giovedì 4 marzo 2021

IL CRONOVISORE - P. Gemelli e P. Ernetti

IL CRONOVISORE

(Fonte:  Corriere.it)

VERSO LA META' DEGLI  ANNI 50 UNO STUDIOSO - PADRE PELLEGRINO ERNETTI - DICHIARO' DI AVER INVENTATO UNA MACCHINA IN COLLABORAZIONE CON ALTRI 12 NOTI SCIENZIATI DELL'EPOCA TRA CUI PADRE AGOSTINO GEMELLI, WERNER VON BRAUN ED ENRICO FERMI, IN GRADO DI VEDERE IL PASSATO E CHIAMATA POI:

"CRONOVISORE"

IL MECCANISMO SFRUTTEREBBE LE ENERGIE SONORE E VISIVE CHE NON SI DISTRUGGONO ALLA MORTE DEGLI ESSERI UMANI MA SI TRASFORMANO ANDANDOSI AD IMPRIMERE IN UNA FASCIA MAGNETICA CHE CIRCONDA LA TERRA.

LA MACCHINA SAREBBE IN GRADO DI EFFETTUARE IL PROCESSO INVERSO, CIOE' DI RICOSTRUIRE E RIAGGRAGARE LE PARTICELE LUMINOSE E SONORE, CAPTANDO E SINTONIZZANDO TALE ENERGIA, UNICA PER OGNI ESSERE UMANO - COME LE IMPRONTE DIGITALI - RICONVERTIRE E VEDERE IN UN MONITOR, LETTERALMENTE, PERSONE, FATTI ED EPISODI DEL PASSATO DEL NOSTRO PIANETA !!

TALE "CRONOVISORE" VENNE POI LETTERALMENTE SEQUESTRATO DAL VATICANO DOVE SAREBBE TUTTORA SEGRETAMENTE E GELOSAMENTE CONSERVATO.

ECCO TUTTA LA STORIA IN DETTAGLIO:


Milano, 17 settembre 1952. Nel laboratorio di fisica sperimentale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, due uomini sono chini su avvenieristici, almeno per l’epoca, strumenti. Uno è padre Agostino Gemelli, medico e specialista di fisica. E’ noto al mondo soprattutto per aver fondato l’Università Cattolica ed esserne stato rettore, a Milano, per quarant’anni. Padre Gemelli è anche presidente della Pontificia Accademia delle Scienze. Chino al suo fianco c’è padre Pellegrino Ernetti, specialista di musica prepolifonica, cioè quella musica che va da duemila anni prima della nascita di Cristo fino al 1200 circa. Padre Ernetti insegna al Conservatorio di Stato di Venezia ed è un esperto di fisica quantica e subatomica. Da un magnetofono a filo (quelli a nastro ancora non esistono) proviene un canto antico che rimbalza sulle pareti e si frammenta tra gli strumenti del laboratorio. E’ un canto gregoriano. Padre Gemelli è convinto che eliminando le armoniche dal canto sia possibile ottenere un suono più puro. E’ questo che i due scienziati stanno cercando di fare.

(Click per Ingrandire)

Ma il magnetofono a filo è uno strumento impreciso e delicato, e troppo spesso il filo si spezza. Allora bisogna fermare il lavoro, giuntare il filo rotto con un nodo il più piccolo possibile, per non alterare troppo il suono, e ricominciare. Quel giorno, per l’ennesima volta, il filo si rompe e padre Gemelli erompe in un’esclamazione: «Ah! Papà, aiutami tu». Non è strano sentire queste parole. Dalla morte del padre, avvenuta molti anni prima, Agostino Gemelli usa spesso questa esclamazione quando si trova di fronte a qualche difficoltà. Con estrema pazienza i due uomini risistemano il filo nel migliore dei modi e fanno ripartire il magnetofono. Ma i canti gregoriani sono sostituiti da una voce calda che arriva dall’altoparlante: «Ma certo che ti aiuto. Io sono sempre con te». E’ la voce del papà di Agostino Gemelli. Padre Gemelli ferma subito lo strumento, ma Pellegrino Ernetti insiste per ascoltare ancora. E la voce ricomincia: «Ma sì, zuccone non vedi che sono proprio io?». Padre Gemelli da poco peso all’accaduto, mentre padre Ernetti comincia ad elucubrare tutta una serie di teorie.

