lunedì 30 aprile 2018

IMITAZIONE DI MARIA


Libro Secondo
 CONOSCERE MARIA
Capitolo I
MARIA E IL MISTERO DELL'INCARNAZIONE

 1) Ti benedico e ti ringrazio, Signore Iddio, creatore e redentore del genere umano,
per l'immensa bontà con la quale hai voluto ancor più mirabilmente redimere
quell'uomo, che mirabilmente già avevi creato. Infatti, mentre eravamo ancora tuoi
nemici e la morte antica esercitava il suo iniquo dominio su tutto il genere umano, ti
ricordasti della tua infinita misericordia, e dal trono sublime della tua gloria volgesti lo
sguardo a questa valle di pianto e di miseria. 

2) Osservasti la grande afflizione del tuo
popolo sulla terra e il grave retaggio dei figli di Adamo. E, spinto da un profondo 
impulso di amore, cominciasti ad avere per noi pensieri di pace e di redenzione.
Così, quando giunse la pienezza dei tempi, venisti a visitarci, scendendo dal cielo; e
con l'Incarnazione apparisti tra gli uomini vero Dio e vero uomo, realizzando le attese
dei profeti. 

3) Ti benedico e ti lodo, Salvatore nostro Gesù Cristo, per la immensa
umiltà con cui ti degnasti di scegliere per Madre una vergine povera, che facesti
sposare con un povero falegname: Giuseppe, uomo santo e giusto. 

4) Ti benedico per
l'annunzio della degnissima incarnazione e per il rispettoso saluto angelico, con cui
l'angelo Gabriele incontrò con grandissima devozione la beatissima Vergine Maria,
annunziandole il divino mistero del Figlio di Dio, che si sarebbe incarnato in lei. 

5) Ti
lodo e ti rendo onore per la grandezza della fede di Maria Vergine, per il suo deciso
consenso, per l'umilissima sua risposta e per tutte le sue virtù, confermate quando, all'
arcangelo che recava il lieto annunzio, rispose con docile sottomissione: «Eccomi,
sono la serva del Signore, avvenga di me quello che tu hai detto» (Lc 1,38). 

6) Ti lodo
e ti glorifico, o eterna Sapienza del Padre, per essersi interessata la tua inaccessibile
Altezza al misero ergastolo della nostra mortalità e per la tua purissima concezione da
Maria, avvenuta per opera dello Spirito Santo (Lc 1,35), nel cui seno verginale
l'ineffabile virtù dell'Altissimo, scendendo su di lei (Lc 1,35), formò dalla carne
intemerata della Vergine la tua carne sacrosanta. Tu dunque, vero Dio, consustanziale
con l'Eterno Padre, sei divenuto una sola carne con noi, ma senza contagio di peccato,
per renderci un solo spirito con te, attraverso l'adozione a figli di Dio (Gal 4,4). 

7) Ti
lodo e ti glorifico per aver voluto svuotare la tua grandezza, assumendo la nostra
passibilità, la pochezza, la sofferenza e la mortalità abbracciate con amore, per
riempirci con il tuo svuotamento, per salvarci con la tua passione, per esaltarci con la
tua umiliazione, per irrobustirci con la tua infermità e per condurci alla gloria
dell'immortalità con la tua mortalità. 

8) Ti lodo e ti glorifico per quei lunghi nove
mesi, durante i quali ti nascondesti bambino nelle angustie di un seno verginale,
aspettando il tempo per il tuo natale, Tu che, come Dio, non hai tempo e non hai età,
ma tutte le cose ordinasti nel tempo con ammirevole armonia. 

9) O amabile e
ammirabile degnazione, Dio di immensa gloria, che non disdegnasti di farti disprezzabile
e di assumere, per salvarci, le nostre sofferenze, Tu, che creasti tutte le cose
senza fatica. O dolcissimo Gesù, splendore dell' eterna gloria, quanto più ti sei
umiliato nell'umanità, tanto più mi hai dimostrato la tua bontà; quanto più ti sei fatto
disprezzabile per me, tanto più mi sei caro. 

10) Ti benedico e ti ringrazio, Signore
Gesù, Figlio unigenito del Padre, unico generato prima dell'esistenza del mondo, di
esserti ineffabilmente degnato, per la tua grandissima umiltà, di nascere in una sordida
stalla e di essere deposto per amore della santa povertà in una povera mangiatoia. Ti
lodo, amatissimo Gesù, per la tua venuta coronata di luce, per la tua gloriosa nascita
dalla illibata Vergine Maria, per la tua povertà e per l'umile tua sistemazione in una
mangiatoia così piccola e vile. Chi potrebbe immaginare l'Altissimo Iddio fatto così
piccolo per gli uomini? Quante grazie deve renderti tutto il genere umano, se hai scelto
le angustie di una mangiatoia per redimerlo? 

11) Quale grande tenerezza, mirabile
dolcezza e soavissimo amore vedere Iddio fatto bambino, ravvolto in poveri panni e
giacere in una angusta mangiatoia davanti ad animali! Quale incomprensibile umiltà,
che il Signore di tutti i signori si degni di farsi servo dei suoi servi! E questo, Signore
Dio, ti sembrò ancora poco, perché volesti diventare mio Padre, tu che sei il mio
Creatore. Addirittura ti sei degnato di essere mio Fratello e carne mia nella realtà della 
tua natura umana, pur senza contrarre nulla dell' antica corruzione. 

12) La tua
nascita è superiore alle leggi della natura; ma, dovendo riparare proprio la natura, con
un grande miracolo supera il modo con cui nascono gli uomini e conforta con divina
virtù i nostri faticosi natali. Quanto è felice e amabile il tuo natale, dolcissimo Gesù,
Figlio di una Vergine eccelsa, cioè dell' esimia Madre Maria, che rinnova il natale di
tutti, ne migliora la condizione, ne scioglie i pregiudizi e lacera il decreto di condanna
della natura. E così, chi si vergogna di far parte della stirpe peccatrice di Adamo, si
può rallegrare per la tua natività incontaminata, sicuro di essere felicemente rinato per
tua grazia. 

13) Ringrazio la tua miracolosa e gloriosa nascita, o Gesù, Figlio unigenito
di Dio, in virtù della quale abbiamo accesso a questa grazia, nella quale viviamo, e
confidiamo nella speranza della gloria dei figli di Dio, promessa dal cielo. Tu sei il
pegno della nostra redenzione; tu sei l'eterna speranza di tutti noi fedeli. A te
ricorriamo noi, umili peccatori; a te che ci cercasti per primo, quando noi non ti conoscevamo
ancora. 

14) O santa e dolce infanzia, che nel cuore degli uomini infondi la
vera innocenza, per cui ogni età ritorna a te beata e a te diventa simile, non per debolezza
delle membra, ma per l'umiltà dei sensi e per la bontà dei costumi. Concedimi
di seguire le tue sante orme, clementissimo Gesù, che, per dare a tutti gli uomini
esempio della virtù e della salvezza eterna, volesti nascere a mezzanotte da Maria
Vergine. Fa, dunque, che io possa porgerti grazie e cantare le lodi con gli angeli e con
tutta la milizia celeste, che volesti felici messaggeri del tuo Santo natale. 

AMDG et DVM

Santa Caterina da Siena, Vergine e Dottore della Santa Chiesa



Non aspettate 'l tempo, perocché 'l tempo non aspetta voi. 
Santa Caterina 


 Orazione
alla SS. Trinità nell'invocazione dello Spirito Santo

"Spirito Santo, vieni nel mio cuore
e con la tua potenza
trailo a te, Dio,
e dammi carità con timore.
Guardami, Cristo,
da ogni mal pensiero,
riscaldami e rinfiammami
del tuo dolcissimo amore
si' che ogni pena
mi sembri leggera.
Santo mio Padre
e dolce mio Signore,
sii tu mio aiuto
in tutto il mio operare.
Cristo, amore. Cristo amore!

sabato 28 aprile 2018

INVITIAMO...

ADDIO carissimo ALFIE



Invitiamo alla preghiera del Santo Rosario 
a Maria Santissima, Nostra Signora di Guadalupe... 
in comunione spirituale con Conchiglia e tutti i fratelli e sorelle 
del Movimento d’Amore San Juan Diego nel Mondo 
per il piccolo Alfie Evans rientrato alla Casa del Padre 
questa mattina, 28 aprile 2018. 
  
--- 

Alfie Evans  

† 
REQUIEM ÆTERNAM 
dona ei, Dómine, 
et lux perpétua lúceat ei. 
Requiéscat in pace. 
Amen. 


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Benedetto XVI, “umile lavoratore della vigna del Signore”.

