venerdì 27 settembre 2013

La dramma perduta


Le parabole di Gesù
(014)

La dramma perduta (241.7)

Gesù inizia a parlare:
"Una donna aveva dieci dramme nella sua borsa. Ma in un movimento la borsa cadde dal seno, aprendosi, e le monete ruzzolarono per terra. Ella le raccolse con l'aiuto delle vicine presenti e le contò. Erano nove. La decima era introvabile.
Dato che era prossima la sera e la luce mancava, la donna accese la lampada, la posò al suolo e presa una scopa si dette a scopare attentamente per vedere se era ruzzolata lontano dal luogo dove era caduta.
Ma la dramma non si trovava. Le amiche se ne andarono stanche di ricerche. La donna spostò allora il cassapanco, la scansia, il cofano pesante, smosse le anfore e gli orcioli posati nella nicchia del muro. Ma la dramma non si trovava.
Allora si pose carponi e cercò nel mucchio delle spazzature, messo contro la porta di casa, per vedere se la dramma era rotolata fuori di casa, mescolandosi agli avanzi delle verdure. E trovò infine la dramma tutta sporca, sepolta quasi dalle spazzature ricadute su di essa.
La donna giubilante la prese, la lavò, l'asciugò. Era più bella di prima, ora. E la mostrò alle vicine che ha chiamato di nuovo a gran voce, e che si erano ritirate dopo averla aiutata nelle prime ricerche dicendo: <Ecco! Vedete? Voi mi consigliavate di non faticare più. Ma io ho insistito e ho ritrovato la dramma perduta. Rallegratevi perciò con me che non ho avuto il dolore di perdere uno solo dei miei tesori>. Anche il Maestro vostro, e con Lui i suoi apostoli, fa come la donna della parabola..."


L'Angelo con la chiave e la catena.

Madonna del santo Rosario
E. Murillo

In occasione delle prossime ricorrenze mariane del 7 e 13 ottobre mi piace offrire alla vostra riflessione due Messaggi bellissimi e di gran conforto: Alzate gli occhi al cielo   e  L'Angelo con la chiave e la catena.
*

Blumenfeld (Germania), 7 ottobre 1992. 
Festa della Madonna del Rosario.



L'Angelo con la chiave e la catena.



«Oggi ti trovi qui, nella sede del mio Movimento della Germania, per fare un Cenacolo con i sacerdoti ed i fedeli consacrati al mio Cuore Immacolato.
Mi venerate come la Madonna del Santo Rosario. 
Il Rosario è la mia preghiera; è la preghiera che Io sono venuta dal cielo a domandarvi, perché è l'arma che dovete usare in questi tempi della grande battaglia ed è il segno della mia sicura vittoria.

La mia vittoria si compie quando Satana, con il suo potente esercito di tutti gli spiriti infernali, verrà chiuso dentro il suo regno di tenebre e di morte, da dove non potrà più uscire per nuocere nel mondo.
Per questo deve scendere dal cielo un Angelo, a cui viene data la chiave dell'Abisso ed una catena con la quale legherà il grande drago, il serpente antico, Satana con tutti i suoi seguaci.


L'Angelo è uno Spirito, che viene inviato da Dio, per compiere una particolare missione.
Io sono la Regina degli Angeli, perché entra nel mio stesso disegno quello di essere inviata dal Signore a compiere la più grande ed importante missione di vincere Satana.
Infatti, già dal principio, sono preannunciata come Colei che è nemica del serpente, Colei che lotta contro di lui, Colei che alla fine gli schiaccerà il capo.
"Porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua e la sua discendenza. Essa ti schiaccerà il capo, mentre tenterai di mordere il suo calcagno". (Gen. 3, 15)
La mia discendenza è Cristo.
In Lui, che ha operato la Redenzione e vi ha liberati dalla schiavitù di Satana, si compie la mia completa vittoria.
Per questo a Me è affidata la chiave, con cui è possibile aprire e chiudere la porta dell'Abisso.


La Chiave è il segno del potere che ha chi è signore e padrone di un luogo, che gli appartiene.
In questo senso colui che possiede la chiave del creato è solo il Verbo incarnato, perché per mezzo di Lui tutto è stato fatto, e perciò Gesù Cristo è il Padrone ed il Re di tutto l'universo, cioè del cielo, della terra e dell'abisso.

