domenica 28 giugno 2015

La divina maternità della Vergine Maria


Dalle «Lettere» di san Cirillo d'Alessandria, vescovo
(Lett. 1; PG77, 14-18. 27-30)
La divina maternità della Vergine Maria

    Mi meraviglio oltremodo che vi siano alcuni che dubitano se la santa Vergine si debba chiamare Madre di Dio. Ed invero se nostro Signore Gesù Cristo è Dio, perché mai allora la santa Vergine che l'ha generato non dovrebbe chiamarsi Madre di Dio? I discepoli di Gesù ci hanno tramandato questa fede, quantunque mai adoperino questa formula. In questo senso siamo stati istruiti dai santi Padri. 

A dire il vero, il nostro padre Atanasio, di notissima memoria, nel libro che ha scritto sulla santa e consustanziale Trinità, nel terzo discorso, a più riprese chiama la Vergine «Madre di Dio». 

Mi vedo costretto a questo punto a servirmi delle sue stesse parole che suonano così: «Perciò scopo e caratteristica della divina Scrittura, come spesso abbiamo rilevato, è di affermare entrambe le cose del nostro Salvatore Cristo: e cioè che egli è Dio e non è mai stato diversamente in quanto è Verbo del Padre e suo splendore e sapienza; e insieme che lo stesso, quando venne la pienezza dei tempi, avendo preso carne dalla Vergine Maria Madre di Dio, si è fatto uomo per noi».


    E dopo qualche altra frase, dice ancora: «Vi sono state molte persone sante e immuni da ogni peccato: infatti Geremia fu santificato fin dal seno materno e Giovanni, non ancora venuto alla luce, udita la voce di Maria, Madre di Dio, sussultò di gioia».



    Certo il nostro padre Atanasio è assolutamente degno di tutta la nostra fede e di sicura adesione, in quanto non ha mai detto nulla che fosse contrario alle sacre Scritture. E la sacra Scrittura, ispirata da Dio, afferma che il Verbo di Dio si è fatto carne, cioè si è unito ad una carne dotata di anima razionale. Dunque il Verbo di Dio nacque dalla discendenza di Abramo e, preparatosi un corpo da una donna, si fece partecipe della carne e del sangue, per modo che ormai non è più soltanto Dio, ma anche uomo simile a noi per l'unione con la nostra natura.



    Perciò l'Emmanuele consta con certezza di due nature: di quella divina e di quella umana. Tuttavia il Signore Gesù Cristo è uno, unico vero figlio naturale di Dio, insieme Dio e uomo; non un uomo deificato, simile a quelli che per grazia sono resi partecipi della divina natura, ma Dio vero, che per la nostra salvezza apparve nella forma umana, come Paolo attesta con queste parole: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli» (Gal 4, 4-5).

RESPONSORIO        


R. Cirillo ha operato cose mirabili davanti a Dio; in tutta la terra si è diffusa la sua dottrina: * interceda per noi presso il Signore Dio nostro.
V. Sacerdote di Dio, ha meditato la sua legge giorno e notte:
R. interceda per noi presso il Signore Dio nostro.

ORAZIONE

    O Dio, che hai suscitato nella tua Chiesa il vescovo san Cirillo, fervido assertore della divina maternità della Vergine Maria, concedi al tuo popolo, che la riconosce vera Madre di Dio, il dono della salvezza nel Cristo tuo Figlio, fatto uomo per noi. Egli è Dio, e vive e regna. 
AVE MARIA!

