giovedì 29 ottobre 2020

Oh, come è glorioso e santo e grande avere in cielo un Padre!

PAX ET BONUM

LETTERA AI FEDELI 

(Seconda recensione)

[179] 1 Nel nome del Signore, Padre e Figlio e Spirito Santo. Amen.
A tutti i cristiani religiosi, chierici e laici uomini e donne, a tutti gli abitanti del mondo intero, frate Francesco, loro servo e suddito, ossequio rispettoso, pace dal cielo e sincera carità nel Signore.

[180] 2 Poiché sono servo di tutti, sono tenuto a servire a tutti e ad amministrare le fragranti parole del mio Signore. 3 E perciò, considerando che non posso visitare personalmente i singoli, a causa della malattia e debolezza del mio corpo, mi sono proposto di riferire a voi, mediante la presente lettera e messaggio, le parole del Signore nostro Gesù Cristo, che è il Verbo del Padre, e le parole dello Spirito Santo, che sono spirito e vita (Gv 6,63).

I IL VERBO DEL PADRE

[181] 4 L'altissimo Padre celeste, per mezzo del santo suo angelo Gabriele (Cfr. Lc 1,31), annunciò questo Verbo del Padre, così degno, così santo e glorioso, nel grembo della santa e gloriosa Vergine Maria, e dal grembo di lei ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità.

[182] 5 Lui, che era ricco (2Cor 8,9) sopra ogni altra cosa, volle scegliere in questo mondo, insieme alla beatissima Vergine, sua madre, la povertà.

[183] 6 E, prossimo alla passione (Cfr. Mt 26,17-20; Mc 14,12-16; Lc 22,7-13), celebrò la pasqua con i suoi discepoli, e prendendo il pane, rese grazie, lo benedisse e lo spezzò dicendo: "Prendete e mangiate, questo è il mio corpo" (Mt 26,26). 7 E prendendo il calice disse: "Questo è il mio sangue della nuova alleanza, che per voi e per molti sarà sparso in remissione dei peccati" (Mt 26,27). 6 Poi pregò il Padre dicendo: "Padre, se è possibile, passi da me questo calice". 9 E il suo sudore divenne simile a gocce di sangue che scorre per terra (Lc 22,44). Depose tuttavia la sua volontà nella volontà del Padre dicendo: "Padre, sia fatta la tua volontà; non come voglio io, ma come vuoi tu" (Mt 26,42; 26,39).

[184] 11 E la volontà di suo Padre fu questa, che il suo figlio benedetto e glorioso, che egli ci ha donato ed è nato per noi, offrisse se stesso, mediante il proprio sangue, come sacrificio e vittima sull'altare della croce, 12 non per sé, poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose (Cfr. Gv 1,3), ma in espiazione dei nostri peccati, 13 lasciando a noi l'esempio perché ne seguiamo le orme (1Pt 2,21). 14 E vuole che tutti siamo salvi per mezzo di lui e che lo riceviamo con cuore puro e col nostro corpo casto.

[185] 15 Ma pochi sono coloro che lo vogliono ricevere ed essere salvati per mezzo di lui, sebbene il suo giogo sia soave e il suo peso leggero (Cfr. Mt 11,30).

II DI QUELLI CHE NON VOGLIONO OSSERVARE I COMANDAMENTI Dl DIO

[186] 16 Coloro che non vogliono gustare quanto sia soave il Signore (Cfr. Sal 33,9) e preferiscono le tenebre alla luce (Gv 3,19), rifiutando di osservare i comandamenti di Dio, sono maledetti; 17 di essi dice il profeta: "Maledetti coloro che si allontanano dai tuoi comandamenti" (Sal 118,21). 18 Invece, quanto sono beati e benedetti quelli che amano il Signore e fanno così come dice il Signore stesso nel Vangelo: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore e tutta l'anima, e il prossimo tuo come te stesso" (Mt 22,37.39).

III DELL'AMORE DI DIO E DEL SUO CULTO

[187] 19 Amiamo dunque Dio e adoriamolo con cuore puro e mente pura, poiché egli stesso, ricercando questo sopra tutte le altre cose, disse: I veri adoratori adoreranno il Padre nello Spirito e nella verità (Gv 4,23). 20 Tutti infatti quelli che lo adorano, bisogna che lo adorino nello spirito (Cfr. Gv 4,24) della verità.

