venerdì 21 agosto 2020

Magnificat 1

 

MAGNIFICAT

 

 

Eccellenze di questo Cantico

Le Divine Scritture contengono molti sacri Cantici, fatti da sante donne, come da Maria, la sorella di Mosè e di Aronne; Debora, Giuditta, Anna, la madre del profeta Samuele, per rendere grazie a Dio dei numerosi e straor­dinari favori della sua Divina Bontà. 

Ma il più santo e degno di tutti i Canti­ci è il Magnificat della Santissima Madre di Dio, sia in ragione della dignità e della santità di Colei che l’ha fatto sia per i grandi ed ammirabili misteri che vi sono compresi, come anche per i miracoli che Dio ha operato per mezzo di esso. 

Non si legge, infatti, da nessuna parte che Egli ne abbia fatto attraverso gli altri cantici, mentre san Tommaso da Villanova, arcivescovo di Valenza , nota che è stato proprio alla proclamazione di questo Cantico che lo Spirito Santo ha operato molte meraviglie nel Santo Precursore del Figlio di Dio, come pure in suo padre e in sua madre, e che l’esperienza ha dimostrato molte volte che è un eccellente mezzo per scacciare i demoni dai corpi dei posseduti.

 

 Molti altri importanti Autori riportano molti altri mira­coli compiuti attraverso la recita di questo stesso Cantico. Sant’Anselmo, ad esempio, scrisse di se stesso[1][2] che, essendo provato da molte malattie che gli facevano provare dolori acutissimi, ne fu guarito interamente recitando il Magnificat.

 

Cesario racconta di un santo religioso, che aveva una devozione partico­lare alla Beata Vergine e specialmente alla recita di questo Cantico. Essendo prossimo alla sua fine, questa stessa Vergine gli apparve, gli dichiarò che entro sette giorni sarebbe uscito da questo mondo e gli diede la sua benedi­zione. Il settimo giorno, essendo questo buon religioso agli estremi, Ella gli ap­parve di nuovo, alla presenza del Priore del Monastero, accompagnata da un gran numero di angeli e di santi, e restò presente fino a che questo sant’uomo non ebbe reso il suo spirito a Dio con una gioia incomprensibile.

Il Cardinal Giacomo da Vitry scrisse nella Vita di santa Maria d’Ognies che, essendo costei vicina alla morte e cantando il Cantico della Madre di Dio, Ella le apparve e l’avvertì di ricevere il sacramento dell’Estrema unzione. Quindi, Ella si trovò presente alla sua fine con molti altri santi, e perfino con il Santo dei santi, il Figlio suo Gesù.

 

Tutto ciò ci dimostra che è cosa graditissima al nostro Salvatore e alla sua Divina Madre recitare questo divino Cantico con devozione.

Noi non troviamo che la Beata Vergine l’abbia cantato o pronunciato pubblicamente più di una volta, mentre era in questo mondo, ma non si può dubitare che l’abbia recitato e forse cantato molte volte in privato. Qualche Autore riferisce che è stata vista molte volte, in qualche chiesa, durante la celebrazione dei Vespri, circondata da un gran numero di angeli, e che la si è sentita cantare questo meraviglioso Cantico con loro e con i sacerdoti, ma in modo così melodioso ed incantevole, da non esservi proprio parole per esprimerlo.

 

     Ricordatevi, inoltre -, quando canterete o reciterete questo Cantico ver­ginale -, di donarvi al Santo Spirito, per unirvi alla devozione e a tutte le sante disposizioni con le quali è stato cantato e recitato dalla Beata Vergine Maria e da un numero incalcolabile di santi e di sante, che l’hanno cantato e recitato così santamente.

San Giovanni Eudes

-----------------------

[1] «Hoc est illud dulcissimum decachordum, quo citharista propheticus toties gloriatur; hoc doemon expellitur, Praecursor sanctifìcatur, puer exultat, mater prophetat. Hoc decachordo etiam nunc cum devote concinitur, ìnìquas cordis suggestiones propulsori, lubricas carnis tentatìones emollliri, doemones pessimos effugari merito crediderim» (S. TOMMASO DA VlLLANOVA, Concio de Visit. B. V).

[2] In lib. Mìracul.