Difficile spiegare, in questa sede, quali sono le conclusioni fisiche a cui Pellegrino Ernetti riesce ad arrivare, ma si possono semplificare appoggiandosi a una certa tradizione esoterica cha parla di archivi akashici (l’akasha, in sanscrito, è l’etere). Secondo queste tradizioni l’esistenza è circondata da una sorta di pellicola (gli archivi akashici appunto) su cui si inscriverebbero tutti gli avvenimenti che accadono nel mondo. Quindi tutto il passato è alla nostra portata, sarebbe sufficiente trovare uno strumento che possa intercettare e decodificare questa sorta di pellicola. La tesi non è completamente campata per aria tanto che ne era convinto anche Jung, secondo cui tutto quello che accade si registra da qualche parte; un altrove nel quale il nostro inconscio, se vuole, può andare ad attingere. Secondo Ernetti queste registrazioni avvengono sotto forma di onde che è possibile captare. Il suo racconto è molto fumoso ma pare che pochi anni dopo gli esperimenti con padre Gemelli, padre Ernetti riunisse un’equipe di dodici persone che dovevano rendere attuabile il progetto (fra gli altri Pellegrino Ernetti cita Enrico Fermi e Werner Von Braun).

A breve il sogno diventa realtà, il primo cronovisore è pronto e funzionante. Lo stesso padre Ernetti così descrive la straordinaria scoperta che permette di vedere il passato: «Non è come un film, ma come un ologramma, a tre dimensioni, in rilievo. I personaggi non erano molto grandi. Pressappoco la dimensione dei nostri schermi televisivi in bianco e nero ma con il movimento e il suono. Potevamo regolare il nostro apparecchio sul luogo e l’epoca desiderati. Più esattamente sceglievamo qualcuno che volevamo seguire. E’ lui che vedevamo. Ciascun uomo possiede un genere d’onda, una sorta di emanazione che gli è propria, un po’ come una firma, o come delle impronte digitali. Dunque è qualcuno che noi vediamo e continuiamo a vedere in tutti i suoi spostamenti. E’ sempre lui al centro della scena. Il problema consisteva innanzi tutto nel trovarlo, per tentativi. Si regolava poi l’apparecchio sull’onda che emanava da lui, e l’apparecchio lo seguiva automaticamente».

Così padre Ernetti ascolta dal vivo i discorsi di Cicerone, vede la Roma dei tempi di Traiano, segue Napoleone nelle sue battaglie, assiste ad una tragedia perduta di Quinto Ennio, Thyestes (che peraltro padre Ernetti trascrive e pubblica), e ovviamente partecipa alla crocifissione di Cristo e alla sua Resurrezione. E poi? Che fine fa il cronovisore? Ancora padre Ernetti: «Smontato, ma in luogo sicuro. Inoltre ne ho depositato gli schemi presso un notaio, in Svizzera, e altri in Giappone. Naturalmente ce n’è una copia anche a Roma. Questo apparecchio può captare tutto il passato di ciascuno, integralmente, senza eccezione. Non c’è più alcun segreto di Stato, alcun segreto scientifico, industriale, commerciale, diplomatico; non c’è più vita privata. E’ la porta aperta alla dittatura più spaventosa che la Terra abbia mai conosciuto. Alla fine, siamo stati tutti d’accordo nello smontare il cronovisore».