[188] 21 Ed eleviamo a lui lodi e preghiere giorno e notte (Sal 31,4), dicendo: "Padre nostro, che sei nei cieli" (Mt 6,9), poiché bisogna che noi preghiamo sempre senza stancarci (Lc 18,1).

IV DELLA VITA SACRAMENTALE

[189] 22 Dobbiamo anche confessare al sacerdote tutti i nostri peccati e ricevere da lui il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo. 23 Chi non mangia la sua carne e non beve il suo sangue, non può entrare nel regno di Dio (Cfr. Gv 6,55.57 e Gv 3,5). 24 Lo deve però mangiare e bere degnamente, poiché chi lo riceve indegnamente, mangia e beve la sua condanna, non discernendo il corpo del Signore (1Cor 11,29), cioè non distinguendolo dagli altri cibi.

[190] 25 Facciamo, inoltre, frutti degni di penitenza Cfr. (Lc 3,8). 26 E amiamo i prossimi come noi stessi (Cfr. Mt 22,39). 27 E se uno non vuole amarli come se stesso, almeno non arrechi loro del male, ma faccia del bene.

V DEL GIUDICARE CON MISERICORDIA

[191] 28 Coloro poi che hanno ricevuto l'autorità di giudicare gli altri, esercitino il giudizio con misericordia, così come essi stessi vogliono ottenere misericordia dal Signore; 29 infatti il giudizio sarà senza misericordia per coloro che non hanno usato misericordia (Gv 2,13).

[192] 30 Abbiamo perciò carità e umiltà e facciamo elemosine, perché l'elemosina lava l'anima dalle brutture dei peccati. 31 Gli uomini infatti perdono tutte le cose che lasciano in questo mondo, ma portano con sé la ricompensa della carità e le elemosine che hanno fatto, di cui avranno dal Signore il premio e la degna ricompensa.

VI DEL DIGIUNO CORPORALE E SPIRITUALE

[193] 32 Dobbiamo anche digiunare e astenerci dai vizi e dai peccati (Cfr. Tb 4,11; 12,9). a e da ogni eccesso nel mangiare e nel bere ed essere cattolici. 33 Dobbiamo anche visitare frequentemente le chiese e venerare e usare reverenza verso i chierici, non tanto per loro stessi, se sono peccatori, ma per l'ufficio e l'amministrazione del santissimo corpo e sangue di Cristo, che sacrificano sull'altare e ricevono e amministrano agli altri.

[194] 34 E siamo tutti fermamente convinti che nessuno può essere salvato se non per mezzo delle sante parole e del sangue del Signore nostro Gesù Cristo, che i chierici pronunciano, annunciano e amministrano. 35 Ed essi soli debbono amministrarli e non altri.
36 Specialmente poi i religiosi, i quali hanno rinunciato al mondo, sono tenuti a fare molte altre cose e più grandi, senza però tralasciare queste (Cfr. Lc 11,42).

VII DELL'AMORE VERSO I NEMICI

[195] 37 Dobbiamo avere in odio i nostri corpi con i vizi e i peccati, poiché il Signore dice nel Vangelo: Tutte le cose cattive, i vizi e i peccati escono dal cuore (Cfr. Mt 15,18-19; Mc 7,23).

[196] 38 Dobbiamo amare i nostri nemici e fare del bene a coloro che ci odiano (Cfr. Mt 5,44; Lc 6,27). 39 Dobbiamo osservare i precetti e i consigli del Signore nostro Gesù Cristo. 40 Dobbiamo anche rinnegare noi stessi (Cfr. Mt 16,24) e porre i nostri corpi sotto il giogo del servizio e della santa obbedienza, così come ciascuno ha promesso al Signore.

VIII UMILTÀ NEL COMANDARE

[197] 41 E nessun uomo si ritenga obbligato dall'obbedienza a obbedire a qualcuno là dove si commette delitto o peccato. 42 E colui al quale è affidata l'obbedienza e che è ritenuto maggiore, sia come il minore (Lc 22,26) e servo degli altri fratelli, 43 e usi ed abbia nei confronti di ciascuno dei suoi fratelli quella misericordia che vorrebbe fosse usata verso di sé qualora si trovasse in un caso simile.

[198] 44 E per il peccato commesso dal fratello non si adiri contro di lui, ma lo ammonisca e lo conforti con ogni pazienza e umiltà.

