lunedì 16 gennaio 2023

LA DONNA IDEALE

 

RE LEMUÈL E LA DONNA IDEALE

A Lemuèl, re di Massa


Caro Lemuèl,

la Bibbia vi nomina come autore del celebre poema in lode

della donna ideale. Nient’altro si sa di Voi.

Posso dire, però, che fate da rimpettaio a Cornelia, madre

dei Gracchi. Questa infatti mostrava alle amiche i propri figli e

diceva: «Ecco i miei gioielli!». Voi rovesciate la posizione e mostrate

vostra madre, affermando: «Si levano i suoi figli a chiamarla

beata e suo marito ad encomiarla».

Un’altra cosa è certa: che il magnifico vostro carme alfabetico

viene opportunamente a proposito ai nostri giorni, in cui la

promozione della donna costituisce problema sentitissimo.

Volete sentirne una? L’altro giorno una fanciulla di quinta

elementare mi ha posto in imbarazzo, affermando: «È giusto che

Gesù abbia istituito sette sacramenti e poi solo sei di essi siano

messi a disposizione di noi donne?». Si riferiva, evidentemente,

all’ordine sacro, cui per prassi di sempre vengono ammessi solo

i maschi.

Che cosa potevo rispondere? Dopo essermi guardato attorno,

ho detto: «In questa classe vedo ragazzi e ragazze. Voi, ragazzi,

potete dire: “Uno fra tutti i maschi del mondo è padre di Gesù?».

Risposta dei ragazzi: “No, perché san Giuseppe era solo padre

putativo». Ma voi, ragazze – ripresi io – potete dire: “Una di noi

donne è madre di Gesù?». Risposta: “Sì”. Ed io: “Avete detto

bene, ma riflettete: se nessuna donna è papessa o vescovessa o

sacerdotessa, ciò è mille volte compensato dalla maternità divina,

che onora straordinariamente sia la donna sia la maternità”».

La piccola contestatrice parve persuasa.

* * *

Alle magnifiche lodi del vostro carme, oppongono alcuni la

«grettezza» di san Paolo, che comandò: «Le donne stiano zitte

nelle adunanze» (1Cor 14,34).

Io opìno che san Paolo quella proibizione di parlare l’abbia

data soltanto alle donne di Corinto e solo per quel dato momento.

Succedeva infatti a Corinto che ci fosse un fiorire straordinario

di carismi e di carismatici; molti, uomini e donne, durante

le riunioni si alzavano a parlare o a pregare investiti dallo

Spirito del Signore: qualche donna si alzava forse senza un vero

carisma, portando confusione e disagio. Perché l’inconveniente

non si ripetesse, Paolo giudicò – per quell’assemblea – di togliere

la parola a tutte. Poco sopra, nella stessa lettera ai Corinzi, egli

aveva riconosciuto che le donne possono «profetare», purché lo

facciano a capo coperto.

Una volta, trovandosi a Cesarea, era andato per più giorni

con san Luca in casa di Filippo, diacono e missionario, e non

aveva mosso difficoltà alcuna sul fatto che le quattro figlie di

Filippo «profetassero» (At 21,8-9). Negli ultimi suoi anni, infine,

egli raccomandava a Tito di istruire donne anziane, perché

«fossero maestre nel bene e... sapessero insegnare alle giovani»

(Tt 2,3-4).

D’altronde, non aveva il profeta Gioele annunciato solennemente

che nel tempo messianico avrebbero profetato sia i figli

che le figlie d’Israele? (Gl 2,28-29). E non aveva san Pietro, nel

giorno della Pentecoste, dichiarato che la profezia di Gioele stava

avverandosi e che il Signore spandeva il suo Spirito sui suoi servi

e sulle sue ancelle? (At 2,18).

Anche prima della venuta di Cristo non era mancato un

profetismo di donne: sacerdoti erano stati sempre ed esclusivamente

i maschi, ma il manto profetico s’era poggiato talvolta su

spalle femminili.

