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sabato 31 agosto 2019

MAGNIFICAT (10): Deposuit potentes de sede et exaltavit humiles!


Ecco a voi, di san Giovanni Eudes, l'eccellente commento/Spiegazione del settimo versetto del Magnificat:

Deposuit potentes de sede et exaltavit humiles

Essendo giunto il tempo, in cui piacque al Padre delle misericordie  di compiere il disegno che aveva da tutta l’eternità di salvare il genere umano, la sua Divina Sapienza - i cui consigli sono imperscrutabili -, volle impiega­re, a questo fine, i mezzi che apparentemente non avevano alcuna attitudine né conformità con l’altezza di questa grande opera. 

Quali sono questi mezzi? Manda il suo unico Figlio in questo mondo, in uno stato passibile e mortale e in una tale abiezione e bassezza che Egli stesso dice: «Ego sum vermis, et non homo: Sono un verme, non un uomo» Sal. 21,7 e porta quale titolo onorifico nelle Scritture: «Novissimus vìrorum: l’ultimo di tutti gli uomini» Is. 53,3.

Questo Padre adorabile vuole che il Figlio suo, nato da tutta l’eternità dal suo seno, e che è Dio come Lui, nasca da una Madre, che è davvero San­tissima, ma sì abietta e piccola ai suoi propri occhi e agli occhi del mondo, da con­siderarsi e ritenersi come l’ultima di tutte le creature.

Inoltre, questo Padre Divino, volendo offrire al Figlio suo dei coadiutori e dei cooperatori che lavorassero con Lui alla grande opera della Redenzione dell’universo, gli dà dodici poveri pescatori, senza scienza, senza eloquenza e senza alcuna qualità che li ponga in rilievo davanti agli uomini.

Manda questi dodici pescatori per tutta la terra, per distruggere una religione che è del tutto conforme alle inclinazioni umane e che è radicata da molte migliaia di anni nei cuori di tutti gli uomini, per stabilirne un’altra tutta nuova, oppo­sta alla prima e contraria a tutti i sentimenti della natura.

Questi dodici poveri pescatori vanno in tutto il mondo, per predicare e fondare questa nuova religione e distruggere la prima. Ma come sono rice­vuti? Tutto il mondo si erge contro di loro, i grandi, i piccoli, i ricchi, i pove­ri, gli uomini, le donne, i sapienti, gli ignoranti, i filosofi, i sacerdoti dei falsi dèi, i re, i principi: tutti gli uomini in genere, mettono in atto tutte le loro in­dustrie per opporsi alla predicazione del Vangelo che questi dodici poveri pescatori si sforzano di diffondere. 
Costoro vengono presi, gettati nelle pri­gioni, con i ferri ai piedi e alle mani, vengono trattati come degli scellerati e dei maghi; vengono flagellati, scorticati vivi completamente, bruciati, lapi­dati, crocifissi, in una parola vengono inflitti loro i più atroci supplizi.

Ma che cosa accade loro? Dopo tutte queste torture riportano la vittoria, trionfano gloriosamente sopra i grandi, i potenti, i sapienti e tutti i monarchi della terra. Annientano la religione o piuttosto l’irreligione e l’idolatria abominevole che l’inferno aveva diffuso per tutta la terra, e fondano la Fede e la Religione Cristiana in tutto il mondo. Infine, diventano i padroni dell’u­niverso e Dio dona loro il principato della terra: «Constitues eos principes super omnem terram» Sal. 44,17. 

 Rovescia i troni dei re e le cattedre dei filoso­fi; dà la prima autorità del mondo ad un povero pescatore, che eleva ad un sì alto grado di potenza e di gloria che i re e i principi ritengono grande onore baciare la polvere del suo sepolcro e i piedi dei suoi successori. Che cos’è tutto ciò, se non il compimento della profezia della Beata Vergine: «Deposuit potentes de sede, et exaltavit humiles: Ha rovesciato i potenti dai loro troni, ha innalzato gli umili»?

Notate che, sebbene queste parole, come le altre che sono contenute in questo divino Cantico, sono espresse in un tempo passato: «Deposuit», esse comprendono, tuttavia, il passato, il presente e l’avvenire, poiché sono pro­nunciate da uno spirito profetico. E infatti il compimento di questa profezia è apparso in modo evidente nei secoli passati e apparirà sempre più nei seco­li che verranno e sino alla fine del mondo.

Nei secoli passati, la Divina Potenza non ha forse deposto il superbo Saul per porre l’umile David al suo posto? Non ha confuso e distrutto l’arrogante Aman e la superba Vasti per mettere l’umile Mardocheo e la pia Ester al loro posto? Giosuè
 non ha sterminato più di trenta re cananei, per porre i loro reami
in possesso del popolo d’Israele?

Il nostro Divin Salvatore non ha forse liberato il genere umano dalla schiavitù dei demoni, che prima della sua Incarnazione avevano asservito tutto il mondo alla loro crudele tirannia? Non ha bandito l’angelo ribelle dal Cielo e l’uomo rivoltoso dal Paradiso? E costui, essendosi umiliato per la penitenza, non è stato ristabilito nella grazia dal suo Creatore?

Non ha strap­pato l’empio Diocleziano dal suo trono imperiale, per mettervi il pio Costan­tino? Non ha cacciato l’arrogante Eugenio, per dare il trono dell’impero all’umile Teodosio? Non ha sterminato i grandi sacerdoti degli Ebrei, gli Scribi e i Farisei, per dare la loro autorità a dei poveri pescatori e farli sedere con Lui sul trono della sua Divina Giustizia, comunicando loro il potere che il Padre suo gli ha dato di giudicare gli uomini e gli angeli?

