giovedì 3 maggio 2018

Ad Mariae Nominis Laudem

<< Maria... Nostra Signora di Guadalupe
schiaccia la testa a satana e salva il tuo Popolo.
Maria... Nostra Signora di Guadalupe
raduna i tuoi figli sotto il tuo Manto di stelle >>

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PSALMUS    1

Magna es Domina, et laudabilis nimis: * in civitate Dei nostri, et universa Ecclesia electorum eius.

Misericordia tua et gratia tua ubique praedicatur: * Deus operibus manuum tuarum benedixit.

Miserere nostri Domina, et sana infirmitatem nostram: * tolle dolorem nostrum et angustiam cordis nostri.

Mitte angelum bonum in occursum: * per quem ab hostibus defendamur.

Miserere nostri in die angustiae nostrae: * et in veritate tua irradia nos.

Miserere nostri Domina, miserere nostri: * quoniam Tu es spes et lux omnium sperantium in Te.

Memento nostri, perditorum salvatrix: * exaudi planctus et suspiria nostra.

Memento nostri Domina, et ora pro nobis: * in laetitiam bonam verte moestitiam nostram.

Miserere servorum tuorum, Domina: * et ne sinas eos angustari in tentationibus suis.

Miserere nostri, Regina gloriae et honoris: * et de omni periculo custodi vitam nostram.

Miserere nostri, Mater Salvatoris: * praesta consolationem in tribulatione nostra.

Medere contritis corde, o Mater salutis: * et refove eos unguento pietatis.

Gloria Patri, et Matri, et Filio: * et Spiritui Sancto.
Sicut erat in principio et nunc et semper: * et in saecula saeculorum. Amen.
AMDG et DVM

mercoledì 2 maggio 2018

Imitazione di Maria


Capitolo III
LA PERDITA E IL RITROVAMENTO 
DI GESÙ

1) Il figlio. 
Non sempre si trova Gesù dove lo si cerca; ma spesso lo si trova dove meno si crede. Perciò nessuno presuma di essere l'unico a possedere Gesù; nessuno disprezzi un altro, perché non conosce quanto possa piacere internamente a Dio, cosa che sfugge agli uomini, anche se esternamente egli può sembrare un uomo da nulla. 

2)
Non deve sembrarmi, dunque, una cosa strana né una novità, se perderò Gesù. Ma so che questo sarebbe dannoso per me e molto doloroso per il mio cuore. Confesso di essere colpevole e degno di gravi castighi, perché non ho custodito bene il mio cuore e mi sono comportato con molta tiepidezza e negligenza. Perciò ho perso la grazia di Gesù e non so chi me la potrà restituire, se lui stesso non si degnerà di avere compassione ancora una volta di me poveretto. 

3) Clementissima Madre di Dio, soccorrimi in questa mia disgrazia; aiutami, mia Signora; proteggimi, dilettissima Vergine Maria, porta della vita e della misericordia. Ti domando conforto e aiuto. Tu conosci meglio di tutti quanto dolore causa la perdita di Gesù e quanta gioia rechi il
suo ritrovamento. Beatissima Vergine, se questo capitò a te, che non ne avevi alcuna colpa, quale meraviglia ci può essere, se la grazia di Gesù non esaudisce le speranze di un peccatore, che l'offende in tanti modi? 

4) Che cosa devo fare per ritrovare la grazia di Gesù? Se c'è qualche speranza di ritrovarla, dipenderà dal tuo consiglio, si realizzerà per i tuoi meriti; poiché tu sei la più vicina a Gesù, rimani al mio fianco finché non lo ritroverò. 
Dopo averlo visto e ritrovato, canterò in giubilo con te:
«Rallegratevi tutti con me, perché ho ritrovato Colui che l'anima mia ama». Egli è Colui che tu hai partorito, o castissima Vergine Maria. 

5) La Madre. Ascolta il mio consiglio: imita il mio esempio e l'anima tua sarà consolata. Se avrai smarrito Gesù, non disperarti e non turbarti troppo; non stare con le mani in mano, non smettere di
pregare, non distrarti in consolazioni terrene, ma cerca la solitudine. 
Piangi te stesso, e nel tempio del tuo cuore ritroverai Gesù, che hai smarrito con i tuoi peccati e con il compiacimento delle vanità. 

