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lunedì 14 marzo 2016

SAN PAOLO AI ROMANI: Bisogna saper tutti capire, compatire, aiutare con carità

LETTERA AI ROMANI

Capo XIV.


I cristiani non devono gli uni condannare gli altri


[1]In quanto a colui che è debole nella fede, accoglietelo senza discuterne le opinioni. 2Altri crede di poter mangiare qualunque cosa; chi è debole mangi pure degli erbaggi. 3Ma chi mangia non disprezzi colui che non mangia, e chi non mangia non condanni colui che mangia, perché Dio l’ha fatto suo.

4E chi sei tu da condannare il servo altrui? O che egli stia ritto o cada, è cosa che riguarda il suo padrone; ma egli starà in piedi perché Dio ha la potenza di sostenerlo. 5Uno distingue tra giorno e giorno, un altro li fa tutti uguali: ognuno segua la sua coscienza6Chi distingue i giorni, li distingue per amore del Signore; e chi mangia, lo fa per amore del Signore; infatti rende grazie a Dio. Ed anche chi non mangia, non mangia, per amore del Signore e rende grazie a Dio. 

7Poiché nessuno di noi vive per se medesimo, né per se stesso muore; 8ma se viviamo, viviamo pel Signore, e se moriamo, moriamo pel Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore; 9perché Cristo è morto e risuscitato per essere Signore dei vivi e dei morti. 10Ma tu perché giudichi il tuo fratello? O perché tu disprezzi il tuo fratello? Tutti invece compariremo davanti al tribunale di Cristo. 11Sta scritto infatti: «Io sono il vivente, dice il Signore, e davanti a me si piegherà ogni ginocchio, ed ogni lingua darà gloria a Dio». 12Così adunque ognuno di noi renderà conto di se stesso a Dio.

Bisogna guardarsi dallo scandalizzare i deboli


13Cessiamo adunque dal giudicarci a vicenda; ma guardiamo invece di non mettere inciampo o scandalo sulla via del fratello. 14Io so e son persuaso nel Signore Gesù che nulla è in se stesso impuro; ma per colui che stima impura una cosa, essa per lui diventa impura. 15Or se per un cibo fai rattristare il tuo fratello, tu non cammini più secondo la carità. Non rovinare col tuo cibo uno per il quale Cristo è morto. 16Non sia dunque bestemmiato il nostro bene. 17Perché il regno di Dio non consiste nel mangiare e nel bere, ma è giustizia e pace e gaudio nello Spirito Santo. 18Chi serve Cristo in questa maniera piace a Dio ed è approvato dagli uomini. 19Cerchiamo dunque ciò che giova alla pace, e pratichiamo ciò che serve alla mutua edificazione.

20Non voler per un cibo distruggere l’opera di Dio. Certamente tutte le cose sono pure, ma fa male un uomo che mangia scandalizzando. 21Bene è non mangiar carne e non bere vino, né fare alcuna cosa che sia per il tuo fratello occasione di caduta o di scandalo o di debolezza. 22Tu hai una convinzione? Tientela per te dinanzi a Dio. Beato colui che non condanna se stesso in quello che sceglie. 23Ma chi fa distinzione, se mangia, è condannato, perché non agisce secondo coscienza. Tutto ciò che non è secondo la coscienza è peccato.


sabato 12 marzo 2016

SAN PAOLO AI ROMANI: cap. XIII


LETTERA AI ROMANI

Capo XIII.