Nel 1972 ombre scure calano su questa straordinaria scoperta, rendendola troppo simile a una colossale burla. Padre Ernetti regala a un giornalista de La Domenica del Corriere una foto di Cristo crocifisso ottenuta con il cronovisore. A breve si scopre che la foto è la riproduzione di un’immagine devota che chiunque può acquistare al Santuario dell’Amore Misericordioso vicino a Todi. La foto rappresenta il crocifisso ligneo di Cullot Valera. Dopo questo episodio si parla sempre meno del cronovisore. Lo stesso Ernetti smette di fare ricerche. Forse però, sono le cose che non dice, più di quello che ammette, a far riflettere. Come se pressioni dall’alto (i servizi segreti, il Vaticano) siano seriamente interessati a fare in modo che il mondo non pensi più a questa straordinaria invenzione. Ognuno giudichi da sé. Ma, con un po’ di fantasia, ci piace immaginare questa straordinaria scoperta, conservata in qualche segreto sotterraneo del Vaticano, coperta da due dita di polvere, controllata da alcune guardia svizzere, in attesa che l’umanità sia abbastanza matura da poterne sfruttare lo straordinario potenziale.


    FANTASIA O REALTA ? - NON LO SAPPIAMO - ECCO COMUNQUE ALCUNI VIDEO INTERESSANTI..

(Fonte: Youtube)

" La macchina del tempo"- Il Cronovisore di Padre Pellegrino Ernetti

  

IL SEGRETO DI ERNETTI




  

(Altri video su YouTube...)






 https://www.segretiemisteri

Apri il cuore al tuo Gesù. E dàmmi il tuo cuore.

7 agosto 1943




   Dice Gesù:
   «Si legge nel Libro: "Egli (l’empio) sarà condotto al sepolcro e veglierà tra la turba dei morti: gradito alla ghiaia di Cocito trascinerà dietro a sé tutti gli uomini e davanti a sé una turba innumerevole"


   L’umanità è tutta peccatrice. Una sola creatura non ha gustato, non dico l’amaro sapore, ma dico anche: l’amaro odore, del peccato. E fu Maria, la mia dolcissima Madre, Colei che non mi fece rimpiangere il Paradiso lasciato per divenire Carne fra voi a redimere la carne vostra, perché in Maria Io trovavo gli eterni candori e gli1 splendenti amori che sono in Cielo. In Lei il Padre che la vezzeggiava come la Perfetta fra le creature, in Lei lo Spirito Santo che del suo Fuoco la penetrò per fare della Vergine la Madre, intorno a Lei le angeliche coorti adoranti la Trinità in una creatura.


   Il seno di Maria! Il cuore di Maria! No. La mente più rapita in Dio non può scendere fin nel profondo, o innalzarsi sino al vertice di queste due perfezioni di purezza e d’amore. Io ve le illumino, le illumino ai più cari fra i cari. Ma solo quando sarete dove è la Scienza perfetta, allora capirete Maria.


   L’umanità è tutta peccatrice. Ma vi è il peccatore unicamente peccatore, e vi è l’empio, ossia colui che porta il peccato ad una perfezione demoniaca. Poiché, nel Male, il Demonio sa raggiungere la perfezione, e i suoi discepoli più fidi non sono da meno del loro maestro.


   Te l’ho già detto: "Lucifero si sforza ad imitare Iddio, nel male naturalmente. Assume le forme, dirò così, di vita e di corte che ha avuto il Figlio di Dio. Si atteggia a Cristo il demonio, e come Cristo ha apostoli e discepoli. Fra di essi sceglierà il perfetto per farne l’Anticristo. Per ora siamo al periodo preparatorio dei precursori del medesimo"Questo ho già detto2.


   L’empio sarà condotto al sepolcro. È naturale. Tutti gli aiuti può dare Lucifero ai suoi prediletti, ai suoi fedeli, ai suoi schiavi, ma non l’immunità dalla Morte, perché solo Io sono Vita e ho vinto Io solo la Morte. Perciò quando la somma del male commesso dall’empio è compiuta, Io do ordine alla Morte di prendere possesso di quella carne. Essa carne conosce perciò l’orrore del sepolcro. E per l’empio sarà vero sepolcro.


   Per i buoni, per i redenti, per i perdonati non è tale, poiché credono e sanno in base alla fede. Esso è luogo dove il vestito mortale torna alla sua natura di polvere sprigionando lo spirito in attesa dell’ora in cui ciò che fu creato si riformerà per entrare nella gloria o nella dannazione con la perfezione di creazione che Dio creò per l’uomo: ossia con l’unione di uno spirito e una carne. Spirito immortale come Dio suo Creatore a Padre, carne mortale come formata da un animale terreno re della terra, erede del Cielo, ma che troppo sovente preferisce la terra al Cielo ed è animale non perché dotato di "anima" ma perché vive non meno, e talora più, da bruto degli animali veri e propri.


