Visualizzazione post con etichetta Fiducia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Fiducia. Mostra tutti i post

giovedì 7 agosto 2014

Per la fiducia e la pace


(161) Per la fiducia e la pace:
<<Gesù, confido in Te. Aiutami ad amarTi di più. Ricolmami di fiducia, affinché io mi abbandoni in unione piena e definitiva con Te. Aiutami ad accrescere la mia fiducia in Te nei momenti difficili. Riempimi della Tua Pace.
Io vengo a Te, caro Gesù, come un bambino libero da ogni legame mondano, privo di ogni condizionamento e Ti affido la mia volontà affinché, con essa, Tu possa fare tutto il necessario per il bene della mia anima e di quelle degli altri. Amen.>>

domenica 1 dicembre 2013

Aprite i cuori alla speranza. Spalancate le porte a Cristo che viene a voi nella gloria. Vivete l'ora trepida di questo secondo Avvento.




Siate nella gioia.

«Ti ho scelto, figlio, per questa semplice ragione: perché sei il più povero, il 
più piccolo, il più limitato. Umanamente sei il più sprovveduto.
Ti ho scelto perché nella tua vita il mio Avversario era ormai riuscito a cantare 
vittoria. Nella tua esistenza ti ho fatto vivere come in anticipo quanto Io stessa farò 
nel momento del mio più grande trionfo.
Il mio Avversario crederà un giorno di cantare completa vittoria: sul mondo, sulla 
Chiesa, sulle anime.
Sarà soltanto allora che Io interverrò - terribile e vittoriosa - perché la sua 
sconfitta sia tanto più grande, quanto più sicura era la sua certezza di aver vinto 
per sempre.
Quanto si sta preparando è cosa tanto grande, che mai così è stata dalla creazione 
del mondo: per questo già tutto è stato predetto nella Bibbia.

Vi è già stata annunciata la terribile lotta fra me "la Donna vestita di sole", e 
"il Dragone rosso", Satana, che ora riesce a sedurre molti con l'errore dell'ateismo 
marxista. Vi è già stata annunciata la lotta fra gli Angeli e i miei figli, contro i 
seguaci del dragone guidati dagli angeli ribelli. Soprattutto è già stata chiaramente 
annunciata la mia completa vittoria.

Voi, figli miei, siete stati chiamati a vivere queste vicende.

E' il momento in cui voi questo dovete sapere, per prepararvi consapevolmente 
alla battaglia. E' ora che incominci a svelarvi parte del mio piano.
Anzitutto è necessario che il mio Nemico abbia l'impressione di avere tutto 
conquistato, di aver ormai ogni cosa nelle sue mani. Per questo gli sarà concesso 
d'introdursi nell'interno della mia Chiesa e riuscirà ad offuscare il Santuario di Dio. 
Mieterà le vittime più numerose fra i Ministri del Santuario.

Questo è infatti il momento di grandi cadute per i miei figli prediletti, 
per i miei Sacerdoti.
Alcuni Satana insidierà con l'orgoglio, altri con la passione della carne, 
altri con il dubbio, altri con l'incredulità, altri con lo scoraggiamento e la solitudine.

Quanti dubiteranno di mio Figlio e di Me e crederanno che questa sarà la fine 
per la mia Chiesa!
Sacerdoti consacrati al mio Cuore Immacolato, figli miei prediletti, che Io sto 
radunando nella mia schiera per questa grande battaglia: la prima arma che dovete 
usare è la fiducia in Me, è il vostro più completo abbandono.
Vincete la tentazione della paura, dello scoraggiamento, della tristezza. 
La sfiducia paralizza le vostre attività e ciò molto giova al mio Avversario.
Siate sereni, siate nella gioia. Non è questa la fine per la mia Chiesa; si prepara 
l'inizio di un suo totale e meraviglioso rinnovamento.
Il Vicario di mio Figlio, per mio dono, questo già riesce a intravvedere e, pur 
nella tristezza del momento presente, vi invita ad essere nella gioia.

Nella gioia? Voi mi domandate stupiti.
Sì, figli miei, nella gioia del mio Cuore Immacolato, che tutti vi racchiude. 
Il mio Cuore di Mamma sarà per voi il luogo della vostra pace, mentre fuori 
infurierà la più grande tempesta.
Anche se sarete rimasti feriti, anche se sarete spesso caduti, anche se avrete 
dubitato, anche se, in certi momenti, avrete tradito, non scoraggiatevi, perché 
io vi amo.
Quanto più il mio Avversario avrà voluto su di voi infierire, tanto più grande sarà 
il mio amore per voi.
Sono Mamma e vi amo ancora di più, figli, perché mi siete stati strappati.

E la mia gioia è di fare di ciascuno di voi, Sacerdoti prediletti del mio Cuore 
Immacolato, dei figli così purificati e fortificati, che ormai più nessuno riuscirà a 
strapparvi dall'amore di mio Figlio Gesù.
Farò di voi copie viventi di mio Figlio Gesù.
Per questo siate contenti, siate fiduciosi, siate totalmente a Me abbandonati. 
Siate sempre in preghiera con Me.
L'arma che Io userò, figli, per combattere e vincere questa battaglia sarà la vostra 
preghiera e la vostra sofferenza.
Allora anche voi, sì, sulla Croce con Me e con mio Figlio Gesù, accanto alla 
sua e vostra Mamma.
Poi farò Io stessa ogni cosa, poiché Dio ha disposto che questa sia la mia ora: 
la mia e la vostra, figli consacrati al mio Cuore Immacolato».