E così che umilia e distrugge i grandi e i potenti della terra, che abusano del loro potere, ed eleva i piccoli e gli umili che praticano le parole del suo Apostolo: «Humiliamini sub potenti manu Dei, ut vos exaltet: Umiliatevi sot­to la potente mano di Dio, perché [egli] vi esalti» 1 Pt 5,6.  È ciò che ha sempre fat­to, sin dall’inizio del mondo ed è ciò che farà sino alla consumazione dei secoli e fino al tempo dell’Anticristo, che per la sua abominevole superbia vor­rà elevarsi perfino al di sopra di Dio: "Supra omne quod dicitur Deus" 2Ts 2,4.  Ma Colui che si è annichilito per confondere gli arroganti e per esaltare gli umi­li, lo ucciderà con il soffio della sua bocca: «Interficìet eum spirìtu oris sui»2Ts 2,8  e lo precipiterà nel più profondo degli abissi; dopo aver risuscitato i suoi due profeti Elia ed Enoc, li farà salire pubblicamente e gloriosamente nel Cielo, a vista e confusione dei loro nemici.
 *
Volete conoscere un altro effetto meraviglioso di questa grande profezia della Regina del Cielo? 
Ascoltate quanto è riportato da sant’Antonino, e da molti importanti Autori, di Giuliano l’Apostata.

Quest’empio, mentre partiva per andare in guerra contro i Persiani, af­fermò che al suo ritorno avrebbe sterminato i cristiani, di cui era nemico mortale. Ma san Basilio, avendo compassione del popolo che vedeva atterri­to dalle minacce di quest’apostata, fece radunare tutto il clero e tutti i fedeli, compresi le donne e i bambini, in una chiesa dedicata alla Vergine Santissi­ma, ove rimasero per tre giorni digiunando e pregando incessantemente que­sta Madre di bontà di proteggerli dal furore di questo tiranno.           Ora, mentre erano nel fervore delle loro preghiere, san Basilio vide una grande moltitu­dine di angeli, nel mezzo della quale vi era la Regina del Cielo, seduta su un trono glorioso, comandare che facessero venire Mercurio, il quale, qualche anno prima, aveva, da soldato, ricevuto la corona del martirio. In quello stesso istante questo santo Martire si presentò con le armi in pugno a questa grande Principessa, che gli disse: «Va’ e giustizia l’apostata Giuliano, il quale bestemmia contro Dio e contro mio Figlio».
Subito san Mercurio giunse nel mezzo dell’armata di Giuliano, lo colpì con un colpo di lancia e scomparve all’istante. Nel frattempo, questo mise­rabile principe, lanciando orribili grida e vomitando la sua anima tra i fiotti di sangue che uscivano dalla sua piaga, cadde morto sul colpo, proferendo orribili bestemmie contro il nostro Salvatore.
San Basilio, che aveva visto in visione tutti questi fatti, andò a trovare i cristiani, che si trovavano ancora riuniti, e assicurò loro che l’Apostata era morto e che Mercurio l’aveva ucciso per ordine della Regina del Cielo. Li esortò, dunque, a ringraziare Dio e la Beata Vergine. Dopo questi eventi, san Basilio e molti altri andarono alla tomba del santo Martire, presso il quale si custodivano le sue armi, e vi trovarono la sua lancia, rossa del sangue dello sventurato Apostata. E, pochi giorni dopo, un gentiluomo che veniva dall’esercito, raccontò come era avvenuto il fatto e in che modo quel mise­rabile era stato trafitto da un colpo di lancia, vibrato da un soldato scono­sciuto.
È così che Dio strappò dal suo trono questo superbo e detestabile impe­ratore, e fece trionfare l’umiltà  e la pietà, di san Basilio e di tutti i fedeli, dell’empietà e del furore di questo terribile mostro dell’inferno. È così che la Divina Provvidenza atterra i superbi ed innalza gli umili.

Il santo abate Blosio (Monil. Spirit. 90) riferisce di santa Gertrude, benedettina, che l’umiltà aveva preso un così pieno possesso del suo cuore, che ella si stima­va indegna di tutti i doni di Dio. Ella si considerava e si trattava come l’ultima di tutte le creature. Credeva, inoltre, che tutti gli altri rendessero più servizi e onori a Dio con un solo pensiero e con l’innocenza della loro con­versazione di quanto ella non facesse con tutte le sue occupazioni ed eserci­zi.
Un giorno, mentre camminava per il monastero, parlava a Dio così: «Ah, mio Signore! Uno dei più grandi miracoli che Voi fate in questo mondo è di permettere che la terra sorregga una miserabile peccatrice, quale sono io». Al che questo benignissimo Salvatore diede questa risposta: «È a buon dirit­to che la terra ti sostiene, poiché tutto il Cielo attende e desidera ardente­mente l’ora beata in cui ti accoglierà e ti reggerà». Ora, se questa Santa ave­va un così basso concetto di sé, giudicate voi quale sarà stata l’umiltà della Regina di tutti i santi.

O Regina dei cuori degli umili, distruggete interamente in noi la male­detta superbia e fate regnare nei nostri cuori l’umiltà del vostro Figlio e la vostra, affinché i figli abbiano qualche somiglianza con il loro adorabile Pa­dre e la loro amabilissima Madre.

AVE MARIA!
Cor humillimum Mariae
ora pro nobis