   Le anime, scisse dai corpi, hanno tre dimore. E le avranno sinché non ne rimarranno che due, dopo il Giudizio che non errerà. I beati gioiscono immediatamente dell’eterno riposo. I penanti attivamente compiono la loro espiazione pensando all’ora della liberazione in Dio. I dannati si agitano nel rovello del bene perduto. No, che tanto meno trovano riposo nella loro terribile tortura, quanto più empi sono stati.


   Ma l’Empio, colui che con la sua empietà ha trascinato altri all’empietà e sospinto altri al peccato, (ecco gli uomini e le turbe di cui parla il Libro), sarà come una torre insonne in un mare di tempesta. Davanti a sé la folla degli uccisi (nell’anima) da lui, davanti a sé il ricordo vivo dei tanti omicidi d’anime da lui commessi, e il rimorso, che non dà pace a chi uccide, dal giorno che Caino sparse il sangue del fratello, lo flagellerà ben più atrocemente dei flagelli infernali.


   Veglierà sul suo Delitto, che si avventò contro Dio nelle creature di Dio e che come belva infuriata portò strage nelle anime. Tremendo avere davanti a sé la prova del malfatto! Castigo aggiunto ai castighi! Orrore senza numero come senza numero sono le colpe dell’Empio fra i peccatori.


   Ma ora, Maria, a consolazione del tuo cuore che si accascia davanti a squarci di un altro mondo dove non regna l’Amore ma il Rigore di Dio, solleva lo spirito ascoltando questa parola tutta per te e per le anime come te.


   Sai cosa rappresentano per Me i cuori dati all’Amore? Il mio Paradiso sulla terra. Siete voi che portate un pezzettino di cielo su questo povero mondo, e su quel pezzettino posa i piedi il Figlio di Dio per venire a trovare le sue delizie fra i figli del Padre.


   Apri il cuore al tuo Gesù. E dàmmi il tuo cuore. Dàllo del tutto a Me. Lo voglio. Come Medico e Amico di spirito e di carne, come Sposo e Dio che ti ha scelta per la tua fede e il tuo audace sentimento di amore.»

 

   gli è nostra correzione da 

   2 Nel dettato del 19 giugno, pag. 121. 

AMDG et DVM

Canta MARIAM - Salmi 63-70

 

Maria Rosa Mistica Mater Ecclesiae

PSALMUS  63.

Exaudi, Domina, orationem meam, 

cum deprecor :

a pavore crudelis libera animam meam.

 

Impétra nobis pacem et salutem :

in die novissimo.

 

Benedicta sis super mulieres :

et benedictus sit fructus ventris Tui.

 

Illumina, Domina, oculos meos :

et illustra caecitatem meam.

 

Da mihi in Te confidentiam bonam :

in vita et in fine meo. 

Gloria Patri, etc.

Maria Nostra Signora di Guadalupe
 

PSALMUS  64. 

Te decet hymnus, Domina nostra, in Sion :

laus et iubilatio in Hierusalem.

 

Benedictionem omnium gentium dedit Tibi Dominus :

laudem et gloriam ante conspectum populorum.

 

Benedixit Te Dominus in misericordia sua :

et thronum Tuum constituit super ordines angelorum.


Gratiam et decorem posuit in labiis Tuis :

et pallio gloriae induit corpus Tuum.

 

Coronam radiantem posuit in capite Tuo :

et virtutum monilibus Te decenter ornavit.

Gloria Patri, etc.

 


PSALMUS  65.

Jubilate Dominae nostrae, omnis Terra :

psallite hymnum nomini Eius, date honorificentiam maiestati Eius.

 

Benedictum sit Cor Tuum, Domina :

cum quo ardenter et sinceriter Filium Dei dilexisti.