Solo mio figlio Gesù possiede la chiave dell'abisso, perché è lui stesso la Chiave di Davide, che apre e nessuno può chiudere, che chiude e nessuno può aprire. (cf. Ap. 3, 7)
Gesù consegna questa chiave, che rappresenta il suo divino potere, nella mia mano, perché come Madre sua, mediatrice fra voi e mio Figlio, è stato affidato a Me il compito di vincere Satana e tutto il suo potente esercito del male.
È con questa chiave che Io posso aprire e chiudere la porta dell'abisso.

La catena, con cui il grande Drago deve essere legato, è formata dalla preghiera fatta con Me e per mezzo di Me.
Questa preghiera è quella del Santo Rosario.
Una catena infatti ha il compito prima di limitare l'azione, poi di imprigionare ed infine di rendere vana ogni attività di colui che viene con essa legato.

- La catena del Santo Rosario ha anzitutto il compito di limitare l'azione del mio Avversario.
Ogni Rosario, che voi recitate con Me, ha come effetto di restringere l'azione del Maligno, di sottrarre le anime dal suo malefico influsso e di dare maggiore forza alla espansione del bene
nella vita di tanti miei figli.

- La catena del Santo Rosario ha anche l'effetto di imprigionare Satana, cioè di rendere impotente la sua azione e di diminuire ed indebolire sempre di più la forza del suo diabolico potere.
Per questo ogni Rosario recitato bene è un duro colpo dato alla potenza del male, è una parte del suo regno che viene demolita.

- La catena del Santo Rosario ottiene infine il risultato di rendere Satana completamente inoffensivo.
Il suo grande potere viene distrutto.
Tutti gli spiriti maligni sono cacciati dentro lo stagno di fuoco e di zolfo, viene da Me chiusa la porta con la chiave della Potenza di Cristo, e così non potranno più uscire nel mondo per nuocere alle anime.

Comprendete ora, miei figli prediletti perché, in questi tempi ultimi della battaglia fra Me, Donna vestita di sole, ed il grande Drago, Io vi domando di moltiplicare ovunque i Cenacoli di preghiera, con la recita del santo Rosario, la meditazione della mia parola e la vostra consacrazione al mio Cuore Immacolato. (cf. Ap. 12, 1-3)
Con essi voi date alla Mamma Celeste la possibilità d'intervenire a legare Satana, perché possa adempiere così alla mia missione di schiacciargli la testa, cioè di sconfiggerlo per sempre, chiudendolo dentro il suo abisso di fuoco e di zolfo.

L'umile e fragile corda del santo Rosario forma la forte catena con cui renderò mio prigioniero il tenebroso dominatore del mondo, il nemico di Dio e dei suoi servi fedeli.

Così ancora una volta la superbia di Satana verrà sconfitta dalla potenza dei piccoli, degli umili, dei poveri.

Mentre oggi vi annuncio che è vicina questa mia grande vittoria, che vi porterà alla vostra sicura liberazione, vi dono il conforto della mia materna presenza fra voi e vi benedico».

SEI TUTTA BELLA , O MARIA!

Alzate gli occhi al cielo.



In occasione delle prossime ricorrenze mariane del 7 e 13 ottobre mi piace offrire alla vostra riflessione due Messaggi bellissimi e di gran conforto: Alzate gli occhi al cielo  +  L'Angelo con la chiave e la catena.

Milano, 13 ottobre 1992. 
75° anniversario della ultima apparizione di Fatima.

Alzate gli occhi al cielo.

«"Alzate gli occhi al cielo", dissi alla piccola Lucia, al termine della mia ultima apparizione, avvenuta il 13 ottobre 1917, in Fatima nella povera Cova da Iria. Ed essa, rivolgendosi ad una innumerevole folla, invitava tutti a guardare verso il sole.

Iniziava quel fenomeno straordinario, visto da tutti con profonda commozione, e descritto come "il miracolo del sole".
Era la conferma della verità delle mie Apparizioni.
Era il segno, per indicare a tutti, che la vostra Mamma Celeste era discesa dal cielo come "la Donna vestita di sole".



Alzate gli occhi al cielo, vi ripeto oggi, in cui state vivendo gli avvenimenti che in Fatima vi sono stati da me predetti.