Doveri verso l’autorità


[1]Ogni persona sia sottomessa alle autorità superiori,[restando però salvi i diritti della coscienza e della fede, e rendendo sempre a Dio quello che è di Dio] perché non v’è autorità che non venga da Dio, e quelle che esistono sono istituite da Dio; 2e quindi chi si oppone alle autorità si oppone all’ordine di Dio, e chi si ribella si attirerà la condanna; 3infatti i magistrati non son da temere per le opere buone, ma per le malvagie. Vuoi tu non aver paura dell’autorità? Fa’ il bene, e da essa ne avrai lode, 4essendo l’autorità ministra di Dio per il tuo bene. Se poi fai del male, temi, perché non porta invano la spada, quale ministra di Dio vendicatrice, che punisce i malfattori. 5È necessario dunque esser sottomessi, non solo per timore del castigo, ma anche per obbligo di coscienza. 6Per questa ragione voi pagate i tributi, perché i magistrati sono ministri di Dio e continuamente occupati nel loro ufficio. 7Rendete dunque a ciascuno ciò che gli dovete: a chi l’imposta, l’imposta; a chi il tributo, il tributo; a chi il rispetto, il rispetto; a chi l’onore, l’onore.

L’amore è il compendio della legge


8Non vi resti con nessuno che il debito dello scambievole amore; perché chi ama il prossimo ha adempito la legge. 9Difatti, «non commettere adulterio; non ammazzare, non rubare, non dire il falso testimonio; non desiderare» e qualunque altro comandamento che ci possa essere, si riassume in questa parola: «Amerai il prossimo tuo come te stesso»10L’amore non fa alcun male al prossimo: è dunque l’amore il compimento della legge.

Esortazione alla vita cristiana


11E ciò dovete farlo riflettendo al tempo in cui siamo, essendo già l’ora di svegliarsi dal sonno; perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando credemmo. 12La notte è inoltrata e il giorno si avvicina: gettiam dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. 13Viviamo onestamente, come di giorno; non nelle crapule e nelle ubriachezze; non nelle mollezze e nell’impudicizia; non nella discordia e nella gelosia; 14ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo, senza aver tanta cura della carne da svegliarne le concupiscenze.

«Siate gioiosi nel sottomettervi con umiltà a ogni prova fisica e morale che il Signore desidera inviarvi. La prova è una Grazia incomparabile» (Manduria 23.11.2001).

domenica 6 marzo 2016

SAN PAOLO AI ROMANI - Bellissimo cap. XII


LETTERA AI ROMANI

  

Alla fine anche Israele sarà salvo


[25]Affinché dentro di voi non vi stimiate sapienti, non voglio che ignoriate, o fratelli, questo mistero: l’accecamento prodottosi in una parte d’Israele durerà finché non sia entrata la totalità dei Gentili. 26E così Israele sarà salvato, conforme sta scritto: Da Sion verrà il Liberatore che toglierà l’empietà da Giacobbe, 27e questa sarà la mia alleanza con essi, quando avrò tolti i loro peccati.
28Veramente, riguardo al Vangelo, son nemici a causa di voi, ma riguardo all’elezione sono carissimi a causa dei loro padri; 29perché i doni e la vocazione di Dio sono senza pentimenti. 30E come voi in passato non avete creduto a Dio ed ora avete ottenuto misericordia per la loro incredulità, 31così anch’essi non hanno creduto per la misericordia fatta a voi; ma per ottenere anche loro misericordia. 32Infatti, Dio coinvolse tutti nell’incredulità per usare a tutti misericordia.

Inno alla divina sapienza

33O profondità delle ricchezze della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono incomprensibili i suoi giudizi ed imperscrutabili le sue vie! 34Chi ha conosciuto il pensiero del Signore? E chi gli è stato consigliere?35Chi gli ha dato per il primo, per averne da ricevere il contraccambio?
36Da lui e per lui e in lui son tutte le cose. A lui gloria nei secoli. Così sia.


Capo XII.


Doveri verso Dio

[1]Io vi esorto dunque, o fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi in sacrifizio vivente, santo, gradito a Dio, il ragionevole vostro culto. 2E non vogliate conformarvi al presente secolo; ma riformate voi stessi col rinnovamento del vostro spirito, per distinguere quale sia la volontà di Dio, buona, gradita e perfetta.