Benedetto XVI: 
Il papa, il programma.
Joseph Ratzinger l’ha riproposto nell’ultima omelia prima del conclave: “essere adulti nella fede”, non “fanciulli in stato di minorità, sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina”.
Voce per voce, le questioni aperte del suo pontificato

ROMA, 20 aprile 2005 – Lo chiamavano conservatore. Ma Joseph Ratzinger ha rivoluzionato anche il conclave che il 19 aprile l’ha fatto papa, Benedetto XVI, “umile lavoratore della vigna del Signore”. 

Mai nell’ultimo secolo la scelta di un pontefice è stata parlata in una lingua così schietta e tagliente. Con un crescendo che, più si avvicinava l’ora della conta, e più si faceva formidabile. Fino all’ultima conferenza sullo stato del mondo pronunciata da Ratzinger nell’ultimo giorno di vita del papa defunto. Fino, ancor più, all’ultima sua omelia proclamata in San Pietro “pro eligendo romano pontifice”, poche ore prima che si chiudessero le porte della Cappella Sistina. 

Da cardinale, Ratzinger non ha fatto niente “a buon mercato”, perché lo eleggessero papa. I voti, i consensi, gli sono caduti addosso l’uno dopo l’altro, mese dopo mese, scrutinio dopo scrutinio, attratti soltanto da quel suo programma duro come il diamante. All’ultima messa in San Pietro l’ha riproposto con le parole dell’apostolo Paolo: l’obiettivo è “essere adulti nella fede”, e non “fanciulli in stato di minorità, sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina”. Perché proprio a questo portano i tempi odierni, ha ammonito: a “una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”. 

Contro questo “inganno degli uomini” Ratzinger ha opposto che “noi invece abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo”, che è anche “la misura del vero umanesimo” e “il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità”. Conclusione lapidaria: “Questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo”. E non importa se “avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo”. 

Le accuse di fondamentalismo si sono sprecate, negli anni, contro questo teologo tedesco che oggi è il nuovo capo della Chiesa cattolica. Negli anni Sessanta, il giovane Ratzinger seguì il Concilio Vaticano II come perito del cardinale di Colonia, Joseph Frings. Scagliò i suoi primi dardi contro quel Sant’Uffizio “fuori dai tempi, causa di danno e di scandalo”, che molti anni dopo sarebbe andato a dirigere. Ma prestissimo, a Concilio terminato da poco, cominciò a denunciarne gli effetti “crudelmente opposti” alle attese. 

Il suo tragitto fu parallelo a quello di altri due teologi di prima grandezza dell’epoca, suoi amici e maestri, Henri De Lubac e Hans Urs von Balthasar, anch’essi poi divenuti cardinali e anch’essi accusati d’aver svoltato dal progresso alla conservazione. Ratzinger non si curò mai dell’etichetta che gli venne applicata: “Non sono cambiato io, sono cambiati loro”. Strano conservatorismo, in ogni caso, il suo. Capace di scuotere, non di tranquillizzare la Chiesa. Un modello da lui molto amato è san Carlo Borromeo: l’arcivescovo di Milano che dopo il Concilio di Trento nientemeno “ricostruì la Chiesa cattolica, la quale anche dalle parti di Milano era ormai pressoché distrutta, senza per questo esser ritornato al Medioevo; al contrario creò una forma moderna di Chiesa”. 

Oggi la svolta di civiltà è non meno epocale, ai suoi occhi. La cultura che s’è imposta in Europa “costituisce la contraddizione in assoluto più radicale non solo del cristianesimo, ma delle tradizioni religiose dell’umanità”, ha argomentato il 1 aprile a Subiaco, nell’ultima sua conferenza regnante Giovanni Paolo II. E quindi la Chiesa deve reagire col massimo del coraggio, non conformandosi al secolo, non inginocchiandosi al mondo, ma “con la santa inquietudine di portare a tutti il dono della fede, dell’amicizia con Cristo”. 

Nel domani della Chiesa, Benedetto XVI non sogna conversioni di popoli in massa. Prevede in molte regioni un cristianesimo di minoranza, ma lo vuole “creativo”. Al timido dialogo con i non credenti e gli uomini di altre fedi, preferisce lo slancio missionario. Pessimismo e angoscia non gli appartengono, anche qui a rovescio delle etichette correnti. La sua omelia-manifesto del 18 aprile in San Pietro l’ha chiusa invocando una terra “cambiata da valle di lacrime in giardino di Dio”. 

È stato così fin da bambino: “Il cattolicesimo della mia Baviera, in cui sono cresciuto, era gioioso, colorato, umano. Mi manca il senso del purismo. Sarà perché fin dall’infanzia ho respirato il barocco”. Diffida dei teologi che “non amano l’arte, la poesia, la musica, la natura: possono essere pericolosi”. Ama le passeggiate in montagna. Suona il pianoforte e predilige Mozart. Suo fratello Georg, sacerdote, è maestro di cappella a Ratisbona, una delle ultime isole di resistenza della grande polifonia sacra e del gregoriano. 

E già questo è da anni uno dei suoi punti di collisione con le novità della Chiesa postconciliare. Contro la trasformazione della messa e delle liturgie “in spettacoli che abbisognano di registi geniali e di attori di talento” ha avuto parole taglienti. Altrettanto contro la dilapidazione della grande musica sacra. “Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di Lui”, ha scritto a commento della Via Crucis dello scorso Venerdì Santo. Dove Lui sta per Gesù Cristo, il dimenticato dalle liturgie tramutate in assemblee di consoci. Benedetto XVI non ha mai nascosto le sue riserve neppure sulle liturgie di massa celebrate dal suo predecessore. Nella curia di Giovanni Paolo II nessuno più di lui è stato libero e critico. E anche per questo Karol Wojtyla ne aveva altissima stima. “L’amico fidato”: così egli definì Ratzinger nel libro autobiografico “Alzatevi, andiamo”, un elogio mai dato a nessun altro dei suoi collaboratori più stretti. 

Da prefetto della congregazione per la dottrina della fede, Ratzinger criticò Giovanni Paolo II su più punti, anche i più qualificanti del suo pontificato. 

Al primo meeting interreligioso di Assisi, nel 1986, neppure andò. Vi vedeva un offuscamento dell’identità del cristianesimo, irriducibile alle altre fedi. Anni dopo, nel 2000, il documento che arrivò a spazzar via ogni equivoco, la dichiarazione “Dominus Jesus”, uscì con la sua firma. Scatenò una tempesta di polemiche. Ma il papa lo difese in pieno. E nel 2002, alla riedizione corretta del meeting di Assisi, anche Ratzinger andò. 

Un altro punto su cui il nuovo papa non era d’accordo con Giovanni Paolo II sono stati i “mea culpa”. Anche numerosi altri cardinali dissentivano, ma in pubblico tacquero, con la sola eccezione dell’arcivescovo di Bologna, Giacomo Biffi, che mise nero su bianco le sue obiezioni addirittura in una lettera pastorale ai fedeli. Ratzinger espose le sue critiche in altro modo: in un documento teologico che rispondeva punto per punto alle obiezioni correnti, dove però le obiezioni erano tutte riccamente argomentate, mentre le risposte apparivano tenui e traballanti. 

Da cardinale, Benedetto XVI criticò anche la serie smisurata di santi e beati elevati agli altari da papa Wojtyla: in molti casi “persone che forse dicono qualcosa a un certo gruppo, ma non dicono troppo alla grande moltitudine dei credenti”. In alternativa proponeva di “porre davanti agli occhi della cristianità solo quelle figure che più di tutte ci rendano visibile la santa Chiesa, tra tanti dubbi sulla sua santità”. 

Il linguaggio politicamente corretto l’ha sempre ignorato. Nel 1984, in un documento contro le radici marxiste della teologia della liberazione, infilò una micidiale stoccata contro l’impero comunista, bollandolo come “vergogna del nostro tempo” e “schiavitù indegna dell’uomo”. In quello stesso periodo il presidente americano Ronald Reagan si scagliava contro “l’impero del male”. Circolò la notizia che il cardinale Agostino Casaroli, segretario di stato vaticano e tessitore di una politica di buon vicinato con Mosca, avesse minacciato le dimissioni, per dissociarsi dal prefetto della dottrina. Non era vero. In ogni caso cinque anni anni dopo il Muro di Berlino crollò. Ratzinger s’è sempre distinto come uomo di grandi visioni, non come uomo di governo. Amerebbe una Chiesa più snella. Le istituzioni di cui essa si riveste al centro e in periferia, la curia vaticana, le curie, le conferenze episcopali, non vuole che diventino “come la corazza di Saul, che impediva al giovane Davide di camminare”. ...


