Ecco a voi, di san Giovanni Eudes, l'eccellente commento/Spiegazione del settimo versetto del Magnificat:
Essendo giunto
il tempo, in cui piacque al Padre delle
misericordie di compiere il disegno
che aveva da tutta l’eternità di salvare il genere umano, la sua Divina
Sapienza - i cui consigli sono imperscrutabili -, volle impiegare, a questo
fine, i mezzi che apparentemente non avevano alcuna attitudine né conformità
con l’altezza di questa grande opera.
Quali sono questi mezzi? Manda il suo unico
Figlio in questo mondo, in uno stato passibile e mortale e in una tale
abiezione e bassezza che Egli stesso dice: «Ego sum
vermis, et non homo: Sono un verme, non un uomo» Sal. 21,7 e porta
quale titolo onorifico nelle Scritture: «Novissimus
vìrorum: l’ultimo di tutti gli uomini» Is. 53,3.
Questo Padre
adorabile vuole che il Figlio suo, nato da tutta l’eternità dal suo seno, e che
è Dio come Lui, nasca da una Madre, che è davvero Santissima, ma sì abietta e
piccola ai suoi propri occhi e agli occhi del mondo, da considerarsi e
ritenersi come l’ultima di tutte le creature.
Inoltre,
questo Padre Divino, volendo offrire al Figlio suo dei coadiutori e dei
cooperatori che lavorassero con Lui alla grande opera della Redenzione dell’universo,
gli dà dodici poveri pescatori, senza scienza, senza eloquenza e senza alcuna
qualità che li ponga in rilievo davanti agli uomini.
Manda questi
dodici pescatori per tutta la terra, per distruggere una religione che è del
tutto conforme alle inclinazioni umane e che è radicata da molte migliaia di
anni nei cuori di tutti gli uomini, per stabilirne un’altra tutta nuova, opposta
alla prima e contraria a tutti i sentimenti della natura.
Questi dodici
poveri pescatori vanno in tutto il mondo, per predicare e fondare questa nuova
religione e distruggere la prima. Ma come sono ricevuti? Tutto il mondo si
erge contro di loro, i grandi, i piccoli, i ricchi, i poveri, gli uomini, le
donne, i sapienti, gli ignoranti, i filosofi, i sacerdoti dei falsi dèi, i re,
i principi: tutti gli uomini in
genere, mettono in atto tutte le loro industrie per opporsi alla predicazione
del Vangelo che questi dodici poveri pescatori si sforzano di diffondere.
Costoro vengono presi, gettati nelle prigioni, con i ferri ai piedi e alle
mani, vengono trattati come degli scellerati e dei maghi; vengono flagellati,
scorticati vivi completamente, bruciati, lapidati, crocifissi, in una parola
vengono inflitti loro i più atroci supplizi.
Ma che cosa accade loro? Dopo tutte queste torture riportano
la vittoria, trionfano gloriosamente sopra i grandi, i potenti, i sapienti e
tutti i monarchi della terra. Annientano la religione o piuttosto l’irreligione
e l’idolatria abominevole che l’inferno aveva diffuso per tutta la terra, e
fondano la Fede e la Religione Cristiana in tutto il mondo. Infine, diventano i
padroni dell’universo e Dio dona loro il principato della terra: «Constitues eos principes super omnem terram» Sal. 44,17.
Rovescia
i troni dei re e le cattedre dei filosofi; dà la prima autorità del mondo ad
un povero pescatore, che eleva ad un sì alto grado di potenza e di gloria che i
re e i principi ritengono grande onore baciare la polvere del suo sepolcro e i
piedi dei suoi successori. Che cos’è tutto ciò, se non il compimento della
profezia della Beata Vergine: «Deposuit
potentes de sede, et exaltavit humiles: Ha rovesciato i
potenti dai loro troni, ha innalzato gli umili»?
Notate che,
sebbene queste parole, come le altre che sono contenute in questo divino
Cantico, sono espresse in un tempo passato: «Deposuit»,
esse comprendono, tuttavia, il passato,
il presente e l’avvenire, poiché sono pronunciate da uno spirito
profetico. E infatti il compimento di questa profezia è apparso in modo
evidente nei secoli passati e apparirà sempre più nei secoli che verranno e sino
alla fine del mondo.
Nei secoli
passati, la Divina Potenza non ha forse deposto il superbo Saul per porre
l’umile David al suo posto? Non ha confuso e distrutto l’arrogante Aman e la
superba Vasti per mettere l’umile Mardocheo
e la pia Ester al loro posto? Giosuè
non ha sterminato più di
trenta re cananei, per porre i loro reami
in possesso del popolo d’Israele?
Il nostro
Divin Salvatore non ha forse liberato il genere umano dalla schiavitù dei
demoni, che prima della sua Incarnazione avevano asservito tutto il mondo alla
loro crudele tirannia? Non ha bandito l’angelo ribelle dal Cielo e l’uomo
rivoltoso dal Paradiso? E costui, essendosi umiliato per la penitenza, non è
stato ristabilito nella grazia dal suo Creatore?
Non ha strappato
l’empio Diocleziano dal suo trono imperiale, per mettervi il pio Costantino?
Non ha cacciato l’arrogante Eugenio, per dare il trono dell’impero all’umile
Teodosio? Non ha sterminato i grandi sacerdoti degli Ebrei, gli Scribi e i
Farisei, per dare la loro autorità a dei poveri pescatori e farli sedere con
Lui sul trono della sua Divina Giustizia, comunicando loro il potere che il
Padre suo gli ha dato di giudicare gli uomini e gli angeli?