L
'anima mia magnifica il Signore  *
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

perché ha guardato l'umiltà della sua serva.  *
D'ora in poi tutte le generazioni
mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente  *
e santo é il suo nome:

di generazione in generazione la sua misericordia  *
si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio,  *
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni,  *
ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati,  *
ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo,  *
ricordandosi della sua misericordia,

come aveva promesso ai nostri padri,  *
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.

Gloria al Padre e al Figlio  *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre  *
nei secoli dei secoli. Amen.

 



Magnificat

Magníficat  *
   ánima mea Dóminum,
et exsultávit spíritus meus
  *
   in Deo salvatóre meo,
quia respéxit humilitátem
 ancíllæ suæ,  *
   ecce enim ex hoc beátam me dicent       omnes generatiónes. Quia fecit mihi magna, qui potens est:  *
   et sanctum nomen eius,
et misericórdia eius 
a progénie in progénies  * 
   
timéntibus eum.

Fecit poténtiam in bráchio suo,
  *    dispérsit supérbos mente cordis sui;
depósuit poténtes de sede
,  *
   et exaltávit húmiles,
esuriéntes implévit bonis,  *
   et dívites dimísit inánes.

Suscépit Ísrael púerum suum,
  *    recordátus misericórdiæ suæ,
sicut locútus est ad patres nostros,
  *    Àbraham et sémini eius in sǽcula. 
Glória Patri et Fílio  * et Spirítui Sancto.
Sicut erat in princípio, et nunc et semper,
  *
   et in sǽcula sæculórum. Amen.


-----------------------------------------------------      http://www.sanctusjoseph.com/Angelorum/Indici/angeli%20del%20giorno%20-%20old.html


 

giovedì 20 agosto 2020

RESPICE STELLAM

 

A ventidue anni si fa monaco, tirando con sé una trentina di parenti. Il monastero è quello fondato da Roberto di Molesmes a Cîteaux (Cistercium in latino, da cui cistercensi). A 25 anni lo mandano a fondarne un altro a Clairvaux, campagna disabitata, che diventa la Clara Vallis sua e dei monaci. È riservato, quasi timido. Ma c’è il carattere. Papa e Chiesa sono le sue stelle fisse, ma tanti ecclesiastici gli vanno di traverso. È severo anche coi monaci di Cluny, secondo lui troppo levigati, con chiese troppo adorne, "mentre il povero ha fame".

Ai suoi cistercensi chiede meno funzioni, meno letture e tanto lavoro. Scaglia sull’Europa incolta i suoi miti dissodatori, apostoli con la zappa, che mettono all’ordine la terra e l’acqua, e con esse gli animali, cambiando con fatica e preghiera la storia europea. E lui, il capo, è chiamato spesso a missioni di vertice, come quando percorre tutta l’Europa per farvi riconoscere il papa Innocenzo II (Gregorio Papareschi) insidiato dall’antipapa Pietro de’ Pierleoni (Anacleto II). E lo scisma finisce, con l’aiuto del suo prestigio, del suo vigore persuasivo, ma soprattutto della sua umiltà. Questo asceta, però, non sempre riesce ad apprezzare chi esplora altri percorsi di fede. Bernardo attacca duramente la dottrina trinitaria di Gilberto Porretano, vescovo di Poitiers. E fa condannare l’insegnamento di Pietro Abelardo (docente di teologia e logica a Parigi) che preannuncia Tommaso d’Aquino e Bonaventura.
Nel 1145 sale al pontificato il suo discepolo Bernardo dei Paganelli (Eugenio III), e lui gli manda un trattato buono per ogni papa, ma adattato per lui, con l’invito a non illudersi su chi ha intorno: "Puoi mostrarmene uno che abbia salutato la tua elezione senza aver ricevuto denaro o senza la speranza di riceverne? E quanto più si sono professati tuoi servitori, tanto più vogliono spadroneggiare". Eugenio III lo chiama poi a predicare la crociata (la seconda) in difesa del regno cristiano di Gerusalemme. Ma l’impresa fallirà davanti a Damasco.
Bernardo arriva in una città e le strade si riempiono di gente. Ma, tornato in monastero, rieccolo obbediente alla regola come tutti: preghiera, digiuno, e tanto lavoro. Abbiamo di lui 331 sermoni, più 534 lettere, più i trattati famosi: su grazia e libero arbitrio, sul battesimo, sui doveri dei vescovi... E gli scritti, affettuosi su Maria madre di Gesù, che egli chiama mediatrice di grazie. E' suo l'invito costante a guardare la Stella e invocare Maria: RESPICE STELLAM, VOCA MARIAM!
Momenti amari negli ultimi anni: difficoltà nell’Ordine, la diffusione di eresie e la sofferenza fisica. Muore per tumore allo stomaco. È seppellito nella chiesa del monastero, ma con la Rivoluzione francese i resti andranno dispersi; tranne la testa, ora nella cattedrale di Troyes.
Alessandro III lo proclama santo nel 1174. Pio VIII, nel 1830, gli dà il titolo di Dottore della Chiesa.