Maria, sorella di Mosè e Aronne, timpano in mano, durante

una funzione religiosa dirige con il titolo di profetessa i cantici

delle donne (Es 15,20) e, più tardi, chiama a testimone il popolo

che «Dio aveva parlato con lei» (Nm 12,2). Debora, al tempo del

Giudice Barak, è una specie di Giovanna d’Arco o, meglio, un

Pierre l’Ermite in sottana, che predica la guerra santa e predice

l’immancabile vittoria; essa dà udienza sul monte Efraim, sotto

la «palma di Debora», e vengono a lei «i figlioli d’Israele per

tutte le loro liti» (Gdc 4,4-5). Il sommo sacerdote Helkia, 621

anni prima di Cristo, per ordine del re Giosia, va, con altri insigni

personaggi, a consultare «la profetessa Hulda... che abitava

a Gerusalemme nel quartiere nuovo». E la profetessa apre bocca

proprio alla maniera dei profeti: «Così dice il Signore!» (2Re

22,14-20). Anche Anna, la vedova di ottantaquattro anni, che si

fa incontro a Gesù portato al tempio, e dappertutto va parlando

di lui, è chiamata profetessa (Lc 2,36-39).

* * *

La vostra donna ideale è laboriosa, un’ape instancabile, una

vera Marta: «Si cinge i fianchi con energia e si rafforza le braccia...

Si leva ch’è ancor notte... e non si spegne neppur di notte

la sua lucerna».

E il suo lavoro lo intride di letizia: «Si procura lino e lana e

li lavora volentieri..., vede con gusto che va bene il suo traffico...

ridente va incontro all’avvenire». Rivela così un’altra qualità: la

gaiezza, data come sorella alla bontà, alla tenerezza, al lavoro e

all’amore.

Suo marito ha bisogno di quella gaia serenità, quando torna

stanco dal lavoro; anche i figli ne hanno bisogno, essendo la

letizia il clima necessario di ogni sistema efficace di educazione.

Mantenere questa gaiezza a ogni costo, anche nelle giornate critiche;

mostrarla anche quando le fatiche materiali ininterrotte,

minute, monotone, sembrano rompere la schiena, svegliando

rimpianti e richiamando agli occhi lacrime, è grande virtù; è fortezza

cristiana; è penitenza che – a certe condizioni – può equivalere

alle rinunce e alle preghiere prolungate di suore e monache.

Essa però non impedisce di vedere acuto e lontano: «Adocchiato

un podere lo compra, col frutto del suo lavoro pianta una

vigna..., lavora una bella camicia e la vende e dà una fascia al

mercante». Davvero non si può dire della sua casa: «casa senza

amministrazione, nave senza timone»! E si capisce come suo marito

le abbia messo fiduciosamente in mano le chiavi della cantina,

degli armadi, sicuro che tutto sarebbe andato bene! Marito

simile a re Malcom di Scozia, che, illetterato, baciava il libro di

preghiere della sposa santa Margherita: il libro, diceva, in grazia

del quale Margherita è tanto saggia e tanto brava!

* * *

La vostra donna ideale è anche socialmente aperta: «Allarga

il pugno all’infelice e stende la mano al povero»; fa lavorare servi

e ancelle, ma li precede nella fatica e non lascia loro mancare

niente; anche in caso di rigido inverno, tira fuori dalle casse vesti

calde, perché «tutti i suoi di casa hanno doppio vestito».

Oggi, illustre re Lemuèl, la giustizia e la carità sociale vanno

coltivate in altra maniera: le nostre donne sono più spesso impiegate

e lavoratrici dipendenti che padrone. Per esse, lanciate

ormai a tutti i posti della politica, dell’amministrazione e del

lavoro, non è più elogio il domi mansit, lanam fecit.

Ai tempi vostri i figli e la famiglia venivano difesi dalla donna

sulla porta di casa; oggi vengono difesi anche lontano da casa:

nella cabina elettorale, nei sindacati, nelle organizzazioni. Le

suore stesse devono saper sfruttare fino all’ultimo le nuove libertà

civiche, e le signore che occupano posti pubblici devono saper

assolvere il loro compito come gli uomini, mettendo in più la

diligenza, il tatto, la finezza, la finitezza, che son proprie della

donna.

Se il piccolo generale Bonaparte risentenziasse oggi – come

allora, in pieno Terrore – che non gli piace sentir le donne parlare

di politica, si troverebbe non una, ma mille donne che lo rimbeccherebbero con le parole di Madama de Staël: 

«Generale! La

Repubblica oggi taglia la testa anche alle donne; è dunque giusto

che le donne si chiedano almeno il perché di quel taglio!».

* * *

Il vostro carme – è stato osservato – concede appena un’allusione

all’amore coniugale. Certi scrittori cattolici odierni, parlando

di donna ideale, darebbero spazio ben più largo a questo

discorso! È da preferirsi, però, il vostro metodo, che è quello della

prudenza cristiana, di cui ci ha dato bell’esempio il Manzoni.

