giovedì 30 aprile 2020

Apparizioni della Vergine dell’Eucarestia a DEBORA di Manduria (Taranto)








VERGINE DELL'EUCARESTIA
PREGA PER NOI

S. CATERINA da Siena: una donna che ha avuto un ruolo eminente

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BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE
Aula Paolo VI
Mercoledì, 24 novembre 2010
 
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Santa Caterina da Siena

Cari fratelli e sorelle,
quest’oggi vorrei parlarvi di una donna che ha avuto un ruolo eminente nella storia della Chiesa. Si tratta di santa Caterina da Siena. Il secolo in cui visse - il quattordicesimo - fu un’epoca travagliata per la vita della Chiesa e dell’intero tessuto sociale in Italia e in Europa. Tuttavia, anche nei momenti di maggiore difficoltà, il Signore non cessa di benedire il suo Popolo, suscitando Santi e Sante che scuotano le menti e i cuori provocando conversione e rinnovamento. Caterina è una di queste e ancor oggi ella ci parla e ci sospinge a camminare con coraggio verso la santità per essere in modo sempre più pieno discepoli del Signore.

Nata a Siena, nel 1347, in una famiglia molto numerosa [Nasce a Siena nel rione di Fontebranda (oggi Nobile Contrada dell'Oca) il 25 marzo 1347: è la ventiquattresima figlia delle venticinque creature che Jacopo Benincasa, tintore, e Lapa di Puccio de’ Piacenti hanno messo al mondo. Giovanna è la sorella gemella, ma morirà neonata] , morì a Roma, nel 1380. All’età di 16 anni, spinta da una visione di san Domenico, entrò nel Terz’Ordine Domenicano, nel ramo femminile detto delle Mantellate. Rimanendo in famiglia, confermò il voto di verginità fatto privatamente quando era ancora un’adolescente, si dedicò alla preghiera, alla penitenza, alle opere di carità, soprattutto a beneficio degli ammalati.

Quando la fama della sua santità si diffuse, fu protagonista di un’intensa attività di consiglio spirituale nei confronti di ogni categoria di persone: nobili e uomini politici, artisti e gente del popolo, persone consacrate, ecclesiastici, compreso il Papa Gregorio XI che in quel periodo risiedeva ad Avignone e che Caterina esortò energicamente ed efficacemente a fare ritorno a Roma. Viaggiò molto per sollecitare la riforma interiore della Chiesa e per favorire la pace tra gli Stati: anche per questo motivo il Venerabile Giovanni Paolo II la volle dichiarare Compatrona d’Europa: il Vecchio Continente non dimentichi mai le radici cristiane che sono alla base del suo cammino e continui ad attingere dal Vangelo i valori fondamentali che assicurano la giustizia e la concordia.

Caterina soffrì tanto, come molti Santi. Qualcuno pensò addirittura che si dovesse diffidare di lei al punto che, nel 1374, sei anni prima della morte, il capitolo generale dei Domenicani la convocò a Firenze per interrogarla. Le misero accanto un frate dotto ed umile, Raimondo da Capua, futuro Maestro Generale dell’Ordine. Divenuto suo confessore e anche suo “figlio spirituale”, scrisse una prima biografia completa della Santa. Fu canonizzata nel 1461.

La dottrina di Caterina, che apprese a leggere con fatica e imparò a scrivere quando era già adulta, è contenuta ne Il Dialogo della Divina Provvidenza ovvero Libro della Divina Dottrina, un capolavoro della letteratura spirituale, nel suo Epistolario e nella raccolta delle Preghiere. Il suo insegnamento è dotato di una ricchezza tale che il Servo di Dio Paolo VI, nel 1970, la dichiarò Dottore della Chiesa, titolo che si aggiungeva a quello di Compatrona della città di Roma, per volere del Beato Pio IX, e di Patrona d’Italia, secondo la decisione del Venerabile Pio XII.

In una visione che mai più si cancellò dal cuore e dalla mente di Caterina, la Madonna la presentò a Gesù che le donò uno splendido anello, dicendole: “Io, tuo Creatore e Salvatore, ti sposo nella fede, che conserverai sempre pura fino a quando celebrerai con me in cielo le tue nozze eterne” (Raimondo da Capua, S. Caterina da Siena, Legenda maior, n. 115, Siena 1998). 
Quell’anello rimase visibile solo a lei. In questo episodio straordinario cogliamo il centro vitale della religiosità di Caterina e di ogni autentica spiritualità: il cristocentrismo. Cristo è per lei come lo sposo, con cui vi è un rapporto di intimità, di comunione e di fedeltà; è il bene amato sopra ogni altro bene.
Questa unione profonda con il Signore è illustrata da un altro episodio della vita di questa insigne mistica: lo scambio del cuore. 

Secondo Raimondo da Capua, che trasmette le confidenze ricevute da Caterina, il Signore Gesù le apparve con in mano un cuore umano rosso splendente, le aprì il petto, ve lo introdusse e disse: “Carissima figliola, come l’altro giorno presi il tuo cuore che tu mi offrivi, ecco che ora ti do il mio, e d’ora innanzi starà al posto che occupava il tuo” (ibid.). Caterina ha vissuto veramente le parole di san Paolo, “… non vivo io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).