Doveri verso il corpo sociale


3In virtù della grazia che m’è stata data, io dico a ciascuno di voi di non voler sapere più del necessario, ma tanto che basti, secondo la misura di fede che Dio ha distribuito a ciascuno. 4Infatti, come in un sol corpo noi abbiamo molte membra, e non tutte le membra hanno la medesima funzione, 5così noi, sebben molti, formiamo un unico corpo in Cristo e individualmente siamo uno membro dell’altro. 

6Avendo noi dei doni differenti secondo la grazia che ci è stata donata; chi ha la profezia (l’eserciti) secondo la regola della fede;7chi il ministero, amministri; chi l’insegnamento, insegni; 8chi ha l’esortazione, esorti; chi distribuisce (lo faccia) con semplicità; chi presiede, con sollecitudine; chi fa opere di misericordia, con ilarità.

Come devono amare i cristiani


9La vostra carità non sia finta. Odiate il male; affezionatevi al bene. 10Amatevi scambievolmente con amore fraterno, prevenendovi gli uni gli altri nel rendervi onore. 11Non pigri nello zelo, ferventi nello spirito, servite al Signore. 12Siate allegri per la speranza, pazienti nella tribolazione, assidui nella preghiera.
13Provvedete ai bisogni dei santi; praticate l’ospitalità. 14Benedite quelli che vi perseguitano: benedite e non vogliate maledire. 15Rallegratevi con chi gioisce; piangete con chi piange, avendo gli stessi sentimenti l’uno per l’altro. Non aspirate alle cose alte, ma adattatevi alle umili, e non vi stimate saggi da voi stessi.17Non rendete ad alcuno male per male, e cercate di fare il bene non soltanto davanti a Dio, ma anche davanti a tutti gli uomini.

18Se è possibile, per quanto è da voi, vivete in pace con tutti. 19Non vi vendicate da voi stessi, o carissimi, ma lasciate fare, all’ira (divina); perché sta scritto: A me la vendetta; io farò giustizia, dice il Signore. 20Se pertanto il tuo nemico ha fame, dàgli da mangiare; se ha sete, dàgli da bere; e tu, così facendo, ammasserai carboni ardenti sopra la sua testa. 21Non ti lasciar vincere dal male ma vinci col bene il male.


Vieni, Signore Gesù! 

lunedì 22 febbraio 2016

SAN PAOLO AI ROMANI


LETTERA AI ROMANI

Capo XI.


La riprovazione d’Israele sarà parziale


[1]Io dico adunque: Forse che Dio ha rigettato il suo popolo? Non sia mai! Perché anch’io sono Israelita della progenie d’Abramo, della tribù di Beniamino. 2Dio non ha rigettato quel suo popolo che ha preconosciuto. 
Non sapete quello che narra la Scrittura nella storia d’Elia? Come egli sollecita Dio contro Israele, dicendo:3Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, han distrutto i tuoi altari; io son rimasto solo, e voglion togliermi la vita? 4Ma che gli rispose la voce divina? «Mi son riservato settemila uomini che non han piegato il ginocchio dinanzi a Baal». 5Nello stesso modo anche ora son salvati i resti, secondo l’elezione della grazia. 6Or se è per la grazia, non è dunque per le opere; altrimenti la grazia non è più grazia. 
7Che è dunque successo? Che Israele non ha conseguito quel che cercava; ma l’ha conseguito la parte eletta, mentre gli altri sono stati accecati, 8secondo quello che sta scritto: Dio diede loro lo spirito di stordimento, occhi da non vedere, orecchi da non sentire fino a questo giorno. 9E David dice: La loro mensa diventi per essi un laccio, una rete, un inciampo e una giusta punizione. 10I loro occhi siano offuscati da non vedere, tieni il loro dorso sempre curvato.