L’amore di Renzo e Lucia, fidanzati, è puro, legittimo, virtuoso,

ma di quale delicatezza intessuto! Lucia, in casa di donna

Prassede, rifugge dal parlare dei propri guai, perché in essi

«c’era mescolato per tutto un sentimento, una parola, che non

le pareva possibile di proferire parlando di sé; e alla quale non

avrebbe mai trovato da sostituire una perifrasi che non le paresse

sfacciata: l’amore!». La stessa Lucia «stupisce e arrossisce» e prova

un «confuso spavento» davanti alle domande investigatrici della

monaca Gertrude; arrossisce in altri casi e il suo fidanzato nella

capanna del lazzaretto cerca invano i suoi occhi.

Lo stesso Renzo, la notte della fuga, nello scendere a terra

dalla barca, dà bensì la mano ad Agnese, ma, per pudore, non la

dà a Lucia. Poco prima, camminando fuor di strada, aveva offerto,

nei passi malagevoli, aiuto alla fidanzata, ma questa l’aveva

scansato «dolcemente e con destrezza..., vergognosa in sé, anche

in tal turbamento d’essere stato già tanto sola con lui, e tanto

familiarmente, quando s’aspettava di diventar sua moglie, tra

pochi momenti».

Simile delicata prudenza si riscontra anche nei romanzi del

protestante Walter Scott. Il fidanzato di Caterina di Perth, ad

esempio, lamenta col futuro suocero l’estremo riserbo dell’amata.

«Quella lì – dice – si figura che tutto il mondo sia un gran

monastero e che tutti gli abitanti del mondo debbano stare come

se assistessero ad una eterna messa cantata!».

La «bella fanciulla di Perth» esagerava forse un pochino. Ma

la nostra «società permissiva» esagera dall’altra parte. E quanto!

* * *

La vostra donna ideale è tutta dedita alla famiglia, respira e

diffonde bontà: «Saggezza apre la bocca a lei e nella sua lingua

sotto i dettami della bontà; a lei si affida il cuore del suo consorte

»; in grazia sua «bella figura fa suo marito alle porte, quando

siede con gli anziani del luogo».

Mi viene in mente Sisto V papa, che avrebbe detto: «Datemi

una donna, di cui il marito non si è mai lamentato in nessuna

cosa, e io ve la canonizzo subito!». Tale donna non solo si santifica

nella famiglia, ma insieme alla famiglia, elevando con sé il

marito e i figli.

Quando ho sentito ch’era introdotta la causa di beatificazione

dei genitori di santa Teresa del Bambino Gesù, ho detto:

«Finalmente una causa a due! San Luigi IX è santo senza la sua

Margherita, santa Monica senza il suo Patrizio; Zelia Guérin,

invece, sarà santa con Luigi Martin suo sposo e con Teresa sua

figliola!».

* * *

La donna ideale – Voi lo dite – tiene all’eleganza, alla grazia e

alle comodità: «Ella si fa coperte; bisso e porpora è il suo vestire...

di vigore e decoro si abbiglia». Ma soggiungete subito: “...è un

soffio la bellezza; la donna timorata di Dio, quella è da lodare».

La bellezza è un dono di Dio anch’essa; l’arte di vestire con

buon gusto ed eleganza è lodevole, specialmente nella donna;

la stessa cosmesi in molti casi non è riprovevole. Ma si tratta di

cose passeggere; trovarsi amici di Dio, legati a lui con vita buona

e sincera pietà, è cosa più sicura e duratura; da coltivare quindi

insieme alle altre sopra ricordate e più delle altre.

Lo diceva Maria Cristina di Savoia, giovane, graziosa e colta

regina di Napoli, in una sua poesiola:

«Bench’io sia sana, ricca e bella... E poi?

E che possegga oro e argento... E poi?

E sia da fortuna in alto posta... E poi?

Unica quasi per spirito e sapere... E poi?

Se pur godessi il mondo per mill’anni... E poi?

Presto si muore e nulla resta poi.

Servi il tuo Dio e tutto avrai dappoi!».

Potrà sembrare, quello della giovane regina, pensiero un po’

mesto. Ma è invincibilmente vero, re Lemuèl!

Febbraio 1973

Papa Luciani/ P.P.Giovanni Paolo I

AMDG ET DVM

C'è veramente un altro mondo..."