6) Non si trova Gesù nelle piazze delle città, in compagnia di giocatori o di quanti vivono mollemente; ma in compagnia dei giusti e dei santi. 
Si deve cercare, gemendo di dolore, chi si è perduto per colpa della propria dissolutezza; si deve conservare con grande cautela chi si è perduto per incuria; si deve supplicare con timore e riverenza chi detesta i pigri e gli ingrati; si deve richiamare con somma umiltà chi è stato allontanato per orgoglio; si deve placare con frequenti e sincere preghiere chi, intento in futili pensieri, non ascolta chi parla sottovoce. 
Ma si  deve anche lodare con grande ri-conoscenza chi è sempre disposto a concedere la sua grazia; si deve abbracciare con ardentissimo amore chi perdona a tutti, chi ha compassione di tutti, chi dà gratuitamente i suoi doni e non li nega a nessuno di coloro che glieli chiedono. 

7) Anche se a volte tarda, non abbandona chi persevera nella preghiera; ma ritorna spesso senza che lo sappia, lo illumina più chiaramente e lo istruisce con maggior cura, perché non presuma mai di sé, ma confidi umilmente e devotamente in lui. 

8) Se dunque presti molta attenzione a queste cose, placherai facilmente Gesù. Lo troverai a Gerusalemme, perché quei luogo è destinato alla pace. Gesù, nel tempio del tuo cuore, ripeterà le sue sacre parole. 
Sarà con te tutto il giorno; ti insegnerà tutte le cose che riguardano la salvezza; tutto quanto riguarda la grazia e la virtù, che rifulgono negli angeli e negli uomini; tutto ciò che di buono splende nelle creature. 

9) Perciò devi sempre invocare Gesù; lo devi sempre ricercare;
lo devi sempre desiderare, ricordare, lodare, venerare e amare. Non devi offenderlo in
nessuna cosa; devi adorarlo con santità e purezza, poiché è benedetto sopra tutte le
cose nei secoli dei secoli. Amen. 
AMDG et DVM

Sant'ATANASIO: "E' un uomo probo, virtuoso, buon cristiano, un asceta, un vero vescovo".



S. ATANASIO DI ALESSANDRIA 

(295-373)

COMPENDIO della nostrta Fede Cattolica
Quicumque vult (Simbolo di Sant'Atanasio 

(Breviarium Romanum: ad Primam, in Festo Sanctíssimae Trinitátis)  
(Breviario Romano: Ufficio di Prima nella Festa della SS. Trinità)
Quicúmque vult salvus esse,  * 
ante ómnia opus est, ut téneat cathólicam fidem: Quam nisi quisque íntegram inviolatámque serváverit, *
absque dúbio in aetérnum períbit.

Fides autem cathólica haec est: *
ut unum Deum in Trinitáte, et Trinitátem in unitáte venerémur. 

Neque confundéntes persónas, *
neque substántiam seperántes. 

Alia est enim persóna Patris, alia Fílii, *
alia Spíritus Sancti:
 

Sed Patris, et Fílii, et Spíritus Sancti una est divínitas, *
aequális glória, coaetérna maiéstas.  

Qualis Pater, talis Fílius, *
talis Spíritus Sanctus. 

Increátus Pater, increátus Fílius, *
increátus Spíritus Sanctus. 

Immènsus Pater, imménsus Fílius, *
imménsus Spíritus Sanctus.  

Aetérnus Pater, aetérnus Fílius, *
aetérnus Spíritus Sanctus. 

Et tamen non tres aetérni, *
sed unus aetérnus.

Sicut non tres increáti, nec tres imménsi, *
sed unus increátus, et unus imménsus.
 

Simíliter omnípotens Pater, omnípotens Fílius, *
omnípotens Spíritus Sanctus.
 

Et tamen non tres omnipoténtes, *
sed unus omnípotens. 

Ita Deus Pater, Deus Fílius, *
Deus Spíritus Sanctus.

Et tamen non tres dii, *
sed unus est Deus.

Ita Dóminus Pater, Dóminus Fílius, *
Dóminus Spíritus Sanctus. 

Et tamen non tres Dómini, *
sed unus est Dóminus. 

Quia, sicut singillátim unamquámque persónam Deum ac Dóminum confitéri christiána veritáte compéllimur: *
ita tres Deos aut Dóminos dícere cathólica religióne prohibémur. 