Autore: Domenico Agasso


BEATI IMMACULATI IN VIA:

QUI MATREM DOMINI IMITANTUR

San Bernardo di Chiaravalle

 


Liturgia della parola





Giovedì 20 agosto 2020 - Tempo Ordinario XX - Anno A domenicale II feriale

San Bernardo di Chiaravalle Abate e dottore della Chiesa


Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati.



San Bernardo di Chiaravalle

Liturgia: Ez 36, 23-28; Sal 50; Mt 22, 1-14.

Celebrazione della S. Messa Novus Ordo (con Rosario) dal Duomo di Verona, ore 18.30

Celebrazione della S. Messa Vetus Ordo dalla Chiesa Ss.ma Trinità dei Pellegrini, ore 18.30

Antifona d'Ingresso Sal 63,11
Il giusto si allieterà nel Signore,
riporrà in lui la sua speranza;
tutti i retti di cuore ne gioiranno.

Replévit beátum Bernárdum Dóminus spíritu intellegéntiæ, et ipse fluénta doctrínæ ministrávit pópulo Dei.

Colletta
O Dio, che hai suscitato nella tua Chiesa san Bernardo abate, come lampada che arde e risplende, fa' che per sua intercessione camminiamo sempre con lo stesso fervore di spirito, come figli della luce. Per il nostro Signore...

Deus, qui beátum Bernárdum abbátem, zelo domus tuæ succénsum, in Ecclésia tua lucére simul et ardére fecísti, eius nobis intercessióne concéde, ut, eódem spíritu fervéntes, tamquam fílii lucis iúgiter ambulémus. Per Dóminum.


Prima Lettura Ez 36, 23-28
Dal libro del profeta Ezechiele.

Così dice il Signore Dio: «Santificherò il mio nome grande, profanato fra le nazioni, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le nazioni sapranno che io sono il Signore - oracolo del Signore Dio –, quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi.
Vi prenderò dalle nazioni, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.
Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio».

C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

Salmo Responsoriale Sal 50

RIT: Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.

Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocausti, tu non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

Canto al Vangelo
Alleluia, Alleluia.

Oggi non indurite il vostro cuore,
ma ascoltate la voce del Signore.

Alleluia.


Vangelo Mt 22, 1-14
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest'ordine: "Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!". Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: "La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze". Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l'abito nuziale. Gli disse: "Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?". Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti".
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

 

Maria Valtorta: L'Evangelo come mi è stato rivelato

   Cap. CCVI. Con due parabole sul regno dei Cieli termina la sosta a Betania.

  1 luglio 1945.

 1 Alla presenza dei contadini di Giocana, di Isacco e molti discepoli, delle donne fra cui è Maria Ss. e Marta, e molti di Betania, Gesù parla. Tutti gli apostoli sono presenti. Il bambino, seduto di fronte a Gesù, non perde una parola. Il discorso deve essere iniziato da poco perché ancora viene della gente...
   Dice Gesù:
   «...è per questo timore, che sento così vivo in molti, che voglio oggi proporvi una dolce parabola. Dolce per gli uomini di buona volontà, amara per gli altri. Ma costoro hanno il modo di abolire questo amaro. Divengano loro pure di buona volontà, e il rimprovero, suscitato dalla parabola nella coscienza, cesserà di essere.

