mercoledì 3 novembre 2021

Brevissima sintesi su TERESA d'Avila

SANTA TERESA D’AVILA 1515-1582 



Vita

S. Teresa di Gesù , la santa di Avila, la Riformatrice del Carmelo, la Madre dei Carmelitani

Scalzi, nacque ad Avila (Spagna) il 28 marzo 1515 da nobile e religiosa famiglia. A 21 anni

divenne Carmelitana del Monastero dell'Incarnazione di Avila. Attraverso gravi e frequenti

malattie, numerose prove spirituali e la generosa risposta alle sollecitazioni dell'Amore

divino, giunse a quel grado di perfezione in cui l'anima è pronta a un particolare servizio.

E poichè intanto la Riforma Protestante feriva il cuore della Chiesa, proprio nel cuore della

Chiesa ella voleva operare, in una azione veramente carmelitana di abnegazione e di

amore, qualcosa che si opponesse a quella riforma. Concepì così, e condusse a termine

attraverso infinite peripezie e contrasti e sofferenze, quella Riforma del proprio Ordine che

da lei prese il nome e diede origine ai Carmelitani Scalzi. Il 24 agosto 1562 fondava in Avila

il suo primo monastero, dedicato a S. Giuseppe, ove le monache cominciarono a vivere, in

spirito di amore e di abnegazione, una vita il più possibile vicina a quella degli antichi

monaci del Monte Carmelo e secondo quelle norme chein seguito Tersa di Gesù doveva

codificare nelle sue sagge Costituzioni.

Le fondazioni dei monasteri di Carmelitane Scalze si susseguirono numerose fino al 1582;

nel 1568 la Riforma Teresiana si estendeva ai Padri, dopo l'incontro della Santa con S.

Giovanni della Croce, e si fondava a Durvelo il primo convento di Carmelitani Scalzi.

L'intensità della vita spirituale, la grande opera realizzata, la gravità delle malattie e delle

sofferenze d'ogni genere, non impedirono a S. Teresa di scrivere quelle stupende opere in

cui ci consegna la sua esperienza mistica e la sua dottrina. 

Attraverso l'Autobiografia, le Relazioni, il Cammino di Perfezione, il Castello Interiore, le

Fondazioni, gli Avvisi, i Pensieri, le Esclamazioni, le Poesie, le Lettere, S. Teresa di Gesù

svolge ancora, nel Carmelo e nel mondo, l'ardente attività della sua anima apostolica ed è

sempre, a tutti, Maestra e Madre di vita spirituale. Morì nel fulgore di un'estasi, ad Alba de

Tormes, il 4 ottobre 1582.

Tratta da www.pastoralespiritualita.it


La via unitiva

Teresa non persuadeva nessuno a forzare l'entrata delle vie non comuni. Ma, se l'unione

passiva e infusa dipende totalmente dal volere di Dio, è possibile a tutti, con l'aiuto della

grazia e purché ci sia buona volontà, l'unione di conformità effettiva e attiva, senza della

quale la prima non sarebbe che illusione. "Coloro che possiedono l'unione di conformità,

dice la santa, hanno ottenuto ciò che possono desiderare. E' l'unione che io desiderai tutta

la vita, che sempre chiesi a nostro Signore ed è anche la più facile a conoscersi e la più

sicura". (Il Castello interiore, 5 dimora, c. 3).

Tuttavia aggiungeva: "Guardatevi dalle eccessive riservatezze che si vedono in

certe persone e che esse credono umiltà. Se il re si degnasse concedervi qualche

favore, sarebbe umiltà il rifiuto? Quando il Padrone assoluto del cielo e della terra

si degna onorare l'anima mia e la visita, per riempirmi delle sue grazie e

gioire con me, non volerlo, non rispondergli, non fargli compagnia, non

accettare i suoi doni, fuggire la sua presenza e lasciarlo solo sarebbe

mostrarmi umile? Bella umiltà davvero! Vedete in Gesù Cristo un padre, un fratello,

un maestro, uno sposo e trattate con lui secondo queste diverse qualità ed egli stesso vi

farà capire quale gli piace di più e quale quindi voi dovete scegliere. Non siate così sciocchi

da farne a meno" (Il cammino della perfezione).

Ma si ripete da tutte le parti che "questa via è tutta seminata di scogli: la tale vi si è

perduta, un'altra si è sbandata, una terza, che pregava sempre non ha potuto evitare di

cadere... Ammirate l'inconcepibile accecamento del mondo. Non si inquieta per migliaia di

disgraziati, che, totalmente estranei alla vita di orazione, vivono in dissolutezze orribili e,

se per disgrazia, deplorevole senza dubbio, ma rarissima, gli artifici del tentatore seducono

un'anima dedita alla preghiera, se ne trae motivo di ispirare agli altri grandi paure, per

allontanarle dalla pratica delle sante virtù. Non è questo essere vittime del più grave degli

errori: credere che per evitare il male sia necessario evitare di far il bene? Superate tutte

queste paure, sforzatevi di conservare sempre pura la vostra coscienza,

irrobustitevi nell'umiltà, schiacciate col vostro piede tutte le cose terrene,

siate irremovibili nella fede della santa Chiesa, nostra madre, e dopo tutto

questo non dubitate di non essere sul buon cammino" (Il cammino della

perfezione, c. XXII).

E' vero anche troppo "che un'anima quando non trova una fede vigorosa e i suoi trasporti

di devozione non contribuiscono ad aumentare il suo attaccamento alla Chiesa, si trova in

una via piena di pericoli. Lo Spirito di Dio ispira sempre soltanto cose conformi alle sante

Scritture e quando vi sia anche il più lieve contrasto questo basta a dimostrare con

evidenza l'azione dello spirito cattivo e, se il mondo intero mi assicurasse che si tratta dello

Spirito divino, io non mi lascerei persuadere" (Vita, c. XXV).