La riprovazione d’Israele 

ha servito alla salute dei gentili


11Io dunque domando: Hanno essi così inciampato per cadere per sempre? Non sia mai! Ma pel loro delitto la salvezza è giunta ai Gentili in maniera da suscitare la gelosia d’Israele. 12Or se il loro delitto è la ricchezza del mondo, e la loro scarsezza è la ricchezza delle nazioni, quanto più la loro pienezza? 
13Lo dico a voi nati Gentili, che io, in quanto Apostolo dei Gentili, mi sforzo di fare onore al mio ministero 14per eccitare, se è possibile, ad emulazione il mio sangue, e per salvarne qualcuno. 15Che se la loro reiezione è la riconciliazione del mondo, che sarà la loro ammissione se non una risurrezione da morte? 16E se le primizie sono sante, santa è pure la massa, e se la radice è santa, sono santi anche i rami. 17Or se alcuni dei rami sono stati tagliati, e tu, o olivo selvatico, sei stato innestato nel loro posto e sei divenuto partecipe della radice e del succo dell’olivo, 18non ti vantare contro i rami; se ti vanti, (sappi) che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te. 19Tu però dirai: Quei rami furon tagliati, perché fossi innestato io. 20Va bene: essi sono stati tagliati a causa dell’incredulità, e tu stai saldo mediante la fede; non t’insuperbire, ma temi 21che Dio, se non ha perdonato ai rami naturali, non perdoni neppure a te. 
22Considera adunque la bontà e la severità di Dio: la severità verso di quelli che son caduti, la bontà di Dio verso di te se ti atterrai alla bontà; altrimenti, sarai anche tu reciso. 23Essi pure se non si ostinano nella loro incredulità, saranno innestati, essendo Dio potente da innestarli di nuovo. 24Infatti, se tu, tagliato dall’olivo di natura sua selvatico, sei stato, contro la tua natura, innestato al buon olivo, quanto più i rami naturali saranno innestati sul loro proprio olivo!

AVE MARIA PURISSIMA!

domenica 21 febbraio 2016

SAN PAOLO AI ROMANI


LETTERA AI ROMANI

Capo X.


Amore di Paolo per i Giudei


[1]Fratelli, il voto del mio cuore e la preghiera che fo a Dio per essi è che sian salvati; 2perché, rendo loro questa testimonianza, hanno lo zelo di Dio, ma non secondo la cognizione del vero: 3infatti, ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio; 4perché fine della legge è Cristo, per dare la giustizia ad ogni credente.

I Giudei non han riconosciuto Cristo fine della legge

[5]Mosè infatti dice della giustizia che vien dalla legge: «Chi l’avrà adempita, vivrà per essa». 6Ma della giustizia che vien dalla fede dice: «Non dire in cuor tuo: Chi salirà in cielo?» sarebbe a dire per farne discendere il Cristo; 7«Chi scenderà nell’abisso?» viene a dire per risuscitare il Cristo da morte. 8Ma che dice la Scrittura? «Tu hai presso di te la parola nella tua bocca e nel tuo cuore»: questa è la parola della fede che noi predichiamo.

I Giudei han rigettata la fede, unica via di salvezza

9Se tu quindi colla tua bocca confesserai il Signore Gesù, e crederai in cuor tuo che Dio l’ha risuscitato da morte, sarai salvo; 10perché credendo di cuore si perviene alla giustizia, e la confessione della bocca mena alla salute. 11Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui, non sarà confuso. 12Non c’è dunque distinzione fra Giudeo e Greco, perché lo stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che l’invocano: 13infatti «chiunque invocherà il nome del Signore, sarà salvo».