 2 Il Regno dei Cieli è la casa degli sponsali compiuti tra Dio e le anime. Il momento dell'entrata in esso, il giorno degli sponsali.
   Or dunque udite. Da noi è costume che le vergini facciano scorta allo sposo che giunge, per condurlo fra lumi e canti alla casa nuziale insieme alla sua dolce sposa. Quando il corteo lascia la casa della sposa, che velata e commossa si dirige al suo posto di regina, in una casa non sua ma che, dal momento in cui ella diviene una carne con lo sposo, sua diventa, il corteo delle vergini, amiche per lo più della sposa, corre incontro a questi due felici per circondarli di un anello di luci.
   Ora avvenne che in un paese si fece uno sponsale. Mentre gli sposi coi parenti e amici tripudiavano nella casa della sposa, dieci vergini andarono al loro posto, nel vestibolo della casa dello sposo, pronte ad uscire a lui incontro quando un lontano suono di cembali e di canti avesse ad avvertire che gli sposi avevano lasciato la casa della sposa per venire a quella dello sposo. Ma il convito nella casa degli sponsali si prolungava, e scese così la notte.
   Le vergini, voi lo sapete, tengono sempre le lampade accese per non perdere tempo al momento buono. Ora fra queste dieci vergini dalle lampade accese e ben lucenti, ve ne erano cinque savie e cinque stolte. Le savie, piene di prudenza, si erano provviste di piccoli vasi pieni d'olio, per potere alimentare le lampade se la durata dell'attesa fosse stata più lunga del prevedibile, mentre le stolte si erano limitate ad empire per bene le lampadette.
   Un'ora passò dopo l'altra. Gai discorsi, racconti, facezie rallegrarono l'attesa. Ma poi non seppero più che dire, né che fare. E, annoiate o anche semplicemente stanche, le dieci fanciulle si sedettero più comodamente, con le loro lampade accese e ben vicine, e piano piano si addormentarono.

 3 Venne la mezzanotte e si udì un grido: "Ecco lo sposo, andategli incontro!". Le dieci fanciulle sorsero al comando, presero i veli e le ghirlande e si acconciarono, e corsero alla mensola dove erano le lampade. Cinque di esse languivano ormai... Il lucignolo, non più nutrito dall'olio, tutto consumato, fumigava con sprazzi sempre più deboli, pronto a spegnersi al minimo soffio d'aria; mentre le altre cinque lampade, alimentate prima del sonno dalle prudenti, avevano fiamme ancor vive che si fecero ancora più vive per il nuovo olio aggiunto al vasello del lume.
   "Oh! "pregarono le stolte" dateci un poco del vostro olio, perché altrimenti le lampade si spegneranno al solo muoverle. Le vostre sono già belle!...". Ma le prudenti risposero: "Fuori è il vento della notte e cade la guazza a grosse gocce. Mai non basta l'olio per fare una robusta fiamma che possa resistere ai venti e all'umidore. Se ve ne diamo, accadrà che a noi pure vacillerà la luce. E ben triste sarebbe il corteo delle vergini senza il palpitare delle fiammelle! Andate, correte dal venditore più vicino, pregate, bussate, fatelo alzare perché vi dia olio". E quelle, affannate, sgualcendo i veli, macchiandosi le vesti, perdendo le ghirlande nell'urtarsi e nel correre, seguirono il consiglio delle compagne.
   Ma, mentre andavano a comprare l'olio, ecco spuntare dal fondo della via lo sposo con la sposa. Le cinque vergini, munite di lampade accese, gli corsero incontro, e in mezzo a loro gli sposi entrarono in casa per la fine della cerimonia, quando le vergini avrebbero scortato per ultimo la sposa fino alla camera nuziale. L'uscio venne chiuso dopo l'entrata degli sposi, e chi fuori era fuori rimase. E così fu per le cinque stolte che, giunte infine con l'olio, trovarono la porta serrata e inutilmente vi picchiarono contro, ferendosi le mani e gemendo: "Signore, signore, aprici! Siamo del corteo delle nozze. Siamo le vergini propiziatorie, scelte per portare onore e fortuna al tuo talamo".
   Ma lo sposo, dall'alto della casa, lasciando per un momento gli invitati più intimi da cui si accomiatava mentre la sposa entrava nella stanza nuziale, disse: "In verità vi dico che non vi conosco. Non so chi siate. I vostri visi non erano festanti intorno alla mia amata. Usurpatrici siete. Siate perciò lasciate fuori dalla casa delle nozze". E le cinque stolte, piangendo, se ne andarono per le strade buie, con l'ormai inutile lume, con le vesti sgualcite, i veli strappati, le ghirlande disfatte o perdute...