Tratto da: www.paginecattoliche.it

AMDG et DVM

VON BALTHASAR

 

VON BALTHASAR/ La chiamata di Dio? Un meraviglioso “sequestro di persona”…

 

Venticinque anni fa moriva Hans Urs von Balthasar (1905-1988), tra i massimi teologi del XX secolo. Innovò la teologia nel rispetto della tradizione. Lo ricorda l’allievo MASSIMO SERRETTI

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Hans Urs von Balthasar (Immagine d'archivio)

Tutta l’esistenza di un uomo che non fugge dalla chiamata di Dio e, ad un certo momento, nella sua libertà accompagnata e sostenuta dalla Grazia, acconsente e risponde ad essa, tutta quella esistenza è segnata, orientata e definita dalla vocazione e si precisa come risposta. Così, nell’estate del 1927, quando il promettente dottorando Hans Urs von Balthasar, partecipa ad un corso di esercizi spirituali, non lontano da Basilea (Whylen), nello Schwarzwald, avverte distintamente la chiamata che deciderà della sua persona, dei suoi talenti e della sua intera vita. 

Così egli stesso la descrive: «Ancora oggi, dopo trent’anni, potrei ritrovare in uno sperduto sentiero della Foresta Nera, non lontano da Basilea, l’albero sotto il quale fui colpito come da un lampo improvviso … Ma non furono né la teologia né il sacerdozio quel che allora balenò davanti ai miei occhi. Era unicamente: “Tu sei chiamato, tu non servirai, c’è chi si servirà di te; tu non devi far progetti, non sei che una piccola tessera in un mosaico già da tempo preparato”. Io dovevo solo “abbandonare tutto e seguire”, senza fare piani, senza desideri né riflessioni; dovevo solo stare in attesa e osservare per che cosa sarei stato utilizzato» (testo originale integrale: Por qué me hice sacerdote, Salamanca 1959).


L’ingresso nella Compagnia di Gesù e quindi la formazione ignaziana determinarono il quadro della risposta a quel “sequestro di persona” che fu la sua chiamata. Quel che balza all’occhio di chi si appresta a conoscere la sua biografia (cfr. Elio Guerriero, Hans Urs von Balthasar, Milano 1991) e la sua bibliografia è la mole della sua produzione letteraria: più di cento sono i volumi e un migliaio i titoli delle sue pubblicazioni. Pochi autori nella storia dell’umanità vantano una fecondità letteraria così estesa. Ma a chi gli chiedeva delucidazioni riguardo alla sua produzione teologica e filosofica egli rispondeva che un sacerdote, quando scrive, è solo perché non ha niente di meglio da fare. E quando iniziarono a uscire i primi volumi (il primo è del 1961) della sua grande trilogia (EsteticaDrammatica e Logica, cui seguì Epilogo, 1987, un anno prima della sua dipartita) e qualcuno gli chiedeva se pensava di riuscire a condurre a termine un’opera così monumentale, egli rispondeva che la sua più grande preoccupazione non era quella di completare la sua opera, quanto quella di conchiudere l’edizione dell’opera di Adrienne von Speyr da lui curata. L’autoironia che traspare dalla prima risposta e il disinteresse, nel senso della gratuità che bada all’altro più che a sé, che si rivela nella seconda, manifestano lo spirito col quale il p. Balthasar svolgeva il suo lavoro come uno che è «preso a servizio». 


Papa Benedetto, legato a lui da «sincera amicizia», come egli stesso ebbe a testimoniare, lo ricordava «come un uomo di fede, un sacerdote che nell’obbedienza e nel nascondimento non ha mai ricercato l’affermazione personale, ma in pieno spirito ignaziano ha sempre desiderato la maggior gloria di Dio» (Messaggio del 6 ottobre 2005). È in virtù di questo legame amicale operativo, nella collaborazione a imprese comuni come la rivista internazionale “Communio”, che il beato Giovanni Paolo II incaricò l’allora cardinal Ratzinger di presiedere alle esequie di von Balthasar il primo luglio del 1988 nella Cattedrale di Lucerna. Ed è sufficiente leggere il testo dell’omelia funebre, per intendere la qualità della conoscenza reciproca e del legame che li univa. Entrambi splendono nel firmamento del Novecento cattolico come due stelle di prima grandezza, nella diversità delle sensibilità intellettuali e delle vocazioni ecclesiali.

Nella conferenza pubblica tenuta dal p. Balthasar, poche settimane prima della sua morte, a Madrid (10 maggio 1988) egli riassume in cinque pagine (in a nutschell com’egli stesso afferma) la sua opera e presenta il mistero dell’Incarnazione e quello della SS. Trinità come i due contenuti della Rivelazione irriducibili ad una ragione che intenda rimanere nei limiti di se stessa. In questa stessa occasione egli preconizza una specie di fine del pensiero filosofico, in quanto naturalmente aperto al Mistero, proprio a partire dal rifiuto previo del Mistero stesso. Dall’altra sponda già Friedrich Nietzsche aveva messo in guardia dal fatto che la conoscenza e la verità erano le ultime trappole tese dal cristianesimo ed aveva conseguentemente richiamato alla necessità di sorpassarle qualora si fosse voluto sorpassare, cioè far fuori il cristianesimo stesso.

