sabato 23 ottobre 2021

Solo lo Spirito del Signore può riportare l'umanità alla perfetta glorificazione di Dio.

 


Santuario di Tindari (Sicilia), 14 maggio 1989. Solennità di Pentecoste.

L'enorme Drago rosso.

«Figli prediletti, oggi adorate ed invocate lo Spirito Santo, disceso nella Pentecoste sopra gli

apostoli ed i discepoli, riuniti con Me nel Cenacolo di Gerusalemme.

Lo invocate ancora in questi vostri tempi, con fiducia e con perseveranza, riuniti con Me nei

Cenacoli di preghiera, che ormai si sono diffusi in ogni parte della terra.

Con il mio Movimento Sacerdotale Mariano invito oggi tutti i figli della Chiesa a riunirsi in un

Cenacolo perenne di preghiera con me, vostra Mamma Celeste.

Invito tutti i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i fedeli.

Il mio Cuore Immacolato è il luogo di questo nuovo, spirituale ed universale Cenacolo.

In esso dovete entrare con il vostro atto di consacrazione, che vi affida per sempre a Me,

affinché Io possa unire la mia voce alle vostre nell'invocare sulla Chiesa e su tutta l'umanità il

Dono di una seconda Pentecoste.

Solo lo Spirito del Signore può riportare l'umanità alla perfetta glorificazione di Dio.

Solo lo Spirito del Signore può rinnovare la Chiesa con lo splendore della sua unità e della sua

santità.

Solo lo Spirito del Signore può vincere la potenza e la forza vittoriosa dell'enorme Drago

rosso, che, in questo vostro secolo, si è scatenato ovunque, in maniera terribile, per sedurre

ed ingannare tutta l'umanità.

L'enorme Drago rosso è il comunismo ateo, che ha diffuso in ogni parte l'errore della

negazione e dell'ostinato rifiuto di Dio.

L'enorme Drago rosso è l'ateismo marxista, che si presenta con dieci corna, cioè con la

potenza dei suoi mezzi di comunicazione, per condurre l'umanità a disubbidire ai dieci

comandamenti di Dio, e con sette teste, su ciascuna delle quali vi è un diadema, segno di

potere e di regalità. Le teste incoronate indicano le nazioni in cui il comunismo ateo si è

stabilito e domina con la forza del suo potere ideologico, politico e militare.

L'enormità del Drago manifesta chiaramente la vastità della terra occupata dal dominio

incontrastato dell'ateismo comunista.

Il suo colore è rosso perché usa le guerre ed il sangue come strumenti delle sue numerose

conquiste.

L'enorme Drago rosso è riuscito in questi anni a conquistare l'umanità con l'errore

dell'ateismo teorico o pratico, che ha ormai sedotto tutte le nazioni della terra.

si è. riusciti così a costruire una nuova civiltà senza Dio, materialista, egoista, edonista, arida

e fredda, che porta in sé i germi della corruzione e della morte.

L'enorme Drago rosso ha il compito diabolico di sottrarre tutta l'umanità al dominio di Dio,

alla glorificazione della Santissima Trinità, alla piena attuazione del disegno del Padre che, per

mezzo del Figlio, l'ha creata per la sua gloria. Il Signore mi ha rivestita della sua Luce e lo

Spirito Santo della sua divina potenza, così Io appaio come un grande segno nel cielo, Donna

vestita di sole, perché ho il compito di sottrarre l'umanità al dominio dell'enorme Drago rosso

e riportarla tutta alla perfetta glorificazione della Santissima Trinità. Per questo mi formo la

schiera dei miei più piccoli figli, in ogni parte del mondo, e ad essi domando che si consacrino

al mio Cuore Immacolato. Così li conduco a vivere solo per la gloria di Dio, per mezzo della

fede e della carità, e li coltivo Io stessa gelosamente nel mio celeste giardino.