Come la santa senese, ogni credente sente il bisogno di uniformarsi ai sentimenti del Cuore di Cristo per amare Dio e il prossimo come Cristo stesso ama. E noi tutti possiamo lasciarci trasformare il cuore ed imparare ad amare come Cristo, in una familiarità con Lui nutrita dalla preghiera, dalla meditazione sulla Parola di Dio e dai Sacramenti, soprattutto ricevendo frequentemente e con devozione la santa Comunione. 
Anche Caterina appartiene a quella schiera di santi eucaristici con cui ho voluto concludere la mia Esortazione apostolica Sacramentum Caritatis (cfr n. 94). Cari fratelli e sorelle, l’Eucaristia è uno straordinario dono di amore che Dio ci rinnova continuamente per nutrire il nostro cammino di fede, rinvigorire la nostra speranza, infiammare la nostra carità, per renderci sempre più simili a Lui.

Attorno ad una personalità così forte e autentica si andò costituendo una vera e propria famiglia spirituale. Si trattava di persone affascinate dall’autorevolezza morale di questa giovane donna di elevatissimo livello di vita, e talvolta impressionate anche dai fenomeni mistici cui assistevano, come le frequenti estasi. Molti si misero al suo servizio e soprattutto considerarono un privilegio essere guidati spiritualmente da Caterina. La chiamavano “mamma”, poiché come figli spirituali da lei attingevano il nutrimento dello spirito.

Anche oggi la Chiesa riceve un grande beneficio dall’esercizio della maternità spirituale di tante donne, consacrate e laiche, che alimentano nelle anime il pensiero per Dio, rafforzano la fede della gente e orientano la vita cristiana verso vette sempre più elevate. “Figlio vi dico e vi chiamo - scrive Caterina rivolgendosi ad uno dei suoi figli spirituali, il certosino Giovanni Sabatini -, in quanto io vi partorisco per continue orazioni e desiderio nel cospetto di Dio, così come una madre partorisce il figlio” (Epistolario, Lettera n. 141: A don Giovanni de’ Sabbatini). Al frate domenicano Bartolomeo de Dominici era solita indirizzarsi con queste parole: “Dilettissimo e carissimo fratello e figliolo in Cristo dolce Gesù”.

Un altro tratto della spiritualità di Caterina è legato al dono delle lacrime. Esse esprimono una sensibilità squisita e profonda, capacità di commozione e di tenerezza. Non pochi Santi hanno avuto il dono delle lacrime, rinnovando l’emozione di Gesù stesso, che non ha trattenuto e nascosto il suo pianto dinanzi al sepolcro dell’amico Lazzaro e al dolore di Maria e di Marta, e alla vista di Gerusalemme, nei suoi ultimi giorni terreni. 
Secondo Caterina, le lacrime dei Santi si mescolano al Sangue di Cristo, di cui ella ha parlato con toni vibranti e con immagini simboliche molto efficaci: “Abbiate memoria di Cristo crocifisso, Dio e uomo (…). Ponetevi per obietto Cristo crocifisso, nascondetevi nelle piaghe di Cristo crocifisso, annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso” (Epistolario, Lettera n. 21: Ad uno il cui nome si tace).

Qui possiamo comprendere perché Caterina, pur consapevole delle manchevolezze umane dei sacerdoti, abbia sempre avuto una grandissima riverenza per essi: essi dispensano, attraverso i Sacramenti e la Parola, la forza salvifica del Sangue di Cristo. La Santa senese ha invitato sempre i sacri ministri, anche il Papa, che chiamava “dolce Cristo in terra”, ad essere fedeli alle loro responsabilità, mossa sempre e solo dal suo amore profondo e costante per la Chiesa. Prima di morire disse: “Partendomi dal corpo io, in verità, ho consumato e dato la vita nella Chiesa e per la Chiesa Santa, la quale cosa mi è singolarissima grazia” (Raimondo da Capua, S. Caterina da Siena, Legenda maior, n. 363).

Da santa Caterina, dunque, noi apprendiamo la scienza più sublime: conoscere ed amare Gesù Cristo e la sua Chiesa. Nel Dialogo della Divina Provvidenza, ella, con un’immagine singolare, descrive Cristo come un ponte lanciato tra il cielo e la terra. Esso è formato da tre scaloni costituiti dai piedi, dal costato e dalla bocca di Gesù. Elevandosi attraverso questi scaloni, l’anima passa attraverso le tre tappe di ogni via di santificazione: il distacco dal peccato, la pratica della virtù e dell’amore, l’unione dolce e affettuosa con Dio.

Cari fratelli e sorelle, impariamo da santa Caterina ad amare con coraggio, in modo intenso e sincero, Cristo e la Chiesa. Facciamo nostre perciò le parole di santa Caterina che leggiamo nel Dialogo della Divina Provvidenza, a conclusione del capitolo che parla di Cristo-ponte: “Per misericordia ci hai lavati nel Sangue, per misericordia volesti conversare con le creature. O Pazzo d’amore! Non ti bastò incarnarti, ma volesti anche morire! (...) O misericordia! Il cuore mi si affoga nel pensare a te: ché dovunque io mi volga a pensare, non trovo che misericordia” (cap. 30, pp. 79-80). Grazie.