Se, a venticinque anni dalla morte di Hans Urs von Balthasar, ci interroghiamo oggi sulla vitalità e sul futuro della sua opera, non possiamo non tornare a riprendere l’interrogativo che egli stesso si pose nella premessa del suo ultimo libro (Epilogo, Milano 1994). In ordine compositivo si tratta dell’ultima pagina del libro. L’introduzione infatti si scrive sempre per ultima. «Se da queste ultime mie parole scritte si possa trarre qualcosa di utile alla moderna didattica e catechetica per l’umanità che oggi incontriamo, ho molti dubbi. Bisogna prendere l’uomo là dove sta, si va dicendo. “In America un ragazzo di sedici anni ha passato in media quindicimila ore, dunque quasi due anni interi, davanti alla televisione». … Un missionario della giungla ha un compito relativamente facile: si trova davanti un’anima naturaliter christiana, per quanto primitiva. (…) Ma qual è l’aggancio con un’anima technica vacua? Io non lo so. … Questo volumetto [epilogo dell’intera opera] non intende essere di più che una bottiglia gettata nell’acqua del mare, sarebbe un miracolo se toccasse terra da qualche parte e trovasse qualcuno. Ma queste cose a volte succedono» (96).


AMDG et DVM


martedì 2 novembre 2021

Il mondo non è perduto, anche se ora cammina sulle strade della perdizione e della sua stessa distruzione.

I segni della purificazione



1 gennaio 1979. Festa della Maternità divina di Maria Santissima.

Il disegno dell'amore misericordioso.

«Figli prediletti, sono accanto a voi all'inizio di questo nuovo anno. Abbiate fiducia nel mio

Cuore Immacolato.

Nel mio Cuore è racchiuso il disegno dell'amore misericordioso di mio Figlio Gesù, che vuole

ricondurre il mondo al Padre per la perfetta glorificazione di Dio.

Il mondo non è perduto, anche se ora cammina sulle strade della perdizione e della sua stessa

distruzione. Attraverso una prova, che Io vi ho più volte preannunciato, sarà alla fine salvato

con un atto dell'amore misericordioso di Gesù, che vi ha affidati all'azione della vostra

Mamma Celeste.

Ancora i peccati ricoprono la terra; odio e violenza esplodono da ogni parte; i più grandi delitti

gridano ogni giorno vendetta al cospetto di Dio.

Iniziate un anno in cui da tutti sarà particolarmente avvertita la potente mano di Dio, che si

piegherà sul mondo per soccorrerlo con la forza irresistibile del suo amore misericordioso.

Per questo, figli miei, vi attendono avvenimenti che voi non potete immaginare.

Ma vi sono anche le preghiere dei buoni, i dolori degli innocenti, le sofferenze nascoste di

molti, le lacrime e le implorazioni di numerose vittime sparse in ogni parte del mondo. Per

mezzo di esse ho affrettato i tempi del mio straordinario intervento.

La Chiesa, mia figlia prediletta, esce ora da una grande prova, perché la battaglia tra Me e il

mio Avversario si è svolta anche al suo vertice. Satana ha tentato di introdursi fino a

minacciare la pietra su cui è fondata la Chiesa, ma l'ho a lui impedito. Proprio mentre Satana si

illudeva di vincere, dopo che Dio aveva accolto il sacrificio di Papa Paolo VI e di Giovanni Paolo

I, da Dio ho ottenuto alla Chiesa il Papa da Me preparato e formato.

Egli si è consacrato al mio Cuore Immacolato e mi ha solennemente affidato la Chiesa di cui

sono Madre e Regina.

Nella persona e nell'opera del Santo Padre Giovanni Paolo II, Io rifletto la mia grande Luce,

che diventerà tanto più forte, quanto più la tenebra avvolgerà ogni cosa.

Sacerdoti e fedeli consacrati al mio Cuore Immacolato, figli che da ogni parte del mondo ho

raccolto nella mia schiera per la grande battaglia che ci attende: unitevi tutti attorno al Papa

e sarete rivestiti della mia stessa forza e della mia luce meravigliosa.

Amatelo, pregate per Lui, ascoltatelo. Ubbiditelo in tutto, anche nel portare l'abito

ecclesiastico, secondo il desiderio del mio Cuore ed il suo volere che vi ha già manifestato.

Offritemi il dolore che provate se, per questo, sarete talvolta derisi dai vostri stessi

confratelli.

Anche alla Chiesa, che ha nel Papa la sua guida sicura, sarà abbreviato il tempo della

purificazione, secondo il mio disegno di amore.

Questa perciò è la vostra ora; l'ora degli apostoli del mio Cuore Immacolato.

Diffondete con coraggio il Vangelo di Gesù, difendete la Verità, amate la Chiesa; aiutate tutti

a fuggire il peccato e a vivere nella grazia e nell'amore di Dio.

Pregate, soffrite, riparate.

State entrando nel periodo conclusivo della purificazione e il tempo non sia da voi misurato,

perché è ormai ordinato secondo un disegno di amore che siete chiamati a vedere presto in

tutto il suo splendore».




28 gennaio 1979. Festa di San Tommaso d'Aquino.

Primo segno: la confusione.

«Figli prediletti, rifugiatevi nel mio Cuore Immacolato.

Il regno glorioso di Cristo sarà preceduto da una grande sofferenza che servirà a purificare

la Chiesa e il mondo e a condurli al loro completo rinnovamento.

Gesù ha già iniziato la sua misericordiosa opera di rinnovamento con la Chiesa, sua Sposa.

Vari segni vi indicano che è giunto per la Chiesa il tempo della purificazione: il primo di essi è

la confusione che vi regna. Questo infatti è il tempo della più grande confusione.

La confusione si è diffusa all'interno della Chiesa, ove ogni cosa viene sovvertita in campo

dogmatico, liturgico e disciplinare.

Vi sono verità rivelate da mio Figlio e che la Chiesa ha per sempre definito con la sua divina e

infallibile autorità.

Queste verità sono immutabili, come immutabile è la Verità stessa di Dio. Molte di esse fanno

parte di veri e propri misteri, perché non sono e non potranno mai essere comprese dalla

umana intelligenza.

L'uomo le deve accogliere con umiltà, attraverso un atto di pura fede e di ferma fiducia in Dio

che le ha rivelate e le propone agli uomini di tutti i tempi, attraverso il magistero della Chiesa.

