lunedì 24 ottobre 2022

Santi Arcangeli

Benedetto XVI ci spiega chi sono gli Arcangeli: Michele, Gabriele e Raffaele 


“La vita è una lotta” e “Dio ha delegato alla lotta in nostra difesa gli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele. Sono angeli guerrieri, sono angeli lottatori”. Con queste parole don Marcello Stanzione, autore di numerosi volumi dedicati agli angeli, tra cui “Gli angeli. Guida essenziale” per i tipi della Lev, descrive la missione dei santi Michele, Gabriele e Raffaele, di cui oggi si celebra la memoria. Il sacerdote, nell’intervista concessa a Vatican News, ricorda anche l’attenzione che sia Papa Francesco, sia Benedetto XVI hanno dedicato a queste creature. “Tutti e tre i nomi degli arcangeli finiscono con la parola ‘El’, che significa ‘Dio’ – disse ad esempio, Papa Ratzinger durante la Messa con ordinazioni episcopali del 29 settembre 2007 – Dio è iscritto nei loro nomi, nella loro natura.

(…) Essi sono messaggeri di Dio. Portano Dio agli uomini, aprono il cielo e così aprono la terra”. Lo scorso anno, invece, durante la Celebrazione Eucaristica a Santa Marta del 29 settembre, Papa Francesco mise a fuoco i compiti peculiari assegnati a ciascun arcangelo.

San Michele, principe della milizia angelica
Antitesi di Lucifero, Michele, generale degli angeli, è colui che difende la fede, la verità e la Chiesa. Il suo culto è molto diffuso sia in Oriente sia in Occidente: lo testimoniano le innumerevoli chiese, santuari, monasteri e anche monti a lui intitolati. “Michele ci difende contro il drago, che vuole distruggere tutto e tutti”: precisa don Marcello Stanzione, riferendosi alle parole di Papa Francesco. “San Michele ci aiuta soprattutto nella nostra lotta interiore particolare e personale”, prosegue, “perché ognuno è tentato, è provocato dal demonio su un aspetto”: “chi è tentato sulla lussuria, chi è tentato sull’orgoglio”.

LEGGI ANCHE: Preghiera a San Michele Arcangelo

San Gabriele, il messaggero della buona novella
Gabriele, “colui che sta al cospetto di Dio”, è l’annunciatore per eccellenza delle divine rivelazioni: il suo nome evoca subito l’Annuncio a Maria e quel “sì” che ha mutato la storia dell’uomo. Menzionato più volte nell’Antico e nel Nuovo Testamento, Gabriele è patrono della comunicazione per volere di Pio XII. “Gabriele è l’angelo delle belle notizie”, precisa il sacerdote salernitano, “e la notizia più bella è che Dio è nato, è morto ed è risorto per noi”. Gabriele, in qualche modo, “ci invita a leggere ogni giorno il Vangelo del giorno”.

San Raffaele, la medicina di Dio
La storia dell’arcangelo Raffaele è raccontata nel libro di Tobia e il suo culto si attesta a partire dall’XI secolo. Egli rompe i malefici del demonio, impedisce di nuocere ai figli di Abramo, favorisce la santità del matrimonio. “Raffaele, l’angelo guaritore di Dio”, spiega ancora don Marcello Stanzione, “è l’angelo che non ci deve far fare il passo sbagliato: Raffaele è sempre stato l’angelo protettore degli adolescenti”, “l’angelo che protegge i terapeuti”, “l’angelo dei fidanzati e degli sposi”.

Fonte www.vaticannews.va/Barbara Castelli

Lettera del Papa Benedetto XVI...