sabato 27 giugno 2015

Divina conversazione


Divina conversazione
Le nostre difese di natura dottrinale o canonica, esaminate nell’ultimo articolo, sono il bastione di cui Dio ha cinto la Sua città e che è nostro precipuo interesse conoscere bene: «Osservate i suoi baluardi, passate in rassegna le sue fortezze, per narrare alla generazione futura: “Questo è il Signore, nostro Dio, in eterno, sempre”» (Sal 48 [47], 14-15). 
Dato però che il nemico è riuscito a penetrare nella santa Città con il cavallo di Troia delle false opinioni, Colui che è lo stesso ieri, oggi e sempre (Eb 13, 8) ha messo a nostra disposizione anche armi di natura spirituale per quel quotidiano combattimento che è sempre stato necessario, ma che oggi lo è più che mai, visto che i sacri Pastori fuggono davanti ai lupi o, peggio, spalancano loro le porte dell’ovile. «Prendete perciò l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove» (Ef 6, 13).
Cominciamo allora con quell’arma che non ricorre per prima nella lista approntata da san Paolo, ma riveste una priorità dal punto di vista teologico. 
L’Apostolo segue effettivamente – si direbbe oggi – un ordine di tipo “pastorale”: bisogna anzitutto cingersi i fianchi con la verità e rivestirsi della corazza della giustizia (cf. Ef 6, 14), in altre parole assicurarsi che la propria fede personale aderisca strettamente alla sana dottrina e fare in modo che la propria condotta sia inattaccabile dal punto di vista morale. 
Tutto questo suppone però che si sia afferrata la spada dello Spirito, cioè la Parola di Dio (Ef 6, 17): la divina Rivelazione fissata nella Sacra Scrittura, fedelmente trasmessa dalla Chiesa nella Tradizione e autenticamente interpretata dall’autorità competente nel Magistero. Al di fuori della Tradizione e del Magistero, guidati dallo Spirito Santo (cf. Gv 14, 26; 16, 13), è impossibile comprendere correttamente i testi biblici, ispirati da quel medesimo Spirito.
Non si può dunque leggere la Bibbia come se si fosse i primi a farlo, ma occorre porsi nell’alveo di quel grande fiume che è rappresentato dai Concili, dai Padri, dai Papi e dai Santi, sotto la scorta di Colei che, nella Sua vita terrena, conosceva perfettamente le sacre Scritture ed era ricolma dello Spirito di verità più di tutti i cristiani di ogni tempo messi insieme. 
Questo è l’unico modo cattolico di ascoltare la divina Parola; gli svariati commenti in circolazione, compresi quelli al lezionario festivo e feriale, anche se di autori di grido che vanno per la maggiore, sono il più delle volte vere e proprie contraffazioni del messaggio biblico ed evangelico, basandosi su travisamenti e forzature che lo riducono a pretesto di puerili illusioni e di banale moralismo del tutto sganciati dalla sana dottrina come dall’effettiva realtà umana, che essi pretendono di illuminare. 
I commenti che hanno pretese scientifiche, invece, quand’anche non riducano l’annuncio cristiano ad una variante del Giudaismo, hanno in genere il difetto di limitarsi ad un’analisi del testo certo accurata e obiettiva, che esclude però, per speciose ragioni di metodo, il doveroso ricorso alla dimensione dogmatica dell’analogia fidei (cf. Dei Verbum, 12), lasciando così aperta la via a qualsiasi conclusione teologica, anche erronea.
Non intendo certo proporre un nuovo metodo di meditazione della Sacra Scrittura: ci sono già tanti maestri incomparabilmente più autorevoli, dai commenti patristici di singoli libri della Bibbia alla monastica lectio divina (illustrata nella Lettera di Guigo II il Certosino), al metodo che sant’Ignazio di Loyola descrive nei suoi Esercizi spiritualisenza disprezzare, per quanto riguarda i Vangeli, quelle rivelazioni private che ce ne rappresentano i fatti in modo vivido e coinvolgente. 
Un utile sussidio sono le sintesi di storia biblica e le vite di Cristo di autori riconosciuti, quali Ratzinger e Ricciotti. Le ricostruzioni contemporanee della Sua figura storica, come osserva Benedetto XVI nell’introduzione al suo Gesù di Nazareth, non fanno altro, di solito, che descrivere l’idea che l’autore ne aveva in partenza, in base alla quale seleziona e interpreta i dati con “scientifica” acribia. 

In realtà il Gesù storico – ribadisce il Papa – è il Cristo della fede; ammettere una distinzione tra i due – aggiungiamo discretamente – significa rinnegare la fede cattolica e porsi fuori della Chiesa, con evidente e grave pericolo di dannazione eterna. [Mi permetto segnalare quale utile sussidio anche tutta l'opera di Maria Valtorta (sopratutto "L'Evangelo come mi è stato rivelato") quale cammino sicuro per conoscere la nostra fede cattolica. NdR]