IX DEL FUGGIRE LA SAPIENZA CARNALE

[199] 45 Non dobbiamo essere sapienti e prudenti secondo la carne (Cfr. 1Cor 1,26), ma piuttosto dobbiamo essere semplici, umili e puri. 46 Teniamo i nostri corpi in umiliazione e dispregio, perché noi, per colpa nostra, siamo miseri, fetidi e vermi, come dice il Signore per bocca del profeta: "lo sono un verme e non un uomo, I'obbrobrio degli uomini e scherno del popolo" (Sal 21,7).
47 Mai dobbiamo desiderare di essere sopra gli altri, ma anzi dobbiamo essere servi e soggetti ad ogni umana creatura per amore di Dio (1Pt 2,13).

X DEL SERVO FEDELE CHE DIVIENE DIMORA DI DIO

[200] 48 E tutti quelli e quelle che si diporteranno in questo modo, fino a quando faranno tali cose e persevereranno in esse sino alla fine, riposerà su di essi lo Spirito del Signore (Is 11,2), ed egli ne farà sua abitazione e dimora (Cfr. Gv 14,23). 49 E saranno figli del Padre celeste (Cfr. Mt 5,45), di cui fanno le opere, 50 e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo (Cfr. Mt 12,50).
51 Siamo sposi, quando l'anima fedele si congiunge a Gesù Cristo per l'azione dello Spirito Santo. 52 E siamo fratelli, quando facciamo la volontà del Padre suo (Cfr. Mt 12,50), che è in cielo. 53 Siamo madri (Cfr. 1Cor 6,20), quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso l'amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri (Cfr. Mt 5,16).

[201] 54 Oh, come è glorioso e santo e grande avere in cielo un Padre!
55 Oh, come è santo, consolante, bello e ammirabile avere un tale Sposo!
56 Oh, come è santo come è delizioso, piacevole, umile, pacifico, dolce e amabile e sopra ogni cosa desiderabile avere un tale fratello e figlio, il quale offrì la sua vita per le sue pecore (Cfr. Gv 10,15) e pregò il Padre per noi, dicendo: "Padre santo, custodisci nel tuo nome quelli che mi hai dato (Gv 17,11). 57 Padre, tutti coloro che mi hai dato nel mondo erano tuoi e tu li hai dati a me (Gv 17,6). 58 E le parole che desti a me, le ho date a loro; ed essi le hanno accolte e veramente hanno riconosciuto che io sono uscito da te ed hanno creduto che tu mi hai mandato (Gv 17,8). Io prego per loro e non per il mondo (Gv 17,9). Benedicili e santificali (Gv 17,17). 59 E per loro io santifico me stesso, affinché siano santificati nell'unità, come lo siamo noi (Gv 17,19.11). 60 E voglio, o Padre, che dove io sono ci siano anch'essi con me, affinché vedano la mia gloria nel tuo regno" (Gv 17,24; Mt 20,21).

[202] 61 A colui che tanto patì per noi, che tanti beni ha elargito e ci elargirà in futuro, a Dio, ogni creatura che vive nei cieli, sulla terra, nel mare e negli abissi renda lode, gloria, onore e benedizione (Cfr. Ap 5,13), 62 poiché egli è la nostra virtù e la nostra fortezza. Egli che solo è buono (Cfr. Lc 18,19), solo altissimo, solo onnipotente, ammirabile glorioso e solo è santo, degno di lode e benedetto per gli infiniti secoli dei secoli. Amen.

XI DI COLORO CHE NON FANNO PENITENZA

[203] 63 Invece, tutti coloro che non vivono nella penitenza, e non ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, 64 e compiono vizi e peccati, e che camminano dietro la cattiva concupiscenza e i cattivi desideri, e non osservano quelle cose che hanno promesso, 65 e servono con il proprio corpo il mondo, gli istinti della carne, le cure e preoccupazioni del mondo e le cure di questa vita, 66 ingannati dal diavolo di cui sono figli e ne compiono le opere (Cfr. Gv 8,49), costoro sono ciechi poiché non vedono la vera luce, il Signore nostro Gesù Cristo.
67 Questi non posseggono la sapienza spirituale, poiché non hanno in sé il Figlio di Dio, che è la vera sapienza del Padre. Di essi dice la Scrittura: "La loro sapienza è stata divorata" (Sal 106,27). 68 Essi vedono, conoscono, sanno e fanno il male e consapevolmente perdono le loro anime.