Allora ogni giorno Io mi presento davanti al trono del mio Signore in atto di profonda

adorazione, apro la porta d'oro del mio Cuore Immacolato, offro fra le mie braccia tutti

questi miei figli dicendo:

"Santissima e divina Trinità, nel momento della tua universale negazione Io ti presento

l'omaggio della mia materna riparazione, per mezzo di tutti questi miei piccoli che ogni giorno

formo alla tua più grande glorificazione".

Così ancora oggi il Signore dalla bocca dei bambini e dei lattanti riceve la sua lode perfetta».




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Scienza di Paolo e amore a Paolo




FIGURA DI SAN PAOLO

Ossia l’ideale della vita apostolica

Siate miei imitatori

(Filippesi 3, 17)

APPROVAZIONI della presente edizione

NULLA OSTA Sac. G. Pelliccia

Roma, 15 giugno 1942

IMPRIMATUR

Can. P. Gianolio, Vic. Gen.

Alba, 20 giugno 1942.

SCHEMA DEL TRATTATO

Prefazione

Avvertimenti per la lettura di questo opuscolo.

Testo del Trattato di Cornelio A Lapide 

<<Effigies Divi Pauli sive Idea Vitae apostolicae>>

Introduzione.

Capo I. - Virtù e rapporti di Paolo verso Dio.

Capo II. - Virtù e rapporti di san Paolo verso di sé.

Capo III. - Virtù di Paolo verso il prossimo.

Appendice. - Profezia di Isaia sull’evangelizzazione dei Cinesi.

NOTIZIA SU CORNELIO ALAPIDE

PREFAZIONE

 1. In occasione di due centenari compiutisi nell’anno 1937, cioè il XIX

centenario della conversione di S. Paolo e il III centenario della morte del

P. Cornelio A Lapide S. J., è stata pubblicata dalla tipografia dell’Abbazia

Cistercense di Westmalle (Belgio), la 27.a edizione del trattato dello stesso

P. A Lapide sulle virtù di San Paolo. Questa edizione l’aveva preparata il

P. Romualdo Galdos S. J., Professore di ebraico e greco biblico nella

Pontificia Università Gregoriana, specialmente conosciuto per i suoi studi

e scritti sull’A Lapide.

 E’ sulla suddetta edizione che fu condotta la presente versione italiana, ed

è dalla Prefazione del P. Romualdo Galdos S. J. che vennero presi tutti i

dati necessari per spiegare l’occasione, la ragione e la finalità di questo

opuscolo, e gli Avvertimenti per la lettura del medesimo.

 2. Per migliore intelligenza, si comincia a spiegare l’importanza che ha

questo opuscolo, fra le opere del P. Cornelio A Lapide S. J.

 Per dare qualche idea relativa al valore di questo opuscolo, basta

segnalare il fatto che il Commentario sulle Lettere Paoline è, tra tutte le

opere di Cornelio A Lapide, quella che detiene il primato; primato

riconosciuto anche dal consenso unanime degli studiosi.

 Questo primato è prima di tutto cronologico, poiché il Commentario sulle

Lettere Paoline è la prima opera dell’A Lapide; in secondo luogo è un

primato di affetto, poiché l’autore predilesse e preelesse questa sua opera.

 Dopo quindici anni (dal 1596) di insegnamento della Sacra Scrittura nel

celebre collegio della Compagnia di Gesù in Lovanio, Cornelio A Lapide

conosceva perfettamente il Nuovo ed il Vecchio Testamento, anzi aveva

già approfondito i singoli libri dei due Testamenti. Quando, per consiglio

di amici e per comando dei superiori, egli si decise a stampare il primo suo

libro di esegesi, la scelta cadde subito, tra tutti i libri dei due Testamenti,

sui Commentari delle Lettere Paoline.

 Ecco la ragione di questa preferenza: «Ho esordito dalle Lettere di san

Paolo, sia perché queste sono importantissime e difficilissime; sia perché,

per la terza volta ed accuratamente, ebbi modo di tenere su esse le lezioni a

preferenza degli altri Libri Sacri; sia perché i nostri avversari e settari

assiduamente strepitano che Paolo è dalla loro parte, e ciò vanno

blaterando presso il volgo ignorante; sia perché Paolo, come vaso di

elezione e Dottore delle genti, con le sue Lettere istruisce e forma alla

sapienza, alla virtù ed alla perfezione cristiana tanto i Presuli ed i Pastori,

come i Principi ed i Magistrati, come ogni cristiano, di qualsiasi

condizione, stato e grado...»