 

Respice paupertatem meam, gloriosa Virgo :

miseriam et angustiam meam ne tardes removere.

 

Aufer tribulationem meam :

dulcifica languorem meum.

 

Benedicat Te omnis caro :

glorificet Te omnis lingua. 

Gloria Patri, etc.

 


PSALMUS  66.

Deus misereatur nostri, et benedicat nobis :

per Illam quae Eum genuit.

 

Miserere nostri, Domina, et ora pro nobis :

in laetitiam bonam converte moestitiam nostram.

 

Illumina me, Stella Maris :

clarifica me, Virgo clarissima.

 

Extingue ardorem cordis mei :

refrigèra me Gratia Tua.

 

Protegat me semper Gratia Tua :

praesentia Tua illustret finem meum.

Gloria Patri, etc.

 


PSALMUS  67

Exurgat Maria, et dissipentur inimici Eius :

conterantur omnes sub pedibus Eius.

 

Impetum inimicorum nostrorum dissipa :

destrue omnem iniquitatem eorum.

 

Ad Te, Domina, clamavi in tribulatione :

et serenasti conscientiam meam.

 

Non deficiat laus Tua in ore nostro :

et amor Tuus de visceribus nostris.

 

Pax multa diligentibus Te, Domina :

anima eorum non videbit mortem in aeternum.

Gloria Patri, etc.

 

Auxilium Christianorum

PSALMUS  68.

Salvum me fac, Domina : 

quoniam intraverunt concupiscentiarum aquae

usque ad animam meam.

 

Infixus sum in limo peccati :

et aquae voluptatis circumdederunt me.

 

Plorans ploravi in nocte :

et dies laetitiae ortus est mihi.

 

Salva animam meam, Genitrix Salvatoris :

quia per Te vera salus data est omni mundo.

 

Dum nuntiante Angelo fuisti obumbrata :

et Patris sapientia praegnans et gravidata.

Gloria Patri, etc.


VIRGO EUCARISTIAE 

PSALMUS  69.

Domina, in adjutorium meum intende :

et luce misericordiae Tuae illustra mentem meam.

 

Doce nos exquirere bonitatem Tuam :

ut enarremus mirabilia tua.

 

Ostende potentiam Tuam contra inimicos nostros:

ut sanctificeris in nationibus procul.

 

In ira flammae Tuae mergantur in infernum :

et qui conturbant servos Tuos, inveniant perditionem.

 

Miserere servorum Tuorum, super quos invocatum est nomen Tuum :

et ne sinas angustiari eos in tentationibus suis.

Gloria Patri, etc.


IMMACULATI CORDIS BEATAE MARIAE VIRGINIS

PSALMUS  70.

In Te, Domina, speravi, non confundar in aeternum :

in Tua misericordia libera me, et eripe me.

 

Propter multitudinem iniquitatum mearum :

opressus sum vehementer.

 

Facti sunt hostes mei in capite meo :

subsannaverunt et deriserunt me quotidie.

 

Vide, Domina, quoniam tribulor :

expande manus Tuas, succurre pereunti.

 

Ne moreris, propter gratiam nominis Tui :

ut efficiaris mihi in gaudium et salutem.

Gloria Patri, etc.


Maria, Nostra Signora di Guadalupe,

schiaccia la testa a satana e salva il tuo popolo

mercoledì 3 marzo 2021

GUARDIAMO A GESU' ... ... ... per sedurre l'umanità



 #BENEDETTOXVIBLOGWORDPRESS

JOSEPH RATZINGER : GUARDARE A CRISTO 1986…

<<  Un Gesù che sia d’accordo con tutto e con tutti , un Gesù senza la sua santa ira , senza la durezza della verità e del vero amore , non è il vero Gesù come lo mostra la Scrittura , ma una sua miserabile caricatura

Un Gesù che sia d’accordo con tutto e con tutti , un Gesù senza la sua santa ira , senza la durezza della verità e del vero amore , non è il vero Gesù come lo mostra la Scrittura , ma una sua miserabile caricatura . 

Una concezione del ” vangelo ” dove non esista più la serietà dell’ira di Dio , non ha niente a che fare con la vangelo biblico . Un vero perdono è qualcosa del tutto diverso da un debole ” lasciar correre ” . 

Il perdono è esigente e chiede ad entrambi – a chi lo riceve ed a chi lo dona – una presa di posizione che concerne l’intero loro essere . Un Gesù che approva tutto è un Gesù senza la croce , perché allora non c’è bisogno del dolore della croce per guarire l’uomo . 

Ed effettivamente la croce viene sempre più estromessa dalla teologia e falsamente interpretata come una brutta avventura o come un affare puramente politico . La croce come espiazione , la croce come ” forma ” del perdono e della salvezza non si adatta ad un certo schema del pensiero moderno . 

Solo quando si vede bene il nesso fra verità ed amore , la croce diviene comprensibile nella sua vera profondità teologica . 

Il perdono ha a che fare con la verità e perciò esige la croce del Figlio ed esige la nostra conversione . 

Perdono è appunto restaurazione della verità , rinnovamento dell’essere e superamento della menzogna nascosta in ogni peccato . 

Il peccato è sempre , per sua essenza , un abbandono della verità del proprio essere e quindi della verità voluta dal Creatore , da Dio .  >>

Da Joseph Ratzinger , ” Guardare a Cristo ” , pag . 76 , Jaca Book 1986

«Guai al mondo» (Matth. XVIII, 7) - Importanza dei NOVISSIMI


 

NOVISSIMI

1. Grande disgrazia è dimenticare i novissimi. — 2. Quanto è utile ricordarsi dei novissimi. — 3. Come dobbiamo ricordare i novissimi.

1. Grande disgrazia è dimenticare i novissimi. — I novissimi, cioè gli ultimi fini, sono la morte, il giudizio, il paradiso, l’inferno, l'eternità. Dimenticare cose di tanta importanza, non prevederle, non preparacisi, è la somma delle disgrazie che possa accadere ad un uomo. 
Infatti dimenticare la morte, vuol dire non pensare a prepararvisi, ed avventurarsi alla triste morte del peccatore: disgrazia irreparabile. 
Dimenticare il giudizio di Dio è un disprezzarlo; e allora sarà molto terribile questo giudizio. 
Dimenticare il cielo è grande sciagura, perché così facendo non si fa nulla per guadagnarlo, e si perde; e perduto il paradiso, tutto è perduto. 
Dimenticare l’inferno, è un andarvi incontro; e chi vi si incammina, facilmente vi precipita. 

Dimenticare l’eternità, è lo stesso che perdere il tempo e l’eternità; si può immaginare disgrazia più tremenda? Ciò non ostante, oh come è comune nel mondo la dimenticanza dei novissimi! Per ciò Gesù fulminò quello spaventevole anatema: «Guai al mondo» (Matth. XVIII, 7).
A quanti si possono rivolgere quelle parole del Signore nel Deuteronomio: « Gente senza consiglio e senza prudenza, perché non aprire gli occhi e comprendere e provvedere ai loro novissimi? » (XXXII, 28-29). E quelle altre d’Isaia : « Tu non hai pensato a queste cose, e non ti sei ricordato dei tuoi novissimi » (XLVII, 7).
Terribile imprudenza che ha conseguenze fatali è quella di dimenticare le cose future, di non considerare i novissimi per arrivarvi preparati. Che onta, che rabbia non sarà per i figli del mondo l’udirsi rinfacciare dai demoni nell’inferno: O sciagurati! voi sapevate che c’era un inferno, e potendolo schivare con poco costo, vi ci siete tuffati a capo fitto! Voi avete dimenticato i novissimi, e avete perduto tutto.
Ci si parla dei nostri novissimi; noi li conosciamo, vi crediamo, e intanto operiamo come se non ci riguardassero affatto e non ne diventiamo migliori! O cecità fatale! O follia incredibile! O uomini stupidi e da compiangersi! Non pensare, non penetrare, non temere cose tanto gravi, non prepararvisi!