 UNDICESIMA APPARIZIONE

nella città di Dozulé

Venerdì 5 ottobre 1973 ore 19

Il Signore si è presentato al posto del Santissimo Sacramento esposto, come la volta precedente. Gesù era al posto del Santissimo Sacramento, non vedevo più nè l’altare, nè il Santissimo Sacramento; la Luce ne aveva preso il posto. Gesù mi appare molto vicino, leggermente sollevato. I Suoi Piedi sono posati su una pietra piatta e vicino a questa pietra vi sono alcuni sassi. Il Suo Piede destro è avanzato e scoperto quasi fino alla Caviglia, il Piede sinistro è nascosto dalla Sua veste, non vedo che l’estremità del Piede. La Sua veste, di un bianco luminoso, è trattenuta in vita da un cordoncino, la scollatura è arrotondata e increspata, ma il Collo è un po' libero. Le maniche sono abbastanza larghe, come quelle di un camice, non vi è alcuna apertura apparente per indossarla. I Capelli, abbastanza lunghi ricadono sulle Spalle.

 Le Sue Mani e il Suo Viso sono molto Luminosi - d’altra parte il Signore ha detto: "Le Sue Mani ed il Suo Viso Risplendono come il sole" ed è proprio così. Tutto questo è Meraviglioso. Il Suo Sguardo è Amore e Bontà: questa frase la sottolineo, la riprendo da Gesù, è Lui stesso che me l’ha detta. Mi ha Sorriso, le Mani tese verso di me, come per accogliermi. Ho fatto la genuflessione, ho salutato, poi mi sono messa in ginocchio, ho fatto il segno della Croce. L’ho fatto macchinalmente senza che questa volta Gesù avesse bisogno di dirmelo, ma è senza dubbio Lui che me lo fa fare - bisogna senza dubbio che io lo faccia.

 Non so se voi mi comprendete, ma ci sono cose difficili da spiegare. Gesù è rimasto qualche istante in silenzio. Io sono rimasta così ad ammirare questa Meraviglia, aspettavo che Egli mi dicesse qualche cosa. Dopo qualche istante, Gesù mi ha detto: "Dite alle persone qui presenti che dicano con voi la preghiera che Io ho loro insegnato, seguita da una decina del Rosario." 

Ho trasmesso il messaggio. Come la prima volta, il Signore mi ha dettato il Messaggio molto lentamente, guardandomi, ho ripetuto ogni frase dopo di Lui. "Pietà Mio Dio, per quelli che Ti bestemmiano. Perdona loro, essi non sanno quello che fanno." "Pietà Mio Dio, per lo scandalo del mondo. Liberali dallo spirito di Satana." "Pietà Mio Dio per quelli che fuggono da Te. Dona loro il gusto della Santa Eucarestia." 

Gesù si ferma un istante e mi dice: "Colui che fa la Volontà del Padre Mio e che mangia di questo Pane vivrà eternamente in questa Luce." Poi riprende: "Pietà Mio Dio, per quelli che verranno a pentirsi ai piedi della Croce Gloriosa, che essi vi trovino la Pace e la Gioia in Dio Nostro Salvatore." "Pietà Mio Dio, perchè il Tuo Regno arrivi, ma salvali, è ancora tempo - poiché il tempo è vicino, ed ecco che Io vengo. Amen. Vieni Signore Gesù." Poi Gesù ha detto con me la decina del Rosario. Noi l’abbiamo detta insieme, lentamente, aspettavo ogni "Ave Maria" per ricominciare con Lui. Era così commovente dire questo Rosario con Gesù. Non l’avevo mai detto così lentamente in tutta la mia vita. 

Alla fine di questa decina del Rosario Gesù mi ha detto: "Signore, riversa sul mondo intero i Tesori della Tua Infinita Misericordia." Credo di non aver ripetuto questa frase, assorbita com’ero dalla Presenza Meravigliosa di Gesù. Resterei così senza fine, ad ammirarLo, senza dirGli nulla, senza domandarGli niente. 

D'altronde non vi è nulla da domandare. Io sono come inchiodata sul posto. Qualunque cosa ci fosse non avrebbe importanza, fosse anche un fulmine non sentirei nulla, non mi muoverei per niente talmente questa Presenza è Meravigliosa. 