 4 Ed ora sentite il sermone chiuso nella parabola.
   Vi ho detto al principio che il Regno dei Cieli è la casa degli sponsali compiuti fra Dio e le anime. Alle nozze celesti sono chiamati tutti i fedeli, perché Dio ama tutti i suoi figli. Chi prima, chi poi, si trova al momento degli sponsali, e l'esservi arrivati è gran sorte. Ma ora udite ancora. Voi sapete come le fanciulle reputino onore e fortuna esser chiamate ad ancelle intorno alla sposa. Applichiamo al nostro caso i personaggi e capirete meglio.
   Lo sposo è Dio. La sposa, l'anima di un giusto che, superato il periodo del fidanzamento nella casa del Padre, ossia nella tutela e ubbidienza della e alla dottrina di Dio, vivendo secondo giustizia, viene portata nella casa dello Sposo per le nozze. Le ancelle-vergini sono le anime dei fedeli che, per l'esempio lasciato dalla sposa - essere stata scelta dallo Sposo per le sue virtù è segno che costei era un esempio vivo di santità - cercano di giungere allo stesso onore, santificandosi.

 5 Sono in veste bianca, netta e fresca, in bianchi veli, coronate di fiori. Hanno lampade accese in mano. Le lampade sono ben pulite, dal lucignolo nutrito di olio del più puro perché non sia maleodorante.
   In veste bianca. La giustizia fermamente praticata dà candida veste e presto verrà il giorno che candidissima sarà, senza neppur più il lontano ricordo di macchia, di un candore supernaturale, di un candore angelico.
   In veste netta. Occorre con l'umiltà tenere sempre netta la veste. Tanto facile è offuscare la purezza del cuore. E chi non è mondo di cuore non può vedere Dio. L'umiltà è come acqua che lava. L'umile si accorge subito, perché ha occhio non offuscato da fumi di orgoglio, di essersi offuscata la veste e corre dal suo Signore e dice: "Ho levato la nettezza a questo mio cuore. Io piango per mondarmi, ai tuoi piedi piango. E tu, mio Sole, imbianca dei tuoi benigni perdoni, dei tuoi paterni amori, la veste mia!
   In veste fresca. Oh! la freschezza del cuore! I bambini l'hanno per dono di Dio. I giusti l'hanno per dono di Dio e volontà propria. I santi l'hanno per dono di Dio e per volontà portata all'eroismo. Ma i peccatori, dall'anima lacerata, bruciata, avvelenata, insozzata, non potranno allora mai più avere una veste fresca? Oh! si che la possono avere. Cominciano ad averla dal momento che si guardano con ribrezzo, l'aumentano quando decidono di cambiare vita, la perfezionano quando con la penitenza si lavano, si disintossicano, si medicano, si ricompongono la loro povera anima; e con l'aiuto di Dio, che non nega soccorso a chi gli chiede santo aiuto, e con la volontà propria, portata al supereroismo - perché in loro non necessita di tutelare ciò che hanno, ma di ricostruire ciò che loro hanno abbattuto, perciò doppia e tripla e settupla fatica - e infine con una penitenza instancabile, implacabile verso l'io che fu peccatore, riportano la loro anima ad una nuova freschezza d'infanzia, fatta preziosa dall'esperienza che li fa maestri di altri che sono come erano loro un tempo, ossia peccatori.
   In bianchi veli. L'umiltà! Io ho detto: "Quando pregate o fate penitenza, fate che il mondo non se ne avveda". Nei libri sapienziali è detto: "Non è bene svelare il segreto del Re". L'umiltà è il velo candido messo a difesa sul bene che si fa e sul bene che Dio ci concede. Non gloria per l'amore di privilegio che Dio concede, non stolta gloria umana. Il dono verrebbe subito ritolto. Ma interno canto del cuore al suo Dio: "L'anima mia ti magnifica, o Signore... perché Tu hai rivolto il tuo sguardo alla bassezza della tua serva"».
   Gesù ha una breve sosta e getta uno sguardo verso sua Madre, che avvampa sotto il suo velo e si china tutta, come per ravviare i capelli del bambino che è seduto ai suoi piedi, ma in realtà per celare il suo commosso ricordo...
   «Coronata di fiori. L'anima deve intessersi la sua quotidiana ghirlanda di atti virtuosi, perché al cospetto dell'Altissimo non devono stare cose vizze, né si deve stare in aspetto sciatto. Quotidiana, ho detto. Perché l'anima non sa quando Dio-Sposo può apparire per dire: "Vieni". Perciò non stancarsi mai di rinnovare la corona. Non abbiate paura. I fiori avvizziscono. Ma i fiori delle corone virtuose non avvizziscono. L'angelo di Dio, che ogni uomo ha al suo fianco, le raccoglie queste ghirlande quotidiane e le porta in Cielo. E là faranno da trono al novello beato quando entrerà come sposa nella casa nuziale.