Piccola agenda del nuovo pontificato


Fresco d’elezione, papa Benedetto XVI ha davvero il conclave alle spalle. Niente lo vincola più. Regole severissime vietano ai suoi elettori di imporgli le decisioni da essi volute o le nomine a loro gradite. Ed è questa una ragione in più dell’attenzione spasmodica con cui tutti studieranno le sue prime mosse come capo della Chiesa mondiale. Di colpo, davanti al nuovo papa si apre un’agenda sterminata e tremenda, quella che Giovanni Paolo II gli ha lasciato in eredità. Eccone un campione di voci, in ordine alfabetico. 

ASSISI. È simbolo indimenticabile del pontificato di Karol Wojtyla: i rappresentanti delle religioni mondiali affiancati a pregare, nella città di san Francesco. Ma è anche uno dei simboli più destabilizzanti: se ciascuna religione è via di salvezza in se stessa, la Chiesa cattolica può chiudere le sue missioni nel mondo per cessata ragione sociale. A correggere quest’esito c’è la dichiarazione “Dominus Jesus” del 2000, che riafferma la fede in Gesù Cristo unico salvatore di tutti gli uomini di ieri, di oggi e di domani. Il nuovo papa proseguirà dunque nel dialogo interreligioso, ma terrà fermissimi l’identità irriducibile del cristianesimo e il comandamento di Gesù di predicare il Vangelo a tutti gli uomini della terra. “Dalai Lama e musulmani compresi”, disse una volta il cardinale Giacomo Biffi. 

CINA. Per la Chiesa di Roma rappresenta un allarme doppio. Il primo è l’assenza di libertà per i milioni di cristiani cinesi, siano essi clandestini o appartenenti alla Chiesa “patriottica” messa in piedi dal regime. Non solo Giovanni Paolo II non ha potuto metter piede in Cina, ma nemmeno è riuscito ad aver garantita la facoltà di nominare i vescovi. Con le autorità di Pechino il Vaticano s’è fin qui mosso come fece con l’impero sovietico negli anni più bui, come allora con scarsissimi risultati. La differenza è che per il gigante Cina non è in vista alcun crollo. Anzi. La sua ascesa come potenza mondiale sfiderà la fede cristiana ancor più di quanto faccia l’islam. Ed è il secondo allarme di cui il nuovo papa dovrà tener conto. Il credo musulmano risveglia per contraccolpo l’identità cristiana. La religiosità cinese no. Priva com’è di una fede in un Dio personale, può incoraggiarne lo spegnimento. 

CURIA. È il braccio esecutivo del papa. Giovanni Paolo II se ne prese cura pochissimo, e il governo ordinario della Chiesa ne soffrì parecchio. Ma dopo un pontificato carismatico come il suo, fatto di spettacolari gesti simbolici, è naturale che il successore riprenda in pugno con più continuità il timone dell’istituzione. Tra un papa e l’altro i capi dei dicasteri di curia decadono. Le prime vere nomine, dopo le iniziali riconferme di routine, saranno il test di come il successore intende costruire la sua nuova squadra di governo. 

DEMOCRAZIA. Dentro la Chiesa e fuori. Dentro, propriamente, ha il nome di collegialità. Ed è il particolare equilibrio che intercorre tra il primato del papa e il collegio dei vescovi. Giovanni Paolo II ha assunto quasi sempre da solo, e contro il parere di tanti, le sue principali decisioni. Ogni uno o due anni convocava un sinodo dei vescovi di tutto il mondo, ma poi, di nuovo, decideva da sé. Il prossimo sinodo, già convocato, è in agenda per ottobre e dal nuovo papa molti si aspettano che ne accresca il peso decisionale. Un diverso equilibrio tra papa e vescovi è anche un passo obbligato per avvicinare la Chiesa cattolica alle Chiese separate protestanti e ortodosse. Quanto alle democrazie come sistemi politici, papa Karol Wojtyla ne ha denunciati e affrontati a muso duro i “subdoli totalitarismi”. Soprattutto le leggi che toccano la vita umana dal nascere al morire saranno terreno minato anche per il suo successore. 

DONNE. Sulle donne prete Giovanni Paolo II ha calato un veto totale, valido anche per i papi futuri e formulato con le parole delle proclamazioni infallibili “ex cathedra”. Ma a prescindere dagli ordini sacri, per le donne nella Chiesa lo spazio è apertissimo, in teoria. Nella pratica si vedrà. A Pechino, alla conferenza internazionale sulla donna indetta dall’Onu nel 1995, a capo della delegazione vaticana c’era una donna, l’americana Mary Ann Glendon dell’università di Harvard. E da allora altre volte è capitato così. Su questo terreno il nuovo papa è atteso alla prova e sarà giudicato da un’opinione pubblica molto esigente. 

EBREI. Papa Karol Wojtyla ha compiuto gesti straordinari di riconciliazione con l’ebraismo. Benedetto XVI ha il non meno difficile compito di renderli pratica costante della Chiesa nel suo insieme. La discussione pubblica che c’è stata negli ultimi anni sulle radici “giudaico-cristiane” dell’Europa un piccolo effetto collaterale l’ha avuto, in questo senso: ha contribuito a diffondere l’idea che l’ebraismo non è per i cristiani un’altra religione, ma il fondamento della loro fede, da essa indissociabile, così come nella Bibbia l’Antico Testamento fa tutt’uno col Nuovo. A complicare tutto c’è però l’Israele politico. Il segretario di stato che il nuovo papa sceglierà [?] e la linea che il Vaticano adotterà in Medio Oriente incideranno anche sulla pacificazione religiosa tra cristiani ed ebrei. 

EUROPA. Benedetto XVI entra in carica fresco di sconfitta: il mancato riconoscimento delle radici giudaico-cristiane dell’Europa, nel preambolo della nuova costituzione dell’Unione. Ma la Chiesa stessa non appare in buona salute, nel Vecchio Continente. In molte nazioni del Centroeuropa, in Spagna, in Polonia, gli indici di adesione alla Chiesa sono in calo, qua e là molto netto. L’unica nazione in controtendenza è l’Italia. Il nuovo papa avrà molto da faticare per risalire la china. 

GIOVANI. Il prossimo agosto è in calendario a Colonia la Giornata Mondiale della Gioventù, col papa atteso nel momento culminante. I precedenti meeting sono stati invenzione personalissima di Giovanni Paolo II e ne è nata una tipologia collettiva di giovani, i “papaboys”, fortemente legata alla sua persona. Benedetto XVI dovrà rapidamente decidere se imitare su questo punto il suo predecessore, oppure introdurre delle varianti, oppure archiviare le adunate giovanili di massa. Andando alla sostanza, dovrà soprattutto studiare come assicurare la trasmissione della fede cristiana da una generazione all’altra, in un ambiente culturale largamente scristianizzato. 

HUMANAE VITAE. L’enciclica di Paolo VI del no ai contraccettivi artificiali ha prodotto uno dei punti di rottura più forti degli ultimi decenni tra il magistero papale e la pratica dei fedeli. Ma oggi il centro focale della predicazione della Chiesa è e rimane la difesa della vita di ogni nuovo nato, a partire dall’istante del concepimento.  

INDIA. L’immenso paese di Gandhi è terra di frontiera importante per la Chiesa nell’Asia, e preoccupa il papato di Roma per almeno tre motivi. Il primo è che i cristiani che vi abitano sono spesso vittima delle aggressioni dell’estremismo induista e dell’intolleranza delle stesse leggi civili, che in molti stati vietano e puniscono pesantemente il proselitismo, ossia l’azione missionaria della Chiesa. Il secondo timore è legato alla prevedibile ascesa dell’India come grande potenza. Il contatto tra l’Occidente cristiano e la cultura e la religiosità indiane, marcatamente politeiste e inclusive, invece che rafforzare l’identità cristiana tenderanno a depotenziarla e ad assorbirla, analogamente a quanto si teme avverrà a contatto con la cultura della Cina. La terza preoccupazione è più interna. Ampi strati della Chiesa cattolica dell’India, compresi alcuni vescovi, propugnano un’idea di dialogo tra cristianesimo e induismo che mette alla pari le due religioni e quindi svuota di senso il proposito di battezzare nuovi cristiani, dato che agli induisti basta già la loro fede. La “Dominus Jesus”, che ribadisce che Cristo è l’unica via di salvezza per tutti, è stata scritta anche per reazione a quanto avviene in India. Benedetto XVI dovrà decidere quali conseguenze pratiche trarre. 