Ora, se è indispensabile una retta conoscenza del Signore e della Sua salvifica Parola, è altresì necessario interiorizzarla, sempre con il Catechismo a portata di mano, mediante un’assimilazione vitale che plasmi la coscienza individuale e diventi impulso a comportamenti conformi alla volontà di Dio, riconosciuta e amata quale via di salvezza: «Porrò la mia legge nel loro intimo, la scriverò sul loro cuore» (Ger 31, 33). 
«Conservo nel cuore le tue parole per non offenderti con il peccato. […] Se la tua legge non fosse la mia gioia, sarei perito nella mia miseria. […] La tua parola nel rivelarsi illumina, dona saggezza ai semplici» (Sal 119 [118], 11.92.130). Qui si attua quella sinergia tra l’azione dello Spirito Santo e la collaborazione dell’uomo che si ritrova in tutto l’operare della grazia, conducendo la natura ad una conversione sempre più completa. Una lettura autenticamente spirituale della Bibbia è una lettura amorosa che la bagna di lacrime, lacrime di compunzione per i propri peccati e di gratitudine per la misericordia divina.
Dopo aver posto, esteriormente e interiormente, uno spazio libero tra sé e i propri pensieri, occupazioni e preoccupazioni; dopo aver raccolto tutte le facoltà nel centro del cuore per invocarvi la luce dello Spirito Santo; dopo aver letto lentamente e più volte il testo, meditandolo secondo il metodo prescelto e con l’eventuale aiuto di validi sussidi… piuttosto che trarne arbitrariamente norme di comportamento, del resto già fissate da chi di dovere, o dedurne affrettati propositi irrealistici, per quanto generosi, chiediamo umilmente quella grazia che la Parola stessa ci ha suggerito come la più urgente e necessaria, attivamente disposti a cooperare con essa mediante l’esercizio della virtù corrispondente. 
Se il Signore vorrà, la sincerità e l’intensità della nostra preghiera ci innalzeranno alla Sua santa presenza facendocene gustare l’inesprimibile dolcezza: «… e li disseti al torrente delle tue delizie» (Sal 36 [35], 9).
Simile frequentazione della Sacra Scrittura, per quanto possibile regolare, ci formerà gradualmente ad un dialogo intimo e costante con il Salvatore. 
Non quell’apparente dialogo rivendicato da chi non Lo conosce e che non è altro, in realtà, che un monologo di auto-conferma, ma quel dialogo effettivo, impregnato di timore e riverenza, di chi sa di non essere autore, da solo, se non della propria miseria, essendo debitore di ogni cosa buona all’infinito Amore che non è amato… 
Sì, piangi, anima mia, piangi senza sosta per averlo amato troppo tardi e troppo poco; 
piangi per chi non l’ama, per chi lo offende e lo calpesta, per chi in tal modo si danna già in questa vita; 
piangi per l’insondabile tenerezza che non trova chi la accolga… Questo pianto ti lavi, ti purifichi, ti rigeneri; ti spalanchi le porte dell’abisso, di quell’abisso di misericordia in cui non cade se non chi vuole e non vuol cadere se non chi lo conosce. Tùffati e sprofòndaci senza voler sapere, senza voler capire; quando tornerai in superficie – alla superficie di questo mondo tenebroso che respinge Dio – rivedrai ogni persona portata in grembo dalla divina compassione, ogni cosa abitata dalla divina presenza, ogni fatto disposto dalla divina provvidenza.
 AVE MARIA PURISSIMA!

Domenica 28 Giunio 2015, XIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male».


"Prendete, prendete quest’opera e ‘non sigillatela’, ma leggetela e fatela leggere"
Gesù (cap 652, volume 10), a proposito del
"Evangelo come mi è stato rivelato"
di Maria Valtorta

Domenica 28 Giunio 2015, XIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 5,21-43.
In quel tempo, essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare.
Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi
e lo pregava con insistenza: «La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva».
Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia
e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando,
udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti:
«Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita».
E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male.
Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi mi ha toccato il mantello?».
I discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?».
Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo.
E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità.
Gesù rispose: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male».
Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?».
Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, continua solo ad aver fede!».
E non permise a nessuno di seguirlo fuorchè a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava.
Entrato, disse loro: «Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme».
Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina.
Presa la mano della bambina, le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico, alzati!».
Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore.
Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.
Traduzione liturgica della Bibbia

Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta : Volume 4 Capitolo 230 pagina 20.

Apparsa mentre prego molto stanca e crucciata e perciò proprio nelle peggiori condizioni per pensare a simili cose di mio. Ma stanchezza fisica, mentale e cruccio si sono dileguati al primo apparire del mio Gesù, e scrivo.

