domenica 28 maggio 2017

L'uomo superbo

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“Che stolto l’uomo superbo!
Somiglia tanto a uno stupido

convinto di sapere tutto!” Gesù
AMDG et BVM

sabato 27 maggio 2017

SACERDOZIO E SPIRITO SANTO

DE  - EN  - ES  - FR  - IT  - PT ]

SANTA MESSA CON ORDINAZIONI PRESBITERALI
OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
Basilica di San Pietro
Domenica di Pentecoste, 15 maggio 2005
 

La prima lettura ed il Vangelo della Domenica di Pentecoste ci presentano due grandi immagini della missione dello Spirito Santo. La lettura degli Atti degli Apostoli narra come, il giorno di Pentecoste, lo Spirito Santo, sotto i segni di un vento potente e del fuoco, irrompe nella comunità orante dei discepoli di Gesù e dà così origine alla Chiesa. 

Per Israele, la Pentecoste, da festa della mietitura, era divenuta la festa che faceva memoria della conclusione dell’alleanza al Sinai. Dio aveva mostrato la sua presenza al popolo attraverso il vento e il fuoco e gli aveva poi fatto dono della sua legge, dei 10 Comandamenti. Soltanto così l’opera di liberazione, cominciata con l’esodo dall’Egitto, si era pienamente compiuta: la libertà umana è sempre una libertà condivisa, un insieme di libertà. Soltanto in un’ordinata armonia delle libertà, che dischiude a ciascuno il proprio ambito, può reggersi una libertà comune. 

Perciò il dono della legge sul Sinai non fu una restrizione o un’abolizione della libertà ma il fondamento della vera libertà. E poiché un giusto ordinamento umano può reggersi soltanto se proviene da Dio e se unisce gli uomini nella prospettiva di Dio, ad un ordinato assetto delle libertà umane non possono mancare i comandamenti che Dio stesso dona. Così Israele è divenuto pienamente popolo proprio attraverso l’alleanza con Dio al Sinai. L’incontro con Dio al Sinai potrebbe essere considerato come il fondamento e la garanzia della sua esistenza come popolo. Il vento ed il fuoco, che investirono la comunità dei discepoli di Cristo radunata nel cenacolo, costituirono un ulteriore sviluppo dell’evento del Sinai e gli diedero nuova ampiezza. Si trovavano in quel giorno a Gerusalemme, secondo quanto riferiscono gli Atti degli Apostoli, “Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo” (At 2, 5). 
Ed ecco che si manifesta il dono caratteristico dello Spirito Santo: tutti costoro comprendono le parole degli apostoli: “Ciascuno li sentiva parlare la propria lingua” (At 2, 6). Lo Spirito Santo dona di comprendere. Supera la rottura iniziata a Babele - la confusione dei cuori, che ci mette gli uni contro gli altri - e apre le frontiere. Il popolo di Dio che aveva trovato al Sinai la sua prima configurazione, viene ora ampliato fino a non conoscere più alcuna frontiera. Il nuovo popolo di Dio, la Chiesa, è un popolo che proviene da tutti i popoli. La Chiesa fin dall’inizio è cattolica, questa è la sua essenza più profonda. San Paolo spiega e sottolinea questo nella seconda lettura, quando dice: “Ed in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito” (1 Cor 12, 13). 

La Chiesa deve sempre nuovamente divenire ciò che essa già è: deve aprire le frontiere fra i popoli e infrangere le barriere fra le classi e le razze. In essa non vi possono essere né dimenticati né disprezzati. Nella Chiesa vi sono soltanto liberi fratelli e sorelle di Gesù Cristo. Vento e fuoco dello Spirito Santo devono senza sosta aprire quelle frontiere che noi uomini continuiamo ad innalzare fra di noi; dobbiamo sempre di nuovo passare da Babele, dalla chiusura in noi stessi, a Pentecoste. Dobbiamo perciò continuamente pregare che lo Spirito Santo ci apra, ci doni la grazia della comprensione, così da divenire il popolo di Dio proveniente da tutti i popoli – ancor più, ci dice San Paolo: in Cristo, che come unico pane nutre tutti noi nell’Eucaristia e ci attira a sé nel suo corpo straziato sulla croce, noi dobbiamo divenire un solo corpo e un solo spirito.

