lunedì 31 luglio 2017

Portate l’uno il peso dell’altro



Uniti per la sofferenza d’amore
 Il Santo Padre Pio da Pietrelcina (1887-1968) ha avuto molte figlie spirituali, che ha guidato sulla via della perfezione cristiana. Per alcune di loro però non è stato solo lui un padre spirituale, ma loro stesse sono diventate sue madri spirituali, pregando per lui e offrendo le loro sofferenze. 


Uno di questi pilastri per il padre stigmatizzato e confessore è stata Luigina Sinapi (1916-1978), un’anima di espiazione, consigliera di molte personalità, persino di Papa Pio XII. 

Con quattro fratelli e sorelle, Luigina crebbe in una famiglia benestante ad Itri (LT). La madre, una donna profondamente credente, si preoccupava particolarmente della figlia più grande, che qualche volta si comportava in maniera misteriosa. 

A cinque anni, per esempio, con molta naturalezza, raccontava allo zio sacerdote di giocare con il Bambino Gesù. La mamma Filomena, perciò, decise di andare con la figlia a San Giovanni Rotondo dal giovane p. Pio, stigmatizzato da pochi anni, per avere chiarezza da lui se questi fenomeni straordinari non fossero opera del maligno. Il padre cappuccino la tranquillizzò dicendole: “Dio manifesta in lei la Sua volontà”; poi benedisse Luigina e con amore paterno impose sulla piccola la sua mano stigmatizzata. Questo fu il primo incontro di due grandi anime che nel corso degli anni si sarebbero legate sempre più con la sofferenza e con l’amore disinteressato. 

A 19 anni, Luigina si trovò di fronte alla decisione più grave della sua vita. La sua malattia, un cancro all’intestino, era talmente avanzata che non c’erano più speranze. 

Il 15 agosto 1935, festa dell’Assunzione di Maria in Cielo, un medico e un sacerdote si unirono al suo capezzale per assisterla nelle ultime ore. Inaspettatamente, in una visione, Luigina vide Gesù e la Madonna che le offrivano una scelta: “Vuoi morire ed entrare in paradiso o vuoi essere un sacrificio espiatorio per la Chiesa e per i sacerdoti?”. 
Come in un film, la moribonda vide il periodo dell’apostasia, al quale stavano andando incontro i sacerdoti e la Chiesa; inoltre conobbe il proprio futuro pieno di sofferenze. Senza esitazione scelse la vita come sacrificio espiatorio. 

Riguardo la sua vocazione, Gesù le disse: “Sarai il seme di senape nel solco di Roma!”. Nello stesso istante Luigina fu completamente guarita. Da quel momento iniziò per lei una vita del tutto nuova. Esteriormente visse una normale vita quotidiana, ma con numerosi fenomeni straordinari e soprannaturali, fin quando le sofferenze non la costrinsero a letto nell’impossibilità di svolgere un lavoro regolare. 

Portate l’uno il peso dell’altro 

A Luigina Dio donò sempre una particolare consolazione durante le sue grandi sofferenze fisiche e spirituali. 
P. Pio la visitava in bilocazione ed ogni volta era per lei un’immensa gioia. 
Luigina raccontò anche che, nell’Anno Santo del 1950, il Padre la visitò e le mostrò le sue stimmate, cosa che lei desiderava tanto. Quanta forza ricevette da questi incontri!  

Le due anime espiatrici si ‘conoscevano’ già molto bene, quando, nel 1953, a trentasette anni, Luigina andò a San Giovanni Rotondo per chiedere consiglio a p. Pio, perché veniva ripetutamente accusata di furto nella posta dove lavorava. Lo incontrò faccia a faccia per la seconda volta con il cuore afflitto. P. Pio la tranquillizzò e la trattenne vicino a lui per qualche giorno. Dopo quella visita Luigina tornò spesso a San Giovanni Rotondo. 

P. Tarcisio, un confratello di p. Pio, notò subito che queste due anime erano legate da un’amicizia santa, perciò si prendeva particolarmente cura di Luigina quando si trovava in visita. 
Una volta ella confidò al padre: “che ogni volta, che andava a San Giovanni Rotondo, chiedeva a Gesù di poter partecipare alle sofferenze di p. Pio e la sua richiesta veniva sempre esaudita”. 
In un’altra occasione gli raccontò che qualche volta lei e p. Pio si ‘scambiavano’ le loro sofferenze. 
Perciò è comprensibile che p. Tarcisio telefonasse a Luigina, quando p. Pio, nell’aprile del 1965, stette così male da far pensare ad una morte imminente. Ella rispose semplicemente: “Mi richiami domani, per favore”. Il giorno seguente p. Tarcisio riferì che p. Pio si sentiva meglio e aveva potuto celebrare anche la Santa Messa. Luigina aveva pregato la Madonna di poter prendere su di sé tutte le sofferenze di p. Pio, in modo che egli fosse di nuovo in grado di andare in Chiesa per le confessioni. Era stata esaudita, come sempre, e aveva avuto dolori così forti da non potersi più muovere. 

Ogni volta che andava a Roma, p. Tarcisio faceva visita a Luigina, trovandola spesso sofferente. Avvenne così anche il 10 agosto del 1967. “Anche p. Pio è malato e soffre molto”, le riferiva p. Tarcisio. Luigina confidò al padre cappuccino che avrebbe offerto alla Madonna una novena di sofferenze per liberare p. Pio dalla sua malattia. Anche questa volta il pastore delle anime si riprese molto presto e, grazie al sacrificio della sua figlia e madre spirituale, poté nuovamente dedicarsi alla sua attività sacerdotale. 

