio ed è di Cristo, che tutto ha ricomprato e santificato col suo Sangue.
Iniziamo l'anno circoncidendo i nostri cuori perché, secondo quanto insegna Sant' Ambrogio, "colui che si circoncide nei vizi è giudicato degno dello sguardo del Signore..."
Anno nuovo, vita nuova; vita nuova perché, circoncidendo in noi 'l'uomo vecchio' con i suoi vizi e le sue passioni, crescerà in noi il 'cristiano': creatura nuova purificata dal Sangue di Cristo, vivificata e alimentata dalla sua grazia.
...Gesù si sottomette alla volontà del Padre suo manifestata attraverso la legge: vediamo in ciò un invito ad aderire docilmente alla Volontà di Dio, qualunque essa sia. Nessuno di noi sa che cosa ci attende in quest'anno nuovo; ma Dio lo sa: la sua volontà ha già preparato il nostro cammino. Ogni particolare della nostra vita è già deciso nella sua mente. Disponiamoci ad accettare, ad abbracciare con coraggio e prontezza ogni volere divino, ogni divina permissione, sicuri che solo nella santa e santificante volontà di Dio troveremo la nostra pace e la nostra santificazione.
Preghiera.
"O Verbo, appena sei di otto giorni, che mi dai il tuo Sangue: e che cosa mi prepari col Sangue?...l'obbedienza. Tre cose mi mostri in questa tua circoncisione: obbedienza verso Dio, mansuetudine con Maria, giustizia con noi" (S. M.Maddalena de' Pazzi)

O mio Signore, insegnami ad essere umile ed obbediente. Tu, Agnello innocente che togli i peccati del mondo, non hai disdegnato il taglio della circoncisione; ed io, che sono peccatore, mi vorrò forse atteggiare a giusto? Mi risentirò se verrò giudicato imperfetto, e cercherò di celare il miei difetti sotto il manto di false scuse?
Oh, Tu m'insegni che in nessuna manierà potrò essere tuo seguace, né potrò diventare simile a te, se non accetto di umiliarmi con te umilissimo!
M'insegni a sottomettermi alla volontà di Dio 
qualunque essa sia e qualsiasi sacrificio m'imponga.
"Considero quest'anno nuovo come una pagina bianca che il Padre Tuo mi presenta e su cui Egli scriverà giorno per giorno ciò che ha disposto nel suo divino beneplacito; ma fin d'ora sull'alto della pagina io scrivo con totale fiducia: Signore fa' di me quello che vuoi. E al fondo della pagina io pongo già il mio Amen, così sia, a tutte le disposizioni della tua volontà. Sì o Signore, sì a tutte le gioie, a tutti i dolori, a tutte le grazie, a tutte le fatiche che mi hai preparato e che mi andrai svelando giorno per giorno. Fa' che il mio amen sia l'amen pasquale, sempre seguito dall'alleluia, pronunciato cioé con tutto il cuore, nella gioia di una completa donazione" (Sr. Carmela dello Spirito Santo o.c.d.).
[da: Intimità Divina di P. Gabriele di S. M. Maddalena]
Gloria in excelsis Deo
"Che mi accadrà oggi/quest'anno, o mio Dio? Non lo so! Tutto ciò ch'io so è che non mi accadrà nulla che voi non abbiate previsto, regolato ed ordinato da tutta l'eternità. Ciò mi basta, o mio Dio, ciò mi basta! adoro i vostri disegni eterni e impenetrabili e mi vi sottometto con tutto il cuore per vostro amore"
(così pregava Elisabetta di Francia, sorella di Luigi XIV, in prigione)


PROGRAMMA

Ricordati che tu hai oggi/quest'anno:
Un Dio da glorificare. Gesù da imitare. La Vergine da venerare. Gli Angeli da onorare. I Santi da pregare. Un'anima da salvare. Un corpo da mortificare. Le virtù da praticare. I peccati da espiare. Il Paradiso da guadagnare. L'inferno da evitare. L'eternità da meditare. Il tempo da utilizzare. Il prossimo da edificare. Il mondo da temere. I demoni da combattere. Le passioni da vincere. ...forse la morte da incontrare e il giudizio da subire.