- Alzate gli occhi dal mondo in cui vivete, tanto corrotto, inaridito dall'egoismo, dall'odio, dal peccato e da una così vasta empietà.


- Alzate gli occhi da questa umanità, posseduta dallo Spirito del male, che ha costruito una civiltà senza Dio e che si prostra in adorazione davanti ai falsi idoli del denaro e del piacere,
dell'orgoglio e della superbia, della violenza e della impurità.


- Alzate gli occhi dai tempi, che state vivendo, della dolorosa purificazione e della grande tribolazione.
Questi vostri tempi sono cattivi, perché i cuori degli uomini sono diventati cattivi, chiusi, freddi, duri e pervasi da una grande aridità.
Sul vostro mondo, su questa umanità, in questi tempi, Satana ha instaurato il suo regno e domina da sicuro padrone.
Le forze del Male, con l'aiuto delle potenze tenebrose dell'ateismo e della massoneria, hanno ottenuto la loro vittoria.
Che dovete fare voi miei poveri figli, esposti a così grandi pericoli e tanto amati e protetti dalla vostra Mamma Celeste?


Alzate gli occhi al cielo, perché la vostra liberazione è vicina.
(Lc 21,28)
Dal cielo verrà a voi la nuova era di luce e di santità.
Dal cielo verrà a voi la sconfitta definitiva di Satana e di tutto il suo potente esercito del male. (cf. Apoc. 19, 11)
Dal cielo verrà a voi il Cristo, nello splendore della sua gloria, cavalcando il cavallo bianco del suo divino potere.


Oggi, mentre ricordate l'anniversario dell'apparizione della vostra Mamma Celeste come la Donna vestita di sole, vi invito tutti ad alzare gli occhi al cielo, perché "nel cielo aperto apparve un cavallo bianco. Colui che lo cavalcava è chiamato Fedele e Verace, perché giudica e combatte con giustizia.
I suoi occhi brillano come il fuoco: ha molti diademi sul capo e porta scritto un nome che Egli solo conosce. È vestito di un mantello bagnato di sangue. Il suo nome è: Il Verbo di Dio.
Le schiere celesti lo seguono su cavalli bianchi, vestite di bianco, di puro lino finissimo.
Dalla sua bocca esce una spada affilata, per colpire con essa i popoli.
Egli li governerà con un bastone di ferro e pigerà nel tino il vino, che rappresenta il terribile castigo di Dio, Dominatore dell'universo.
Sul mantello e sulla coscia porta scritto il suo nome: Re dei re e Signore dei signori". (Ap. 19, 11-16)




Alzate dunque gli occhi al cielo, miei prediletti e figli a Me consacrati, perché, sulle nubi luminose, verrà a voi mio figlio Gesù, nello splendore della sua gloria, per instaurare fra voi il suo Regno di amore, di santità, di giustizia e di pace».


Cor humillimum, purissimum,
obedientissimum Mariae, 
ora pro nobis.

giovedì 26 settembre 2013

«Siate forti, carissimi, e rallegratevi nel Signore. Non vogliate essere tristi, perché siete in pochi, ...



5. ....... un sacerdote della città di Assisi, chiamato Silvestro, uomo di onorata condotta, ebbe dal Signore una visione, che non va taciuta.

Silvestro, giudicando secondo il criterio degli uomini, aveva in orrore il modo di vivere seguito da Francesco e dai suoi frati. Ma la grazia celeste rivolse a lui il suo sguardo e lo visitò, perché non venisse a trovarsi in pericolo a causa di quel suo giudizio privo di fondamento.
Vide, dunque, in sogno, tutta la città di Assisi circondata da un grande dragone, che con la sua sterminata grandezza sembrava minacciare lo sterminio a tutta la regione. Dopo di ciò, vedeva uscire dalla bocca di Francesco una croce tutta d'oro, che con la punta toccava il cielo e con le braccia, protese per il largo, sembrava estendersi fino alle estremità del mondo. Questa apparizione fulgentissima metteva definitivamente in fuga il dragone fetido e orrendo.

Questo spettacolo gli fu mostrato per tre volte. Egli comprese, allora, che si trattava di un messaggio divino e riferì tutto ordinatamente all'uomo di Dio e ai suoi frati, e dopo non molto tempo lasciò il mondo e seguì la via di Cristo con grande perseveranza, rendendo autentica, mediante la condotta da lui tenuta nell'Ordine, la visione che aveva avuto nel secolo.


