lunedì 19 maggio 2014

L'inferno

"O Gesù perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell'inferno, porta in Cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della Tua misericordia"


in Garagoa – Colombia


L'inferno

1) Oliva adorò Gesù baciandogli i piedi.
     << Ella racconta: “Non so cosa avvenne, però vidi che sotto i piedi del Signore si aprì un foro immenso. Viaggiammo attraverso di esso?, non so, però subito mi vidi nell’inferno. 
Sentii grida e lamenti, c’era disperazione, quel luogo era orribile. Ebbi paura, mi sentii morire di terrore e mi dissi: ‘Ahimè! Povera me! Signore dove sto!!!”’. Il Signore mi disse: “Non temere nulla, niente ti succederà, Io sono con te, osserva bene”.


2) Allora vidi un forno come fosse la bocca di un vulcano donde uscivano fiamme immense. Era come un fondo dove si cucina la canna per fare il  miele, o come un lago di zolfo in ebollizione. C’era lì molta gente che gridava: “aiuto!” senza essere ascoltati. Alcuni insultavano, altri erano vestiti lussuosamente, altri ancora erano senza vestiti; credo  stessero con gli abiti con cui li seppellirono.
     Un uomo molto ricco, con mantelli e anelli alle dita, e catene al collo usciva la mano e diceva “salvami per questo!” e mostrava come un gambo di cipolla; però le fiamme cominciarono a consumare quel gambo di cipolla fino a bruciargli le dita. Credo che fu qualcosa che dette però senza amore, o l’unica cosa che regalò vita durante. - Il tormento era crudele , niente pace. Chiesi al Signore: “E’ questo lo stridore di denti?” E mi rispose: “No, ancora non è. E’ solo una parte del dolore dei condannati.”
 Intorno al forno c’erano demoni a gambe incrociate, tutti maneggiavano un lungo forcone. Il loro aspetto era orribile, occhi rossi, bocca malvagia, sorriso malevolo, di un colore quasi nero come grigio. Fumavano e fumavano qualcosa che li faceva più ribelli. E bevevano un liquido rossiccio che li riempiva di superbia.

 
3) Subito tutti si misero in piedi assumendo ferma posizione. I condannati agognavano sparire. Si consumavano in un lago di fuoco, era una moltitudine incalcolabile. L’inferno si scosse, tutto tremò. Da una porta entrava un demonio di quasi 2 metri di altezza, più orribile  degli altri demoni. Questi aveva corna, artigli, coda, e ali come di pipistrello. Gli altri niente di tutto questo. Gridò e batté le zampe, e tutto di nuovo tremò. E chiesi chi fosse, e il Signore  mi disse: “E’ Satana, Lucifero, re dell’inferno”. Finanche gli altri demoni erano impauriti: a un comando che egli diede tutti gli corsero davanti in fila come un battaglione di soldati con il forcone in mano. Disse loro qualcosa che non riuscii a capire, perché avevo troppa paura. E non lo domandai al Signore. Se il Signore non mi avesse sostenuto in quel momento io sarei morta di terrore.
   Il Signore mi disse: “Qui non c’è pace neppur per un secondo, qui non esiste amore, è il regno dell’odio. Qui vengono tutti quelli che mi disprezzarono quando stavano vivi, liberamente e volontariamente preferirono il male  al bene. Ora osserva bene, perché per alcuni comincia lo stridore di denti, sofferenza e morte eterna, verme che non muore e fuoco che non si spegne. Perché chi non è con Me sta morto, e questa è la vera morte. Non quella che voi chiamate morte”.

 
4) Ricevuto il comando di corsa i demoni raggiunsero un forno; introdussero  il forcone nelle fiamme ed estrassero il condannato trapassato da esso. I condannati si dimenavano come bisce senza potersi liberare. Gridavano, si contorcevano, sanguinavano: alcuni furono trapassati per la spalla, altri per le gambe, altri per la testa, tutti afferravano i forconi cercando  di svincolarsi. Chiesi al Signore: “Perché quelle anime sanguinano?” E mi disse:”All’inferno vengono in corpo e anima, come in cielo vanno in corpo e anima. Stiamo nel primo inferno, essi già furono giudicati;  tutti i condannati dalla creazione del mondo fino al diluvio stanno qui”.
     I demoni posero i condannati su d’una lamina di zinco galvanizzata e li afferravano a forconate tra due o tre diavoli. Poi usando una specie di tagliaunghie, sufficientemente lungo, gli prelevavano pezzi di carne e poco a poco strappavano loro le unghie, le dita, peli e capelli,  tra grida disperate, erano grida che finivano in lamenti…
     Perché non gridassero più tirarono fuori una specie d’arma mai da me vista in terra e la ficcarono loro in bocca. Quell’arnese s’apriva come una mano e chiudendosi afferrava loro la lingua che così veniva strappata via, o torcendola o tirandola . E subito con un affilato coltello iniziarono a  farli a pezzettini come carne da salsiccia. I condannati non potevano più gridare, i loro occhi sembravano uscire dall’orbite. Le mandibole strette  producevano un orribile stridore di denti!!!
     Dopo averli scarnificati ne facevano a pezzi anche le ossa e le polverizzavano. Infine sminuzzavano completamente la testa, e tutto sembrava  fosse niente  sulla lamina. Sangue, pezzi di carne, ossa, una cosa orribile. E nelle ossa c’erano vermi.


5)    Allora dissi  al Signore: “Povere persone!!! Pensavo non morissero, ma alla fine pare di sì, per quanto ancora  quei pezzi di carne si muovono”. Ed Egli mi rispose: “Quaggiù non esiste la morte, fai attenzione”. I demoni presero quella lamina e gettarono tutti i pezzi della persona in un buco  dove  c’erano fiamme e ferri taglienti, una specie di mulino che riduceva tutto in polvere. Nell’estremità di quel buco c’era nuovamente un altro forno nel quale quella polvere ivi gettata si ricomponeva e le persone riapparivano col corpo, e chi non sfuggiva al forcone ritornava a patire gli stessi tormenti. Nuovamente chiesi al Signore: “Ché succede? Perché tornano a rivivere?”. Mi contestò: “La morte -come gli uomini la chiamano-  più non esiste. Qui si soffre la morte eterna che é la separazione da Dio.  E per arrivare a patire questi tormenti ognuno s’è deciso liberamente. (*N.d.R.: quindi è falsa e diabolica la teoria che dice: ‘Nessuno pecca perché vuol peccare’ o ‘Nessuno si danna perché vuol dannarsi’. E' vero invece che nessuno si perde se non vuole. E nessuno si salva se non si impegna). Questa fu la loro scelta. Io ormai per essi non posso farci più niente. Quando potevo aiutarli mi disprezzarono, e perciò giunsero in questo luogo creato non per gli uomini,  per essi creai il Cielo. Invece questo luogo  senza speranza fu creato per Satana e i suoi angeli”.
     Mi fu chiaro che a peccato più grave corrisponde più grave sofferenza. Perché ciascuno paga secondo i propri debiti, e riceve castighi differenti, però tutti soffrono terribilmente. E mi resi conto che con quelle membra con cui più  peccarono, ora con le stesse membra più soffrono.  -  I dannati tuffandosi in un lago di fuoco poi riapparivano su arene infuocate al rosso vivo. Il calore era soffocante, non si poteva respirare, e gridavano: ‘Tengo sete!!!’.