 AVE MARIA PURISSIMA!

mercoledì 20 giugno 2012

<<... Ciò che mi confortò di più in punto di morte fu l'assistenza della potente e amabile Madre del Salvato­re, Maria Santissima. E questo dillo ai tuoi giovani: che non dimentichino di pregarla finché sono in vita!»


Ven Espíritu Santo, ven por medio de la poderosa intercesión del Corazón Inmaculado de María, tu amadísima Esposa

Chi è venuto dall'aldilà?

San Domenico Savio

San Domenico Savio, alunno salesiano morto nel 1857 e santificato nel 1954, dopo la sua morte apparve a San Giovanni Bosco. Questi narrava così l'apparizio­ne ai suoi giovani e ai Superiori della Congregazione: 

«Mi trovavo a Lanzo ed ero nella mia stanza. D'un tratto mi vidi sopra una collina. Il mio sguardo si per­deva nell'immensità di una pianura. Essa era divisa da larghi viali in vastissimi giardini. I fiori, gli alberi, i frut­ti erano bellissimi, e tutto il resto corrispondeva a tan­ta magnificenza.
Mentre contemplavo tanta bellezza, ecco diffonder­si una musica soavissima. Erano centomila strumenti e tutti davano un suono differente l'uno dall'altro. A questi si univano i cori dei cantori.

Mentre estatico ascoltavo la celeste armonia, ecco apparire una quantità immensa di giovani che veniva verso di me. Alla testa di tutti avanzava Domenico Sa­vio. Tutti si fermarono davanti a me alla distanza di otto-dieci passi... Allora brillò un lampo di luce, cessò la musica e si fece un grande silenzio. Domenico Savio si avanzò solo di qualche passo ancora e si fermò vici­no a me. Come era bellissimo! Le sue vesti erano singo­lari; la tunica bianchissima, che gli scendeva fino ai pie­di, era trapuntata di diamanti ed era intessuta d'oro. Un'ampia fascia rossa cingeva i suoi fianchi, ricamata di gemme preziose così che una toccava quasi l'altra. Dal collo gli scendeva una collana di fiori mai visti, sem­brava che fossero diamanti uniti. Questi fiori risplen­devano di luce. Il capo era cinto di una corona di rose. La capigliatura gli scendeva ondeggiante giù per le spal­le e gli dava un aspetto così bello, così affettuoso, così attraente che sembrava... sembrava un Angelo.

Io ero muto e tremante. Allora Domenico Savio disse:
- Perché te ne stai muto e sgomento?
- Non so cosa dire - risposi - Tu dunque sei Do­menico Savio?
- Sono io! Non mi riconosci più? - E come va che ti trovi qui?
- Sono venuto per parlarti. Fammi qualche inter­rogazione.
- Sono naturali tutte queste meraviglie che vedo? - Sì, abbellite però dalla potenza di Dio.
- A me sembrava che questo fosse il Paradiso! - No, no!Nessun occhio mortale può vedere le bel­lezze eterne.
- E voi dunque cosa godete in Paradiso?
- Dirtelo è impossibile. Quello che si gode in Pa­radiso non vi è uomo mortale che possa saperlo, finché non sia uscito di vita e riunito al suo Creatore.
- Orbene, mio caro Savio, dimmi quale cosa ti con­solò di più in punto di morte?
- Ciò che mi confortò di più in punto di morte fu l'assistenza della potente e amabile Madre del Salvato­re, Maria Santissima. E questo dillo ai tuoi giovani: che non dimentichino di pregarla finché sono in vita!». (Vita di S. Giovanni Bosco - Lemoyne).


La S. Messa è compendio dell'Amore e 
d'ogni Beneficio Divino:
"EST MEMORIALE 
TOTIUS DILECTIONIS SUAE,
ET QUASI COMPENDIUM QUODDAM
OMNIUM BENEFICIORUM SUORUM"
S. Bonav. de Istit. part. I cap. II