6. All'udire quella visione, l'uomo di Dio non si lasciò trascinare dalla vana gloria degli uomini, ma, riconoscendo la bontà di Dio nei suoi benefici, si sentì più fortemente animato a combattere la malizia dell'antico nemico e a predicare la gloria della croce di Cristo.

Un giorno, mentre, ritirato in luogo solitario, piangeva ripensando con amarezza al suo passato, si sentì pervaso dalla gioia dello Spirito Santo, da cui ebbe l'assicurazione che gli erano stati pienamente rimessi tutti i peccati.
Rapito fuori di sé e sommerso totalmente in una luce meravigliosa che dilatava gli orizzonti del suo spirito, vide con perfetta lucidità l'avvenire suo e dei suoi figli.

Dopo l'estasi, ritornò dai frati e disse loro: «Siate forti, carissimi, e rallegratevi nel Signore. Non vogliate essere tristi, perché siete in pochi, e non vi faccia paura la mia o la vostra semplicità; poiché, come il Signore mi ha mostrato con una visione veritiera, Iddio ci farà diventare una grande moltitudine e la sua grazia e la sua benedizione ci faranno crescere in molti modi».


CAPITOLO III L'ISTITUZIONE DELLA RELIGIONE E L'APPROVAZIONE DELLA REGOLA. dalla vita di san Francesco, di san Bonaventura



INDIMENTICABILE-INOLVIDABLE! Ecco un'altra pagina magistrale del nostro Giovannino G.



96. Scrive Giovannino Guareschi (1908-1968) in un’immaginaria lettera indirizzata a don Camillo: 

Don Camillo, perché si rifiuta di capire? Perché, quando il giovane prete inviatoLe dall'Autorità Superiore Le ha spiegato che bisognava  ripulire la chiesa e vendere angeli, candelabri, Santi, Cristi, Madonne e tutte le altre paccottiglie fra le quali anche il  Suo famoso Cristo Crocifisso, perché, dico, Lei lo ha agguantato per gli stracci sbatacchiandolo contro il muro? 

Non ha capito che sono in ballo i più sacri princìpi dell'economia? Che sono in ballo miliardi e miliardi e la stessa sacra Integrità della Moneta? Quale famiglia "bene", oggi, vorrebbe privarsi del piacere di adornare la propria casa con qualche oggetto sacro? Chi può rinunciare ad avere in anticamera un San Michele adibito ad attaccapanni, o in  camera da letto una coppia d'angeli dorati come lampadario, o in soggiorno un Tabernacolo come piccolo bar? (…)

La Chiesa non può più estraniarsi dalla vita dei laici e ignorarne i problemi. Don Camillo, non mi faccia perdere il  segno. Lei, dunque, è nei guai, ma la colpa è tutta Sua. Sappiamo ogni cosa: il pretino inviatoLe dai Superiori Le ha 
proposto -demolito il vecchio altare- di sostituirlo non con una comune Tavola, ma col banco da falegname che il  compagno Peppone gli aveva vilmente fatto offrire in dono suggerendogliene l'utilizzazione. (…) 

Don Camillo, si tratta di un prete giovane, ingenuo, pieno di commovente entusiasmo. Perché non ne ha tenuto conto e ha cacciato il  pretino fuori dalla chiesa a pedate nel sedere? (…) Don Camillo, le cose si vengono a sapere. 