[204] 69 Vedete, o ciechi, ingannati dai nostri nemici, cioè dalla carne, dal mondo e dal diavolo, che al corpo è dolce fare il peccato ed è cosa amara servire Dio, poiché tutte le cose cattive, vizi e peccati, escono e procedono dal cuore degli uomini (Cfr. Mt 7,21.23; 15,18-19), come dice il Signore nel Vangelo. 70 E così non possedete nulla né in questo mondo né nell'altro. 71 Credete di possedere a lungo le vanità di questo secolo, ma vi ingannate, perché verrà il giorno e l'ora che non pensate, non conoscete e ignorate (Cfr. Mt 24,44; 25,13).

XII IL MORIBONDO IMPENITENTE

[205] 72 Il corpo è infermo, si avvicina la morte, accorrono i parenti e gli amici e dicono: "Disponi delle tue cose". 73 Ecco, la moglie di lui, i figli, i parenti e gli amici fingono di piangere. 74 Ed egli, sollevando gli occhi, li vede piangere e, mosso da un cattivo sentimento, pensando tra sé dice: "Ecco, la mia anima e il mio corpo e tutte le mie cose pongo nelle vostre mani". 75 In verità questo uomo è maledetto, poiché colloca la sua fiducia e affida la sua anima, il suo corpo e tutti i suoi averi in tali mani. 76 Perciò dice il Signore per bocca del profeta: "Maledetto l'uomo che confida nelI'uomo!" (Ger 17,5).
77 E subito fanno venire il sacerdote. Gli domanda il sacerdote: "Vuoi ricevere la penitenza per tutti i tuoi peccati?". 78 Rispose: "Sì". "Vuoi dare soddisfazione, con i tuoi mezzi, cosi come puoi, per tutte le colpe e per quelle cose che hai defraudato e nelle quali hai ingannato gli uomini?". 79 Risponde: "No". E il sacerdote: "Perché no?". 80 "Perché ho consegnato ogni mio avere nelle mani dei parenti e degli amici". 81 E incomincia a perdere la parola, e così quel misero muore.
82 Ma sappiamo tutti che ovunque e in qualsiasi modo un uomo muoia in peccato mortale senza compiere la soddisfazione sacramentale, e può farlo e non lo fa, il diavolo rapisce la sua anima dal suo corpo con una angoscia e sofferenza così grandi, che nessuno può sapere se non chi ne fa la prova. 83 E tutti i talenti e l'autorità e la scienza, che credeva di possedere (Cfr. Lc 8,18), gli sono portati via (Mc 4,25). 84 Egli li lascia ai parenti e agli amici; ed essi prendono il patrimonio e se lo dividono e poi dicono: "Maledetta sia la sua anima, poiché poteva darci e acquistare più di quanto non acquistò!". 85 I vermi divorano il corpo; e così quell'uomo perde l'anima e il corpo in questa breve vita e va all'inferno, ove sarà tormentato eternamente.
86 Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

[206] 87 Io frate Francesco, il più piccolo servo vostro, vi prego e vi scongiuro, nella carità che è Dio (Cfr. 1Gv 4,16), e col desiderio di baciarvi i piedi, che queste parole e le altre del Signore nostro Gesù Cristo con umiltà e amore le dobbiate accogliere e attuare e osservare. 87bis E coloro che non sanno leggere, se le facciano leggere spesso, e le imparino a memoria, mettendole in pratica santamente sino alla fine, perché sono spirito e vita (Gv 6,63). E coloro che non faranno ciò, ne renderanno ragione nel giorno del giudizio davanti al tribunale di Cristo. 88 E tutti quelli e quelle che con benevolenza le accoglieranno e le comprenderanno e ne invieranno copie ad altri, se in esse persevereranno fino alla fine (Mt 24,13), li benedica il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. Amen.

DEUS MEUS ET OMNIA

 

VOI SIETE IL SALE DELLA TERRA



Questo passaggio dell’omelia pronunciata da Papa Benedetto XVI in piazza San Pietro l’11 giugno 2010, a conclusione dell’Anno Sacerdotale,  sintetizza la teologia e la spiritualità del Sacramento dell’Ordine Sacerdotale: 

 “Il sacerdote non è semplicemente il detentore di un ufficio (…). Egli invece fa qualcosa che nessun essere umano può fare da sé: pronuncia in nome di Cristo la parola dell’assoluzione dai nostri peccati e cambia così, a partire da Dio, la condizione della nostra vita. 

Pronuncia sulle offerte del pane e del vino le parole di ringraziamento di Cristo, che sono parole di consacrazione – parole che rendono presente Lui stesso, il Risorto, il suo Corpo e il suo Sangue, e trasformano così gli elementi del mondo: parole che spalancano il mondo a Dio e lo congiungono a Lui. 

Il sacerdozio, quindi, non è semplicemente ‘ufficio’ ma Sacramento: Dio si serve di un povero uomo al fine di essere presente e di agire per gli uomini attraverso di lui. Questa audacia di Dio, che si affida agli uomini; che, pur conoscendo le nostre debolezze, ritiene degli uomini capaci di agire e di essere presenti in vece sua – questa audacia di Dio è la cosa veramente grande che si nasconde nella parola sacerdozio”.

“L’autentica natura del sacerdozio sacramentale – ....– consiste nel fatto che il vescovo e il presbitero sono servitori della Parola, che svolgono il servizio della riconciliazione e, come pastori, pascono il gregge di Dio. In quanto compiono il mandato di Cristo, Cristo stesso, attraverso la loro azione e la loro parola, si rende presente quale unico sommo sacerdote nella Chiesa di Dio riunita per la celebrazione liturgica”.

Laetatus sum in te, Regina coeli:
quia te duce in domum Domini ibimus


ESISTONO CINQUE LUOGHI...

 Dio Padre parla a Santa Brigida, istruendola sulla virtù dei pellegrinaggi ai cinque luoghi che sorgono a Gerusalemme e a Betlemme 

«Esistono cinque luoghi. Tutti coloro che vi si recheranno avranno cinque tipi di frutti, se li visitano con cuore puro, senza superbia e ferventi d'amore... 


*Colui che andrà dove è nata Maria, non solo sarà purificato, ma sarà un vaso in mio onore (cfr. capitolo su Maria). 


*Il secondo luogo è Betlemme, dove mio Figlio è nato come un leone, in quanto tale era visto e considerato dal punto di vista umano; tuttavia egli era invisibile e sconosciuto secondo la divinità. 

*Il terzo luogo è il Calvario, dove mio figlio è stato ferito come un agnello innocente e senza macchia e dove è morto; ma egli era impassibile e immortale secondo la divinità. 


*Il quarto luogo è il giardino del sepolcro di mio Figlio, in cui venne nascosto come una serpe spregevole; là giaceva la sua umanità, sebbene egli si trovasse ovunque secondo la sua divinità. 

*Il quinto luogo è il monte degli Ulivi da cui mio Figlio spiccò il volo, secondo l'umanità, come un'aquila in cielo, dove si trovava sempre secondo la divinità; egli fu rigenerato e si riposò secondo l'umanità, poiché, secondo la divinità, riposava e non era mutato. 

     Perciò chi si recherà in questi posti con cuore buono e puro, assaporerà la dolcezza e la soavità di me che sono Dio in tutto. Quando sarai giunta in questi luoghi, ti mostrerò diverse cose». Libro V, 13

file:///C:/Users/gmm/AppData/Roaming/Microsoft/Windows/Network%20Shortcuts/RIVELAZIONI%20DI%20SANTA%20BRIGIDA.pdf

AMDG et DVM

Benedetta, benedetta, benedetta per la tua umiltà santa, per la tua carità accesa per la tua verginità intoccata, per la tua maternità divina, molteplice, sempiterna, vera e spirituale, Madre che col tuo amore e col tuo dolore generi continui figli per il regno del tuo Gesù.

 


Dai 'Quaderni' di Maria Valtorta, 

6 settembre 1943

   Dice Gesù
  «"Benedetta tu fra tutte le donne". Questa benedizione che voi dite malamente o non dite affatto a Colei che col suo sacrificio ha iniziato la Redenzione, risuona continuamente in Cielo pronunciata con infinito amore dalla nostra Trinità, con accesa carità dai salvati dal nostro sacrificio e dai cori angelici. Tutto il Paradiso benedice Maria, capolavoro della Creazione universale e della Misericordia divina.
   Se anche tutta l’opera del Padre per creare dal nulla la Terra non avesse servito che per accogliere Maria, l’opera creativa avrebbe avuto la sua ragione d’essere, perché la perfezione di questa Creatura è tale che essa è testimonianza non solo della sapienza e della potenza, ma dell’amore con cui Dio ha creato il mondo.
   La creazione terrestre avendo invece dato Adamo e la razza di Adamo, Maria testimonia il super- amore misericordioso di Dio verso l’uomo, perché attraverso Maria, Madre del Redentore, Dio ha operato la salvezza del genere umano. Io sono il Cristo perché Maria mi ha concepito e dato al Mondo.