La seconda immagine dell’invio dello Spirito, che troviamo nel Vangelo, è molto più discreta. Ma proprio così fa percepire tutta la grandezza dell’evento della Pentecoste. Il Signore Risorto attraverso le porte chiuse entra nel luogo dove si trovavano i discepoli e li saluta due volte dicendo: la pace sia con voi! Noi, continuamente, chiudiamo le nostre porte; continuamente, vogliamo metterci al sicuro e non essere disturbati dagli altri e da Dio. 
Perciò possiamo continuamente supplicare il Signore soltanto per questo, perché egli venga a noi superando le nostre chiusure e ci porti il suo saluto. “La pace sia con voi”: questo saluto del Signore è un ponte, che egli getta fra cielo e terra. Egli discende su questo ponte fino a noi e noi possiamo salire, su questo ponte di pace, fino a lui. Su questo ponte, sempre insieme a Lui, anche noi dobbiamo arrivare fino al prossimo, fino a colui che ha bisogno di noi. Proprio abbassandoci insieme a Cristo, noi ci innalziamo fino a lui e fino a Dio: Dio è Amore e perciò la discesa, l’abbassamento, che l’amore ci chiede, è allo stesso tempo la vera ascesa. Proprio così, abbassandoci, noi raggiungiamo l’altezza di Gesù Cristo, la vera altezza dell’essere umano.

Al saluto di pace del Signore seguono due gesti decisivi per la Pentecoste: il Signore vuole che la sua missione continui nei discepoli: “Come il Padre ha mandato me, così io mando voi” (Gv 20, 21). Dopo di che egli alita su di loro e dice: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv 20, 23). Il Signore alita sui discepoli, e così dona loro lo Spirito Santo, il suo Spirito. Il soffio di Gesù è lo Spirito Santo. Riconosciamo qui, anzitutto, un’allusione al racconto della creazione dell’uomo nella Genesi: “Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita” (Gn 2, 7). 

L’uomo è questa creatura misteriosa, che proviene tutta dalla terra, ma in cui è stato posto il soffio di Dio. Gesù alita sugli apostoli e dona loro in modo nuovo, più grande, il soffio di Dio. Negli uomini, pur con tutti i loro limiti, vi è ora qualcosa di assolutamente nuovo – il soffio di Dio. La vita di Dio abita in noi. Il soffio del suo amore, della sua verità e della sua bontà. Così possiamo vedere qui anche un’allusione al battesimo ed alla cresima – a questa nuova appartenenza a Dio, che il Signore ci dona. 

Il testo del Vangelo ci invita a questo: a vivere sempre nello spazio del soffio di Gesù Cristo, a ricevere vita da Lui, così che egli inspiri in noi la vita autentica – la vita che nessuna morte può più togliere. Al suo soffio, al dono dello Spirito Santo, il Signore collega il potere di perdonare. Abbiamo udito in precedenza che lo Spirito Santo unisce, infrange le frontiere, conduce gli uni verso gli altri. La forza, che apre e fa superare Babele, è la forza del perdono. Gesù può donare il perdono ed il potere di perdonare, perché egli stesso ha sofferto le conseguenze della colpa e le ha dissolte nella fiamma del suo amore. Il perdono viene dalla croce; egli trasforma il mondo con l’amore che si dona. Il suo cuore aperto sulla croce è la porta attraverso cui entra nel mondo la grazia del perdono. E soltanto questa grazia può trasformare il mondo ed edificare la pace.

Se paragoniamo i due eventi di Pentecoste, il vento potente del 50° giorno e il lieve alitare di Gesù nella sera di Pasqua, ci può tornare in mente il contrasto fra due episodi, accaduti al Sinai, di cui ci parla l’Antico Testamento. Da una parte c’è il racconto del fuoco, del tuono e del vento, che precedono la promulgazione dei 10 Comandamenti e la conclusione dell’alleanza (Es 19 ss); dall’altra, il misterioso racconto di Elia sull’Oreb. Dopo i drammatici avvenimenti del Monte Carmelo, Elia era fuggito dall’ira di Acab e Gezabele. Quindi, seguendo il comando di Dio, aveva pellegrinato fino al Monte Oreb. Il dono dell’alleanza divina, della fede nel Dio unico, sembrava scomparso in Israele. Elia, in un certo qual modo, deve riaccendere la fiamma della fede sul monte di Dio e riportarla ad Israele. Egli sperimenta, in quel luogo, vento, terremoto e fuoco. Ma Dio non è presente in tutto questo. Allora egli percepisce un mormorio dolce e leggero. E Dio gli parla da questo soffio leggero (1 Re 19, 11 – 18). 