Egli è per una strada assolata e polverosa che bordeggia le rive del lago. Si incammina verso il paese circondato da gran folla che l’attendeva di certo e che gli si pigia attorno nonostante che gli apostoli lavorino di braccia e di spalle per fargli largo e alzino la voce per indurre la folla a lasciare un poco di posto.
Ma Gesù non è inquieto per tanta confusione. Più alto di tutta la testa di chi lo circonda, guarda con un dolce sorriso la turba che gli si stringe intorno, risponde ai saluti, accarezza qualche bambino che riesce a insinuarsi fra la siepe degli adulti e giunge a venirgli vicino, posa la mano sul capo degli infanti che le madri sollevano oltre il capo dei presenti perché Egli li tocchi. E cammina intanto. Lentamente, pazientemente in mezzo a questo vocio, e a queste continue pressioni che infastidirebbero chiunque.

2Una voce d’uomo grida «Fate largo, fate largo». È una voce affannata e deve essere conosciuta da molti e rispettata come quella di persona influente, perché la folla si apre, con molta fatica tanto è pigiata, e lascia passare un uomo sulla cinquantina tutto coperto da un vestone lungo e sciolto e con una specie di fazzoletto bianco intorno al capo e ricadente con le falde lungo il viso e il collo.
Giunto davanti a Gesù, si prostra ai suoi piedi e dice: «Oh! Maestro, perché sei stato via tanto tempo? La mia bambina è tanto malata. Nessuno la può guarire. Tu solo sei la speranza mia e della madre. Vieni, Maestro. Ti attendevo con un’ansia infinita. Vieni, vieni subito. La mia unica creatura sta morendo...» e piange.
Gesù posa la mano sul capo dell’uomo piangente, sul capo curvo e scosso dai singhiozzi, e gli risponde: «Non piangere. Abbi fede. La tua bambina vivrà. Andiamo da lei. Alzati! Andiamo!». Queste due ultime parole hanno il tono d’imperio. Prima era il Consolatore. Ora è il Dominatore che parla.
Si rimettono in moto. Gesù ha al fianco il padre piangente e lo tiene per mano. Quando un singhiozzo più forte scuote il pover’uomo, vedo Gesù che lo guarda e gli stringe la mano. Non fa altro, ma quanta forza deve rifluire in un’anima quando si sente trattata così da Gesù!
Prima al posto del padre era Giacomo. Ma Gesù gli ha fatto cedere il posto al povero padre. Pietro è dell’altro lato. Giovanni è di fianco a Pietro e cerca con lo stesso di fare argine alla folla, come fa Giacomo e l’Iscariota dall’altro lato, dopo il padre piangente. Gli altri apostoli sono parte davanti e parte dietro a Gesù. Ma ci vuol altro! Specie i tre di dietro, fra cui vedo Matteo, non ce la fanno a tenere indietro la muraglia viva. Ma quando brontolano un po’ troppo e quasi quasi insultano la folla indiscreta, Gesù volge il capo e dice dolcemente: «Lasciate fare a questi miei piccoli!…».