 

Benedetto XVI: tanti dubbi e paure allora sul Concilio, invece si è rivelato necessario

Lettera del Papa emerito al presidente dell’Università francescana di Steubenville, negli Usa, in occasione del Simposio internazionale sull’ecclesiologia di Ratzinger: “Il Vaticano II all'inizio sembrava turbare e scuotere la Chiesa più che di darle una nuova chiarezza per la sua missione. Il suo potere positivo sta lentamente emergendo”

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Dubbi, stupore e soprattutto la paura che il Concilio potesse “turbare e scuotere” la Chiesa dalle sue fondamenta. Il Vaticano II si è rivelato invece non solo “significativo”, ma anche “necessario”. In uno dei suoi ormai rari interventi pubblici, il Papa emerito Benedetto XVI torna indietro a 60 anni fa, all’annuncio di Giovanni XXIII che lasciò sbalorditi i cardinali riuniti nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Lo fa in una lettera in inglese indirizzata a padre Dave Pivonka, presidente della Università francescana di Steubenville, in Ohio (Usa), dove si è svolto il X Simposio Internazionale sul tema L'ecclesiologia di Joseph Ratzinger. Un’occasione di “grande onore e gioia” per il Pontefice emerito che, dal Monastero Mater Ecclesiae dove risiede dalla rinuncia di circa dieci anni fa, prende carta e penna e ringrazia per questo evento che inserisce “il mio pensiero e il mio sforzo nella grande corrente in cui si è mosso”. Quindi il Concilio.

L'annuncio del Concilio 

“Quando ho iniziato a studiare teologia, nel gennaio del 1946, nessuno pensava a un Concilio Ecumenico”, esordisce Benedetto nella lettera, diffusa integralmente dalla Fondazione vaticana Joseph Ratzinger e letta all'inizio dei lavori del Simposio dal presidente padre Federico Lombardi. “Quando Papa Giovanni XXIII lo annunciò, con grande sorpresa di tutti, c’erano molti dubbi sul fatto che sarebbe stato significativo, anzi se sarebbe stato possibile, organizzare le intuizioni e le domande nell'insieme di una dichiarazione conciliare e di una dichiarazione di un'altra persona e quindi di dare alla Chiesa una direzione per il suo ulteriore cammino. In realtà, un nuovo Concilio si è rivelato non solo significativo, ma necessario”.

"Potere positivo"

“Per la prima volta – scrive ancora il Papa emerito -, la questione di una teologia delle religioni si era mostrata nella sua radicalità. Lo stesso vale per il rapporto tra la fede e il mondo della semplice ragione”. Temi, entrambi, che “non erano mai stati previsti in questo modo”: ciò spiega, rileva Ratzinger, “perché il Concilio Vaticano II all’inizio minacciava di turbare e scuotere la Chiesa più che di darle una nuova chiarezza per la sua missione. Nel frattempo – aggiunge nella lettera -, la necessità di riformulare la questione della natura e della missione della Chiesa è diventata gradualmente evidente. In questo modo, anche il potere positivo del Concilio sta lentamente emergendo”.

Una più ampia dimensione spirituale

Nella missiva, il Papa emerito ricorda pure come il suo lavoro ecclesiologico sia stato segnato dalla “nuova situazione” creatasi nella Chiesa in Germania dopo la fine della Prima Guerra mondiale. “Se fino a quel momento l’ecclesiologia era stata trattata essenzialmente in termini istituzionali, ora si percepiva con gioia la più ampia dimensione spirituale del concetto di Chiesa”. Tornano le parole di Romano Guardini, autore di riferimento per il Pontefice bavarese: “È iniziato un processo di immensa importanza. La Chiesa si sta risvegliando nelle anime”.

Dottrina agostiniana

Benedetto rammenta l’evoluzione del concetto del “Corpo di Cristo”, cristallizzato nell’enciclica Mystici Corporis di Pio XII. Cita inoltre la sua dissertazione su Popolo e Casa di Dio nella dottrina agostiniana della Chiesa, approfondita nell’ambito del Congresso agostiniano di Parigi nel ‘54. Quindi rammenta la disputa sul significato di Civitas Dei che “sembrava definitivamente risolta” e la dissertazione di Heinrich Scholz,che aveva ricevuto l’approvazione dell’opinione pubblica “che assegnava alla Chiesa e alla sua fede un posto bello, ma anche innocuo”. “Chi avesse osato distruggere questo bel consenso non poteva che essere considerato un ostinato”, scrive. E sottolinea nel testo che “l’augustinismo medievale fu davvero un errore fatale, che oggi, fortunatamente, è stato definitivamente superato”.