L’ignoranza dei Giudei è senza scusa

14Ma come invocheranno uno in cui non hanno creduto? E come crederanno in uno di cui non hanno sentito parlare? Come poi ne sentiranno parlare, senza chi predichi? 15E come predicheranno se non sono mandati? Come sta scritto: Quanto son belli i piedi di coloro che evangelizzano la pace, che evangelizzano il bene!16Ma non tutti obbediscono al,Vangelo. Isaia infatti dice: Signore, chi ha creduto a ciò che ha da noi udito?17La fede vien dunque da ciò che è udito, e si ode per la parola di Cristo. 18Ma domando: Non han forse udito? Eppure: Per tutta la terra ha risuonato la loro voce, e le
loro parole son giunte fino agli estremi confini della terra. 19Ma chiedo ancora: Forse Israele non ne seppe nulla? Mosè pel primo dice: Ecciterò la vostra gelosia contro una nazione, che non è nazione, provocherò il vostro sdegno contro una nazione stolta. 20Isaia poi ha l’audacia di dire: Mi han trovato quelli che non mi cercavano, mi son presentato a coloro che non chiedevano di me. 21Ad Israele poi dice: Tutto il giorno stesi le mie mani verso un popolo incredulo e ribelle.

VIENI SIGNORE GESU' 
NOI TI ATTENDIAMO. AMEN.

mercoledì 17 febbraio 2016

SAN PAOLO AI ROMANI - cap. IX -

San Paolo  -  Rubens


LETTERA AI ROMANI

Capo IX.


Dolore di S. Paolo per la riprovazione d’Israele


[1]Dico la verità in Cristo, non mentisco e me lo attesta la mia coscienza per lo Spirito Santo: 2ho una grande tristezza, un continuo dolore nel mio cuore, 3(tale) che vorrei essere io stesso separato da Cristo pei miei fratelli che sono del sangue mio secondo la carne, 4gli Israeliti, ai quali appartengono l’adozione in figli, la gloria, l’alleanza, la legge, il culto, le promesse, 5i patriarchi, e dai quali è, secondo la carne, il Cristo, che è sopra tutte le cose Dio benedetto nei secoli. Così sia.

La salvezza non dipende dalla discendenza, ma è dono di Dio


6Non già che sia venuta meno la parola di Dio, perché non tutti quelli che vengono da Israele sono Israeliti; ‘né i nati dalla stirpe di Abramo son tutti figlioli; ma «in Isacco sarà la tua discendenza». 8Quindi non i figli della carne sono figli di Dio; ma i figli della promessa sono contati come discendenti. 9Le parole della promessa infatti erano queste: Verso questo tempo io tornerò, e Sara avrà un figlio. 10E non soltanto a Sara, ma avvenne così anche a Rebecca, la quale da una sola unione con Isacco, padre nostro, concepì due gemelli.11Or non essendo questi ancor nati e non avendo fatto nulla di bene o di male (affinché il disegno di Dio rimanesse secondo la elezione), 12non dipendente dalle opere, ma da Colui che chiama, fu detto a Rebecca:13Il maggiore servirà al minore, secondo sta scritto: Ho amato Giacobbe ed ho odiato Esaù.

Dio non è ingiusto a salvare chi vuole


[14]Che diremo adunque? V’è l’ingiustizia in Dio? Giammai! 15Perché egli dice a Mosè: Avrò misericordia di colui al quale mi piacerà usar misericordia, e avrò compassione di colui con il quale vorrò essere compassionevole. 16Quindi non dipende da chi vuole, né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia. 17Dice infatti la Scrittura a Faraone: Io t’ho suscitato apposta per mostrare in te la mia potenza e perché il mio nome sia celebrato su tutta la terra. 18Egli dunque usa misericordia a chi vuole, e indura chi vuole. [19]Tu mi dirai: E di che ora si lamenta? Chi mai può opporsi ai suoi voleri? 20O uomo, chi sei tu da contendere con Dio? Dirà forse il vaso d’argilla al vasaio: Perché mi hai fatto così? 21Il vasaio non è egli padrone dell’argilla da poter fare della medesima quantità un vaso per uso onorato, come un vaso per uso vile?
22E che (c’è da ripetere) se Dio volendo mostrare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con molta pazienza vasi d’ira già pronti alla perdizione, 23per far conoscere le ricchezze della sua gloria in favore dei vasi di misericordia che egli aveva già preparati per la sua gloria, 24(in favore di noi) che egli ha chiamati non solo dai Giudei, ma anche dai Gentili?