Il legame spirituale di queste due persone era talmente profondo che p. Pio fece conoscere a Luigina qualche suo segreto. 

Il 15 agosto 1968 le apparve a Roma dicendo: “Vieni a San Giovanni Rotondo”. Sebbene Luigina avesse programmato un viaggio importante, ubbidì subito. Durante la confessione del 23 agosto, p. Pio le confidò che tra un mese sarebbe morto e aggiunse: “Non dire a nessuno ciò che ti ho detto!”. Luigina, comprensibilmente addolorata, domandò spontaneamente: “Ma cosa faremo senza di lei?”. P. Pio rispose con dolcezza: “Andrai davanti al tabernacolo. In Gesù mi troverai”. 

 Dopo la morte del suo padre spirituale, Luigina poté partecipare in visione alla sua dipartita. Ella vide dal cielo una immensa schiera di anime correre incontro al padre: egli aveva circa 14 milioni di figli spirituali che, esultanti, gridavano: “Per te siamo salvi”. Fu giusto che anche Luigina partecipasse alla gioia paradisiaca di p. Pio, perché anche lei, insieme a questo santo, aveva tanto sofferto per le anime. 

Anche dal Cielo p. Pio non abbandonò la sua compagna di lotta sulla terra. Le apparve più volte, rafforzandola e sostenendola nella sua vocazione di offrirsi come sacrificio espiatorio per le anime. Luigina, da parte sua, confidò a p. Tarcisio che, soprattutto nelle sofferenze più grandi, pensava sempre ai dolori che le stimmate avevano provocato a p. Pio. “Ogni volta che pensavo alle sofferenze di p. Pio, avevo davanti ai miei occhi la passione di Cristo. Nelle sofferenze di Gesù e del Suo servo, ho sempre trovato la gioia, la mitezza e la forza per sopportare i miei dolori”. 
Fonte: Chino Bert, Luigina Sinapi. Liebesopfer für die Welt, Hauteville CH 1989

Sanguis Christi, 
omni glória et honóre digníssimus, 

salva nos.
AMDG et BVM

Escapulario

 

ESCAPULARIO 
DE LA SANTA MARÍA VIRGEN DE GUADALUPE 

CONSAGRACIÓN 


"Madre Santa María de de Guadalupe, yo me consagro a Tí como el más pequeño de tus hijos, y te ofrezco mi corazón para que sea templo vivo de Dios donde tengas Tú siempre un altar. 

Quiero llevar siempre conmigo tu santo escapulario como prenda de tu Maternal promesa: "¡No temas hijo mío! ¡No estás en mi regazo? ¡No corres por mi cuenta?" 

Dame fuerza, Madre Misericordiosa, para vencer en todos los  peligros que me llevan a ofender a Dios. 

Pido a Tu Corazón Inmaculado me alcance el perdón de Tu Hijo Jesús, y que su divino Corazón reine en mi vida, en mi hogar, en mi Patria y en el mundo entero. Amén. "

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PUEDE IMPRIMIRSE. FRANCISCO RAÚL VILLALOBOS PADILLA OBISPO DE SALTILLO
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http://iteadjmj.com/SANTO/guades.pdf

"Il mio Signore Dio che mi ha dato la grazia per cominciare, me la darà per perseverare al suo servizio".

Eccezion fatta per gli Apostoli, probabilmente nessuno ha superato San Vincenzo Ferrer come predicatore. La sua parola era come un sferzata di fuoco che bruciava e illuminava.
Juliane Vasconcelos Almeida Campos, EP

"Il vento soffia dove vuole..." (Gv 3, 8). Nella sua famosa conversazione notturna con Nicodemo, Gesù utilizzò quest'immagine per spiegare a quel principe dei giudei come agisce lo Spirito Santo nelle anime. Dio ha i suoi disegni per ogni uomo e a tutti concede le grazie adeguate per ottenere la santità, ma concede ad alcuni, oltre a queste, carismi destinati ad aiutare gli altri ad approssimarsi a Lui. Sono le cosiddette grazie gratis datæ – date gratuitamente –, perché sono concesse all'uomo "al di là del potere della sua natura e dei suoi meriti personali".1
Sérgio Hollmann  
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“Temete Dio, e dateGli gloria, perché è
giunta l’ora del suo giudizio”


San Vincenzo Ferrer - Museo San
Pio V, Valencia (Spagna)
Riguardo a queste, l'Apostolo insegna: "A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l'interpretazione delle lingue" (I Cor 12, 7-10).
Tuttavia, siccome lo Spirito "soffia dove vuole", ci sono nella Storia anime scelte che ricevono non soltanto uno, ma vari di questi carismi per meglio guidare il popolo di Dio in epoche particolarmente conturbate. Uno di questi eletti è il grande San Vincenzo Ferrer.

Segni di una eminente vocazione
Non è raro che Dio annunci con segni soprannaturali l'arrivo di un'anima eccellente al mondo. Una cosa del genere successe alla famiglia Ferrer. Mancando poco a che il nostro Santo venisse alla luce, suo padre, il notaio valenziano Guglielmo Ferrer, sognò di assistere al sermone di un famoso domenicano, dove questi si congratulava con lui, perché in breve sarebbe diventato padre di un figlio notevole nelle lettere e in santità, insigne predicatore, rivestito anche dell'abito domenicano.
Tuttavia, i sogni sono solo sogni... Per non lasciar margine a dubbi, la Provvidenza volle manifestarSi in modo più tangibile. La madre, che aveva già avuto altri figli, si sentiva molto più leggera in questa gestazione, però, sentiva latrati provenire dal suo ventre. Preoccupata, temendo si trattasse di un cattivo presagio, andò a chiedere consiglio al Vescovo di Valencia, da cui ascoltò il vaticinio che il nascituro "sarebbe stato come un distinto mastino a custodire il gregge del popolo cristiano, risvegliandolo, coi suoi latrati, dal sonno dei peccati e mettendo in fuga i lupi infernali".2
Il 23 gennaio 1350 nacque il piccolo Vincenzo. Vivace e intelligente, non gli piacevano i giochi comuni degli altri bambini e li riuniva intorno a sé, per fare loro una "predica" infantile. A 12 anni, già dominando la grammatica e la logica, iniziò i suoi studi di filosofia e teologia. Giovane esemplare, frequentava molto la chiesa, era onesto, digiunava due volte la settimana, faceva lunghe meditazioni sulla Passione di Cristo, recitava l'Ufficio della Croce e le Ore della Madonna, e si mostrava caritatevole verso i poveri e i religiosi.

Il "libro" che ispirava i suoi sermoni

Abitando vicino al monastero dell'Ordine Domenicano, non esitò quando suo padre lo incentivò a entrarci. Prese l'abito il 5 febbraio 1367 e fece la professione l'anno successivo. Nemico dell'ozio, si dedicò agli studi e alla preghiera, nella più stretta osservanza della regola. Era ancora diacono e già predicava così bene che venivano persone da lontano per ascoltarlo. Ordinato sacerdote nel 1374, alternava gli studi e l'insegnamento, tra Barcellona, Tolosa e Lerida, per decisione dei suoi superiori.
A 28 anni ricevette il titolo di maestro in teologia. Conosceva in tal modo la Bibbia che la citava "con la stessa facilità che se l'avesse avuta sempre davanti agli occhi". 3 Dominava anche l'esegesi dei Santi e le lingue latina ed ebraica. Di ritorno a Valencia, si distingueva nell'Ordine come professore, scrittore, predicatore e consigliere. Tuttavia, quando uno gli chiese in che libro trovava pensieri così belli per i suoi sermoni, si limitò ad indicare il Crocifisso.

"Maledetto! Io già ti conosco"
Il demonio fece di tutto per dissuaderlo dalla via di perfezione da lui abbracciata. Una volta, per esempio, si presentò al Santo sotto le vesti di un venerando eremita, invitandolo a non essere così radicale nella pratica della virtù. "Sta sicuro"– gli diceva – "che nessun uomo può evitare di cadere una volta o l'altra in alcune leggerezze, presto o tardi. È meglio allora che questo accada nel fiore dell'età che durante la vecchiaia". Fra Vincenzo lo affrontò col segno della Croce, invocò il nome di Dio e della Madonna, e disse con grande coraggio: "Va' dove meriti, maledetto! Io già ti conosco. Non sai che Dio sta con i suoi servi e li conduce per mano in modo che non inciampino? A Lui consacro non solo la mia vecchiaia, ma anche la mia giovinezza".4 Udendo questo, il demonio scomparve tra grandi urla.
Ciò nonostante, dopo alcuni giorni tornò alla carica, travestito in modo orribile e promettendo di ordirgli così tanti agguati che in nessun modo avrebbe potuto sfuggire all'inferno. "Non ti temo" – ribatté il Santo – "perché il mio Signore Gesù Cristo sta con me". Il demonio continuò con la sua carica: "Lui non starà sempre con te, poiché non c'è niente di più difficile che perseverare nella grazia fino all'ora della morte; e quando Cristo ti lascerà, allora io ti farò conoscere le mie forze". Fra Vincenzo non si intimorì: "Il mio Signore Dio che mi ha dato la grazia per cominciare, me la darà per perseverare al suo servizio".5
  Sérgio Hollmann
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Una profonda vita interiore alimentava
le sue predicazioni, che vertevano
sui Nuovissimi


Scene della vita di San Vincenzo Ferrer -
Museo San Pio V, Valencia (Spagna)
In un'altra occasione, egli chiedeva la grazia di mantenersi nella perfetta castità fino alla fine della vita. All'improvviso, sentì una voce dirgli che tra breve avrebbe perso la verginità, lasciandolo molto triste e sconsolato. Ma subito si volse alla Regina del Cielo, chiedendo che gli mostrasse chi era stato il messaggero di tali cattive notizie. "Apparve all'improvviso la Madonna con grande splendore, nella sua cella, e lo consolò, avvisandolo che si trattava di uno degli assalti del demonio, di fronte ai quali egli non doveva perdere la fiducia, poiché Lei, che poteva più di tutte le furie infernali, non lo avrebbe mai privato della sua protezione".6

Nel Sacro Palazzo di Avignone

Nel 1378 era scoppiato lo Scisma d'Occidente. Morto Gregorio IX, a Roma, un conturbato conclave – celebrato fra pressioni e disordini nelle strade – elesse come Papa, Urbano VI. Pochi mesi dopo, dodici Cardinali riuniti ad Anagni dichiararono non valida questa elezione e scelsero, ad occupare il Soglio Pontificio, il Cardinale Roberto di Ginevra, che, assumendo il nome di Clemente VII, istallò la sua corte ad Avignone.
Qual era il Papa legittimo e quale l'antipapa? Oggi basta consultare qualsiasi buon manuale di Storia per saperlo. All'epoca, tuttavia, la situazione era molto lontana dall'essere chiara. Da entrambe le parti infuriavano ambizioni e interessi politici, sebbene fiorissero anche la buona fede e il fervore religioso vero. Santi, Vescovi e monarchi esponevano fondati motivi che li portavano a sostenere Urbano VI o l'antipapa Clemente. L'Europa Cristiana si divideva tra l'obbedienza a Roma o Avignone.
"È difficile valutare oggi lo scompiglio che tale anarchia causava nelle anime",7 commenta uno storico. Lo Scisma si ripercuoteva nella Cristianità intera. "In quante Diocesi, parrocchie e monasteri, non si vedeva sollevarsi Vescovo contro Vescovo, parroco contro parroco, abate contro abate! Nessuno poteva esser sicuro della sua Fede né della validità della sua obbedienza".8
Morto Clemente nel 1394, gli succedette sul trono di Avignone il Cardinale Pietro di Luna col nome di Benedetto XIII. Austero, pio e convinto della sua legittimità, questo antipapa subito chiamò Fra Vincenzo Ferrer a essere suo cappellano e confessore, nominandolo anche Maestro del Sacro Palazzo e penitenziere della corte papale.
Fra Vincenzo, che appoggiava con sincerità il diritto di Benedetto XIII al Soglio Pontificio, accettò l'invito e si trasferì ad Avignone. Ma contemporaneamente all'aggravarsi del problema dello Scisma, cresceva anche l'amarezza di Fra Vincenzo. Certi atteggiamenti di Papa Luna lo turbarono profondamente. Inoltre, il vedere aumentare la divisione tra coloro che avrebbero dovuto essere uniti in Cristo lo portò a una grave infermità, che in tre giorni lo condusse vicino alla morte.
In continua preghiera, chiedeva a Dio di togliere da quella situazione la Santa Chiesa. Gli apparve allora il Divino Redentore, accompagnato dagli Angeli, San Domenico e San Francesco. Egli gli rivelò che entro alcuni anni lo Scisma sarebbe terminato e che lo aveva scelto per la missione di predicare contro i vizi del tempo, invitando il popolo alla conversione: "Abbi costanza e non temere nessuno, poiché anche se non ti mancheranno avversari e molti ti invidieranno, Io verrò sempre in tuo aiuto affinché tu possa vincere tutti gli ostacoli e percorrere gran parte dell'Europa, predicando il mio Vangelo; e, infine, che tu muoia santamente ai confini della terra". Gli toccò la fronte con la mano, dicendo: "Alzati, mio Vincenzo!",9 guarendolo immediatamente.

Missionario per mandato divino

Fra Vincenzo si alzò con la determinazione di compiere la missione ricevuta, propugnando l'integrità del Vangelo e l'unità della Chiesa. Malgrado la riluttanza di Benedetto XIII, partì da Avignone il 22 novembre 1399 per essere missionario, col beneplacito dei suoi superiori, in obbedienza al mandato divino. Percorreva a piedi sentieri e strade. Soltanto quando si fece male a una gamba cominciò a utilizzare un asinello nei suoi spostamenti. Predicò in vari paesi: Spagna, Portogallo, Francia, Svizzera, Germania, Italia e Inghilterra.
Una profonda vita interiore alimentava le sue predicazioni, che vertevano sui Nuovissimi, soprattutto il Giudizio Finale. Faceva invettive contro la menzogna, lo spergiuro, la blasfemia, la calunnia, l'usura, la simonia, l'adulterio, e tanti altri vizi di quella società dissoluta. Il suo motto era "Temete Dio e dategli gloria, perché è giunta l'ora del suo giudizio" (Ap 14, 7), perché il timore reverenziale a Dio non è che un altro nome dell'amore.
Vere moltitudini – dotti, incolti, nobili, plebei, laici o religiosi – si comprimevano per ascoltare le sue prediche, non tardando a farsi sentire i loro frutti: ladri restituivano quanto avevano rubato; nemici si riconciliavano; omicidi e assalitori si emendavano; pecorelle smarrite ritornavano alla Santa Chiesa, e non poche persone abbandonavano il mondo e si consacravano a Dio. Portava con sé un seguito di confessori di varie nazioni per ascoltare i penitenti. Egli stesso costumava confessarsi prima della celebrazione della Messa solenne, nella quale predicava.
In un'epoca in cui molti predicatori cercavano di brillare nei sermoni con argomentazioni accademiche o composizioni retoriche vuote che non animavano i fedeli, la parola di San Vincenzo era, al contrario, "come una sferzata di fuoco che bruciava e illuminava".10 Fuoco della carità che "scuoteva le coscienze mezzo addormentate, e per questo egli era, per eccellenza, il Santo opposto alla tiepidezza".11
Predicava nelle piazze e in aperta campagna, poiché le chiese erano piccole per contenere le migliaia di presenti. Parlava con voce possente e sonora, ricca di sfumature che facevano sentire la forza della presenza di Dio e la sua grazia. Scrutava con sguardo penetrante gli ascoltatori, si avvaleva della sua portentosa immaginazione per meglio attirare l'attenzione, svolgeva i suoi ragionamenti con concetti chiari e precisi. Tutto questo veniva favorito da una prodigiosa conoscenza delle Sacre Scritture, i cui insegnamenti lui applicava ai fatti concreti e alle circostanze reali del suo tempo.

Carismi speciali

Parola di saggezza e di scienza, carismi di miracoli, guarigioni, profezia, discernimento degli spiriti, glossolalia, esorcismo... Impossibile enumerare tutti i fatti della sua vita che illustrano ognuno di questi carismi!
Francisco Lecaros  
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Obbediente all’incarico ricevuto, non
smise di predicare anche quando
era ormai anziano


San Vincenzo Ferrer, di Pietro García
de Benabarre - Museo Nazionale
di Arte della Catalogna,
Barcellona (Spagna)
In un'epoca in cui nemmeno si poteva sognare di avere i nostri moderni microfoni, Fra Vincenzo usava la sua potente voce per farsi sentire da lontano. Ma i suoi biografi registrano, a questo proposito, casi inspiegabili secondo le leggi naturali. Fra questi, uno dei più eloquenti è quello di un monaco del Monastero dei Bernardi che, stando a otto leghe – più di 45 km – dal luogo in cui parlava il Santo, ascoltò e annotò uno dei suoi sermoni.
Dopo ogni predicazione guariva gli infermi, benedicendoli e pronunciando queste parole: "Questi segni accompagneranno quelli che credono: imporranno le mani agli infermi e questi saranno guariti. Gesù Cristo, Figlio di Maria, salute e Signore del mondo, così come ti ha portato la Fede Cattolica, in essa anche ti conservi e ti renda beato, e voglia liberarti da questa infermità".12
Come gli Apostoli nel giorno di Pentecoste, parlava sempre nella sua propria lingua – l'idioma valenziano – e tutti lo capivano perfettamente, in qualsiasi paese o regno predicasse, come pure esorcizzava il demonio al suo passaggio. Un giorno, si scagliarono sulla moltitudine dei fedeli tre cavalli espellendo fumo dalle narici, mossi da demoni furiosi, che vedevano quelle anime scappare dalle loro grinfie. Essi furono cacciati dalla forza dell'autorità di San Vincenzo.
Prevedeva il futuro prossimo o lontano. Uno degli episodi più famosi è quello di un valenziano che gli chiese di benedire il suo nipotino, Alonso de Borja, ancora bambino. Gli disse Fra Vincenzo: "Manda a scuola questo bambino, perché diventerà Papa e mi onorerà molto". Alcuni anni dopo, il giovane Alonso andò a salutarlo e udì questa profezia: "Mi rallegro, figlio, per il tuo bene. Sarai Sommo Pontefice e mi canonizzerai a tempo debito".13 Infatti, anni più tardi, egli fu ordinato Vescovo di Valencia, diventò Papa Callisto III ed ebbe il privilegio
di canonizzare il Santo...

"Nunc dimittis servum tuum, Domine"

Obbediente all'incarico ricevuto, non smise di predicare anche quando era ormai anziano, stanco e con acciacchi. Aveva bisogno di esser aiutato a salire sulle pedane, ma sembrava recuperare le energie quando cominciava a parlare.
Infine, la tanto bramata unità della Chiesa avvenne con il Concilio di Costanza, nel quale l'influenza di San Vincenzo contribuì molto alla fine dello Scisma. Lì si realizzò il conclave che elesse Papa Martino V, l'11 novembre 1417, alla cui obbedienza si sottopose tutta la Cristianità. Si direbbe che il Santo fece suo il Cantico di Simeone – "Nunc dimittis servum tuum, Domine" (Lc 2, 29) –, poiché, trascorsi soltanto due anni, morì a Vannes, in Bretagna, il 5 aprile 1419, come aveva predetto Gesù.
Trentasei anni dopo, il già menzionato Callisto III lo elevò all'onore degli altari. Avendo compiuto la sua missione con audacia e coraggio, è una gloria per la Spagna, per l'Ordine dei Predicatori e per la Chiesa, poiché "eccezion fatta per gli Apostoli, probabilmente nessuno superò San Vincenzo Ferrer come predicatore".14

Sanguis Christi, 
omni glória et honóre digníssimus, 
salva nos.

Ed ecco che Io vengo ! Amen, vieni Signore GESÙ. (CATECHISMO pubblicazione)

Ed ecco che Io vengo !
Amen, vieni Signore GESÙ.
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15 agosto 2008 – Assunzione di MARIA
Dettato da GESÙ, accompagnato  dalla Sua Santissima Madre
e dagli Apostoli San Pietro e San Giovanni

GESÙ:  Figlia Mia, tutto quello che scriverai per terminare l’Opera che Dio ha messo tra le tue mani sarà confermato dai Miei Apostoli fedeli, Pietro e Giovanni, che ho nominato per questo scopo, perché nessuno su questa Terra potrà andare più lontano.

I Misteri del Libro di Vita si scopriranno presto. E Dio Solo ve lo dirà all’apertura di questo Libro Santo e Benedetto che il Padre Mi ha già dato l’ordine di aprire.

Il lavoro che Io ho messo tra le vostre mani, le tue e quelle di tutti coloro che sono stati ugualmente scelti per aiutarti e nei quali ho riposto la Mia Fiducia e le Mie Benedizioni, tutti quelli che da lontano o da vicino diffondono e diffonderanno tutte le Parole che Io ti ho dato, saranno ugualmente Benedetti.

Nei tempi attuali, nessuno può vantarsi di aver ricevuto dalla Chiesa la conferma che le Parole scritte nella loro opera sono autentiche e vengono sicuramente dal Signore dei Signori. Solo il Magistero della Mia Santa Chiesa può approvarlo e Io gliene lascio tutta la responsabilità alfine di sostenere, con fiducia, che Dio ha veramente parlato.