2. Quanto è utile ricordarsi dei novissimi. — « In tutte le tue opere, dice il Savio, proponiti sotto gli occhi i tuoi novissimi, e non cadrai mai in peccato » (Eccli. VII, 40). La ragione è chiara, poiché il fine che uno si propone, diventa il principio e la regola di tutte le azioni; ora il fine di tutte le cose sta compreso essenzialmente nei fini ultimi, ossia nei novissimi. Tutte le persone operano per un fine; perché dunque non operare guardando ai fini ultimi?...

Chi dice a se stesso, quando si sente tentato a offendere Dio: Al punto di morte, vorrò io aver commesso questo peccato? — tosto si mette su l’avviso e resiste. — Quando sarò innanzi al tribunale di Dio, quando il giudice divino mi peserà nella bilancia della sua giustizia, vorrò che il peso dei miei misfatti vinca quello delle mie virtù? Ebbene, schiverò il peccato e praticherò la virtù. Mi sta a cuore di passare dal tribunale di Dio al cielo? dunque mi studierò di guadagnarmi questo cielo. 
Forse che mi garberà udirmi al giudizio quella terribile sentenza : Partitevi da me, o maledetti, e andate al fuoco eterno? Dio me ne scampi! Dunque mi applicherò a chiudermi l’inferno per sempre, schivando soprattutto il peccato mortale. Quando entrerò nell’eternità, vorrò io aver perduto il tempo? Certo che no: conviene dunque che non ne perda un istante; — queste sono le salutari considerazioni che fa colui il quale non dimentica i suoi novissimi. Dunque chi non vede ch’egli diventa quasi impeccabile, compiendosi in lui il detto dello Spirito Santo — Il fine dell’uomo che è la beatitudine eterna, lo porta alla fuga del peccato e alla pratica della virtù, come a mezzi coi quali si ottiene la beatitudine. Per ciò S. Agostino dice: «La considerazione di questa sentenza: — Ricorda i tuoi novissimi e non peccherai in eterno — è la distruzione dell’orgoglio, dell’invidia, della malignità, della lussuria, della vanità e della superbia, il fondamento della disciplina e dell’ordine, la perfezione della santità, la preparazione alla salute eterna. Se ti preme non andare perduto, guarda in questo specchio dei tuoi novissimi ciò che sei e ciò che sarai tu la cui concezione è macchia vergognosa, l’origine è fango, il termine è putredine. 

Davanti a questo specchio, cioè in faccia ai novissimi, che cosa diventano le delicate imbandigioni, i vini squisiti, le splendide calzature, il lusso del vestire, la mollezza della carne, la ghiottoneria, la crapula, l’ubbriachezza, la magnificenza dei palazzi, l’estensione dei poderi, l’accumulamento delle ricchezze? ». 

Prendiamo dunque il consiglio di S. Bernardo e nel cominciare un’azione qualunque diciamo a noi medesimi: Farei io questo, se dovessi morire in questo momento? (In Speculo monach.).
Simile a quella di S. Bernardo è la regola di condotta suggerita da Siracide, per ordinare e santificare tutte le nostre azioni: « In ogni tua impresa scegli quello che vorresti aver fatto e scelto quando sarai in punto di morte ». Fate tutte le vostre azioni come vorreste averle fatte il giorno in cui comparirete innanzi a tutto il mondo, per renderne conto al supremo tribunale di Dio. Non fate cosa di cui abbiate a pentirvi eternamente: schivate quello che vi farebbe piangere per tutta l’eternità, quello che vi toccherebbe pagare nell’eterno abisso dell'inferno. Studiatevi di fare benissimo e perfettissimamente ogni cosa, affinché abbiate da rallegrarvi di tutto ciò che pensate, dite, e fate; e ne riceviate una ricca mercede in cielo. Ora la memoria dei novissimi procura tutti questi vantaggi...