6)   Perciò un demonio gli saliva fin sulla nuca e aprendogli la bocca la spalancava fino agli orecchi, mentre un altro demonio afferrava l’arena bollente e gliela dava da bere. C’era una tale disperazione che correvano incontrollati in un’oscurità illuminata unicamente dall’arena infuocata. Così urtavano con altri condannati e litigavano come cani randagi. Arrivando ai margini dove c’erano rocce con delle porte ciascuno ne sceglieva soltanto una e aprendola si trovava in un fosso dove brulicavano animali velenosi esattamente quelli che più temevano quando erano vivi sulla terra. Il Signore mi disse che erano  castighi psicologici. Non chiesi che poteva essere.
     Oh poveri condannati!! Che disperazione che incubo senza fine!!! Quando riuscivano di là si vedeva il loro corpo coperto da quelle bestie che gli uscivano anche dalla bocca e dappertutto. Poi l’unica possibilità di correre era su d’un rettilineo di pietre taglienti, dove cadevano sfracellandosi: alcuni frontalmente e altri di spalla e al finale c’era una pianura dove chi non frenava rapido veniva schiacciato da una pietra rotonda come fosse uno scarafaggio. Alzatisi nuovamente si buttavano per un’altra apertura e finivano nello stesso forno iniziale, e tutto tornava a ripetersi.


  7)  Il Signore mi disse : “Ti rendi conto che qui non c’è riposo neppure per un secondo? Ti mostrerò adesso un altro luogo che questa generazione perversa e malvagia si sta preparando. Vi indicherò chi soffre di più e quanti percorrono la via dell’inferno”.
        Vidi allora tre forni più grandi del primo e Satana gridando: “Che avvenga il giudizio! Ho troppo lavorato per dar loro il benvenuto nel mio regno, ho inventato nuovi castighi e tormenti. Vengano qui quanti avrebbero potuto salvarsi e non vollero, vengano a me quanti mi servirono in terra”.
        E vidi alcune donne che trascinate con catene portavano pesi come fossero mule ed erano colpite ferocemente e tormentate. Aprivano loro il ventre, le lasciavano gridare, le squartavano e fustigavano con corde come ferro, insultandole mostravano loro quei figli che avevano assassinato e li legavano strettamente al seno. Esse ne ascoltavano il pianto e le grida: ‘Perché mi uccidesti mamma!!!’. A queste grida del bambino i loro seni si spaccavano e cominciavano a sanguinare come anche gli orecchi, e tutto quello era orribile. E domandai ancora al Signore: “O Signore Gesù chi sono quelle donne e perché soffrono tanto?”. Mi rispose: “Sono tutte quelle che uccidono i loro figli nell’aborto, soffrono perché fecero del loro ventre tombe, quando il ventre è per dar vita. Il peccato dell’aborto è molto difficile che mio Padre lo perdoni. Non basta confessarlo se non c’è un vero pentimento. Bisogna fare molta preghiera e penitenza chiedendo misericordia a DIO Padre, come anche al figlio che assassinarono. Le sue grida e pianti staranno di fronte al trono di DIO  e il suo sangue griderà dalla terra al cielo”. E aggiunse : “ Prega, prega per esse, perché alcune sono in vita e possono pentirsi. Davvero molte vanno per la via dell’inferno”.
        Vidi al loro fianco uomini e donne che soffrivano uguali tormenti. E chiesi chi fossero e perché patissero le stesse torture. Il Signore mi disse : “Essi sono tutti complici dell’aborto ossia quanti le aiutarono. Qui possono venire medici, amici, infermieri, parenti o chiunque altro che pur sapendo dell’aborto non disse loro:
‘Non farlo!’”.


8) Continuammo per quell’ampio cammino e vidi uomini che avanzavano a testa bassa, la lingua fuori e che se la schiacciavano con pietre e la trapassavano con punteruoli, e bruciavano mani e piedi. I demoni scaricavano tutta la loro ira contro questi uomini. Io vidi come soffrivano e chiesi:”Questi chi sono? E perché soffrono così tanto?”. E il Signore mi disse: “Sono i chiamati alla più alta gloria dei cieli però l’hanno perduta. Si sono venduti e Mi hanno venduto. Essi sono i miei sacerdoti. I peccati del sacerdote sono doppia pena per Me, perciò il loro castigo è duplice:   sono martirizzati nella lingua perché han taciuto la mia parola e sono stati cani muti, che tartagliano. Si sono consumati nelle passioni e riempiti di mosto e vino. Per essi la maledizione e il fuoco”.
      Vidi donne e uomini al loro lato che soffrivano grandi torture e chiesi: “ Chi sono costoro?”. E mi disse: “ Sono i complici del loro peccato. La donna che fa cadere un sacerdote era meglio che non fosse nata, perché è più maledetta di Giuda. Lo stesso si dica dell’uomo che faccia peccare un prete”.



9) Dietro di questi c’era una moltitudine che seguiva quel cammino soffrendo uguali tormenti. “E questi chi sono, Signore?”. E mi rispose: “Sono tutti coloro che s’allontanarono da Me e dalla mia santa Chiesa per il peccato del sacerdote e non pregarono per lui. Il sacerdote è stato fatto per salvare gli uomini. Se non lo fa l’aiutano a condannarsi. Giacché la mia parola dice : ‘I guardiani del mio tempio sono tutti ciechi, nessuno fa niente, sono tutti cani muti, incapaci di abbaiare; sentinelle pigre cui piace dormire. Cani affamati che mai si saziano. Essi sono i pastori, però non sanno comprendere, ognuno va per il suo cammino, ognuno bada al proprio interesse senza eccezione e dicono: -venite, cerchiamo vino e ubriachiamoci con liquori…-, non difendono l’innocente e fanno sparire gli uomini fedeli’ (Isaia 56,9ss)”.



10) Ancora vidi dietro di loro uomini e donne che soffrivano tormenti simili. “E questi chi sono?”. E Gesù mi disse:”Son tutti i religiosi e le religiose. Prega, prega per essi, perché mi amino e si salvino. Non parlate mai male dei “miei”. Sarebbe come ungersi un dito con peperoncino e mettermelo nell’occhio. Solo prega, prega per essi, e non causarmi tormenti”.



11)  Vidi poi uomini e donne con occhi bendati seguiti da molti incatenati. I demoni li insultavano, li colpivano, e li violentavano. Che tormento crudele! E chiesi: “Chi sono?”. GESU’ mi rispose : “Sono tutti i fattucchieri e i maghi che si son lasciati accecare da Satana. Li aspettano tormenti immensi perché vissero più vicini a Satana qui sulla terra piuttosto che vicini a Me. E avranno da soffrire indicibilmente per aver servito nel male, liberamente e volontariamente. Gli incatenati sono quanti li consultano e chiedono e promuovono fatture. E’ preferibile che uccidano apertamente ma non così. Perché sta scritto che ‘mio Padre non salverà questa razza, lungi da me cani maledetti, per voi non ci sarà fuoco e braci per riscaldare il pane’ (Isaia 47,12).
     Prega, prega, perché ci sono molti che possono pentirsi. La moltitudine che li segue nei tormenti sono quanti credono negli oroscopi e invocano gli spiriti; ogni persona che voglia conoscere il futuro o consulti uno di loro merita il fuoco eterno dell’inferno”.



12)  Subito vidi uomini e donne con le mani legate da catene, ognuno tirava dal proprio lato e si strattonavano e cadevano tra di loro. I demoni li aizzavano: ‘Per colpa sua soffri! Dagli, dagli più forte”.  E domandai: “Chi sono questi?”. “Sono tutti i miei matrimoni che non vivono in pace. Sono due bestie legate dalla stessa corda”. E interrogai ancora: “Perché vanno all’inferno?”. Mi  disse: “Bacia la mia mano”, e così la baciai e me la collocò sugli occhi. E vidi che in quei focolari c’erano insulti, gelosie e litigi, e che Satana gridava a GESU’: ‘Guardi, guardi come posseggo i suoi matrimoni!! Che cosa guadagnò col santificarli nel sacramento?  Come la prima coppia mi appartengono, e adesso farò di tutto perché perdano la gloria,  non permetterò che preghino e che vadano a Messa’. E se la ridacchiava… Mentre GESU’ piangeva. “Preghino, perché ci sono molti che possono pentirsi e cambiar vita”.


13)  Vidi poi uomini e donne legati per i piedi e che soffrivano più dei precedenti. E chiesi: “Chi sono costoro?”. E mi rispose: “Sono tutti coloro che convivono senza sposarsi, oppure hanno commesso adulterio o fornicazione”. Domandai ancora: “Perché vanno all’inferno?”. Ed Egli mi toccò gli occhi e vidi che GESU’ benediceva tutte le unioni tra l’uomo e la donna quando stavano nell’intimità come la prima coppia. Però quando non erano sposati era Satana che dormiva al loro lato. Egli  colpendo il Signore GESU’ con sputi in faccia gli diceva: ‘Guarda la tua creatura, l’uomo, convertito da me in un animale, anzi peggio; qual fu il vantaggio di morir per loro? Io distruggerò il tuo sacramento che li fa capaci di unirsi santamente. E farò sì che ogni letto sia un fuoco infernale avvolto da illecite passioni. A me , sì che m’ascoltano, benché io non offra un regno di pace, bensì di dolore…’.



     E GESU’ mi disse: “Le mie sofferenze per essi sono state inutili e per questo vanno all’inferno”. Notai  che uno dei castighi che costoro soffrono consiste nel vedere nel proprio petto l’uomo o la donna per cui si sono condannati, ed ora pertanto  sotto la spinta di Satana che dava loro un affilatissimo coltello essi stessi si ferivano e tagliuzzavano pezzi di carne fino ad arrivare al cuore, dicendo: ‘Maledetto, maledetto, per colpa tua sto qui in quest’inferno. Ti voglio strappare per sempre dal petto ma non posso!’. Il Signore mi invitò: “Prega, prega, perché alcuni sono in vita e possono pentirsi”.




14)  Vidi anche uomini legati a uomini, e donne legate a donne, legati all’altezza della cintura che si bilanciavano come animali selvaggi trascinando una preda. “E questi chi sono e perché soffrono?”.  Il Signore mi disse: “Sono ogni classe di omosessuali e lesbiche, che liberamente mi rifiutarono e non furono capaci di mantenersi casti offrendo la loro vita”. E vidi come Satana si rivoltolava nel letto di questi poveri esseri eccitandoli nei loro desideri senza però mai saziarli. Gli spiriti  li tormentavano in quelle parti con cui peccarono. Li attraversavano con pali dall’ano fino alla bocca, e li roteavano. E chiesi: “La preda?” E mi contestò: “Sono tutti quelli che si coricarono con essi. Prega, perché ancora ci sono dei vivi che , pentendosi, possono salvarsi. Io su persone omosessuali che offrano a me la loro castità, vivendo senza far peccare nessuno, effondo la mia infinita misericordia perché li amo immensamente”.
     Ogni relazione anale è condannata dal Signore. Essa è contro natura. Noi non possiamo condannare chi pratica l’omosessualità, se facciamo le stesse cose.
     Vidi pure uomini e donne con facce di bestie, e soffrivano immensamente. Al loro fianco c’era  chi  portava alcuni nastri o giornali o riviste dove c’erano donne e uomini nudi. Anch’essi soffrivano e andavano all’inferno. E chiesi al mio Signore: “Chi sono, e anch’essi vanno all’inferno?” . “Sì, vanno all’inferno se non si pentono. I primi sono coloro che hanno avuto intimità con gli animali, ribassandosi al livello bestiale e più ancora in verità, perché se la bestia pensasse non lo farebbe. – Quanti poi fanno del sesso una ossessione attraverso pellicole, riviste, grottesche barzellette, prostituzione, parole a doppio senso… son degni del fuoco eterno con tutti i suoi tormenti avendo imparato a parlare la bassezza di Satana e non a parlare e a vivere la santità e la purezza del DIO UNO E TRINO”.



15)  Vidi anche uomini e donne d’ogni età che avanzavano come ciechi colpendosi in ogni modo. Un demonio stava ai loro piedi facendoli cadere più e più volte. “E costoro chi sono, mio Signore?”. Egli mi disse: “Son tutti gli ubriachi, gli alcolizzati che avanzano  c o s ì  perché hanno profanato il tempio dello Spirito Santo dove dimora la  TRINITA’ SANTA, ossia il tempio del loro proprio corpo. E per di più hanno dato sofferenza ai loro simili, e alle loro famiglie, dimenticandosi del 1° comandamento: ‘AMARE DIO, e il prossimo come se stessi’. Costoro non hanno appreso neppure ad amarsi”.
     Anch’essi avevano al lato gente di diversa età, con labbra malridotte e fumo nelle narici.  “E questi chi sono?” chiesi, ed Egli mi disse: “Sono tutti i fumatori di tutti i tipi di erbe, droghe, sigarette e altri vizi. E vanno perché non amano il loro proprio corpo; quanti poi fanno loro compagnia sono tutti quelli che  ‘offrendo’ queste cose li portano a peccare. – Io vi ho detto che chi regala un bicchier d’acqua è degno del cielo eterno. Però è altresì vero che chi ‘offre’ o fa peccare un altro è degno del fuoco eterno. Prega, perché alcuni possono cambiar vita e liberarsi da questo castigo”.



16)  Vidi uomini e donne in minigonna o con abiti indecenti, accompagnati da un gran numero di altrettanti uomini e donne. E domandai: “Perché vanno all’inferno? Perché li tormentano?”. Mi contestò: “La donna che usa la minigonna va all’inferno perché corrompe l’uomo seducendolo col suo vestito. E ugualmente l’uomo: va all’inferno perché si lascia sedurre.
    Attenzione al vestiario. La donna non deve portare pantaloni, e se li porta che non siano aderenti. Molte sembrano mule con i freni. Anche gli uomini non devono portare pantaloni aderenti e neppure la gonna-pantalone”.



17)   Vidi  che passavano uomini e donne di tutte le età, persino bambini, con le mani tagliate, alcuni senza dita. E chiesi: “Chi sono? E vanno all’inferno?” Mi rispose: “Sono tutti gli imbroglioni, i ladri, i truffatori, quelli che non pagano i debiti, quelli che si sono dedicati  s o l o  al lavoro, gli avari, quelli che nel loro cuore avevano solo il Dio- denaro, quelli che mai fecero un’elemosina al povero, né aiutarono il più piccolo dei loro fratelli. Sono tutti quelli  cui alla fine dovrò dire: ‘Allontanati da me, maledetto, vada al fuoco eterno preparato per il diavolo e i suoi angeli. Perché ebbi fame e non mi dettero da mangiare, sete e non mi dettero da bere, fui forestiero e non mi alloggiarono, nudo e non mio vestirono, malato e carcerato e non mi visitarono’ (Mt. 25). Prega per essi, perché alcuni son vivi e possono cambiare il loro cuore di pietra”.



18)  Vidi anche uomini e donne di ogni età che tenevano la lingua fuori, con sulle spalle un demonio che introduceva la sua lingua nella loro bocca. Era un gran moltitudine e domandai al Signore: “Chi sono Signore? E perché portano questo demonio?”. Mi disse: “ Sono tutti i chiacchieroni, i calunniatori, i mentitori, sono tutti gli incapaci di frenare la lingua, con la quale fecero del male per il veleno mortale in essa racchiuso, come scrisse il mio apostolo san Giacomo: ‘Sappiano domare la lingua, un male ribelle, piena di veleno mortale’ (cf. Giac. 3, 1-12). Il demonio che portano è il demonio della maldicenza. Prega perché si convertano, perché alcuni sono in vita, e non vengano in questo luogo di castigo”.



19)    Ancora vidi uomini e donne dalla cui bocca uscivano rospi e vipere. “E chi sono questi, o Signore?” domandai. – “Essi tutti avrebbero potuto diffondere la mia fede e la mia dottrina e non lo fecero. Purtroppo insegnarono cose false basate in teorie senza possibilità di verifiche. Essi sono i maestri o professori, scrittori, catechisti, sacerdoti e genitori e ogni individuo che possa insegnare la mia fede, e sono incluse tutte le persone che distruggono la fede dei miei piccoli bambini. Io vi ho lasciato scritto: ‘guai a chi insegna un’altra parola! guai a chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in Me, sarebbe stato meglio per lui che si fosse appesa al collo una macina e si fosse gettato in mare’. Prega, prega: perché per essi il castigo è tremendo. E non arrivino al luogo del castigo”.



20)     Vidi famiglie con genitori e figli che si percuotevano. Dalla loro bocca uscirono fiamme di fuoco. E chiesi: “Perché vengono qui e perché li tormenta il demonio e sprigionano fuoco?”. E mi disse: “Sono i genitori che non si fecero né amare né rispettare, e né rispettarono i figli, li insultarono. Sono i figli superbi e volgari con i loro genitori”. E chiesi: “Perché anch’essi arrivano lì?”. E mi rispose: “Nel finale quando ognuno si presenterà davanti al giusto Giudice, se non furono  buoni  diranno: - Maledizione per non aver rispettato e amato i miei genitori! - . E per quella maledizione vanno all’inferno. Oppure diranno: - Maledizione per non obbedire e seguire la fede cattolica! - . O in altro caso diranno: - Maledetti i miei genitori ché non mi insegnarono a rispettarli e amarli. Per quella maledizione i genitori vanno all’inferno. Giustizia vuole che i genitori debbano rispettare e dare amore ai loro figli. Mai con insulti. Prega, prega, perché alcuni possono salvarsi”.


       Vidi che in quelle case dove il padre o la madre insulta i figli, i diavoli sbucano dalla loro bocca come vermi o serpenti che strisciano. E poco per volta vanno a mettersi proprio nel figlio o nel marito che sta lontano. Vidi che l’unico modo per vincere quei demoni in quelle case è pregare, e specialmente il Santo Rosario.



21)   Vidi gente d’ogni classe ed età che gettava quattrini all’aria e tutt’intorno gente morendo di fame. “E questi chi sono e perché vanno all’inferno?”. E mi disse: “Son quelli che sprecano soldi in ciò che non serve, comprano cose non necessarie, fanno feste secondo i loro gusti, invitano unicamente coloro che possono dar loro dei vantaggi oppure a loro volta invitarli ad altre feste. Sono tutti quelli che acquistando troppe cose poi le lasciano rovinare nei loro frigoriferi invece di regalarle. E non fanno mai opere di misericordia, solo pensano a se stessi mentre tutt’intorno nel mondo si muore di fame. Prega, prega per essi, perché si convertano e non vadano al luogo del castigo”.



22)  Vidi giovani con degli apparati  all’udito (non chiesi cosa fossero perché non li conosco), collegati con una radio,  camminare come sonnambuli. Attraverso quei congegni radiofonici entravano in essi scorpioni, rospi e morte. E chiesi: “Chi sono?”. E mi rispose: “Son tutti coloro che ascoltano musica satanica, rock, la musica metallica e son diventati adoratori del diavolo che li conduce alla loro propria morte e fa perdere loro il senso della vita; sono tutti quelli che  partecipano a culti satanici, a discoteche, oppure chiudendosi nelle loro case ascoltano a tutto volume quella musica maledetta; la vita per essi non ha senso, né studiare né niente. Diventano pigri e ribelli. Povera gioventù che va alla perdizione,  ormai non c’è più innocenza dai quattro anni in su. La maledetta televisione e la musica li hanno pervertiti, e col loro cuore accecato si vanno allontanando sempre più da Me. Prega, prega perché Io possa riscattarli, giacché ‘viaggiano come mosche al morto’. Prega, prega perché abbandonino tutto e non arrivino al luogo del castigo da essi scelto”.



23)  Vidi quindi uomini e donne d’ogni classe camminare di spalla, un demonio li trascinava e camminando inciampavano in altri che cadevano a loro volta. Domandai chi fossero e mi disse: “Sono tutti quelli che mi stavano seguendo per il cammino del Cielo, però le difficoltà, gli ostacoli, lo scoraggiamento, i problemi con gli stessi gruppi fecero sì che M’abbandonassero, e tutt’ora sono sulla strada dell’inferno e ancor più contaminano altri.
     A costoro riesce difficile ritornare a Me. Perché hanno un demonio che li trattiene: questo demonio alla fine li consegnerà a Satana, ricevendo più onore per avergli conquistato uno dei miei. Prega, prega per essi, poiché il mio Cuore è continuamente ferito da questi nuovi giuda che non vogliono soffrire per Me”.



24)  Vidi uomini e donne di età e classi diverse che ferendosi il petto con un coltello lottavano per rimuovere uno spettro umano presente in essi dal petto fino all’inguine. Al colpirsi le ferite sanguinavano mentre un demonio gridava loro: ‘Per colpa sua tu hai molto sofferto, dagli più forte, dagli più forte, non perdonarlo non perdonarlo!!’
Allora chiesi: “Chi sono, Signore? E che racchiudono in petto?” . Egli mi rispose: “Essi sono tutti quelli che non seppero mai perdonare alcuna trasgressione dei loro fratelli, conservano rancori, odio, risentimento, acredine… pensando fossero stati gli unici a soffrire. Le persone che portano in petto sono i loro supposti nemici. E li terranno presenti là come castigo per una eternità di eternità. –Pregate, pregate, affinché perdoniate come Io perdono, perché se non perdonate i difetti dei vostri fratelli, neppure mio Padre perdonerà a voi”.



     Vidi poi uomini e donne di tutte le età, sanguinavano dalle mani, ed essi al guardarle gridavano dal terrore. Un demonio li tagliava con una spada e trapassandoli dappertutto li annientava. Chiesi: “Chi sono, Signore?”. Disse: “Sono tutti gli assassini, i sequestratori, gli assalitori, quanti uccisero fisicamente, psichicamente e spiritualmente. Sono quanti potevano salvare una vita e non lo fecero, quel sangue grida dalla terra al cielo. La vita sono Io che la do e la riprendo quando voglio, nessuno fuorché DIO può togliere la vita, neppure a un bambino, neppure ad un anziano, neppure ad un malato, solo DIO dispone di essi. L’omicida è destinato ai più grandi castighi e tormenti nel lago di zolfo dove il verme non muore e il fuoco non si spegne. Prega, prega, perché ce ne sono molti che sono vivi e possono pentirsi; prega figlia mia, specialmente per i medici”.


25)  Continuando a camminare vidi uomini e donne, giovani e bambini d’ogni classe che gironzolavano tra di loro come perduti e confusi, i demoni coprendoli con la propria ombra dicevano loro: ‘Non credete, non credete!’. E domandai: “Chi sono?”. E mi disse: “Sono coloro che appartengono o appartennero alla mia Santa Chiesa. Però abbandonarono i santi Sacramenti, oppure ricevendoli non vi credono, né nella divina Grazia, né nel potere santificante che opera attraverso di essi. Hanno disprezzato il DIO  della verità con la falsità.
    Coloro che più soffriranno sono i non credenti nella mia presenza reale nella sacra Eucaristia, e divennero sacrileghi, giacché la mia Carne è vero cibo e il mio Sangue è vera bevanda e chi mangia (bene) la mia Carne e beve (bene) il mio Sangue rimane in ME e IO lo risusciterò nell’ultimo giorno. –Prega, prega perché alcuni possono ritornare”.

     Vidi uomini, gioventù, donne e bambini in età di ragione  - una gran moltitudine -  che camminava a tentoni  e calpestava qualche luce che poteva illuminarli; i demoni gridavano: ‘Non credete alla luce, non credete!’. E Domandai: “Chi sono?”. E mi rispose: “Son tutti coloro che hanno commesso qualche  peccato e non l’han confessato, per vergogna o per mancanza di fede. Oppure lo confessarono ma non lo fecero con un vero pentimento. DIO conosce il cuore di ogni uomo. –Prega, prega perché si convertano. Nessuno che non confessi il suo peccato può entrare nel Regno dei cieli”.
     Allora esclamai: “Signore GESU’, DIO mio chi può salvarsi!!!!!”. Mi contestò: “Tu vieni e seguimi. A DIO niente è impossibile!”. Tacqui, e seguimmo camminando. Incontrammo migliaia e migliaia che andavano per il cammino dell’inferno. Non chiesi chi essi fossero, solo andavo pensando: Misericordia DIO mio, misericordia Signore…
     Egli non mi disse chi erano, né quale fu il loro peccato, ce n’erano di tutte le età, e di tutte le classi, e per un-non-so-che che non intendo mi si diede a conoscere che erano d’ogni religione, fede e credenza. Poiché DIO fa giudizio su ogni persona che venga su questa terra, nasca dove nasca, creda  come creda.


26)  Dopo aver camminato e camminato GESU’ mi disse: “Qui termina il cammino all’inferno” e sedette sopra una pietra. Dalle sue piaghe sgorgava sangue, le sue vesti erano rosse e stava piangendo. GLI dissi: “Che cos’hai, o Signore e DIO mio? Perché i tuoi vestiti sono  color rosso, se quando arrivasti erano color bianco? E perché le piaghe sanguinano? E perché stai piangendo?”.

     Il Signore mi disse:”Piango sapendo che per  e s s i  fu inutile il mio Sacrificio, e il mio Sangue sparso invano. Siccome non vollero salvarsi,  mi disprezzarono. Le mie vesti sono rosse perché imbevute del Sangue versato per il dolore dei loro peccati, e che essi rifiutarono. Giacché il mio perdono è dato da parte di mio Padre ma essi non Mi accolsero. E IO ho lasciato loro scritto: ‘Chi mi riceve lo farò figlio di DIO’. 
Oh figlia mia!! Prega,  prega, aiutami a salvare gli uomini e le anime” Ci abbracciammo e piangemmo insieme, quando d’improvviso mi trovo nella mia stanza, fortemente abbracciata a Lui. La paura era spaventosa, tutto il mio corpo tremava. Gli dissi: “Signore, ho paura”. Allora mi pose la mano sul capo e mi annunziò: “Tutto ciò che hai visto non raccontarlo prima di sei mesi, ossia prima di esser guarita completamente. Poi ti porterò in cielo e ti mostrerò il cammino di quelli che v’arrivano”.
     Pregammo insieme e si congedò lasciandomi nella pace, Lo vidi partire, e andandosene si voltò a guardarmi. Ancora andava piangendo, le sue vesti erano rosse, le sue piaghe sanguinavano, mi disse ‘adiòs’ con la mano, e disparve dalla mia vista>>.
Ci conforti la verità, mai sufficientemente predicata, che dice: "Chi prega si salva e chi non prega si danna".




NB: Non c’è stato un pronunciamento sulla veridicità di queste apparizioni. Tuttavia la descrizione dell’inferno ci sembra riflettere la teologia Cattolica rispetto ad esso.


 PREGHIAMO: 

"O GESU', perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell'inferno, porta in Cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della Tua Misericordia".

AMDG et BVM


Vedi: EL INFIERNO EXISTE. 
10 video.
wwwMejoresCristianos.

“È per l’amore che ho per te e per lui che rimango fedele al mio Signore” ella risponde. “Nessuna gloria della terra darà al tuo capo bianco e a questo innocente tanto decoro quanto ve ne darà il mio morire. Voi giungerete alla Fede. ..."

S. Perpetua e S. Felìcita / Vangeli della Fede /



Perpetua e Felìcita

1° marzo 1944.

Mi dice Gesù, verso le 17:
«Non era mia intenzione darti questa visione questa sera. Avevo intenzione di
farti vivere un altro episodio dei “vangeli della fede”. Ma è stato espresso un
desiderio da chi merita d’esser accontentato. E Io accontento. Nonostante i tuoi
dolori, vedi, osserva e descrivi. I tuoi dolori li dài a Me e la descrizione ai
fratelli.»

E nonostante i miei dolori, tanto forti - per cui mi pare di avere il capo
stretto in una morsa che parte dalla nuca e si congiunge sulla fronte e scende
verso la spina dorsale, un male terribile per cui ho pensato mi stesse per
scoppiare una meningite e poi mi sono svenuta - scrivo. È tanto forte anche ora.
Ma Gesù permette che riesca a scrivere per ubbidire. Dopo... dopo sarà quel che
sarà.

Le assicuro, intanto, che passo di sorpresa in sorpresa; perché per prima cosa
mi trovo di fronte a degli africani, arabi per lo meno, mentre ho sempre creduto
che questi santi fossero europei. Ché non avevo la minima nozione della loro
condizione sociale e fisica e del loro martirio. Di Agnese  sapevo vita e
morte. Ma di questi! È come se leggessi un racconto sconosciuto.

Per prima illustrazione, avanti di svenirmi, ho visto un anfiteatro su per giù
come il Colosseo (ma non rovinato), vuoto per allora di popolo. Solo una
bellissima e giovane mora è ritta là in mezzo e sollevata dal suolo, raggiante
per una luce beatifica che si sprigiona dal suo corpo bruno e dalla scura veste
che lo copre. Sembra l’angelo del luogo. Mi guarda e sorride. Poi mi svengo e
non vedo più nulla.

Ora la visione si completa. Sono in un fabbricato che, per la mancanza di ogni e
qualsiasi comodità e per la sua arcigna apparenza, mi si rivela come una
fortezza adibita a carcere. Non è il sotterraneo del Tullianum visto ieri . Qui
sono stanzette e corridoi sopraelevati. Ma così scarsi di spazio e di luce e
così muniti di sbarre e di porte ferrate e piene di chiavistelli, che quel “che”
di migliore che hanno in posizione viene annullato dal loro rigore che annulla
la benché più piccola idea di libertà.

In una di queste tane è seduta su un tavolaccio, che fa da letto, sedile e
tavola, la giovane mora che ho visto nell’anfiteatro. Ora non emana luce. Ma
unicamente tanta pace. Ha in grembo un piccino di pochi mesi al quale dà il
latte. Lo ninna, lo vezzeggia con atto di amore. Il bambino scherza con la
giovane madre e strofina la sua faccetta molto olivastra contro la bruna
mammella materna, e vi si attacca e stacca con avidità e con subite risatine
piene di latte.

La giovane è molto bella. Un viso regolare piuttosto tondo, con bellissimi occhi
grandi e di un nero vellutato, bocca tumida e piccina piena di denti
candidissimi e regolari, capelli neri e piuttosto crespi ma tenuti a posto da
strette trecce che le si avvolgono intorno al capo. Ha il colorito di un bruno
olivastro non eccessivo.

Anche fra noi italiani, e specie del meridione d’Italia, si vede quel
colore, appena un poco più chiaro di questo. Quando si alza per addormentare il
piccino andando su e giù per la cella, vedo che è alta e formosa con grazia. Non
eccessivamente formosa, ma già ben modellata nelle sue forme. Sembra una regina
per il portamento dignitoso. È vestita di una veste semplice e scura, quasi
quanto la sua pelle, che le ricade in pieghe morbide lungo il bel corpo.

Entra un vecchio, moro lui pure. Il carceriere lo fa entrare aprendo la pesante
porta. E poi si ritira. La giovane si volge e sorride. Il vecchio la guarda e
piange. Per qualche minuto restano così.
Poi la pena del vecchio prorompe. Con affanno supplica la figlia di aver pietà
del suo soffrire: “Non è per questo” le dice “che ti ho generato. Fra tutti i
figli ti ho amata, gioia e luce della mia casa. Ed ora tu ti vuoi perdere e
perdere il povero padre tuo che sente morirsi il cuore per il dolore che gli
dài. Figlia, sono mesi che ti prego. Hai voluto resistere ed hai conosciuto il
carcere, tu nata fra gli agi. Curvando la mia schiena davanti ai potenti t’avevo
ottenuto di esser ancora nella tua casa per quanto come prigioniera. Avevo
promesso al giudice che ti avrei piegata con la mia autorità paterna. Ora egli
mi schernisce perché vede che di essa tu non ti sei curata. Non è questo quel
che dovrebbe insegnarti la dottrina che dici perfetta. Quale Dio è dunque quello
che segui, che ti inculca di non rispettare chi ti ha generato, di non amarlo,
perché se mi amassi non mi daresti tanto dolore? La tua ostinazione, che neppure
la pietà per quell’innocente ha vinto, ti ha valso di esser strappata alla casa
e chiusa in questa prigione. Ma ora non più di prigione si parla, ma di morte. E
atroce. Perché? Per chi? Per chi vuoi morire? Ha bisogno del tuo, del nostro
sacrificio - il mio e quello della tua creatura che non avrà più madre - il tuo
Dio? Il suo trionfo ha bisogno del tuo sangue e del mio pianto per compiersi? Ma
come? La belva ama i suoi nati e tanto più li ama quanto più li ha tenuti al
seno. Anche in questo speravo e per questo ti avevo ottenuto di poter nutrire il
tuo bambino. Ma tu non muti. E dopo averlo nutrito, scaldato, fatto di te
guanciale al suo sonno, ora lo respingi, lo abbandoni senza rimpianto. Non ti
prego per me. Ma in nome di lui. Non hai il diritto di farne un orfano. Non ha
diritto il tuo Dio di fare questo. Come posso crederlo buono più dei nostri se
vuole questi sacrifici crudeli? Tu me lo fai disamare, maledire sempre più. Ma
no, ma no! Che dico? Oh! Perpetua, perdona! Perdona al tuo vecchio padre che il
dolore dissenna. Vuoi che lo ami il tuo Dio? Lo amerò più di me stesso, ma resta
fra noi. Di’ al giudice che ti pieghi. Poi amerai chi vuoi degli dèi della
terra. Poi farai del padre tuo ciò che vuoi. Non ti chiamo più figlia, non son
più tuo padre. Ma il tuo servo, il tuo schiavo, e tu la mia signora. Domina,
ordina ed io ti ubbidirò. Ma pietà, pietà. Salvati mentre ancora lo puoi. Non è
più tempo di attendere. La tua compagna ha dato alla luce la sua creatura, lo
sai, e nulla più arresta la sentenza. Ti verrà strappato il figlio; non lo
vedrai più. Forse domani, forse oggi stesso. Pietà, figlia! Pietà di me e di lui
che non sa parlare ancora, ma lo vedi come ti guarda e sorride! Come invoca il
tuo amore! Oh! Signora, mia signora, luce e regina del cuor mio, luce e gioia
del tuo nato, pietà, pietà!”
Il vecchio è ginocchioni e bacia l’orlo della veste della figlia e le abbraccia
i ginocchi e cerca prenderle la mano che ella si posa sul cuore per reprimerne
lo strazio umano. Ma nulla la piega.

“È per l’amore che ho per te e per lui che rimango fedele al mio Signore” ella
risponde. “Nessuna gloria della terra darà al tuo capo bianco e a questo
innocente tanto decoro quanto ve ne darà il mio morire. Voi giungerete alla
Fede. E che direste allora di me se avessi per viltà di un momento rinunciato
alla Fede? Il mio Dio non ha bisogno del mio sangue e del tuo pianto per
trionfare. Ma tu ne hai bisogno per giungere alla Vita. E questo innocente per
rimanervi. Per la vita che mi desti e per la gioia che egli mi ha dato, io vi
ottengo la Vita che è vera, eterna, beata. No, il mio Dio non insegna il
disamore per i padri e per i figli. Ma il vero amore. Ora il dolore ti fa
delirare, padre. Ma poi la luce si farà in te e mi benedirai. Io te la porterò
dal cielo. E questo innocente non è che io l’ami meno, ora che mi sono fatta
svuotare dal sangue per nutrirlo. Se la ferocia pagana non fosse contro noi
cristiani, gli sarei stata madre amantissima ed egli sarebbe stato lo scopo
della mia vita. Ma più della carne nata da me è grande Iddio, e l’amore che gli
va dato infinitamente più grande. Non posso neppure in nome della maternità
posporre il suo amore a quello di una creatura. No. Non sei lo schiavo della
figlia tua. Io ti son sempre figlia e in tutto ubbidiente fuorché in questo: di
rinunciare al vero Dio per te. Lascia che il volere degli uomini si compia. E se
mi ami, seguimi nella Fede. Là troverai la figlia tua, e per sempre, perché la
vera Fede dà il Paradiso, ed a me il mio Pastore santo ha già dato il benvenuto
nel suo Regno”.

E qui la visione ha un mutamento, perché vedo entrare nella cella altri
personaggi: tre uomini ed una giovanissima donna. Si baciano e si abbracciano a
vicenda. Entrano anche i carcerieri per levare il figlio a Perpetua. Ella
vacilla come colpita da un colpo. Ma si riprende.

La compagna la conforta: “Io pure, ho già perduto la mia creatura. Ma essa non è
perduta. Dio fu meco buono. Mi ha concesso di generarla per Lui e il suo
battesimo si ingemma del mio sangue. Era una bambina... e bella come un fiore.
Anche il tuo è bello, Perpetua. Ma per farli vivere in Cristo questi fiori hanno
bisogno del nostro sangue. Duplice vita daremo loro così”.
Perpetua prende il piccino, che aveva posato sul giaciglio  e che dorme sazio e
contento, e lo dà al padre dopo averlo baciato lievemente per non destarlo. Lo
benedice anche e gli traccia una croce sulla fronte ed una sulle manine, sui
piedini, sul petto, intridendo le dita nel pianto che le cola dagli occhi. Fa
tutto così dolcemente che il bambino sorride nel sonno come sotto una carezza.

Poi i condannati escono e vengono, in mezzo a soldati, portati in una oscura
cavea dell’anfiteatro in attesa del martirio. Passano le ore pregando e cantando
inni sacri, esortandosi a vicenda all’eroismo.

Ora mi pare di essere io pure nell’anfiteatro che ho già visto. È pieno di folla
per la maggior parte di pelle abbronzata. Però vi sono anche molti romani. La
folla rumoreggia sulle gradinate e si agita. La luce è intensa nonostante il
velario steso dalla parte del sole.

Vengono fatti entrare nell’arena, dove mi pare siano stati già eseguiti dei
giuochi crudeli perché è macchiata di sangue, i sei martiri in fila. La folla
fischia e impreca. Essi, Perpetua in testa, entrano cantando.

Si fermano in mezzo all’arena e uno dei sei si volge alla folla.
“Fareste meglio a mostrare il vostro coraggio seguendoci nella Fede e non
insultando degli inermi che vi ripagano del vostro odio pregando per voi e
amandovi. Le verghe con cui ci avete fustigato, il carcere, le torture, l’aver
strappato a due madri i figli - voi bugiardi che dite d’esser civili e attendete
che una donna partorisca per poi ucciderla e nel corpo e nel cuore separandola
dalla sua creatura, voi crudeli che mentite per uccidere perché sapete che
nessuno di noi vi nuoce, e men che mai delle madri che altro pensiero non hanno
che la loro creatura - non ci mutano il cuore. Né per quanto è amore di Dio né
per quanto è amore di prossimo. E tre, e sette, e cento volte daremmo la vita
per il nostro Dio e per voi. Perché voi giungiate ad amarlo, e per voi preghiamo
mentre già il Cielo su noi si apre: Padre nostro che sei nei cieli...”. In
ginocchio i sei santi martiri pregano.

Si apre un basso portone e irrompono le fiere che, per quanto sembrano bolidi
tanto sono veloci nella corsa, mi paiono tori o bufali selvaggi. Come una
catapulta ornata di corna puntute, investono il gruppo inerme. Lo alzano sulle
corna, lo sbattono per aria come fossero tanti cenci, lo riabbattono al suolo,
lo calpestano. Tornano a fuggire come pazzi di luce e di rumore e tornano a
investire.
Perpetua, presa come un fuscello dalle corna di un toro, viene scaraventata
molti metri più là. Ma per quanto ferita, si rialza e sua prima cura è di
ricomporsi le vesti strappate sul seno. Tenendosele con la destra, si trascina
verso Felicita caduta supina e mezza sventrata, e la copre e sorregge facendo di
sé appoggio alla ferita. Le bestie tornano a ferire finché i sei malvivi
sono stesi al suolo. Allora i bestiari le fanno rientrare e i gladiatori
compiono l’opera.
Ma, fosse pietà o inesperienza, quello di Perpetua non sa uccidere. La ferisce,
ma non prende il punto giusto. “Fratello, qua, che io ti aiuti” dice ella con un
filo di voce e un dolcissimo sorriso. E, appoggiata la punta della spada contro
la carotide destra, dice: “Gesù, a Te mi raccomando! Spingi, fratello. Io ti
benedico” e sposta il capo verso la spada per aiutare l’inesperto e turbato
gladiatore.

Dice Gesù:
«Questo è il martirio della mia martire Perpetua, della sua compagna Felicita e
dei suoi compagni. Rea di esser cristiana. Catecumena ancora. Ma come intrepida
nel suo amore per Me! Al martirio della carne ella ha unito quello del cuore, e
con lei Felicita. Se sapevano amare i loro carnefici, come avranno saputo amare
i figli loro?
Erano giovani e felici nell’amore dello sposo e dei genitori. Nell’amore della
loro creatura. Ma Dio va amato sopra ogni cosa. Ed esse lo amano così. Si
strappano le loro viscere separandosi dal loro piccino, ma la Fede non muore.
Esse credono nell’altra vita. Fermamente. Sanno che essa è di chi fu fedele e
visse secondo la Legge di Dio.
Legge nella legge è l’amore. Per il Signore Iddio, per il prossimo loro. Quale
amore più grande di dare la vita per coloro che si ama, così come l’ha data il
Salvatore per l’umanità che Egli amava? Esse dànno la vita per amarmi e per
portare altri ad amarmi e possedere perciò l’eterna Vita.
Esse vogliono che i
figli e i genitori, gli sposi, i fratelli e tutti coloro che esse amano di amore
di sangue o di amore di spirito - i carnefici fra questi poiché Io ho detto:
“Amate coloro che vi perseguitano” : Matteo 5, 43-44; Luca 6, 27. - abbiano
la Vita del mio Regno. E, per guidarli a questo mio Regno, tracciano
col loro sangue un segno che va dalla Terra al Cielo, che splende, che chiama.
Soffrire? Morire? Cosa è? È l’attimo che fugge. Mentre la vita eterna resta.
Nulla è quell’attimo di dolore rispetto al futuro di gioia che le attende. Le
fiere? Le spade? Che sono? Benedette siano esse che dànno la Vita.
Unica preoccupazione - poiché chi è santo lo è in tutto - di conservare la
pudicizia. In quel momento, non della ferita ma delle vesti scomposte hanno
cura. Poiché, se vergini non sono, sono sempre delle pudiche. Il vero
cristianesimo dà sempre verginità di spirito. La mantiene, questa bella purezza,
anche là dove il matrimonio e la prole han levato quel sigillo che fa dei
vergini degli angeli.
Il corpo umano lavato dal Battesimo è tempio dello Spirito di Dio. Non va dunque
violato con invereconde mode e inverecondi costumi. Dalla donna, specie dalla
donna che non rispetta se stessa, non può che venire una prole viziosa e una
società corrotta, dalla quale Dio si ritira e nella quale Satana ara e semina i
suoi triboli che vi fanno disperare.»

Da “Vangeli della Fede”
AMDG et BVM