Questo passaggio dell’omelia pronunciata da Papa Benedetto XVI in piazza San Pietro l’11 giugno 2010, a conclusione dell’Anno Sacerdotale, sintetizza la teologia e la spiritualità del Sacramento dell’Ordine Sacerdotale:
“Il sacerdote non è semplicemente il detentore di un ufficio (…). Egli invece fa qualcosa che nessun essere umano può fare da sé: pronuncia in nome di Cristo la parola dell’assoluzione dai nostri peccati e cambia così, a partire da Dio, la condizione della nostra vita.
Pronuncia sulle offerte del pane e del vino le parole di ringraziamento di Cristo, che sono parole di consacrazione – parole che rendono presente Lui stesso, il Risorto, il suo Corpo e il suo Sangue, e trasformano così gli elementi del mondo: parole che spalancano il mondo a Dio e lo congiungono a Lui.
Il sacerdozio, quindi, non è semplicemente ‘ufficio’ ma Sacramento: Dio si serve di un povero uomo al fine di essere presente e di agire per gli uomini attraverso di lui. Questa audacia di Dio, che si affida agli uomini; che, pur conoscendo le nostre debolezze, ritiene degli uomini capaci di agire e di essere presenti in vece sua – questa audacia di Dio è la cosa veramente grande che si nasconde nella parola sacerdozio”.