Ma ora si è diffusa la tendenza così pericolosa di volere penetrare e comprendere tutto -

anche il mistero - giungendo così ad accogliere della Verità solo quella parte che è

comprensibile dalla umana intelligenza. Si vuole svelare il mistero stesso di Dio.

Si rifiuta quella verità che non è razionalmente compresa.

Si tende a riproporre razionalisticamente tutta la verità rivelata, nella illusione di renderla

accettabile a tutti. Così si corrompe la verità con l'errore. L'errore viene diffuso nella

maniera più pericolosa, cioè come un modo nuovo e aggiornato di comprendere la Verità; e si

finisce con il sovvertire le stesse verità che sono il fondamento della fede cattolica.

Non si negano apertamente, ma si accolgono in maniera equivoca giungendo nella dottrina al più

grave compromesso con l'errore che mai si sia compiuto.

Alla fine ancora si parla e si discute, ma non si crede più e la tenebra dell'errore si diffonde.

La confusione, che tende a regnare all'interno della Chiesa e a sovvertire le sue verità, è il

primo segno che vi indica con certezza che per essa è giunto il tempo della sua purificazione.

La Chiesa infatti è Cristo che misticamente vive fra voi.

Cristo è la Verità. La Chiesa deve perciò sempre risplendere della Luce di Cristo che è la

Verità.

Ma ora il suo Avversario è riuscito a fare entrare nel suo interno tanta tenebra con la sua

opera subdola e ingannatrice.

E oggi la Chiesa è oscurata dal fumo di Satana.

Satana ha anzitutto oscurato l'intelligenza ed il pensiero di tanti miei figli, seducendoli con

l'orgoglio e la superbia, e per loro mezzo ha oscurato la Chiesa.

Voi, figli prediletti della Mamma Celeste, Voi apostoli del mio Cuore Immacolato, a questo oggi

siete chiamati: a combattere con la parola e con l'esempio, perché sia sempre più accolta da

tutti la Verità. Così per mezzo della Luce sarà sconfitta la tenebra della confusione.

Perciò voi dovete vivere alla lettera il Vangelo di mio Figlio Gesù. Dovete essere solo Vangelo

vissuto. Poi dovete a tutti annunciare, con forza e con coraggio, il Vangelo che vivete.

La vostra parola avrà la forza dello Spirito Santo che vi riempirà, e la Luce della Sapienza che

vi dona la Mamma Celeste.

Per questo quanto più la confusione, entrata all'interno della Chiesa, aumenterà la grande

sofferenza della sua purificazione, tanto più Essa per mezzo di voi esperimenterà il conforto

e l'aiuto della mia azione materna.

Da voi la Chiesa sarà aiutata a uscire dalla tenebra, per rinascere allo splendore divino della

sua immutabile Verità».



2 febbraio 1979. Presentazione di Gesù Bambino al Tempio.

Secondo segno: la indisciplina.

«Contemplate la vostra Mamma Celeste mentre si presenta al Tempio per offrire il suo piccolo

Bambino.

È il Verbo del Padre fatto uomo; è il Figlio di Dio per cui l'universo è stato creato; è il Messia

atteso, a cui Profezia e Legge sono state ordinate.

Eppure Egli, fin dal momento della sua umana concezione, si rende in tutto obbediente al

volere del Padre: "Ecco, Io vengo, o Dio, per fare la tua Volontà". E già dalla nascita si

sottopone a tutte le prescrizioni della Legge: dopo otto giorni la circoncisione e oggi, dopo

quaranta giorni, la sua presentazione al Tempio.

Come ogni altro primogenito, anche il mio appartiene a Dio ed è riscattato con il sacrificio

prescritto. Dal Sacerdote mi ritorna fra le braccia, perché possa essere da Me nuovamente

offerto attraverso la ferita del mio Cuore Immacolato, ormai trapassato da spada; e così

viene detto insieme il nostro sì al volere del Padre.

Figli prediletti, quando vi chiamo a diventare i più piccoli, fra le mie braccia, è per rendervi

simili al mio Bambino Gesù nella docile e perfetta ubbidienza al divino volere. Oggi il mio Cuore

è nuovamente ferito nel vedere quanti sono, fra i figli prediletti, quelli che vivono senza

docilità alla Volontà di Dio, perché non osservano e talvolta disprezzano apertamente le leggi

proprie dello stato sacerdotale.

Così l'indisciplina si diffonde nella Chiesa e miete vittime anche fra i suoi stessi Pastori.

Questo è il secondo segno che vi indica come per la Chiesa è giunto il tempo conclusivo della

purificazione: l'indisciplina diffusa a tutti i livelli, specialmente fra il clero.

È indisciplina la mancanza di interiore docilità alla volontà di Dio, che si manifesta nella

trasgressione degli obblighi propri del vostro stato; l'obbligo della preghiera, del buon

esempio, di una vita santa e apostolica. Quanti sono, fra i Sacerdoti, quelli che si lasciano

assorbire da una attività disordinata e non pregano più! Trascurano abitualmente la Liturgia

delle Ore, la meditazione, la recita del santo Rosario. Limitano la preghiera a una affrettata

celebrazione della santa Messa.

Così questi miei poveri figli vengono interiormente svuotati e non hanno più luce e forza per

resistere alle molte insidie in mezzo a cui vivono. Vengono perciò contaminati dallo spirito del

mondo e ne accettano il suo modo di vita, ne condividono i valori, partecipano alle sue profane

manifestazioni, si lasciano condizionare dai suoi mezzi di propaganda e alla fine sono rivestiti

dalla sua stessa mentalità. Finiscono poi di vivere come ministri del mondo, secondo il suo

spirito, che giustificano e diffondono, provocando scandalo in mezzo a tanti fedeli.

Da qui nasce la diffusa ribellione alle norme canoniche che regolano la vita dei Sacerdoti e la

ricorrente contestazione all'obbligo del sacro celibato, voluto da Gesù per mezzo della sua

Chiesa, e che in questi giorni vi è stato dal Papa nuovamente riaffermato con fermezza.