La giusta comprensione della Chiesa e del mondo

“Nel Vaticano II la questione della Chiesa nel mondo è diventata finalmente il vero problema centrale”, afferma il Papa emerito nelle ultime righe. Da qui l’augurio che il Simposio dell’Università di Steubenville possa essere “utile nella lotta per una giusta comprensione della Chiesa e del mondo nel nostro tempo”.

https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2022-10/benedetto-xvi-lettera-universita-steubenville-concilio.html

giovedì 20 ottobre 2022

Suor Dede...

 

  • IL CASO NEGLI USA

Suor Dede vince senza cedere al ricatto vaccinale

Suor Deirdre Byrne, per i suoi malati suor Dede, è la superiora religiosa ed ex colonnello dell'esercito Usa che non si è piegata al ricatto vaccinale. Dopo una lunga battaglia legale, ha strappato una prima vittoria. Ecco cosa insegna a noi la sua responsabilità. 

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Forse il nome di Suor Deirdre Byrne non dirà molto ai lettori italiani. Un’informazione utile per rinfrescare la memoria potrebbe essere quella di tornare al 26 agosto 2020, quando la religiosa appartenente alla Congregazione delle Little Workers of Sacred Heart of Jesus and Mary, intervenne alla Convention dei Repubblicani, difendendo la vita in ogni suo momento.

Suor Deirdre è un personaggio: doppia specializzazione, una in Medicina di famiglia, l’altra in Chirurgia generale, e 29 anni di servizio tra i militari, che l’hanno portata al grado di Colonnello nel US Army. Lasciati i gradi dell’esercito, ha assunto i “gradi” religiosi, diventando superiora della sua comunità di Washington D.C., dove continua ad esercitare la professione medica a titolo assolutamente gratuito, aiutando soprattutto i più poveri.

Il suo nome si trova anche tra le firmatarie, insieme a Wanda Półtawska, dell’appello dell’8 marzo 2021, The Voice of Woman in Defense of Unborn Babies and in Opposition to Abortion-Taninted Vaccines, dell’8 marzo 2021, nel quale si prendeva una posizione lucida e ferma contro l’utilizzo dei feti umani abortiti nella ricerca medica e nella preparazione di farmaci e vaccini. E Suor Deirdre ci ha messo non solo la firma, ma ha accettato di rischiare tutto, come dimostra la sua storia.

Nell’agosto 2021, il distretto di Columbia aveva deliberato l’obbligo di vaccinazione contro la Covid-19 per tutti gli operatori del settore sanitario. Difesa dall’Avvocato Christopher Ferrara, membro della Thomas More Society, uno studio legale no-profit per la difesa della vita, della famiglia e della libertà religiosa, la Suora aveva subito richiesto l’esenzione per motivi religiosi, in quanto i tre vaccini disponibili (Pfizer, Moderna e J&J) risultano realizzati ricorrendo a linee cellulari fetali, provenienti da bambini abortiti, in fase di ricerca e/o di produzione.

La richiesta, all’inizio del mese di marzo 2022, era stata rifiutata, con la conseguente sospensione della Suora dall’esercizio della professione medica. Ma gli avvocati avevano replicato, intentando una causa contro il Distretto di Columbia (DC), il Sindaco, Muriel Bowser, e il Direttore del Dipartimento della Salute, La Quandra Nesbitt, a causa del loro rifiuto di concedere l'esenzione per motivi religiosi. L’obiezione religiosa è infatti assolutamente fondata per il fatto che l’aborto, spiegano i legali, «si collega e supporta la sperimentazione che coinvolge tessuti fetali abortiti e linee cellulari da essi derivate, che ora sono centrali per l'industria dei vaccini, più recentemente in riferimento alle iniezioni sperimentali genetiche a mRNA e DNA per il Covid-19».