 3. Quella che fu la prima opera, riguardo al tempo, rimase pure la prima

per dottrina ed erudizione, e la prima presso l’estimazione e l’opinione dei

lettori. Così fu la prima per successo editoriale.

 L’opera paolina raggiunse l’undicesima edizione, mentre era ancora in

vita l’A Lapide; dopo la di lui morte raggiunse oltre la cinquantesima

edizione. E ciò a ragione, poiché nei medesimi Commentari Cornelio A

Lapide dimostra veramente una eccezionale conoscenza della vita e delle

gesta di Paolo, ed una straordinaria ed intima scienza della sua dottrina e

delle sue Lettere. Non solo scienza e dottrina: ovunque dimostra un pari

amore verso l’Apostolo.

 Anche negli altri commentari manifesta spessissimo queste due cose:

scienza di Paolo e amore a Paolo; specialmente nei Commentari sugli Atti

degli Apostoli, che costituiscono l’integrazione storica e scritturale al

Commentario sulle Lettere Paoline. Anzi, di questa scienza paolina e di

questo amore paolino ce ne rimane un prezioso monumento, nei

prolegomeni agli Atti degli Apostoli, in ciò che dall’A Lapide è chiamata:

la "Effigies divi Pauli" la Figura di S. Paolo.

 Questa "effigies" è un prezioso documento della scienza paolina della

quale era adorno l’A Lapide, ed nel medesimo tempo un’insigne prova e

monumento dell’amore paolino di cui ardeva il suo cuore d’esegeta e di

apostolo.

 4. Fu ed è sempre desiderio dell’amante tenere presso di sé l’immagine ed

il profilo dell’amato o dell’amata, se non sulla carta, almeno nella mente e

nel cuore. Se l’amante poi, dopo essersi scolpito nella mente e nel cuore lo

figura della persona amata, può con le sue proprie mani esternarla ed

ornarla con la penna e col pennello, allora questo è ritenuto come il

supremo trionfo dell’amore: e giustamente l’A Lapide ottenne tale trionfo.

 Ardente di amore verso l’Apostolo delle genti, del quale portava la figura

nella mente e nel cuore, poté esternare tale figura e perfettissimamente

pitturarla con la penna. Trasse diligentemente ogni singola linea dalle frasi

delle Lettere paoline; la luce ed i colori li trovò presso i santi Padri,

specialmente presso S. Giovanni Crisostomo; fu un fortunato ed esauriente

attingitore.


5. Ho detto figura od immagine, prendendo dallo stesso A Lapide il primo

nome; ma più giustamente dirò che tre furono le figure di san Paolo

descritte e pitturate dall’A Lapide. Vorrei anzi dire che da lui venne ideato

ed esternato con la penna, assai felicemente, un artistico trittico di san

Paolo.

 Il nostro autore, in questo opuscolo, dopo fatti gli elogi generali di Paolo,

intendendo partitamente dipingere le virtù dell’Apostolo, «affinché

possiamo meglio contemplarlo, ammirarlo ed imitarlo», distingue queste

virtù, «per motivo di ordine e di memoria, in tre capi: Primo: virtù verso

Dio; secondo: verso di sé; terzo: verso il prossimo».

 Questi tre capi, come sono concepiti dall’A Lapide, ispirano tre scene di

un unico trittico. Prima scena: Paolo rapito al cielo per amore verso Dio e

verso Gesù; seconda scena: Paolo, per il medesimo duplice amore, si

immola vittima a Dio; terza scena: Paolo, per il medesimo duplice amore,

si prodiga per la salute delle anime.

 E’ cosa degna di ammirazione il vedere come l’A Lapide descriva e

spieghi in ogni parte di questo trittico tante e così scelte virtù di san Paolo.

L’A Lapide seppe, con felice inchiostro e penna fortunata, nella sua figura

di san Paolo, fedelmente riprodurre tutte queste virtù.