La riprovazione dei giudei e la vocazione dei gentili era stata predetta


[25]Come dice in Osea: Chiamerò mio popolo quello che non era mio popolo, e diletta quella che non era amata, e pervenuta a misericordia quella che non aveva conseguito misericordia. 26E dove loro fu detto: Voi non siete il mio popolo, quivi saran chiamati figli del Dio vivente. 27Isaia poi esclama sopra Israele: Anche se il numero dei figli d’Israele fosse come la rena del mare, soltanto gli avanzi saranno salvati; 28perché Dio compirà e affretterà con equità ciò che ha detto, e sarà di poche parole sulla terra. 29E come pure predisse Isaia: Se il Signore degli eserciti non avesse di noi lasciata semenza, saremmo divenuti come Sodoma e saremmo stati simili a Gomorra.

La colpa d’Israele


[30]Che diremo dunque? Che i Gentili, i quali non cercavano la giustizia, hanno  abbracciata la giustizia, quella giustizia che viene dalla fede; 31mentre Israele, che seguiva la legge della giustizia, non ha raggiunto la legge della giustizia. 32E perché? Perché (la cercò) non nella fede, ma come venisse dalle opere: e così urtò nella pietra d’inciampo, 33secondo quello che è scritto: Ecco io pongo in Sion una pietra d’inciampo, una pietra di scandalo; ma chi crede in lui non resterà confuso.

"VIENI SIGNORE GESU'
NOI TI ATTENDIAMO!"

lunedì 15 febbraio 2016

SAN PAOLO AI ROMANI, VIII 26 - 39


LETTERA AI ROMANI


Desiderio e preghiera dello Spirito Santo

[26]Nello stesso modo anche lo Spirito sostiene la nostra debolezza; perché noi non sappiamo pregare come si deve; ma lo stesso Spirito chiede per noi con gemiti ineffabili; 27e Colui che scruta i cuori conosce quel che brami lo Spirito e come egli interceda secondo Dio per i santi.

Amore di Dio per gli eletti

[28]Noi sappiamo che tutte le cose tornano a bene di chi ama Dio, di coloro che secondo il disegno son chiamati ad esser santi. [29]Perché quelli che ha preveduti, li ha pur predestinati ad esser conformi all’imagine del suo Figliolo, affinché questi sia il primogenito tra molti fratelli. 30E quelli che ha predestinati li ha anche chiamati; e quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; e quelli che ha giustificati li ha anche glorificati.

Possiamo sicuramente sperare la gloria futura

31Che diremo adunque dopo tali cose? Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi? 32Colui che non ha risparmiato nemmeno il proprio Figliolo, ma l’ha dato a morte per noi tutti, come potrà non donarci con lui tutte le cose? 33Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio li giustifica. 34Chi potrà condannarli? Gesù Cristo, che è morto, anzi risuscitato, e siede alla destra di Dio, egli intercede per noi. 35Chi potrà separarci dall’amore di Cristo? La tribolazione forse, o l’angoscia, la fame, la nudità, il pericolo, la persecuzione, la spada? 36(Come sta scritto: Per te noi siamo ogni giorno messi a morte, siamo considerati come pecore da macello). 37Ma di queste cose noi siamo più che vincitori in virtù di Colui che ci ha amati. 38Io poi sono sicuro che né la morte, né la vita, né gli Angeli, né i principati, né le virtù, né le cose presenti, né le future, né la potenza, 39né l’altezza, né la profondità, né altra cosa creata potrà separarci dalla carità di Dio, che è in Gesù Cristo Signor nostro.