18 ottobre 1975. Festa di San Luca Evangelista.  MSM


sabato 9 novembre 2013

Beh Gesù… qui c’è Jim a rapporto



Una volta un sacerdote stava camminando in chiesa, verso mezzogiorno, passando dall’altare decise di fermarsi lì vicino per vedere chi era venuto a pregare.
In quel momento si aprì la porta, il sacerdote inarcò il sopracciglio vedendo un uomo che si avvicinava; l’uomo aveva la barba lunga di parecchi giorni, indossava una camicia consunta, aveva una giacca vecchia i cui bordi avevano iniziato a disfarsi.

L’uomo si inginocchiò, abbassò la testa, quindi si alzò e uscì. Nei giorni seguenti lo stesso uomo, sempre a mezzogiorno, tornava in chiesa con una valigia… si inginocchiava brevemente e quindi usciva.
Il sacerdote, un po’ spaventato, iniziò a sospettare che si trattasse di un ladro, quindi un giorno si mise davanti alla porta della chiesa e quando l’uomo stava per uscire dalla chiesa gli chiese: “Che fai qui?”.
L’uomo gli rispose che lavorava nella zona e aveva mezz’ora libera per il pranzo e approfittava di questo momento per pregare, “Rimango solo un momento, sai, perché la fabbrica è un po' lontana, quindi mi inginocchio e dico: “Signore, sono venuto nuovamente per dirti quanto mi hai reso felice quando mi hai liberato dai miei peccati… non so pregare molto bene, però Ti penso tutti i giorni… Beh Gesù… qui c’è Jim a rapporto”.

Il padre si sentì uno stupido, disse a Jim che andava bene, che era il benvenuto in chiesa quando voleva.
Il sacerdote si inginocchiò davanti all’altare, si sentì riempire il cuore dal grande calore dell’amore e incontrò Gesù.

Mentre le lacrime scendevano sulle sue guance, nel suo cuore ripeteva la preghiera di Jim: “Sono venuto solo per dirti, Signore, quanto sono felice da quando ti ho incontrato attraverso i miei simili e mi hai liberato dai miei peccati… non so molto bene come pregare, però penso a te tutti i giorni… beh, Gesù… eccomi a rapporto!”.

Un dato giorno il sacerdote notò che il vecchio Jim non era venuto. I giorni passavano e Jim non tornava a pregare. Il padre iniziò a preoccuparsi e un giorno andò alla fabbrica a chiedere di lui; lì gli dissero che Jim era malato e che i medici erano molto preoccupati per il suo stato di salute, ma che tuttavia credevano che avrebbe potuto farcela. Nella settimana in cui rimase in ospedale Jim portò molti cambiamenti, egli sorrideva sempre e la sua allegria era contagiosa. La caposala non poteva capire perché Jim fosse tanto felice dato che non aveva mai ricevuto né fiori, né biglietti augurali, né visite.

Il sacerdote si avvicinò al letto di Jim con l’infermiera e questa gli disse, mentre Jim ascoltava: “Nessun amico è venuto a trovarlo, non ha nessuno”.
Sorpreso il vecchio Jim disse sorridendo: “L’infermiera si sbaglia, però lei non può sapere che tutti i giorni, da quando sono arrivato qui, a mezzogiorno, un mio amato amico viene, si siede sul letto, mi prende le mani, si inclina su di me e mi dice: “Sono venuto solo per dirti, Jim, quanto sono stato felice da quando ho trovato la tua amicizia e ti ho liberato dai tuoi peccati. Mi è sempre piaciuto ascoltare la tua preghiera, ti penso ogni giorno… beh, Jim… qui c’è Gesù a rapporto!”


A volte basta fare silenzio dentro di noi per comunicare con Dio in un modo speciale….
La preghiera nel silenzio di una chiesa, della propria casa, del nostro cuore ci unisce a Dio, ci riempie di gioia e ci colma di pace.
E’ nel silenzio che possiamo maggiormente ringraziarlo per tutto il Suo amore.
Diceva Madre Teresa di Calcutta che pregare è un proprio segreto… e nel silenzio del cuore tale rimane… si può pregare per la gente povera, per renderci umili, per la fede, per i bisognosi…
Si, è nel silenzio del cuore che Dio ci fa sentire la sua voce… Sempre con umiltà, perché Dio ascolta il grido semplice e umile del povero e della vedova!

venerdì 18 ottobre 2013

Le insidie dell'Avversario


8 luglio 1977.
Le insidie del mio Avversario.

«Lasciatevi sempre condurre da Me, figli prediletti, con la più grande fiducia nel mio Cuore Immacolato.

Per essere docili ai miei comandi, per formare la mia schiera invincibile voi dovete resistere alle insidie del mio Avversario che mai, come in questi tempi, si è scatenato contro di voi.

Vuole condurvi alla sfiducia e allo scoraggiamento. Vi fa soffrire con la sua azione subdola e ingannatrice.
Insinua persino il dubbio che non siate veramente scelti e da Me prediletti, tanto vi persuade della vostra grande miseria, e vi fa sentire la misura della vostra umana fragilità.
Per condurvi alla paralisi dello spirito e rendervi così inoffensivi, si scatena contro di voi con tentazioni di ogni genere.