Il 15 marzo, Suor Deirdre riceveva finalmente una lettera da parte del Dipartimento della Salute del Distretto di Columbia, nella quale, a causa della diminuzione dei casi di Covid-19, veniva riconosciuta alla suora un’esenzione fino al 15 marzo 2023. La lettera specifica che «se successivamente il Direttore riconoscerà che qualora rientrasse nel miglior interesse della salute pubblica, l’esenzione concessale potrà essere revocata». Suore Dede, come viene amichevolmente chiamata, può dunque riprendere la sua attività di cura dei più bisognosi, ma dalla lettera emerge chiaramente che la partita non è vinta. Chi deciderà di questo “best interest”, espressione che ormai siamo abituati a sentire in tutti i contesti in cui la persona viene in realtà calpestata (qualcuno ricorda il piccolo Alphie)? Dunque, la situazione rimane incerta, almeno dal punto di vista legale. Perché da quello morale e religioso, Suor Dede è ormai diventata un punto di riferimento granitico per quanti hanno compreso la posta in gioco di questi sieri.

Intervenendo alla trasmissione The World Over del 10 marzo scorso, Suor Dede, lamentava le conseguenze del primo rifiuto di concederle l’esenzione: «Non posso esercitare la mia professione, ho chiuso la mia clinica per un mese, non posso vedere i pazienti. Non posso più aiutare nessuno. Posso solo attendere per vedere cosa accadrà».

Nessuna idea però di cedere al ricatto, pur nella lucida consapevolezza che la sua scelta comportava conseguenze dolorose anche per altre persone, come i “suoi” malati: «Non avevo altra scelta che scegliere il vaccino o smettere di esercitare la professione medica a Washington DC. La mia terza opzione è stata quella di rimanere ferma, perché ho sentito di essere come una piccola punta di una freccia di tante persone che sono costrette a fare la stessa cosa».

La “terza opzione”: è quella che le anime che vivono di fronte a Dio sanno scoprire, quando si trovano strette nel dilemma; un dilemma causato da un’ingiustificata costrizione del potere politico. La “terza opzione” è quella che ha la forza di emergere solo quando, di fronte alle dure conseguenze della propria scelta, non si accetta di fare un passo indietro, perché prevale la consapevolezza che ciò che molto vale molto esige. E Colui che tutto vale, tutto esige.

Suor Dede mostra di avere una mentalità molto diversa da quella che si manifesta nei nostri meschini ragionamenti, per cui si rimane fedeli al Dio della vita e agli innocenti che portano la Sua immagine, solo finché questo non comporta per noi la drammatica possibilità di perdere la salute, il lavoro, i legami più cari, persino la vita. Una logica che non la sottrae alla responsabilità verso il prossimo; una responsabilità la “Suora colonnello” esercita pienamente, capendo che un suo eventuale cedimento potrebbe trascinare tante altre persone, che si trovano nella sua stessa situazione, al cedimento. Responsabilità verso il prossimo è infine quella di rifiutarsi concretamente, pagando sulla propria pelle, di accettare un sistema che fa dei piccoli indifesi dei fornitori di materiale biologico.

Suor Dede ne è più che mai consapevole, e perciò, nella stessa intervista, lanciava un appello: «Le persone devono diventare più consapevoli» della connessione tra questi vaccini e le linee cellulari provenienti da aborti. Dalla sua coscienza, abituata a stare al cospetto di Dio più che degli uomini, la Suora ha avvertito salire un imperativo: «Ho sentito che Dio mi chiamava ad essere una voce per la vita, per i bambini non nati, e volevo rimanere ferma su questo punto [...] Come cattolici dobbiamo sostenere e difendere i non nati, dal momento del concepimento fino alla morte naturale». Si potrebbe pensare che si tratta di una “chiamata speciale”, di una voce destinata solo a lei. Ma non è così. La voce è quella di Dio e Dio non cambia, non contraddice se stesso. Suor Dede l’ha sentita perché non l’ha soffocata con le preoccupazioni di quello che potrà accadere, ma ha lasciato che essa emergesse per quella che è, con tutte le esigenze che comporta, senza tentennare di fronte al prezzo da pagare.

Non sapevate che Io debbo occuparMi delle Cose del Padre Mio ?


 

Con la Mia Croce Noi vinceremo

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2 febbraio 2006 – Presentazione di GESÙ al Tempio

 

JNSR:   Che possiamo fare per la Tua Croce, ora ?