E indisciplina la facilità con cui si trascurano le norme che la Chiesa ha stabilito per regolare

la vita liturgica ed ecclesiastica.

Oggi ciascuno tende a regolarsi secondo il proprio gusto o arbitrio e con quale scandalosa

facilità si violano le norme della Chiesa, ancora più volte riaffermate dal Santo Padre, come

l'obbligo per i Sacerdoti di portare l'abito ecclesiastico.

Purtroppo talvolta i primi che continuano a disubbidire a questa prescrizione sono proprio i

Pastori, ed è dal loro cattivo esempio che l'indisciplina dilaga poi in ogni settore della Chiesa.

Questo disordine, che si diffonde nella Chiesa, vi indica con chiarezza che per Essa è giunto il

momento conclusivo della sua purificazione.

Che dovete fare voi, figli prediletti della Mamma Celeste, apostoli di luce del mio Cuore

Immacolato?

Lasciatevi portare fra le mie braccia, come i miei più piccoli bimbi e Io vi renderò

perfettamente docili al volere del Padre.

Darete così a tutti il buon esempio di una perfetta ubbidienza alle leggi della Chiesa, e la

Mamma Celeste potrà servirsi di voi per rimettere ordine nella sua Casa, perché, dopo la

sofferenza, risplenda nella Chiesa il trionfo del suo Cuore Immacolato».



11 febbraio 1979. Festa della Madonna di Lourdes.

Terzo segno: la divisione.

«Sono la vostra Mamma Immacolata.

Sono apparsa sulla terra, nella povera Grotta di Massabielle, per indicarvi la strada su cui

dovete camminare in questi momenti difficili. È la mia stessa strada: quella della purezza,

della Grazia, della preghiera, della penitenza.

È la strada che vi ha già indicato mio Figlio Gesù, per condurvi tutti al Padre nel suo Spirito di

Amore. Avete in voi il suo stesso Spirito che vi fa chiamare Dio come Padre, perché vi è stata

partecipata la sua natura divina.

Camminate sulla strada dell'Amore. Fate posto in voi allo Spirito di Amore che vi porta nella

vita ad essere sempre più uniti.

Amatevi fra voi a vicenda, come Gesù vi ha amato e diventerete veramente una cosa sola.

L'unità è la perfezione dell'amore.

Per questo Gesù ha voluto che la sua Chiesa fosse una, per fare di essa il sacramento

dell'Amore di Dio verso gli uomini.

Oggi il mio Cuore Immacolato trepida, è angosciato nel vedere la Chiesa interiormente divisa.

Questa divisione, penetrata all'interno della Chiesa, è il terzo segno che vi indica con

sicurezza che per essa è giunto il momento conclusivo della dolorosa purificazione.

Se, nel corso dei secoli, la Chiesa è stata più volte lacerata da divisioni che hanno portato

tanti miei figli a separarsi da essa, Io, però, le ho ottenuto da Gesù il singolare privilegio della

sua interiore unità.

Ma, in questi tempi, il mio Avversario, col suo fumo, è riuscito anche ad oscurare la luce di

questa sua divina prerogativa.

La interiore divisione si manifesta fra gli stessi fedeli che si mettono sovente gli uni contro

gli altri, nel tentativo di difendere e di annunciare meglio la verità. Così la verità è da essi

stessi tradita, perché il Vangelo di mio Figlio non può essere diviso.

Questa interiore divisione conduce talvolta anche i Sacerdoti a mettersi contro Sacerdoti,

Vescovi contro Vescovi, Cardinali contro Cardinali, poiché mai come in questi tempi Satana è

riuscito ad introdursi in mezzo ad essi, lacerando il prezioso legame del loro mutuo e

vicendevole amore.

La interiore divisione si esprime nel modo con cui si tende a lasciare solo, quasi

nell'abbandono, anche il Vicario di Gesù, il Papa, che è figlio da Me particolarmente amato e

illuminato.

Il mio Cuore di Mamma è ferito nel vedere come sovente il silenzio e il vuoto dei miei figli

circondano la parola e l'opera del Santo Padre, mentre dagli avversari Egli viene sempre più

colpito ed ostacolato.

A causa di questa interiore divisione il suo stesso ministero non è sufficientemente sostenuto

e propagato da tutta la Chiesa, che Gesù ha voluto unita intorno al Successore di Pietro.

Il mio Cuore materno si addolora nel vedere che persino alcuni Pastori rifiutano di lasciarsi

guidare dalla sua Parola illuminatrice e sicura.

Il primo modo di essere divisi dal Papa è quello dell'aperta ribellione. Ma vi è anche un altro

modo più subdolo e più pericoloso: è quello di proclamarsi apertamente uniti, ma di dissentire

interiormente da Lui, di lasciare cadere nel vuoto il suo magistero e di fare, nella pratica, il

contrario di quanto Lui indica.

Oh, Chiesa, mistico corpo del mio Gesù, nel tuo doloroso cammino verso il Calvario, sei giunta

alla undicesima stazione e ti vedi strappata e lacerata nelle tue membra ancora crocifisse!

Che dovete fare voi, miei figli, apostoli del mio Cuore Immacolato e Addolorato? Dovete

diventare seme nascosto, pronto anche a morire, per la interiore unità della Chiesa.

Per questo ogni giorno vi conduco al più grande amore ed alla fedeltà al Papa ed alla Chiesa a

Lui unita. Per questo oggi vi partecipo le ansie del mio Cuore materno; per questo vi formo

all'eroismo della santità e vi porto con Me sul Calvario. Anche per mezzo di voi potrò così fare

uscire la Chiesa dalla sua dolorosa purificazione, perché in Lei si possa manifestare al mondo

tutto lo splendore della sua rinnovata unità».