Lei - ricordando le parole del pretino - ha spiegato che, adesso, la Messa deve essere celebrata così e il vecchio Antonio Le ha risposto:  «Ho novantacinque anni e, per quel poco o tanto che ho ancora da vivere, mi basta la scorta di Messe in latino che mi son fatto in novant'anni». «Roba da matti» ha aggiunto la vecchia Romilda. «Questi cittadini vorrebbero farci credere che Dio non capisce più il latino!» «Dio capisce tutte le lingue» ha risposto Lei. «La Messa viene celebrata in italiano perché dovete capirla voi. E, invece di assistervi passivamente, voi partecipate al sacro rito assieme al sacerdote.» «Che mondo» ha ridacchiato Antonio. «I preti non ce la fanno più a dire la Messa da soli e vogliono farsi aiutare da noi! Ma noi dobbiamo pregare, durante la Messa!» «Appunto, così pregate tutti assieme, col prete» ha tentato di spiegare Lei. Ma il vecchio Antonio ha scosso il capo: «Reverendo, ognuno prega per conto suo. Non si può pregare in comuniorum. Ognuno ha i suoi fatti personali da confidare a Dio. E si viene in chiesa apposta perché Cristo è presente nell'Ostia consacrata e, quindi, lo si sente più vicino. Lei faccia il suo mestiere, Reverendo, e noi facciamo il nostro. Altrimenti se Lei è uguale a noi a che cosa serve più il prete? Per presiedere un'assemblea sono capaci tutti. Io non sono forse presidente della cooperativa boscaioli? E poi: perché ha portato via dalla chiesa tutte le cose che avevamo offerto a Dio noi, coi nostri sudati quattrini? Per scolpire quel Sant'Antonio di castagno che lei ha portato in solaio, mio padre ci ha messo otto anni. Si capisce che lui non era un artista, ma ci ha impiegato tutta la sua passione e tutta la sua fede. Tanto è vero che, siccome lui e la mia povera madre non potevano avere figli, appena finita e benedetta la statua, Sant'Antonio gli ha fatto la grazia e sono nato io. Se lei vuole fare la rivoluzione, la vada a fare a casa sua, reverendo». Don Camillo, io capisco quello che Lei ha dovuto provare. Ma la colpa è Sua se si è invischiato in questi guai. (…) Balaustra, angeli, candelabri, ex voto, statue di Santi, Madonnine, quadri e quadretti, Tabernacolo e tutti gli altri arredi sacri sono stati venduti e il ricavato è servito per sistemare la chiesa, per l'impianto stereofonico, dei microfoni, degli altoparlanti, del riscaldamento, eccetera. Anche il famoso Cristo è stato venduto perché troppo ingombrante, incombente, spettacolare e profano. Però metta il cuore in pace: tutta la roba non è andata lontano. L'ha comprata il vecchio notaio Piletti che l'ha portata e sistemata nella cappella privata della sua villa del Brusadone. 


Manca soltanto la balaustra dell'altar maggiore: l'ha comprata Peppone e dice che ci farà il balcone della Casa del Popolo. Però mi risulta che colonnine e ogni altro pezzo della balaustra sono stati imballati, incassati uno per uno con gran cura e riposti in luogo sicuro. Lei sa che, per quanto mi conosca come uno stramaledetto reazionario nemico del popolo, Peppone con me si lascia andare e m'ha fatto capire che sarebbe disposto a trattare. Vorrebbe, in cambio della balaustra, il mitra che Lei gli ha fregato nel 1947. Dice che non ha la minima intenzione di usarlo perché oramai anche lui è convinto che i clericali riusciranno a fregare i comunisti mandandoli al potere senza dar loro la soddisfazione di fare la rivoluzione. Lo rivuole perché è un ricordo.


Don Camillo, io sono certo che quando Lei fra poco tornerà (…) troverà tutte le Sue care cianfrusaglie perfettamente  sistemate nella chiesetta del notaio. E potrà celebrare una Messa Clandestina per i pochi Suoi amici fidati. Messa in latino, si capisce, e con tanti oremus e kirieleison. Una Messa all'antica, per consolare tutti i nostri morti che, pure non conoscendo il latino, si sentivano, durante la Messa, vicini a Dio, e non si vergognavano se, udendo levarsi gli 
antichissimi canti, i loro occhi si riempivano di lacrime. Forse perché, allora, il Sentimento e la Poesia non erano peccato e nessuno pensava che il dolce, eternamente giovane «volto della Sposa di Cristo» potesse mostrare macchie 
o rughe. (…) Don Camillo, tenga duro: quando i generali tradiscono, abbiamo più che mai bisogno della fedeltà dei soldati...




97. Il beato Contardo Ferrini (1859-1902) si recava a Messa ogni mattina, già da giovane, con un suo fratellino. 
Un giorno, dopo la Messa celebrata da un sacerdote ottantenne, il fratellino chiese a Contardo: “Come mai un sacerdote ottantenne –celebrando la Messa di san Pio V- dice: ‘ad Deum qui laetificat juventutem meam?”. Il beato Contardo, battendo la mano sul fratellino, rispose: “Devi sapere, caro Giovannino, che chi è in grazia di Dio è sempre giovane!”