 Se l’avido lettore vuole contemplare più accuratamente questa pittura di

Paolo, fatta dall’A Lapide, circonfusa da maggior luce, legga specialmente

nei Commentari paolini del medesimo autore il completo e dotto proemio:

De praerogativis sancti Pauli. Se inoltre desidera conoscere le Lettere di

Paolo, la sua vita ed il suo spirito, l’erudizione dell’A Lapide, la sua

scienza ed il suo animo, legga allora, lo prego, anche i Commentari sugli

Atti degli Apostoli e massimamente sulle Lettere di san Paolo, scritti dal

nostro Cornelio A Lapide.

 6. Chi legge tali commentari si convincerà di certo, che, a ragione, il

nostro autore è considerato tra i principali e primi interpreti fioriti nel

secondo periodo aureo dell’esegesi cattolica; egualmente si convincerà che

il nostro Cornelio A Lapide può essere meritamente aggiunto come terzo,

accanto agli stessi speciali commentatori di san Paolo: i sommi Guglielmo

Estio e Benedetto Giustiniani. E’ inferiore ad essi nella parte linguistica,

anzi, nelle spiegazioni grammaticali, non è sempre preciso; ma, più

stringato di Giustiniani, accoglie veri tesori dai commentari dei Padri, e

dimostra una mirabile erudizione ed un’intima conoscenza delle Lettere

paoline. Per tali ragioni, i commentari dell’A Lapide su Paolo sono

giustamente preferiti alle altre sue opere esegetiche, e con verità debbono

essere avvicinati ai migliori commentari.

 Tra i migliori commentari di Cornelio A Lapide, non ultimo posto merita

questo opuscolo che ci presenta il vero ritratto di san Paolo.

 7. Si deve notare come questo opuscolo venga denominato dall’autore

anche con un altro titolo: "Idea vitae apostolicae", ossia "L’ideale della

vita apostolica". Prima di tutto san Paolo è, per Cornelio A Lapide,

"modello dell’uomo apostolico". Ciò ci svela lo spirito apostolico, di cui

arse continuamente il nostro autore, e che, volente o nolente, trapela in

ogni suo scritto: spirito apostolico vivo ed immortale. Cominciò il suo

lavoro di esegesi con vero spirito apostolico; lo continuò col medesimo

spirito, e con eguale spirito lo condusse felicemente a termine ed a

compimento.

 In tutti i volumi si hanno moltissime citazioni sulle missioni od allusive ad

esse, in nessun volume mancano le spiegazioni adattabili alle missioni, od

esempi missionari od altri, dedotti dai Santi e dagli uomini apostolici.

 Così, per esempio, il nome del grande santo Francesco Saverio si trova

spesso citato in tutti gl’indici analitici, coi quali termina ogni singolo

volume. Lo stesso deve dirsi, con più ragione, per il nome di san Paolo.

Questo spirito apostolico dell’A Lapide raggiunge in più volumi un tono

assai elevato, dominante, come nei Commentari sui Vangeli, sugli Atti

degli Apostoli, e massimamente su tutte e singole le Lettere di san Paolo.

Anzi l’A Lapide curò di inserire il medesimo spirito apostolico nello stesso

Antico Testamento, e vi riuscì felicemente, in modo speciale nei

Commentari sui Profeti. Ivi si trova la celebre profezia di Isaia (49, 12),

che l’A Lapide, non senza probabilità, interpreta applicandola al popolo

Cinese, che dev’essere chiamato ad entrare nella Chiesa. Questa

interpretazione, tanto curiosa quanto erudita, abbiamo pensato di riportarla

in una speciale Appendice, messa alla fine di questo nostro opuscolo.

 Terminiamo la nostra breve prefazione, con la preghiera veramente

apostolica, che il medesimo P. A Lapide pose al termine del suo proemio

De praerogativis sancti Pauli [Nei prolegomeni ai Commentari sulle

Lettere Paoline].

