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mercoledì 20 agosto 2014

I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Maria (IV): 31. Santità di Maria. 32. Umiltà di Maria. 33. Obbedienza di Maria. 34. Purità di Maria. 35. Bontà e misericordia di Maria. 36. Grandezza di Maria. 37. Potenza di Maria. 38. Bellezza di Maria. 39. Felicità di Maria. 40. Maria è regina.




I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Maria (IV)




31. Santità di Maria.  

32. Umiltà di Maria.  
33. Obbedienza di Maria.  
34. Purità di Maria.  
35. Bontà e misericordia di Maria.  
36. Grandezza di Maria.  
37. Potenza di Maria.  
38. Bellezza di Maria.  
39. Felicità di Maria.  
40. Maria è regina.





31. SANTITÀ DI MARIA. - Dio solo è santo per essenza... Nessuno è santo se non chi si avvicina a Dio e conversa con lui; la santità aumenta a misura che l'uomo si avvicina e comunica can Dio. Perciò Maria, essendo la più vicina e la più intimamente unita a Dio, è anche la più santa di tutte le creature. Non vi fu mai, né vi può essere avvicinamento ed unione più intima con Dia, di quella che risulta dalla maternità divina; poco o nulla però avrebbe giovato a Maria questa sua vicinanza e parentela con Dio, se non avesse portato Gesù Cristo meglio ancora nel cuore, che nel seno. Ben più beata si deve chiamare la Vergine per aver ricevuta Gesù Cristo mediante la fede, che non per averlo ricevuto nell'incarnazione... Maria aveva udito e compreso quelle parole di Zaccaria: «Noi cammineremo al suo cospetto in santità e giustizia per tutti i giorni della nostra vita» (Luc. I, 75).


Se la santità consiste nel tenersi divisi dal secolo e aborrire il peccato, nell'abbracciarsi alla virtù e stringersi a Gesù Cristo; dove potremo trovare una persona che schivi il mondo, aborra il peccato, sia unita a Gesù Cristo e devota alla virtù, più di Maria? Se la santità consiste, secondo l'insegnamento dell'Apostolo, nell'offrire a Dio il proprio corpo in ostia vivente, santa e a lui gradita (Rom. XII, 1); chi più di Maria osservò tale condotta? Essa poteva dire di sé più ancora che S. Paolo: «Il mio vivere è Cristo» (Philipp. I, 21). «Io vivo; ma non sano più io che vivo: è Gesù che vive in me» (Gal. II, 20). Maria fu santa di occhi, di orecchi, di lingua, di mani, di piedi; santa nei pensieri, nei desideri, nel cuore, nello spirito, nell'anima tutta; santa nel sua trattare, nel sua portamento, in tutte le sue azioni. «Camminò con Dio» (Gen. V, 22), più perfettamente di Enoch. Vivente col corpo su la terra, l'anima sua già abitava continuamente nel cielo. Nessuno mai adempì più esattamente di lei, il precetto del Signore: «Siate santi, perché sono santo io, il Signore Dio vostro» (Levit. XIX, 2).


32. UMILTÀ DI MARIA. - Al saluto dell'angelo che la proclamava piena di grazia e benedetta fra le donne, che le annunziava come il Signore si trovasse in lei e che sarebbe divenuta madre di Dio, Maria ben lungi dall'insuperbire di un onore così alto, di un titolo così sublime, di un favore così straordinario, si protestò l'umilissima serva del Signore: - Ecce ancilla Domini (Luc. I, 38). Regina del cielo e della terra, destinata ad avere signoria su Gesù Cristo, ella si chiama ancella del Signore: -. Ecce ancilla Domini. - Salutata dal messaggero celeste come la madre futura di un Dio, ella non vuol esserne che la serva. «Ben giustamente, osserva qui S. Bernardo, divenne signora e regina di tutti colei che si riguardava come la serva di tutti (Serm. in Apoc.)». A chi si rallegra con lei dell'alta sua destinazione, risponde: «Perché il Signore si è degnato di abbassare il suo sguardo sulla piccolezza della sua serva, perciò tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Luc. I, 48). «Con ragione, osserva S. Agostino, Maria asserisce che il Signore ha considerato e amato la sua umiltà; perché la salute che l'umanità aveva perduta per l'orgoglio dei primi padri, l'ha ritrovata per l'umiltà di Maria (Serm. XXXVI)».

Dio si compiace dell'umiltà di Maria e la colma di grazie... Mosse da un certo quale orgoglio, tutte le donne giudee ambivano di essere madri del Messia; solo Maria, ancorché più accesamente di ogni altra desiderasse la nascita del promesso Redentore, non accarezzò mai nel suo cuore, tanto era umile, il pensiero di essere lei la madre fortunata; ma appunto la sua umiltà attrasse nel seno verginale di lei il Verbo di Dio. La più umile delle creature divenne, per la sua umiltà, la più grande ed eccellente: avverandosi in tutta la sua pienezza la frase del Salmista: «Dall'alto del suo trono, il Signore posa l'occhio su gli umili e non guarda i superbi se non da lontano» (Psalm. CXXXVII, 7).
«O vera umiltà, esclama S. Agostino, vera e cara umiltà che hai partorito un Dio agli uomini, hai dato la vita ai mortali, hai rinnovato i cieli, purificato la terra, aperto il paradiso, liberato dalla schiavitù le anime (Serm. II de Assumpt.)». L'umiltà è designata da S. Basilio come la più sicura salvaguardia, la radice, il fondamento di ogni virtù (Constit. monast. c. XVII). In essa vede il Crisostomo il più eccellente dei sacrifici (Homil. II, in Psalm. L). Perciò San Bernardo non esita 'ad affermare che la Beata Vergine piacque certo infinitamente a Dio per la sua verginità; ma non sarebbe mai stata eletta a madre di Dio, se non fosse stata fornita di profondissima umiltà (Homil. super Missus).


33. OBBEDIENZA DI MARIA. - «Eva, dice S. Ireneo, si lascia indurre a disobbedire e fuggire Dio; Maria si lascia persuadere ad obbedirlo; per ciò la vergine Maria meritò di diventare l'avvocata della vergine Eva (De Laud. virg.)». E infatti all'annunzio dell'angelo che le palesa il disegno di Dio per l'incarnazione in lei del Verbo, china obbediente il capo e con tutta umiltà risponde: Ecco l'ancella del Signore, si faccia di me secondo la tua parola (Luc. I, 38). La disobbedienza di Eva aveva tratto in rovina il mondo; l'obbedienza di Maria lo ripara e ristora.

L'angelo ordina a Maria d'intraprendere il lungo, disastroso viaggio di Egitto e portarsi in collo il bambinello; ed ella parte senza indugio... L'obbedienza di Maria è di ogni istante: obbedisce in ogni cosa, in ogni incontro; né solo adempie gli ordini, ma li previene... Sta scritto di Gesù che fu obbediente fino alla morte e alla morte di croce (Philipp. II, 8). Il medesimo può affermarsi di Maria; fu obbediente fino al martirio e al martirio del cuore, più atroce che quello del corpo... Ma avendo Maria fatto in ogni cosa e sempre la volontà del cielo, il cielo farà quella di lei eternamente.


34. PURITÀ DI MARIA. - Maria è sempre stata vergine, quindi sempre purissima... Bisognava, dice S. Anselmo, che la Vergine Maria avesse tale purità, che fosse la più grande dopo quella di Dio (De Laud. Virg.). E tale fu veramente, perché sappiamo che ella trepidò alla vista di un angelo (Luc. I, 29). Imparate, o vergini cristiane, a temere e a stare guardinghe, perché non vi sia rubata la più bella e la più delicata delle virtù...

L'angelo annunzia a Maria che sarà madre di Dio; ma ella è così pura e così innamorata di questa angelica virtù, che, come dice San Gregario Nisseno, ama meglio conservare questa anziché diventare madre di Dio, se questa maternità non si possa ottenere senza sfregio alla purità immacolata (Orat. de Nativ. Christi). La Chiesa nelle litanie encomia Maria come Madre purissima, madre castissima, madre inviolata ed illibata…

V. sopra n. 9.


35. BONTÀ E MISERICORDIA DI MARIA. - Si può affermare che Maria è l'immagine della bontà di Dio (Sap. VII, 26): e che al pari di Gesù ella trova le sue delizie nello stare in mezzo ai figliuoli degli uomini (Prov. VIII, 31). Infatti nessun secolo, osserva S. Bernardo, ha mai sentito dire che sia stato abbandonato chi ebbe ricorso a Maria (Memorare, ecc.). «Ma essa ha aperto il seno della sua misericordia a tutti, affinché della sua pienezza tutti attingano: il peccatore il perdono, il giusto la grazia, l'angelo la gioia, la Trinità la gloria (Serm. de Assumpt.)». «O Vergine beata, esclama il medesimo dottore, taccia la vostra misericordia colui, se si può trovare al mondo, il quale ricordi di non essere stato da voi soccorso in qualche sua necessità. Chi mai potrà, o Vergine santa, comprendere la lunghezza, la larghezza, la profondità e l'altezza della vostra misericordia? (Serm. IV de Assumpt.)».

«Sarà forse, domanda S. Pier Damiani, la vostra esaltazione, o Maria, alla dignità di madre di Dio, un motivo perché vi dimentichiate della nostra umanità? Oh! no, Signora nostra. Voi ben sapete in mezzo a quali rischi ci avete lasciato andando al cielo e come i vostri servi sono esposti a cadere. Ah no! non conviene a tanta misericordia dimenticare tanta miseria. Poiché se la gloria vostra vi allontana da noi, la natura vi avvicina; né siete divenuta così impassibile, che non sappiate più compatire ai mali nostri (Serm. de Nativ. Virg.)».

La bontà di Maria è tutta amabile e graziosa; ella si può chiamare madre delle misericordie e regina di ogni consolazione, applicando a lei il titolo che dà S. Paolo a Dio (II Cor. I, 3). I suoi sentimenti di tenerezza e d'ineffabile amore verso gli uomini sono come ali su le quali vola in soccorso di chi l'invoca. E tanto pronto il suo soccorso, che S. Anselmo non dubita di asserire che «siamo talora più presto esauditi implorando il nome di Maria, che non invocando il Nome del Signore Gesù; poiché a Gesù, come giudice, tocca anche punire; mentre a Maria, come protettrice, tocca soltanto l'avere compassione (De Excellent. Virg.)». S. Bernardino dice che alla bontà di Maria può partecipare chi vuole (De Laud. B. Virg.); S. Bernardo afferma che, per la sua carità immensa, Maria si è costituita debitrice tanto ai peccatori quanto ai giusti; e a tutti apre le sue viscere di misericordia (Hom. V sup. Missus).

«Io ho coperto la terra come nebbia, dice di sé Maria, per bocca del Savio; ho posto il mio seggio in tutte le regioni del globo e mi sono seduta in mezzo a tutti i popoli» (Eccli. XXIV, 6, 9).