   Voi mi direte che come Dio potevo superare la necessità di prendere carne nel seno di una donna. Tutto potevo, è vero. Ma riflettete quale legge d’ordine e bontà sta nel mio annichilimento in veste mortale.
   La colpa commessa dall’uomo doveva essere scontata dall’uomo e non dalla divinità non incarnata. Come avrebbe potuto la Divinità, Spirito incorporeo, redimere col sacrificio di Se stessa le colpe della carne? Necessità dunque che Io, Dio, pagassi con lo strazio di una Carne e di un Sangue innocenti, nati da una innocente, le colpe della carne e del sangue.
   La mia mente, il mio sentimento, il mio spirito avrebbero sofferto per le colpe vostre di mente, di sentimento e di spirito. Ma per essere Redenzione di tutte le concupiscenze, inoculate in Adamo e nella sua progenie dal Tentatore, doveva, l’Immolato per tutte, essere dotato di una natura simile alla vostra, resa degna d’esser data in riscatto a Dio dalla Divinità nascosta in essa, come una gemma d’infinito soprannaturale valore nascosta sotto una veste comune e naturale.


   Dio è ordine e Dio non viola e non violenta l’ordine, salvo che in casi eccezionalissimi, giudicati utili dalla sua Intelligenza. Tale non era il caso della mia Redenzione.
   Non dovevo unicamente cancellare la colpa dal momento di essa al momento del sacrificio e annullare nei futuri gli effetti della colpa facendoli nascere, come Adamo avanti di commetterla, ignari del male. No. Io dovevo con un sacrificio totale riparare la Colpa e le colpe di tutta l’umanità, dare l’umanità già estinta l’assoluzione della colpa, a quella vivente in quell’ora e nella futura il mezzo per essere aiutata a resistere al male e per essere perdonata dal male che la sua debolezza l’avrebbe indotta a commettere.
   Doveva perciò il mio sacrificio essere tale da presentare tutti i requisiti necessari, e tale poteva essere solo in un Dio fatto uomo: ostia degna di Dio mezzo compreso dall’uomo. Inoltre Io venivo a portare la Legge.


   Se la mia Umanità non fosse stata, come avreste potuto credere, voi, poveri fratelli miei, che faticate ad aver fede in Me, vissuto per 33 anni sulla terra Uomo fra gli uomini? E come potevo apparire già adulto a popoli ostili o ignoranti rendendoli persuasi della mia natura e della mia dottrina? Sarei allora apparso agli occhi del mondo come uno spirito che avesse preso sembianza d’uomo, ma non come uomo che nacque e morì versando sangue vero attraverso alle ferite di una vera carne - e ciò a prova d’esser uomo - e risorse e ascese al Cielo col suo corpo glorificato - e ciò a prova d’esser Dio che torna alla sua dimora eterna.
   Non è più dolce per voi pensare che sono realmente vostro fratello, nella sorte di creature che nascono, vivono, soffrono e muoiono, che non pensarmi spirito superiore alle esigenze dell’umanità?


   Necessità dunque che una donna mi generasse secondo la carne, dopo avermi concepito al disopra della carne, poiché da nessun coniugio di creature, per sante che fossero, poteva esser generato il Dio-Uomo, ma solo da uno sponsale tra la Purezza e l’Amore, tra lo Spirito e la Vergine, creata senza macchia per esser matrice alla carne di un Dio, la Vergine il cui pensiero era gaudio di Dio da prima che il tempo fosse, la Vergine in cui si compendia la Perfezione creativa del Padre, gioia del Cielo, salvezza della Terra, fiore della Creazione più bello di tutti i fiori dell’Universo, astro vivo davanti al quale sembrano spenti i soli creati dal Padre mio. 