 6 Hanno le lampade accese. E’ per onorare lo Sposo e per guidarsi nella via. Come è fulgida la fede, e che dolce amica ella è! Fa una fiamma raggiante come una stella, una fiamma che ride perché è sicura nella sua certezza, una fiamma che rende luminoso anche lo strumento che la regge. Anche la carne dell'uomo nutrito di fede pare, fin da questa terra, farsi più luminosa e spirituale, immune da precoce appassimento. Perché chi crede si regge sulle parole e sui comandi di Dio per giungere a possedere Dio, suo fine, e perciò fugge ogni corruzione, non ha turbamenti, paure, rimorsi, non è obbligato ad uno sforzo per ricordarsi le sue menzogne o per nascondere le sue male azioni, e si conserva bello e giovane della bella incorruzione del santo. Una carne e un sangue, una mente e un cuore puliti da ogni lussuria per contenere l'olio della fede, per dare luce senza fumo. Una costante volontà per nutrire sempre questa luce.
   La vita di ogni giorno, con le sue delusioni, constatazioni, contatti, tentazioni, attriti, tende a sminuire la fede. No! Non deve avvenire. Andate giornalmente alle fonti dell'olio soave, dell'olio sapienziale, dell'olio di Dio. Lampada poco nutrita può essere spenta dal minimo vento, può essere spenta dalla pesante guazza della notte. La notte... L'ora delle tenebre, del peccato, della tentazione viene per tutti. E la notte per l'anima. Ma se questa ha se stessa colma di fede, non può la fiamma essere spenta dal vento del mondo, dal caligo delle sensualità.
   Infine vigilanza, vigilanza, vigilanza. Chi imprudente si fida dicendo: "Oh! Dio verrà in tempo, mentre ho ancora luce in me", chi si induce a dormire in luogo di vegliare, e dormire sprovvisto di quanto necessita per sorgere sollecito alla prima chiamata, chi si riduce all'ultimo momento per procurarsi l'olio della fede o il lucignolo robusto della buona volontà, incorre nel pericolo di rimanere fuori quando giunge lo Sposo. Vegliate dunque con prudenza, con costanza, con purezza, con fiducia per essere sempre pronti alla chiamata di Dio, perché in realtà non sapete quando Esso verrà.

 7 Miei cari discepoli, Io non voglio indurvi a tremare di Dio, ma anzi ad avere fede nella sua bontà. Sia voi che restate, come voi che andate, pensate che, se farete ciò che fecero le vergini savie, sarete chiamati non solo a fare corteggio allo Sposo, ma, come per la fanciulla Ester, divenuta regina al posto di Vasti, sarete scelti ed eletti a spose, avendo lo Sposo "trovato in voi ogni grazia e favore sopra ogni altro". Io vi benedico, voi che andate. Portate in voi e ai compagni questa mia parola. La pace del Signore sia sempre con voi».
   Gesù si avvicina ai contadini per salutarli ancora, ma Giovanni di Endor gli sùssurra: «Maestro, ormai c'è Giuda...».
   «Non importa. Accompagnali al carro e fa' ciò che ti ho detto di fare».
   L'assemblea si scioglie lentamente. Molti parlano a Lazzaro... E questo si volge a Gesù che, lasciati i contadini, viene in quel senso e dice: «Maestro, prima che Tu ci lasci, parlaci ancora... Questo vogliono i cuori di Betania».
   «La sera scende. Ma è placida e serena. Se volete riunirvi sui fieni falciati, Io vi parlerò prima di lasciare questo paese amico. Oppure domani, all'aurora. Perché è giunta l'ora del commiato».
   «Più tardi! Questa sera!» urlano tutti.
   «Come voi volete. Andate ora. Alla metà della prima vigilia vi parlerò»...