ISLAM. Agli attacchi sferrati dall’islamismo estremista contro la cristianità e l’Occidente, la Chiesa di Roma ha sin qui reagito con molta cautela. Tra le sue finalità prime c’è quella di proteggere le minoranze cristiane nei paesi musulmani. E tra i mezzi adottati ci sono quelli del dialogo amichevole con esponenti islamici anche radicali e dell’accettazione realista delle dittature che dominano in molti di quei paesi. Questa linea, tuttavia, ha prodotto risultati deludenti ed è sempre più in discussione. Il nuovo papa dovrà necessariamente andare oltre il gesto simbolico compiuto da Giovanni Paolo II con la sua visita alla Grande Moschea di Damasco. Sia sul terreno religioso che su quello geopolitico. 

LITURGIE. Le grandiose celebrazioni di massa care a papa Wojtyla non potranno essere ripetute tali quali dal suo successore. E questo modificherà la percezione visiva della Chiesa che i media mondiali trasmetteranno. Un altro nodo critico, ancor più importante, riguarda il modo di celebrare la messa in tutte le chiese piccole e grandi del mondo, atto centrale del culto cristiano e parametro classico sul quale si misura l’adesione dei fedeli alla Chiesa. Il prossimo ottobre un sinodo mondiale dei vescovi discuterà assieme al nuovo papa proprio su questo. A giudizio di molti, le novità introdotte nei sacri riti dopo il Concilio Vaticano II si sono concretizzate in forme in parte devianti, che hanno a loro volta influito negativamente sui contenuti e le pratiche della fede. Le decisioni che il sinodo e il papa prenderanno per riqualificare la celebrazione della messa saranno quindi decisive nel rimodellare il volto concreto della Chiesa nei prossimi anni e decenni. La musica e l’arte sacra fanno parte integrante di questo capitolo dell’agenda. 

MEA CULPA. Le riserve che hanno sempre accompagnato, ai vertici della Chiesa, le richieste di perdono pronunciate da Giovanni Paolo II per le colpe della cristianità nella storia fanno prevedere che Benedetto XVI si distaccherà su questo punto dal predecessore. L’interessante sarà vedere come. Un’ipotesi da molti auspicata è che il nuovo papa concentri l’attenzione sulle colpe dei cristiani d’oggi, e per queste chieda perdono. La differenza è sostanziale. Il passato può essere bollato d’infamia, ma non più modificato. Il presente sì[?]. 

PACE. All’opposto di tanti giudizi correnti, Giovanni Paolo II non fu affatto un pacifista. Approvò lo spiegamento dei missili nucleari in Europa contro la minaccia sovietica; disapprovò la prima guerra del Golfo; ingiunse di “disarmare l’aggressore” che infieriva contro la Bosnia; si dissociò dai bombardamenti di Belgrado; appoggiò l’intervento militare in Afghanistan; contrastò la seconda guerra in Iraq; definì infine “operatori di pace” i soldati rimasti in quello stesso paese a dar sicurezza alla nascente democrazia. E ancora: ha beatificato Marco d’Aviano, la guida spirituale della difesa di Vienna dall’assalto ottomano, fino alla “vittoria di Dio”. Insomma, il penultimo papa ha lasciato in eredità un modello d’iniziativa geopolitica molto dinamico, ma perfettamente in linea con la dottrina classica della Chiesa sulla guerra. È impensabile che il successore se ne distacchi. 

RUSSIA. Il fatto che il nuovo papa non venga più dalla Polonia, avversaria storica di Mosca, ha rimosso un grosso ostacolo. Ma il veto che ha impedito a Giovanni Paolo II di metter piede in Russia resta lontano dal cadere. I perché li ha ridetti con parole quasi brutali il patriarca ortodosso di Mosca, Alessio II, in un’intervista pubblicata dieci giorni dopo la morte di papa Wojtyla. Il suo primo capo d’accusa riguarda la campagna di conversioni in Russia con la quale vescovi e preti della Chiesa di Roma porterebbero via i fedeli alla Chiesa ortodossa. E il secondo riguarda la Chiesa cattolica di rito orientale dell’Ucraina, vista da Mosca come un patriarcato rivale proiettato alla conquista di un territorio storicamente ortodosso. Benedetto XVI avrà molta difficoltà a tranquillizzare il patriarca di Mosca, soprattutto sulla questione dell’Ucraina. Qui, infatti, il papa si troverà sottoposto a due fortissime pressioni uguali e contrarie: quella di Mosca e quella della potente Chiesa cattolica ucraina, forte di milioni di fedeli. 

SANTI. Una prima decisione di Benedetto XVI riguarderà proprio il predecessore: se dar corso o no a un suo processo di beatificazione accelerato. Ma poi, più in generale, [secondo il parere di alcuni... presuntuosi] egli dovrà decidere se porre un freno, e come, al ritmo frenetico di proclamazioni di nuovi santi e beati inaugurato da Giovanni Paolo II: che da solo ne ha portati agli altari più di tutti i papi degli ultimi quattro secoli sommati, da quando cioè le cause di santità hanno preso la forma canonica oggi in uso. 

SCOMUNICHE. Il pontificato di Giovanni Paolo II è stato uno dei più miti, sotto questo profilo. Tra i professori di teologia, il solo che incorse in una temporanea scomunica fu un oscuro sacerdote dello Sri Lanka, Tissa Balasuriya, reo d’aver negato la verginità di Maria e d’aver dubitato della divinità di Gesù, ma poi ravvedutosi e perdonato. L’unica grossa scomunica, tuttora in vigore, per la quale papa Wojtyla è passato alla storia è quella comminata nel 1988 contro il vescovo supertradizionalista Marcel Lefebvre e i suoi seguaci. I tentativi di riportare i lefebvriani all’ovile sono in corso da anni e il nuovo papa farà sicuramente altri sforzi per sanare la piaga. 

VESCOVI. La Chiesa cattolica si regge sul papa e sui vescovi. Ma questi ultimi, già messi sotto choc da uno straripante Giovanni Paolo II, patiscono da qualche tempo un vincolo in più: quello delle conferenze episcopali nazionali. Alcune di queste, specie nel Centroeuropa e nel Nordamerica, sono diventate negli ultimi decenni macchine burocratiche ipertrofiche, che producono commissioni e documenti in dosi sempre più massicce e il più delle volte inutili. Se vorrà riprendere in pugno il governo ordinario della Chiesa, [solo apparentemente trascurato dal predecessore], Benedetto XVI dovrà incidere col bisturi in queste nuove burocrazie ecclesiastiche. I suoi migliori alleati saranno i vescovi migliori. 

VITA. È parola entrata nel titolo delle encicliche più famose e discusse di Paolo VI e di Giovanni Paolo II: l’”Humanae Vitae” del 1968 e l’”Evangelium Vitae” del 1995. Ma anche per Benedetto XVI sarà parola capitale. Anzi, lo sarà ancora di più, perché nel frattempo le bioscienze hanno fatto passi giganteschi e sono diventate il nuovo verbo della modernità. Verbo onnipotente, perché non solo interpreta l’uomo, ma decide su di esso, e lo trasforma, e si appropria della sua stessa generazione. Teologia e filosofia, politica e diritto, fede e costume: tutto entra in gioco. Per la Chiesa è la sfida del secolo e il nuovo papa lo sa.
di Sandro Magister , vaticanista de "L'Espresso".


AMDG et DVM

CENTO ANNI FA

Madonna del Miracolo

SCRITTI DI 
SAN MASSIMILIANO MARIA KOLBE 

E' il Centenario della sua Consacrazione Sacerdotale realizzata la mattina del 28 aprile 1918 
nella chiesa di Sant'Andrea della Valle.