   Benedetta la Pura, destinata al Signore.
   Benedetta la Desiderata della Trinità che anticipava col desiderio l’attimo di fondersi a Lei con amplesso di trino amore.
   Benedetta la Vincitrice che schiaccia il Tentatore sotto il candore della sua natura immacolata.


  Benedetta la Vergine che non conosce che il bacio del Signore. Benedetta la Madre divenuta tale per obbedienza santa alla volontà dell’Altissimo. Benedetta la Martire che accetta il martirio per pietà di tutti voi.


   Benedetta la Redentrice della donna e dei figli della donna, che annulla Eva e si innesta al suo posto per portare il frutto della vita là dove il Nemico ha messo seme di morte.


  Benedetta, benedetta, tre volte benedetta per il tuo "sì", o Madre mia che hai permesso a Dio di mantenere la promessa fatta ad Abramo, ai patriarchi e ai profeti, che hai dato sollievo all’Amore, oppresso dal dovere esser punitore e non salvatore, che hai sollevata la Terra dalla condanna portata a lei da Eva.


   Benedetta, benedetta, benedetta per la tua umiltà santa, per la tua carità accesa per la tua verginità intoccata, per la tua maternità divina, molteplice, sempiterna, vera e spirituale, Madre che col tuo amore e col tuo dolore generi continui figli per il regno del tuo Gesù.
   Generatrice di grazia e di salvezza, generatrice della divina Misericordia, generatrice della Chiesa universale, che tu sia benedetta in eterno per quanto hai compiuto, come benedetta in eterno eri per quello che avresti compiuto.
   Sacerdotessa santa, santa, santa, che hai celebrato il primo sacrificio e preparato con parte di te stessa l’Ostia da immolare sull’altare del mondo.
   Santa, santa, santa Madre mia, che non mi hai fatto rimpiangere il Cielo e il seno del Padre, perché in te ho trovato un altro paradiso non dissimile a quello in cui la Triade opera le sue opere divine; Maria che sei stata il conforto del tuo Figlio sulla terra e il gaudio del Figlio in Cielo, che sei la gloria del Padre e l’Amore dello Spirito.»



UFFICIO MARIANO - GIOVEDI'

 


Inno

Salve, Urbs refugii,
Turrisque Davidica,
Munita propugnaculis,
Armis insignita.

Salve, Città di rifugio
e Torre di Davide,
munita di fortificazioni,
Di armi munita.

In Conceptione
Charitate ignita,
Dracònis potestas
Est a Te contrita.

Dalla tua Concezione
infiammata di Carità,
Il potere del Dragone
È da Te spezzato.

Haec est mulier fortis,
Et invicta Judith,
Pulchra Abìgail Virgo,
Verum fovens David.

Questa è la donna forte
E l’invitta Giuditta,
Bella come Abigail vergine,
che ha nutrito il vero Davide.

Rachel Curatorem
Aegypti gestavit,
Salvatorem mundi
Maria portavit.

Rachele generò
il soprintendente dell’Egitto,
Maria fu la madre
Del Salvatore del mondo.

Ant. Sicut lìlium inter spinas, sic amica mea inter filias Adae.

Ant. Come giglio tra le spine, così la mia diletta tra le figlie di Adamo.


Salmo 1 – di speranza e di vita.

Dilexi Matrem Dei Domini mei,
Et lux miserationum ejus refulsit mihi.
Terge foeditatem meam, Domina,
Quae semper rutilas puritate.

Ho amato la Madre di Dio mio Signore,
E mi attrasse la luce della sua misericordia.
Tergi la mia miseria, o Signora,
Tu che sempre rifulgi di purezza.

Tuo tactu lenissimo sanantur infirmi,
Tuo odore roseo mortui reviviscunt.
Expergìscere de pulvere anima mea,
Solve vincula colli mei,
perge in occursum Regina Coeli.

Al tuo tocco leggero son risanati gli infermi,
Col tuo profumo di rosa tornano in vita i morti.
Togli la polvere dalla mia anima,
Sciogli le catene del mio collo,
Affrettati a soccorrermi, Regina del Cielo.

In dextera ejus ignea lex,
Et in circuitu ejus Sanctorum militia.
Mandata Dei ante oculos ejus,
Et justitiae regula in corde ejus.

Nella Sua destra la legge infuocata,
Attorno a Lei la milizia dei Santi.
Gli ordini di Dio nei suoi occhi
E i princìpi di giustizia nel suo cuore.