D’altra parte, quando Gesù è Presente io non sono più sulla terra. Non vedo e non penso più a nulla di ciò che mi circonda. E' una Meraviglia degli occhi e dello spirito che non si può spiegare, bisogna veramente esserci. Nessuna parola può spiegare quello che sento, neppure le più belle frasi. A tutti quelli che dubitano posso affermare che c’è veramente un altro mondo oltre a quello che si vede. E il più Meraviglioso è quello che non si vede, non lo si può neanche immaginare. Dopo la preghiera Gesù mi dice, sempre continuando a guardarmi: "Dite questo ad alta voce: La Croce Gloriosa (in questo istante Egli ha Guardato i presenti con uno Sguardo circolare) innalzata sulla Haute-Butte deve essere paragonabile alla città di Gerusalemme per la sua dimensione verticale. I suoi bracci devono drizzarsi dall’Oriente all’Occidente. Essa deve essere di una grande luminosità." E con tono grave Gesù mi ha detto: "Così è il Segno del Figlio dell’Uomo." Poi qualche secondo dopo: "Fate scavare a 100 metri dal luogo della Croce Gloriosa in direzione del suo braccio destro, ne uscirà dell'acqua. Verrete tutti a lavarvi in segno di purificazione." Gesù si è poi chinato verso di me e mi ha detto con discrezione, senza precisarmi di dirlo ad alta voce - non l’ho detto che domenica al Signor Parroco: "Siate sempre nella Gioia, non lamentatevi del cataclisma generale di questa generazione, poiché tutto questo deve arrivare. Ma ecco che appare nel cielo il Segno del Figlio dell’Uomo. E adesso deve compiersi il tempo delle nazioni. Tutti si batteranno il petto. Dopo l’evangelizzazione del mondo intero, allora Io ritornerò nella Gloria." Gesù mi ha guardata ancora per qualche istante. Mi ha Sorriso, poi è scomparso.

http://le-message-de-jesus-a-dozule.com/html/Messaggio.htm#:~:text=Senza%20lo%20Spirito%20Santo%2C%20l,possiamo%20dire%20grazie%20a%20Dio.

AMDG et DVM

IL LIEVITO dei farisei. Le opinioni sul Figlio dell'uomo. Il primato a Simon Pietro

 


Maria Valtorta: 'L'Evangelo come mi è stato rivelato'

   Cap. CCCXLIII. Il lievito dei farisei. Le opinioni sul Figlio dell’uomo. Il primato a Simon Pietro.

   27 novembre 1945.

   343.1La pianura fiancheggia il Giordano prima che questo si getti nel lago di Merom. Una bella pianura su cui di giorno in giorno crescono più rigogliosi i cereali e s’infiorano gli alberi da frutto. I colli oltre i quali è Cedes sono ora alle spalle dei pellegrini, che infreddoliti camminano lesti nelle prime luci del giorno, guardando con desiderio il sole che ascende e cercandolo non appena il suo raggio tocca i prati e carezza le fronde. Devono avere dormito all’aperto, al massimo in un pagliaio, perché le vesti sono sgualcite e conservano festuche di paglia e foglie secche che essi si vanno levando man mano che le scoprono nella luce più forte.
   Il fiume si annuncia per il suo fruscio, che pare forte nel silenzio mattutino della campagna e per una folta riga di alberi dalle foglie novelle, che tremolano alla lieve brezza del mattino. Ma ancora non si vede, sprofondato come è nella pianura piatta. Quando le sue acque azzurre, ingrossate da numerosi torrentelli che scendono dai colli occidentali, si vedono luccicare fra il verde novello delle sponde, si è quasi sulla riva.
   «Facciamo la riva fino al ponte, oppure passiamo il fiume qui?», chiedono a Gesù che era solo, meditabondo, e che si è fermato ad attenderli.
   «Vedete se c’è barca per passare. È meglio andare di qui…».
   «Sì. Al ponte che è proprio sulla via per Cesarea Paneade potremmo incontrare da capo qualcuno messo sulle tracce», osserva Bartolomeo accigliato, guardando Giuda.
   «No. Non mi guardare male. Io non sapevo di venire qui e non ho detto nulla. Era facile capire che da Sefet Gesù sarebbe andato alle tombe dei rabbi e a Cédès. Ma mai avrei pensato volesse spingersi fino alla capitale di Filippo. Perciò essi lo ignorano. E non li troveremo per mia colpa né per loro volontà. A meno che non abbiano Belzebù che li conduce», dice calmo e umile l’Iscariota.
   «Questo è bene. Perché con certa gente… Bisogna avere occhio e misurare le parole, non lasciare indizi dei nostri progetti. Stare attenti a tutto si deve. Altrimenti la nostra evangelizzazione si tramuterà in perpetua fuga», ribatte Bartolomeo.
   Tornano Giovanni e Andrea. Dicono: «Abbiamo trovato due barche. Ci passano per una dramma a barca. Scendiamo sull’argine».
   E nelle due barchette, in due riprese, passano sull’altra sponda. La pianura piatta e fertile li accoglie anche qui. Una pianura fertile, ma poco popolata. Solo i contadini che la coltivano hanno casa in essa.