Pater a nullo est factus: *
nec creátus, nec génitus. 


Fílius a Patre solo est:*
non factus, nec creátus, sed génitus. 

Spíritus Sanctus a Patre et Fílio: *
non factus, nec creátus, nec génitus, sed procédens.
 

Unus ergo Pater, non tres Patres: unus Fílius, non tres Fílii: *
unus Spíritus Sanctus, non tres Spíritus Sancti.

Et in hac Trinitáte nihil prius aut postérius, nihil maius aut minus: *
sed totae tres persónae coaetèrnae sibi sunt et coaequáles. 

Ita ut per ómnia, sicut iam supra dictum est, *
et únitas in Trinitáte, et Trínitas in unitáte veneránda sit. 

Qui vult ergo salvus esse, *
ita de Trinitáte séntiat. 

Sed necessárium est ad aetérnam salútem, *
ut incarnatiónem quoque Dómini nostri Iesu Christi fidéliter credat.

Est ergo fides recta ut credámus et confiteámur, *
quia Dóminus noster Iesus Christus, Dei Fílius, Deus et homo est.
 

Deus est ex substántia Patris ante saécula génitus: *
et homo est ex substántia matris in saéculo natus.

 

Perféctus Deus, perféctus homo: *
ex ánima rationáli et humána carne subsístens. 

Aequális Patri secúndum divinitátem: *
minor Patre secúndum humanitátem. 

Qui, licet Deus sit et homo, *
non duo tamen, sed unus est Christus. .

Unus autem non conversióne divinitátis in carnem, *
sed assumptióne humanitátis in Deum.
 

Unus omníno, non confusióne substántiae, *
sed unitáte persónae. 

Nam sicut ánima rationális et caro unus est homo:
ita Deus et homo unus est Christus.
 

Qui passus est pro salúte nostra: descéndit ad ínferos: *
tértia die resurréxit a mórtuis. 

Ascéndit ad coélos, sedet ad déxteram Dei Patris omnipoténtis: *
inde ventúrus est iudicáre vivos et mórtuos. 

Ad cuius advéntum omnes hómines resúrgere habent cum corpóribus suis: *
et redditúri sunt de factis própriis ratiónem. 

Et qui bona egérunt, ibunt in vitam aetérnam: *
qui vero mala, in ígnem aetérnum.

 

Haec est fides cathólica, *
quam nisi quisque fidéliter firmitérque credíderit, salvus esse non póterit.
Amen.
Chiunque voglia salvarsi, *
deve anzitutto possedere la fede cattolica:
Colui che non la conserva integra ed inviolata *
perirà senza dubbio in eterno.
 

La fede cattolica è questa: *
che veneriamo un unico Dio nella Trinità e la Trinità nell'unità.

Senza confondere le persone, *
e senza separare la sostanza.

Una è infatti la persona del Padre, altra quella del Figlio, *
ed altra quella dello Spirito Santo. 

Ma Padre, Figlio e Spirito Santo sono una sola divinità, *
con uguale gloria e coeterna maestà. 

Quale è il Padre, tale è il Figlio, *
tale lo Spirito Santo. 

Increato il Padre, increato il Figlio, *
increato lo Spirito Santo. 

Immenso il Padre, immenso il Figlio, *
immenso lo Spirito Santo.

Eterno il Padre, eterno il Figlio, *
eterno lo Spirito Santo 

E tuttavia non vi sono tre eterni, *
ma un solo eterno.



Come pure non vi sono tre increati, né tre immensi, *
ma un solo increato e un solo immenso.

Similmente è onnipotente il Padre, onnipotente il Figlio, *
onnipotente lo Spirito Santo.

E tuttavia non vi sono tre onnipotenti, *
ma un solo onnipotente.

Il Padre è Dio, il Figlio è Dio, *
lo Spirito Santo è Dio.

E tuttavia non vi sono tre dei, *
ma un solo Dio.

Signore è il Padre, Signore è il Figlio, *
Signore è lo Spirito Santo.

E tuttavia non vi sono tre Signori, *
ma un solo Signore.  

Poiché come la verità cristiana ci obbliga a confessare che ciascuna persona è singolarmente Dio e Signore: *
così la religione cattolica ci proibisce di parlare di tre Dei o Signori. 