State attenti, figli miei prediletti: queste sono le insidie del mio Avversario.
È la sua arma segreta che adopera contro di voi. È il suo morso velenoso con cui tenta di nuocere a questo mio piccolo calcagno.

La vostra Mamma vuole oggi svelarvi la sua trama e mettervi in guardia contro queste sue insidie.

- Voi siete i miei gigli e perciò vi tormenta spesso con immagini, fantasie e tentazioni impure.
Siate sereni, siate fiduciosi. Mai come in questi momenti di fronte a Dio ed alla vostra Mamma celeste, così fulgida e inviolata, risplende tutta la vostra purezza, perché nasce da un dono che voi rinnovate con la vostra volontà, nella più grande sofferenza di tutto il vostro essere.
Da ogni insidia che Satana vi tende ne uscite più puri, più belli, più nuovi. E la sofferenza che sentite è da Me stessa usata quale terribile arma per strappare al mio Avversario tanti vostri
fratelli Sacerdoti che, da anni e anni, tiene imprigionati e schiavi.

- Voi siete le mie rose che dovete profumare d'amore solo per mio Figlio Gesù e per Me.
Vi insidia perciò con il presentare al vostro cuore delle creature a cui insensibilmente cerca di legarvi. Anche qui è sempre subdola la sua azione. Spesso vi presenta creature buone, anche virtuose, persino dotate di doni straordinari, che però possono esservi di ostacolo al vostro atto di amore verso mio Figlio Gesù che Io vorrei rendere sempre più puro, incessante e perfetto.

Basta il più piccolo attaccamento a qualsiasi creatura, perché il vostro atto di amore non sia più come il mio Cuore Immacolato desidera. E le vostre anime vengono così oscurate da ombre che vi impediscono di ricevere e di comprendere tutta la luce che Io vi dono, e di cui avete bisogno per comporre questa mia corona di amore.
Oh, figli miei prediletti! Venite a Me voi tutti, perché siete così piccoli, insicuri, incapaci.
Venite, perché siete i miei bimbi, perché avete tutti bisogno di Me per camminare sulla via dell'amore perfetto.

- Voi siete i miei ciclamini per la vostra interiore piccolezza, per l'infanzia del vostro spirito.
Satana vi insidia col farvi sentire adulti, sicuri, col fare riporre in voi stessi, nelle vostre idee, nelle vostre azioni il motivo della vostra sicurezza. E poiché è qualità dei piccoli la fiducia e l'abbandono, ecco che vi tenta sempre di più con il dubbio e la sfiducia in questa mia azione verso di voi.

Egli cerca di convincervi che siete voi a fare, che dovete essere voi ad organizzare e ad agire, che ogni cosa dipende solo da voi.
E voi fate sempre di più e non lasciate fare a Me stessa.
Io non vi posso più condurre, perché, così, non siete più capaci di essere docili.
Se non restate piccoli così, il mio disegno non può essere compiuto.

Per questo, figli miei prediletti, ho voluto svelarvi le insidie con cui il mio Avversario tenterà sempre più di ingannarvi e di sedurvi.

Rispondete sempre e solo con fiducia eroica in Me. Ho solo bisogno di questa da voi, miei piccoli bimbi, per schiacciare la testa al mio Avversario, mentre tenterà di mordere il mio calcagno, insidiando voi, figli miei amatissimi».


TE DEUM LAUDAMUS

sabato 12 ottobre 2013

"Linee essenziali del vostro carattere di apostoli".


<<...No. Non piangete, o voi migliori. Non piangete. Io non vi porto rancore, né sono intransigente per vedervi così tardi. Siete appena presi e non posso pretendere che siate perfetti. Ma non lo pretenderò neppure fra
anni, dopo aver detto cento e duecento volte le stesse cose inutilmente. Anzi, udite, fra anni sarete, almeno alcuni, meno ardenti di ora che siete neofiti. La vita è così... l'umanità è così... Perde lo slancio dopo il primo
balzo. Ma (Gesù si alza di scatto) ma Io vi giuro che Io vincerò. Depurati per natural selezione, fortificati da soprannaturale mistura, voi migliori diverrete i miei eroi.

Gli eroi del Cristo. Gli eroi del Cielo.

La potenza dei Cesari sarà polvere rispetto alla regalità del vostro sacerdozio. Voi, poveri pescatori di Galilea, voi ignoti giudei, voi, numeri fra la massa degli uomini presenti, sarete più noti, acclamati, venerati
di Cesare e di tutti i Cesari che ebbe e avrà la Terra. Voi noti, voi benedetti in un prossimo futuro e nel più remoto dei secoli, sino alla fine del mondo. A questa sublime sorte Io vi eleggo. Voi che siete onesti nella
volontà. E, perché di essa siate capaci, vi do le linee essenziali del vostro carattere di apostoli.

*
Esser sempre vigili e pronti.
I vostri lombi siano cinti, sempre cinti, e le vostre lampade accese come è di coloro che da un attimo all'altro devono partire o correre incontro ad un che arriva. E infatti voi siete, voi sarete, sin che la morte vi fermi, gli instancabili pellegrini alla ricerca di chi è errante; e finché la morte la spenga, la vostra lampada deve esser tenuta alta e accesa per indicare la via agli sviati che vengono verso l'ovile di Cristo.