 

GESÙ:   Voi non capite il senso del tempo presente: scrupolosamente, l’uomo regredisce nella Fede in Cristo. Alcuni pensano che si diventa folli a forza di preoccuparsi degli Affari del Regno. Ed Io vi dico:  Si, occupatevi degli Affari del Padre Mio. Non ci si perde su questa strada, al contrario, voi vi ritroverete tutti uniti.

 

Parlando del Padre Mio: é al Tempio che Giuseppe e MARIA Mi ritrovarono, perché ogni essere deve manifestarsi: ”Non sapevate che Io debbo occuparMi delle Cose del Padre Mio ? Come potete voi trascurare la Mia Croce! È talmente più facile piacere agli uomini, che voi esitate a parlare della richiesta del vostro Dio che vuole la Sua Croce. Ma Io sono qui per guidarvi come vi ho promesso. Affrettatevi finché il tempo vi é ancora favorevole. Non abbiate più esitazioni, non più di quante questa faccenda ne richieda. Io sono qui.

 

Inchiodato alla Croce, il Cristo ha supplicato il Padre Suo di perdonare i colpevoli.

 

Se il corruccio del Padre è divino, anche l’intercessione del Figlio é divina.

 

Se GESÙ, Figlio del Padre, ribadisce la Sua richiesta a Dozulé dopo 33 anni di pazienza, è con la Voce della Santissima Trinità che voi dovete ascoltarla. Perché questa Umanità deve lottare con tutte le sue forze contro il Male. È adesso che deve rigettare il Male che ha accettato per tanti anni. La Mia Croce l’aiuterà. Da lì verrà la Gloria di questa Terra che reclama il suo Dio per vivere e per onorarLo.

 

Sappiate tutti che l’Incarnazione del Figlio di Dio tra gli uomini, ha scatenato questa manifestazione criminale: fin dall’origine del mondo, Satana ha deciso di lottare contro Dio visibile. Si é accanito ad inoculare il veleno del suo odio negli spiriti.  E nel corso  dei secoli, il peccato contro lo Spirito Santo non ha smesso di crescere. Satana è il nemico giurato del Nostro Dio Eterno, del Nostro Salvatore e della Sua Croce.

 

Dubitare, ancora oggi, della Salvezza del Mondo tramite il Sacrificio di GESÙ sulla Sua Croce, significa ritardare la Gioia di Dio che viene a offrirvi la Nuova Terra e i Cieli Nuovi.  È per questo che Io vi chiedo di elevare la Mia Croce di 738 metri. Essa sola sradicherà il peccato più grave che ci sia: quello che conduce il Mondo senza Dio alla sua rovina.

 

Con la Mia Croce Noi vinceremo colui che ha voluto uguagliare Dio

e annientare la Sua Creazione.

GESÙ Cristo .

†  †  †

 

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La FILOCALIA...- Marco l'asceta.

 MARCO L’ASCETA

II nostro santo Padre Marco l’Asceta fiorì intorno al 430. Fu discepolo di

san Giovanni Crisostomo, secondo Niceforo Callisto, volume II libro 14,

cap. 53, e fu contemporaneo di san Nilo e di Isidoro Pelusiota, quei

famosissimi asceti. Uomo laborioso e dedito alla meditazione delle sacre

scritture, compose molti discorsi pieni di ogni sorta di istruzioni e di utilità.

Niceforo Callisto ne ricorda trentadue, ora non più reperibili, che

insegnano tutte le vie della vita ascetica. Si sono salvati solo otto dei suoi

discorsi, diversi da quelli ricordati: questi li ricordano Callisto e il critico

Fozio, al codice 200, pag. 268. 

Di questi sono stati collocati qui il primo,

riguardante la legge spirituale, e il terzo, riguardante quelli che credono di

essere giustificati mediante le opere, suddivisi in chiari capitoli, e l’ottavo

indirizzato al monaco Nicola, quanto più utili degli altri e riguardanti tutti

la legge spirituale.

Gli scritti di Marco sono ricordati anche dal santo martire Pietro di

Damasco, da san Gregorio di Tessalonica, da Gregorio il Sinaita, dal

santissimo Patriarca Callisto, da Paolo Everghetinòs e da molti altri padri:

avendo essi letto queste cose spingono anche noi alla stessa lettura.

Anche la santa Chiesa di Cristo onora Marco facendone memoria il 5

marzo e proclamando le sue lotte ascetiche, la sua sapienza nei discorsi e

la grazia dei miracoli a lui concessa dall’alto.

*

Tuttora non si sa di lui quasi nulla. Pare appunto sia stato

contemporaneo di Nilo di Ancira e come lui discepolo di Giovanni

Crisostomo, e che sia stato abate di un monastero di Ancira prima di

ritirarsi a vita eremitica in Palestina.

La legge spirituale

1. Poiché avete più volte espresso il desiderio di sapere come è la legge spirituale secondo l’Apostolo e quali siano la conoscenza e l’attività di quelli che la vogliono custodire, noi ne diremo dunque ciò che è nelle nostre possibilità.


2. Primo: sappiamo che Dio è il principio, il centro e il fine di ogni

bene. E il bene è impossibile operarlo o crederlo se non nel Cristo Gesù e

nello Spirito santo. 


3. Ogni bene è dono del Signore, in conformità alla sua dispensazione:

chi così crede, non lo perderà.


4. La fede salda è una forte torre. E Cristo diviene il tutto per colui che

crede.


5. Colui che sta al principio di ogni bene sia al principio di ogni tuo

proposito, affinché ciò che devi fare sia secondo Dio.


6. Chi è di umile sentire ed ha un’attività spirituale, quando legge le

sacre scritture riferisce tutto a se stesso e non agli altri.


7. Supplica Dio perché apra gli occhi del tuo cuore e tu veda il

guadagno della preghiera e della lettura capita nell’esperienza.


8. Chi ha qualche carisma spirituale e ha compassione di quelli che non

l’hanno, custodisce il suo dono grazie a questa compassione. Chi è vanitoso

lo perderà, sotto i colpi dei pensieri di vanità.


9. La bocca di chi ha umile sentire, parla la verità: chi invece

contraddice alla verità è simile a quel servo che colpì il Signore alla

guancia.


10. Non essere discepolo di chi loda se stesso affinché tu non impari superbia in luogo di umiltà.


11. Non si innalzi il tuo cuore per riflessioni relative alla scrittura,

perché non ti accada di cadere con l’intelletto nelle mani dello spirito di

bestemmia.


12. Non tentare di risolvere un affare difficile con la contesa, ma

mediante ciò che ti promette la legge spirituale, mediante pazienza,

preghiera e speranza senza oscillazioni.


13. Chi prega con il corpo ma non ha ancora la conoscenza spirituale è

un cieco che grida: Figlio di Davide, abbi pietà di me.


14. Colui che un tempo era cieco, una volta recuperata la vista e veduto

il Signore, lo adorò confessandolo non più «figlio di Davide», ma «Figlio di

Dio».


15. Non innalzarti quando versi lacrime durante la preghiera: è Cristo

che ha toccato i tuoi occhi e tu hai riacquistato la vista spirituale.


16. Chi, a imitazione del cieco, ha gettato via il mantello e si è

avvicinato al Signore, diventa suo seguace e araldo dei dogmi più perfetti.


17. La malizia, esercitata nei pensieri, rende il cuore insolente; ma

quando è eliminata mediante la continenza e la speranza, lo fa essere

contrito.


18. Vi è un’equa e benefica contrizione del cuore che lo porta alla

compunzione; ve ne è un’altra disordinata e nociva che lo porta a

prendersela con se stesso.


19. Veglia, preghiera e sopportazione di quanto ci accade, costituiscono

un’afflizione che non danneggia il cuore, ma anzi gli è di vantaggio: purché

per la cupidigia non spezziamo la coesione fra queste cose. Chi infatti in

esse persevera, riceverà aiuto anche per il resto. Chi invece le trascura e le

separa, al momento della morte avrà sofferenze intollerabili.