Il Padre non è stato fatto da alcuno: *
né creato, né generato.

Il Figlio è dal solo Padre: *
non fatto, né creato, ma generato.

Lo Spirito Santo è dal Padre e dal Figlio: *
non fatto, né creato, né generato, ma da essi procedente.


Vi è dunque un solo Padre, non tre Padri: un solo Figlio, non tre Figli: *
un solo Spirito Santo, non tre Spiriti Santi.

E in questa Trinità non v'è nulla che sia prima o dopo, nulla di maggiore o minore: *
ma tutte e tre le persone sono l'una all'altra coeterne e coeguali.

Cosicché in tutto, come già detto prima, *
va venerata l'unità nella Trinità e la Trinità nell'unità.
 


Chi dunque vuole salvarsi, *
pensi in tal modo della Trinità.

Ma per l'eterna salvezza è necessario, *
credere fedelmente anche all'Incarnazione del Signore nostro Gesù Cristo.

La retta fede vuole, infatti, che crediamo e confessiamo, *
che il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio di Dio, è Dio e uomo.

È Dio, perché generato dalla sostanza del Padre fin dall'eternità: *
è uomo, perché nato nel tempo dalla sostanza della madre.  



Perfetto Dio, perfetto uomo: *
sussistente dall'anima razionale e dalla carne umana.

Uguale al Padre secondo la divinità:*
inferiore al Padre secondo l'umanità. 

E tuttavia, benché sia Dio e uomo, *
non è duplice ma è un solo Cristo.

Uno solo, non per conversione della divinità in carne, *
ma per assunzione dell'umanità in Dio.  

Totalmente uno, non per confusione di sostanze, *
ma per l'unità della persona.

Come infatti anima razionale e carne sono un solo uomo, *
così Dio e uomo sono un solo Cristo. 


Che patì per la nostra salvezza: discese agli inferi: *
il terzo giorno è risuscitato dai morti.
 

É salito al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente: *
e di nuovo verrà a giudicare i vivi e i morti.

Alla sua venuta tutti gli uomini dovranno risorgere con i loro corpi: *
e dovranno rendere conto delle proprie azioni.

Coloro che avranno fatto il bene andranno alla vita eterna: *
coloro, invece, che avranno fatto il male, nel fuoco eterno.


Questa è la fede cattolica, *
e non potrà essere salvo se non colui che l'abbraccerà fedelmente e fermamente.
Amen.
(su)

Nato ad Alessandria d\’Egitto nel 295 è uno dei Padri della Chiesa. Vescovo di Alessandria d\’Egitto, fu l\’indomito assertore della fede nella divinità di Cristo, negata dagli Ariani e proclamata dal Concilio di Nicea (325). Per questo soffrì persecuzioni ed esili. Durante le numerose involontarie peregrinazioni fu anche in Occidente, a Roma e a Treviri, dove fece conoscere il monachesimo egiziano, presentando il monaco ideale, nella suggestiva figura di S. Antonio abate, di cui scrisse la celebre Vita, che si può considerare una specie di manifesto del monachesimo.
Questo Padre e Dottore della Chiesa è il più celebre dei vescovi alessandrini e il più intrepido difensore della fede nicena contro l\’eresia di Ario. Costui, siccome faceva del Verbo un essere di una sostanza diversa da quella del Padre e un semplice intermediario tra Dio e il mondo, praticamente negava il mistero della SS. Trinità. 

S. Atanasio nacque verso il 295 ad Alessandria d\’Egitto da genitori cristiani i quali gli fecero impartire un\’educazione classica. Discepolo di S. Antonio abate nella gioventù, si consacrò per tempo al servizio della Chiesa, Nel 325 accompagnò come diacono e segretario il suo vescovo Alessandro al Concilio di Nicea radunato dall\’imperatore Costantino, nel quale fu solennemente definita la consostanzialità del Figlio con il Padre. S. Atanasio nel 328 fu acclamato dagli alessandrini loro pastore. Di lui dicevano: "E' un uomo probo, virtuoso, buon cristiano, un asceta, un vero vescovo". 