"Il giorno seguente celebrò la sua prima Messa nella Basilica di Sant'Andrea delle Fratte, all'altare del
miracolo su cui avvenne l'apparizione prodigiosa di Maria Santissima all'ebreo Alfonso Ratisbonne, che si convertì miracolosamente all'istante.  (...)
 Nell'Ordinazione Sacerdotale e nelle sue prime Sante Messe San Massimiliano sintetizzò realmente tutte le radici sante e vitali del suo passato, del suo presente e del suo futuro. L'Eucaristia e l'Immacolata: ecco i tesori di grazia infinita della santità tutta serafica di San Massimiliano Maria Kolbe coronata dal martirio cruento di fede e di carità" (P.S.P.M.Manelli)


O Maria concepita senza peccato…pregate … in particolare per i nemici della Santa Chiesa…” Negli anni precedenti la guerra, nella capitale del cristianesimo, a Roma, la mafia massonica, ripetutamente disapprovata dai Pontefici, spadroneggiava in maniera sempre più sfrontata. 
Non rinunciò neppure a sbandierare per le vie della città, durante le celebrazioni di Giordano Bruno, un vessillo nero con l’effigie di Michele Arcangelo sotto i piedi di Lucifero e tanto meno a sventolare le insegne massoniche sotto le finestre del Vaticano …. un’azione sistematica derivante da un principio della massoneria:” Distruggete qualsiasi religione, soprattutto quella cattolica”. … “noi non vinceremo la religione cattolica con il ragionamento, ma solo pervertendo i costumi”. E affogano le anime in una colluvie di letteratura e di arte volta ad indebolire il senso morale: l’invasione di sudiciume morale scorre ovunque portata da un largo fiume. Le personalità si afflosciano, i focolari domestici vanno a pezzi, e la tristezza cresce assai nel fondo dei cuori insudiciati. Non sentendo in sé stesse la forza di levarsi il giogo che le tiene avvinte, sfuggono la Chiesa, oppure insorgono addirittura contro di essa. (SK 1328) 

Noi siamo testimoni di una febbrile attività diretta contro la Chiesa di Dio, di un’attività che purtroppo non è senza frutti e che ha a disposizione propagatori senza numero… (SK 1254)
 …un fronte di battaglia compatto contro la Chiesa. [non] con l'ausilio di carabine, di mitragliatrici, di cannoni, di aerei, di gas asfissianti; tuttavia è un'autentica guerra. (SK 1075). 

Di fronte agli attacchi tanto duri di nemici della Chiesa di Dio è lecito rimanere inattivi? Ci è lecito forse lamentarci e versare lacrime soltanto? No affatto. Ricordiamoci che al giudizio di Dio renderemo strettamente conto non solamente delle azioni compiute, ma Dio includerà nel bilancio anche tutte le buone azioni che avremmo potuto fare, ma che in realtà avremo trascurato. Su ciascuno di noi pesa il sacrosanto dovere di metterci in trincea e di respingere gli attacchi del nemico col nostro petto. (SK 1023). 

L’esperienza ci insegna che i nemici della Chiesa hanno mezzi naturali più abbondanti e spesso, secondo le parole di Cristo, sono più scaltri dei figli della luce. E in questo l’aiuto più facile e più sicuro è per volere di Dio la Vergine Maria. A Lei la Chiesa applica le parole della Scrittura: “Ella ti schiaccerà il capo “(Gen. 3,15) e dio Lei canta “tutte le eresie tu sola hai distrutto nel mondo intero”. Tutte dunque senza eccezione: le eresie, non gli eretici perché questi Ella li ama. (SK 1330) 
Tutto ciò che è macchiato di peccato, che non conduce a Dio, che non è amore; è tutto ciò che proviene dal serpente infernale, il quale è la menzogna, e da lui solo: tutti i nostri difetti, quindi tutte le nostre colpe (SK 1331). 

Mi fecero impressione le parole della preghiera di Duns Scoto: Dignare me laudare Te, Virgo sacrata; da mihi virtutem contra hostes tuos. Non pensava qui a pagani od eretici ... però, quando si tratta dell’Immacolata, non domanda lui né prudenza, né amore, ma virtutem e li chiama duramente hostes tuos (SK527). 

L’Immacolata schiaccia il capo del serpente e distrugge il suo enorme corpo composto dalle più svariate eresie dei vari tempi e luoghi. (SK 1330) 

Studiando contemporaneamente i movimenti anti-religiosi del nostro tempo e le loro fonti, i loro metodi, gli effetti etc. (SK 1327) 

CONSACRAZIONE….essere figli, schiavi, proprietà, cosa, tutto 
L’associazione è innanzitutto “I”, vale adire Immaculatae, dell’Immacolata. … Essere Suoi senza alcuna costrizione, irrevocabilmente, per sempre. E divenire suoi sempre più, in modo sempre più perfetto, farsi simili a Lei, unirsi a Lei divenire in certo qual modo Lei stessa, affinché Ella prenda sempre più possesso della nostra anima, si impadronisca totalmente di essa, e in Ella medesima pensi, parli, ami Dio e il prossimo ed agisca. Ecco l’ideale: divenire Suoi, dell’Immacolata. (SK1211) 

Di Lei desideriamo essere figli, servi, schiavi d’amore, cosa e proprietà, strumenti docili a tutto ciò che in ogni tempo l’amore verso di Lei suggerisce al cuore di qualsiasi persona che ama. (SK 1327) 
Amala, quale madre, con tutta la tua dedizione. Ella ti renderà simile a Lei, ti renderà sempre più immacolato, ti aiuterà con tutta la Sua grazia. Lasciati guidare da Lei, lasciati plasmare. (SK1334) 

Sappiamo degli ossessi, indemoniati, per i quali il diavolo pensava, urlava, agiva. Noi vogliamo essere così e più ancora, illimitatamente ossessi di Essa, che Essa stessa pensi, parli, agisca per mezzo di noi. Vogliamo essere fino a quel punto dell’Immacolata che non soltanto non rimanga niente in noi che non sia di Essa, ma che diventiamo quasi annientati in Essa, cambiati in Essa, transustanziati in Essa … Essa è di Dio fino a diventare Sua madre e noi vogliamo diventare la madre che partorisca in tutti i cuori che sono e saranno l’Immacolata. (SK 508) 

Consacrati a Lei illimitatamente … non abbiamo diritto né a pensieri, né ad azioni, né a parole nostre. Ella ci governi dispoticamente. Si degni benevolmente di non rispettare la nostra libera volontà e, qualora noi volessimo in qualsiasi cosa svincolarci dalla sua mano immacolata, ci costringa. (SK 373) 

Ella è lo strumento più perfetto nelle mani di Dio, mentre noi, da parte nostra, dobbiamo essere degli strumenti nelle sue mani immacolate. Quando perciò debelleremo nel modo più rapido e più perfetto il male nel mondo intero? Ciò avverrà allorché ci lasceremo guidare da Lei nella maniera più perfetta. E questo il problema più importante ed unico. (SK 1160) 

… permettiamo a lei di fare in noi e per mezzo nostro qualunque cosa desidera. …Ella compirà sicuramente miracoli di grazia. Un’anima che è effettivamente consacrata all’Immacolata fino a questo punto non può non esercitare un influsso sull’ambiente che la circonda, anche senza esserne consapevole. Essa tuttavia non si accontenta di questo, ma compie ogni sforzo possibile per guadagnare anche altri all’Immacolata, affinché anche altri divengano come Lei. Noi viviamo, lavoriamo, soffriamo e bramiamo morire per Lei e con tutta l’anima, in tutti i modi, con tutte le invenzioni. Desideriamo innestare questa idea fissa in tutti i cuori. (SK326) 

Quando il fuoco dell’amore si accende, non può trovare posto nei limiti del cuore, ma divampa al di fuori ed incendia, divora, assorbe altri cuori. Conquista anime sempre più numerose al proprio ideale, all’Immacolata. La M.I. pone l’accento su questo amore che si spinge sino a conquistare i cuori di tutti coloro che vivono al presente e che vivranno in avvenire; e ciò al più presto possibile, al più presto possibile, al più presto possibile. (SK1325) 

…prega per noi che a te ricorriamo, e per tutti coloro che a te non ricorrono, in special modo per i massoni Negli anni precedenti la guerra, nella capitale del cristianesimo, a Roma, la mafia massonica, ripetutamente disapprovata dai pontefici, spadroneggiava in maniera sempre più sfrontata. Non rinunciò neppure a sbandierare per le vie della città, durante le celebrazioni in onore di Giordano Bruno, un vessillo nero con l’effigie di San Michele Arcangelo sotto i piedi di Lucifero e tanto meno a sventolare le insegne massoniche di fronte alle finestre del Vaticano … Tale odio mortale verso la Chiesa di Cristo e verso il suo vicario in terra non era soltanto una ragazzata di individui traviati, ma un’azione sistematica derivante da un principio della massoneria: ”Distruggete qualsiasi religione, soprattutto quella cattolica”. Disseminate nei modi più diversi e in maniera più o meno evidente in tutto il mondo, le cellule di questa mafia mirano proprio a questo scopo. Si servono inoltre di tutta una congerie di associazioni dai nomi e dagli scopi più svariati, che però, sotto il loro influsso, diffondono l’indifferenza religiosa indeboliscono la moralità. (SK 1328) 