20. Un cuore che ama i piaceri diviene nell’ora della morte prigione e catena per l’anima; quello che ama la fatica, è una porta aperta.


21. Porta di ferro che conduce alla città è un cuore duro: ma si apre

automaticamente per chi è nella pena e nell’afflizione, come quella porta

fece con Pietro.


22. Molti sono i modi della preghiera, l’uno diverso dall’altro: ma

nessuno di essi può essere dannoso, purché, anziché trattarsi di preghiera,

non si tratti di operazione diabolica.


23. Un uomo che voleva compiere il male, prima pregò mentalmente

come d’abitudine e, impedito a compierlo per divina dispensazione, rese

grazie ampiamente.


24. Quando Davide voleva uccidere Nabal del Carmelo, al ricordo della

retribuzione divina, fu impedito nel suo proposito e rese ampie grazie.

Sappiamo anche quello che fece quando si dimenticò di Dio e come non

intendesse desistere finché non fu riportato dal profeta Natan al ricordo di

Dio.


25. Nell’ora in cui ti ricordi di Dio, abbonda nella preghiera, perché

quando tu ti dimenticherai di lui, sia il Signore a ricordarsi di te.


26. Leggi le sacre scritture e comprendi ciò che vi si trova nascosto.

Perché tutto ciò che è stato un tempo scritto, è stato scritto a nostro

ammaestramento.


27. La fede è detta nelle scritture sostanza delle cose sperate, e quelli

che non riconoscono l’inabitazione del Cristo sono detti reprobi.


28. Come l’idea si fa conoscere mediante le opere e le parole, così

anche la retribuzione futura mediante le operazioni del cuore.


29. Un cuore pietoso otterrà certo la pietà: in caso contrario si ha la

conseguenza corrispondente.


30. La legge della libertà insegna ogni verità: molti la leggono secondo scienza, ma pochi la comprendono, nella misura cioè in cui mettono in opera i comandamenti.


31. Non cercare la sua perfezione nelle virtù umane: perché non la si

trova perfetta in esse. La sua perfezione infatti è nascosta nella croce del

Cristo.


32. La legge della libertà è letta in forza di una scienza vera, è compresa

mettendo in opera i comandamenti, ma trova la sua pienezza in forza della

misericordia del Cristo.


33. Quando in coscienza ci sforzeremo di attuare tutti i comandamenti

di Dio, allora conosceremo la legge immacolata del Signore; conosceremo

come essa venga da noi perseguita mediante le nostre buone azioni, ma non

possa trovare compimento negli uomini senza la misericordia di Dio.


34. Quanti non si considerano debitori nei confronti di ciascuno dei

comandamenti del Cristo, leggono la legge di Dio solo col corpo, senza

comprendere ciò che dicono né quello che danno per certo. Per questo

credono di poterla adempiere con le opere


35. Accade vi siano cose che appaiono buone mentre vengono fatte,

eppure lo scopo di chi le compie non mira al bene; e ve ne sono altre che

appaiono cattive, eppure lo scopo di chi le compie tende al bene: e questo

non avviene soltanto per le opere, ma anche per le parole che possono venir

dette nel modo di cui sopra. Alcuni poi cambiano la cosa per inesperienza o

ignoranza, chi per una cattiva intenzione, chi per uno scopo pio.


36. Chi ostenta lodi nascondendo calunnia e critica non è facilmente

scoperto dai più semplici. Come lui è anche il vanaglorioso che si atteggia a

umile. Questi tali, dopo aver molto alterato la verità con la menzogna, alla

fine vengono fatti allontanare e sono confutati dalle opere.


37. C’è chi fa un’opera che si manifesta buona, per esser utile al

prossimo; e c’è invece chi è spiritualmente avvantaggiato non facendola.

38. Vi è il rimprovero fatto per cattiveria e per vendetta, ve ne è un altro

fatto nel timore di Dio e nella verità.


39. Non muovere rimproveri a chi ha lasciato il peccato e fa penitenza.

E se dici di rimproverare secondo Dio, allora prima manifesta i tuoi mali

personali!


40. Dio dà principio a ogni virtù, come il sole sta all’origine della luce del giorno.


AVE MARIA!