3 marzo 1979. Primo sabato del mese.

Quarto segno: la persecuzione.

«Restate tutti nel rifugio del mio Cuore Immacolato e troverete la vostra pace e l'interiore

serenità.

Figli miei prediletti, si è ormai scatenata la tempesta da Me preannunciata a Fatima per la

purificazione della Chiesa e di tutto il mondo. Questa è l'ora della misericordia del Padre che,

attraverso l'amore, del Cuore divino del Figlio, si manifesta nel momento in cui la sofferenza

si rende per tutti più grande.

Il quarto segno, che vi indica come per la Chiesa è giunto il periodo culminante della sua

dolorosa purificazione, è la persecuzione. La Chiesa viene infatti in vari modi perseguitata.

È perseguitata dal mondo in cui vive e cammina indicando a tutti la strada della salvezza. Sono

i veri nemici di Dio, sono coloro che si sono messi consapevolmente contro Dio, per condurre

tutta l'umanità a vivere senza di Lui, che sempre più perseguitano la Chiesa.

Talvolta Essa viene perseguitata in maniera aperta e violenta; viene spogliata di ogni cosa e

impedita di annunciare il Vangelo di Gesù.

Ma in questi tempi la Chiesa viene spesso sottoposta a una prova più grande; la si perseguita in

maniera subdola ed indolore, sottraendole piano piano l'ossigeno di cui ha bisogno per vivere.

Si cerca poi di condurla al compromesso con lo spirito del mondo, che così entra nel suo

interno e ne condiziona e paralizza la vitalità.

La collaborazione si è tramutata spesso nella forma più subdola della persecuzione;

l'ostentata manifestazione di rispetto verso di Lei è diventata la maniera più sicura per

colpirla.

Si è giunti a scoprire la nuova tecnica di farla morire senza clamore e senza spargimento di

sangue.

La Chiesa è perseguitata anche nel suo interno, soprattutto da parte di quei suoi figli che sono

giunti al compromesso col suo Avversario. Esso è riuscito a sedurre persino alcuni dei suoi

stessi Pastori. Anche fra essi vi sono quelli che collaborano consapevolmente a questo disegno

di interiore e nascosta persecuzione della mia Chiesa.

I miei figli prediletti vengono chiamati alla prova di sentirsi talvolta ostacolati, emarginati e

perseguitati da alcuni dei loro stessi confratelli, mentre coloro che sono infedeli hanno largo e

facile spazio per la loro azione.

Si preparano, figli prediletti, anche per voi le stesse ore di sofferenza che ha vissuto mio

Figlio Gesù: le ore del Getsemani, in cui sentiva la interiore agonia di essere abbandonato,

tradito e rinnegato dai suoi.

Se questa è la strada percorsa dal Maestro, è anche la strada che dovete ora percorrere voi,

suoi fedeli discepoli, mentre si farà più dolorosa la purificazione per tutta la Chiesa.

Abbiate fiducia, figli prediletti, apostoli del mio Cuore Immacolato.

Nessuna prova, quanto questa sua interiore persecuzione, servirà al completo rinnovamento

della Chiesa. Infatti da questa sofferenza uscirà più pura, più umile, più illuminata, più forte.

Voi dovete disporvi a soffrire sempre di più, quanto più vicino diventerà il momento conclusivo

della purificazione. Per questo vi ho voluto preparare un rifugio sicuro.

Nel mio Cuore Immacolato sarete consolati e formati alla virtù della fortezza, mentre

sentirete sempre più accanto a voi la presenza della Mamma Celeste. Ella accoglierà ogni

vostro dolore come sotto la Croce ha accolto quelli di Gesù, poiché deve adempiere anche ora

per la Chiesa la sua materna funzione di Corredentrice, e ricondurre al Padre tutti i figli che

si sono smarriti».


AVE MARIA PURISSIMA!

lunedì 1 novembre 2021

La grandezza degli Angeli chi mai può comprenderla? Eppure un angelo è al nostro servizio.

 


II Coro1 novembre
“Luce oscura dell’amore di Dio”Tutti i Santi

S. Thiriel

(3a Tromba)

Se già un compito di un angelo del IX coro è così grande, da farci rabbrividire, - pensiamo solo a S. Chaled, l’angelo del nascondimento, a S. Nerud, l’angelo della semplice saggezza, a S. Osed, l’angelo dei poveri o a S. Teliel, l’angelo della natura – quanto grandi sono allora i compiti di un cherubino, di cui la Sacra Scrittura scrive che su di lui Dio scese dal cielo? Possiamo d’altra parte comprendere, cosa significa: potere portare Dio come Dio?

In questa forza sta

S. Thiriel

oggi davanti al trono di Dio; gli uomini direbbero: egli stesso come un essere divino, così raggiante. Egli è il patrono di tutti gli angeli custodi. Poiché oggi tutti i santi hanno la loro festa in cielo e in terra, così hanno anche i loro angeli custodi un giorno di festa, e gli angeli custodi sono i prediletti della Madre di Dio. Da Maria l’angelo custode ha, dal suo ingresso nel suo ufficio di custode, ottenuto la maternità, la compassione, la comprensione. È anche per noi uomini un segno tutto gioioso dell’amore di Dio a Maria e di Maria agli angeli, che proprio in questo giorno, in cui tutti i santi e con loro i loro angeli custodi hanno la loro festa, fu annunciato dal sostituto di Cristo sulla terra, dal pastore angelico, la solenne dichiarazione dogmatica dell’assunzione in corpo di Maria, dal centro della Chiesa, da S. Pietro in Roma, sull’intero mondo. Con un apocalittico movimento della mano provoca S. Thiriel uno scossone. Una stella cade dal cielo: Maria con i santi angeli! Un’ondata di indignazione corre sull’intero mondo dei senza Dio. Ora è il tempo! “Chi non è con me, è contro di me!” – uomo, sorgi alla mano del tuo angelo e riconosci: qualcosa a metà non vale niente! Le gioie del mondo ti diventeranno le più amare. Tu devi trovare la tua dolcezza e tutte le dolcezze, che solo lei dà, in Maria e nei santi angeli, che ti guidano là dove è di tutti la nostra meta e patria: nel Cuore del Signore! S. Thiriel non è solo quell’angelo possente, il cui mantello modellato sulle ali degli angeli custodi fluttua ampiamente sulla terra quando egli si inginocchia ai piedi della Regina del cielo, ma soprattutto egli è triplice nel suo essere (Thiriel-Vedad-Hanael) e nel suo compito:

egli ha come uno dei compiti il portare la “luce oscura”: la fede oscura, l’amore oscuro;

egli ha come altro compito di stare sopra tutti gli angeli custodi;

egli ha come terzo compito di dare lo scossone. Egli sta come angelo del servizio davanti al Signore con la terza tromba.

Preghiera: Sii nostro patrono e guida, S. Thiriel tu Cherubino della “luce oscura” dell’amore di Dio. Facci radicare con fermezza nella santa Chiesa di Dio, protetti dal manto di Maria, e fa che veniamo portati nel cuore del nostro Signore come nostra patria. Amen.

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II Coro2a domenica dopo Pasqua
(III di Pasqua)
La luce oscura dell'amoreBuon Pastore
“Misericordias Domini”

S. Thiriel

(3a Tromba)

Egli sta sopra tutti gli angeli custodi, questo grande cherubino del Figlio, e porta il nome “Oscura luce dell’amore di Dio”.

L’ultimo amore di Dio è sempre oscuro, perché noi perdiamo dapprima noi stessi e dobbiamo divenire ciechi alle lusinghe del mondo e  dell’io. Quanto più ci perdiamo in Dio, più scuro, più sobrio, più conseguente diviene questo amore finale - e tuttavia è lui, la cui luce è piena di attrazione divina. In questa “Oscura luce dell’amore di Dio” è anche posto nel suo servizio l’angelo custode!

Così ora comprendiamo meglio il compito di S. Thiriel - e ci spaventiamo allo stesso tempo, perché porta una tromba degli ultimi giorni, la terza: “Getta la luce all’intorno e nei fiumi e mari.” La luce della ragione diviene in questo - e questo è il nostro - tempo oscurata e scurita, e l’uomo deve nella fede oscura, nella speranza oscura, nell’amore oscuro decidersi per Dio!

Come confortante sta nel bel mezzo di questa tensione  il Signore e dice: “Io sono il buon pastore! Io do la mia vita per le mie pecore”.

 
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“Non sai che in queste figure non vi è cosa se non di spirito?”.

 Benedetto XVI Discorsi 2011 Maggio

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DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI  
AI PARTECIPANTI ALL'INCONTRO PROMOSSO
DAL PONTIFICIO ISTITUTO GIOVANNI PAOLO II
PER STUDI SU MATRIMONIO E FAMIGLIA

Sala Clementina
Venerdì
, 13 maggio 2011

 

Signori Cardinali,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari Fratelli e Sorelle,

con gioia vi accolgo oggi, a pochi giorni dalla beatificazione del Papa Giovanni Paolo II, che trent’anni fa, come abbiamo sentito, volle fondare contemporaneamente il Pontificio Consiglio per la Famiglia e il vostro Pontificio Istituto; due Organismi che mostrano come egli fosse fermamente persuaso dell’importanza decisiva della famiglia per la Chiesa e per la Società. Saluto i rappresentanti della vostra grande comunità sparsa ormai in tutti i Continenti, come pure la benemerita Fondazione per matrimonio e famiglia che ho creato per sostenere la vostra missione. Ringrazio il Preside, Mons. Melina, per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti. 

Il nuovo Beato Giovanni Paolo II, che, come è stato ricordato, proprio trent’anni fa subì il terribile attentato in Piazza San Pietro, vi ha affidato, in particolare, per lo studio, la ricerca e la diffusione, le sue “Catechesi sull’amore umano”, che contengono una profonda riflessione sul corpo umano. Coniugare la teologia del corpo con quella dell’amore per trovare l’unità del cammino dell’uomo: ecco il tema che vorrei indicarvi come orizzonte per il vostro lavoro.


Poco dopo la morte di Michelangelo, Paolo Veronese fu chiamato davanti all’Inquisizione, con l’accusa di aver dipinto figure inappropriate intorno all’Ultima Cena. Il pittore rispose che anche nella Cappella Sistina i corpi erano rappresentati nudi, con poca riverenza. Fu proprio l’inquisitore che prese la difesa di Michelangelo con una risposta diventata famosa: “Non sai che in queste figure non vi è cosa se non di spirito?”. Da moderni facciamo fatica a capire queste parole, perché il corpo ci appare come materia inerte, pesante, opposta alla conoscenza e alla libertà proprie dello spirito. Ma i corpi dipinti da Michelangelo sono abitati da luce, vita, splendore. Voleva mostrare così che i nostri corpi nascondono un mistero. In essi lo spirito si manifesta e opera. 

Sono chiamati ad essere corpi spirituali, come dice san Paolo (cfr 1Cor 15,44). Ci possiamo allora chiedere: può questo destino del corpo illuminare le tappe del suo cammino? Se il nostro corpo è chiamato ad essere spirituale, non dovrà essere la sua storia quella dell’alleanza tra corpo e spirito? Infatti, lungi dall’opporsi allo spirito, il corpo è il luogo dove lo spirito può abitare. Alla luce di questo è possibile capire che i nostri corpi non sono materia inerte, pesante, ma parlano, se sappiamo ascoltare, il linguaggio dell’amore vero.