Dalla loro officina è uscita la rivoluzione francese, tutta la serie delle rivoluzioni dal 1789 al 1815, ed anche la guerra mondiale. Secondo le loro indicazioni lavorarono Voltaire, D’Alambert, Rousseau, Diderot, Choiseul, Pomba, Aralda, Tanucci, Hangwitz, Byron, Mazzini, Palmerston, Garibaldi ed altri …La massoneria mette sul piedistallo le persone che vuole e butta giù, quando esse hanno voglia di agire di testa propria. Lo sperimentò di persona in modo assai evidente lo stesso Napoleone. (SK 1254) 

Noi siamo testimoni di una febbrile attività diretta contro la Chiesa di Dio, di un’attività che purtroppo non è senza frutti e che ha a disposizione propagatori senza numero …solo dopo queste avanguardie viene il grosso dell’armata del nemico. E chi è costui? Di primo acchito potrà sembrare esagerata l’affermazione che il principale, il più grande ed il più potente nemico della Chiesa è la massoneria. (SK 1254) 

Tutte le eresie ed ogni peccaminosa tendenza: ecco il corpo di lui; e la massoneria, la quale dirige tutto questo: ecco la testa. (SK 206) 

Volgendo lo sguardo attorno a noi, notiamo la scomparsa, spaventosa, della moralità, soprattutto in mezzo alla gioventù; anzi, stanno sorgendo delle associazioni, veramente infernali, che hanno inserito nel loro programma il delitto e la dissolutezza ... Il cinema, il teatro, la letteratura, l’arte, diretti in gran parte dalla mano invisibile della Massoneria, lavorano febbrilmente, in conformità alla risoluzione dei massoni: «Noi vinceremo la Chiesa cattolica non con il ragionamento, ma pervertendo i costumi!». (articolo del 1925) 
I massoni ... hanno cominciato a seminare l’immoralità attraverso il teatro, il cinema, i libri, le riviste, i quadri, le sculture, ecc., e attraverso una moda – mi si scusi l’espressione - sempre più da porci! (articolo “L’ultima moda” del 1926) Un’anima compenetrata dall’amore verso di Lei opporrà certamente una resistenza all’opera di depravazione, l’arma principale in mano alla massoneria. (SK 1254) 
L’Immacolata -della quale è stato detto “Ella schiaccerà il tuo capo”, vale a dire del serpente infernaleschiaccerà pure questo capo, la massoneria, la qual dirige tutto questo movimento antireligioso e immorale e mette a disposizione grosse somme di denaro per la formazione di nuove sette. (conferenza 06.03.1927)

Io sostengo che noi siamo in grado di farvi crollare e vi faremo crollare. ...Ebbene noi siamo un esercito, il cui Condottiero vi conosce ad uno ad uno, ha osservato e osserva ogni vostra azione, ascolta ogni vostra parola, anzi...nemmeno uno dei vostri pensieri sfugge alla sua attenzione. ... È l’Immacolata, il rifugio dei peccatori, ma anche la debellatrice del serpente infernale. ... Ma ecco, il nostro Condottiero, l’Immacolata, chiede per voi misericordia, il prolungamento della vostra vita, affinché abbiate ancora la possibilità di rientrare in voi stessi» (SK 1133) 

…questi nostri poveri infelici fratelli massoni, tanto più infelici per il fatto che non si accorgono di correre verso la propria perdizione; tuttavia essi sono fratelli perché Gesù non li ha affatto esclusi dalla partecipazione ai meriti della sua passione. …l’intenzione migliore sia che quanto prima essi si convertano, anzi addirittura si arruolino nella Milizia dell’Immacolata … (SK 1133)

DEVO ESSERE SANTO; QUANTO PIU' SANTO POSSIBILE ! 
La santità è l'imitazione di Gesù. L'uomo desidera divenire sempre più grande, sempre più santo, sempre più perfetto, desidera divenire in certo qual modo Dio. Ciò gli è difficile, ma nella persona di Gesù Cristo, Uomo-Dio, ha l'esempio più perfetto. I santi, per divenire tali, non hanno fatto altro che riprodurre in sé i lineamenti di Cristo, l'Uomo-Dio; quanto più un uomo lo ricopia tanto più diviene perfetto, santo. L'imitazione di Gesù è il nostro scopo.... (Conferenza del 28 8 1933) 

Questa è tutta l'essenza della santità: conformare tutta la nostra volontà alla volontà di Dio. L'anima che si è proposta come fine di conformare la propria volontà con la volontà di Dio, si sente indicibilmente felice. Vi è in lei pace e serenità, possiede un fondamento incrollabile: Iddio. Nessuna cosa è in grado di turbarla. Si approfondisce sempre più in questa pace e in questa felicità.

(Conferenza del 2 4 1938) Non perdiamo la pace se il sentimento si raffredda. Qui si tratta di volontà e soltanto di volontà. Anzi quanto più la natura si ribellerà, tanto maggiori saranno i meriti che ne raccoglieremo”. (SK 579) 

L'essenza dell'amore di Dio sarà sempre non il provare la dolcezza, non il ricordare, non il pensare, l'immaginare, ma esclusivamente l'adempiere la volontà di Dio in ogni istante della vita ed il sottomettersi completamente a tale volontà. (SK 643) 

Ora il rilassamento morale dipende dall'indebolimento della volontà. E allora si chiede: “chi è capace di irrobustire la debole volontà umana, se non Colei che è l'Immacolata fin dal primo istante della propria esistenza, la madre della grazia divina?” (SK 1222) 

Offriti interamente a Lei che è la nostra ottima Mammina celeste, ed in tal modo potrai superare facilmente tutte le difficoltà e... diventerai santo, un grande santo: questa è la sola cosa che ti auguro di tutto cuore. Si può dire che tutti i santi sono opera della Vergine santissima e la devozione particolare a Lei è una loro caratteristica comune. (SK 21) 

Ricordiamoci che l'amore vive, si nutre di sacrifici. Ringraziamo l'Immacolata per la pace interiore, per le estasi d'amore; tuttavia non dimentichiamo che tutto questo, benché buono e bello, non è affatto l'essenza dell'amore; anzi l'amore perfetto può esistere anche senza tutto questo. Il vertice dell'amore è lo stato in cui si è venuto a trovare Gesù sulla croce, quando disse: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”(SK 503) 

La santità è l'amore fino all'eroismo. (SK 1001) 

Lavorare, soffrire e morire da cavaliere, ma non di una morte comune: ecco, ricevere una pallottola in testa per sigillare il proprio amore verso l'Immacolata, spargere il proprio sangue fino all'ultima goccia, per accelerare la conquista di tutto il mondo a Lei. Questo auguro a me stesso e a voi … Gesù stesso ha detto “non c'è amore più grande che dare la vita per il proprio amico”. "Colui che è santo si santifichi ancora " [Ap 22, 11]; ma quanto più uno avanza su questa via, tanto più chiaramente vede quanto sia lungo il cammino che gli rimane ancora da percorrere e quanto breve è il tratto che ha già percorso in confronto al tutto da percorrere. Quanto più svelto corre, tanto più comprende la lentezza del suo cammino attuale. E così senza sosta, come se dovesse sempre cominciare da capo; anche il nostro Padre s. Francesco, sul letto di morte, affermò: " Cominciamo ad operare il bene". (SK 48) 

EUCARISTIA 

Preparazione all'Eucaristia 
Non c'è migliore preparazione alla s. Comunione che offrirla tutta all'Immacolata (facendo ovviamente, da parte nostra, tutto quel che possiamo). Ella preparerà il nostro cuore nel migliore dei modi e potremo esser certi di procurare in tal modo a Gesù la gioia più grande, di manifestarGli il più grande amore. (SK 643) 

Scopo dell'Eucaristia Tu, DIO infinito ed eterno, mi hai amato da secoli, mi hai chiamato dal nulla all'esistenza. Per mostrarmi da vicino che mi ami, sei sceso dalle più pure delizie del paradiso su questa terra...hai condotto una vita in mezzo alla povertà; ed infine hai voluto essere sospeso tra i tormenti su un turpe patibolo in mezzo a due canaglie. O DIO d'amore, mi hai redento in questo modo terribile ma generoso! Tu, però, non ti sei accontentato di questo, ma vedendo che sarebbero trascorsi ben 19 secoli dal momento in cui sono state effuse queste dimostrazioni del Tuo amore ed io sarei apparso soltanto ora su questa terra, hai voluto provvedere anche a questo! Il Tuo Cuore non ha acconsentito a far sì che io mi dovessi nutrire unicamente dei ricordi del Tuo smisurato amore. Sei rimasto su questa misera terra nel santissimo ed oltremodo mirabile Sacramento dell'altare ed ora vieni a me e ti unisci strettamente a me sotto forma di nutrimento... Già ora il Tuo sangue scorre nel sangue mio, la Tua anima, o DIO incarnato, compenetra la mia anima, le dà la forza e la nutre. (SK 1145) 

Eucaristia e Beata Vergine di Lourdes 
È giunto di nuovo il benedetto mese di febbraio. Benedetto, poiché il giorno 11 noi festeggiamo ogni anno il ricordo dell'apparizione della Vergine Immacolata a LOURDES. Come fare per celebrare in modo degno questo ricordo? Tutti noi purificheremo in quel giorno le nostre anime e riceveremo nel cuore DIO, che dimora in mezzo a noi nel SS. Sacramento dell'altare. Se poi il giorno 11 febbraio qualcuno non potrà accostarsi alla S. comunione sacramentale, non tralasci la comunione spirituale e, alla prima occasione, procuri di comunicarsi anche sacramentalmente. (SK 1088) 

Dall'ultima Cena all'Eucaristia 
Il 19 di questo mese le officine rimarranno chiuse, tacerà il lavoro materiale e folle di fedeli e molti curiosi, benché non cattolici, prenderanno parte alla processione annuale del "Corpus Domini". Perché a quale scopo tutto questo? Accadde a Cafarnao, dove le folle si erano raccolte attorno a Gesù ed Egli aveva detto loro: "Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane , vivrà in eterno; ed il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". I giudei chiesero: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?". Cristo sottolineò solennemente il senso letterale delle sue parole : "In verità, in verità vi dico: Come il Padre che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo ... Chi mangia questo pane vivrà in eterno". Questa promessa del Salvatore la udì pure con le proprie orecchie l'apostolo Giovanni e la scrisse nel suo vangelo (Gv 6,51- 60). Sei mesi più tardi, a Gerusalemme nel cenacolo, gli apostoli si radunarono attorno al Salvatore per mangiare l'agnello pasquale. Fu quella l'ultima cena, il momento della separazione, nella quale appunto il Salvatore aveva deciso di attuare la promessa fatta mezzo anno prima... E da quel momento il sacrificio della S. Messa prese dimora sulla terra. Inizialmente nei sotterranei delle catacombe e poi in un numero sempre maggiore di chiese. E il 19 giugno il sacerdote, successore degli apostoli, obbediente al comando dell'Uomo - Dio, ripeterà in sua memoria la commovente scena dell'ultima cena. Il pane diverrà Corpo vivo di Cristo e il vino il suo Sangue santissimo.(SK 1059) 

L'Eucaristia ci fa santi 
Una sola S. Comunione è sufficiente per farsi santi. Tutto dipende dalle disposizioni interiori, dalla preparazione. Metà della giornata dedicata alla preparazione, l'altra metà al ringraziamento. Talvolta una Comunione spirituale porta con sé le medesime grazie di quella sacramentale. Nelle difficoltà (ripeti) spesso: "Mio DIO e mio tutto". (SK 968) 

Ricevi l'Eucaristia con le disposizoni di Maria 
Ricevi GESÙ nella S. Comunione e accogli tutto dalle Sue mani, con l'umile disposizione che la SS. Vergine Maria ebbe nel momento dell'Annunciazione: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo quello che mi hai detto" (Lc1, 38). (SK 987/24) 

Preparare il cuore ad accogliere l'Eucaristia nel giorno dedicato a Lei 
Si sta avvicinando una festa che è nostra in modo tutto speciale, la festa dell'Immacolata. Come ci dobbiamo preparare ad essa? Come fare per trascorrerla nel modo migliore? Innanzi tutto laveremo la nostra anima nel sacramento della penitenza, per togliere le macchie del peccato: così facendo essa diventerà, almeno un poco, simile all'Immacolata. Inoltre, supplicheremo l'Immacolata affinché prepari il nostro cuore ad accogliere in modo degno il Suo Divin Figlio Gesù, presente, nel santissimo sacramento dell'altare: accostiamoci alla santa comunione in questo giorno dell'Immacolata Concezione, dedicato a Lei. Dopo la Santa Comunione pregheremo nuovamente L'Immacolata affinché voglia Lei stessa accogliere Gesù nella nostra anima e renderlo così felice come nessuno, mai è riuscito a fare finora. (SK 1234) 

L'amore di Gesù per noi l'ha spinto fino alla Croce e al Tabernacolo 
L'Immacolata ha suscitato nei nostri cuori l'amore verso se stessa, un amore tale che ci ha spinto a consacrarci totalmente alla Sua causa, cioè, la conquista di un numero sempre maggiore di anime al Suo amore, o più precisamente l'aiuto a tutte le anime per conoscere e amare Lei e avvicinarle, attraverso Lei al Cuore Divino di Gesù, il cui Amore verso di noi lo ha spinto fino alla Croce e al Tabernacolo. (SK 908) 

LA MILIZIA … non può permettersi di riposare! (SK 327) 
La M.I. si chiama dell’Immacolata poiché i suoi componenti si donano all’Immacolata senza alcuna riserva e sotto ogni aspetto, senza alcuna eccezione … In una parola desiderano appartenere a Lei secondo tutta l’estensione di questa espressione … Si chiama pure Milizia poiché coloro che si consacrano all’ Immacolata … in qualità di cavalieri desiderano conquistare all’Immacolata, al più presto possibile, il mondo intero e ogni singola anima, senza alcuna eccezione. (SK 1327) 

L’essenza della M.I. consiste nel fatto che essa appartiene all’Immacolata in modo incondizionato, irrevocabile, illimitato: che è dell’Immacolata sotto ogni aspetto. Di conseguenza colui che entra a far parte della M.I. diviene totale proprietà dell’Immacolata. Per ciò stesso egli diviene proprietà di Gesù, e quanto più perfettamente appartiene a Lei, tanto più perfettamente appartiene a Gesù; ma sempre in Lei ed attraverso di Lei, ossia nel modo più facile e più sicuro. Attraverso Gesù poi. Egli diviene proprietà di Dio. Essere dell’Immacolata, quindi è l’essenza della M.I.. (SK1226). 

Essa conduce più oltre l’educazione dell’uomo, fino a fargli raggiungere la piena realizzazione di sé stesso, delle sue possibilità morali. La M.I. … mira a far sì che tutti diventino santi. (SK1220) 

Attraverso l’Immacolata al Cuore Divino di Gesù: è la nostra parola d’ordine. …non è sufficiente che noi ci preoccupiamo di essere sempre più dell’Immacolata sotto ogni aspetto, entro confini ben determinati, ma desideriamo irradiare l’Immacolata fino al punto tale da essere capaci di attrarre a Lei anche le anime degli altri, anzi di tutti coloro che esistono ora, che esisteranno e potranno esistere in futuro, senza alcuna limitazione. In una parola desideriamo appartenere sempre più a Lei fino all’ultima goccia di sangue nell’opera volta a conquistare a Lei il mondo intero e ogni singola anima, e ciò al più presto possibile: ecco la M.I.. (SK1231) 

Io penso che la M.I. debba fondarsi sulla via della contraddizione, nello sforzo di conoscere gli sbagli, le superstizioni antireligiose, così generosamente seminate oggi. … Iddio non permetta che un iscritto alla M.I., trovandosi con gli altri in società o in treno, risponda ad un’osservazione contro la religione in modo superficiale e così indebolisca con la sua ignoranza la fede degli uditori. (Lettera al fratello, P. Alfonso) La M.I. ha come scopo immediato la sollecitudine per la conversione di tutti gli acattolici, in particolar modo di quei poveretti, i massoni, che, accecati dal loro fanatismo, sollevano la mano scellerata contro il loro ottimo Padre; e tutto ciò sotto la protezione e per la mediazione della Beata Vergine Maria Immacolata. (SK 1248) 

Nella M.I. è necessario distinguere chiaramente due cose: l’essenza e le cose accidentali. All’essenza non appartiene una forma o l’altra di organizzazione, ma la consacrazione di sé all’Immacolata, una consacrazione incondizionata ed illimitata. Una forma di organizzazione è certamente buona ed utile, tuttavia uno può essere un fervente milite anche senza nessuna forma di organizzazione. (SK 836) 

L’Immacolata: ecco il nostro ideale. Avvicinarci a Lei per renderci simili a Lei. (SK 1210) 