Fedeli dovete essere al Padrone che vi ha preposti a questo servizio. Sarà premiato quel servo che il Padrone trova sempre vigilante e che la morte sorprende in stato di grazia.
Non potete, non dovete dire: "Io sono giovane. Ho tempo di fare questo e quello, e poi pensare al Padrone, alla morte, all'anima mia".  
Muoiono i giovani come i vecchi, i forti come i deboli. E all'assalto della tentazione sono vecchi e giovani, forti e deboli, ugualmente soggetti. Guardate che l'anima può morire prima del corpo e voi potete portare, senza sapere, in giro un' anima putrida. È così insensibile il morire di un'anima! Come la morte di un fiore. Non ha grido, non ha convulsione... china solo la sua fiamma come corolla stanca, e si spegne.
Dopo, molto dopo talora, immediatamente dopo talaltra, il corpo si accorge di portare dentro un cadavere verminoso, e diviene folle di spavento, e si uccide per sfuggire a quel connubio...
Oh! non sfugge! Cade proprio con la sua anima verminosa su un brulicare di serpi nella Geenna.

Non siate disonesti come sensali
o causidici che parteggiano per due opposti clienti, non siate falsi come i politicanti che dicono "amico" a questo e a quello, e poi sono di questo e di quello nemici. Non pensate di agire in due modi. Dio non si irride e non si inganna. Fate con gli uomini come fate con Dio, perché offesa fatta agli uomini è come fatta a Dio. Vogliate che Dio veda voi quali volete esser veduti dagli uomini.

Siate umili.
Non potete rimproverare il vostro Maestro di non esserlo. Io vi do l'esempio. Fate come faccio.
Umili, dolci, pazienti. Il mondo si conquista con questo. Non con violenza e forza.

Forti e violenti siate
contro i vostri vizi. Sradicateli, a costo di lacerarvi anche lembi di cuore. Vi ho detto, giorni or sono, di vigilare gli sguardi. Ma non lo sapete fare. Io vi dico: meglio sarebbe diveniste ciechi con lo strapparvi gli
occhi ingordi, anziché divenire lussuriosi.

Siate sinceri. Io sono Verità. Nelle eccelse come nelle umane cose. Voglio siate schietti voi pure. Perché andare con inganno o con Me, o coi fratelli, o con il prossimo? Perché giocare di inganno? Che? Tanto
orgogliosi qual siete, e non avete l'orgoglio di dire: "Voglio non esser trovato bugiardo"?

E schietti siate con Dio. Credete di ingannarlo con forme di orazione lunghe e palesi? Oh! poveri figli! Dio vede il cuore! Siate casti nel fare il bene. Anche nel fare elemosina. Un pubblicano ha saputo esserlo prima
della sua conversione. E voi non lo sapreste? Sì, ti lodo, Matteo, della casta offerta settimanale che Io e il Padre solo conoscevamo tua, e ti cito ad esempio. È una castità anche questa, amici. Non scoprire la vostra
bontà come non scoprireste una figlia giovinetta agli occhi di una folla. Siate vergini nel fare il bene. È vergine l'atto buono quando è esente da connubio di pensiero di lode e di stima o da fomite di superbia.

Siate sposi fedeli della vostra vocazione a Dio. Non potete servire due padroni. Il letto nuziale non può accogliere due spose contemporaneamente. Dio e Satana non possono dividersi i vostri amplessi. L'uomo non può, e non lo possono né Dio né Satana, condividere un triplice abbraccio in antitesi fra i tre che se lo
dànno.

Siate alieni da fame d'oro come da fame di carne, da fame di carne come da fame di potenza. Satana questo vi offre. Oh! le sue bugiarde ricchezze! Onori, riuscita, potere, dovizie: mercati osceni che hanno a
moneta la vostra anima. Siate contenti del poco. Dio vi dà il necessario. Basta. Questo ve lo garantisce come lo garantisce all'uccello dell'aria, e voi siete da ben più degli uccelli.

Ma vuole da voi fiducia e morigeratezza. Se avrete fiducia, Egli non vi deluderà. Se avrete morigeratezza, il suo dono giornaliero vi basterà. Non siate pagani, pur essendo, di nome, di Dio. Pagani sono coloro che, più
che Dio, amano l'oro e il potere per apparire dei semidei. Siate santi e sarete simili a Dio nell'eternità.

Non siate intransigenti. Tutti peccatori, vogliate essere con gli altri come vorreste che gli altri con voi fossero: ossia pieni di compatimento e perdono. Non giudicate. Oh! non giudicate! Da poco siete con Me,
eppure vedete quante volte già Io, innocente, fui a torto mal giudicato e accusato di peccati inesistenti. Il mal giudizio è offesa. E solo chi è santo vero non risponde offesa ad offesa. Perciò astenetevi da offendere per
non essere offesi. Non mancherete così né alla carità né alla santa, cara, soave umiltà, la nemica di Satana insieme alla castità. Perdonate, perdonate sempre. Dite: "Perdono, o Padre, per essere da Te perdonato dei miei infiniti peccati".

Miglioratevi d'ora in ora, con pazienza, con fermezza, con eroicità. E chi vi dice che divenire buoni non sia penoso? Anzi vi dico: è fatica più grande di tutte. Ma il premio è il Cielo e merita perciò consumarsi in questa fatica.