La Beata Vergine involge il mondo come una nebbia, perché: 1° ella copre con la sua misericordia e protezione l'uomo miserabile e nudo... 2° Siccome con le nebbie della primavera si alza un vento tiepida e soave che scioglie le nevi e prepara la terra alla vegetazione, così al comparire di Maria, si scioglie il ghiaccio accumulato dal demonio sul cuore del peccatore, vi nasce il pentimento, vi germogliano i buoni desideri, vi maturano i frutti delle virtù.

«Io ho disteso i miei rami, dice ancora Maria nell'Ecclesiastico, e i rami miei sono rami di grazia» (Eccli. XXIV, 22). Questi rami sono le braccia misericordiose di Maria distese ad invitare e ad accogliere i peccatori. Si legge nell'Esodo che il Signore guardò dalla colonna di fuoco e di nube che precedeva gli Ebrei nel deserto, l'esercito egiziano e lo mise in rotta, rovesciò i carri e ogni cosa seppellì nelle onde (Exod. XIV, 24, 25, 27). Ora chi è per il popolo cristiano la colonna di fuoco e dì nube? «La nostra colonna di nube, risponde S. Bonaventura, è Maria; perché come nuvola benefica ci protegge dai cocenti raggi della giustizia divina e dall'ardore delle passioni (Specul.)».

«Io mi sono fatto tutto a tutti, per salvare tutti» (I Cor IX, 22). Queste belle parole che una carità immensa traeva di bocca all'Apostolo delle genti, quanto suonano più efficaci ancora sul labbro di Maria! Essa, rifugio dei peccatori, consolazione degli afflitti, aiuto dei cristiani, salute dei malati, come la chiamano le litanie lauretane, apre a tutti gli uomini il suo cuore misericordioso, affinché tutti provino gli effetti della sua bontà. Per lei lo schiavo vede spezzate le sue catene; l'infermo ricupera la guarigione; l'afflitto trova consolazione; il peccatore ottiene riconciliazione. Gesù Cristo va a lei debitore della sua sostanza corporale; gli angeli e gli uomini, il cielo e la terra hanno tutti ricevuto qualche cosa da Maria: dov'è chi abbia potuto sottrarsi alla bontà ed alla carità di Maria? Nessuno si schermisce del calore del sole, nessuno sfugge al tenero amore di Maria (Psalm. XVIII, 7). Dall'alto della croce, Gesù allarga amorosamente le braccia e si stringe al petto il mondo; anche Maria stende le sue braccia e stringe con misericordiosa bontà al suo materno seno, tutti coloro che non la fuggono a bello studio.

Chi è colui che, parlando di questa ammirabile madre, non possa applicarle quelle espressioni della Sapienza: «Ogni bene mi venne insieme con essa, e ricchezze immense ricevetti dalle sue mani... Poiché Essa è per gli uomini una miniera di tesori inesauribile della quale chi si è profittato, è divenuto amico di Dio» (VII, 11, 14).

Si legge di Giuseppe, che aperse i granai pieni di frumento e che da tutte le contrade la gente accorreva a comprare di che sfamarsi e mitigare gli orrori della carestia (Gen. XLI, 56-57). Maria si diporta come il figliuolo di Giacobbe; anzi infinitamente meglio di lui; perché non ad alcuni popoli e in qualche tempo, ma a tutto il mondo e a tutti i tempi si estendono le sue cure; non vende, come Giuseppe, ma dà e copiosamente; non mitiga solamente la penuria, ma la toglie affatto e sazia tutti quelli che a lei si presentano affamati.

Si racconta pure nella sacra Scrittura, che Assuero, per riguardo di Ester, sua sposa, diede riposo a tutte le sue province, e fece loro liberalità veramente regali (Esth. II, 18). Bella, ma pallida immagine di quello che fa Dio agli uomini, per rispetto di Maria; non vi è desiderio che non appaghi, non domanda che non esaudisca se gli viene presentata in nome della Vergine Maria... Che inestimabile fortuna non è questa per gli uomini, casi poveri, casi deboli, così fragili, di avere in Maria un così saldo appoggio e un tanto grande tesoro!...

Servendoci adunque delle parole d'Isaia e applicandole alla Santa Vergine, diremo: «Venite, o voi tutti che languite di sete, venite alla sorgente delle acque vive; affrettatevi voi che non avete danaro, comprate e mangiate; venite, non v'è bisogno né di moneta né di altro; procuratevi il vino e il latte» (Isai. LV, 1). Volete voi Gesù Cristo? dove trovarlo più sicuramente che tra le braccia di sua madre? Desiderate la grazia? La Chiesa vi dice che Maria è la madre della divina grazia: - Mater divinae gratiae; - è il canale per cui vengono da Dio a noi tutte le grazie. Aspirate alla salvezza, al cielo? Ne avete in Maria e per Maria il pegno e la sicurezza.

Vedi anche n. 7, 22, 43.

36. GRANDEZZA DI MARIA. - Quale sarà la grandezza di colei di cui S. Bonaventura dice che non potrebbe nemmeno Dio creare cosa più grande? Potrebbe Iddio, scrive questo dottore, fare un mondo più ampio; potrebbe formare un cielo più vasto; ma non potrebbe fare una madre più grande della madre di Dio (Specul.). Maria è così grande, che contiene in sé colui che né cielo né mondo possono contenere. «Essa è più grande che il cielo, dice S. Bonaventura, più grande che il mondo. Ma se così ampio è il suo seno, che vi racchiude un Dio, quale sarà la grandezza dell'anima sua? (Specul.)». «O Vergine benedetta sopra tutte le donne, esclama S. Anselmo, voi superate in purità gli angeli, in pietà i santi (De Laud. B. Virg.)».

«La vostra magnificenza, o Signore, supera i cieli» (Psalm. VIII, 2), disse il Salmista; e le sue parole S. Bernardino da Siena applica a Maria, dicendo che è lei questa magnificenza di Dio. - Infatti nella grandezza di Maria e perfino nella sua divozione, nei suoi ringraziamenti, nell'uso insomma da lei fatto di tutti i beni divini, Dio fu più onorato di quello che mai lo fosse da tutte le creature del cielo e della terra insieme unite. perciò si dice che Maria è innalzata al di sopra del cielo, cioè al di sopra di tutti i cori angelici (De B. Virg.).

Non c'è da stupire se Maria nel suo sublime cantico esclama: Colui il quale è onnipotente ha fatto in me sublimi cose (Luc. I, 49), perché la grandezza di Maria supera tutte le grandezze create, come l'oro vale più del ferro, il cielo dista dalla terra, la luce del sole vince ogni altra luce. In confronto alla grandezza di Maria, tutte le altre grandezze create impiccioliscono e scompaiono come la luce degli astri e gli astri medesimi al levare del sole. « O Maria, esclama S. Agostino, se vi chiamo cielo, voi siete più alta; se vi chiamo madre dei popoli, dico troppo poco (Serm. XXV de Sanct.)». Infatti, come si può convenientemente indicare la grandezza di colei alla quale stava soggetto l'Uomo Dio? (Luc. II, 51).

Diciamo pure con S. Bernardo, che è questa una grandezza che non ha pari (Serm. XXV de Sanct.). Maria ha ricevuto che ornarono tutti i tutte le qualità, le grazie, le virtù, le perfezioni santi insieme; essa le ha riunite in sé come l'oceano raccoglie in sé tutte le acque che bagnano la terra. Non solo ella ha ricevuto tutta la grandezza, ma ancora tutta la gloria di quanti sono beati in cielo. «La mia dimora, può dire, è nella pienezza dei santi» (Eccli. XXIV, 16). S. Bonaventura, spiegando queste parole dice che la Beata Vergine non solamente abita nella pienezza dei santi, ma tiene i santi nella sua pienezza, affinché non scemi la loro; essa possiede tutte le virtù, affinché non fuggano dagli altri; essa contiene tutti i meriti, affinché non si perdano; arresta i demoni affinché non nocciano; trattiene suo Figlio, affinché risparmi i peccatori (Spec. B. V. c. VIII). San Bernardino da Siena dice che Maria posò le fondamenta della sua santità e grandezza su la vetta della grandezza degli angeli e dei beati (Serm. XI, art. 3, c. 1).

Gli uomini grandi dell'antica legge, come Enoch, Noè, Abramo, Isacco, Giuseppe, Mosè, Aronne, Giosuè, Samuele, David, Salomone, Gedeone, Sansone, Elia, Isaia, Geremia, Daniele, ecc., furono figure della grandezza di Gesù Cristo. Tutte le donne celebri dell'antico Testamento, come Sara, Debora, Giaele, Susanna, Giuditta, Ester, ecc., furono simboli della grandezza di Maria. Di Giuditta, per esempio, si dice che era dappertutto nominatissima (IUDITH VIII, 8). Oloferne medesimo le predisse che ella sarebbe grande, e che il nome di lei sarebbe stato celebre in tutto il mondo (Ib. XI, 21). Affollandosi intorno a lei il popolo di Betulia, l'acclama: «Gloria di Gerusalemme, gioia d'Israele, decoro della nazione» (Ib. XV, 10). O come infinitamente meglio tutti questi titoli convengono a Maria! Ella è al di sopra di tutto e di tutti; solo Iddio le è superiore. Basti dire che per fare il mondo, Dio non adoperò che una parola per fare Maria, impiega la forza del suo braccio: - Fecit potentiam in brachio suo.


37. POTENZA DI MARIA. - S. Bernardo (Serm. in Cant.) per indicare la potenza di Maria, dice che Iddio ha posto in lei il sole e la luna, cioè Cristo e la Chiesa, e che per mezzo di lei il cielo si popola di abitatori, l'inferno si vuota di dannati. (In questo senso, che ottenendo essa con la sua intercessione la conversione dei peccatori, li ritoglie in certo modo all'inferno a cui, finché rimangono peccatori, già appartengono ancorché viventi). In altro luogo così si esprime: «Niente è stato ristorato senza Maria, come niente è stato fatto senza Dio. Per le mani di Maria passò tutto quello che Dio volle che noi avessimo, ed è sua volontà che ogni suo dono ci venga da Maria (Serm. de B. Maria)». Ella esaudisce noi; Gesù Cristo esaudisce lei; il Padre esaudisce Gesù Cristo: ecco la scala dei peccatori, ecco la mia più ferma confidenza, ecco tutta la mia speranza! esclama il medesimo padre (Serm. de Aquaeductu).

Di Maria si dice nella Genesi: Ella schiaccerà il capo al serpente (Gen. III, 15); a lei dice il profeta Davide: «Tu hai spezzato la fronte al Leviatan, e ne hai gettato il cadavere in pastura ai popoli del deserto» (Psalm. LXXIII, 14). Maria è per la sua potenza la torre di Davide cinta di baluardi, dai quali pendono mille scudi, ed ogni armatura da guerra (Cant. IV, 4). Perciò la Chiesa la chiama - Turris davidica. - Essa cammina contro il demonio e l'inferno, come esercito schierato a battaglia (Cant. VI, 9). A questo proposito dice S. Bernardo: «Non tanto temono i nemici visibili un numeroso esercito che sta per venire alle mani, quanto i demoni il nome, il patrocinio, l'esempio di Maria. Dovunque essi trovano il ricordo frequente, l'invocazione di vota e l'imitazione fedele della Beata Vergine, subito si dileguano come cera al sole (Specul. c. IX)».