 8 ...e instancabile infatti - mentre il sole scompare anche col ricordo del suo rosso, in un primo stridere di grilli, incerto, solitario - Gesù si avvia in mezzo ad un prato falciato da poco e su cui l'erbe morenti fanno un tappeto di acuta e morbida fragranza. Lo seguono gli apostoli, le Marie, Marta e Lazzaro con quelli della sua casa, Isacco coi discepoli, e direi tutta Betania. Fra i servi è il vecchione con la donna, i due che sul monte delle Beatitudini hanno trovato un conforto anche per i loro giorni.
   Gesù si ferma a benedire il patriarca, che gli bacia piangendo la mano e che accarezza il bambino, che cammina a fianco di Gesù, dicendogli: «Te beato che lo puoi sempre seguire! Sii buono, sta' attento, figlio. La tua è una gran ventura! Una gran ventura! Sul tuo capo è sospesa una corona... Oh! te beato!».

 9 Quando tutti sono a posto Gesù inizia a parlare.
   «Partiti i poveri amici che avevano bisogno di essere molto confortati nella speranza, nella certezza, anzi, che basta poco sapere per essere ammessi nel Regno, che basta un minimo di verità su cui la buona volontà lavora, parlo ora a voi, molto meno infelici perché in condizioni materiali molto migliori e con maggiori aiuti dal Verbo. Il mio amore va a loro solo col pensiero. Qui, a voi, il mio amore viene anche con la parola. Perciò voi andate trattati, in terra come in Cielo, con maggiore fortezza, perché a chi più è stato dato più sarà chiesto. Essi, i poveri amici che stanno tornando alla loro galera, non possono che avere un minimo di bene, ed hanno, in compenso, un massimo di dolore. Perciò a loro solo le promesse della benignità, perché ogni altra cosa sarebbe superflua. In verità vi dico che la loro vita è penitenza e santità, e non deve essere imposto loro altro. E in verità anche vi dico che, pari a vergini savie, essi non lasceranno spegnere la loro lampada fino all'ora della chiamata. Lasciarla spegnere? No. E tutto il loro bene questa luce. Non possono lasciarla spegnere.

 10 In verità vi dico che, come Io sono nel Padre, così i poveri sono in Dio. E per questo che Io, Verbo del Padre, ho voluto nascere povero, e povero rimanere. Perché fra i poveri mi sento più prossimo al Padre, che ama i minimi ed è amato da essi con tutta la loro forza. I ricchi hanno tante cose. I poveri hanno solo Dio. I ricchi hanno amici. I poveri sono soli. I ricchi hanno molte consolazioni. I poveri non hanno consolazioni. I ricchi hanno distrazioni. I poveri hanno solo il lavoro. I ricchi hanno tutto reso facile per il denaro. I poveri hanno anche la croce di dover temere malattie e carestie perché sarebbe la fame e la morte per loro. Ma hanno Dio, i poveri. Il loro Amico. Il loro Consolatore. Colui che li distrae dal loro penoso presente con speranze celesti. Colui a cui si può dire - e loro lo sanno dire, lo dicono perché appunto sono poveri, umili, soli -: "Padre, sovvienici della tua misericordia.
   Quanto Io dico in questa terra di Lazzaro, amico mio e amico di Dio sebbene tanto ricco, può parere strano. Ma Lazzaro è l'eccezione fra i ricchi. Lazzaro è giunto a quella virtù difficilissima a trovarsi sulla terra, e ancor più difficile a mettersi in pratica per insegnamento altrui: la virtù della libertà dalle ricchezze. Lazzaro è giusto. Non si offende. Non si può offendere, perché sa che egli è il ricco-povero e perciò non lo tocca il mio celato rimprovero. Lazzaro è giusto. E riconosce che nel mondo dei grandi è così come Io dico. Perciò Io parlo e dico: in verità, in verità vi dico che è molto più facile che sia in Dio un povero che un ricco; e nel Cielo del Padre mio e vostro, molti seggi saranno occupati da coloro che sulla terra furono spregiati perché minimi come polvere che si calpesta.
   I poveri serbano in cuore le perle delle parole di Dio. Sono il loro unico tesoro. Chi ha una sola ricchezza veglia su essa. Chi ne ha molte è annoiato e distratto, ed è superbo, ed è sensuale. Per tutto questo non ammira con occhi umili e innamorati il tesoro che Dio ha dato, e lo confonde con altri tesori, solo in apparenza preziosi, tesori che sono le ricchezze della terra, e pensa: "Degnazione mia se accolgo le parole di uno, pari a me nella carne!", e ottunde la sua capacità di gustare ciò che è soprannaturale con i sapori forti della sensualità. Sapori forti!... Si, molto speziati per confondere il loro lezzo e il loro sapore di putredine...