3Ad un certo momento però si volge di scatto, lasciando anche andare la mano del padre, e si ferma. Si volge non solo col capo. Ma con tutto il corpo. Sembra anche più alto perché ha preso un atteggiamento da re. Col volto e lo sguardo fatto severo, inquisitore, scruta la folla. I suoi occhi hanno lampi, non di durezza ma di maestà.
«Chi mi ha toccato?» chiede. Nessuno risponde. «Chi mi ha toccato, ripeto» insiste Gesù.
«Maestro» rispondono i discepoli, «non vedi come la folla ti pigia da ogni lato? Tutti ti toccano, nonostante i nostri sforzi».
«Chi mi ha toccato per ottenere un miracolo, chiedo. Ho sentito potenza di miracolo uscire da Me perché un cuore l’invocava con fede. Chi è questo cuore?».
Gli occhi di Gesù si chinano due o tre volte, mentre parla, su una donnetta sulla quarantina, molto poveramente vestita e molto sciupata nel volto, la quale cerca di eclissarsi nella folla, di farsi inghiottire dalla calca. Quegli occhi le devono bruciare addosso. Comprende che non può sfuggire e torna avanti e gli si butta ai piedi, quasi col volto nella polvere, le mani protese che però non osano toccare Gesù.
«Perdono. Sono io. Ero malata. Dodici anni che ero malata! Sfuggita da tutti! Mio marito mi ha abbandonata. Ho speso tutto il mio avere per non essere considerata obbrobrio, per vivere come vivono tutti. Ma nessuno ha potuto guarirmi. Lo vedi, Maestro? Sono una vecchia anzi tempo. La forza è defluita da me col mio flusso inguaribile, e la mia pace con essa. M’han detto che Tu sei buono. Me l’ha detto uno che è stato guarito da Te della sua lebbra e che per essere stato tanti anni sfuggito da tutti non ha avuto schifo di me. Non ho osato dirlo prima. Perdono! Ho pensato che solo se ti avessi toccato sarei guarita. Ma non ti ho reso immondo. Ho appena sfiorato il lembo della tua veste là dove striscia al suolo, sulle lordure del suolo... Sono io pure lordura... Ma son guarita, che Tu sia benedetto! Nel momento che ti ho toccato la veste il mio male è cessato. Sono tornata come tutte. Non sarò più schivata da tutti. Mio marito, i miei figli, i parenti potranno stare con me, li potrò accarezzare. Sarò utile alla mia casa. Grazie, Gesù, Maestro buono. Che Tu sia benedetto in eterno!».
Gesù la guarda con bontà infinita. Le sorride. Le dice: «Va’ in pace, figlia. La tua fede ti ha salvata. Sii guarita per sempre. Sii buona e felice. Va’».

4Mentre parla ancora, sopraggiunge un uomo, direi un servo, il quale si rivolge al padre che è stato tutto quel tempo in una attesa rispettosa ma tormentosa come fosse sulla brace. «Tua figlia è morta. Inutile importunare più il Maestro. Il suo spirito l’ha lasciata e già le donne ne fanno i lamenti. La madre ti manda a dire ciò e ti prega di venire subito».
Il povero padre ha un gemito. Si porta le mani alla fronte e se la stringe comprimendosi gli occhi e curvandosi come fosse colpito.
Gesù, che pare non debba vedere e udire nulla, intento come è ad ascoltare e rispondere con la donna, si volge invece e pone la mano sulle spalle curve del povero padre. «Uomo, ti ho detto: abbi fede. Ti ripeto: abbi fede. Non temere. La tua bambina vivrà. Andiamo da lei». E si incammina tenendo stretto a Sé l’uomo annichilito.
La folla, davanti a quel dolore e alla grazia già avvenuta, si ferma intimorita, si divide, lascia camminare speditamente Gesù e i suoi, e poi segue come scia la Grazia che passa.
Si fanno così un cento metri circa, forse più - non sono calcolatrice - e si entra sempre più al centro del paese.

5Un affollamento di gente è davanti ad una casa di civile condizione e commenta a voce alta e stridula l’accaduto, rispondendo a più alti stridi che escono dalla porta spalancata. Sono stridi trillati, acuti, tenuti su una nota monocorde, e sembrano diretti da una voce più acuta che fa da a solo, e alla quale rispondono prima un gruppo di voci più esili, poi un altro di voci più piene. Un baccano da far morire anche chi sta bene.
Gesù ordina ai suoi di sostare davanti all’uscio e chiama con Sé Pietro, Giovanni e Giacomo. Entra con questi in casa tenendo sempre stretto per un braccio il padre piangente. Sembra voglia infondergli la certezza che Egli è lì per farlo felice, con quella stretta.
Le... piangenti (io le chiamerei: le urlatrici) nel vedere il capo di casa e il Maestro raddoppiano il gridio. Battono le mani, scuotono dei tamburelli, percuotono dei triangoli, e su questa... musica appoggiano i loro lamenti.
«Tacete» dice Gesù. «Non occorre piangere. La fanciulla non è morta, ma dorme».
Le donne gettano gridi più forti e alcune si rotolano per terra, si graffiano, si strappano i capelli (o meglio: ne fanno mostra) per mostrare che è proprio morta. I suonatori e gli amici scuotono il capo davanti all’illusione di Gesù. Loro la credono tale.
Ma Egli ripete un: «Tacete!» talmente energico che il baccano, se non cessa del tutto, diviene brusio. E passa oltre.