Non è forse proprio quel che accade la sera di Pasqua, quando Gesù compare ai suoi Apostoli ad insegnarci cosa qui si vuol dire? Non possiamo forse vedere qui una prefigurazione del servitore di Jahwé, del quale Isaia dice: “Egli non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce” (42, 2)? Non appare forse così l’umile figura di Gesù come la vera rivelazione nella quale Dio si manifesta a noi e ci parla? Non sono forse l’umiltà e la bontà di Gesù la vera epifania di Dio? Elia, sul Monte Carmelo, aveva cercato di combattere l’allontanamento da Dio con il fuoco e con la spada, uccidendo i profeti di Baal. Ma in questo modo non aveva potuto ristabilire la fede. Sull’Oreb egli deve apprendere che Dio non è nel vento, nel terremoto, nel fuoco; Elia deve imparare a percepire la voce leggera di Dio e, così, a riconoscere in anticipo colui che ha vinto il peccato non con la forza ma con la sua Passione; colui che, con il suo patire, ci ha donato il potere del perdono. Questo è il modo con cui Dio vince.

Cari ordinandi! In questo modo il messaggio di Pentecoste si rivolge ora direttamente a voi. La scena pentecostale del Vangelo di Giovanni parla di voi ed a voi. A ciascuno di voi, in modo personalissimo, il Signore dice: pace a voi – pace a te! Quando il Signore dice questo, non dona qualcosa ma dona se stesso. Infatti egli stesso è la pace (Ef 2, 14). 
In questo saluto del Signore, possiamo intravedere anche un richiamo al grande mistero della fede, alla Santa Eucaristia, nella quale egli continuamente ci dona se stesso e, in tal modo, la vera pace. Questo saluto si colloca così al centro della vostra missione sacerdotale: il Signore affida a voi il mistero di questo sacramento. Nel suo nome voi potete dire: questo è il mio corpo – questo è il mio sangue. Lasciatevi attirare sempre di nuovo nella Santa Eucaristia, nella comunione di vita con Cristo. Considerate come centro di ogni giornata il poterla celebrare in modo degno. Conducete gli uomini sempre di nuovo a questo mistero. Aiutateli, a partire da essa, a portare la pace di Cristo nel mondo.

Risuona poi, nel Vangelo appena udito, una seconda parola del Risorto: “come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (Gv 20, 21). Cristo dice questo, in modo molto personale, a ciascuno di voi. Con l’ordinazione sacerdotale voi vi inserite nella missione degli apostoli. Lo Spirito Santo è vento, ma non è amorfo. E’ uno Spirito ordinato. E si manifesta proprio ordinando la missione, nel sacramento del sacerdozio, con cui continua il ministero degli apostoli. Attraverso questo ministero, voi siete inseriti nella grande schiera di coloro che, a partire dalla Pentecoste, hanno ricevuto la missione apostolica.

 Voi siete inseriti nella comunione del presbiterio, nella comunione con il vescovo e con il Successore di San Pietro, che qui in Roma è anche il vostro vescovo. Tutti noi siamo inseriti nella rete dell’obbedienza alla parola di Cristo, alla parola di colui che ci dà la vera libertà, perché ci conduce negli spazi liberi e negli ampi orizzonti della verità. Proprio in questo comune legame col Signore noi possiamo e dobbiamo vivere il dinamismo dello Spirito. Come il Signore è uscito dal Padre e ci ha donato luce, vita ed amore, così la missione deve continuamente rimetterci in movimento, renderci inquieti, per portare a chi soffre, a chi è nel dubbio, ed anche a chi è riluttante, la gioia di Cristo.