La chiesa di Alessandria si trovava divisa dallo scisma non solo di Ario, ma anche di Melezio di Licopoli. Durante la persecuzione di Diocleziano (305-306), costui, approfittando dell\’assenza del vescovo Pietro di Alessandria, si era arrogato il diritto di ordinare e scomunicare secondo il suo arbitrio. Nonostante fosse stato deposto da un sinodo, buona parte del clero lo aveva seguito nello scisma. In mezzo a tante divisioni il compito del giovane Atanasio si presentava quanto mai difficile.

Ben presto cominciarono difatti gli intrighi contro di lui dei vescovi di corte ariani, capeggiati da Eusebio di Cesarea, per indurlo a ricevere nella sua comunione i vescovi amici di Ario. Atanasio vi si oppose energicamente. I meleziani a loro volta l\’accusarono presso Costantino di aver imposto agli egiziani un tributo di pezze di lino e di aver fatto rompere il calice di un loro vescovo. Citato al tribunale dell\’imperatore a Nicomedia, non fu difficile al santo discolparsi. Accusato ancora di aver fatto assassinare Arsente, vescovo meleziano di Ipsele, non fu difficile al medesimo accrescere lo scorno dei suoi nemici facendoglielo comparire davanti vivo.

L\’accusato fu di nuovo riabilitato, ma gli ariani non si diedero per vinti. Essi persuasero Ario a sottoscrivere una formula di fede equivoca. Costantino se ne accontentò e intimò a tutti i vescovi di riceverlo nella loro comunione. Essendosi Atanasio ancora una volta rifiutato, fu deposto dal concilio di Tiro (335) e relegato a Treviri, nelle Gallie, dove rimase fino alla morte dell\’imperatore (337). Gli eusebiani non potendo per allora sperare nulla dal potere civile, portarono davanti al papa Giulio I l\’affare di Atanasio. Furono citate le due parti ad un concilio plenario, ma gli ariani, sicuri dell\’appoggio di Costanzo II, imperatore d\’Oriente, invece di presentarsi, posero sulla sede di Alessandria Gregorio di Cappadocia. Il secondo esilio di Atanasio durò sei anni. A Roma (341) e a Sardica (343) fu riconosciuta la sua innocenza. Durante il soggiorno romano egli viaggiò molto, e iniziò la chiesa latina alla vita monastica quale si praticava in Egitto. Nella Pasqua del 345 si recò ad Aquileia presso Costante, imperatore d\’occidente, che gli ottenne dal fratello Costanzo il permesso di tornare alla sua sede dopo la morte del vescovo intruso (345).

Seguirono per il santo dieci anni di pace relativa, di cui approfittò non solo per comporre opere dogmatiche, o di apologia personale, ma per proseguire una politica di vigile controllo e di prudente conciliazione, i cui effetti furono disastrosi per il partito ariano. Difatti, due o tre anni dopo, egli era in comunione con più di 400 vescovi, e seguito dalla massa dei fedeli. In questo periodo egli consacrò vescovo di Etiopia S. Frumenzio, vero fondatore della chiesa cristiana in quel paese. 

Alla morte del suo protettore Costante (350) e del papa Giulio I (352), i nemici di Atanasio tanto brigarono da riuscire a sollevargli contro anche l\’episcopato d\’Occidente nel Concilio di Arles (354) e in quello di Milano (355).

L\’intrepido vescovo, ripieno di amarezza, fuggì allora nel deserto, dove i monaci per otto anni lo sottrassero con cura a tutte le ricerche. Dalla solitudine egli continuò a governare la sua chiesa e scrisse i Discorsi contro gli Ariani e le 4 Lettere a Serapione che formano la sua gloria come dottore della SS. Trinità. Poté ritornare in sede nel 362 dopo la morte di Costanzo, il massacro del vescovo intruso Giorgio dì Cappadocia e la salita al trono di Giuliano, il cui primo atto fu di richiamare i vescovi esiliati dal suo predecessore. 