Di lei si può dire, come della Sapienza, che «essendo una (perché essa sola è madre di Dio) può tutto, tutto rinnova e si unisce e s'immedesima con le anime fedeli che sono su la terra; essa forma i profeti e gli amici di Dio» (Sap. VII, 27).

«Tu avrai il primo luogo in casa mia, disse Faraone a Giuseppe, e tutto il popolo dipenderà dai tuoi cenni. Io ti costituisco signore di tutta la terra d'Egitto, non riserbo a me altra prerogativa se non quella di sedere sul trono... E gli pose nome Salvatore del mondo... Poi quando, sopravvenuta la carestia, il popolo si volse a Faraone chiedendo pane, questi rispose: Andate a Giuseppe e fate quello che vi dirà» (Gen. XLI, 40, 41, 45, 55). Questa è appunto la condizione di Maria presso Dio e presso gli uomini; Signora del cielo, essa è potentissima su la terra; Dio a lei rimise lo scettro del comando, a sé non riserbando che la maestà del trono. O mortali! andate a Maria e fate tutto quello ch'essa v'ispirerà e non avrete più a soffrire penuria, perché essa vi aprirà i tesori del cielo e della terra (Ib. 56).

«Fu spenta la schiatta dei potenti in Israele, fino al giorno in cui sorse Debora, fino al tempo in cui si levò una madre in Israele» (Iudic. V, 7). Bella profezia e simbolo di Maria! Per quaranta secoli, nell'universo la debolezza regnava in luogo della forza, la viltà invece del coraggio, la pigrizia invece del fervore. Compare Maria, la madre di tutti gli uomini, e la schiatta umana ricupera energia, attività, vigore. I demoni sono legati, l'inferno è chiuso, i vizi sono prostrati; la grazia sovrabbonda dove prima abbondava il peccato; il cielo si riapre; tutto era perduto, e tutto è salvo!...

Quando Bersabea, madre di Salomone, gli si presentò per parlargli, il re si levò in piedi, le andò incontro e inchinatola sedette in trono e fatta sedere anche lei alla sua destra, le disse: - Dimandate quello che volete, o madre mia, perché non posso lasciarvi partire da me con volto corrucciato (III Reg. II, 19-20). Ecco la figura della potenza che ha Maria su l'adorabile suo figlio, il re dei re. Si legge ancora che Salomone diede alla regina di Saba tutto quello che gli domandò (Ib. X, 13). Ben più largo e generoso, perché infinitamente più potente di Salomone, si mostra Dio con Maria nel concedere.

Ritornata Giuditta in Betulla, dagli accampamenti degli Assiri, con in mano la testa recisa di Oloferne, disse al popolo che l'applaudiva: - Il Signore ha compito, per mezzo di me sua serva, la misericordia da lui promessa ad Israele, uccidendo per mia mano il nemico del suo popolo. Ecco la testa di Oloferne, morto per mano di una donna. Il Signore non ha permesso ch'io fossi menomamente contaminata, e mi ha a voi ricondotta senza macchia e tutta lieta della sua vittoria, della mia salute e della vostra liberazione. Confessate dunque il Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericordia. - E il popolo l'applaudiva e l'acclamava, per bocca del suo capo Ozia, benedetta dal Signore fra tutte le donne della terra; e l'assicurava che il nome di lei sarebbe stato celebre nei secoli e benedetto da tutti coloro che avrebbero ricordato le opere della potenza del Signore (IUDITH. XIII, 16-25). Il racconto dei prodigiosi fatti di Giuditta, era una profezia della parte che Maria doveva prendere, nell'opera della redenzione. Assai più di Giuditta, ella può dire: «L'Onnipotente ha tolto di senno il nemico, l'ha consegnato in mano di una donna, ed essa l'ha ucciso» (Ib. XVI, 7). Infatti Maria calpestò l'antico serpente e tutti i giorni mette in fuga le schiere dei nemici. «Maria, dice S. Pier Damiani, è la verga onnipotente che arresta l'impeto dei nostri avversari, i demoni; è la verga di Aronne che opera prodigi (De B. Virg.)».

Quando Assuero si vide presentare la regina Ester, se ne compiacque e stendendo verso di lei lo scettro d'oro, le disse: - Che cosa vuoi, regina Ester? Sono disposto a darti qualunque cosa, anche la metà del mio regno... - Lo stesso fa il re del cielo con Maria, signora dell'universo... Maria è la sua compiacenza; con lei divide il regno e non può rifiutarle nulla. Maria è la più potente delle creature, e Dio ce l'ha data affinché otteniamo per mezzo di lei, tutto ciò che ci bisogna. Ella dispone di tutte le grazie, perché Gesù Cristo l'ha fatta sua dispensiera; e nelle sue mani sono le chiavi della clemenza divina... Ma quale favore domandò mai Ester? - Se ho trovato grazia presso di te, o sire, ella rispose, e se così a te piace, concedimi la mia vita per la quale ti prego, e la vita del mio popolo per la quale ti scongiuro. Poiché si è stabilito di infamarci, di ucciderci e di sterminarci (ESTHER. V, 2-8). Anche Maria si diporta così: Ester ottiene la salvezza di Mardocheo condannato da Aman al patibolo: scampa il suo popolo dal pericolo che lo minaccia... Più superbo e più crudele di Aman, il demonio ha determinato di calpestarci, di ucciderci, di sterminarci; ma la Vergine Santissima con la sua potenza ne rende vani gli sforzi, ne sventa le trame e disperde i crudeli disegni.

«Tutte le creature, dice S. Bernardino da Siena, che servono divote la Trinità, servono anche la Vergine Maria. Infatti tutte le creature, qualunque grado occupino nella creazione, o angeli, o uomini, o elementi del cielo, o eletti, o dannati, tutte sono soggette all'impero di Dio e per ciò dipendenti dalla potenza della Beata Vergine (De Laud. Virg.)». S. Bonaventura dice: «Tutti gli angeli e gli arcangeli, i troni e le potestà a voi servono fedelmente, o Maria; tutte le potenze e le virtù dei cieli, tutte le dominazioni a voi obbediscono; tutti i cori dei cherubini e dei serafini a voi assistono corteggiandovi e servendovi; tutti gli angeli cantano a gara: Santa, santa, santa è la madre di Dio, vergine e madre» (Specul.).

Nessuno, disse la Vergine Santissima a S. Brigida, per quanto nemico di Dio, se non è già assolutamente maledetto, invocherà la mia protezione, senza che ritorni a Dio e ottenga misericordia (Revelat. lib. VI, c. 10). Iddio stesso rivelò questa potenza di Maria a S. Caterina da Siena, assicurandola che la sua bontà ha concesso alla gloriosa madre del suo Unigenito, in riguardo dell'incarnazione del Verbo in lei, che qualunque peccatore la invochi con pio affetto, non possa essere ingannato e sedotto dallo spirito. infernale: perché egli l'ha scelta e collocata come dolce esca per prendere gli uomini e principalmente le anime dei peccatori (In Vita).

S. Bernardo, spiegando quelle parole dell'Apocalisse: «Un grande prodigio apparve in cielo» (XII, 1), scrive che il peccatore, conscio della propria indegnità, può temere che gli avvenga come alla cera in faccia al fuoco che l'annienta, se osi avvicinarsi a Dio che è fuoco ardente; ma che cosa potrà temere, se si avvicina a Maria? In lei non vi è nulla di terribile, niente di severo: essa è tutta dolcezza, e a tutti offre il latte e la lana; tutto in lei spira grazia, benignità e tenerezza; le sue mani versano il perdono e la misericordia.

Di più: se tanto potere ebbe Maria in terra, che sempre fu esaudita da suo Figlio, che cosa non otterrà in cielo?


38. BELLEZZA DI MARIA. -

«Il re s'invaghirà della tua bellezza, disse di Maria il profeta David, mostrati dunque nel tuo splendore e nella tua vaghezza, procedi di trionfo in trionfo e regna» (Psalm. XLIV, 11, 4). Alla vista dell'incomparabile bellezza di Maria, il cielo la invita a prendere lo scettro che le ha preparato... Veramente ineffabile e unica è la bellezza di Maria, se attira lo sguardo del Re dei re!... In Maria vi sono tutte le bellezze, quella della nascita, del sangue, del corpo, dello spirito, del cuore e principalmente quella della grazia e della, virtù... Così splendida è questa bellezza, che ha spinto Dio Padre a sceglierla per Figlia; Dio Figlio a scegliersela per madre. Dio Spirito Santo a scegliersela per sposa.

«Io sono nera, ma bella», diceva di sé la Sposa dei Cantici (Cant. I, 4). Anche queste parole convengono a Maria; infatti:
essa è nera non in se stessa, ma in Adamo suo padre; è nera perché discendente da un peccatore, ma è bella a un tempo per l'immacolata sua concezione che l'ha preservata dalla colpa originale e per la pienezza di tutte le grazie che Dio ha messo in lei...
Ella fu prima nera agli occhi di Giuseppe che, vedendola incinta, e ignorando il mistero dell'incarnazione del Verbo, pensò di abbandonarla; ma in realtà... essa era bella, perché aveva concepito di Spirito Santo e conservato la sua verginità... 
Ella fu nera perché la sua profonda umiltà la rese esteriormente simile alle altre madri che dando alla luce i figli secondo le leggi della natura umana, erano macchiate ed obbligate a purificarsi dopo quaranta giorni. Umile ed obbediente, Maria andò al tempio e si assoggettò alle cerimonie della purificazione...
Ella: apparve vile; spregevole, e quindi nera al Giudei e agli infedeli; ma bellissima compare agli occhi dei fedeli, della Chiesa, degli angeli e specialmente di Dio che tutto vede, tutto conosce, tutto. apprezza...
Maria fu nera al tempo della passione, perché era madre dei dolori; ma divenne bella nella risurrezione di Gesù Cristo e bellissima nel trionfo della sua Assunzione..

Iddio medesimo dice a Maria: «Tu sei bella, o mia diletta; sì, tu sei bella, e i tuoi occhi sono occhi di colomba» (Cant. I, 14). Maria è detta due volte bella, perché è tale e dentro e fuori... È doppiamente bella anche sotto un altro aspetto, cioè: in terra per la virtù e la grazia...; in cielo per la gloria. Come se non potesse cessare di ammirare la bellezza di Maria, il Signore le ripete di nuovo: «O quanto sei bella, diletta mia, quanto sei bella!» (Ib. IV, 1). «Tu sei tutta bella, e non vi è nessuna macchia in te» (Ib. 7). «Tu sei bella e spiri soavità e grazia» (Id. VI, 3).