Infine, vi è il potere del perdono. Il sacramento della penitenza è uno dei tesori preziosi della Chiesa, perché solo nel perdono si compie il vero rinnovamento del mondo. Nulla può migliorare nel mondo, se il male non è superato. E il male può essere superato solo con il perdono. Certamente, deve essere un perdono efficace. Ma questo perdono può darcelo solo il Signore. Un perdono che non allontana il male solo a parole, ma realmente lo distrugge. Ciò può avvenire solo con la sofferenza ed è realmente avvenuto con l’amore sofferente di Cristo, dal quale noi attingiamo il potere del perdono.

Infine, cari ordinandi, vi raccomando l’amore alla Madre del Signore. Fate come San Giovanni, che l’accolse nell’intimo del proprio cuore. Lasciatevi rinnovare continuamente dal suo amore materno. Imparate da lei ad amare Cristo. Il Signore benedica il vostro cammino sacerdotale! Amen.

AMDG et BVM

Copyright © Libreria Editrice Vaticana

FONTE di latte e miele, olio e vino

10. Il Cuor di Maria è fonte

1. Fonte di latte e di miele, d'olio e vino. Non basta donare la vita, se non la si fornisce dell'alimento necessario al suo sostentamento.

Il cuor di Maria è fonte di latte e miele; difatti lo Sposo Divino le dice: «Le vostre labbra distillano latte e miele; miele e latte sono sulla vostra lingua (Ct 4, 2); cioè, le vostre parole son piene di dolcezza e di soavità, conseguenza della pienezza del vostro cuore. Ella stessa afferma: «Spiritus meus super mel dulcis, et haereditas mea super mel et favum». Il mio spirito è più dolce del miele e ogni parte del mio cuore mansueto è di una soavità superante quella del miele (Sir 24, 17). Si verifica così la divina parola della Sacra Scrittura: «Vi porterò sul mio cuore, vi carezzerò sulle mie ginocchia; come usa fare la madre con i suoi figliolini» (Is 66, 12).

Felici coloro che non metteranno impedimenti all'effettuazione di queste parole a loro favore! Felici quanti vorranno prestare orecchio a questa dolcissima madre, che ad alta voce ripete di continuo: «Desiderate, figli miei, desiderate, come bimbo appena nato, il latte dell'intelligenza e dell'innocenza, affinché cresciate a poco a poco e vi fortifichiate (! Pt 2, 2). Venite, carissimi e vedete com'è dolce servire e amare colui che m'ha resa così amabile ai miei figli e piena di tenerezza e di soavità per coloro che mi amano: «Ego diligentes Me diligo»: «Io amo chi mi ama» (Pr 8, 17).

2. Fonte d'olio; cioè di misericordia, e insieme di vino per perdonare forza e vigore, per consolare quelli che sono tristi e afflitti, per rallegrare in ispirito di carità e inebriare col vino del sacro amore coloro che lavorano alla salute delle anime. A costoro la caritatevole Madre grida forte: «Venite, figliuoli miei, ad attingere nel cuore della vostra madre il vino celestiale del divino amore; bevetene a lunghi sorsi; non c'è pericolo di cadere negli eccessi» (Ct 5, 1). Inebriatevi di questo purissimo vino, che è padre della verginità e di tutte le sante vergini: «Vinum germinans vergines» (Zac 9, 1,7); di questo vino di cui i Serafini sono di continuo inebriati, esaltati gli Apostoli di mio figlio, santamente inebriato Egli stesso nell'umiliazione di una grotta, nell'ignominia di una croce.

Inebriatevi con Lui di questo vino delizioso, per dimenticare e disprezzare tutto ciò che il mondo ama e stima; per non amare e non stimare altri che Dio, e per impegnarvi con tutte le forze a stabilire nelle anime il regno del suo amore e della sua gloria.

Chi darà a me una voce così forte da giungere in tutte le parti dell'universo per ridire a tutti gli uomini: «O voi tutti che avete sete, venite a bere della buona e bella acqua della nostra miracolosa fonte, e ancorché non abbiate argento, affrettatevi ed acquistate, pur senza moneta, vino e latte da essa» (Is 55, 1).