   343.2«Umh! Come faremo per il pane? Io ho fame. E qui… non ci sono neppure le spighe filistee… Erba e foglie, foglie e fiori. Non sono una pecorella né un’ape», mormora Pietro ai compagni, che sorridono dell’osservazione.
   Giuda Taddeo si volta — era un poco più avanti — e dice:
   «Compreremo pane al primo paese».
   «Sempre che non ci facciano fuggire», termina Giacomo di Zebedeo.
   «Guardatevi, voi che dite di stare attenti a tutto, dal prendere il lievito dei farisei e dei sadducei. Mi sembra che lo stiate facendo, senza riflettere a ciò che fate di male. State attenti! Guardatevi!», dice Gesù.
   Gli apostoli si guardano l’un l’altro e bisbigliano: «Ma che dice? Il pane ce lo ha dato quella donna del sordomuto e l’oste di Cedes. E questo è ancora qui. L’unico che abbiamo. Né sappiamo se potremo trovarne da prendere per la nostra fame. Come dunque dice che comperiamo da sadducei e farisei pane col loro lievito? Forse non vuole che si comperi in questi paesi…».
   Gesù, che era di nuovo avanti tutto solo, torna a voltarsi.
   «Perché avete paura di rimanere senza pane per la vostra fame? Anche se tutti qui fossero sadducei e farisei, non rimarreste senza cibo per il mio consiglio. Non è di quel lievito che è nel pane che Io parlo. Perciò potrete comperare dove vi pare il pane per i vostri ventri. E se nessuno ve lo volesse vendere, non rimarreste senza pane lo stesso. Non vi ricordate dei cinque pani con cui si sfamarono cinquemila persone? Non vi ricordate che ne raccoglieste dodici panieri colmi di avanzi? Potrei fare per voi, che siete dodici e avete un pane, ciò che feci per cinquemila con cinque pani. Non capite a quale lievito alludo? A quello che gonfia nel cuore dei farisei, sadducei e dottori, contro di Me. È odio, quello. Ed è eresia. Ora voi state andando verso l’odio come fosse entrato in voi parte del lievito farisaico. Non si deve odiare neppure chi ci è nemico. Non aprite neppure uno spiraglio a ciò che non è Dio. Dietro al primo entrerebbero altri elementi contrari a Dio. Talora, per troppo volere combattere con armi uguali i nemici, si finisce a perire o a essere vinti. E, vinti che siate, potreste per contatto assorbire le loro dottrine. No. Abbiate carità e riservatezza. Voi non avete in voi ancora tanto da poterle combattere, queste dottrine, senza esserne infettati. Perché alcuni elementi di esse li avete pure voi. E l’astio per loro ne è uno. Ancora vi dico che essi potrebbero cambiare metodo per sedurvi e levarvi a Me, usandovi mille gentilezze, mostrandosi pentiti, desiderosi di fare pace. Non dovete sfuggirli. Ma quando essi cercheranno darvi le loro dottrine, sappiate non accoglierle. Ecco quale è il lievito di cui parlo. Il malanimo, che è contro l’amore, e le false dottrine. Vi dico: siate prudenti».


   343.3«Quel segno che i farisei chiedevano ieri era “lievito”, Maestro?», chiede Tommaso.
   «Era lievito e veleno».
   «Hai fatto bene a non darglielo».
   «Ma glielo darò un giorno».
   «Quando? Quando?», chiedono curiosi.
   «Un giorno…».
   «E che segno è? Non lo dici neppure a noi, i tuoi apostoli? Perché lo si possa riconoscere subito», chiede voglioso Pietro.
   «Voi non dovreste avere bisogno di un segno».
   «Oh! non per poter credere in Te! Non siamo la gente che ha molti pensieri, noi. Noi ne abbiamo uno solo: amare Te», dice veementemente Giacomo di Zebedeo.