6Entra in una cameretta. Sul letto è stesa una fanciulla morta. Magra, pallidissima, ella giace già vestita e coi bruni capelli accomodati con cura. La madre piange presso quel lettino dal lato destro e bacia la cerea manina della morta.
Gesù... come è bello ora! Come poche volte l’ho visto! Gesù si accosta sollecito. Pare che scivoli sul pavimento, in volo, tanto si affretta a quel letticciuolo. I tre apostoli restano contro la porta che chiudono in faccia ai curiosi. Il padre si ferma ai piedi del letto.
Gesù va alla sinistra del lettuccio, tende la mano sinistra e prende con questa la manina abbandonata della morticina. La mano sinistra. Ho visto bene. È la mano sinistra tanto di Gesù che della bambina. Alza il braccio destro portando la mano aperta sino all’altezza della spalla e poi l’abbassa con l’atto di uno che giura o comanda. Dice: «Fanciulla, Io te lo dico. Alzati!».
Un attimo in cui tutti, meno Gesù e la morta, restano sospesi. Gli apostoli allungano il collo per vedere meglio. Il padre e la madre guardano con occhi straziati la loro creatura. Un attimo. Poi un sospiro alza il petto della morticina. Un lieve colore monta al visetto cereo e ne annulla le lividure di morte. Un sorriso si disegna sulle labbra pallide prima ancora che gli occhi si aprano, come la fanciulla facesse un bel sogno. Gesù le tiene sempre la mano nella sua mano. La bambina apre dolcemente gli occhi, li gira intorno come se si svegliasse allora. Vede per primo il volto di Gesù che la fissa coi suoi splendidi occhi e le sorride con bontà che incoraggia, e gli sorride.
«Alzati» ripete Gesù. E scosta con la sua mano gli apparati funebri che erano sparsi sul lettuccio e ai lati (fiori, veli, ecc. ecc.) e l’aiuta a scendere, le fa fare i primi passi tenendola sempre per mano.
«Datele da mangiare, ora» ordina. «Essa è guarita. Dio ve l’ha resa. Ringraziatelo. E non dite a nessuno ciò che è accaduto. Voi sapete che era avvenuto di lei. Avete creduto e avete meritato il miracolo. Gli altri non hanno avuto fede. Inutile cercare di persuaderli. A chi nega il miracolo Dio non si mostra. E tu, fanciulla, sii buana. Addio! La pace sia a questa casa». Ed esce rinchiudendo l’uscio dietro di Sè.
La visione cessa.

Le dirò che i due punti in cui essa mi ha particolarmente letificata sono stati quelli in cui Gesù cerca nella folla chi l’ha toccato e soprattutto quando, ritto presso la morticina, le prende la mano e le ordina di alzarsi. La pace, la sicurezza è entrata in me. Non è possibile che un Pietoso suo pari e un Potente non possa avere pietà di noi e vincere il Male che ci fa morire.
Gesù per ora non commenta, come non dice nulla su altre cose. Mi vede quasi morta e non giudica opportuno che io stia meglio questa sera. Sia fatto come Egli vuole. Sono felice abbastanza nell’avere in me la sua visione.

Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta ©Centro Editoriale Valtortiano http://www.mariavaltorta.com/

AMDG et BVM

venerdì 26 giugno 2015

Novena alla Madonna del Perpetuo Soccorso

Novena alla Madonna del Perpetuo Soccorso(nella Tradizione Redentorista Italiana)
L’antica icona della Madre del Perpetuo Soccorso è venerata a Roma nella Chiesa di sant’Alfonso, in Via Merulana. Pio IX l’ha affidata ai Redentoristi, che l’hanno diffusa in tutto il mondo. Oltre alla Novenna precedente la festa del 27 giugno, nelle chiese e nei santuari che venerano la Madre del Perpetuo Soccorso si celebra con solennità, ogni settimana, la Novena Perpetua, detta così perché si può fare ininterrottamente in ogni tempo.
CantoInvoca soccorso il popol fedel,
che a te fa ricorso, Regina del ciel.
Ave, ave, ave Maria!

* Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.   R. Amen.
* Il Signore sia con voi.
R. E con il tuo spirito.
* Preghiamo.
Signore Gesù Cristo, che ci hai dato per madre, sempre pronta a soccorrerci, la tua stessa Madre Maria, della quale veneriamo la celebre immagine, fa’ che, implorando assiduamente il suo materno soccorso, meritiamo di godere perpetuamente i frutti della tua redenzione. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
R. Amen.
Preghiera della Novena Perpetua

1. O Madre del Perpetuo Soccorso, * con la più grande fiducia * ci prostriamo oggi davanti alla tua santa immagine * per implorare il tuo aiuto. * Non confidiamo nei nostri meriti e nelle nostre opere, * ma nei meriti infiniti di Gesù Cristo * e nel tuo materno, invincibile amore.*
Tu hai visto le piaghe del Redentore * e il suo sangue sparso sulla croce per la nostra salvezza. * E’ il tuo Figlio morente * che ti ha dato a noi per madre.. * E non sei tu, o Maria, * che hai scelto il dolce titolo di nostra Perpetua Soccorritrice? *
O Madre del Perpetuo Soccorso, * per la dolorosa passione e morte di Gesù, * per le indescrivibili sofferenze del tuo Cuore, * ti supplichiamo ardentemente di ottenerci dal Signore quelle grazie, * che tanto desideriamo e delle quali abbiamo tanto bisogno.
(breve pausa: ognuno pensa alla grazia che più desidera)Tu sai, o Madre benedetta, * quanto è grande il desiderio che ha Gesù Redentore * di donare a noi tutti i frutti della sua Redenzione. * Tu sai che questi tesori * sono stati deposti nelle tue mani, * perché a noi li dispensassi.
Ottienici dunque, benignissima Madre, dal Cuore di Gesù, * le grazie da noi in questa novena umilmente domandate, * e noi canteremo felici le tue misericordie per tutta l’eternità. * Maria, Madre del Perpetuo Soccorso, * prega per noi.
Ave Maria…CantoLe mani amorose che stringon Gesù
protendi pietose ai figli quaggiù.
Ave, ave, ave Maria!

2. Ti preghiamo , o Madre, per tutti i nostri fratelli, * in particolare per quelli che sono qui riuniti sotto il tuo sguardo pietoso. * Ti preghiamo per la santa Chiesa, * per tutta l’umanità e per la conversione dei peccatori. *
Guarda, o Regina dell’universo, * come è grande il numero dei bisognosi, * dei sofferenti, * dei tribolati. * Vedi come sono difficili i nostri tempi. * Non sei forse tu la Madre del Perpetuo Soccorso? * l’onnipotenza supplichevole? * la speranza dei miseri? * A te non manca né potenza né bontà * per soccorrerci in ogni nostra necessità. * L’ora attuale è davvero l’ora tua! * Soccorrici dunque subito, * soccorrici continuamente, * soccorrici in vita e in morte. *
Ti raccomandiamo ora coloro che soffrono* nel corpo e nello spirito. * Mòstrati, come ti saluta la Chiesa, * Salute, Consolazione, Speranza degli infermi. * Maria, Madre del Perpetuo Soccorso, * soccorri tutti i nostri ammalati. * Così sia.
Ave Maria…CantoChi soffre, chi geme, ti chiede mercé,
ripone sua speme, o Vergine in te.
Ave, ave, ave Maria!

Supplica alla Madre del Perpetuo Soccorso

O Vergine del Perpetuo Soccorso, santa Madre del Redentore, soccorri il tuo popolo che anela a risorgere, dona a tutti la gioia di camminare nella consapevole e attiva solidarietà con i più poveri, annunciando in modo nuovo e coraggioso il Vangelo del tuo Figlio, fondamento e culmine di ogni umana convivenza, che aspira ad una pace vera, giusta e duratura.
Come il bambino Gesù, che ammiriamo in questa venerata icona, anche noi vogliamo stringere la tua destra.
A te non manca né potenza, né bontà per soccorrerci in ogni necessità e in ogni bisogno. Quella attuale è l’ora tua! Vieni dunque in nostro aiuto e sii per tutti noi rifugio e speranza. Amen. (b. Giovanni Paolo II).