Voi che avete sete dei falsi amori del mondo, venite all'adorabile Cuore della Regina del cielo, ed imparerete che non c'è nessun onore vero, se non nel seguire sua Divina Maestà (Sir, 23, 38) e che tutti gli altri onori non sono che fumo, vanità, illusione.

Voi che avete sete delle ricchezze di questa terra, venite qui e troverete la gioia degli Angeli, le delizie di Dio, la pace, la felicità dei figli di Dio e della madre di Dio, secondo questa divina promessa: «Io v'immergerò in un fiume di pace e vi inonderò d'un torrente di gloria» (Is 66, 12).

Uscite da questo impuro e orribile torrente del mondo che vi trascina nel baratro della perdizione; e venite a perdervi santamente nelle dolci acque del fiume di pace. Affrettatevi: che cosa aspettate? Temete forse di far torto alla bontà impareggiabile del Cuore di Gesù, se vi rivolgete all'amorosissimo Cuore della Madre sua? Ma non sapete che Maria non è nulla, non ha nulla e non può nulla che non sia con Gesù, per Gesù, in Gesù e che in Lei è Gesù che è tutto, può tutto, e fa tutto?


Non sapete che fu Gesù a fare il Cuore di Maria così com'è, e a volere che fosse fonte di splendore, di consolazione, di ogni sorta di grazie per tutti quelli che a Lei ricorrono? Non sapete che Gesù è Lui stesso il Cuore di Maria, il cuore del suo cuore, l'anima della sua anima, e perciò venire al Cuore di Maria è venire a Gesù; onorare il Cuore di Maria, è onorare il Cuore di Gesù.

AVE MARIA PURISSIMA!

Per i cari atei scientisti, e per tutti gli studiosi

AVETE CAPITO ADESSO?

Avete capito adesso?

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20 agosto 2004

JNSR: “Non ti chiedo altro che la mia pace perc per me è essenziale stare in pace davanti a Te, davanti adognuno che si trovi sulla mia strada. Ma cercare in questo mondo la pace in se stessi è già molto duro. Vuoi parlarMi, Signore? Io Ti ascolto”.

GESÙ: Cerco dei cuori all’ascolto della Mia Parola. Io non posso parlare loro nel tumulto. I pensieri dell’uomosono come la fiamma oscillante delle candele che bru- ciano al vento, le si vede qua e  e la loro luce è quasiassente; a volte si spengono completamente.

Per donare luce, non si deve essere nel disordine. Per donarla, bisogna già riceverla nel Silenzio e nella Pace. TuMi parli di Pace. Io sono la Pace come sono anche Fuoco e Luce. Se tu Mi accogli, significa che in te Io portola Mia Pace. Io voglio donarti la Mia Luce affinché tu riceva e conservi in te il Fuoco del Mio Amore per- ché,figlia, siccome Dio ti parla, non può essere altrimenti. Mantieni la serenità nel tuo cuore. Nessun vento puòdistruggere la Fiamma che Io ho messo nel tuo cuore per accendere tutti i cuori che metto all’ascolto del tuo,perché il tuo Dio è il Vero Dio, Colui che è Vita e non Morte.

Smettila di tormentarti, il tuo sposo è con Te, proprio vivo; egli soffre della tua deso- lazione, tu non sei sola: molte anime ti circondano e ti fanno capire che quello che tu  subisci  in  questo  momento,  esse  lo  hanno  già  vissuto su  quest Terra  per raggiungerMi. Tutto deve essere meritato, e la Grazia di vivere con il tuo Dio è fon- damentale: per ottenerla, devi meritarla e non cercarla, perché è in te, ma devi accet- tarla. Vedrai che l’altra faccia di quello che stai vivendo ora, si trova in Cielo, con i tuo che non hanno mai smesso di proteggerti. Tutto ciò che vivi attualmente fa parte, per Dio, del passato. Per quanto duro sia fartelo capire, accetta ciò che ti dico. Io sono l’Eterno Presente e se oggi te lo dico, posso anche confermarti che tu sei già con loro e con Me.

Io ti dico in Verità: Dio è con ognuno di voi. Coloro che vogliono distogliervi da Me non ci riusciranno mai. Anche  se vedete aumentare le imperfezioni, sappiate che Dio vi tiene già vicino a  Questa grande prova che state vivendo, le vostre anime l’hanno già vissuta con Me in un istante. E, te lo confermo qui, nemmeno una delle Mie anime Mi sarà carpita. La prova finirà presto.