Saluti:
Chers amis, puisse sainte Catherine de Sienne nous apprendre ainsi la science la plus sublime: aimer avec courage intensément et sincèrement Jésus Christ et aimer l’Eglise! Je salue cordialement les pèlerins francophones: bon séjour à tous!
I extend a warm welcome to the Catholic and Greek Orthodox pilgrims from San Francisco, California. I also greet the Superiors of the Missionary Sisters of the Precious Blood meeting in Rome. Upon all the English-speaking visitors present at today’s Audience, especially the pilgrim groups from Japan and the United States of America, I invoke God’s abundant blessings.
Ganz herzlich grüße ich die Pilger und Besucher aus den Ländern deutscher Sprache. Vertrauen wir uns Gottes guter Hand an, denn er hört nicht auf, seinem Volk Heilige zu schenken, die die Menschen zur Umkehr und zu geistlicher Erneuerung führen. Der Herr segne euch alle und schenke euch einen schönen, fruchtbaren Aufenthalt in Rom.
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los venidos de Chile, España, México, República Dominicana y otros países latinoamericanos. Siguiendo el ejemplo y la enseñanza de Santa Catalina de Siena, os invito a todos a amar a Cristo y a la Iglesia con un amor cada vez más intenso y sincero. Muchas gracias.
Amados peregrinos vindos do Brasil e de outros países de língua portuguesa, sede bem-vindos! Santa Catarina de Sena ensina que a ciência mais sublime consiste em amar Jesus Cristo e a sua Igreja. Segui o exemplo desta santa, amando Jesus com coragem e sinceridade, para assim alcançardes a paz e a alegria que vêm de Deus. Ide em paz!
Saluto in lingua polacca:
Witam serdecznie Polaków, a szczególnie delegację Rady Miasta Kielce wraz z duszpasterzami. Bracia i Siostry! Od świętej Katarzyny ze Sieny, mistyczki, doktora Kościoła, patronki Europy uczmy się szczerze kochać Chrystusa i Kościół. W różnych sytuacjach życia umiejmy z odwagą dawać świadectwo naszej wiary, broniąc w zdecydowany sposób ewangelicznych wartości. Wam tu obecnym i waszym bliskim z serca błogosławię.
Traduzione italiana:
Saluto cordialmente i Polacchi e in modo particolare la delegazione del Consiglio Comunale della Città di Kielce con alcuni parroci. Fratelli e Sorelle! Da Santa Caterina da Siena, mistica, dottore della Chiesa e Compatrona d’Europa impariamo ad amare sinceramente Cristo e la Chiesa. Nei diversi momenti della nostra vita sappiamo con coraggio dare testimonianza della nostra fede, difendendo in modo decisivo i valori evangelici. A voi qui presenti e ai vostri cari imparto di cuore una speciale benedizione.
Saluto in lingua ungherese:
Szeretettel köszöntöm a magyar híveket, elsősorban azokat, akik Tornáról és Szabadkáról érkeztek. Vasárnap az adventi időszakot kezdjük meg. Kívánom, hogy Máriához hasonló lelkülettel készítsétek az Úr útját ebben az adventben, hogy általatok Krisztus ma is megjelenhessen a társadalom minden területén.
Erre adom apostoli áldásomat.
Dicsértessék a Jézus Krisztus!
Traduzione italiana:
Saluto con affetto i pellegrini di lingua ungherese, specialmente i membri dei gruppi venuti da Turna nad Bodvou e Subotica. Domenica iniziamo il periodo di Avvento. Vi auguro in questo Avvento di prepararvi alla venuta del Signore con il cuore simile a quello di Maria, così che tramite voi il Cristo possa venire anche oggi nella società.
Per ciò vi imparto la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!
Saluto in lingua slovena:
Lepo pozdravljam vse, ki ste prišli k praznovanju petdesete obletnice Papeškega slovenskega zavoda v Rimu. Skupaj z vami, dragi prijatelji, se veselim obilnih sadov, ki jih je Bog po tej ustanovi podelil Cerkvi na Slovenskem in drugod. Vse, ki danes tvorite skupnost »Slovenika«, spodbujam, da si dosledno prizadevate za rast v modrosti in v sleherni kreposti, da boste resnično sol zemlje in luč sveta. Slovenija in ves svet potrebujeta modrih, pogumnih in zvestih pričevalcev za Kristusa! Ob tej slovesni priložnosti vam prav rad podelim apostolski blagoslov!
Traduzione italiana:
Rivolgo il mio caro saluto a quanti sono convenuti per celebrare il 50° Anniversario del Pontificio Collegio Sloveno in Urbe. Insieme a voi, cari amici, gioisco per i copiosi doni che Iddio ha elargito, attraverso quest’Istituzione, alla Chiesa in Slovenia ed altrove. Tutti voi, che oggi formate la comunità dello “Slovenicum”, esorto all’impegno costante per la crescita nella sapienza e in ogni virtù, affinché siate davvero il sale della terra e la luce del mondo. La Slovenia e tutto il mondo hanno bisogno di testimoni di Cristo saggi, coraggiosi e fedeli! In questa felice ricorrenza giubilare volentieri vi imparto l’Apostolica Benedizione!
Saluto in lingua croata:
Radosno pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a osobito vjernike iz župa Uskrsnuća Kristova i Svetog Ivana Evanđeliste iz Zagreba! Neka vam hodočašće na grobove apostola pomogne da, osnaženi u vjeri, učvršćeni u nadi i usavršeni u ljubavi, svjedočite Isusa Krista u svojoj domovini. Hvaljen Isus i Marija!
Traduzione italiana:
Saluto con gioia tutti i pellegrini Croati, in modo particolare i fedeli provenienti dalle parrocchie della Risurrezione di Cristo e di San Giovanni Evangelista di Zagreb. Il pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli vi aiuti a testimoniare Gesù Cristo nella vostra patria, fortificati nella fede, rafforzati nella speranza e perfezionati nell’amore. Siano lodati Gesù e Maria!
Saluto in lingua ceca:
Srdečně vítám a zdravím poutníky z České republiky, zejména z farnosti svatého Petra a Pavla v Říčanech.
Rád vám všem žehnám! Chvála Kristu!
Traduzione italiana:
Un cordiale benvenuto e saluti ai pellegrini provenienti dalla Repubblica Ceca, in particolare dalla Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo, di Říčany.
Volentieri vi benedico tutti. Sia lodato Gesù Cristo!
* * *
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i partecipanti al convegno promosso dal Movimento Apostolico e li esorto a proseguire nel cammino della santità personale, punto di partenza di ogni evangelizzazione. Saluto i fedeli di Troina ed auspico che, sull’esempio del patrono S. Silvestro ciascuno possa aderire sempre più generosamente a Cristo e al suo Vangelo. Saluto i rappresentanti della Città di Cervia, accompagnati dal loro Vescovo Mons. Giuseppe Verucchi, e li ringrazio per il tradizionale omaggio di un prodotto tipico della loro terra.
Rivolgo, infine, il mio cordiale saluto ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi, ricordando Sant'Andrea Dung-Lac e compagni, martiri vietnamiti, invito voi, cari giovani, ad essere intrepidi nel testimoniare i valori cristiani, rimanendo sempre fedeli al Signore; esorto voi, cari ammalati, a saper accogliere con sereno abbandono quanto il Signore dona in ogni situazione della vita; auguro a voi, cari sposi novelli, di formare una famiglia veramente cristiana, attingendo la forza necessaria per realizzare tale progetto dalla Parola di Dio e dall'Eucaristia.

© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana


AMDG et DVM

mercoledì 29 aprile 2020

Conoscere e amare san Benedetto

L'ATTUALITÀ DELLA REGOLA DI S. BENEDETTO

Prologo della Regola
Con la sua opera Benedetto, nel VI° secolo ci offre un mirabile esempio di sintesi tra spiritualità orientale e occidentale e ci ricorda quanto sia indispensabile anche oggi il contatto diretto con queste radici cristiane.
Il Concilio Vaticano II (Decreto sull'ecumenismo, 15) ha richiamato all'attenzione non soltanto dei "monaci" o dei religiosi, ma dei cristiani in genere, l'importanza della conoscenza delle fonti orientali, da cui Benedetto attinge: "In Oriente si trovano le ricchezze di quelle tradizioni spirituali che sono state espresse particolarmente dal monachesimo. Ivi infatti fin dai tempi gloriosi dei santi padri fiorì quella spiritualità monastica, che si estese poi all'Occidente e dalla quale, come da sua fonte, trasse origine la regola monastica dei latini e in seguito ricevette ripetutamente nuovo vigore. Perciò caldamente si raccomanda che i cattolici con maggior frequenza accedano a queste ricchezze dei padri orientali, le quali trasportano tutto l'uomo alla contemplazione delle cose divine".
Estratto dal libro "La Regola di S. Benedetto" di Georg Holzherr, edito a cura delle monache benedettine dell'Abbazia "Mater Ecclesiae" - Isola San Giulio (NO)

del Sommo Pontefice Papa Giovanni Paolo II per il XV Centenario della nascita di S. Benedetto, Patrono d'Europa, messaggero di pace.
Testo prelevato dal sito della Santa Sede (http://www.vatican.va)

 Le Benedettine di S. Maria Assunta di Claro (CH)
estratto da "Ora et Labora" Periodico dell’Associazione Amici del Monastero di Claro - 2014

Estratto dal libro "Fermati e ascolta il tuo cuore - Vivere oggi la Regola di San Benedetto " di Joan Chittister, O.S.B.,
Effatà editrice

Estratto e tradotto da "The radical Christian life - A year with Saint Benedict (La radicale vita Cristiana - Un anno con San Benedetto)" di Joan Chittister O.S.B.,
Liturgical Press 2011


LA SAGGEZZA BENEDETTINA PER DARE NUOVA VITA E NUOVA SPERANZA ALLA COMUNITÀ FAMILIARE


Estratto dal libro "San Benedetto e la vita familiare" di D. Massimo Lapponi O.S.B.,
Libreria Editrice Fiorentina

P. Réginald Gregoire (1935-2012) O.S.B. - Università di Pisa
Conferenza tenuta a Norcia l’8 marzo 1986

Estratto dal libro "SAN BENEDETTO dal passato al futuro dell'Europa" di Reginald Gregoire, O.S.B.,
 edito dall'Abbazia San Benedetto - Seregno

Estratto dal libro "Alla ricerca di Dio - La strada di S. Benedetto" di Esther de Waal,
 edito a cura della Comunità monastica benedettina di S. Giovanni Evangelista - Lecce

Estratto dal libro "La vita quotidiana secondo San Benedetto" di Léo Moulin,
 edizioni Jaca Book


Giuseppe Cremascoli
Estratto da “BENEDICTINA”    ANNO 55 - FASC. N.2 LUGLIO-DICEMBRE 2008
CENTRO STORICO BENEDETTINO ITALIANO

Prefazione alla seconda edizione italiana del libro "Dopo la virtù" di Alasdair MacIntyre,
 Armando Editore


A SCUOLA DI MANAGER CON SAN BENEDETTO?
Alcuni testi e commenti controversi sull'argomento


21 luglio 2018                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net

Curate la vostra Vita Spirituale











La santità dei sacerdoti, imprescindibile per la riforma della Chiesa, sarà la preoccupazione più profonda di SAN GIOVANNI d’Ávila. Amare la Chiesa perché è la sposa di Gesù Cristo.

San Michele
difendici nella battaglia...



GLI ANGELI DI SAN GIOVANNI D’AVILAGiovanni d’Ávila nacque il 6 gennaio 1499 o 1500 ad Almodovar del Campo (Ciudad Real, diocesi di Toledo), Spagna. A 14 anni i genitori lo mandarono a studiare diritto canonico presso l’Università di Salamanca. Abbandonò questi studi dopo un’esperienza molto profonda di conversione che gli fece concepire un vivo disgusto per la vita mondana tornando a casa dove trascorse tre anni di preghiera e penitenza. Poi si recò a studiare filosofia e teologia tra il 1520 e 1526 presso l’Univesità di Alcalà mentre Martin Lutero predicava in Germania la ribellione contro il Papa con la sucessiva divisione del cristianesimo. ...
1.    Biografia
Giovanni d’Ávila nacque il 6 gennaio 1499 o 1500 ad Almodovar del Campo (Ciudad Real, diocesi di Toledo), Spagna. A 14 anni i genitori lo mandarono a studiare diritto canonico presso l’Università di Salamanca. Abbandonò questi studi dopo un’esperienza molto profonda di conversione che gli fece concepire un vivo disgusto per la vita mondana tornando a casa dove trascorse tre anni di preghiera e penitenza. Poi si recò a studiare filosofia e teologia tra il 1520 e 1526 presso l’Univesità di Alcalà mentre Martin Lutero predicava in Germania la ribellione contro il Papa con la sucessiva divisione del cristianesimo. Nel 1525 fu ordinato sacerdote. Celebrò la sua prima Messa nella chiesa dove erano sepolti i suoi genitori, distribuì la parte dei suoi beni tra i poveri e si recò a Seviglia con il proposito di partire come missionario per il Messico. L’Arcivescovo di Siviglia lo fa desistire dalla sua idea e resta a Seviglia dove dedicandosi alla predicazione e alla direzione spirituale continua gli studi teologici e ottenne il titolo di «Maestro» con il quale sempre sarà chiamato dal 1938 per tutta la vita e nel corso dei secoli

Nel 1531 fu mandato in carcere a causa di una sua predicazione che fu mal interpretata. In prigione cominciò a scrivere la sua opera maggiormente nota, intitolata Audi, filia, e a tradurre in lingua volgare l’imitazione di Cristo del Kempis. In questo tempo di cella ricevette la grazia che sarà la chiave della sua vita spirituale e il tema centrale della sua predicazione: l’esperienza dell’amore di Dio manifestato in Cristo crocifisso.

Dopo che nel 1533 fu riconosciuta la sua innocenza si trasferì a Cordova dove rimase per vent’anni. In questa città si incontrò con il celebre padre domenicano Luigi di Granada, il suo primo biografo. Continuò a predicare con notevole successo tra il popolo e davanti alle autorità, incentrando la sua attività sulla promozione della vita cristiana, nell’educazione e istruzione dei bambini e giovani e nella preparazione per i candidati al sacerdozio. Gli acciacchi della vecchiaia, e ormai malato tra le febbri e i dolori di stomaco e di gotta, lo portano a ritirarsi definitivamente in una semplice casa a Montilla (Cordova) dove continua il suo apostolato adesso con la direzione spirituale e con un’abbondante corrispondenza.
La sua morte avvenne il 10 maggio 1569 a Montilla accompagnato dai suoi discepoli e amici, con un Crocifisso tra le mani e recitando delle giaculatorie.
Leone XIII lo beatificò il 6 aprile 1894. Pio XII lo nominò Patrono del clero secolare in Spagna.
Paolo VI – che lo chiamò copia fedele di San Paolo – lo canonizzò il 31 maggio 1970.
Il Papa Benedetto XVI lo dichiarò Dottore della Chiesa Universale il 7 ottobre 2012.

2.    Spiritualità ed insegnamenti

La vita spirituale e l’evangelizzazione del Maestro Giovanni d’Ávila hanno un punto di partenza: il carcere di Sevilla. In quella prigione ricevette in pochi giorni più che in tutti gli anni del suo studio, scrisse lui, una profonda vivenza dell’ amore di Dio in Cristo.

L’amore di Dio è il tema principale e permanente della vita e della predicazione di Giovanni d’Ávila: “Abbiamo un Dio e Signore, che il suo proprio essere è amore. Tale Dio abbiamo e tale Dio speriamo, che il suo essere è amore infinito” . E la prova di questo amore di Dio è sopratutto che arriva a noi nella croce di Cristo. La morte e Croce di Cristo è il “maggiore segno” dell’amore di Dio per noi. Cristo sarà la chiave della vita e degli insegnamenti del santo Dottore d’Ávila.

Dio ci ha creati per essere amati come figli dallo stesso Dio nel suo Figlio Gesù. In questo modo, “per essere formati da Dio interiormente ed esteriormente, fu necessario che inviasse il suo Figlio di modo che con il suo esempio ed imitazione raggiungessimo la gloria” . Questa nostra figliazione divina è opera del Padre, del Figlio e dello Spirito che si donano a noi nell’amore.

Il Maestro d’Ávila è “pioniere nell’affermare la chiamata universale alla santità” . Essendo templi della vita del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, il cuore nostro si unifica pian piano come un processo di unione della nostra vita con Dio e con i fratelli.

E come noi ci troviamo con Dio e con il suo amore? Tramite la fede e l’amore. La vera conoscenza di Dio si fa tramite l’amore, grazie al quale abbiamo “un’esperienza particolare dell’amorevole” . Quest’amore di Dio lo sperimentiamo non nella lettura dei libri né nelle vite altrui ma dentro di noi stessi, nella “propria coscienza” . Amore vero di Dio che non è cercare Dio solo nella misura che sentiamo Dio ma “seguire la volontà del Signore e cercare totalmente e perfettamente la mortificazione di si proprio” .

Questa sua attività centrata sulla promozione della vita della santità è molto più esigente per i sacerdoti che “nella messa ci poniamo sull’altare nella persona di Cristo a fare l’ufficio dello stesso Redentore e ci facciamo intercessori tra Dio e gli uomini, servizio che non hanno gli angeli” . Questa santità dei sacerdoti, imprescindibile per la riforma della Chiesa, sarà la preoccupazione più profonda del Maestro d’Ávila. Amare la Chiesa perché è la sposa di Gesù Cristo.
  
Ma quali sono le fonti della sua spiritualità? La Sacra Scrittura è la fonte principale. La sapeva a memoria. Più di 5.500 citazioni bibliche si trovano nei suoi scritti.  S. Paolo è il suo maestro e modello. Paolo VI chiamò a Giovanni d’Ávila copia fedele di San Paolo.  Padri e dottori della chiesa medievali: S. Girolamo; S. Giovanni Crisostomo; Sant’Agostino; S. Gregorio; S. Bernardo; Tommaso d’Aquino, Duns Scoto e Gabriel Biel; S. Bonaventura; Ugo di Balma; il francescano Enrique Herp; Francesco di Osuna, Bernardino di Laredo; Tommaso Kempis.

3.    Scritti ed influenza della sua predicazione

Uomo d’azione, evangelizzatore, “scrittore fecondo” , S. Giovanni d’Ávila fu anzitutto un predicatore che “non trascurò di fare un uso magistrale della sua penna per esporre i suoi insegnamenti. Di fatto la sua influenza e la sua memoria postuma, fino ai nostri giorni, sono strettamente legate non solo alla testimonianza della sua persona e della sua vita, ma anche ai suoi scritti, tanto diversi tra di loro”.
-    Audi, filia, è la sua opera principale. Piena di umana bontà e di religiosità è un classico della spiritualità ascetica e mistica. Iniziato durante il processo inquisitoriale (1531-1533), la sua edizione definitiva fu redatta dal Maestro d’Ávila negli ultimi anni della sua vita. È un trattato sistematico dell’amore di Dio all’uomo e del nostro percorso spirituale fino ad arrivare a Dio.
-    L’epistolario, intorno a 260 lettere quasi sempre di direzione spirituale, risplendono la grandezza del Maestro d’Avila. “La maggioranza delle lettere sono scritte per svegliare la fiducia nell’amore di Dio a tutti quelli che a lui – a Giovanni d’Avila – si dirigono cercando consiglio e aiuto nel cammino spirituale nelle diverse circostanze della vita” .
-    I Sermoni e conversazioni. Sono veri trattati di vita spirituale. I sermoni abbracciamo tutto l’anno liturgico e le conversazioni sono i sermoni destinati a sacerdoti, novizi e religiose.
-    Commenti biblici. Sono rimasti la Lettera ai Galati e la Prima lettera di Giovanni, tutte e due di grande profondità biblica con una finalità pastorale.
-     Il Catechismo o Dottrina cristiana, è una sintesi dei contenuti della fede, esposta con una pedagogia originale ed effettiva, per bambini e adulti.
-    Il Trattato dell’amore di Dio è uno scritto sull’amore di Dio per noi nella pazzia dell’amore della croce. Si tratta di un tesoro letterario e mistico.
-    Il Trattato sul sacerdozio raccoglie la dottrina biblica e patristica sulla vita e ministero sacerdotale.
-    I Trattati di Riforma sono gli scritti del Maestro d’Ávila inviati al Concilio di Trento e ai Sinodi provinciali e si riferiscono al rinnovamento personale sacerdotale e alla riforma della Chiesa.
-    Altri scritti piccoli come l’Abecedario, gli Avvisi, l´Ecce homo, diverse Preghiere.

Dalla sua predicazione si producono le celebri conversioni: di Juan Ciudad nel 1937 che dopo fondò l’ospedale dell’Ordine ospedaliero fatebenefratelli e che diventerà S. Giovanni di Dio. Il nobile Francesco di Borgia che poi diviene santo e preposito generale della Compagnia di Gesù. Mantenne amicizia con San Tommaso di Villanova e S, Pietro d’Alcantara, e contatti epistolari con Giovanni di Ribera. Teresa di Gesù consegna nelle mani del Maestro d’Ávila la sua autografia del Libro della vita che verrà approvata e consegnata alla santa nel 1568, un anno prima della morte del santo dottore. Aveva anche un affettuoso rapporto con S. Ignazio di Loyola.

A questi amici che aveva sulla terra, Giovanni raccomandava l’affetto, la devozione, l’amore verso gli amici celesti, la Santissima Vergine, gli angeli, i santi, “perché essi sono tanto pieni di gloria, con la quale gloria è onorato Dio nostro Signore” .

4.    L’angelologia del Dottore Giovanni d’Ávila

Tutta la dottrina del santo dottore è teologica: Dio è il punto di riferimento. È Dio nel suo mistero e nel suo amore che Gesù ce lo ha rivelato con la finalità che l’uomo arrivi  alla sua pienezza mediante la sua apertura all’amore e in un cammino di conversione.

Se non si può parlare di una sua dottrina sistematica dei diversi temi teologici e di spiritualità – non dimentichiamo che Giovanni è un predicatore che parla del mistero di Cristo -, non possiamo trovare pure una riflessione teologica e spirituale sistematica sul trattato degli angeli ma alcuni punti essenziali e diverse questioni particolari sulla fede negli angeli. Abbiamo incentrato la riflessione nella sua dottrina sugli angeli nelle sue opere e non su quella dei demoni. E tra i suoi scritti, é nei suoi Sermoni, salvo rare eccezioni, che troviamo il suo insegnamento sulle creature spirituali.

4.1.    Gli angeli sono stati creati per partecipare alla vita eterna

Per Giovanni gli angeli sono stati creati per partecipare con Dio nella vita eterna. “La somma bontà creò gli angeli con l’intenzione della loro partecipazione in questa vita così buona e così diletta. Sono stati creati nella vita della grazia; e a quelli che li ringraziarono di questo dono e lo usarono bene, perfezionò questa vita donandogli la vita della gloria; giacché la grazia è principio della gloria; e a quelli che la hanno perso  lanciò nell’inferno, esclusi dal bene, lontani dalla vita beata, separati dalla lume divina e condannati alle tenebre esteriori” .


4.2.    Gli angeli sono stati provati: il peccato angelico

La causa della caduta degli angeli fu che una parte di loro volevano “aggrapparsi a loro stessi e non a Dio, accostarsi a loro stessi, essere signori di loro stessi e non soggetti a Dio” . Il peccato angelico per Giovanni d’Avila consiste nella invidia dell’uomo e nell’orgoglio della propria perfezione. Sono queste le parole che Lucifero dirige a Dio: “Se Dio si ha di unirsi con qualche creatura, questa deve essere la migliore. Gli angeli sono di una natura superiore agli uomini e tra gli angeli io sono il migliore. Se con qualcuno ha di unirsi, è con me (...) Ma come, Dio si unirà con un uomo peccatore e miserabile e lascerà me? Dovrei adorare a un pezzo di fango? Io sapevo che quella santissima umanità unita a Dio dovrebbe essere adorata dagli angeli e dai serafini. E il Signore lo buttò dal paradiso all’abisso” .

4.3.    Gli angeli sono santi

Gli angeli sono santi. È il loro stato. “Sappiamo bene – si rivolge S. Giovanni d’Ávila agli angeli -  che siete pieni di verità e svuotati di tutto amore proprio disordinato e che vi godete nei beni dei poveri e che non vi rifiutate di servirli e metterli sopra la vostra testa, per amore di Colui che è capo degli uomini e degli angeli”

4.4.    Gli angeli e Cristo

Per S. Giovanni d’Ávila l’amore del Padre verso gli uomini si manifesta nel darci il Suo Figlio sulla croce. Il mistero di Cristo per la nostra salvezza è la chiave della vita e della spiritualità del santo dottore. E per gli angeli, Cristo chi è?: È

-“il Capo degli angeli” ;
-Signore degli angeli ;
-l’allegrezza degli angeli” ;
-“adorato dagli angeli” ;
-“lodato dagli angeli” ;
-“pianto dagli angeli per la sua morte in Golgota”, che per Giovanni “hanno preso corpo per venire alla sepoltura di Gesù” ;
-per essere Dio e comunque per l’amore che Gesù ha mostrato agli uomini “sii ringraziato dagli angeli” ;
-e per il pensiero di ciò che Cristo ha sofferto per noi “sii benedetto dagli angeli ” ;
-e per spargere Cristo il suo sangue per noi “gli angeli Ti benedicano” ;
-e per la conversione di san Matteo Gesù “sii benedetto dai suoi angeli” ;
-Anzi S. Giovanni d’Ávila chiede a Gesù di comandare ai suoi angeli “di essere benedetto da loro”  per il mistero del Suo Corpo e Sangue nell’Eucaristia;
-“pane degli angeli” . In cielo “mangiano gli angeli non solo contemplando la sua divinità ma anche la sua sacra umanità ”, restando “contenti e sazi” ; mangiato prima solo dagli angeli  che guardano la divinità ed umanità di Cristo, adesso “gli uomini lo mangiano nella fede .  Per noi si è fatto cibo Colui che in cielo è contemplato dagli angeli. E l’istituzione della festa del Corpus Christi é “per allegrare gli angeli” , i quali “servono e accompagnano il Nostro Signore”  nel Santissimo Sacramento.

4.5.    I cori angelici

Dalla Sacra Scrittura sappiamo chiaramente che ci sono “ordini” o “cori” tra gli angeli. Tra loro si trova una differenza. S. Giovanni d’Ávila fa riferimento ad alcuni dei cori angelici: ai poteri del cielo che tremano e “Lo adorano le dominazioni” ; agli “angeli e agli arcangeli che Dio manda con messaggi nei suoi piani” ; “agli angeli e arcangeli, ai cherubini e serafini”  che accompagneranno Dio come giudice quando venga con la Croce.

4.6.    Gli angeli sono inviati agli uomini

È meraviglioso sapere che c’è una comunione tra gli angeli nella loro differenza dei cori. Più meraviglioso è sapere del legame ch’essi hanno con gli uomini. La lettera agli Ebrei ne parla con chiarezza: “Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza”? (Eb 1,14). Gli angeli ci comunicano buone ispirazioni . Vi sono angeli inviati per castigare la terra ; angeli che istruiscono i pastori di Betlemme ; un arcangelo porta l’anunzio alla vergine Maria .

4.7.    Gli angeli e Maria

Per Giovanni d’Ávila, Maria è modello e madre nella nostra configurazione con Cristo sotto l’azione dello Spirito Santo. Nella sua vita mortale, quando visita la sua cugina Elisabetta, “a Maria la accompagnano angeli come alla sua Regina e Signora” . Gli stessi angeli pregano Dio di modo che Maria sia assunta in cielo per potere vedere Dio e vivere con Lui . Così Maria sia “riverenziata dagli uomini e dagli angeli” , uomini e angeli che si devono “meravigliare di lei”  e piegare il ginocchio davanti a lei perché “tanto si è umiliata sulle ginocchia e nel cuore dinanzi a Dio” .

4.8.    Gli angeli e i santi.

In tutti i suoi scritti cita abbondantemente i riferimenti biblici. In alcuni di questi ricorda gli incontri personali tra gli uomini e santi dell’Antico Testamento la presenza degli angeli. In questo senso afferma che “il patriarca Abramo si considerava indegno di parlare con un angelo” , quando lui ospita i tre invitati che sono tre angeli, i quali indicano la Santissima Trinità . Anche “il santo Mose abbassava il suo volto e non riusciva di guardare il roveto, nel quale c’era un angelo che rappresentava il Signore” . Quando scrive su S. Girolamo ci dice a un certo punto che “ha un cuore di angelo, a tutto sta zito, tutto soffre e dissimula” .

4.9.    Gli angeli e i sacerdoti

Il ministero sacerdotale significa per Giovanni d’Ávila agire nella persona di Cristo. E nell’apostolato sacerdotale il ministero della predicazione ha un posto preferenziale.  Per Giovanni si deve predicare la Parola di Dio e dei santi. La predicazione è funzione degli angeli giacché i predicatori sono messaggeri di Dio. “Il predicatore è pure adesso angelo nell’ufficio. Angelo, vuol dire messaggero, e i predicatori siamo pure messaggeri, che veniamo a parlare dalla parte di Dio” .

Conclusione

Come sopra già lo abbiamo riferito: Giovanni è un predicatore che annunzia il mistero di Cristo e la santificazione della vita cristiana. Il Dottore d’Ávila non fa dei ragionamenti intellettuali ma degli meditazioni, alcune molto interessanti, sugli angeli che fanno aumentare il nostro amore a Cristo, la devozione alla Madonna e ai santi, la venerazione agli angeli, la nostra vocazione cristiana alla visione beatifica. Quindi la sua riflessione spirituale sugli angeli va in una linea cristologica, mariana, angelologica e antropologica. Il suo amore e devozione agli angeli ci aiuti a crescere nella comunione con il nostro santo custode e a diffondere la vera ed autentica fede sugli angeli.

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LAUDATE DEUM, OMNES ANGELI EIUS...