Fu cura di Atanasio ristabilire l\’ortodossia nicena e combattere l\’arianesimo ufficiale che aveva trionfato nei concili di Seleucia e di Rimini (359). Riunito un concilio, prese decisioni improntate a misericordia verso coloro che si erano dati all\’eresia per ignoranza, e anche sul terreno dogmatico fu largo e tollerante per quello che potevano sembrare quisquiglie o pura terminologia. Tanta attività diretta a consolidare l\’unità cattolica non tornò gradita a Giuliano, intento solo a ristabilire il paganesimo. Nel 363 S. Atanasio per la quarta volta lasciò la sua sede, ma solo per pochi mesi perché, morto l\’imperatore nella spedizione contro i persiani, gli successe il cristiano Gioviano, che lo richiamò. Nel 365 il Santo dovette eclissarsi alla periferia della città per la sesta volta, perseguitato dall\’imperatore d\’Oriente, Valente, amico degli ariani. Dopo soli quattro mesi però fu richiamato perché gli egiziani minacciavano rivolte. Non lasciò più la sua fede fino alla morte avvenuta il 2-5-373 dopo 45 anni di governo forte e alle volte anche duro contro i suoi avversari.

Egli meritò a buon diritto il titolo di "grande" per l\’indomabile fermezza di carattere dimostrata contro gli ariani e la potenza imperiale, sovente ad essi eccessivamente ligia. A ragione fu detto che in lui, "padre dell\’ortodossia", combatteva tutta la Chiesa.

Finché visse sostenne ovunque con un\’attività traboccante i propugnatori della vera fede. Così impedì che i vescovi dell\’Africa latina sostituissero il simbolo compilato a Nicea con quello di Rimini; spinse papa Damaso ad agire contro Ausenzio, vescovo ariano di Milano, e incoraggiò S. Basilio, che cercava un appoggio per la pacificazione religiosa dell\’oriente. 

Della produzione letteraria di Atanasio non esiste ancora un\’edizione critica. Nelle sue opere si nota limpidezza e acutezza di pensiero, ma la materia trattata manca di ordine ed è resa pesante dalle frequenti ripetizioni e dalla prolissità. 
___________________
Sac. Guido Pettinati SSP, 
I Santi canonizzati del giorno, vol. 5, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 30-32. 

AMDG et DVM

martedì 1 maggio 2018

Offri anche tu un paio di tortore con due piccoli nati da colomba

Risultati immagini per tortore e colombi

Capitolo II
MARIA DURANTE L'INFANZIA DI GESÙ

 1) Ti benedico e ti ringrazio, Signore Gesù Cristo, autore della purezza, per la tua
umile presentazione al tempio di Dio, dove con vittime e offerte, come uno dei figli di
Adamo, sei stato presentato dai genitori e sei stato riscattato con cinque monete
d'argento, come un povero schiavo comprato al mercato. Ti benedico, Santissimo
Redentore del mondo, per la tua umile obbedienza alla legge di Dio. Pur essendo senza
debito di peccato, per darci esempio di profonda sottomissione, ti rendesti suddito
delle prescrizioni legali. 

2) Ti benedico, inoltre, per l'immensa umiltà della beatissima
tua Madre e per la sua spontanea sottomissione ai precetti della legge. Infatti, pure essendo
Vergine Santa nel parto e dopo il parto, non ricusò di sottomettersi al rito della
purificazione. Offerta meravigliosa e riparazione soavissima, perché libera e aliena da
qualsiasi colpa. 

3) Che cosa potrei offrire o donare a te, mio Signore, per tutte le cose
che mi hai dato? Come sarebbe utile, invece, che io espiassi doverosamente i miei
peccati, macchiato come sono di tante colpe e di tante turpitudini. Perciò mi rivolgo a
te, benignissimo Signore Gesù Cristo, e ti prego di dare soddisfazione per me e di
lavare con la tua purissima oblazione tutti i miei peccati, perché possa entrare nel
tempio celeste mondato e purificato, al fine di lodare per sempre il tuo santo nome. 

4)
Prega anche Tu per me, grande Madre di Dio, gloriosa Vergine Maria, perché mi
vengano perdonati i miei peccati e mi sia concesso il tempo per espiarli e per fare
fermo proposito di meritare l'aiuto della grazia divina; e per quanto mi manca per
ringraziare Dio di tutti i suoi benefici, suppliscimi tu, piissima Madre, offrendo te
stessa con il tuo amatissimo Figlio al cospetto della gloria del Padre. Che la tua
integrità verginale scusi la mia impurità, sia della mente sia del cuore; la tua carità 
accenda la mia tiepidezza; la tua umiltà abbassi la mia superbia; la tua spontanea
obbedienza infranga la durezza della mia volontà perversa. 