Tutto ciò che Io approvo e tutto ciò che, nella Mia Santa Parola Io vi ho fatto conoscere, non può essere ufficialmente approvato se non dalla Fede autentica della vostra Madre, la Santa Chiesa Cattolica. E questo, ascoltando non solamente i Santi canonizzati, ma anche la fedeltà alla Chiesa unita alla Fede dei suoi grandi teologi che sono gli Apostoli di Cristo che hanno scritto i Vangeli. E ascoltando i vostri Santi Papi che riflettono in loro la Gioia, la Sofferenza e la Pace di GESÙ Cristo. Per non citare che i vostri due ultimi Papi contemporanei, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che si sono  rivolti al Popolo per riunire gli uomini a Dio, con la Forza dello Spirito Santo che vive in loro, in modo speciale, in questi Tempi della Fine.

JNSR:   Il nostro caro Papa Giovanni Paolo II ha stabilito la pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) l’11 ottobre 1992, trentesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, nel quattordicesimo anno del suo pontificato.

Questo libro è il riflesso autentico della Fede Cattolica dei Santi Apostoli, dei Santi canonizzati e dei Santi Papi. Nostro Signore mi ispira a riprodurne diversi estratti per farli conoscere a molti che non hanno quest’opera.
CCC, n° 1046: «Quanto al cosmo, la Rivelazione afferma la profonda comunione di destino fra il mondo materiale e l'uomo:
La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio... e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione... Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo (Rm 8,19-23).
CCC, n° 2001: « La preparazione dell'uomo ad accogliere la grazia è già un'opera della grazia. Questa è necessaria per suscitare e sostenere la nostra collaborazione alla giustificazione mediante la fede, e alla santificazione mediante la carità.

Condizione di Salvezza, vedere 6sessione del Concilio di Trento :

«La fede dispone alla Salvezza, così come l’umiltà, il pentimento e la speranza. Ma la carità, da sola, che è una amicizia reciproca per Dio fondata sulla fede, fa entrare nella Salvezza e merita la Vita Eterna.»

CCC, n° 1021: Il giudizio particolare « La morte pone fine alla vita dell'uomo come tempo aperto all'accoglienza o al rifiuto della grazia divina apparsa in Cristo [Cf 2Tm 1,9-10]. Il Nuovo Testamento parla del giudizio principalmente nella prospettiva dell'incontro finale con Cristo alla sua seconda venuta, ma afferma anche, a più riprese, l'immediata retribuzione chedopo la morte, sarà data a ciascuno in rapporto alle sue opere e alla sua fede. La parabola del povero Lazzaro [Cf Lc 16,22] e la parola detta da Cristo in croce al buon ladrone [Cf Lc 23,43] così come altri testi del Nuovo Testamento [Cf 2Cor 5,8; Fil 1,23; Eb 9,27; Eb 12,23] parlano di una sorte ultima dell'anima [Cf Mt 16,26] che può essere diversa per le une e per le altre.

E per la guida di coloro che dubitano ancora dell’immortalità di ogni anima, ecco:

CCC, n° 1022: « Ogni uomo fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione, [Cf Concilio di Lione II: D-S 857-858; Concilio di Firenze II: ibid., 1304-1306; Concilio di Trento: ibid., 1820] o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo, [Cf Benedetto XII, Cost. Benedictus Deus: D-S 1000-1001; Giovanni XXII, Bolla Ne super his: ibid., 990] oppure si dannerà immediatamente per sempre [Cf Benedetto XII, Cost. Benedictus Deus: D-S 1002].

«Nella sera della nostra vita, noi saremo giudicati sull’Amore» (San Giovanni della Croce, detti 64)

DS: Libro dei dogmi da Denziger-Schonmetzer.
CCC, n° 1042: La speranza dei Cieli nuovi e della Terra nuova. «Alla fine dei tempi, il Regno di Dio giungerà alla sua pienezza. Dopo il Giudizio universale i giusti regneranno per sempre con Cristo, glorificati in corpo e anima, e lo stesso universo sarà rinnovato:
Allora la Chiesa avrà il suo compimento nella gloria del cielo, quando verrà il tempo della restaurazione di tutte le cose e quando col genere umano anche tutto il mondo, il quale è intimamente unito con l'uomo e per mezzo di lui arriva al suo fine, sarà perfettamente ricapitolato in Cristo [Conc.Vat. II, Lumen gentium, 48].
CCC, n°1043: Questo misterioso rinnovamento, che trasformerà l'umanità e il mondo, dalla Sacra Scrittura è definito con l'espressione: “i nuovi cieli e una terra nuova” (2Pt 3,13) [Cf Ap 21,1]. Sarà la realizzazione definitiva del disegno di Dio di “ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra” (Ef 1,10).

CCC, n°1044: In questo nuovo universo, [Cf Ap 21,5] la Gerusalemme celeste, Dio avrà la sua dimora in mezzo agli uomini. Egli “tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno perché le cose di prima sono passate” (Ap 21,4) [Cf Ap 21,27 ].
CCC, n°1047: Anche l'universo visibile, dunque, è destinato ad essere trasformato, “affinché il mondo stesso,restaurato nel suo stato primitivo, sia, senza più alcun ostacolo, al servizio dei giusti”, partecipando alla loro glorificazione in Gesù Cristo risorto [Sant'Ireneo, Adv. Hae. 5, 32, 1].
CCC, n°1012: Morte cristiana. La visione cristiana della morte è espressa in modo impareggiabile nella liturgia della Chiesa: Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta, ma trasformata; e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un'abitazione eterna nel cielo [Messale Romano, Prefazio dei defunti, I].
La Parusia è il Ritorno Glorioso di Cristo alla fine dei Tempi. La Chiesa ne fa la sua fede sin dai primi annunci del Simbolo di Nicea, ma pensa abitualmente alla Fine del mondo, non all’ora della morte. È qui che ogni defunto, al suo giudizio particolare, si troverà faccia al Cristo, Sovrano Giudice e sovranamente Misericordioso. Dunque anche Glorioso.
CCC, n° 1040: “Il Giudizio finale avverrà al momento del ritorno glorioso di Cristo. Soltanto il Padre ne conosce l'ora e il giorno, egli solo decide circa la sua venuta. Per mezzo del suo Figlio Gesù pronunzierà allora la sua parola definitiva su tutta la storia. Conosceremo il senso ultimo di tutta l'opera della creazione e di tutta l'Economia della salvezza, e comprenderemo le mirabili vie attraverso le quali la Provvidenza divina avrà condotto ogni cosa verso il suo fine ultimo. Il Giudizio finale manifesterà che la giustizia di Dio trionfa su tutte le ingiustizie commesse dalle sue creature e che il suo amore è più forte della morte [Ct 8,6].

JNSRIl Giudizio finale avverrà al momento del Ritorno Glorioso di Cristoquesta frase, ellittica, sembrerebbe far capire che il Giudizio finale (dunque la Fine del mondo) avverrà «al ritorno Glorioso di Cristo». Ma prima della Fine del mondo, ci sarà, dopo la Fine dei Tempi del peccato: «la Terra nuova e i Cieli nuovi » con  « un solo Capo, Cristo, gli esseri celesti come i terrestri» (CCC, n° 1043), dove «morte, pianti, lamento, affanno non ci saranno più» (CCC, n° 1044), in «un mondo restaurato esso stesso nel suo primo stato» (CCC, n° 1047). Primo stato: il Giardino dell’Eden.
CCC, n° 992: La risurrezione dei morti è stata rivelata da Dio al suo Popolo progressivamente. La speranza nella risurrezione corporea dei morti si è imposta come una conseguenza intrinseca della fede in un Dio Creatore di tutto intero l’uomo, anima e corpo. Il Creatore del cielo e della terra è anche colui che mantiene fedelmente la sua Alleanza con Abramo e con la sua discendenza. E in questa duplice prospettiva che comincerà ad esprimersi la fede nella risurrezione. Nelle loro prove i martiri Maccabei confessano: Il Re del mondo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna (2Mac 7, 9). È bello morire a causa degli uomini, per attendere da Dio l’adempimento delle speranze di essere da lui di nuovo risuscitati (2 Mac 7, 14).
La Salvezza dei pagani:

CCC, n° 1260: « Cristo è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col Mistero pasquale” [Conc. Vat. II, Gaudium et spes, 22; cf Lumen gentium, 16; Ad gentes, 7]. Ogni uomo che, pur ignorando il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, cerca la verità e compie la volontà di Dio come la conosce, può essere salvato. E' lecito supporre che tali persone avrebbero desiderato esplicitamente il Battesimo, se ne avessero conosciuta la necessità.

La mia ipotesi sulla Parusia di Cristo al momento della morte tenta di risolvere il mistero « nel modo che Dio conosce.»  (CCC n° 1260).

LA CROCE GLORIOSA DI DOZULE'


" VERRETE TUTTI A PENTIRVI
AI PIEDI DELLA CROCE GLORIOSA "

10 agosto 2008 – Sant’Antonio

JNSR: Per la Salvezza del Mondo, è necessario che il Nome del Padre, ricevuto dal Figlio e condiviso con lo Spirito Santo, sia santificato sulla Terra come in Cielo: «Perché non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo, nel quale è stabilito che possiamo essere salvati», ha detto San Pietro parlando del Nome di GESÙ (Atti 4, 12).
Si rifletta dunque, sul voto dei cristiani, con una amabile semplicità, la divina Presenza in loro del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo che li fa Sacerdoti e Re per l’Eternità. La Croce Gloriosa di Dozulé

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Se il Signore mi fa ritornare su questa Apparizione non ancora riconosciuta dalla Santa Chiesa di Dio a causa «degli uomini che lottano e rifiutano» di riconoscere la Parola di Verità di Cristo GESÙ data 36 anni or sono, significa che il tempo che noi viviamo in questo momento è veramente il Tempo in cui accade tutto ciò che GESÙ ha annunciato alla Sua umile Serva Madeleine, 21a Apparizione di venerdì 1° novembre 1974 nella chiesa di Dozulé alla Festa di Ognissanti:

«Quando il Sacerdote solleva l’Ostensorio per benedire, l’alone di Luce si forma al posto del Santissimo Sacramento e l’Ostia diventa scintillante di raggi. Madeleine sente: «Dicite in Nationibus. Dite alle Nazioni che Dio ha parlato per bocca della Sua Serva. Le ha rivelato che la grande Tribolazione è vicina, perché lei ha visto il Segno del Figlio dell’uomo che parte da Oriente ed è subito all’Occidente. Questo Segno del Figlio dell’uomo, è la Croce del Signore. Io vi dico, in verità, è giunto per il mondo il tempo di pentirsi, poiché un cambiamento universale è vicino, tale come mai si è avuto dall’inizio del mondo fino a questo giorno e che mai più ci sarà.

Quando la calamità della siccità predetta si abbatterà sul mondo intero, solo la vasca che Dio ha atto scavare conterrà dell’acqua, non per essere consumata, ma per lavarvi in segno di purificazione. E verrete tutti a pentirvi ai piedi della Croce Gloriosa che Dio chiede alla Chiesa di fare elevare.
Allora, in quel momento, tutte le Nazioni della Terra si lamenteranno, ed è presso questa Croce che troveranno la Pace e la Gioia (è la Croce del Pentimento Mondiale che annuncia GESÙ). Dopo quei giorni di angoscia, apparirà nel cielo il Figlio dell’Uomo Stesso con grande maestà e grande potenza, per radunare gli Eletti dai quattro angoli della Terra. 

Beati i pentiti perché avranno la Vita Eterna.In verità vi dico, il cielo e la terra passeranno, ma le Mie Parole non passeranno. »Poi a Madeleine sola, nel momento in cui il Sacerdote in una preghiera silenziosa, facendosi interprete del Vescovo, chiedeva un segno: «Dite loro che non ci saranno altri segni oltre che il Segno di Dio Stesso, il solo segno visibile è l’atteggiamento della Sua Serva e le sue parole che sono Parole di Dio e queste Parole sono irrefutabili.

Se l’uomo non eleva la Croce, Io la farò apparire, ma non vi sarà più tempo.» Poi la Luce disparve.In verità questa Croce sarà vista dal Mondo intero perché Dio l’ha annunciata alla fine di questa apparizione e la Sua Parola è irrefutabile e non passerà senza essere compiuta.
Occorrerà attendere 40 anni, come il Popolo ebreo, per trovare infine la nostra Terra Promessa? Da quando Dio ha parlato a Madeleine per la Salvezza del Mondo (28 marzo 1972, 1a Apparizione della Croce nel cielo di Dozulé), sono già trascorsi 36 anni.

Quando vedremo noi la Croce della Salvezza nel cielo per tutti i popoli che vivranno allora la Pace di Dio? Come dice GESÙ in questo Messaggio, « ma sarà troppo tardi ! » Perché tardi? Perché gli avvenimenti accadranno allora !

Sono passati 36 anni, lasciando nell’oblio e nel rifiuto la Parola di Verità che GESÙ Stesso è venuto a dare al Mondo. Quell’annuncio per la Salvezza di tutti i figli del Padre tramite la Croce Gloriosa con i suoi 738 metri, non è stato accolto perché quella Croce è stata ritenuta troppo alta e «gigantesca»; proprio perché così alta doveva risollevare tutti i suoi figli caduti così in basso.

Dio «non può» chiedere la Croce della Salvezza del Mondo soltanto in ricordo della Croce che ha tenuto tra le sue braccia quel Corpo meraviglioso appeso tra cielo e terra, in cima al Golgota (738 metri di altitudine) dove si è compiuto il più grande Salvataggio di tutti i Tempi e di tutti i mondi.

E questo per la Salvezza di tutti gli uomini, dal primo all’ultimo che vivrà ancora su questa Terra dove si compirà la più grande tragedia del mondo: il combattimento di Dio contro tutte le forze del Male. Queste sono scatenate a causa di una Croce Gloriosa che Satana detesta. E per dimostrare la sua vittoria, egli ha iniziato a distruggere la Terra e tutti i suoi abitanti, perché è furioso. Dove Dio ha dato la Vita, Satana è venuto a dare la morte.

Quella Croce, Dio l’ha chiesta perché doveva essere la Santa Croce che avrebbe esorcizzato tutti gli uomini, tutte le Nazioni che l’avessero guardata. Con la sua altezza, 738 metri, altezza del Golgota, doveva salvare l’uomo, corroso fino all’anima dal veleno mortale del Padrone dell’Orgoglio. Lui da solo ha conquistato tutti i figli ingrati che lo hanno seguito perché rappresenta il Potere, il Denaro, la dissolutezza, il furto, lo stupro e il massacro.

Questa Croce era lo sbarramento contro tutti questi attentati e queste guerre. Come per gli Ebrei con il Serpente di Rame nel deserto, solo guardandola essa doveva annientare il Male che si stava propagando dappertutto. Rifiutandola, è Satana che eredita quel rifiuto, che diventa per lui un dono, il suo dono.

La disobbedienza a Dio è diventata la nostra penitenza collettiva perché noi siamo tutti solidali. Pur essendo meno alta di alcune torri tutte innalzate dal Potere e dall’Orgoglio umano, quella Croce è stata rifiutata proprio a causa della sua altezza «del tutto inaccettabile e gigantesca», così è stato deciso. Ma quella Croce aveva in sé, nella sua attuazione, il Piano di Dio !

Ed anche se l’altezza della Croce richiesta poteva sembrare eccessiva al Vescovo responsabile della decisione, non doveva, dunque, elevarla ugualmente? Dio, constatando in lui questa buona intenzione alimentata dall’Amore verso Dio e verso i suoi fratelli, lo avrebbe benedetto e noi saremmo stati salvati !

L’umile Serva che parla nel
 Nome di GESÙ CISTO

JNSR: Invio questo scritto a tutti i nostri amici fedeli, affinché parlino in Nome del Signore a tutti coloro che il Signore chiama.

Troviamo i MESSAGGI INTEGRALI SUL SITO WEB : http://www.jnsr.be/it.htm