   343.4«Ma la gente, voi che l’avvicinate, così alla buona, più di Me, e senza la soggezione che Io posso incutere, che dice che Io sia? E come definisce il Figlio dell’uomo?».
   «Chi dice che Tu sei Gesù, ossia il Cristo, e sono i migliori.
   Gli altri ti dicono Profeta, altri solo Rabbi, e altri, Tu lo sai, ti dicono pazzo e indemoniato».
   «Qualcuno però usa per Te il nome stesso che Tu ti dai, e ti dice: “Figlio dell’uomo”».
   «E alcuni anche dicono che ciò non può essere, perché il Figlio dell’uomo è ben altra cosa. Né è sempre negazione questa. Perché in fondo essi ammettono che Tu sei da più del Figlio dell’uomo: sei il Figlio di Dio. Altri invece dicono che Tu non sei neppure il Figlio dell’uomo, ma un povero uomo che Satana agita o che sconvolge la demenza. Tu vedi che i pareri sono molti e tutti diversi», dice Bartolomeo.
   «Ma per la gente chi è dunque il Figlio dell’uomo?».
   «È un uomo nel quale siano tutte le virtù più belle dell’uomo, un uomo che raduni in sé tutti i requisiti di intelligenza, sapienza, grazia che pensiamo fossero in Adamo, e taluni a questi requisiti aggiungono quello del non morire. Tu sai che già circola la voce che Giovanni Battista non sia morto. Ma solo trasportato altrove dagli angeli, e che Erode, per non dirsi vinto da Dio, e più ancora Erodiade, abbiano ucciso un servo e, sottratto il capo di lui, abbiano mostrato come cadavere del Battista il corpo mutilato del servo. Tante ne dice la gente! Perciò pensano in molti che il Figlio dell’uomo sia o Geremia, o Elia, o qualcuno dei Profeti e anche lo stesso Battista, nel quale era grazia e sapienza, e si diceva il Precursore del Cristo. Cristo: l’Unto di Dio. Il Figlio dell’uomo: un grande uomo nato dall’uomo. Non possono ammettere in molti, o non lo vogliono ammettere, che Dio abbia potuto mandare suo Figlio sulla Terra. Tu lo hai detto ieri: “Crederanno solo coloro che sono convinti dell’infinita bontà di Dio”. Israele crede nel rigore di Dio più che nella sua bontà…», dice ancora Bartolomeo.
   «Già. Si sentono infatti tanto indegni che giudicano impossibile che Dio sia tanto buono da mandare il suo Verbo per salvarli. Fa ostacolo al loro credere in ciò lo stato degradato della loro anima», conferma lo Zelote. E aggiunge: «Tu lo dici che sei il Figlio di Dio e dell’uomo. Infatti in Te è ogni grazia e sapienza come uomo. Ed io credo che realmente chi fosse nato da un Adamo in grazia ti avrebbe somigliato per bellezza e intelligenza ed ogni altra dote. E in Te brilla Dio per la potenza. Ma chi lo può credere fra coloro che si credono dèi e misurano Dio su se stessi, nella loro superbia infinita? Essi, i crudeli, gli odiatori, i rapaci, gli impuri, non possono certo pensare che Dio abbia spinto la sua dolcezza a dare Se stesso per redimerli, il suo amore a salvarli, la sua generosità a darsi in balìa dell’uomo, la sua purezza a sacrificarsi fra noi. Non lo possono, no, essi che sono così inesorabili e cavillosi nel cercare e punire le colpe».