5) Ecco: offro me stesso
nelle tue mani e in quelle del tuo diletto Figlio, e qualunque cosa possa fare, la farò
sempre al vostro servizio. Offro un paio di tortore: la compunzione per i miei peccati e
per le mie negligenze nonché il desiderio dei gaudi eterni. Offro anche due piccoli nati
da colomba: il doppio desiderio di custodire nel cuore la doppia semplicità di non
rendere a nessuno male per male, e di vincere sempre il male con il bene. 

6) Degnati di
concedermi tutto questo, o buon Gesù, che fosti presentato oggi nel Tempio dalla tua
umile Vergine Madre e fosti preso con gioia fra le braccia dal giusto e timorato
Simeone. 
AMDG et DVM

Vi voglio raccontare un sogno

Maggio  A. D. 18  del Terzo Millennio d.C.
SOGNO DELLE DUE COLONNE
2colonne
Era il 30 maggio 1862, penultimo giorno del mese della Madonna. A sera, dopo le preghiere, prima che centinaia di ragazzi andassero a dormire, Don Bosco iniziò così:

« Vi voglio raccontare un sogno. E’ vero che chi sogna non ragiona, tuttavia io, che a voi racconterei per¬sino i miei peccati, se non avessi paura di farvi scappare tutti e di far crollare la casa, ve lo racconto per vostra utilità spirituale. Il sogno l’ho fatto alcuni giorni fa.
Figuratevi di essere con me sulla spiaggia del mare, o meglio, sopra uno scoglio isolato e di non vedere al¬tro spazio di terra, se non quello che vi sta sotto i piedi. In tutta quella vasta superficie di acqua si vede una moltitudine innumerevole di navi schierate a battaglia; le loro prore terminano con un rostro di ferro acuto a guisa di coltello o di freccia, che dove s’infigge ferisce e trapassa ogni cosa. Queste navi sono armate di cannoni, cariche di fucili, di altre armi di ogni ge¬nere, di materie incendiarie, e anche di libri, e avanzano contro una nave molto più grossa e più alta di tutte loro, tentando di speronarla col rostro, di incendiarla o almeno di farle ogni guasto possibile.
A quella maestosa nave ammiraglia, attrezzata di tutto punto, fanno scorta molte navicelle e velieri che da lei ricevono i segnali di comando ed eseguono evoluzioni per difendersi dalle flotte avversarie. Il vento è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i nemici.

Le due colonne

In mezzo all’immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l’una dall’altra. Sopra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, ai cui piedi pende un largo cartello con questa scritta: – Auxilium Christianorum (Aiuto dei cristiani); – sull’altra, che è molto più alta e grossa, sta un’Ostia di grandezza proporzionata alla colonna e sotto un altro cartello con le parole: Salus credentium (Salvezza dei credenti).
Due concili
Il comandante supremo sulla gran nave, che è il Romano Pontefice, vedendo il furore dei nemici e la situazione critica nella quale si trovano i suoi fedeli. Pensa di convocare intorno a sé i Piloti delle navi secondarie (cioè i vescovi) per tener consiglio e decidere sul da farsi. Tutti i Piloti salgono e si radunano intorno al Papa. Tengono concilio, ma infuriando il vento sempre di più e la tempesta, sono rimandati a governare le proprie navi (Concilio Vaticano I).
Fattasi un po’ di bonaccia, il Papa raduna per la seconda volta intorno a sé i Piloti, mentre la nave ammiraglia prosegue la sua rotta (Concilio Vaticano II). Ma la burrasca ritorna spaventosa.
Il Papa sta al timone e tutti i suoi sforzi sono diretti a portare la nave in mezzo alle due colonne, dalla sommità delle quali tutto intorno pendono molte àncore e grossi ganci attaccati a catene.

L’assalto

Le navi nemiche scattano tutte ad assalirla e ten¬tano ogni modo di arrestarla e farla sommergere. Le une con gli scritti, coi libri, con materie incendiarie di cui sono ripiene e che cercano di scaraventarle a bordo; le altre coi cannoni, coi fucili e coi rostri: il combattimento diventa sempre più accanito. Le prore nemiche l’urtano violentemente; ma inutili risultano i loro sforzi e il loro attacco. Invano ritentano la prova; sciupano ogni loro fatica e munizione: la grande nave ammira¬glia procede sicura e franca nel suo cammino. Avviene talvolta che, percossa da formidabili colpi, riporta nei suoi fianchi larga e profonda fessura; ma non appena è avvenuto il guasto, spira un Soffio (= lo Spirito Santo) dalle due colonne e le falle si richiudono e i fori si otturano.
Scoppiano intanto i cannoni degli assalitori, si spezzano i fucili, ogni altra arma e i rostri; si sconquassano molte navi e sprofondano nel mare. Allora i nemici furibondi iniziano a combattere ad armi corte, cioè a distanza ravvicinata: con le mani, coi pugni, con le bestemmie e con le maledizioni.