AMDG et BVM

domenica 14 febbraio 2016

SAN PAOLO AI ROMANI, VIII 20-25


LETTERA AI ROMANI


Desiderio della creazione e nostro


[20]Poiché la creazione è stata assoggettata alla vanità, non per sua volontà, ma di Colui che l’assoggettò colla speranza 21che essa pure sia liberata dalla servitù della corruzione, per aver parte alla libertà gloriosa dei figli di Dio.
[22]E noi sappiamo che fino ad ora tutte insieme le creature sospirano e son nei dolori del parto. 23E non esse soltanto, ma anche noi che abbiamo le primizie dello Spirito, anche noi sospiriamo dentro di noi stessi aspettando l’adozione dei figli di Dio, la redenzione del nostro corpo, 24essendo noi salvati in speranza. 
Ma vedere quel che si spera non è più sperare. E come sperare quel che già si vede? 25Or se noi speriamo quel che non si vede, aspettiamolo con pazienza.

<<SPIRITO SANTO, ISPIRAMI.
AMORE DI DIO, CONSUMAMI.
NEL VERO CAMMINO, CONDUCIMI.
MARIA MADRE MIA, GUARDAMI.
CON GESU’ BENEDICIMI.
DA OGNI MALE, DA OGNI ILLUSIONE,
DA OGNI PERICOLO, PRESERVAMI.>>

martedì 9 febbraio 2016

San Paolo ai Romani: cap VIII, 12-19.

Lettera ai Romani


[12Così dunque, fratelli, noi non siamo debitori alla carne per vivere secondo la carne. 13Se quindi vivrete secondo la carne, morrete; se invece collo spirito darete morte alle azioni della carne, vivrete, 14essendo, tutti quelli che son mossi dallo spirito di Dio, figli di Dio. 15Difatti, voi non avete ricevuto lo spirito di servitù per nuovo timore, ma avete ricevuto lo spirito di adozione in figli, pel quale gridiamo: Abba (Padre). 16Questo stesso Spirito attesta allo spirito nostro che noi siamo figli di Dio. [17E se figlioli, siamo anche eredi: eredi di Dio e coeredi di Cristo, se però soffriamo con lui da essere con lui glorificati.

18Io tengo per certo che i patimenti del tempo presente non sono da paragonarsi alla futura gloria che sarà manifestata in noi. 19Difatti, la creazione sta ansiosamente aspettando la rivelazione dei figli di Dio.


AMDG et BVM

lunedì 8 febbraio 2016

SAN PAOLO AI ROMANI: cap VIII,1-11.


LETTERA AI ROMANI

Capo VIII.


Quarto frutto della giustificazione:
lo stato felice del giustificato.
Santificazione per lo Spirito Santo e suoi effetti


[1]Non v’è dunque or alcuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù che non  camminano secondo la carne. [2]Infatti, la legge dello spirito di vita m’ha per Gesù Cristo liberato dalla legge del peccato e della morte. 3Perché ciò che era impossibile alla legge, resa impotente dalla carne, Dio l’ha fatto mandando il Figlio suo in una carne simile a quella del peccato: col peccato abolì il peccato nella carne, 4affinché la giustizia della legge si adempisse in noi che non camminiamo secondo la carne, ma secondo lo spirito.[5]Quelli infatti che vivono secondo la carne gustano le cose della carne; ma quelli che vivono secondo lo spirito gustano le cose dello spirito. [6]Or la saggezza della carne è morte; la saggezza dello spirito è vita e pace, [7]perché la sapienza della carne è  nemica di Dio, non essendo soggetta né potendosi assoggettare alla legge di Dio: 8quindi quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio. 
9Ma voi non vivete più secondo la carne, ma secondo lo spirito, se lo spirito di Dio abita in voi. Che se uno non ha lo spirito di Cristo, egli non è dei suoi. 10Se poi Cristo è in voi, il corpo certamente è morto a causa del peccato, ma lo spirito vive a cagione della giustizia. 11Che se lo spirito di Colui che risuscitò Gesù da morte abita in voi, chi risuscitò Gesù Cristo da morte renderà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.


domenica 7 febbraio 2016

SAN PAOLO AI ROMANI: cap. VII b


LETTERA AI ROMANI
Capo VII.