   343.5«E voi chi dite che Io sia? Ditelo proprio per vostro giudizio, senza tenere conto delle mie parole o di quelle altrui. Se foste obbligati a giudicarmi, che direste che Io sia?».
   «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente», grida Pietro inginocchiandosi a braccia tese verso l’alto, verso Gesù, che lo guarda con un volto tutto luce e che si curva a rialzarlo per abbracciarlo dicendo:
   «Te beato, o Simone, figlio di Giona! Perché non la carne né il sangue te lo ha rivelato, ma il Padre mio che è nei Cieli. Dal primo giorno che venisti da Me ti sei fatto questa domanda, e poiché eri semplice e onesto hai saputo comprendere ed accettare la risposta che ti veniva dai Cieli. Tu non vedesti[83] manifestazioni soprannaturali come tuo fratello e Giovanni e Giacomo. Tu non conoscevi la mia santità di figlio, di operaio, di cittadino come Giuda e Giacomo, miei fratelli. Tu non ricevesti miracolo né vedesti farne, né ti diedi segno di potenza come feci e come videro Filippo, Natanaele, Simon Cananeo, Tommaso, Giuda. Tu non fosti soggiogato dal mio volere come Levi il pubblicano. Eppure tu hai esclamato: “Egli è il Cristo!”. Dalla prima ora che mi hai visto, hai creduto, né mai la tua fede fu scossa. Per questo Io ti ho chiamato Cefa. E per questo su te, Pietra, Io edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’Inferno non prevarranno contro di lei. A te darò le chiavi del Regno dei Cieli. E qualunque cosa avrai legata sulla Terra sarà legata anche nei Cieli. E qualunque cosa avrai sciolta sulla Terra sarà sciolta anche nei Cieli, o uomo fedele e prudente di cui ho potuto provare il cuore. E qui, da questo momento, tu sei il capo, al quale va data ubbidienza e rispetto come ad un altro Me stesso. E tale lo proclamo davanti a tutti voi».


   343.6Se Gesù avesse schiacciato Pietro sotto una grandine di rimproveri, il pianto di Pietro non sarebbe stato così alto. Piange tutto scosso dai singhiozzi, col volto sul petto di Gesù. Un pianto che avrà solo riscontro in quello infrenabile del suo dolore di rinnegatore di Gesù. Ora è pianto fatto di mille sentimenti umili e buoni… Un altro poco dell’antico Simone — il pescatore di Betsaida che al primo annuncio del fratello aveva riso dicendo: «Il Messia appare a te!… Proprio!», incredulo e ridanciano — un poco tanto dell’antico Simone si sgretola sotto quel pianto per far apparire, sotto la crosta assottigliata della sua umanità, sempre più nettamente il Pietro, pontefice della Chiesa di Cristo.
   Quando alza il viso, timido, confuso, non sa che fare un atto per dire tutto, per promettere tutto, per rinforzarsi tutto al nuovo ministero: quello di gettare le sue braccia corte e muscolose al collo di Gesù e obbligarlo a chinarsi per baciarlo, mescolando i suoi capelli, la sua barba, un poco ispidi e brizzolati, ai capelli e alla barba morbidi e dorati di Gesù, guardandolo poi con uno sguardo adorante, amoroso, supplichevole, degli occhi un poco bovini, lucidi e rossi delle lacrime sparse, tenendo nelle sue mani callose, larghe, tozze, il viso ascetico del Maestro curvo sul suo, come fosse un vaso da cui fluisse liquore vitale… e beve, beve, beve dolcezza e grazia, sicurezza e forza, da quel viso, da quegli occhi, da quel sorriso…

   343.7Si sciolgono infine, tornando ad andare verso Cesarea di Filippo, e Gesù dice a tutti: «Pietro ha detto la verità. Molti l’intuiscono, voi la sapete. Ma voi, per ora, non dite[84] ad alcuno ciò che è il Cristo nella verità completa di ciò che sapete. Lasciate che Dio parli nei cuori come parla nel vostro. In verità vi dico che quelli che alle mie asserzioni o alle vostre aggiungono la fede perfetta e il perfetto amore, giungono a sapere il vero significato delle parole “Gesù, il Cristo, il Verbo, il Figlio dell’uomo e di Dio”».

[83] non vedesti è corretto, da MV su una copia dattiloscritta, in prima di avvicinarmi non avevi veduto; e ancora: alle parole non ricevesti

 miracolo MV aggiunge prima di essermi discepolo, e alle parole hai esclamato aggiunge dal primo istante. Sempre sulla pagina

 dattiloscritta MV rinvia, per le possibili eccezioni (= obiezioni), al capitolo del 12 ottobre 1944 nella finale (in 48.7). Tuttavia basterebbe

, per una retta interpretazione, ciò che si legge più sotto: “Dalla prima ora che mi hai visto, hai creduto…”.

[84] non dite è una raccomandazione di Gesù che si ritrova anche in altre occasioni (per esempio in: 175.1/2 - 230.6 - 232.5 - 347.6 - 349.8 -

 460.3) e la cui ragione è quasi sempre nei rispettivi contesti (come qui) o in una nota (come in 349.8). Maria Ss. ne darà una spiegazione più

 profonda in 642.3.


AMDG et DVM