Non dimenticate anche che sono prossimi i vostri novissimi...; che incerta è l’ultima ora... Chi non teme una cattiva morte, come avrà paura del giudizio e dell’inferno? Ah! se gli uomini pensassero di frequente al giorno della loro morte, preserverebbero la loro anima da ogni cupidigia e malizia... O voi, che volete essere eternamente felici, pensate sempre a quella sentenza. — Parlando di Gerusalemme, Geremia dice che « ella si dimenticò del suo fine, per ciò sdrucciolò in un profondo abisso di miserie e di degradazione » (Lament. I, 9). Dunque, pensando agli ultimi fini non si cade, e chi è caduto, si rialza. « Noi cessiamo di peccare, dice S. Gregorio, quando temiamo i tormenti futuri ». Ripetiamo anche noi col Salmista: « Ho pensato ai giorni antichi, ho meditato gli anni eterni » (Psalm. LXXVI, 5).

3. Come dobbiamo ricordare i novissimi. — Perché il ricordo dei novissimi abbia tutta l'efficacia che ne promette lo Spirito Santo, conviene in primo luogo che non si fermi soltanto sopra di uno, ma li abbracci tutti. 
Per qualcuno infatti il pensiero della morte, invece di essere incentivo al bene, può essere uno stimolo al male: « La nostra vita sfumerà come nebbia » (Sap. II, 3), dissero gli empi ricordandosi della loro morte imminente; ma da questo pensiero conclusero: « Venite dunque e godiamo finché abbiamo tempo » (Ib. 6). Perciò non dice il Savio nel citato testo: memorare novissimum tuum, ma novissima tua; perché il pensiero della morte riesca proficuo, ricordiamoci che alla morte terrà dietro un duro giudizio (Hebr. IX, 27); che al giudizio andrà annessa una sentenza o di eterna pena o di eterno premio (Matth. XXV, 46). Dal ricordo dei novissimi trae pure un gran vantaggio la vita spirituale del cristiano, la quale consistendo nella pratica delle quattro virtù cardinali, prudenza, giustizia, fortezza, temperanza, trova nella meditazione dei novissimi un ottimo alimento. Infatti il ricordo della morte distrugge l’ambizione e la superbia, e così dà la prudenza. La memoria del giudizio, mettendoci dinanzi agli occhi quel giudice rigoroso, ci porta a usare giustizia e bontà col prossimo. Il ricordo dell’inferno reprime l’appetito dei piaceri illeciti e così avvalora la temperanza. La memoria del Paradiso diminuisce il timore dei patimenti di questa vita e cosi rinsalda la fortezza.
Si richiede in secondo luogo, che questo ricordo sia fatto su la propria persona, come pare ci dica il Savio il quale non dice semplicemente: memorare novissima, ma vi aggiunge tua. Quanti vi sono, che ricordano i novissimi anche spesso, ora discorrendone nelle chiese, ora trattandone nei libri, ora disputandone su le cattedre, ora figurandoli o su marmi, o su bronzi o su tele? eppure non menano tutti una vita santa. Bisogna che chi ricorda i novissimi, pensi che proprio lui si troverà, e forse tra brevissimo tempo, al letto di morte... nella bara, al camposanto... Che proprio lui si presenterà al giudizio di Dio e a lui toccherà il castigo o il premio eterno.
Conviene in terzo luogo che questo ricordo dei novissimi non sia cosa speculativa ma pratica, perciò lo Spirito Santo fa precedere al testo citato quelle parole: in ogni tua azione. Se prima di ogni azione considerassimo i novissimi, non solo eviteremmo il peccato, ma troveremmo in quella considerazione la forza di praticare le più eroiche virtù.
Sarebbe poi un errore il credere che il pensiero dei novissimi porti con sé la tristezza. Se lo Spirito Santo ci assicura che il ricordo frequente dei novissimi basta a tenerci pura la coscienza: — In aeternum non peccabis — è cosa chiara che porta con se la gioia del cuore che è la più grande di tutte le gioie. — Non est oblectamentum super cordis gaudium (Ecciti. XXX, 16). E ne abbiamo infatti una conferma nel medesimo Ecclesiastico il quale dopo di aver detto in altro luogo: « Non abbandonarti alla tristezza, ma cacciala da te» (XXXVIII, 21), soggiunge subito e ricordati dei novissimi, quasi che il pensiero dei novissimi sia il più sicuro per tenere lontana dal cuore umano la tristezza.