Pazienza
Ritratto dell’uomo apostolico
di Cornelio A Lapide
40. I. Paolo fu di una pazienza ammirabile, adamantina e amplissima. La
pose nella sua anima, quasi come base di vita apostolica. A questo
riguardo, egli, dipingendo il perfetto uomo apostolico, scrive (2 Corinti 6,
4-10): «Diportiamoci in ogni cosa come ministri di Dio, con molta
pazienza nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angustie. Sotto le
battiture, nelle prigionie, nelle sedizioni, nelle fatiche: nelle vigilie, nei
digiuni, con purezza, con scienza, con longanimità, con soavità, con
Spirito Santo, con carità non simulata, con la parola della verità, con la
virtù di Dio, con le armi della giustizia a destra e a sinistra; in mezzo alla
gloria e all’ignominia, alla cattiva e alla buona fama; siamo trattati come
seduttori e siam veraci; come ignoti, e siam ben conosciuti; come
moribondi, ed ecco viviamo; siamo stimati castigati, ma non siam messi a
morte; siam creduti tristi, e siam sempre allegri; poveri, ma ne arricchiamo
tanti; possessori di niente, e invece possediamo ogni cosa».
San Girolamo (67) scriveva pertanto: «Il soldato di Cristo avanza
attraverso alla buona ed alla cattiva fama, a destra e a sinistra; non si
insuperbisce per la lode, né si avvilisce per il biasimo; non si gonfia per le
ricchezze, non si abbatte per la povertà; disprezza le cose liete e le tristi; il
sole non lo brucia di giorno, né la luna di notte».
Sull’esempio di Paolo si diportò sant’Atanasio, che per quarantasei anni
andò ramingo per tutto il mondo, e sostenne con invitta forza d’animo le
persecuzioni degli ariani. A lui perciò giustamente dà lode san Gregorio
Nazianzeno (68): «Atanasio fu diamante ai percotitori, calamita ai
diffidenti».
41. II. Paolo esercitò dappertutto e per tutta la vita questa pazienza, ed
esercitandola, l’aumentò immensamente. Perciò san G. Crisostomo (69) lo
antepone al santo Giobbe, «che è un mirabile atleta, il quale potrebbe
guardare faccia a faccia Paolo stesso, per la sua pazienza ed innocenza di
vita, per il testimonio di Dio, dopo quella fortissima lotta col diavolo, per
la vittoria che seguì alla lotta; ma Paolo, non per pochi mesi, ma per
moltissimi anni persevera nella lotta e si segnala assai di più, non perché si
raschi con un coccio il marcio della carne, ma perché incorre
frequentemente nella bocca di questo spirituale leone, e combatte contro
tentazioni innumerevoli, rimanendo più paziente di una pietra. Paolo, non
da tre o quattro amici, ma da tutti gli infedeli, e dai falsi fratelli dovette
sostenere obbrobrii; sputacchiato e maledetto da tutti».
E poco appresso continua: «Ma i vermi e le ferite causavano al santo
Giobbe crudeli e intollerabili dolori: io lo riconosco. Se però consideri che
san Paolo sopportò per lunghi anni le battiture, e, con la fame continua
anche la nudità, le catene, la prigionia, le insidie e i pericoli che gli
venivano dai domestici e dagli estranei, dai tiranni ed infine da tutto il
mondo; se poi aggiungi a ciò quello che certamente era per lui più
doloroso, ossia le pene per coloro che defezionavano, le sollecitudini per le
varie Chiese, le scottature che provava per ciascheduno degli scandalizzati;
allora potrai comprendere come quest’anima soffrendo tali cose fosse più
dura di ogni pietra, e superasse la resistenza dell’acciaio e del diamante».
Tre gradi di pazienza.
42. III. Tre sono i gradi di pazienza. Il primo è soffrire pazientemente; il
secondo, volentieri; il terzo, con gioia, gloriandosi delle sofferenze,
desiderando passioni e persecuzioni. In tutti e tre questi gradi, Paolo fu
eccellente: si gloriava difatti delle tribolazioni (Cfr. Romani 5, 3);
ringraziava, in esse, Iddio.
San Francesco Saverio, anche tra le più acerrime persecuzioni e
tribolazioni, ridondava di tante consolazioni divine, e, non potendosi più
contenere, esclamava: «Basta, o Signore; basta». Quando si trattava di
fatiche e di persecuzioni, le richiedeva dicendo: «Di più, o Signore; di più.
Non liberarmi da questa croce, se non per darmene una più pesante». Così
si legge nella sua Vita e negli Atti della sua canonizzazione.
Questa condotta l’aveva imparata ed attinta da san Paolo e da Giacomo,
che scrive: «Abbiate, o fratelli, come argomento di vera gioia le varie
tentazioni nelle quali urterete, sapendo che la prova della vostra fede
produce la pazienza. La pazienza poi ha l’opera perfetta» (Giacomo l, 2
s.). Paolo esulta tra le catene: «Io, dice, prigioniero di Cristo... » (Efesini
3, l); si gloria di più di questo titolo che se fosse coronato di diadema, dice
il Crisostomo.
Vedasi ciò che ho detto nel commento di questo passo. Anche san Pietro:
«Godete, dice, di partecipare ai patimenti di Cristo, perché cosi potete
rallegrarvi ed esultare, quando si manifesterà la gloria di lui» (l Pietro 4,
13)
Caratteristica dell’Apostolo: ogni genere di pazienza
43. IV. Paolo, mentre viene eletto da Dio Apostolo, viene pure costituito
capo di sofferenze, e di pazienza, affinché comprendessimo che il
distintivo dell’Apostolo è ogni genere di pazienza: «Egli è uno strumento
da me eletto a portare il mio nome davanti ai Gentili» (Atti 9, 15). E ne
aggiunge subito il motivo: «Io gli mostrerò quanto dovrà patire per il mio
nome» (Atti 9, 16). Vedasi quanto ho detto commentando questo passo.
Pertanto Paolo (l Corinti 4, 11.13) scrive: «Anche in questo momento noi
soffriamo la fame e la sete, e siamo ignudi, e presi a schiaffi, e non
abbiamo ove posarci; e ci affanniamo a lavorare con le nostre mani;
maledetti benediciamo, perseguitati sopportiamo, bestemmiati
supplichiamo». E: «I segni del mio apostolato, dice, sono stati manifestati
a voi con ogni sorta di pazienza, con miracoli e prodigi e virtù» (2 Corinti
12, 12).
Enumera ad una ad una le sue lotte, e si gloria di esse come di altrettanti
trofei: «Mi sono trovato in moltissimi travagli, dice, spessissimo nelle
carceri, oltre ogni limite nelle battiture, e spesso mi son trovato nei pericoli
di morte. Dai Giudei cinque volte ho ricevuto quaranta colpi meno uno; tre
volte sono stato battuto con le Verghe; una volta sono stato lapidato; tre
volte ho fatto naufragio; ho passato una notte e un giorno nel profondo del
mare. Spesso in viaggio, tra i pericoli dei fiumi, pericoli dei malfattori,
pericoli da parte, dei miei connazionali, pericoli dai Gentili, pericoli nelle
città, pericoli nel deserto, pericoli in mare, pericoli dai falsi fratelli. Nella
fatica, nella miseria, in molte vigilie, nella fame, nella sete, in molti
digiuni, nel freddo e nella nudità. Oltre a quello che mi vien dal di fuori,
ho anche l’affanno quotidiano, la cura di tutte le Chiese» ecc. (2 Corinti
11, 23.28).
44. V. Paolo, con ammirevole pazienza, sopportò i suoi rivali, gli invidiosi,
i detrattori, i calunniatori (Cfr. 2 Corinti, cap. 10 e 11). «Alcuni per picca,
dice, annunziano Cristo senza sincerità, credendo di aggiungere affanni
alle mie catene. Ma che me ne importa? O che sia per pretesto o con lealtà,
purché in ogni modo sia predicato Cristo, e ne godo e ne godrò, ecc.
Secondo quanto aspetto e quanto spero, non avrò da arrossire di nessuna
cosa, ma con tutta franchezza, come sempre, Cristo sarà glorificato nella
mia persona, sia con la vita, sia con la morte» (Filippesi l, 17.20). E: «Noi
siam tribolati in ogni maniera, ma non avviliti d’animo; siamo angustiati,
ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; abbattuti, ma non
finiti» (2 Corinti 4, 8 s.). Giustamente san Gregorio (70) scrisse: “La
pazienza è un martirio nascosto nell’anima».
45. VI. Paolo sostenne e superò eroicamente molte infermità ed angustie
corporali, e spirituali, gravi e continue tentazioni della carne (71):
«Affinché la grandezza delle rivelazioni, dice, non mi facesse insuperbire,
m’è stato dato lo stimolo della mia carne, un angelo di Satana che mi
schiaffeggi. Tre volte ne pregai il Signore, perché si allontanasse da me.
Ed Egli mi ha detto: Ti basta la mia grazia, perché la potenza si fa meglio
sentire nella debolezza. Volentieri adunque mi glorierò nelle mie
infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angustie
per Cristo, perché quando son debole, allora sono potente» (2 Corinti 12,
7-10).
<< ...tribolati in ogni maniera, ma non avviliti d’animo; siamo angustiati, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; abbattuti, ma non finiti >> (2 Corinti 4, 8 s.)
AMDG et DVM
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