Il Papa muore

Quand’ecco che il Papa, colpito gravemente, cade. Subito coloro, che stanno insieme con lui, corrono ad aiutarlo e lo rialzano. Il Papa è colpito la seconda volta, cade di nuovo e muore. Un grido di vittoria e di giubilo si alza dai nemici; sulle loro navi dilaga un indicibile tripudio. Ma appena morto il Pontefice, un altro Papa sottentra al suo posto. I Piloti radunati lo hanno eletto così rapidamente, che la notizia della morte del Papa giunge con la notizia dell’elezione del successore. Gli avversari incominciano a perdersi di coraggio.

La vittoria

Il nuovo Papa sbaragliando e superando ogni ostacolo, guida la nave sino alle due colonne e, giunto in mezzo a esse, la lega con una catena che pendeva dalla prora a un’àncora della colonna su cui sta l’Ostia; e con un’altra catena che pendeva a poppa, la lega dalla parte opposta a un’altra àncora appesa alla colonna su cui è collocata la Vergine Immacolata.
Allora succede un gran rivolgimento. Tutte le navi che fino a quel momento avevano combattuto contro la nave ammiraglia su cui sedeva il Papa, fuggono, si disperdono, si urtano e si fracassano a vicenda. Le une affondano e cercano di affondare le altre. Alcune navicelle che hanno combattuto valorosamente insieme col Papa vengono con le prime a legarsi a quelle colonne.
Molte altre navi che, ritiratesi per timore della battaglia si trovano in gran lontananza, stanno prudentemente osservando, finché dileguati nei gorghi del mare i rottami di tutte le navi disfatte, a gran lena vogano alla volta di quelle due colonne, dove arrivate si attaccano ai ganci pendenti e lì rimangono tranquille e sicure, insieme con la nave ammiraglia su cui sta il Papa. Nel mare regna una gran calma, una calma sovrana».

Commento di Don Bosco

Don Bosco a questo punto interrogò Don Rua: – Che cosa pensi tu di questo racconto?
Don Rua rispose: – Mi pare che la nave del Papa sia la Chiesa, di cui è il Capo: le navi sono gli uomini; il mare è questo mondo. Quelli che difendono la grossa nave sono i buoni affezionati alla Santa Sede; gli altri sono i suoi nemici, che con ogni sorta di armi tentano di annientarla. Le due colonne di salvezza mi sembra che siano la devozione a Maria Immacolata e al Santissimo Sacramento dell’Eucaristia.
Don Rua non parlò del Papa caduto e morto e Don Bosco tacque pure su di ciò. Solo aggiunse: – Dice¬sti bene. Bisogna soltanto correggere un’espressione. Le navi dei nemici sono le persecuzioni. Si preparano gravissimi travagli per la Chiesa. Quello che finora fu, è quasi nulla a confronto di ciò che dovrà accadere. I suoi nemici sono raffigurati nelle navi che tentano di affondare, se gli riuscisse, la nave ammiraglia. Due soli mezzi restano per salvarsi fra tanto pericolo e scompi¬glio: – Devozione a Maria Immacolata – Frequenza alla Confessione e Comunione. – Occorre adoperare ogni mezzo e fare del nostro meglio per praticarli e farli praticare dovunque e da tutti. Buona notte!
I ragazzi lentamente e in silenzio sciamarono a dor¬mire con nel cuore il sogno delle due Colonne: l’amore filiale alla Madonna, che è la Mamma degli Adole¬scenti, e la vita divina sacramentale, cioè l’Eucaristia. Con questi grandi amori, la loro inserzione nella Chiesa (attaccamento al Papa) diventa gioiosa e bella anche se devono lottare. Ma non piace forse ai ragazzi l’avventura e la lotta?