AMDG et DVM

venerdì 22 ottobre 2021

PREGHIERA DI GUARIGIONE: La croce di Dozulé — La cruz de Dozulé

PREGHIERA DI GUARIGIONE: La croce di Dozulé — La cruz de Dozulé: Apertura a Dozulè: 29 maggio 2011, visita del Vescovo a Dozulè e prudente apertura al fenomeno, solleci...

Obbligo di istruzione oppure Obbligo scolastico?

 

Qualcuno nel tempo ci ha fatto confondere l'obbligo di istruzione con l'obbligo scolastico e il diritto a dover essere istruiti con il dovere di andare a scuola. Un pasticcio, insomma.

La scuola non esiste. Esistono il mondo, la natura, la realtà, la vita, le persone, ma la scuola non esiste. In natura, voglio dire, non esiste. Attorno all’inizio del ‘900, qualcuno l’ha “inventata”, è vero, ma non esiste. Il titolo del blog è provocatorio, certamente, per non parlare del sottotitolo, perché poi nella realtà di oggi, da allora, la scuola esiste eccome e impegna, fino a una certa età, direttamente o indirettamente, circa l’80% del tempo complessivo di uno “studente medio”. Che, prima di tutto, è una persona. Che prima ancora è stata un bambino, o una bambina. Ma il titolo non è neanche troppo provocatorio, direi. Qualcuno nel tempo ci ha fatto confondere l’obbligo di istruzione con l’obbligo scolastico e il diritto a dover essere istruiti con il dovere di andare a scuola. Un pasticcio, insomma. Un pasticcio sul quale sono cresciute e invecchiate diverse “generazioni di studenti”, ovvero di figli che sono poi diventati genitori che, a loro volta, per inerzia, senza mai farsi nuove domande, hanno cresciuto figli studenti, più o meno studiosi. Perché si trattava, e per i più ancora si tratta, della scuola dell’obbligo. Ma la scuola, soprattutto quella dell’obbligonon esiste. Ecco perché la scelta di intitolare così questo blog. E neppure io lo sapevo a dire il vero. Ero nell’inerzia, come tutti… Poi, grazie a una serie di percorsi e di incontri con i quali non sto qui a tediarvi, ho scoperto l’esistenza delle scuole libere, di quelle libere libere, dell’educazione parentale, dell’homeschooling, dell’unschooling, dell’hackschooling, dell’unlearning e …di quell’obbligo che NON riguarda per nulla la nostra scuola. Perché, come ancora in pochissimi sanno, e questo è il vero problema – la mancanza di libertà che da questa ignoranza deriva -, ad essere obbligatoria non è affatto la scuola ma l’istruzione. E non lo dico io. Lo dice la nostra costituzione all’articolo 30:

“È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio. NEI CASI DI INCAPACITÀ DEI GENITORI, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti.

In altre parole, è semplicemente fuori luogo, oltre che in molti casi inutile, lamentarsi di quello che la scuola non è, non fa, o dovrebbe essere o fare, perché lo Stato parla chiaro, senza prendersi, né dare ad altri, alcun obbligo di niente. Dice: è un tuo dovere, prima che diritto, mantenerli, istruirli ed educarli. Se poi non sei capace, provvedo io…

Certo che messa così è un po’ duro sostenere che la scuola dovrebbe essere o fare quello che noi genitori vorremmo faccia o sia. Per due ragioni fondamentali: la prima è che né lo Stato né la scuola, per quanto dediti, impegnati o seriamente devoti, conosceranno mai i nostri figli bene quanto noi; la seconda è che diventa insostenibile pretendere da un altro, con un lodevole idealismo da sofà, di fare o essere proprio quello a cui noi ci stiamo deliberatamente sottraendo. Per farla facile, è la vecchia storia del genitore fumatore che dice al figlio di non fumare perché fumare fa male.