Alla naturale bellezza di Giuditta, Iddio aggiunse un tale splendore, ch'ella apparve agli occhi di tutti un prodigio di avvenenza e di grazia; quando i seniori e il popolo di Betulia la videro, ne rimasero meravigliati; negli alloggiamenti poi degli Assiri, tanto fu lo stupore tra i soldati al comparire di quella donna, che non sapevano toglierle gli sguardi di dosso. Oloferne medesimo appena la vide né rimase vinto e soggiogato (IUDITH. X, 4, 7, 14, 17). Nella bellezza di Giuditta noi abbiamo, un'immagine della bellezza di Maria... Giuditta era bella agli occhi degli uomini, Maria agli occhi di Dio il quale ne fu talmente rapito, che scelse questa vergine senza macchia per incarnarsi in essa... Giuditta fu l'ornamento della sua nazione; Maria è l'ornamento del cielo e della terra.

Anche Ester era bellissima, elegantissima di forme, amabile e graziosa di tratto (ESTH. II, 7, 15). Di maniera che si guadagnò, tanto il favore di Assuero, che questi l'amò più di tutte le altre donne, le pose in capo il diadema e la fece regina (Ib. 17). Ester è un'altra figura di Maria la cui bellezza piace più a Dio che quella di tutti gli angeli e di tutti i santi insieme. «Bella e graziosa è in tutti i suoi portamenti», dicono, i Proverbi (Prov. III, 17).

Quale creatura si può trovare più dolce, più bella, più meravigliosa della madre di Dio? Essa è un mondo di bellezza; rapisce in estasi di meraviglia il creatore e le creature, gli uomini e gli angeli i quali al primo vederla esclamarono estatici: «Chi è costei che si avanza come aurora nascente, bella come la luna, sfolgorante come il sole?» (Cant. VI, 9). Che meraviglia? Dio ha messo in Maria sola, dice S. Bernardo, tutte le bellezze dell'universo (Serm. IV de Assumpt.). Si, in Maria si trova raccolto e accumulato quasi all'infinito tutto ciò che vi è di bello negli angeli e nei più perfetti degli uomini. Maria è l'onore del genere umano, l'ornamento della Chiesa, lo splendore dei secoli. La sua bellezza si riflette sui santi, su gli angeli, su Dio medesimo.

«O mirabile unione, esclama Ugo da S. Vittore, la bellezza increata si unisce a colei che è tutta bellezza. Io sono tutto bellezza, le dice il suo Dio, e anche voi siete tutta bellezza, o vergine ammirabile; io per natura e voi per grazia. Io sono tutto bellezza, perché tutto ciò che è bello, si trova in me; voi siete tutta bellezza, perché in voi non si trova nulla di ciò che insozza. Voi siete bella di corpo e di anima. L'integrità della verginità vi rende bella di corpo; la virtù dell'umiltà vi conferisce la bellezza dell'anima. Voi siete dunque tutta bella, bianca di corpo più che neve e di anima immacolata. Nessun'altra che voi conveniva a Dio e nessun altro che Dio era degno di voi. O vergine degna di colui che è la dignità per essenza, bella in faccia alla beltà infinita, immacolata dinanzi a Colui che non conosce corruzione, grande dinanzi all'Altissimo e madre di Dio, sposa del Re eterno! (Serm. II de Assumpt.)».


39. FELICITÀ DI MARIA. - 

«La mia colomba è unica; ella è perfetta, disse il Signore, alludendo a Maria, nel Cantico dei Cantici; la videro le figlie di Sion e la proclamarono felice; le regine l'acclamarono» (VI, 8). E che cosa dissero le creature acclamandola? esclamarono: «Chi è mai costei che viene dal deserto tutta felice, appoggiata al suo diletto? (Cant. VIII, 5).

Maria 
1° è stata predestinata da tutta l'eternità ad essere la più perfetta delle creature...;
2° è stata prescelta ad essere la madre di Dio...;
3° è stata preeletta alla più sublime gloria...;
4° è stata preservata dalla colpa originale e rimase senza macchia nella sua concezione...;
5° è stata ricolma di grazie...;
6° ha corrisposto a tutte le grazie...;
7° è sempre rimasta vergine...;
8° fu vergine e madre...;
9° ricevette tutti i doni e i frutti dello Spirito Santo, in tutta l'abbondanza di cui sia capace una creatura non ad altri inferiore che a Dio...;
10° fu trionfalmente assunta in cielo, in corpo ed anima...;
11° cinge la corona di regina del cielo e della terra...

Dove si possono trovare argomenti e fonti di contentezza, di felicità, di beatitudine, più potenti di questi?... Con ragione dunque, comprendendo la sua felicità, Maria predisse che «tutte le generazioni l'avrebbero chiamata beata» (Luc. I, 48).


40. MARIA È REGINA. -

«La regina vostra sposa, disse a Dio il Salmista, siede alla vostra destra, in veste d'oro e vagamente adorna» (Psalm. XLIV, 9)... Questa regina è Maria la quale per la sua maternità divina diventò regina del cielo e della terra, degli angeli e degli uomini. Tutti i cristiani la riconoscono come loro regina, a lei stanno soggetti e si considerano come suoi servi, anzi desiderano e si stimano fortunati di èssere tali.

La dignità di regina è superiore a ogni altra dignità ed è uguale alla dignità di re. La Beata Vergine Maria essendo regina del cielo e della terra, per questa sua incomparabile condizione è di gran lunga superiore a tutte le dignità che possono avere uomini e angeli i quali tutti sono suoi sudditi.

Maria supera in grazia, merito, dignità, non solamente ciascun uomo e angelo in particolare, ma tutti gli uomini e angeli presi insieme; e se si mettessero, dicono i dottori della Chiesa, sopra una bilancia da una parte tutti i meriti, tutte le grazie, tutti gli onori, tutta la gloria degli angeli e degli uomini, e dall'altra le grazie, i meriti, le dignità e la gloria di Maria, la bilancia traboccherebbe dal lato di quest'unica, impareggiabile regina.
Perciò Maria è più cara a Dio, più preziosa ai suoi occhi, e più amata da lui, che non tutti gli angeli e gli uomini insieme; hanno maggior peso presso Dio le preghiere di Maria, che non le suppliche di tutti gli angeli e i santi uniti insieme. Ella è più degna di loro, di essere esaudita, poiché la sua dignità di madre gliene assicura il diritto e in tale qualità ella si avvicina a Dio, come madre al figlio.
Una madre qualunque è superiore ai servi, alle serve ed ai figli medesimi, ai quali comanda con autorità, come padrona di casa. Così la Beata Vergine fu posta da Gesù Cristo, di cui è Madre, a capo della Chiesa, sua famiglia; dunque ella supera in dignità tutti i suoi figli, tutti i fedeli...
«Perché, domanda S. Ireneo, il mistero dell'incarnazione del Verbo non si è adempito senza il consenso di Maria? Perché Dio ha voluto ch'essa sia il principio di ogni bene (De B. Virg.)».
Maria, tenendo il primo seggio, dopo Dio, in cielo, essendo regina in eterno, gode un potere uguale al suo titolo; ella può ciò che vuole; quindi noi tutto abbiamo, tutto troviamo in Maria. Essa vuole la nostra felicità, la nostra salvezza; conformiamo la nostra volontà alla sua.







<<Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis>>



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martedì 19 agosto 2014

I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Maria (II) 11. La visitazione. 12. Nascita di Gesù Cristo. 13. Presentazione e purificazione. 14. Patimenti e rassegnazione di Maria. 15. Assunzione e trionfo di Maria. 16. Dio e gli uomini desideravano la nascita del Messia. 17. L'universo ai piedi di Maria. 18. Maria riferisce tutto a Dio. 19. Amore di Maria per il ritiro. 20. Maria madre e modello dei vergini.

I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Maria (II)
11. La visitazione.
12. Nascita di Gesù Cristo.
13. Presentazione e purificazione.
14. Patimenti e rassegnazione di Maria.
15. Assunzione e trionfo di Maria.
16. Dio e gli uomini desideravano la nascita del Messia.
17. L'universo ai piedi di Maria.
18. Maria riferisce tutto a Dio.
19. Amore di Maria per il ritiro.
20. Maria madre e modello dei vergini.






11. LA VISITAZIONE. 

- «Dopo l'incarnazione, Maria, partendo di casa sua, andò frettolosa ad una città posta tra i monti della Giudea» (Luc. I, 39). Maria se ne parte

1° per annunziare che il Figlio di Dio si è incarnato in lei e per procurare ai suoi congiunti i favori del Verbo fatto uomo; avendo Gesù voluto cominciare, fin dal primo istante del suo concepimento, il ministero suo di Salvatore...; 
2° affinché il Verbo cancellasse il peccato originale contratto da S. Giovanni che trovavasi tuttora nel seno materno e li colmasse ambedue, madre e figlio, dei doni dello Spirito Santo; 3° per congratularsi con Elisabetta del miracoloso concepimento del Battista...; 
4° per porgere ai secoli avvenire un memorabile esempio di umiltà e carità; perché divenuta madre di Dio, regina del cielo e dell'universo, Maria fece visita a S. Elisabetta sua inferiore... Non c'insegna forse questo atto di Maria, che è nostro dovere visitare i poveri e gli inferiori?

La Beata Vergine si avvia ai monti - ad montana. - Un'anima piena di Dio, qual era la sua, s'innalza al più alto grado di virtù... Ben poteva Maria ripetere con Abacuc: «Il Signore Iddio è la mia forza: egli darà ai miei piedi la velocità del cervo; mi ricondurrà trionfante su le altezze, dove inneggerò alla sua gloria» (III, 19).


Maria se ne va frettolosa - cum festinatione. - La Beata Vergine va di passo affrettato alla sua meta per non restarsene troppo lungo tempo in pubblico fuori di casa. «Dal che imparate, o vergini, commenta S. Ambrogio, a non fermarvi a ciarlare per le strade e per le piazze. Maria, grave in casa, va frettolosa in pubblico (In Luc. l. II, n. 19)». Un'anima piena di Spirito Santo, non conosce indugi, non dorme, ma corre e vola per la strada dei divini precetti e della perfezione.


«Maria entra in casa di Zaccaria e saluta Elisabetta» (Luc. I, 40). Questa casa è una casa santa, poiché è la dimora di S. Zaccaria, di S. Elisabetta sua consorte e di S. Giovanni Battista loro figlio... Impariamo a non frequentare che case di buon nome, a non praticare che persone intemerate; fuggiamo a tutto potere le case e le persone di dubbia fama o pericolose. Maria poi è la prima a porgere il saluto; infatti conveniva, dice S. Ambrogio, che fosse tanto più umile, quanto più era pura e favorita da Dio (In Luc. lib. II, n. 19). Che bell'esempio per noi, da imitare! e quale spinta a profittare di ogni occasione per radicare in noi la virtù dell'umiltà.
«E come Elisabetta udì il saluto di Maria, ecco che il figlio le tripudiò in seno ed Elisabetta fu riempita di Spirito Santo» (Luc. I, 41). Per il tripudio del suo figlio, Elisabetta conobbe che Maria aveva concepito il Verbo di Dio. Questo esultare di Giovanni Battista fu cosa soprannaturale, come anche l'uso della ragione che gli fu in quel punto conceduto dal Verbo presente nel seno di Maria. Osservate qui come utile ed efficace è il saluto dei santi, la preghiera che loro si dirige e soprattutto quella. che essi fanno per noi; ma non vi è divozione che sia da paragonare alla devozione verso Maria, né protezione che valga la sua.

Notate ancora con S. Ambrogio, che «sebbene Elisabetta sia stata la prima a udire la voce della Vergine, tuttavia Giovanni fu il primo a sentire la grazia. Il bambino tripudiò e la madre fu in quel mentre ricolma di grazia. La madre non ricevette la grazia prima del figlio; ma dopochè il figlio si trovò colmo di grazia, la comunicò alla madre sua (In Luc. lib. II, n. 19)».

L'angelo salutando Maria le aveva detto: Ave, piena di grazia, il Signore è teco, tu sei benedetta fra le donne (Luc. I, 28); Elisabetta aggiunge alla salutazione angelica queste altre parole: «E benedetto il frutto del ventre tuo» - Benedictus fructus ventris tui. - Poi soggiunse: «E donde mai a me tanta fortuna, che venga in casa mia la madre del mio Signore?» (Luc. 42-43); quasi volesse dire: Voi siete la donna prescelta da tutta l'eternità per schiacciare la testa al serpente, per dare alla luce il Verbo divino, per chiudere l'inferno, per aprire il cielo... Voi siete benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del vostro seno. Né fu sola Elisabetta col bambino che provò i prodigiosi effetti della visita di Maria; anche Zaccaria vi ebbe parte, perché profetizzò dicendo: «Benedetto il Signore Iddio d'Israele, perché ha visitato e redento il popolo suo ed ha risuscitato in mezzo a noi un potente Salvatore, della famiglia del servo suo David» (Luc. I, 68, 69).

«In voi sola, esclama S. Bernardo, in voi sola, Maria, il re dell'universo si cela e si annienta: l'Altissimo si abbassa, l'Immenso s'impicciolisce. Il vero Dio, il Figlio di Dio si è incarnato, e perché? Per arricchirci tutti con la sua povertà, per rialzarci ed innalzarci con la sua umiltà, per ingrandirci col suo annientamento, per unirci a Dio con la sua incarnazione, e perché cominciamo ad essere un solo e medesimo spirito con lui» (Sup.Missus).
Dobbiamo riconoscere che il Salvatore è un Dio nascosto, la cui virtù opera sui cuori in modo segreto ed impenetrabile. Qui noi vediamo Gesù e Maria, Elisabetta e Giovanni. Elisabetta saluta Maria come madre di Dio, e si umilia; Giovanni sente la presenza di Gesù e balza di gioia; Maria riferisce tutto a Dio, Gesù solo pare non faccia nulla; eppure è lui che muove Elisabetta, Maria, Giovanni.

Quante volte Dio ci visita segretamente!... E quanto più spesso ci visiterebbe se non vi mettessimo ostacolo!... E quante volte Gesù viene in noi, suscita in cuor nostro, come già in Elisabetta, sentimenti di fede, di riverenza, di amore, di adorazione alla maestà divina...; ci porta ad umiliarci...; ci spinge e solleva a pii desideri, a santi trasporti, come già fece esultare il Battista...; ci trae finalmente a darci interamente a lui, a benedirlo, lodarlo, amarlo ad imitazione di Maria.

L'abbraccio di Maria e di Elisabetta figura l'unione della legge antica con la nuova, le quali si fusero insieme alla venuta di Gesù Cristo... Elisabetta figura la legge antica, Maria rappresenta la nuova, Giovanni denota il fine delle profezie, egli è l'ultimo dei profeti... Il Salvatore compare, il ministero dei profeti è terminato...

Nell'istante del suo abbracciamento con Elisabetta, Maria sciolse il labbro al sublime cantico del Magnificat. Nel quale dopo aver detto che l'anima sua loda ed esulta nel Signore, confessa che se le generazioni tutte la chiameranno beata, se tutti i secoli gareggeranno nell'esaltarla, è perché Dio aveva guardato con occhio benigno la bassezza e l'umiltà della sua serva e mostrato la potenza del suo braccio facendo in lei cose strepitose ed inaudite; sicché rovesciò i grandi ed innalzò i piccoli, colmò di beni i poverelli affamati e immiserì i ricchi. E tutto ciò fece per sua misericordia e in adempimento delle promesse date ad Abramo ed alla sua progenie (Luc. I, 46-55).



12. NASCITA DI GESÙ CRISTO. - Il parto di Maria fu, secondo l'unanime insegnamento dei padri, dei dottori, dei teologi, della Chiesa, come senza dolore, così senza lesione dell'integrità del suo seno verginale... Quale afflizione per Maria non trovare che una stalla ed una greppia per mettervi al mondo il suo divin bambino!... Correva la stagione più rigida dell'anno, era notte avanzata e Maria trovavasi priva di ogni soccorso allorché diede alla luce colui che era la salute del mondo, il Messia, l'Aspettato dalle nazioni, il Verbo fatto carne ...«Ella partorì il Figliuol suo; e involtolo in fasce, l'adagiò in una mangiatoia» (Luc. II, 7).

Chi descriverà la gioia, la contentezza, l'estasi di Maria nell'accogliere la prima e per la prima volta il divino infante tra le sue braccia?... Di che carezze non l'avrà colmato!... Quali dolci lagrime non avrà versato su di lui!... che soavi baci, che teneri abbracci non gli avrà dato!... Come grande era l'amore del celeste bambino per sua madre e come sviscerato l'amore di Maria per Gesù!... Che cari e dolci sorrisi da una parte, che teneri sfoghi dall'altra!... «O solo parto senza dolore, esclama S. Bernardo, solo puro, solo esente da corruzione! O nascita soprannaturale! Chi narrerà le tue meraviglie?» (Serm. I in vig. Nativ.).


Il censo ordinato da Cesare Augusto ebbe luogo in un tempo in cui il mondo godeva di così universale e profonda pace, che si era chiuso il tempio di Giano. Ora questo avvenne per singolare disposizione di Dio il quale voleva mostrare che Gesù Cristo, nascendo, portava la pace tra il cielo e la terra. Narra la tradizione, che la vergine Maria apparve, con in braccio il figliuol suo, a Cesare Augusto e che in memoria appunto di tale apparizione il romano imperatore fece innalzare sul Campidoglio un'ara portante l'iscrizione - Altare del primogenito di Dio (SUID. - NICEP. ­BARON. - Lex. Hist. et Annal. Eccl.). È opinione di non pochi dottori che gli angeli ricevessero Gesù nella sua nascita e lo rimettessero nelle braccia di Maria... La mangiatoia in cui fu collocato Gesù dopo la sua nascita, si trova al presente in Roma nella Basilica di Santa Maria Maggiore.

Maria accolse i pastori inviati dagli angeli e gelosamente custodiva e meditava in cuor suo tutto quello che del bambino si andava dicendo (Luc. II, 19).




13. PRESENTAZIONE E PURIFICAZIONE. - «Maria e Giuseppe portarono Gesù a Gerusalemme per offrirlo al Signore» (Luc. II, 22). Che obbedienza assoluta! che umiltà profonda non manifesta Maria nella sua purificazione!... Essa vergine, essa immacolata, non disdegna di prendere posto tra le donne comuni... Né solamente di obbedienza e di umiltà ci porge esempio Maria nel tempio, ma anche di eroica rassegnazione, poiché là le fu squarciato il seno dalla spada del dolore, secondo la parola del vecchio Simeone (Luc. II, 35).


Maria offerse a Dio, nel giorno della purificazione, il suo distacco dalle cose terrene, la sua sommissione e la sua penitenza. Per la cerimonia della purificazione ella si assoggettò al giogo della legge antica, legge di servitù dalla quale ella era formalmente esente... Il silenzio di Maria che taceva il grande mistero della sua maternità divina, non ostante che un lembo del velo già avesse alzato Simeone, era prova sicura, certo indizio di una riserbatezza straordinaria, di una impareggiabile modestia. La sua presenza al tempio, l'offerta che vi faceva, dava argomento a credere che ella fosse madre come tutte le altre... O umiltà incredibile ed ineffabile!... Simeone la loda e ne proclama la gloria; Anna, la profetessa, ne divulga le grandezze: ella sola tace, adorando Iddio... Essa è vergine; Dio lo sa, Gesù lo sa, lo sa Giuseppe e questo a lei basta...





14. PATIMENTI E RASSEGNAZIONE DI MARIA. - La predizione fatta da Simeone alla Beata Vergine, il giorno della sua purificazione, che cioè avrebbe l'anima trapassata dalla spada del dolore (Luc. II, 35) ebbe pieno il suo avveramento; poiché in cento occasioni e in mille modi l’acuta punta del dolore fece lo strazio del cuore di Maria.

1° Maria sofferse dei patimenti di suo figlio e le pene di lei furono uguali al suo amore... Nei martiri e nei santi, l'amore fu sempre dolce sollievo nei dolori, fu balsamo divino che cicatrizzò le loro piaghe benché profonde. Più essi amavano Dio, meno sentivano i loro dolori... Al contrario, quanto più Maria ha amato, tanto più ha sofferto e siccome il suo amore era in certo qual modo infinito, anche infiniti furono i patimenti di lei. 2° Maria soffrì per effetto di compassione...; tutti i dolori di Gesù Cristo ebbero in essa la loro ripercussione... ; 3° Ella ha patito in ragione della sua dignità... 4° Ha sofferto in proporzione della lunga durata dei suoi patimenti... Dal punto della sua incarnazione, Gesù vide e sostenne tutta la sua passione; da quel momento ancora, Maria conobbe e sofferse tutte le pene di suo figlio, del suo Dio... 5° Ha patito per sollecitudine... Vide Gesù soffrire tutto da solo, abbandonato dai suoi apostoli, dagli uomini e dagli angeli... 6° Ha sofferto delle bestemmie e delle calunnie orribili lanciate contro Gesù Cristo... 7° Ha patito per la vista e la presenza continua del caro suo figlio crocefisso.

Ecco perché i dottori insegnano che la Beata Vergine fu martire e più che martire. Il dolore dei martiri lacerò il loro corpo, il dolore di Maria, come quello di Gesù, lacerò la loro anima. - Come Gesù Cristo sofferse infinitamente più che ogni martire e che tutti i martiri insieme, così i dolori di Maria la vincono su tutti i dolori dei martiri... Gesù fu crocifisso; anche sua madre lo fu con lui, a cagione degli indicibili spasimi da lei provati ai piedi della croce!... Perseguitando Gesù, si perseguita anche la sua tenera madre; perché della morte di Gesù essa ha fatto la morte sua. «Il dolore della Vergine fu sì grande, scrive San Bernardino, che diviso fra tutti gli uomini, basterebbe dare loro in su l'istante la morte (Tom. II, serm. LXI)».

Che ambascia strinse il cuore della Vergine, quando conobbe che Giuseppe aveva concepito il disegno di abbandonarla!... Che trafittura per lei, vedersi rigettata dalla gente, così che è costretta a partorire il figliuol suo in una capanna, alla campagna, collocarlo in una mangiatoia fra due animali!... Che stretta, vedere già stillare il sangue di Gesù Cristo sotto il coltello della circoncisione!... Che ansia non le cagiona la fuga in Egitto!... Che angoscia, avere smarrito il suo Gesù e cercarlo per tre giorni!... Che puntura, udirlo accusato di malefizi, d'incantesimi, di sobillazioni, di delitti, lui che era l'innocenza e la mansuetudine per essenza!... Che strazio, quando conobbe il tradimento di Giuda, la negazione di Pietro, l'abbandono degli apostoli!... Che affanno, al suono delle calunnie e delle false testimonianze portate al tribunale del sommo sacerdote!... Che ineffabile tormento, essere testimonio dell'agonia, degli schiaffi, degli sputi, degli oltraggi, delle beffe, dei sarcasmi, delle invettive, delle maledizioni, delle grida di rabbia, della flagellazione, dell'incoronazione di spine, della presentazione di Gesù al popolo, della sua condanna, della sua andata al luogo del supplizio con la croce su le spalle e bagnando del suo sangue il cammino!

Ma ecco Gesù al Calvario, ed eccovi Maria anch'essa!... Gesù è su la croce e Maria gli sta ai piedi (IOANN. XIX, 25). O Dio, che inenarrabili patimenti per l'anima sua! Col figlio sta crocefissa la madre; i chiodi che trapassarono le mani e i piedi di Gesù giunsero con la loro punta a trafiggere il Cuore di Maria; la veste che fu staccata a brandelli dalla carne del Salvatore, riaprendone le piaghe, il fiele di cui fu abbeverato, le ingiurie, le imprecazioni, i ludibrii a cui fu fatto segno, furono altrettanti colpi di spada che trapassarono il cuore della Vergine!... Qual pena per lei sentirsi sostituito Giovanni invece del figlio Gesù!... Qual sommo dolore finalmente, vedere questo suo Gesù dare l'ultimo respiro su la croce!...

No, no, i patimenti dei martiri sono un nulla in confronto del martirio di Maria... S. Bernardo dice: «Nessuna mente può comprendere, nessuna lingua può esprimere gli ineffabili strazi che lacerarono il cuore di Maria. Voi pagate su la croce, o Vergine benedetta, egli dice, con larga usura quel tributo di dolore da cui andaste esente nel vostro parto. Provarono le vostre viscere, sotto la croce del vostro figlio che moriva, ben più crudo lo scempio che non avevano provato in Betlemme, quand'egli da voi nasceva (Serm. XXIX in Cant.)».

Ai piedi della croce Maria, secondo l'espressione del Crisostomo, affogava in un mare di patimenti (Serm. in Pass.). Ciò non di meno, sotto il peso di tanta angoscia, Maria non apre la bocca a un lamento; ella si uniforma con intera rassegnazione alla volontà di Dio...




15. ASSUNZIONE E TRIONFO DI MARIA. - Quando i giorni della vita della madre di Dio giunsero al loro tramonto terreno, gli apostoli tutti che erano sparsi per il mondo, si trovarono, per speciale tratto di provvidenza, radunati in Gerusalemme e fecero corona al suo letto. Il vescovo Giovenale di Gerusalemme e S. Giovanni Damasceno, con non pochi altri autori, fanno preciso ricordo di questo fatto. La tradizione ancora ci dice che la Beata Vergine completò sua vita l'anno 58 dell'Era volgare, ventiquattro anni dopo la morte di Gesù Cristo e contandone essa settantadue.

È certo che Maria non è morta. Ma che bella, che dolce estasi, o gran Dio! dopo una vita così santa, così perfetta, così sublime! Non fu che un'estasi d'amore. In lei si avverò alla lettera quel detto dello Spirito Santo: «Forte come la morte è l'amore» (Cant. VIII, 6).

Il cielo si aprì alla Vergine Immacolata e Gesù Cristo le andò incontro accompagnato da tutta la corte celeste a riceverla... «Il tempio di Dio si aprì nel Cielo, dice l'Apocalisse, e fu veduta l'arca dell'alleanza di Dio nel proprio tempio» (Apoc. XI, 19). Quest'arca dell'alleanza di Dio è Maria. Di lei pure si dice nel medesimo libro, a dinotarne l'assunzione al cielo: «Una stupenda meraviglia risplendette in Cielo; una donna vestita di sole, con sotto i piedi la luna, e una corona di dodici stelle in capo» (Ib. XII, 1). 
Di lei pure, diceva il Salmista: «La regina vostra sposa, o Signore, si è assisa alla vostra destra in manto d'oro e splendente di ogni sorta di gemme» (Psalm. XLIV, 9). Sì, o Vergine Santa, il re celeste è preso dalla vostra bellezza (Ib. 11). Presentatevi a lui nella vostra sfolgorante bellezza, o Maria, montate al cielo, seduta sul carro del trionfo e regnate lassù in eterno (Ib.).

Rapiti di ammirazione, i cori degli angeli, se le affollano riverenti sul passaggio e dicono: «Chi è costei che s'avanza come aurora nascente, bella come la luna, splendida come il sole? - Chi è costei che se ne viene dal deserto, tutta vaga e ricca, abbracciata al suo diletto?» (Cant. VI, 9); (Ib. VIII, 5).

Scrive S. Pier Damiani, che la gloria tra cui è ricevuta l'augusta regina Maria al suo uscire da questo mondo, non conosce né cominciamento né fine (Serm. de Assumpt. Virg.) ; di lei possiamo dire con la Sapienza: «La vostra magnificenza, o Dio, splende sul diadema che le cinge le tempia» (Sap. XVIII, 24). Ma come può un mortale parlare del trionfo e delle glorie di Maria? Qui si possono ripetere le espressioni di S. Paolo: che «occhio mai vide, orecchio mai udì, cuore di uomo non mai comprese quello che Dio ha preparato a coloro che l'amano» (I Cor II, 9). Siccome Maria ha più amato Dio essa sola, che non tutti gli angeli e gli uomini insieme, ricevette corona più ricca, gloria più splendida di quella che godono ili angeli e i santi tutti... Ammiriamo e taciamo...

Riferisce la Scrittura che levatosi in piedi Salomone al comparire della madre sua, le andò incontro, poi sedutosi sul suo trono e fatta sedere anche lei su un altro trono alla sua destra, le disse: Chiedi a tuo piacere, o madre, che già non conviene che io ti disgusti (III Reg. II, 19-20). Ecco una languida ombra del trionfale ricevimento di Maria in cielo e del modo con cui Gesù Cristo accolse la madre sua. 

Ne è pure un'immagine il fatto di Ester; di costei si racconta che il re Assuero l'amò al di sopra di tutte le vergini presentategli in ispose: e che essa incontrò grazia e favore presso di lui, il quale le cinse il diadema e la costituì regina (ESTH. II, 17). Al vostro ingresso nel cielo, o Maria, il vostro figlio vi ha ammantata di gloria, cinta di splendore, vestita di maestà incomparabile; dimodochè a giusto titolo potete applicarvi quelle parole del Savio: «La ricchezza e la gloria sono mio retaggio» (Prov. VIII, 18).

Essendo Maria stata piena di grazia, come mai non sarebbe essa ricolma di onori e di gloria? Avendo avuto in terra più virtù e perfezioni e meriti che tutte le creature, conviene che goda in Cielo una gloria di gran lunga superiore a quella di tutte le creature angeliche e umane.

Il Padre l'accolse e coronò a titolo di figlia diletta, divenuta l'augusto santuario del Verbo eterno... Il Figlio l'accolse e le diede potenza e titolo di madre... Lo Spirito Santo l'abbracciò e colmò di gloria a titolo di sposa... Tutti gli ordini angelici la ricevettero e venerarono e celebrarono come loro padrona e regina. Tutti le vennero attorno per farle corona, ammirarla e renderle onore. Il cielo e la Santissima Trinità la dichiararono regina e regina in eterno. O trionfo unico di grandezza, di maestà, di gloria!... O Maria madre nostra, traeteci a voi; otteneteci la grazia d'imitarvi su la terra e di andarvi a contemplare nel cielo!...




16. DIO E GLI UOMINI DESIDERAVANO LA NASCITA DEL MESSIA. 

- Lo Spirito Santo mette, nella persona della Sposa dei Cantici, su le labbra di Maria queste parole: «Ecco che il mio diletto mi viene a dire: Lèvati, affrèttati, o mia diletta, o mia colomba, tu che sei tutta bella agli occhi miei, lèvati, e vieni» (Cant. 11, 10). Questo diletto che parla a Maria, è Dio il quale vuole e desidera salvare il mondo per mezzo di lei...

E infatti, non appena Adamo pecca, egli dà prova di questo suo desiderio, che Maria compaia al mondo, promettendogliela come riparatrice del suo peccato. L'annunzia ad Abramo, ad Isacco a Giacobbe ai profeti; la colma di grazie quando arriva, le spedisce un angelo a dirle che l'Onnipotente l'ha scelta per madre...

Maria è, insieme al Salvatore del mondo, l'oggetto dell'aspettazione delle genti per quattro mila anni. «Signore, diceva l'Ecclesiastico alludendo a Maria, fate comparire prodigi non mai più veduti, cangiate le vostre meraviglie. Glorificate la vostra mano e il vostro braccio destro. Distruggete Satana e riducete all'impotenza il vostro nemico (per colei che deve schiacciarle il capo). Affrettate l'ora e ricordatevi dello scopo, affinché il mondo narri le vostre meraviglie» (XXXVI, 6-7, 9-10). «O cieli, esclamava Isaia, guardando a Gesù e alla Beata Vergine Maria, versate la vostra rugiada; lasciate, o nubi, piovere il giusto; apriti, o terra, e germina il Salvatore» (XLV, 8). La terra è sterile e disseccata; non produce che rovi e spine; il profeta desidera una nuova terra, cioè il seno verginale di Maria, il quale produrrà un nuovo frutto, un frutto divino...

La sacra Scrittura è ripiena di testimonianze, di voti, di gridi di speranza, di sospiri, delle preghiere rivolte al Signore perché inviasse il Messia, e colei da cui questi doveva nascere. «O Sapienza che siete uscita dalla bocca dell'Altissimo, venite ad insegnarci la via della prudenza» (Eccli. XXIV. - ISAI. XL). «O Adonai, capo della casa d'Israele, venite a riscattarci con la forza del vostro braccio» (Exod. VI).

Gli angeli desideravano la venuta di Maria al mondo, acciocché finalmente fossero occupate le sedi lasciate vuote in cielo dagli angeli ribelli... Nel limbo, le anime dei giusti; sulla terra, le nazioni affrettavano ansiose la comparsa di Maria.




17. L'UNIVERSO AI PIEDI DI MARIA. 

- Ma non solamente la Scrittura ci ha lasciato monumenti e ricordi della universale aspettazione di Maria, ma anche magnifiche profezie dell'omaggio che le avrebbe prestato il mondo, omaggio di invocazione, di preghiera, di lodi. Se toccò ai Giudei la bella sorte di vedere paghi i voti dell'aspettazione, fu riservata a noi cristiani l'invidiata fortuna di vedere l'umanità prostrata ai piedi di Maria in atto d'invocarla e lodarla, l'adempimento della glorificazione profetizzata.

Accennando alla Vergine, il Salmista aveva detto che le figlie di Tiro l'avrebbero regalata di ricchi presenti e che i grandi della terra avrebbero sollecitato, come segnalata grazia, il favore di poterne mirare il volto (Psalm. XLIV, 12) Il Signore afferma nei Cantici, che la sua colomba (Maria), è unica, è perfetta, che avendola veduta le fanciulle, l'acclamarono avventurata; le matrone e le regine ne celebrarono le lodi (VI, 8). Nelle province che si accalcavano attorno al seggio di Giuseppe in Egitto, per comprare grano e quietare la fame (Gen. XLI, 57), non vedono forse gli interpreti sacri l'immagine delle nazioni affollate intorno all'altare della Vergine, invocandone protezione e aiuto?

«Voi siete benedetta dal Signore, o figlia mia, disse Booz a Ruth: tutto il popolo sa che siete una donna sopra ogni altra virtuosa » (RUTH. III, 10-11). Ruth non era che la figura di Maria alla quale in verità, meglio, che a Ruth, convengono nel più ampio senso le citate parole. Come anche a lei alludeva il vecchio Tobia, quando pronunziava quell'oracolo: «Di fulgidissima luce splenderete e i più lontani popoli della terra vi venereranno. A voi trarranno le nazioni dai più remoti lidi portandovi regali; in voi esse adoreranno il Signore e voi chiameranno terra santa, perché in voi invocheranno il grande nome del Signore... E voi vi rallegrerete e godrete dei vostri figli, perché saranno tutti benedetti e raccolti ai piedi di un medesimo Signore» (TOB. XIII, 15-17).

La Scrittura ci narra come ritiratasi Giuditta in Betulia, dopo la morte di Oloferne, tutto il popolo, dai ragazzi ai vecchi, le corse incontro e le si serrò attorno giulivo a festeggiarla e lodando Dio la chiamavano benedetta dal Signore sopra tutte le donne della terra, perché egli aveva reso in quel giorno così chiaro ed illustre il nome di lei, che le sue lodi non sarebbero mai cessate su le labbra di quanti avrebbero ricordato la potenza dell'Altissimo (IUDITH. XIII, 15, 22-25). Non è forse questo che noi vediamo adempirsi e rinnovarsi tutti i giorni, da diciannove secoli, dall'universo prostrato agli altari dell'immacolata? Si, noi udiamo ogni giorno l'umanità cristiana esclamare rivolta a Maria: «Voi siete la gloria di Gerusalemme, la gioia d'Israele, l'onore del vostro popolo; voi la benedetta da Dio fra tutti i padiglioni di Giacobbe; perché il Signore sarà glorificato in voi da tutte le nazioni che udiranno pronunziare il vostro nome» (IUDITH. XV, 10 - XIII, 31). Maria è lodata, esaltata, benedetta, invocata ovunque è conosciuto, lodato e invocato il nome di Gesù Cristo.

Verrà tempo, dice Maria nel sublime cantico del Magnificat, che «tutte le nazioni mi chiameranno beata» (Luc. I, 48). La chiameranno beata, perché il Signore ha eletto in essa la sua dimora (Psalm. CXXXI, 14). La chiameranno beata, perché il Verbo si è in lei Incarnato. La chiameranno beata, finalmente, perché umiliandosi ha meritato di diventare la madre di Dio e la corredentrice del genere umano (Luc. I, 48).

Maria qui annunzia e predice la sua grandezza presente e futura; e questa sua profezia si è in modo mirabile adempita in tutti i secoli e si adempirà fino alla fine del mondo e per tutta l'eternità. I templi, le cappelle, gli altari innalzati a Maria, gli onori a lei resi, le tabelle votive a lei offerte, i pellegrinaggi, le preghiere, i canti, ecc. che in tutti i luoghi e in tutti i tempi ebbero per iscopo o d'invocarla o di ringraziarla, sono altrettanti monumenti che attestano l'adempimento delle parole della Beata Vergine: - Beatam me dicent omnes generationes. - L'eternità si unisce al tempo per renderle quest'omaggio. Nel soggiorno della gloria, gli angeli e i beati le si affolleranno eternamente intorno per lodarla, onorarla, benedirla e proclamarla beata. L'augusta Trinità anch'essa unirà la sua voce a quella della corte celeste.

Non vi è angolo di terra, dove non sorga una chiesa o una cappella dedicata alla Madonna. Quelle che torreggiano su l'altezza dei monti, furono là innalzate per tenere lungi la folgore e la tempesta dai sottoposti Plani e per attirare sopra di loro la pioggia benefica, immagine della pioggia celeste della grazia che discende nei cuori... In fondo alle valli, ricordano che Maria viene là per benedire gli umili e i deboli... In mezzo alle foreste ed alle cupe solitudini, servono di faro al viaggiatore che scorge di lontano le loro torri, e sente la campana di Maria dare il rintocco dell'Angelus. I popoli accorrono a questi santuari per invocare Maria e proclamarla beata.

Non vi è chiesa nel mondo, dove non si veda un altare consecrato a Maria; dappertutto il culto e l'altare di Dio si uniscono al culto ed all'altare della Vergine... Anzi la maggior parte delle più sontuose basiliche, dei più magnifici templi che ornino le capitali dei regni e degli stati, sono consecrate a Maria. Non è dunque vero che tutte le nazioni la proclamano beata? - Beatam me dicent omnes generationes.

Ludibrio di spaventosa tempesta, già in sul punto di affogare, il marinaio scorge, dall'alto dei marosi, un punto culminante: è un santuario eretto a Maria da altri naviganti che qualche secolo innanzi, furono liberati da certo naufragio, per il voto fatto alla Vergine d'innalzarle quel modesto monumento della propria riconoscenza. A tal vista il marinaio volge con fiducia lo sguardo da quel lato; invoca Maria e campa da certa morte. 
Migliaia di tali santuari sorgono cosi in vista ai lidi, per glorificare e ringraziare colei che la Chiesa invoca sotto il nome di Stella del mare. Le mura di queste chiesuole si mostrano coperte di tavolette, indizio e dei voti fatti e dei soccorsi ottenuti. Qui è la Vergine del Carmelo, là è la Madonna di Loreto; su quel promontorio sorge la Madonna della Neve; su quell'altro s'innalza la Madonna della Guardia; più lungi biancheggia la cupola di Nostra Donna del Soccorso e via dicendo; e sotto le volte di tutti questi edifizi risuona la voce del popolo, che divoto e riconoscente, proclama beata la Vergine, salutandola stella del mare: - Beatam, me dicent omnes generationes - Ave, maris stella.

Tutte le età, tutti gli stati, tutti i secoli, tutte le lingue; giudei, gentili convertiti, uomini e donne, ricchi e poveri, tutti pregano, tutti invocano, tutti onorano Maria, tutti ad una voce la decantano beata.

- Beatam me dicent omnes generationes. - «A lei volgono l'occhio, dice S. Bernardo, e quelli che dimorano nel cielo e quelli che peregrinano su la terra e quelli che passano per il purgatorio; desiderando i primi che siano riempiti i seggi lasciati vacanti tra loro dagli angeli ribelli; implorando i secondi la loro riconciliazione con Dio; chiedendo i terzi di essere liberati (Serm. II de Pentec)».

«O Vergine santa» esclama il cardinal Ugone, tutte le generazioni vi dicono beata, perché avete partorito per tutti la vita, la grazia, la gloria: la vita ai morti, la grazia ai peccatori, la gloria agli infelici. Un mirabile concerto di voci a voi rivolge le lodi già date a Giuditta. Voi siete la gloria di Gerusalemme, la letizia di Israele, l'onore del popolo; voi avete operato con fortezza. La prima parola viene dagli angeli, di cui Maria ha riparato la rovina; la seconda dagli uomini, la cui tristezza fu da essa mutata in gaudio; la terza dalle donne le quali furono per lei tolte all'infamia e al disonore; la quarta dai morti ai quali ha sciolto le catene (In lib. Iudith) ».

Ecco che tutte le età mi chiameranno beata. Questa parola Ecco - Ecce -dinota l'ammirazione. Ecco una cosa nuova, un fatto sconosciuto a tutti i secoli, meraviglioso sopra ogni dire, che una donna sia benedetta e felice; anzi più felice degli uomini e degli angeli medesimi. Infatti fino a quel giorno tutte le donne erano state umiliate da Dio nella persona di Eva e condannate a sopportare tre pene: la schiavitù, il dolore, il lavoro... Ecco - Ecce - significa il cominciamento, il principio. Ecco che da questo istante sono dichiarata beata e continuerò ad esserlo per tutti i secoli... Ecco - Ecce ­ suona ancora avvertimento; quasi dica: fate attenzione, o miseri mortali che cercate la felicità, e imparate da me com'essa si trovi nell'umiltà, nell'obbedienza, nella grazia di Dio; sappiate che e quelle e questa voi otterrete per mezzo mio. Perché io sono stata la prima a gustare la felicità, io sono quella per cui Dio vuole rendere felici tutti gli uomini. Correte dunque al mio seno, implorate il mio patrocinio se volete sottrarvi all'infelicità e raggiungere la felicità...

Permettetemi, gridava il pio Gersone, permettetemi, o Vergine santa, che vi lodi e vi esalti come più che tre volte beata. 

Infatti: 
1° siete beata, secondo la parola di Elisabetta, perché avete creduto: - Beata quae credidisti. - 
2° Siete beata, perché piena di grazia, secondo la salutazione angelica: - Ave, gratia plena. 3° Siete beata, perché benedetta a cagione del frutto del vostro seno, che è la benedizione per essenza: - Benedictus fructus ventris tui. - 
4° Siete beata, perché l'Onnipotente ha operato in voi mirabili cose: - Fecit mihi magna qui potens est. - 
5° Siete beata per essere la madre di Dio. - 
6° Siete beata, per aver unito la fecondità alla verginità... - 
7° Siete beata, perché non avete avuto chi vi uguagliasse prima di voi, né vi sarà chi vi pareggi dopo. Sì, tutte le nazioni vi diranno beata: ­ Beatam me dicent omnes generationes (Tract. IV, not. I supMar.).

Ancora una volta: Maria ha predetto che sarebbe proclamata beata, onorata ed invocata come tale da tutte le genti, in tutti i luoghi e per tutti i secoli, e questa profezia si vede adempita pienamente. Tutto ne fa fede, le chiese, le cappelle, gli altari, i monumenti, i pellegrinaggi, le congregazioni religiose, le confraternite laicali istituite in suo onore, le preghiere, le processioni, i canti dei fedeli. A lei sola si porge il culto di iperdulìa, e il culto della Vergine vince in isplendore, in estensione, in frequenza, il culto che si presta agli angeli ed ai santi tutti insieme; su la terra e sul mare, nei paesi civili e nei barbari, dappertutto echeggia glorioso e venerato, amato e invocato il nome della gran madre di Dio, Maria.