Impotenza della legge nella lotta tra la carne a to spirito


[14]Noi sappiamo difatti che la legge è spirituale; ma io sono carnale, venduto e soggetto al peccato. [15]Io non so quello che faccio: non fo il bene che voglio, ma il male che odio. [16]Or se faccio quel che non voglio, riconosco che la legge è buona; 17però in questo caso non sono io che opero, ma il peccato che abita in me.
18Difatti io so che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: è in me certamente la volontà di fare il bene, ma non trovo la via di compierlo, 19poiché, non il bene che voglio io fo, ma il male che non voglio quello io faccio.20Or se io fo quello che non voglio, non son più io che lo faccio, ma il peccato che abita in me.
2lIo trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male mi è già a lato. 22Infatti, mi diletto nella legge di Dio, secondo l’’uomo interiore; 23ma vedo nelle mie membra un’altra legge che si oppone alla legge della mia mente, e mi fa schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. [24]Oh, me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? 25La grazia di Dio per Gesù Cristo Signor nostro. Dunque io stesso colla mente servo alla legge di Dio, colla carne invece alla legge del peccato.



< Vieni, Spirito Santo, vieni
per mezzo della potente intercessione
del Cuore Immacolato di Maria ,
tua amatissima Sposa >

AVE MARIA!

venerdì 5 febbraio 2016

SAN PAOLO AI ROMANI: cap. VII a


LETTERA AI ROMANI

Capo VII.

Terzo frutto della giustificazione:
liberazione dalla servitù della legge per una morte mistica



[1]Forse ignorate, o fratelli (siccome parlo con periti nella legge) che l’uomo è sotto l’impero della legge finché vive? 2Così la donna maritata è legata per legge al marito vivente; ma se le muore è sciolta dalla legge del marito. 3Infatti sarà chiamata adultera se, vivente il marito, starà con un altro uomo; se poi le muore il marito, è liberata dalla legge del marito, in modo da non essere adultera, dato che stia con altro uomo. 4Così, anche voi, miei fratelli, siete morti alla legge pel corpo di Cristo, per appartenere ad un altro, che è risuscitato da morte, affinché portiamo dei frutti a Dio. 5Mentre vivevamo secondo la carne, le passioni peccaminose, occasionate dalla legge, agivano nelle nostre membra in maniera da produrre frutti per la morte. 6Ma ora siamo stati liberati dalla legge, essendo morti alla legge che ci legava, e possiamo servire Dio secondo il nuovo spirito e non secondo l’antiquata lettera.


La legge, benché santa, provoca delle trasgressioni


7Che diremo dunque? La legge è peccato? No, certamente. Ma io non ho conosciuto il peccato se non per mezzo della legge. Infatti non avrei conosciuto la concupiscenza se la legge non avesse detto: Non desiderare. 8Ma il peccato, presa l’occasione da quel comandamento, fe’ nascere in me ogni sorta di concupiscenza; mentre senza la legge il peccato non esisteva. 9Io poi una volta vivevo senza legge; ma, venuto il comandamento, ebbe vita il peccato, 10ed io morii, ed il comandamento che doveva darmi la vita mi risultò cagione di morte. 11Perché il peccato, presa l’occasione dal comandamento, mi sedusse, e per mezzo di esso mi dié la morte. 12È santa dunque la legge, e santo e giusto e buono il comandamento.

13Una cosa buona m’è dunque divenuta causa di morte? Non può essere. Ma il peccato, per apparire peccato, mi ha data la morte per mezzo d’una cosa buona, in modo da mostrarsi estremamente colpevole attraverso il precetto.


Lezione n° 21 - Pentecoste





< Vieni, Spirito Santo, vieni
per mezzo della potente intercessione
del Cuore Immacolato di Maria ,
tua amatissima Sposa >