La prima parola di questo linguaggio si trova nella creazione dell’uomo. Il corpo ci parla di un’origine che noi non abbiamo conferito a noi stessi. “Mi hai tessuto nel seno di mia madre”, dice il Salmista al Signore (Sal 139,13). Possiamo affermare che il corpo, nel rivelarci l’Origine, porta in sé un significato filiale, perché ci ricorda la nostra generazione, che attinge, tramite i nostri genitori che ci hanno trasmesso la vita, a Dio Creatore. 

Solo quando riconosce l’amore originario che gli ha dato la vita, l’uomo può accettare se stesso, può riconciliarsi con la natura e con il mondo. Alla creazione di Adamo segue quella di Eva. La carne, ricevuta da Dio, è chiamata a rendere possibile l’unione di amore tra l’uomo e la donna e trasmettere la vita. I corpi di Adamo ed Eva appaiono, prima della Caduta, in perfetta armonia. C’è in essi un linguaggio che non hanno creato, un eros radicato nella loro natura, che li invita a riceversi mutuamente dal Creatore, per potersi così donare. Comprendiamo allora che, nell’amore, l’uomo è “ricreato”. Incipit vita nova, diceva Dante (Vita Nuova I,1), la vita della nuova unità dei due in una carne. Il vero fascino della sessualità nasce dalla grandezza di questo orizzonte che schiude: la bellezza integrale, l’universo dell’altra persona e del “noi” che nasce nell’unione, la promessa di comunione che vi si nasconde, la fecondità nuova, il cammino che l’amore apre verso Dio, fonte dell’amore. 

L’unione in una sola carne si fa allora unione di tutta la vita, finché uomo e donna diventano anche un solo spirito. Si apre così un cammino in cui il corpo ci insegna il valore del tempo, della lenta maturazione nell’amore. In questa luce, la virtù della castità riceve nuovo senso. Non è un “no” ai piaceri e alla gioia della vita, ma il grande “sí” all’amore come comunicazione profonda tra le persone, che richiede il tempo e il rispetto, come cammino insieme verso la pienezza e come amore che diventa capace di generare vita e di accogliere generosamente la vita nuova che nasce.


È certo che il corpo contiene anche un linguaggio negativo: ci parla di oppressione dell’altro, del desiderio di possedere e sfruttare. Tuttavia, sappiamo che questo linguaggio non appartiene al disegno originario di Dio, ma è frutto del peccato. Quando lo si stacca dal suo senso filiale, dalla sua connessione con il Creatore, il corpo si ribella contro l’uomo, perde la sua capacità di far trasparire la comunione e diventa terreno di appropriazione dell’altro. Non è forse questo il dramma della sessualità, che oggi rimane rinchiusa nel cerchio ristretto del proprio corpo e nell’emotività, ma che in realtà può compiersi solo nella chiamata a qualcosa di più grande? A questo riguardo Giovanni Paolo II parlava dell’umiltà del corpo. 

Un personaggio di Claudel dice al suo amato: “la promessa che il mio corpo ti fece, io sono incapace di compiere”; a cui segue la risposta: “il corpo si rompe, ma non la promessa…” (Le soulier de satin, Giorno III, Scena XIII). La forza di questa promessa spiega come la Caduta non sia l’ultima parola sul corpo nella storia della salvezza. Dio offre all’uomo anche un cammino di redenzione del corpo, il cui linguaggio viene preservato nella famiglia. Se dopo la Caduta Eva riceve questo nome, Madre dei viventi, ciò testimonia che la forza del peccato non riesce a cancellare il linguaggio originario del corpo, la benedizione di vita che Dio continua a offrire quando uomo e donna si uniscono in una sola carne. La famiglia, ecco il luogo dove la teologia del corpo e la teologia dell’amore si intrecciano. 

Qui si impara la bontà del corpo, la sua testimonianza di un’origine buona, nell’esperienza di amore che riceviamo dai genitori. Qui si vive il dono di sé in una sola carne, nella carità coniugale che congiunge gli sposi. Qui si sperimenta la fecondità dell’amore, e la vita s’intreccia a quella di altre generazioni. E’ nella famiglia che l’uomo scopre la sua relazionalità, non come individuo autonomo che si autorealizza, ma come figlio, sposo, genitore, la cui identità si fonda nell’essere chiamato all’amore, a riceversi da altri e a donarsi ad altri.


Questo cammino dalla creazione trova la sua pienezza con l’Incarnazione, con la venuta di Cristo. Dio ha assunto il corpo, si è rivelato in esso. Il movimento del corpo verso l’alto viene qui integrato in un altro movimento più originario, il movimento umile di Dio che si abbassa verso il corpo, per poi elevarlo verso di sé. Come Figlio, ha ricevuto il corpo filiale nella gratitudine e nell’ascolto del Padre e ha donato questo corpo per noi, per generare così il corpo nuovo della Chiesa. La liturgia dell’Ascensione canta questa storia della carne, peccatrice in Adamo, assunta e redenta da Cristo. È una carne che diventa sempre più piena di luce e di Spirito, piena di Dio. Appare così la profondità della teologia del corpo. Questa, quando viene letta nell’insieme della tradizione, evita il rischio di superficialità e consente di cogliere la grandezza della vocazione all’amore, che è una chiamata alla comunione delle persone nella duplice forma di vita della verginità e del matrimonio.


Cari amici, il vostro Istituto è posto sotto la protezione della Madonna. Di Maria disse Dante parole illuminanti per una teologia del corpo: “nel ventre tuo si raccese l’amore” (Paradiso XXXIII, 7). Nel suo corpo di donna ha preso corpo quell’Amore che genera la Chiesa. La Madre del Signore continui a proteggere il vostro cammino e a rendere fecondo il vostro studio e insegnamento, a servizio della missione della Chiesa per la famiglia e la società. Vi accompagni la Benedizione Apostolica, che imparto di cuore a tutti voi. Grazie.

AMDG et DVM