Il vertice dell’amore della creazione che torna a Dio è l’Immacolata, l’essere senza macchia di peccato, tutta bella, tutta di Dio. Neppure per un istante la Sua volontà si è allontanata dalla volontà di Dio. Ella è appartenuta sempre ed liberamente a Dio. E in lei avviene il miracolo dell’unione di Dio con la creazione. A Lei, come alla propria sposa il Padre affida il Figlio, il Figlio discende nel Suo grembo verginale, divenendo Figlio di Lei, mentre lo Spirito Santo forma in Lei in modo prodigioso il corpo di Gesù e prende dimora nella Sua anima, la compenetra in modo così ineffabile che la definizione di “Sposa dello Spirito Santo” è una somiglianza assai lontana della vita dello Spirito Santo in lei e attraverso di Lei. In Gesù vi sono 2 nature (la divina e l’umana) e un’unica persona (quella divina), mentre qui vi sono due nature e due sono pure le persone, lo Spirito Santo e l’Immacolata, tuttavia l’unione della divinità con l’umanità supera qualsiasi comprensione. (SK 1310)

 …Maria, per il fatto di essere la madre di Gesù Salvatore, è divenuta la corredentrice del genere umano, mentre per il fatto di essere la Sposa dello Spirito Santo, prende parte alla distribuzione di tutte le grazie. (SK 1229)

 … non abbiano affatto paura di amare troppo l’Immacolata, dato che (…) non l’ameremo mai nel modo come l’ha amata Gesù. Ebbene tutta la nostra santità consiste nell’imitare Gesù. Chi si avvicina a Le, per ciò stesso si avvicina a Dio, solo che lo fa percorrendo una strada più breve, più sicura, più facile. (SK 542) 

In pratica le anime si rivolgeranno sempre direttamente e con piena libertà sia all’Immacolata, sia al divin Spirito, sia a Gesù-Verbo eterno, sia al Padre celeste, ma quanto più esattamente un’anima comprenderà che tutti gli atti d’amore vengono indirizzati al Padre, per il fatto che è il fine ultimo, e che nell’Immacolata essi acquistano una purezza immacolata, mentre in Gesù acquistano un valore infinito, degno della maestà santissima del Padre, tanto più essa si infiammerà di amore verso Gesù e Maria. (SK 1310)

 Chi non è capace di piegare le ginocchia e di implorare da Lei in un’umile preghiera la grazia di conoscere chi Ella sia realmente, non speri di apprendere qualcosa di più sudi Lei. (SK1210) 
…l’essenza dell’amore verso l’Immacolata è un atto della volontà; perciò tanto più l’amore è perfetto quanto più è perfetta l’unificazione della nostra volontà con la volontà di Lei. Questo è sufficiente. Tutto il resto è soltanto mezzo o effetto. (SK 1354) 

Nasceranno delle persone molto sante. Esse giungeranno alla santità per mezzo di una singolare devozione verso la SS. Vergine, che terranno nella loro mente e nel loro cuore come il più perfetto modello di santità e come ricca sorgente di grazie divine. Questi santi soprattutto verso la fine del mondo Dio li susciterà per mezzo di Maria, sua madre, affinché tali anime, piene di grazia e di zelo, oppongano resistenza ai nemici di Dio che sorgeranno da ogni parte con accanimento. Queste anime avranno una particolare devozione alla SS. Vergine. Ella le illuminerà con la Sua luce, le nutrirà con il suo latte, le guiderà con il suo spirito, le sosterrà con la sua mano, le custodirà con la sua protezione…Inoltre sproneranno tutti, con la parola e con l’esempio alla vera devozione verso la Madre di Dio. Avranno molti nemici, ma riporteranno anche molte vittorie e renderanno molta gloria a Dio. Poiché come attraverso Maria ha avuto inizio la salvezza, così attraverso di Lei la salvezza giungerà a compimento. (SK 1129) 

Concedimi di lodarti, o Vergine Santissima. Ti adoro o Padre nostro celeste, poiché hai deposto nel grembo purissimo di Lei il tuo figlio unigenito. Ti adoro o figlio di Dio, perché ti sei degnato di entrare nel grembo di Lei e sei diventato vero, reale Figlio suo. Ti adoro o Spirito Santo, poiché ti sei degnato di formare nel grembo immacolato di Lei il corpo del Figlio di Dio. Ti adoro o Santissima Trinità per avere elevato l’Immacolata in un modo così divino. E io non cesserò mai, ogni giorno, appena svegliato dal sonno di adorarti umilissimamente, o Dio Trinità, con la faccia a terra, ripetendo tre volte: Gloria… (SK1305) 

O Immacolata, regina del cielo e della terra, io so di non essere degno di avvicinarmi a Te, di cadere in ginocchio dinnanzi a Te con la faccia a terra, ma poiché ti amo tanto oso supplicarti di essere tanto buona da volermi dire chi sei Tu. Desidero infatti conoscere sempre di più, sconfinatamene di più, e amarti in modo sempre più ardente…cosicché Tu divenga la Regina di tutti i cuori che battono sulla terra e batteranno in qualsiasi tempo, e ciò quanto prima, al più presto possibile. (SK1307) 

Senza la lotta sarebbe impossibile la vittoria e senza la vittoria non ci può essere la corona, non ci può essere la ricompensa (cfr 1 Cor. 9,25)” (SK 149) 

Di fronte agli attacchi tanto duri dei nemici della Chiesa di Dio è lecito rimanere inattivi? Ci è lecito forse lamentarci e versare lacrime soltanto? No affatto. Ricordiamoci che al giudizio di Dio renderemo stretto conto non solamente delle azioni compiute, ma Dio includerà nel bilancio anche tutte le buone azioni che avremmo potuto fare, ma che in realtà avremo trascurato. Su ciascuno di noi pesa il sacrosanto dovere di metterci in trincea e di respingere gli attacchi del nemico con il nostro petto. (SK.1023) 

Difendere la religione è per noi troppo poco, ma si esce dalla fortezza e fiduciosi nella nostra Duce andiamo fra i nemici e facciamo la caccia ai cuori per conquistarli all’Immacolata. (lettera a fr. Ottone Caputo) Il nostro compito qui è molto semplice: sgobbare tutto il giorno, ammazzarsi di lavoro, essere ritenuto poco meno di un pazzo da parte dei nostri e, distrutto, morire per l’Immacolata. E dato che noi non viviamo due volte su questa terra, ma una volta soltanto, di conseguenza è necessario approfondire al massimo con grande parsimonia ognuna delle espressioni suddette, per dimostrare quanto più è possibile il proprio amore per l’Immacolata. Non è forse bello questo ideale di vita? La guerra per conquistare il mondo intero, i cuori di tutti gli uomini e di ognuno singolarmente, cominciando da noi stessi.(SK 301) 

Il milite dell’Immacolata è in una parola uno che combatte per conquistare tutti i cuori a Lei. (SK 1325) 

Per Lei siamo disposti a tutto, ad ogni fatica, sofferenza, umiliazione, anzi alla morte per fame o per qualunque altra causa. La nostra potenza consiste nel riconoscere la nostra stupidità, debolezza e miseria e nella illimitata fiducia nella bontà e nella potenza dell’Immacolata. La natura può inorridire, guardare con occhio nostalgico un’altra forma di vita più tranquilla e confortevole in situazioni già ben determinate, ma il sacrificio consiste proprio nell’andare oltre le attrazioni della nostra natura corporale. Tutta la speranza è nell’Immacolata. Coraggio, dunque, caro fratello, vieni a morire di fame, di fatica, di umiliazioni e di sofferenze per l’Immacolata. (SK509) 

L’essenza dell’amore di Dio sarà sempre non il provare la dolcezza, non il ricordare, non il pensare, l’immaginare, ma esclusivamente l’adempiere la volontà di Dio in ogni istante della vita ed il sottomettersi completamente a tale volontà. (SK 643) 

Guardandoci attorno e vedendo dappertutto tanto male, noi vorremmo sinceramente porre un riparo a questo male, condurre gli uomini al sacratissimo Cuore di Gesù attraverso l’Immacolata e così rendere eternamente felici fin da questa vita i nostri fratelli che vivono in questo mondo. Guerra al male dunque, una guerra implacabile, incessante, vittoriosa. (SK 1160) 

La lotta contro Satana non può affrontarla l’uomo, anche il più geniale; solo l’Immacolata ha ottenuto la promessa di schiacciare la testa del serpente: Ma essa è in cielo e ha bisogno della nostra cooperazione: ed è per questo che va in cerca di anime che le si abbandonino interamente, e diventino tra le sue mani uno strumento per paralizzare Satana e per diffondere il regno di Dio”. (Positio super virtutibus p.123) 

Il serpente solleva la sua testa in tutto il mondo, ma l’Immacolata gliela schiaccerà nel corso di strepitose vittorie. Egli però non cesserà di stare in agguato per porre insidie al suo piede. La mancanza di elasticità nell’adattarsi alle condizioni e alle circostanze che mutano continuamente, provocano un indebolimento di vita e di vitalità. (SK 637)


AMDG et DVM