Cosa deleghiamo, senza alcun obbligo, alla legge in questo modo? Pensateci. Ne vale la pena? Cosa state mettendo sul piatto della bilancia? In cambio di che? Vi lascio qualche domanda. Pochi spunti. Del resto, ognuno camminando trova i propri. E noi, nel 2013, abbiamo iniziato dalle domande: chi ha inventato la scuola, quando e perché? perché la scuola è com’è e non in un altro modo? perché se si propone di essere obbligatoriamente il luogo in cui essere istruiti non riesce di fatto a svolgere il compito principale che si è data?…

Le riflessioni e le scoperte tratte dal porci queste domande nuove ci hanno guidati alla scoperta di un mondo che ha indirizzato me e Marco, ancora in attesa di poter dare seguito ad un progetto più ampio (l’Arca dell’Alleanza), ad andare dritti al punto: scegliere di essere per i nostri figli non solo il luogo aperto in cui abitare e nutrirsi, ma quello in cui crescere, istruirsi, imparare, socializzare…

A cosa serve quindi questo blog?
– A 
fare tesoro dell’esperienza che giornalmente facciamo avendo fatto questa scelta;
– A 
fare da punto di contatto con chi come noi sta facendo scelte alternative alla scuola tradizionale;
– A fornire qualche spunto;
– Ad avere un 
diario di bordo;
– A dire che 
si può fare.

Quello in cui crediamo, da cristiani, è che nella vita di ognuno di noi la parabola dei talenti sia la via da seguire e coltivare, nella nostra unicità, nella nostra irripetibilità di persone, prima che di numeri o liste di cognomi. Ecco perché il nostro motto è che “imparati si nasce”: perché ognuno di noi ha ricevuto dei doni in origine. Quelli sono il nostro DNA e quelli saranno il nostro futuro.
A nostro parere, la scuola tradizionale non è il luogo migliore in cui far emergere queste qualità per mille motivi: per dirne una, il solo preconcetto di dover “ripetere” le cose in cui riusciamo 
peggio rispetto a tutti gli altri, anziché quelle in cui si è più bravi, è un semplice controsenso esistenziale, prima ancora che culturale.

Quello che con questo blog speriamo di poter fare è aiutarvi a fare chiarezza, a prendere coscienza delle alternative che nessuno vi propone perché ancora poco note in Italia, dare una testimonianza diversa in prima persona e provare a riflettere insieme a voi sul futuro dei giovani e soprattutto dei bambini (!).

Non dimentichiamo mai che le prime risorse utili all’intera umanità dipendono e dipenderanno sempre dal fatto di riuscire a crescere nuovi esseri umani entusiasti, pienamente liberi e felici. E queste caratteristiche non dipendono dall’istruzione ma dell’educazione e dalla crescita spirituale.

I nostri figli stanno crescendo in un mondo che né un talk show né uno slogan di partito, per quanto ci provino, sapranno mai riassumere nella formula perfetta, semplicemente perché una formula non c’è. Non esiste una politica di governo in grado di creare occupazione o una riforma della scuola in grado di fare realmente bravi tutti coloro che saranno solo tecnicamente promossi. E per altro non è da queste cose che dipende il futuro del mondo o la nostra Vera Felicità. Vivere questo tempo pensando che sia così è vivere da ciechi, da incapaci, da ignavi, delegando a tutti e a nessuno le cose più belle e importanti che abbiamo da fare!

Voi sperate di avere dei figli “tecnicamente” istruiti, al pari con i voti, le lodi, gli esami o le lauree – che sempre meno, nel mondo, potranno utilizzare nell’ambito per il quale pensavano di essersi “specializzati” -, oppure vi accontentereste di provare ad aiutarli ad essere felici, a saper vivere da diversi e non da pari, a scoprire i tanti mondi in cui conoscere, sapere, crescere, imparare, istruirsi…?

Pensateci bene, perché la prima la sanno fare quasi tutti. La seconda, invece, è roba da… “stay hungry, stay foolish”.

Fate voi, ma fateci sapere. Che la pagina “Contatti” di questo blog si infiammi delle vostre bollenti domande, testimonianze, perplessità, insulti, meriti, idee, pareri, esperienze… quello che volete. Qualunque cosa. Scriviamoci, vediamoci, sentiamoci.

Noi non andiamo mai a scuola, quindi siamo sempre sul pezzo. Siamo sempre liberi.

 

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