La Santa Messa e la bellezza
Il silenzio e la solitudine che abbiamo prima evocato sono come la soglia che apre a un’altra dimensione, la porta invisibile da varcare per veder irrompere la bellezza segreta della Santa Messa; perché la Messa in rito antico è anche ed essenzialmente bella; è bella in ogni sua parte e nella sua totalità; è bella nei suoi canti e nei suoi silenzi; è bella nelle sue parole e nelle sue pause; è bella come un tutto, dove ogni parte è perfetta in sé, ma anche nei legami che la uniscono alle altre.
Dunque la Santa Messa di sempre è bella di una bellezza che trascende quella di ogni altra realtà perché colui che la contempla, ne è al contempo parte: soggetto e oggetto tendono qui a collassare in una luminosa unità. Sappiamo inoltre che la bellezza è legata all’ordine e all’armonia, ma anche che l’armonia può essere generata solo da un centro verso il quale tutte le parti convergono: ebbene nella Messa di san Pio V questo centro brilla di una luce originaria e irriducibile ed è rappresentato sul piano spaziale e fenomenico dall’altare; sul piano più profondo della realtà dal Santo Sacrificio della croce, che sull’altare si ripresenta in modo mistico e incruento. Vi è dunque un centro verso il quale converge non solo lo sguardo del fedele, ma il suo cuore, la sua anima, la totalità della sua persona.
La bellezza della Santa Messa, in tal modo, non è più semplicemente qualcosa di contemplato, ma diviene qualcosa di vissuto, entra nel cuore del fedele e ne invade l’anima, fino a divenire più reale della realtà fisica stessa, più intensa di ogni altra esperienza o sentimento possibili nel mondo, segno e, realtà al tempo stesso, della dolcezza infinita con la quale Cristo abbraccia noi poveri peccatori, indegni di essere alla sua presenza, eppure mendicanti del Suo amore.
Quale differenza con la Messa 'cosìdetta' di Paolo VI, dove tutto sembra tendere al disordine e al caos, dove le parti sembrano giustapposte approssimativamente, slegate fra loro, incapaci di convergere verso un punto prospettico unitario; manca infatti qui il centro che dovrebbe essere rappresentato dal Santo Sacrificio dell’altare. I riti e le parole sembrano studiati per ridurre tutto a rimando simbolico, senza più essere in se stessi capaci di significare e rendere manifesta la realtà del grande mistero che viene celebrato.
Questa e solo questa è la Messa che ha permesso di santificarsi a generazioni di cattolici, che ha consolato gli ammalati e gli afflitti, gli abbandonati e gli sconfitti, i peccatori e i consacrati; questa e solo questa è la Messa che rende possibile la vita contemplativa e sacerdotale, la castità degli sposi e dei fidanzati, l’eroismo dei martiri e dei confessori.
E’ la Santa Messa di sempre che ci porta sul Golgota e ci insegna che, di fronte a Cristo crocifisso per noi, non possiamo porre alcun limite al dono che dobbiamo fargli della nostra anima, della nostra persona, della nostra vita stessa, arsi dall’incendio della sua Carità, consumati dalla stessa divorante sete di santità e di sacrificio.
Articolo di Matteo D'Amico
Ave Maria Purissima!


.jpg)

Nessun commento:
Posta un commento