Odor vitae de Illa progréditur,
Et omnis salus de Corde illius.
Convértere, anima mea, in laudem ipsius,
Et invénies refrigerium in novissimis tuis.

Profumo di vita da Lei proviene,
Ed ogni salvezza dal Suo Cuore.
Volgiti, anima mia, alla lode di lei,
E troverai rifugio nei tuoi estremi momenti.

Gloria Patri…

Gloria al Padre…

Salmo 2 – di gioia e giustizia.

Quam bonus Israel Deus
His qui colunt Matrem suam, et venerantur!
Quam bonum, et quam jucundum, Maria,
Dilìgere nomen tuum!

Quanto è buono il Dio di Israele
Con quelli che onorano la Madre Sua, e la venerano!
Quanto è buono e quanto è soave, o Maria,
Amare il tuo nome!

Unguentum effusum et aromaticum est nomen tuum,
Diligentibus ipsum.
Scire et cognoscere te, est ràdix immortalitatis,
Et enarrare virtutes tuas est via salutis.

Profumo diffuso ed aromatico è il tuo nome,
Per coloro che ti amano.
Imparare a conoscere te è radice di immortalità,
E parlare delle tue virtù è via di salvezza.

Paratum cor meum, Domina, paratum cor meum,
Laudes tibi psàllere, et cantare.
Domina Angelorum, Regina mundi,
Munda cor meum igne amoris, et charitatis tuae.

Pronto è il mio cuore, Signora, preparato il mio animo,
A cantare e salmeggiare per te.
Signora degli Angeli, Regina del mondo,
Purifica il mio cuore con il fuoco dell’amore e della tua carità.

Laetifica nos dulcifluo sono oris tui,
Et liquore tuo roseo perfunde corda nostra.

Allietaci con il dolce suono della tua voce,
E con la tua rosea limpidezza colma i nostri cuori.

Misericordia tua rigat Universum:
Domina, in salutari tuo vivifica me.

La tua misericordia irriga l’Universo:
Con il tuo favore, o Signora, ridonami vita.

Gloria Patri…

Gloria al Padre…

Salmo 3 – di benedizione.

Bènedic, anima mea, Matri Jesu Christi,
Et omnia praecordia mea glorificate nomen ejus.
Benedictum sit gloriosum nomen tuum,
quod os Domini mirabiliter nominavit.

Benedici la Madre di Cristo Gesù, anima mia,
E con tutto il mio cuore glorifica il suo nome.
Sia benedetto il tuo nome glorioso,
Che la bocca del Signore mirabilmente ha chiamato.

Benedictum sit eloquium tuum,
Benedicta sint omnia verba oris tui.
Benedictum sit cor tuum, Domina,
Quo ardenter et sinceriter Deum dilexisti.

Benedetto sia il tuo parlare,
Sia benedetta ogni parola della tua bocca.
Sia benedetto, o Signora, il tuo cuore,
Che con ardore e sincerità ha amato il Signore.

Benedictus sit qui te sanctificavit,
Et mundum de matris utero te produxit.
Benedicti sint Pater et Mater qui te genuerunt,

Sia benedetto chi ti rese Santa,
E pura ti generò nel grembo di tua madre.
Sia benedetto il Padre e la Madre che ti generarono,

Benedictus sit venter qui te portavit,
Et ùbera quae te lactaverunt.

Benedetto sia il ventre che ti ha portato,
E i seni che ti hanno allattato.

Benedicta tu, virga Jesse sublimis,
Quam tu usque ad sedentem in throno dilatasti.
Bénedic, Domina, benedicentes te,
Et ne unquam avertas ab eis gratiosum vultum tuum.

Sii tu benedetta, discendenza sublime di Jesse,
Che tu hai innalzato nel trono in cui siedi.
Benedici, o Signora, quelli che ti benedicono,
E non distogliere mai da essi il tuo dolce volto.

Gloria Patri…

Gloria al Padre…

Ant. Sicut lìlium inter spinas, sic amica mea inter filias Adae.

Ant. Come giglio tra le spine, così la mia diletta tra le figlie di Adamo.

V. Tota pulchra es, amica mea.

V. Tutta bella sei, o mia diletta.

R. Et macula originalis nunquam fuit in te.

R. E la colpa originale giammai fu in te.