E amate. Oh! quale, quale parola devo dire per persuadervi all'amore? Nessuna ve ne è atta a convertirvi ad esso, poveri uomini che Satana aizza! E allora, ecco Io dico: "Padre, affretta l'ora del lavacro. Questa terra e questo tuo gregge è arido e malato. Ma vi è una rugiada che lo può molcere e mondare. Apri, apri la fonte di essa. Me apri, Me. Ecco, Padre. Io ardo di fare il tuo desiderio che è il mio e quello dell'Amore eterno. Padre, Padre, Padre! Guarda il tuo Agnello e siine il Sacrificatore"».

Gesù è realmente ispirato. Ritto in piedi, a braccia aperte a croce, il volto verso il cielo, coll'azzurro del lago
di dietro, nella sua veste di lino, pare un arcangelo orante.
Mi si annulla il vedere su questo suo atto.>>

M.Valtorta: L'Evangelo come mi è stato rivelato

"MISERERE NOSTRI,
REGINA GLORIAE ET HONORIS,
ET DE OMNI PERICULO

CUSTODI VITAM NOSTRAM!"


venerdì 26 luglio 2013

Il mio tempo.


26 luglio 1976. San Gioacchino e Sant'Anna.

Il mio tempo.

«Il mio tempo, figli prediletti, non si misura a giorni. Il mio tempo è scandito solo dal battito del mio Cuore di Mamma. Ogni battito di questo Cuore segna un nuovo giorno di salvezza e di misericordia per voi, miei poveri figli.
Per questo vi invito a vivere solo di fiducia.



Il vostro tempo deve essere misurato dalla fiducia nell'amore misericordioso del Padre e nell'azione della vostra Mamma del Cielo.
Di questa fiducia sono vissuti i miei genitori Anna e Gioacchino, che oggi la Chiesa ricorda e che vi propone come esempio.
Di questa fiducia sono vissuti tutti i Santi, tutti gli amici di Dio. Di questa sola fiducia si è servito sempre l'Onnipotente per realizzare in ogni epoca il Suo disegno.

Spesso Io ha realizzato anche contro l'attesa di tutti, nel momento in cui nessuno avrebbe creduto. Così avvenne nel grande disegno che Dio compì attraverso queste sue due umili e povere creature, che Egli chiamò per preparare la nascita della vostra Mamma celeste.
Vostra Mamma fu chiamata a sperare contro la stessa apparenza delle cose, per affidarsi solo alla fiducia completa nella Parola di Dio. Diventò così la Madre del Verbo e vi donò suo Figlio Gesù.
Ora vi ho annunciato il trionfo del mio Cuore Immacolato e la necessaria e dolorosa purificazione che lo deve precedere.
Vi ho anche detto che questo è il tempo della purificazione e che questi sono gli anni del mio trionfo. Ma non cercate il momento scrutando il futuro e contando anni, mesi e giorni. 
Così verreste presi dall'ansia e dal turbamento e sciupereste veramente il vostro tempo, che è tanto prezioso.
Non così, figli miei prediletti, va misurato il mio tempo, ma solo dalla vostra fiducia in Me, che vi preparo ad essere strumenti da Me scelti e formati per realizzare in questo tempo il trionfo del mio Cuore Immacolato».
MIA CARA MAMMA, SALVAMI!

sabato 16 marzo 2013

"Vi dirò qual è il segreto ... Come posso allora essere triste? ...



 Giovinezza di Alfonso Ratisbonne

Alfonso Ratisbonne nasce a Strasburgo il 1 maggio 1814 da una ricca famiglia di banchieri, penultimo di otto figli. Dopo aver perso all’età di quattro anni la madre, trascorre la fanciullezza in due istituti elitari della città. A 16 anni perde anche il padre. A prendere in sua tutela Alfonso è lo zio materno Luigi che, dopo il completamento degli studi universitari alla Sorbona di Parigi dove si laurea in Giurisprudenza, lo impiega nella sua banca e lo fa socio negli affari. In questo periodo Alfonso si fa notare per il suo ateismo e il disprezzo totale della religione cattolica di cui, in modo particolare, critica le forme “paganeggianti” della devozione popolare. Rompe ogni legame con il fratello Teodoro che, convertitosi al cattolicesimo, il 18 dicembre 1830 viene ordinato anche sacerdote. Nel 1840, a 27 anni, Alfonso s’innamora perdutamente di sua cugina Flora molto più giovane di lui. I genitori di lei si oppongono al matrimonio e Alfonso decide di intraprendere un lungo viaggio in Europa e in Medio Oriente. Salpa da Marsiglia il 9 dicembre 1841 per giungere a Napoli qualche settimana dopo. A causa di un’avaria, la nave non può continuare il suo viaggio verso Palermo e Alfonso, nell’attesa, decide di recarsi alcuni giorni a Roma.

Apparizione dell’Immacolata e conversione di Alfonso

Girovagando per le strade della capitale, incontra il barone Gustavo de Bussière, suo vecchio compagno di studi alla Sorbona che lo invita ripetutamente a casa sua. Gustavo era stato convertito al cattolicesimo proprio dal fratello di Alfonso ed era devotissimo della Vergine. Rischiando la violenta reazione di Alfonso, una sera gli offre una “Medaglia miracolosa” raffigurante la Vergine Immacolata così come si era rivelata nel 1830 nella cappella della Rue du bac a Parigi, a Caterina Labourè, professa delle suore della carità di S. Vincenzo. Alfonso prende la medaglia e, per non dispiacere l’amico, la mette al collo. Nella tarda mattinata del 21 gennaio Alfonso, ormai vicino alla partenza per Napoli, fa l’ultimo giro per le vie della capitale e incontra nuovamente il barone nei pressi di Piazza di Spagna. Gustavo ferma la sua carrozza davanti alla Basilica di S. Andrea delle Fratte, perché deve organizzare in quella chiesa il funerale di un diplomatico. Nell’attesa del ritorno dell’amico, Alfonso decide di entrare nella basilica per ammirarne le opere d’arte. Sono esattamente le 12,45. All’improvviso gli sembra che una luce misteriosa si concentri nella cappella di sinistra, dedicata a S. Michele. In mezzo a questa luce vede grande, maestosa e bellissima la Vergine Maria, qual è raffigurata nella Medaglia miracolosa. La Vergine, senza dire parola, gli fa segno di inginocchiarsi e Alfonso comprende, in un istante, l’errore dello stato in cui si trova e la bruttura del peccato e vede risplendergli tutta la bellezza, la ricchezza e la profondità della fede cristiana fino allora combattuta. Il desiderio di cambiare vita, di farsi cattolico lo invade profondamente. Finita l’apparizione Alfonso si fa accompagnare dal barone, stupito nel vederlo profondamente cambiato, nella Chiesa del Gesù, dove racconta l’apparizione e si confessa tra le lacrime. Dopo un intenso catecumenato, il 31 gennaio 1842, riceve il Battesimo e la Cresima, per mano del Cardinale Patrizi, vicario di Roma. 



Dopo l’apparizione
Il Vicariato dell’Urbe istituì il 17 febbraio dello stesso anno 1841 una commissione d’inchiesta e il 3 giugno 1842 papa Gregorio XVI riconobbe come straordinaria e miracolosa la conversione di Alfonso.Ritornato a Parigi, Alfonso si incontra con il fratello Teodoro ripacificandosi con lui e decide di farsi gesuita. Il 20 giugno 1842 entra in noviziato a Tolosa e il 24 settembre 1848 viene ordinato sacerdote. Con il passare del tempo Alfonso capì che la sua missione era quella di servire i suoi fratelli ebrei. Lasciato l’ordine dei gesuiti con l’autorizzazione di Papa Pio IX, si reca in Terra Santa dove fonda il ramo maschile della Congregazione di Nostra Signora di Sion insieme al Fratello che da tempo aveva già fondato quello femminile. Si dedica all’assistenza agli orfani fondando diverse case di accoglienza. Dopo un breve viaggio a Roma nel 1878, ritorna definitivamente in Terra Santa, dove muore il 6 maggio del 1884, pronunciando i nomi di Gesù e Maria, cirocndato dagli orfani a cui aveva dedicato la sua vita. Aveva 70 anni e ne erano trascorsi 42 dall’apparizione che aveva cambiato la sua vita. Le sue spoglie furono deposte in un’umile tomba nel giardino della Casa di Ain-Karim in San Giovanni in Montana, all’ombra di una statua della Vergine Immacolata.

Spiritualità mariana di Alfonso Ratisbonne

L’esperienza dell’apparizione legò in maniera indelebile Alfonso Ratisbonne a Maria. Maria era per lui causa di gioia perenne. Ad una suora che gli chiedeva come facesse ad essere sempre sereno e allegro anche in circostanze dolorose, P. Alfonso rispose: “Vi dirò qual è il segreto di tutto questo: dico tutto alla Santa Vergine, le confido tutto quello che mi può tormentare, addolorare e inquietare e poi la lascio fare. Come posso allora essere triste? Sapendo che così tutto andrà secondo la volontà divina e per il meglio, me ne rallegro in anticipo”. 

Alfonso ha in Maria una confidenza illimitata che, come lui stesso dirà, rasenta quasi la temerità. La sua è una fiducia straordinaria, continua, inesauribile, che non proviene da un’esaltazione del cuore o da uno sforzo della volontà, ma da un’esperienza vissuta e sempre presente, da un’evidenza che si impone da se stessa e che è motivo di gioia. Alfonso vede la sua vita come un costante Magnificat e un perenne Stabat Mater. Esalta e ringrazia Maria con illimitata riconoscenza e con altrettanta disponibilità si pone accanto alla Croce con Lei, fidandosi soltanto del suo materno amore e della sua sicura protezione. Ha la consapevolezza che senza Maria non sarebbe quello che è. Non è stata forse l’Immacolata ad avergli ottenuto il favore di Dio, gratuitamente, ad averlo illuminato nel suo cammino di fede? A chi si recava a Roma o gli scriveva dalla Città eterna diceva: “Ringraziate per me la Vergine Immacolata perché io non riuscirò mai a ringraziarla abbastanza”. Alfonso vive sempre sotto lo sguardo di Maria. Ne ha il cuore così pieno che gli è impossibile esprimere ciò che per lui è incomunicabile: l’intimità con sua Madre. L’aveva vista bella e piena di luce e di quella luce si sentiva sempre inondato. Maria è sempre presente nel suo cuore ed egli è anche impaziente di raggiungerla nel cielo. Diceva ad un amico di non sapere come mai, sebbene peccatore, non avesse paura della morte, anzi di desiderarla e di voler morire recitando il Memorare di S. Bernardo, sicuro di poter ritornare ad ammirare lo splendore della sua Madre dolcissima. Poco prima di morire diceva ai suoi: “ quando starò per morire non ditemi altro che: Maria! La pace scenderà allora nel mio cuore!”. Sentiva di essere chiamato dalla Vergine, di aver bisogno di Lei. “Desidero solo Maria! - diceva – Maria è per me tutto! Maria! Qui c’è tutto!”. Maria! Questo nome esprime tutta la sua vita, l’unico nome che riceve nel battesimo e il solo che sarà anche inciso sulla lapide della sua tomba. Maria fu il suo grande amore ed è il suo nome di ringraziamento a Dio per tutta l’eternità.

Conclusione
La vita di Alfonso Ratisbonne è tutto un canto a Maria che ha le note di una polifonia:
- è un canto di ringraziamento a Colei che, senza suo merito, si era degnata apparirgli;
- è un canto di dedizione a Colei che, mostrandosi amorevole, lo ha incitato ad essere padre di una sterminata schiera di orfani. Nell’amore di Maria egli ha trovato il segreto del suo amore per i fratelli e per i deboli, fatto di opere concrete e di servizio;
- è un canto di appartenenza spirituale a Colei che è la madre dei santi. Richiamandolo alla luce della fede da una vita senza significato, Maria ha delineato e segnato il suo cammino spirituale e Alfonso, seguendolo, è divenuto un autentico testimone di santità;
- è un canto di fiducia illimitata in Colei che non abbandona e che maternamente segue i suoi figli. Con Lei vicina, mano con mano, Alfonso ha trascorso la sua vita, mai staccando il suo sguardo da Lei, mai dimenticando di essere oggetto della sua materna sollecitudine.
Ancora oggi la vita di Alfonso Ratisbonne è un modello di spiritualità mariana, di quella spiritualità che vede nella Vergine la via autentica che conduce a Dio. Alfonso ha riposato sul cuore di Maria e si è ritrovato immerso nell’amore di Dio.

Dal libro di S. M. Carmelle, Alfonso Ratisbonne da Roma a Gerusalemme, Figlie di Sion, Roma 1991.





Regína cæli, lætáre, allelúia,
Quia quem meruísti portáre, allelúia,
Resurréxit, sicut dixit, allelúia.
Ora pro nobis Deum, allelúia.
AVE MARIA VIRGO POTENS!


sabato 3 marzo 2012

"Ad ogni giorno basta la sua pena" (Mt 6,34). Quello che pone maggiore ostacolo alla celeste consolazione è proprio questo, che troppo tardi tu ti volgi alla preghiera.



Bartolome Esteban Murillo 1658-1660.jpg

CHIEDERE L'AIUTO DI DIO, 
NELLA FIDUCIA DI RICEVERE 
LA SUA GRAZIA


1. O figlio, io sono "il Signore, che consola nel giorno della tribolazione" (Na 1,7). Vieni a me, quando sei in pena. Quello che pone maggiore ostacolo alla celeste consolazione è proprio questo, che troppo tardi tu ti volgi alla preghiera. Infatti, prima di rivolgere a me intense orazioni, tu vai cercando vari sollievi e ti conforti in cose esteriori. Avviene così che nulla ti è di qualche giovamento, fino a che tu non comprenda che sono io la salvezza di chi spera in me, e che, fuori di me, non c'è aiuto efficace, utile consiglio, rimedio durevole.
Ora, dunque, ripreso animo dopo la burrasca, devi trovare nuovo vigore nella luce della mia misericordia. Giacché ti sono accanto, dice il Signore, per restaurare ogni cosa, con misura, non solo piena, ma colma.
C'è forse qualcosa che per me sia difficile; oppure somiglierò io ad uno che dice e non fa? Dov'è la tua fede? Sta saldo nella perseveranza; abbi animo grande e virilmente forte. Verrà a te la consolazione, al tempo suo. Aspetta me; aspetta: verrò e ti risanerò.
E' una tentazione quella che ti tormenta; è una vana paura quella che ti atterrisce. A che serve la preoccupazione di quel che può avvenire in futuro, se non a far sì che tu aggiunga tristezza a tristezza? "Ad ogni giorno basta la sua pena" (Mt 6,34). Vano e inutile è turbarsi o rallegrarsi per cose future, che forse non accadranno mai.


2. Tuttavia, è umano lasciarsi ingannare da queste fantasie; ed è segno della nostra pochezza d'animo lasciarsi attrarre tanto facilmente verso le suggestioni del nemico. Il quale non bada se ti illuda o ti adeschi con cose vere o false; non badare se ti abbatta con l'attaccamento alle cose presenti o con il timore delle cose future.

"Non si turbi dunque il tuo cuore, e non abbia timore" (Gv 14,27). Credi in me e abbi fiducia nella mia misericordia. Spesso, quando credi di esserti allontanato da me, io ti sono accanto; spesso, quando credi che tutto, o quasi, sia perduto, allora è vicina la possibilità di un merito più grande. Non tutto è perduto quando accade una cosa contraria. Non giudicare secondo il sentire umano. Non restare così schiacciato da alcuna difficoltà, da qualunque parte essa venga; non subirla come se ti fosse tolta ogni speranza di riemergere.

Non crederti abbandonato del tutto, anche se io ti ho mandato, a suo tempo, qualche tribolazione o se ti ho privato della sospirata consolazione. Così, infatti, si passa nel regno dei cieli. Senza dubbio, per te e per gli altri miei servi, essere provati dalle avversità è più utile che avere tutto a comando. Io conosco i pensieri nascosti; so che, per la tua salvezza, è molto bene che tu sia lasciato talvolta privo di soddisfazione, perché tu non abbia a gonfiarti del successo e a compiacerti di ciò che non sei. Quel che ho dato posso riprenderlo e poi restituirlo, quando mi piacerà. Quando avrò dato, avrò dato cosa mia; quando avrò tolto, non avrò tolto cosa tua; poiché mio è "tutto il bene che viene dato"; mio è "ogni dono perfetto" (Gc 1,17).


3. Non indignarti se ti avrò mandato una gravezza o qualche contrarietà; né si prostri l'animo tuo: io ti posso subitamente risollevare, mutando tutta la tristezza in gaudio. Io sono giusto veramente, e degno di molta lode, anche quando opero in tal modo con te.
Se senti rettamente, se guardi alla luce della verità, non devi mai abbatterti così, e rattristarti, a causa delle avversità, ma devi piuttosto rallegrarti e rendere grazie; devi anzi considerare gaudio supremo questo, che io non ti risparmi e che ti affligga delle sofferenze.
"Come il padre ha amato me, così anch'io amo voi" (Gv 15,9), dissi ai miei discepoli diletti. E, per vero, non li ho mandati alle gioie di questo mondo, ma a grandi lotte; non li ho mandati agli onori, ma al disprezzo; non all'ozio, ma alla fatica, non a godere tranquillità, ma a dare molto frutto nella sofferenza.
Ricordati, figlio mio, di queste parole.


*
/In lingua latina/

Cap. 30. 
De divino auxilio petendo, et confidentia recuperandæ gratiæ.


1. Fili, ego Dominus confortans in die tribulatoinis. Veni ad me, cum tibi non fueris bene. Hoc est quod maxime impedit consolationem cælestem, quia tardius convertis te ad orationem. Nam antequam me intente roges, me, multa interim solatia quæris et recreas te in externis. Ideoque fit ut parum omnia prosint, donec advertas, quia sum ego qui curo sperantes in me; nec est extra me valens consilium neque utile, sed neque durabile remedium. Sed jam reassumto spiritu post tempestatem reconvalesce in lucem miserationum mearum, quia prope sum, dicit Dominus, ut restaruem in universa, non solum integre, sed et abundanter et cumulate.


2. Numquid mihi quidquam difficile est? aut similis ero dicenti et non facienti? Ubi est fides tua? Sta firmiter et perseveranter. Esto longanimis et vir fortis. Veniet tibi consolatio in tempore suo. Exspecta me, exspecta: veniam et curabo te. Tentatio est quæ te vexat, et formido vana quæ te exterret. Quid importat sollicitudo de futuris contingentibus, nisi ut tristitiam super tristitiam habeas? Sufficit diei malitia sua. Vanum est et inutile de futuris conturbari vel gratulari, quæ forte nunquam evenient.
3. Sed humanum est hujusmodi imaginationibus illudi, et parvi est adhuc animi signum, tam leviter trahi a suggestione inimici. Ipse enim non curat an veris an falsis illudat et decipiat et utrum præsentium amore an futurorum formidine prosternat. Non ergo turbetur cor tuum neque formidet; crede in me, et in misericordia mea habeto fiduciam. Quando tu te elongatum exstimas a me, sæpe sum propinquior. Quando exstimas te totum perditum, tunc sæpe magis merendi instat lucrum. Non est totum perditum, quando res accidit in contrarium. Non debes judicare secundum præsens sentire, nec sic gravitati alicui undecumque venienti adhærere et accipere, tamquam omnis spes sit ablata emergendi.


4. Noli putare te relictum ex toto, quamvis ad tempus permiserim tibi aliquam tribulationem: sic enim transitur ad regnum cælorum. Et hoc sine dubio magis expedit tibi et cæteris servis meis, ut exercitemini a diversis, quam si cuncta ad libitum haberetis. Ego novi cogitationes absconditas: quia multum expedit pro salute tua, ut interdum sine sapore relinquaris, ne forte eleveris in bono successu, et tibi ipsi placere velis in eo quod non es. Quod dedi auferre possum et restituere, cum mihi placuerit.


5. Cum dedero, meum est; cum subtraxero, tuum non tuli: quia meum est omne datum optimum, et omne donum perfectum. Si dimisero tibi gravitatem, aut quamlibet contrarietatem, non indigneris, neque concidat cor tuum, quia ego cito sublevare possum, et omne onus in gaudium transmutare. Verumtamen justus sum et commendabilis multum, cum sic facio tecum.


6. Si recte sapis et in veritate aspicis, nunquam debes propter adversa tam dejecte contristari, sed magis gaudere, et gratias agere. Immo hoc unicum reputare gaudium, quod affligens te doloribus, non parco tibi. Sicut dilexet me Pater, et ego diligo vos dixi dilectis discipulis meis, quos utique non misi ad gaudia temporalia, sed ad magna certamina; non ad honores, sed ad despectiones; non ad otium, sed ad labores; non ad requiem, sed ad afferendum fructum multum in patientia. Horum memento, fili me, verborum.


LAUDETUR JESUS CHRISTUS!

LAUDETUR CUM MARIA!
SEMPER LAUDENTUR!