Links internazionali per la Novena alla Madonna del Perpetuo Soccorso

ROSARIUM BEATAE MARIAE VIRGINIS

00407-n-4009-aosta-2009

Mysteria Gaudii
Introductio
V. Deus in adiutórium meum inténde
R. Dómine, ad adiuvándum me festina
Gloria Patri
Gloria Patri, et Filio, et Spirítui Sancto.
Sicut erat in principio, et nunc, et semper,
Et in saecula saeculórum. Amen.
Primum mysterium: Angelus Dómini nuntiávit Mariae
Pater Noster
Pater noster, qui es in caelis: sanctificétur nomen tuum;
Advéniat regnum tuum; fiat volúntas tua, sicut in caelo et in terra.
Panem nostrum quotidiánum da nobis hódie;
Et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttumus debitóribus nostris;
Et ne nos indúcas in tentatiónem, sed líbera nos a malo.
Ave Maria (10)
Ave Maria, grátia plena, Dóminus tecum;
Benedícta tu in mulieribus,
Et bendíctus fructus ventris tui, Iesus.
Sancta María, Mater Dei,
Ora pro nobis peccatóribus,
Nunc et in hora mortis nostrae.
Gloria Patri
Gloria Patri, et Filio, et Spirítui Sancto.
Sicut erat in principio, et nunc, et semper,
Et in saecula saeculórum. Amen.
Secundum mysterium: María Elísabeth vísitat
1 PATER NOSTER – 10 AVE MARIA – 1 GLORIA
Tertium mysterium: Iesus in Béthleem náscitur
1 PATER NOSTER – 10 AVE MARIA – 1 GLORIA
Quartum mysterium: Puer Iesus in templo praesentátur
1 PATER NOSTER – 10 AVE MARIA – 1 GLORIA
Quintum mysterium: Puer Iesus in templo invenítur
1 PATER NOSTER – 10 AVE MARIA – 1 GLORIA
Salve Regina
Salve Regina, mater misericódiae; vita, dulcédo et spes nostra, salve.
Ad te clamámus, éxsules filii Hévae; ad te suspirámus, geméntes et fléntes in hac lacrimárum valle.
Éia érgo, Advocáta nostra, íllos túos misericórdes oculos ad nos convérte.
Et Iesum, benedíctum fructum ventris tui, nobis post hoc exsílium osténde.
O clémens, o pia, o dulcis Virgo Maria.
Litaniae Lauretanae
Kyrie, eléison.
Christe, eléison.
Kyrie, eléison.
Christe, áudi nos.
Christe, exáudi nos.
Páter de caelis, Deus,
Fíli, Redémptor mundi, Deus,
Spíritus Sáncte, Deus,
Sancta Trínitas, únus Deus,
Sancta Maria,
Sancta Déi Génitrix,
Sancta Vírgo Vírginum,
Mater Christi,
Mater Ecclesiae,
Mater Divínae gratiae
Mater purissima,
Mater castissima,
Mater inviolata,
Mater intemerata,
Mater amabilis,
Mater admirabilis,
Mater boni consílii,
Mater Creatóris,
Mater Salvatóris,
Virgo prudentissima,
Virgo veneranda,
Virgo praedicanda,
Virgo pótens,
Virgo clémens,
Virgo fidélis,
Spéculum iustítiae,
Sédes sapiéntiae,
Causa nóstrae laetítiae,
Vas spirituale,
Vas honorabile,
Vas insígne devotiónis,
Rosa mystica,
Turris Davídica,
Turris ebúrnea,
Domus áurea,
Foéderis arca,
Iánua caeli,
Stella matutina,
Sálus infirmórum,
Refúgium peccatórum,
Consolatrix afflictórum,
Auxílium Christianórum,
Regina Angelórum,
Regina Patriarchárum,
Regina Prophetárum,
Regina Apostolórum,
Regina Mártyrum,
Regina Confessórum,
Regina Vírginum,
Regina Sanctorum ómnium,
Regina sine labe originali concepta,
Regina in caelum assúmpta,
Regina Sanctíssimi Rosarii,
Regina familiae,
Regina pacis,
Ágnus Dei,
qui tóllis peccáta múndi,
Ágnus Dei,
qui tóllis peccáta mundi,
Ágnus Dei, qui tóllis peccata mundi,
Ora pro nobis, Sancta Dei Génitrix,
ut digni efficiamur promissionibus Christi.
Orémus
Deus, cuius Unigénitus per vitam, mortem et resurrectionem suam nobis salutis aeternae praemia comparavit: concede, quaesumus, ut, haec mysteria sactissimo Beatae Mariae Virginis Rosario recoléntes, et imitémur quod continent, et quod prmittunt, assequamur.
Per Christum Dóminum nostroum.
Amen
Dóminus vobiscum
Et cum spiritu tuo
Sit nomen Dómini benedictum
Ex hoc nunc et usque in saeculum
Adiutorium nostrum in nomine Dómine
Qui fecit caelum et terram
Benedicat vos omnipotens Deus,
Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen