sabato 30 settembre 2023

Alaska: ogni anno spariscono in media 5 persone su 1000...

 

Il Kushtaka, il lato oscuro dell’Alaska


Sapete che cosa e’ il Kushtaka? Il Kushtaka e’ un’essere vivente di forma mezzo uomo e mezzo lontra che inganna gli innocenti imitando il grido di un bambino o l’urla di una donna attirandoli nei fiumi vicini per strapparli a brandelli o per trasformarli in un’altro Kushtata. Le tribu indigene Tinglit credono che questo essere malvagio sia la causa delle numerosi sparizioni in Alaska.

Ogni anno in Alaska spariscono in media 5 persone su 1000, tra locali, turisti e mezzi di trasporto. Dal 1988 ad oggi sono scomparse circa 16000 persone. Una quantità pari al doppio rispetto della media nazionale.

L’Alaska oltre ad essere un territorio vastissimo conta 640 chilometri di catene montuose, 12000 fiumi e 3 milioni di laghi. La sua struttura geografica e talmente imponente da far si’ che qualcuno si perda molto “facilmente”.

La cosa bizzarra di queste sparizioni, pero’ e’ che la maggior parte di loro sembra finire nel nulla, nessuna traccia, nessun resto, niente. In comune hanno quasi sempre l’aera geografica, chiamata il triangolo delle Bermuda dell’Alaska.

Photo Ville Palmu from Unplash

Questo Triangolo attraversa quattro delle regioni dello stato, dal deserto sud-orientale, alla tundra interna, fino alle catene montuose artiche. I suoi punti includono Juneau e Yakutat nel sud-est, la catena montuosa di Barrow a nord e Anchorage nel centro dello stato. 

Ecco alcune storie

Una delle prime sparizioni importanti fu nel 1972 quando Hale Boggs si trovava in Alaska per collaborare alla campagna elettorale per la riconferma del deputato Beigich. I due uomini presero un volo privato e mentre l’aereo sorvolava la tratta fra Anchorage e Juneau, scomparve misteriosamente. Per le ricerche furono impegnati 40 aerei militari e 50 aerei civili coprendo un’aerea di 50000 chilometri quadrati, una delle più grosse ricerche dell’intero stato, ma dopo trentanove giorni furono interrotte. I corpi dei 2 uomini assieme al pilota non vennero mai più ritrovati… nessun relitto, nessun detrito, nessun resto umano…OY

Anche prima, nel 1950, un’aereo militare con a bordo 44 passeggeri, nella tratta tra Anchorage verso il Montana spari misteriosamente senza lasciare alcuna traccia.

Nel 2006 Layman Griffin, un inventore in viaggio per il paese, si immerse nella foresta artica, non molto distante dallo Stampede Trail, per testare il suo “cocoon di sopravvivenza”. Non fece più ritorno e le sue ricerche, anche questa volta, non portarono da nessuna parte. Scomparso.

Nel 2012 il corridore 66 enne Michael LeMaitre partecipo’ alla gara Seward’s Mount Marathon, sul monte Seward a 3000 piedi dal livello del mare. Testimoni lo videro arrivare alla cima, ma nessuno lo vide più scendere e anche di lui nessuna traccia. Svanito nel nulla. 

Di storie come queste in Alaska se ne sentono tantissime, e non sono le classiche leggende metropolitane, ma storie vere. Tantissime persone ogni anno svaniscono nel nulla senza lasciare alcuna traccia. Alcune di queste sparizioni hanno motivi più “profondi”: l’Alaska ha un numero altissimo di persone che soffrono problemi mentali tra cui depressione dovuta maggiormente al clima freddo/buio, ed ha anche un numero alto di casi di violenza domestica. Visto il vasto territorio e’ anche più semplice “far sparire qualcuno”.

Ma il resto delle persone che scompaiono? Sara’ vera l’esistenza di Kushtaka?

Una delle spigazioni piu’ plausibili e’ dovuta alla geografia di questo stato, dai massicci ghiacciai, dai crepacci enormi, grotte nascoste, dalle valanghe, dal clima e dal fatto che solo 1/20simo del terittorio e’ stato “toccato” dall’uomo. Tutto il resto e’ ancora totalmente incontaminato per cui queste caratteristiche fanno di questo Stato il luogo ideale per essere letteralmente inghiottiti dalla natura!

Photo Bartek Luks from Unplash

A questo proposito vorrei consigliarvi il film “Il quarto tipo” (titolo origine: “The fourth kind”) che propone un’altro motivo riguardante le sparizione in Alaska, più precisamente nella città di Nome.

“In the end what you believe is yours to decide”

Source: Wikipedia.com, Discovery Channel.com, Sharingalaska.com, Leggendofamerica.com

Fralaska, Il sole di mezzanotte: la mia vita in Alaska

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https://usacoastocoast.com/2019/05/18/vita-viaggi-usa-coast-to-coast/


AVE MARIA PURISSIMA!

venerdì 29 settembre 2023

PREPARARSI ALLE EMERGENZE


DA STAMPARE E CONSERVARE SE HAI BISOGNO DI

AIUTO: RICORDATI DI FORNIRE SEMPRE QUESTE

SEMPLICI     INFORMAZIONI:

- Sono (nome e cognome)

- Indirizzo (indicare località, via, numero civico)

- Telefono (numero di casa e cellulare)

- Si è verificato (descrizione sintetica della

situazione)

- Sono coinvolte (indicare eventuali persone

coinvolte)

- La zona è raggiungibile con (indicare eventuali

difficoltà d'accesso).

Tieni in casa, in un luogo noto a tutti i componenti

della famiglia gli oggetti utili che devi portare con te

in caso di emergenza: QUESTO MATERIALE

- Torcia elettrica e coltello multiuso

- Fiammiferi, carta e penna

- Kit di Pronto Soccorso, acqua potabile ed

eventuali medicinali specifici

- Vestiario pesante e impermeabile

- Telefono cellulare e documento d'identità

- Radio a pile con pile di riserva

Questo materiale dovrebbe essere tenuto a disposizione in

uno zainetto.

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COME DIFENDERCI

La prima cosa da fare è informarsi presso l'Ufficio di

Protezione Civile del Comune ......... per conoscere il

Piano di Emergenza Comunale e le modalità di attuazione.

Occorre:

Verificare il funzionamento degli interruttori di luce, gas e

acqua così da poterli disattivare in caso di un possibile

evento sismico;

- accertarsi che mobili, elettrodomestici ed oggetti

pesanti siano ben fissati alle pareti per diminuire

il rischio di cadute o rovesciamenti;

- preparare e verificare periodicamente le scorte di

viveri e di acqua potabile per l’emergenza;

- tenere sempre pronti oggetti di emergenza (torce

elettriche, radio portatili, attrezzatura di pronto

soccorso);

- stabilire luoghi di rifugio in caso di emergenza;

- partecipare agli incontri organizzati dal Servizio di

Protezione Civile comunale.

DURANTE IL SISMA

Il terremoto può cogliervi in casa, al lavoro, per strada,

mentre viaggiate in auto; la regola principale è quella di

mantenere la calma evitando manifestazioni di panico.

IN CASA: rifugiatevi nei punti più solidi dell’edificio (pareti

portanti, archi travi, vani delle porte) oppure

nell'impossibilità di raggiungere tali strutture, si può

trovare rifugio sotto mobilia resistente (letto, tavolo); in

ogni caso lontano da mobili od oggetti che possono cadere,

da vetri che possono rompersi, da impianti elettrici volanti.

Non accendete fiammiferi, candele non utilizzate fiamme

libere.

ALL’APERTO: il pericolo maggiore è costituito dai crolli,

per cui allontanatevi dagli edifici e dai cavi elettrici, evitate

vie strette e dirigetevi verso luoghi aperti.

SE SIETE IN AUTO: non transitate mai sopra ponti o

cavalcavia, restate in auto e raggiungete un luogo aperto

senza intralciare la circolazione.

DOPO IL SISMA

Spegnere eventuali fornelli o fiamme libere accesi e non

accendere fiammiferi o candele perché potrebbero esserci

fughe di gas, chiudere i rubinetti dell'acqua, del gas e

staccare la corrente elettrica, prestare il soccorso

necessario ad eventuali feriti, non fare uso dell'acqua

perché potrebbe essere inquinata, non tenere occupate le

linee telefoniche, non rientrare mai negli edifici se non ne è

stata accertata la sicurezza. Dirigersi verso le Aree di

Attesa per la popolazione preventivamente individuate e

contraddistinte con appositi cartelli segnaletici, dove si

potranno ricevere assistenza ed informazioni.

SE SIETE IN AUTO: 

non transitate mai sopra ponti o cavalcavia, 

restate in auto e raggiungete un luogo aperto

senza intralciare la circolazione.

DOPO IL SISMA

Spegnere eventuali fornelli o fiamme libere accesi e 

non accendere fiammiferi o candele perché potrebbero esserci

fughe di gas, chiudere i rubinetti dell'acqua, del gas e

staccare la corrente elettrica, prestare il soccorso

necessario ad eventuali feriti, non fare uso dell'acqua

perché potrebbe essere inquinata, non tenere occupate le

linee telefoniche, non rientrare mai negli edifici se non ne è

stata accertata la sicurezza. //Dirigersi verso le Aree di

Attesa per la popolazione preventivamente individuate e

contraddistinte con appositi cartelli segnaletici, dove si

potranno ricevere assistenza ed informazioni.//

INCENDI

Il rischio di incendio può derivare da molteplici fattori

Incendi o esplosioni di fabbricati civili o industriali incidenti

conseguenti al trasporto di sostanze pericolose incendi

determinati da atti vandalici  

DURANTE L’INCENDIO La sicurezza delle persone, nel momento 

in cui si verifica un incendio, si basa sull’ esodo ordinato. 

Il panico, infatti, rende ogni piano di emergenza e di prevenzione, 

inagibile e  provoca la fuga disordinata, causando un aumento del

pericolo. Se si rimane coinvolti nell'incendio di un edificio

civile o industriale, la prima cosa da fare è individuare le

uscite di sicurezza che sono sempre segnalate, gli estintori

e le manichette antincendio, le scale esterne.

Se l’edificio è costruito su un unico piano occorre uscire in

modo ordinato dalle scale esterne. Se ci si trova in un

complesso a più piani e l'incendio è scoppiato sotto di noi,

in assenza di scale esterne, si deve salire ai piani superiori

o sulle terrazze in attesa dell'arrivo dei soccorsi.

 In nessun caso si deve far ricorso agli ascensori che

potrebbero essere raggiunti dalle fiamme e bloccarsi. Se ci

si trova a dover usare una manichetta antincendio, bisogna

dirigere il getto sulle fiamme evitando quadri elettrici e

parti elettriche.

Poiché il fumo aggredisce le vie respiratorie bisogna coprirsi

il naso e la bocca con un fazzoletto bagnato. Se l'incendio

riguarda un appartamento, bisogna avvisare i Vigili del

Fuoco e prima di uscire chiudere la porta della stanza dove

divampa il fuoco, cercando di sigillarla anche con panni

bagnati. Occorre inoltre staccare gli interruttori di luce e

gas. Se non si riesce a lasciare l'appartamento, in attesa

dei soccorsi, per evitare il fumo ci si dovrà sdraiare per

terra.

Ai sensi delle Leggi vigenti ed in sintonia coni piani

provinciali, il Comune di ............... struttura ed organizza

la gestione delle emergenze e la salvaguardia

dell'incolumità pubblica, pianificando ed individuando in

tempo di "pace" gli spazi e le aree più idonee ai fini di

protezione civile

........................................................................................

NUMERI UTILI  DI  TELEFONO:

Comune di xyz: ...............0871 895131

Sindaco Comune di .......... : 3488416442

Carabinieri di ............: 0871 895130 - 112

Geom. Comune di ............: 3299175550

Vigili del Fuoco: 115

Pronto Soccorso: 118

Corpo Forestale dello Stato: 1515

Servizio di Protezione Civile Comunale: 3339358120

3336851211

www.ana..........it

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E' CERTISSIMO: CONSOLIAMOCI:

I TERREMOTI SPARIRANNO CON LA FINE 

DEI TEMPI MALVAGI





Come papa Benedetto XVI burlò Andrea Tornielli nel 2014. Nulla è come ap...

giovedì 28 settembre 2023

SAN VENCESLAO


 

Dalla prima «Narrazione» paleoslava

(Ediz. M. Weingart, Praga 1934, 974-983)
Il trono del re che giudica i poveri nella verità
resterà saldo in eterno
   Alla morte di Vratislao, i Boemi gli diedero per successore il figlio Venceslao. Per grazia di Dio questi era esemplare nella pratica della fede. Beneficava i poveri, vestiva gli ignudi, dava da mangiare agli affamati, accoglieva i pellegrini, proprio come vuole il Vangelo. Non tollerava che si facesse ingiustizia alle vedove, amava tutti gli uomini, poveri o ricchi che fossero, soccorreva i ministri di Dio e abbellì anche molte chiese. Ciononostante divenne segno di contraddizione e di odio in quella cerchia di Boemi che era accecata dall’ambizione. Costoro sobillarono il fratello minore Boleslao dicendogli: «Tuo fratello Venceslao trama con la madre e i suoi uomini per ucciderti».
   Avvenne che una domenica, festa dei santi Cosma e Damiano, Venceslao si portasse nella città di AltBunzlau. Aveva infatti l’abitudine di recarsi nelle varie città quando vi si tenevano celebrazioni particolari. Anzi non vi mancava mai quando si festeggiava la dedicazione delle chiese.
   Quella volta, dunque, dopo aver partecipato al sacrificio eucaristico, voleva tornarsene a Praga, ma Boleslao lo trattenne, con scellerata intenzione, dicendo: «Perché te ne vuoi partire così presto, frate lo?».
   Il giorno dopo, all’alba, suonarono le campane per l’ufficio del mattino.
   Venceslao, all’udirle esclamò: «Lode a te, Signore, perché mi hai dato di vivere fino a questo giorno». Boleslao, già appostato sulla porta, lo raggiunse. Venceslao lo vide e gli disse: «Fratello, fino a ieri ti sei mostrato con me come un umile servitore!». Ma l’altro, sotto la suggestione del diavolo, che gli pervertiva il cuore, sguainata la spada, gli rispose: «Ed ora voglio diventare migliore». Così dicendo lo colpì al capo con la spada. Venceslao allora, guardandolo in volto, gridò: «Ma che fai, fratello?», e afferratolo lo gettò a terra. Accorse però uno dei consiglieri di Boleslao, che colpì Venceslao a una mano. Ferito alla mano, abbandonò la presa del fratello e se ne fuggì verso la chiesa. Ma altri due scellerati lo inseguirono e lo uccisero sulla porta. Un quarto, infine, lo trapassò al fianco da parte a parte. Venceslao esalò subito l’ultimo respiro, esclamando: Nelle tue mani, Signore, raccomando l’anima mia (cfr. Sal 30, 6).
 
RESPONSORIO          Cfr. Os 14, 6; Sal 91, 13. 14
R.
 Il giusto sboccerà come un giglio,

*
 fiorirà per sempre davanti al Signore.

V.
 Piantato nella casa del Signore, cresce rigoglioso:

R.
 fiorirà per sempre davanti al Signore.
ORAZIONE
   O Dio, che al martire san Venceslao hai dato il coraggio di anteporre il regno dei cieli al fascino del potere terreno, per la sua intercessione concedi anche a noi di superare ogni forma di egoismo per aderire a te con tutto il cuore. Per il nostro Signore.
       Benediciamo il Signore.

       R.
 Rendiamo grazie a Dio.
AMDG et D.V.MARIAE

mercoledì 27 settembre 2023

SAN VINCENZO de' Paoli

 

San Vincenzo de' Paoli Sacerdote e fondatore

27 settembre

Pouy, Guascogna, Francia, 1581 - Parigi, Francia, 27 settembre 1660

Nato a Pouy in Guascogna il 24 aprile 1581, fu ordinato sacerdote a 19 anni. Nel 1605 mentre viaggiava da Marsiglia a Narbona fu fatto prigioniero dai pirati turchi e venduto come schiavo a Tunisi. Venne liberato dal suo stesso «padrone», che convertì. Da questa esperienza nacque in lui il desiderio di recare sollievo materiale e spirituale ai galeotti. Nel 1612 diventò parroco nei pressi di Parigi. Alla sua scuola si formarono sacerdoti, religiosi e laici che furono gli animatori della Chiesa di Francia, e la sua voce si rese interprete dei diritti degli umili presso i potenti. Promosse una forma semplice e popolare di evangelizzazione. Fondò i Preti della Missione (Lazzaristi) e insieme a santa Luisa de Marillac, le Figlie della Carità (1633). Diceva ai sacerdoti di S. Lazzaro: «Amiamo Dio, fratelli miei, ma amiamolo a nostre spese, con la fatica delle nostre braccia, col sudore del nostro volto». Per lui la regina di Francia inventò il Ministero della Carità. E da insolito «ministro» organizzò gli aiuti ai poveri su scala nazionale. Morì a Parigi il 27 settembre 1660 e fu canonizzato nel 1737.

Patronato: Società caritatevoli

Etimologia: Vincenzo = vittorioso, dal latino

Martirologio Romano: Memoria di san Vincenzo de’ Paoli, sacerdote, che, pieno di spirito sacerdotale, a Parigi si dedicò alla cura dei poveri, riconoscendo nel volto di ogni sofferente quello del suo Signore e fondò la Congregazione della Missione, nonché, con la collaborazione di santa Luisa de Marillac, la Congregazione delle Figlie della Carità, per provvedere al ripristino dello stile di vita proprio della Chiesa delle origini, per formare santamente il clero e per assistere i poveri.

Ascolta da RadioVaticana:   
   
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Nella storia della cristianità, fra le innumerevoli schiere di martiri e santi, spiccano in ogni periodo storico delle figure particolari, che nel proprio campo di apostolato, sono diventate dei colossi, su cui si fonda e si perpetua la struttura evangelica, caritatevole, sociale, mistica, educativa, missionaria, della Chiesa.

E fra questi suscitatori di Opere, fondatori e fondatrici di Congregazioni religiose, pastori zelanti di ogni grado, ecc., si annovera la luminosa figura di san Vincenzo de’ Paoli, che fra i suoi connazionali francesi era chiamato “Monsieur Vincent”.

Gli anni giovanili
Vincenzo Depaul, in italiano De’ Paoli, nacque il 24 aprile del 1581 a Pouy in Guascogna (oggi Saint-Vincent-de-Paul); benché dotato di acuta intelligenza, fino ai 15 anni non fece altro che lavorare nei campi e badare ai porci, per aiutare la modestissima famiglia contadina.
Nel 1595 lasciò Pouy per andare a studiare nel collegio francescano di Dax, sostenuto finanziariamente da un avvocato della regione, che colpito dal suo acume, convinse i genitori a lasciarlo studiare; che allora equivaleva avviarsi alla carriera ecclesiastica.
Dopo un breve tempo in collegio, visto l’ottimo risultato negli studi, il suo mecenate, giudice e avvocato de Comet senior, lo accolse in casa sua affidandogli l’educazione dei figli.
Vincenzo ricevette la tonsura e gli Ordini minori il 20 dicembre 1596, poi con l’aiuto del suo patrono, poté iscriversi all’Università di Tolosa per i corsi di teologia; il 23 settembre 1600 a soli 19 anni, riuscì a farsi ordinare sacerdote dall’anziano vescovo di Périgueux (in Francia non erano ancora attive le disposizioni in materia del Concilio di Trento), poi continuò gli studi di teologia a Tolosa, laureandosi nell’ottobre 1604.
Sperò inutilmente di ottenere una rendita come parroco, nel frattempo perse il padre e la famiglia finì ancora di più in ristrettezze economiche; per aiutarla Vincent aprì una scuola privata senza grande successo, anzi si ritrovò carico di debiti.
Fu di questo periodo la strabiliante e controversa avventura che gli capitò; verso la fine di luglio 1605, mentre viaggiava per mare da Marsiglia a Narbona, la nave fu attaccata da pirati turchi ed i passeggeri, compreso Vincenzo de’ Paoli, furono fatti prigionieri e venduti a Tunisi come schiavi.
Vincenzo fu venduto successivamente a tre diversi padroni, dei quali l’ultimo, era un frate rinnegato che per amore del denaro si era fatto musulmano.
La schiavitù durò due anni, finché riacquistò la libertà fuggendo su una barca insieme al suo ultimo padrone da lui convertito; attraversando avventurosamente il Mediterraneo, giunsero il 28 giugno 1607 ad Aigues-Mortes in Provenza.
Ad Avignone il rinnegato si riconciliò con la Chiesa, nelle mani del vicedelegato pontificio Pietro Montorio, il quale ritornando a Roma, condusse con sé i due uomini.
Vincenzo rimase a Roma per un intero anno, poi ritornò a Parigi a cercare una sistemazione; certamente negli anni giovanili Vincenzo de’ Paoli non fu uno stinco di santo, tanto che alcuni studiosi affermano, che i due anni di schiavitù da lui narrati, in realtà servirono a nascondere una sua fuga dai debitori, per la sua fallimentare conduzione della scuola e pensionato privati.
Riuscì a farsi assumere tra i cappellani di corte, ma con uno stipendio di fame, che a stento gli permetteva di sopravvivere, senza poter aiutare la sua mamma rimasta vedova.

Parroco e precettore
Finalmente nel 1612 fu nominato parroco di Clichy, alla periferia di Parigi; in questo periodo della sua vita, avvenne l’incontro decisivo con Pierre de Bérulle, che accogliendolo nel suo Oratorio, lo formò a una profonda spiritualità; nel contempo, colpito dalla vita di preghiera di alcuni parrocchiani, padre Vincenzo ormai di 31 anni, lasciò da parte le preoccupazioni materiali e di carriera e prese ad insegnare il catechismo, visitare gli infermi ed aiutare i poveri.
Lo stesso de Brulle, gli consigliò di accettare l’incarico di precettore del primogenito di Filippo Emanuele Gondi, governatore generale delle galere.
Nei quattro anni di permanenza nel castello dei signori Gondi, Vincenzo poté constatare le condizioni di vita che caratterizzavano le due componenti della società francese dell’epoca, i ricchi ed i poveri.
I ricchi a cui non mancava niente, erano altresì speranzosi di godere nell’altra vita dei beni celesti, ed i poveri che dopo una vita stentata e disgraziata, credevano di trovare la porta del cielo chiusa, a causa della loro ignoranza e dei vizi in cui la miseria li condannava.
Anche la signora Gondi condivideva le preoccupazioni del suo cappellano, pertanto mise a disposizione una somma di denaro, per quei religiosi che avessero voluto predicare una missione ogni cinque anni, alla massa di contadini delle sue terre; ma nessuna Congregazione si presentò e il cappellano de’ Paoli, intimorito da un compito così grande per un solo prete, abbandonò il castello senza avvisare nessuno.

Gli inizi delle sue fondazioni – Le “Serve dei poveri”
Le fondazioni di Vincenzo de’ Paoli, non scaturirono mai da piani prestabiliti o da considerazioni, ma bensì da necessità contingenti, in un clima di perfetta aderenza alla realtà.
Lasciato momentaneamente il castello della famiglia Gondi, Vincenzo fu invitato dagli oratoriani di de Bérulle, ad esercitare il suo ministero in una parrocchia di campagna a Chatillon-le-Dombez; il contatto con la realtà povera dei contadini, che specie se ammalati erano lasciati nell’abbandono e nella miseria, scosse il nuovo parroco.
Dopo appena un mese dal suo arrivo, fu informato che un’intera famiglia del vicinato, era ammalata e senza un minimo di assistenza, allora lui fece un appello ai parrocchiani che si attivassero per aiutarli, appello che fu accolto subito e ampiamente.
Allora don Vincenzo fece questa considerazione: “Oggi questi poveretti avranno più del necessario, tra qualche giorno essi saranno di nuovo nel bisogno!”. Da ciò scaturì l’idea di una confraternita di pie persone, impegnate a turno ad assistere tutti gli ammalati bisognosi della parrocchia; così il 20 agosto 1617 nasceva la prima ‘Carità’, le cui associate presero il nome di “Serve dei poveri”; in tre mesi l’Istituzione ebbe un suo regolamento approvato dal vescovo di Lione.
La Carità organizzata, si basava sul concetto che tutto deve partire da quell’amore, che in ogni povero fa vedere la viva presenza di Gesù e dall’organizzazione, perché i cristiani sono tali solo se si muovono coscienti di essere un sol corpo, come già avvenne nella prima comunità di Gerusalemme.
La signora Gondi riuscì a convincerlo a tornare nelle sue terre e così dopo la parentesi di sei mesi come parroco a Chatillon-les-Dombes, Vincenzo tornò, non più come precettore, ma come cappellano della massa di contadini, circa 8.000, delle numerose terre dei Gondi.
Prese così a predicare le Missioni nelle zone rurali, fondando le ‘Carità’ nei numerosi villaggi; s. Vincenzo avrebbe voluto che anche gli uomini, collaborassero insieme alle donne nelle ‘Carità’, ma la cosa non funzionò per la mentalità dell’epoca, quindi in seguito si occupò solo di ‘Carità’ femminili.
Quelle maschili verranno riprese un paio di secoli dopo, nel 1833, da Emanuele Bailly a Parigi, con un gruppo di sette giovani universitari, tra cui la vera anima fu il beato Federico Ozanam (1813-1853); esse presero il nome di “Conferenze di S. Vincenzo de’ Paoli”.
Intanto nel 1623 Vincenzo de’ Paoli, si laureò in diritto canonico a Parigi e restò con i Gondi fino al 1625.

Le “Dame della Carità”
Vincenzo de’ Paoli, vivendo a Parigi si rese conto che la povertà era presente, in forma ancora più dolorosa, anche nelle città e quindi fondò anche a Parigi le ‘Carità’; qui nel 1629 le “Suore dei poveri” presero il nome di “Dame della Carità”.
Nell’associazione confluirono anche le nobildonne, che poterono dare un valore aggiunto alla loro vita spesso piena di vanità; ciò permise alla nobiltà parigina di contribuire economicamente alle iniziative fondate da “monsieur Vincent”.
L’istituzione cittadina più importante fu quella detta dell’”Hotel Dieu” (Ospedale), che s. Vincenzo organizzò nel 1634, essa fu il più concreto aiuto al santo nelle molteplici attività caritative, che man mano lo vedevano impegnato; trovatelli, galeotti, schiavi, popolazioni affamate per la guerra e nelle Missioni rurali.
Fra le centinaia di associate a questa meravigliosa ‘Carità’, vi furono la futura regina di Polonia Luisa Maria Gonzaga e la duchessa d’Auguillon, nipote del Primo Ministro, cardinale Richelieu.
Le prime ‘Carità’ vincenziane sorsero in Italia a Roma (1652), Genova (1654), Torino (1656).

I “Preti della Missione” o “Lazzaristi”
Anche in questa fondazione ci fu l’intervento munifico dei signori Gondi; la sua origine si fa risalire alla fortunata predicazione che il fondatore tenne a Folleville il 25 gennaio 1617; le sue parole furono tanto efficaci che non bastarono i confessori.
Il bene ottenuto in quel villaggio, indusse la signora Gondi ad offrire una somma di denaro a quella comunità che si fosse impegnata a predicare periodicamente ai contadini; come già detto non si presentò nessuno, per cui dopo il suo ritorno a Parigi, Vincenzo de’ Paoli prese su di sé l’impegno, aggregandosi con alcuni zelanti sacerdoti e cominciò dal 1618 a predicare nei villaggi.
Il risultato fu ottimo, ed altri sacerdoti si unirono a lui, i signori Gondi aumentarono il finanziamento e anche l’arcivescovo di Parigi diede il suo appoggio, assegnando a Vincenzo ed ai suoi missionari rurali, una casa nell’antico Collegio dei Bons-Enfants in via S. Vittore; il contratto fra Vincenzo de’ Paoli ed i signori Gondi porta la data del 17 aprile 1625.
La nuova comunità, si legge nel contratto, doveva fare vita comune, rinunziare alle cariche ecclesiastiche, e predicare nei villaggi di campagna; inoltre occuparsi dell’assistenza spirituale dei forzati e insegnare il catechismo nelle parrocchie nei mesi estivi.
La “Congregazione della Missione” come si chiamò, fu approvata il 24 aprile 1626 dall’arcivescovo di Parigi, dal re di Francia nel maggio 1627 e da papa Urbano VIII il 12 gennaio 1632.
Intanto i missionari si erano spostati nel priorato di San Lazzaro, da cui prenderanno anche il nome di “Lazzaristi”.
In seguito Vincenzo accettò che i suoi Preti della Missione o Lazzaristi, riuniti in una Congregazione senza voti, si dedicassero alla formazione dei sacerdoti, con Esercizi Spirituali, dirigendo Seminari e impegnandosi nelle Missioni all’estero come in Madagascar, nell’assistenza agli schiavi d’Africa.
Quando morì nel 1660, la sola Casa di San Lazzaro, aveva già dato 840 missioni e un migliaio di persone si erano avvicendate in essa, per turni di Esercizi Spirituali.

Le “Figlie della Carità”
La feconda predicazione nei villaggi, suscitò la vocazione all’apostolato attivo, prima nelle numerose ragazze delle campagne poi in quelle della città; desiderose di lavorare nelle ‘Carità’ a servizio dei bisognosi, ma anche consacrandosi totalmente.
Vincenzo de’ Paoli intuì la grande opportunità di estendere la sua opera assistenziale, lì dove le “Dame della Carità” per la loro posizione sociale, non potevano arrivare personalmente.
Affidò il primo gruppo per la loro formazione, ad una donna eccezionale s. Luisa de Marillac (1591-1660) vedova Le Gras, era il 29 novembre 1633; Luisa de Marillac le accolse in casa sua e nel luglio dell’anno successivo le postulanti erano già dodici.
La nuova Congregazione prese il nome di “Figlie della Carità”; i voti erano permessi ma solo privati ed annuali, perché tutte svolgessero la loro missione nella più piena libertà e per puro amore; l’approvazione fu data nel 1646 dall’arcivescovo di Parigi e nel 1668 dalla Santa Sede.
Nel 1660, anno della morte del fondatore e della stessa cofondatrice, le “Figlie della Carità” avevano già una cinquantina di Case.
Con il loro caratteristico copricapo, che le faceva assomigliare a degli angeli, e a cui le suore hanno dovuto rinunciare nel 1964 per un velo più pratico, esse allargarono la loro benefica attività d’assistenza ai malati negli ospedali, ai trovatelli, agli orfani, ai forzati, ai vecchi, ai feriti di guerra, agli invalidi e ad ogni sorta di miseria umana.
Ancora oggi le Figlie della Carità, costituiscono la Famiglia religiosa femminile più numerosa della Chiesa.

La formazione del clero
Attraverso l’Opera degli Esercizi Spirituali, i Preti della Missione divennero di fatto, i più prestigiosi e qualificati formatori dei futuri sacerdoti, al punto che l’arcivescovo di Parigi dispose che i nuovi ordinandi, trascorressero quindici giorni di preparazione nelle Case dei Lazzaristi, in particolare nel Collegio dei Bons-Enfants di cui Vincenzo de’ Paoli era superiore.
Più tardi, nel priorato di San Lazzaro, l’Opera degli Esercizi Spirituali si estese a tutti gli ecclesiastici che avessero voluto fare un ritiro annuale e anche a folti gruppi di laici.
Da ciò scaturì nei sacerdoti il desiderio di riunirsi settimanalmente, per esortarsi a vicenda nel cammino di una santa vita sacerdotale; così a partire dal 1633, un folto gruppo di ecclesiastici, con la guida di Vincenzo de’ Paoli, prese a riunirsi il martedì, dando vita appunto alle “Conferenze del martedì”.
Tale meritoria opera di formazione non sfuggì al potente cardinale Richelieu, il quale volle essere informato sulla loro attività e chiese pure al fondatore, una lista di nomi degni di essere elevati all’episcopato.
Lo stesso re Luigi XIII, chiese a ‘monsieur Vincent’, una seconda lista di degni ecclesiastici adatti a reggere diocesi francesi; il sovrano poi lo volle accanto al suo letto di morte, per ricevere gli ultimi conforti spirituali.
Anche la direzione dei costituendi Seminari delle diocesi francesi, voluti dal Concilio di Trento, vide sempre nel 1660, ben dodici rettori appartenenti ai Preti della Missione

Alla corte di Francia
Nel 1643, Vincenzo de’ Paoli fu chiamato a far parte del Consiglio della Coscienza o Congregazione degli Affari Ecclesiastici, dalla reggente Anna d’Austria; presieduto dal card. Giulio Mazzarino, il compito del Consiglio era la scelta dei vescovi ed il rilascio di benefici ecclesiastici.
Il potente Primo Ministro faceva scelte di opportunità politica, soprassedendo sulle qualità morali e religiose; era inevitabile lo scontro fra i due, Vincenzo gli si oppose apertamente, anche criticandolo nelle sue scelte di politica interna, specie nei giorni oscuri della Fronda, quando Mazzarino tentò di mettere alla fame Parigi in rivolta, Vincenzo allora organizzò una mensa popolare a San Lazzaro, dando da mangiare a 2000 affamati al giorno.
Nel 1649 giunse a chiedere alla regina, l’allontanamento del Mazzarino per il bene della Francia; la richiesta non poté aver seguito e quindi Vincenzo de’ Paoli cadde in disgrazia e fu definitivamente allontanato dal Consiglio di Coscienza nel 1652.
La reggente Anna d’Austria gli concesse l’incarico di Ministro della Carità, per organizzare su scala nazionale gli aiuti ai poveri; si disse che dalle sue mani passasse più denaro che in quelle del ministro delle Finanze.

Altri aspetti della sua opera
Vincenzo de’ Paoli divenne il maggiore oppositore alle idee gianseniste propugnate in Francia dal suo amico Giovanni du Vergier, detto San Cirano († 1642) e poi da Antonio Arnauld; dopo la condanna del giansenismo da parte dei papi Innocenzo X nel 1653 e Alessandro VIII nel 1656, Vincenzo si adoperò, affinché la decisione pontificia fosse accettata con sottomissione da tutti gli aderenti alle idee del vescovo olandese Giansenio (1585-1638).
Il movimento eterodosso del giansenismo affermava, che per la salvezza dell’uomo, a causa della profonda corruzione scaturita dal peccato originale, occorreva l’assoluta necessità della Grazia, la quale sarebbe stata concessa solo ad alcuni, per imperscrutabile disegno di Dio.
Fu riformatore della predicazione, fino allora barocca, introducendo una semplice tecnica oratoria: della virtù scelta per argomento, ricercare la natura, i motivi di praticarla, ed i mezzi più opportuni
Per lui apostolo della carità fra i prigionieri ed i forzati, re Luigi XIII, su suggerimento di Filippo Emanuele Gondi, istituì la carica di Cappellano capo delle galere (8 febbraio 1619), questo gli facilitò il compito e l’accesso nei luoghi di pena e di partenza dei galeotti rematori; dal 1640 il compito passò anche ai suoi Missionari e alle Dame e Figlie della Carità.
Inoltre si calcola che tra il 1645 e il 1661, Vincenzo de’ Paoli e i suoi Missionari, liberarono non meno di 1200 schiavi cristiani in mano ai Turchi musulmani.
Monsieur Vincent fu fin dai primi anni, membro attivo della potente “Compagnia del SS. Sacramento”, sorta a Parigi nel 1630, composta da ecclesiastici e laici insigni e dedita ad “ogni forma di bene”.
Vincenzo de’ Paoli fu spesso ispiratore della benefica attività della Compagnia e da essa ricevé aiuto e collaborazione, per le sue tante opere assistenziali.

Il pensiero spirituale
Nei dodici capitoli delle “Regulae”, Vincenzo ha condensato lo spirito che deve distinguere i suoi figli come religiosi: la spiritualità contemplativa del pensiero del card. de Bérulle, sotto la cui direzione egli rimase per oltre un decennio; l’umanesimo devoto di s. Francesco di Sales, suo grande amico, del quale lesse più volte le opere spirituali e l’ascetismo di s. Ignazio di Loyola, del quale assimilò il temperamento pratico; elaborando da queste tre fonti una nuova dottrina spirituale.
Le virtù caratteristiche dello spirito vincenziano, secondo la Regola dei Missionari, sono le “cinque pietre di Davide”, cioè la semplicità, l’umiltà, la mansuetudine, la mortificazione e lo zelo per la salvezza delle anime.

La morte, patronati
Il grande apostolo della Carità, si spense a Parigi la mattina del 27 settembre 1660 a 79 anni; ai suoi funerali partecipò una folla immensa di tutti i ceti sociali; fu proclamato Beato da papa Benedetto XIII il 13 agosto 1729 e canonizzato da Clemente XII il 16 giugno 1737.
I suoi resti mortali, rivestiti dai paramenti sacerdotali, sono venerati nella Cappella della Casa Madre dei Vincenziani a Parigi.
È patrono del Madagascar, dei bambini abbandonati, degli orfani, degli infermieri, degli schiavi, dei forzati, dei prigionieri. Leone XIII il 12 maggio 1885 lo proclamò patrono delle Associazioni cattoliche di carità.
In San Pietro in Vaticano, una gigantesca statua, opera dello scultore Pietro Bracci, è collocata nella basilica dal 1754, rappresentante il “padre dei poveri”.
La sua celebrazione liturgica è il 27 settembre.

Autore: Antonio Borrelli
 


 

Da guardiano di maiali diventa ministro di una nazione. Il suo nome è Vincent de Paul, in italiano Vincenzo de’ Paoli. Nasce a Pouy in Guascogna, Sud Ovest della Francia, il 24 aprile 1581, in una famiglia di poveri contadini. Vincenzo sogna di vivere nell’agiatezza. Un giorno la fortuna bussa alla porta del piccolo Vincenzo mentre è intento, scalzo e con poco cibo, a governare i maiali. Un ricco avvocato nota la sua intelligenza e gli paga gli studi perché diventi prete. Vincenzo corona il suo sogno, il suo tenore di vita migliora e desidera seguire la carriera ecclesiastica.
Nel 1600 diventa sacerdote. Tuttavia un giorno qualcosa accade dentro il suo cuore: sconvolto dalle guerre, dalle carestie e, soprattutto, dalle sofferenze patite dalla povera gente, Vincenzo non pensa più a se stesso. Si dedica anima e corpo a diseredati, vecchi, ammalati, affamati, ex carcerati; anche ai pazzi che all’epoca venivano messi alle catene: nel loro volto vede Gesù. Troppe partorienti e troppi neonati muoiono per la mancanza di igiene e cibo. I bambini chiedono l’elemosina, vengono abbandonati, venduti, sfruttati. I ricchi marchesi Gondi lo aiutano. Vincenzo ha contatti pure con importanti personaggi come i ministri Richelieu e Mazzarino ai quali chiede di porre fine alle battaglie interminabili del Seicento.
Il prete, grazie alla “Divina Provvidenza”, moltiplica le sue attività di carità. Nel 1625 organizza gruppi di laici per servire i poveri, dando vita alla Congregazione della Missione (lazzaristi) e nel 1633 fonda le Figlie della Carità con Luisa de Marillac (futura santa), per dare dignità alla donna relegata dentro le mura domestiche e per offrire assistenza a domicilio presso le famiglie più povere. Nel 1634 istituisce l’Hotel Dieu (un ospedale), per assicurare assistenza agli orfani e agli ex carcerati.
Vincenzo de’ Paoli viene, poi, nominato “Ministro della Carità” della Francia e si impegna per aiutare i poveri di tutta la nazione. Le sue confraternite o “Conferenze” come vengono chiamate, si diffondono in ogni Paese del mondo, anche in Italia. Ancora oggi, in ogni nostra città, esiste una sede della “San Vincenzo” che dona ai poveri pacchi di cibo e vestiti. Vincenzo si spegne all’età di 80 anni a Parigi il 27 settembre 1660. Protegge carcerati, diseredati, orfani, Enti di carità.


Autore: 
Mariella Lentini

AMDG et D.V.MARIAE