Ognuno di voi deve vivere fino alla fine ciò che è stato programmato per tutti, affin- ché ognuno comprenda quale è il suo merito di ritrovarsi vicino a Me.

Sì, Io t’informerò di ogni cosa che voi vivrete nella Mia Pace. Il tumulto della Terra, pur ampliandosi come di certo avverrà, non intacca affatto la Grazia che vi è riser-vata dal vostro Dio d’Amore e di Compassione. Il più grosso mammifero, la balena, va a morire sulla riva, perché comprende già quale sarà lo stato dei mari e degli oceani: ma voi non dovete fare questo, siate dei Figli di Dio, combattete il Male in tutte le sue forme, è per questo che voi siete sulla Terra. Perché la vostra Terra sarà presto abitata da esseri di Luce, come quelli del Cielo; essi passeranno attraversla Dormizione, come la Mia Santa Madre, per vivere presso il Padre.

Dopo, non sentirete più  parlare di morte perché ben presto finirà  per sempre il regno del Male. Io farò sparire dalla vista il Male e il suo seguito di Morte.

JNSR: “Signore Dio, mio Dolce Gesù, Santa Maria e San Michele Arcangelo, vi prego, vogliate rimettermi all’ascolto santo di Dio. Che cosa sto scrivendo ora? Vi prego, guidatemi come sono stata sempre guidata, io temo il peggio”.

GESÙ Voi  venite  tutti  dal  Cielo.  Le  vostre  anime  appartengono  a  Dio.  La Rivelazione ver fatta già per ognuno, perché voi dovete scegliere in quale campo stare in tutta libertà.


Dio sa quale sarà la vostra scelta, ma voi lo ignorate ancora,
 fino all’ultimo minuto, quando vi sarà posta
l’ultima domanda, davanti a Dio.

Tu capisci bene, non deformi niente: anche se questo è nuovo per te, non sconcer- tarti. Voi vivrete momenti terribili, perché è necessario che siate messi alla prova, fino nel più profondo dei vostri cuori, delle vostre anime e dei vostri corpi nella sof- ferenza. Solamente a questo prezzo, Dio accetterà il vostro ritorno. Ma tutto questo voi l’avete già, scritto in voi, e questo si scoprirà molto rapidamente mentre si svol- gerà la Fine delle Fini”.

JNSR: Posso dire questo? Mi tratteranno da pazza!”

GESÙ: Non sarai la sola a sentirlo, perché tutti i figli di Dio devono scegliere in tutta conoscenza. Dio conosce già la vostra scelta, te lo ripeto; ma voi, voi non la conoscete. Tutto deve essere vissuto come Dio l’ha già preparato prima della vostra venuta sulla Terra.

Se Io oggi ti avverto di questo, significa chl’Ora è vicinin cui il Nemico entra in gioco per sedurvi. Egli userà tutta la sua strategia e tutta la sua forzaTenete duro, non accettate niente da lui, è vinto in anticipo. Perché preannuncio questo Tempo? Perché la Mia Santissima Madre non può essere offesa oltre il limite che Dio per- mette.

Allora, avrete capito tutto.
 Dio Unico e Vero.
Amen.


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Per completare:

Esiste una moltitudine di galassie. Come la Terra, così tutti i pianeti sono abitati da esseri viventi, tutti a immaginedi Dio.

Solo lTerra è una terra di esperienza per dimostrare che solo Dio è Buono e che, senza la Sua Potenza e il SuoAmore, gli esseri sono designati a scomparire, essen- do essi stessi capaci di auto-distruggersi.

Allora, tutti vedranno Dio, e vedranno come Egli merita di essere adorato, amato e glorificato. Dopo l’esperienzadella Terra, il Regno d’Amore è per tutto l’Universo.

Su questa Terra, colui che crede di non potere fare altro che aspettare, seduto, che tutto questo avvenga, si sbaglia: voi siete tutti degli attori. Dio, Solo, può orchestra- re ognuno di voi e voi siete tutti in attività fino alla fine.

Il Signore.