E così che
umilia e distrugge i grandi e i potenti della terra, che abusano del loro
potere, ed eleva i piccoli e gli umili che praticano le parole del suo
Apostolo: «Humiliamini sub potenti manu Dei,
ut vos exaltet: Umiliatevi sotto la potente mano di Dio, perché
[egli] vi esalti» 1 Pt 5,6.
È ciò che ha sempre fatto, sin dall’inizio
del mondo ed è ciò che farà sino alla consumazione dei secoli e fino al tempo
dell’Anticristo, che per la sua abominevole superbia vorrà elevarsi perfino al
di sopra di Dio: "Supra omne quod dicitur Deus" 2Ts 2,4.
Ma Colui che si è annichilito per
confondere gli arroganti e per esaltare gli umili, lo ucciderà con il soffio
della sua bocca: «Interficìet eum spirìtu oris sui»2Ts 2,8
e lo precipiterà nel più profondo degli abissi; dopo aver
risuscitato i suoi due profeti Elia ed Enoc, li farà salire pubblicamente e
gloriosamente nel Cielo, a vista e confusione dei loro nemici.
Volete
conoscere un altro effetto meraviglioso di questa grande profezia della Regina
del Cielo?
Ascoltate quanto è
riportato da sant’Antonino, e da molti importanti Autori, di Giuliano l’Apostata.
Quest’empio, mentre partiva per andare in
guerra contro i Persiani, affermò che al suo ritorno avrebbe sterminato i
cristiani, di cui era nemico mortale. Ma san Basilio, avendo compassione del
popolo che vedeva atterrito dalle minacce di quest’apostata, fece radunare
tutto il clero e tutti i fedeli, compresi le donne e i bambini, in una chiesa
dedicata alla Vergine Santissima, ove rimasero per tre giorni digiunando e
pregando incessantemente questa Madre di bontà di proteggerli dal furore di
questo tiranno. Ora, mentre
erano nel fervore delle loro preghiere, san Basilio vide una grande moltitudine
di angeli, nel mezzo della quale vi era la Regina del Cielo, seduta su un trono
glorioso, comandare che facessero venire Mercurio, il quale, qualche anno
prima, aveva, da soldato,
ricevuto la corona del martirio. In quello stesso istante questo santo Martire
si presentò con le armi in pugno a questa grande Principessa, che gli disse: «Va’ e giustizia l’apostata Giuliano, il quale bestemmia
contro Dio e contro mio Figlio».
Subito san
Mercurio giunse nel mezzo dell’armata di Giuliano, lo colpì con un colpo di
lancia e scomparve all’istante. Nel frattempo, questo miserabile principe,
lanciando orribili grida e vomitando la sua anima tra i fiotti di sangue che
uscivano dalla sua piaga, cadde morto sul colpo, proferendo orribili bestemmie
contro il nostro Salvatore.
San Basilio, che aveva visto in
visione tutti questi fatti, andò a trovare i cristiani, che si trovavano ancora
riuniti, e assicurò loro che l’Apostata era morto e che Mercurio l’aveva ucciso
per ordine della Regina del Cielo. Li esortò, dunque, a ringraziare Dio e la
Beata Vergine. Dopo questi eventi, san Basilio e molti altri andarono alla
tomba del santo Martire, presso il quale si custodivano le sue armi, e vi
trovarono la sua lancia, rossa del sangue dello sventurato Apostata. E, pochi
giorni dopo, un gentiluomo che veniva dall’esercito, raccontò come era avvenuto
il fatto e in che modo quel miserabile era stato trafitto da un colpo di lancia,
vibrato da un soldato sconosciuto.
È così che Dio strappò dal suo
trono questo superbo e detestabile imperatore, e fece trionfare l’umiltà e la pietà, di san Basilio e di tutti i
fedeli, dell’empietà e del furore di questo terribile mostro dell’inferno. È
così che la Divina Provvidenza atterra i superbi ed innalza gli umili.
Il santo abate Blosio (Monil.
Spirit. 90) riferisce di santa Gertrude, benedettina, che l’umiltà aveva preso
un così pieno possesso del suo cuore, che ella si stimava indegna di tutti i
doni di Dio. Ella si considerava e si trattava come l’ultima di tutte le
creature. Credeva, inoltre, che tutti gli altri rendessero più servizi e onori
a Dio con un solo pensiero e con l’innocenza della loro conversazione di quanto
ella non facesse con tutte le sue occupazioni ed esercizi.
Un giorno, mentre camminava per
il monastero, parlava a Dio così: «Ah, mio Signore! Uno dei più grandi miracoli
che Voi fate in questo mondo è di permettere che la terra sorregga una
miserabile peccatrice, quale sono io». Al che questo benignissimo Salvatore
diede questa risposta: «È a buon diritto che la terra ti sostiene, poiché
tutto il Cielo attende e desidera ardentemente l’ora beata in cui ti
accoglierà e ti reggerà». Ora, se questa Santa aveva un così basso concetto di
sé, giudicate voi quale sarà stata l’umiltà della Regina di tutti i santi.
O Regina dei cuori degli umili,
distruggete interamente in noi la maledetta superbia e fate regnare nei nostri
cuori l’umiltà del vostro Figlio e la vostra, affinché i figli abbiano qualche
somiglianza con il loro adorabile Padre e la loro amabilissima Madre.
AVE MARIA!
Cor humillimum Mariae
ora pro nobis
Cor humillimum Mariae
ora pro nobis