In ogni tempo e in ogni luogo, i cristiani e la Chiesa tutta celebrarono e celebreranno, o Vergine augusta, la vostra concezione immacolata, la verginità illibata, la maternità divina, l'umiltà, l'obbedienza, la pazienza, la santità ed ogni virtù vostra; la vostra potenza, la bontà, la misericordia, le grazie che ottenete ai vostri servi, i miracoli che a loro soccorso operate: - Beatam me dicent omnes generationes. - Deh! prosperi, aumenti e si dilati il vostro culto fino a che vi saranno uomini in terra e angeli in cielo! fino a che Dio sarà Dio, per tutta l'eternità ed oltre! (Exod. XV, 18). Così sarà certamente ed io me ne compiaccio, o madre mia! perché voi ne siete degna. Ottenetemi che vi onori, vi preghi, vi ami e v'imiti quaggiù, affinché possa godere per sempre della vostra vista e compagnia nel cielo...

Se Maria fosse stata una donna qualunque e non in realtà la madre di Dio, come avrebbe potuto annunziare che sarebbe esaltata a tanta grandezza e che tanto grande, tanto universale, tanto costante sarebbe stata la devozione e il culto suo? Se ella non fosse stata madre di Dio, si sarebbero le sue profezie adempite così pienamente, come attesta la voce di diciannove secoli? avrebbe Iddio permesso che una tale impostura regnasse in tutti i tempi e su tutta la Chiesa, a tal punto da accecare e sedurre e traviare tutti i teologi, tutti i dottori, tutti i vescovi, tutti i padri, tutti i concili, tutti i papi, tutti i santi, in una parola tutta la Chiesa e sempre?
Ah, viva Maria! viva il suo nome, il suo culto, il suo amore! Oh come è dolce il pregarla, onorarIa, amarla, imitarla! Tanta sapienza e tanta felicità sta riservata ai suoi servi, che io voglio e anelo e sospiro e protesto di vivere in Maria e per Maria, affinché mi sia dato di morire tra le materne sue braccia.




18. MARIA RIFERISCE TUTTO A DIO.

 

- L'angelo esalta Maria dicendole: «Io vi saluto, o piena di grazie, il Signore è con voi, voi siete benedetta tra tutte le donne» (Luc. I, 28); - e Maria riferisce subito quest'onore a Dio, dichiarandosi l'umile ancella del Signore (Luc. I, 38). 

Elisabetta glorifica Maria chiamandola benedetta tra le donne, perché benedetto è il frutto delle sue viscere e professandosi, indegna dell'alto onore di accogliere in casa sua la madre del suo Signore (LUC. I, 43). Ora che fa Maria, udendo tanto elogio? tutto lo rifonde in Dio cantando: «L'anima mia glorifica il Signore » (Luc. I, 46). Maria dà a Dio le lodi che a lei sono tributate e le riversa in Dio, come nell'unica vera sorgente di ogni bene. Voi, o Elisabetta, pare che dica, voi esaltate la madre del Signore, ma l'anima mia esalta e glorifica Iddio. 

Con queste, parole: - Magnificat anima mea Dominum - Maria annunzia e proclama la bontà, la misericordia, la potenza, la maestà di Dio. Con quelle altre: - Et exultavit spiritus meus in Deo salutari meo - il mio spirito si è rallegrato in Dio mio Salvatore, ella fa conoscere la dolcezza e le delizie che ha attinto in Dio al tempo della concezione del Verbo. Essa imitava in questo modo gli angeli i quali meritano, esaltano e decantano la maestà incomprensibile di Dio e godono a un tempo stesso della sua dolcezza. Ammirano per amare ed esaltare.


In un modo Dio esalta l'uomo innalzandolo al disopra degli altri uomini per mezzo delle ricchezze, degli onori, delle grazie e dei doni speciali; ma l'uomo non può in questa maniera esaltare Dio, perché non ha potere di aggiungere nulla alla grandezza divina. Egli dunque l'esalta lodandolo, proclamandone la bontà, la maestà, la potenza, la santità, la misericordia, la provvidenza, la scienza, la gloria, l'immensità, l'eternità, insomma tutti gli attributi divini... Iddio allora è glorificato dall'uomo quando questi l'onora e lo serve con le sue virtù... E glorificato quando noi ci conformiamo a Gesù Cristo e in lui ci specchiamo come nel nostro modello... L'anima nostra glorifica il Signore con l'uso delle mani, degli occhi, della lingua, del cuore, della memoria, della volontà, dell'intelligenza... Ciascuno può, dice S. Agostino, concepire il Verbo credendo in lui, partorirlo annunziandolo agli altri, esaltarlo amandolo; allora può ripetere con Maria: L'anima mia glorifica il Signore (Super Magnificat).

Maria disse: «L'anima mia» - Anima mea, - perché: 
1° ella possedeva tutt'intera l'anima sua; così non è, pur troppo! di noi nei quali il demonio o la carne, l'orgoglio o l'accidia, ecc. sono padroni e tiranni. 
2° Essa aveva dato senza riserva tutta l'anima sua a suo figlio; ora, dare l'anima propria senz'eccezione a Dio vuol dire esserne interi ed assoluti padroni noi medesimi... 
3° Essa amava infocatamente Iddio: ora quanto più si ama Dio, tanto più si possiede interamente l'anima propria...

Maria ha in tutto il corso della sua vita glorificato Iddio e riferito a lui ogni cosa, fino alla sua estasi finale, proclamando la grandezza di Dio... «Quegli che è potente ha fatto in me grandi cose e il suo nome è santo» - Fecit mihi magna qui potens est, et sanctum nomen eius (Luc. I, 49). Maria riferisce tutto a Dio solo e niente a se stessa, dei grandi fatti di cui Elisabetta la encomiava; essa benedice il nome del Signore e dice che Dio l'ha santificata perché la destinava a madre sua... Giacché noi tutto abbiamo da Dio, corpo e anima, vita e sanità, beni temporali e spirituali, dobbiamo ad esempio di Maria, attribuire tutto a Dio. lui riconoscere e confessare e ringraziare come datore di ogni cosa. E’ questo il vero, il sicuro mezzo di piacergli e di meritarci sempre più abbondanti i suoi doni.





19. AMORE DI MARIA PER IL RITIRO. 

- Nessuno fu più di Maria amante del ritiro e della solitudine... Sua occupazione è il lavoro... Non conosce che il tempio e la casa, Dio e i suoi genitori... Parla di rado, non si mostra mai in pubblico... Schiva il mondo e cerca Dio solo... 
Una sola visita leggiamo che ella abbia fatto; e questa fu a S. Elisabetta, sua cugina, per farle conoscere il grande mistero dell'incarnazione del Verbo... Una sola volta la troviamo ad un convito, ma vi è condotta dalla carità verso il prossimo e dall'onore di suo figlio che voleva per mezzo di lei manifestare la sua potenza agli uomini... 

L'angelo che va ad annunziarle la sua destinazione a: madre di Dio, la trova sola e ritirata nella sua cameruccia... Quando l'incontriamo fuori di casa, è avviata o al tempio o al Calvario o dietro le orme del Figliuol suo... Dal Vangelo non possiamo rilevare che Maria abbia parlato più che quattro volte: 
1° quando l'Angelo la richiese del suo consenso per l'incarnazione del Verbo; 
2° quando s'innalzò a volo così sublime nelle lodi verso Dio e si abbassò così profonda in umiltà, nel cantico del Magnificat
3° quando trovò il figliuol suo nel tempio; 
4° nelle nozze di Cana... 

Ora chi potrebbe dire tutto ciò che di meraviglioso e di divino avvenne nel sacro cuore di Maria, in mezzo al profondo silenzio e raccoglimento in cui visse per settantadue anni?.. Che preghiere fervorose! Che atti di fede, di speranza, di carità, di umiltà, di obbedienza, di pazienza, di prudenza, di modestia, di vigilanza, di purità, di zelo!... Che meditazioni, che contemplazioni, che estasi!... Che intima unione con Dio!... Ah! impariamo da Maria ad avere caro il silenzio, il ritiro, la solitudine...




20. MARIA MADRE E MODELLO DEI VERGINI

- La regina sta alla destra del re, dice il Salmista, ed al suo seguito si vedrà una moltitudine di vergini; o re, le compagne della sposa vi saranno presentate. Saranno condotte con gioia e festa e introdotte negli appartamenti reali. O Maria; sposa e vergine immacolata, in luogo dei vostri maggiori vi nacquero dei figli; voi li costituirete principi su tutta la terra. Essi eterneranno la memoria del vostro nome a traverso le generazioni e i popoli vi glorificheranno ed encomieranno per tutti i secoli e nell'eternità (Psalm; XLIV, 9, 14, 17). Per questi figli ai quali è promesso l'impero del mondo, il profeta intende principalmente i vergini di ambo i séssi, che tengono il primo luogo nella gerarchia dei santi, e che per la loro volontaria rinunzia ai diletti ed alle gioie passeggere del secolo, vengono collocati al di sopra di tutte le cose terrene.

A Maria convengono pure quelle parole di Tobia: «Voi vi rallegrerete nei vostri figli, perché saranno tutti benedetti e raccolti attorno al Signore» (Tob. XIII, 17). Infatti chi non vede in questi figli benedetti da Dio a cui fanno corona, i vergini e le vergini ritirate all'ombra del tempio cristiano, cantanti le lodi di Dio e della Vergine nel silenzio dei chiostri e dei monasteri, raccolti intorno al tabernacolo santo che racchiude il re dei vergini?

S. Gerolamo illustra la dignità di questi prediletti figli di Maria, quando dice: La morte è venuta per mezzo di Eva, la vita per mezzo di Maria; Maria ha dato alla luce una famiglia tutta affatto nuova, ha formato una famiglia di cuori vergini, affinché suo Figlio, adorato nel cielo dagli angeli, avesse anche su la terra, nei vergini, angeli che l'adorino (Ad Eustoch. de Cust. Virg.).

Prima di Maria, la verginità volontaria e perpetua era virtù del tutto ignota... Questa incomparabile Vergine ha prodotto col suo esempio milioni di vergini di ogni stato, età e condizione, che fiorirono e fioriscono ovunque attecchisce l'albero del culto cattolico e che menano in terra la vita degli angeli nel cielo... Ma che dico? avanzano in merito gli spiriti celesti; poiché il rimanere vergine in un corpo corrotto, è un portare la virtù al più eroico grado... Doppia corona, della verginità e del martirio, cingeranno i vergini; se è vera la sentenza dei padri, i quali chiamano la conservazione della verginità un lungo martirio e degno di ricevere il premio assegnato al martirio di sangue... «I vergini, dice l'Apocalisse, seguono l'Agnello (e l'angusta sua madre) dovunque vada, perché sono senza macchia innanzi al trono divino» (Apoc. XIV, 4, 5). Che trionfo, che gloria, che gioia, che corona non è per Maria e in cielo e in terra, quest'innumerabile popolo di vergini!...


<<Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis>>