 11 Ma udite. E capirete meglio come le sollecitudini, le ricchezze e le crapule impediscono l'entrata nel Regno dei Cieli.
   Una volta un re fece le nozze di suo figlio. Potete immaginare che festa fosse nella reggia. Era il suo unico figlio e, giunto all'età perfetta, si sposava con la sua diletta. Il padre e re volle che tutto fosse gioia intorno alla gioia del suo diletto, finalmente sposo con la beneamata. Fra le molte feste nuziali fece anche un grande pranzo. E lo preparò per tempo, vegliando su ogni particolare dello stesso, perché riuscisse splendido e degno delle nozze del figlio del re.
   Mandò per tempo i suoi servi a dire agli amici e agli alleati, e anche ai più grandi nel suo regno, che le nozze erano stabilite per quella data sera e che loro erano invitati, e che venissero per fare degna cornice al figlio del re. Ma amici, alleati e grandi del regno non accettarono l'invito.
   Allora il re, dubitando che i primi servi non avessero parlato a dovere, ne mandò altri ancora, perché insistessero dicendo: "Ma venite! Ve ne preghiamo. Ormai tutto è pronto. La sala è apparecchiata, i vini preziosi sono stati portati da ogni dove, e già nelle cucine sono ammucchiati i buoi e gli animali ingrassati per essere cotti, e le schiave intridono le farine a far dolciumi, ed altre pestano le mandorle nei mortai per fare leccornie finissime a cui mescolano aromi fra i più rari. Le danzatrici e i suonatori più bravi sono stati scritturati per la festa. Venite dunque acciò non sia inutile tanto apparato".
   Ma amici, alleati e grandi del regno o rifiutarono, o dissero: "Abbiamo altro da fare", o finsero di accettare l'invito, ma poi andarono ai loro affari, chi al campo, chi ai negozi, chi ad altre cose ancor meno nobili. E infine ci fu chi, seccato da tanta insistenza, prese il servo del re e l'uccise per farlo tacere, posto che insisteva: "Non negare al re questa cosa perché te ne potrebbe venire male.
   I servi tornarono al re e riferirono ogni cosa, e il re avvampò di sdegno mandando le sue milizie a punire gli uccisori dei suoi servi e a castigare quelli che avevano sprezzato il suo invito, riservandosi di beneficare quelli che avevano promesso di venire. Ma la sera della festa, all'ora fissata, non venne nessuno.

 12 Il re, sdegnato, chiamò i servi e disse: "Non sia mai che mio figlio resti senza chi lo festeggi in questa sua sera nuziale. Il banchetto è pronto, ma gli invitati non ne sono degni. Eppure il banchetto nuziale del figlio mio deve avere luogo. Andate dunque sulle piazze e sulle strade, mettetevi ai crocicchi, fermate chi passa, adunate chi sosta, e portateli qui. Che la sala sia piena di gente festante.
   I servi andarono. Usciti per le vie, sparsisi sulle piazze, messisi ai crocicchi, radunarono quanti trovarono, buoni o cattivi, ricchi o poveri, e li portarono nella dimora regale, dando loro i mezzi per apparire degni di entrare nella sala del banchetto di nozze. Poi li condussero in quella, ed essa fu piena, come il re voleva, di popolo festante.
   Ma, entrato il re nella sala per vedere se potevano aver inizio le feste, vide uno che, nonostante gli aiuti dati dai servi, non era in veste di nozze. Gli chiese: "Come mai sei entrato qui senza la veste di nozze?". E colui non seppe che rispondere, perché infatti non aveva scusanti. Allora il re chiamò i servi e disse loro: "Prendete costui, legatelo nelle mani e nei piedi e gettatelo fuori della mia dimora, nel buio e nel fango gelido. Ivi starà nel pianto e con stridor di denti come ha meritato per la sua ingratitudine e per l'offesa che mi ha fatta, e più che a me al figlio mio, entrando con veste povera e non monda nella sala del banchetto, dove non deve entrare che ciò che è degno di essa e del figlio mio".

 13 Come voi vedete, le sollecitudini del mondo, le avarizie, le sensualità, le crudeltà attirano l'ira del re, fanno si che mai più questi figli delle sollecitudini entrino nella casa del Re. E vedete anche come anche fra i chiamati, per benignità verso suo figlio, vi sono i puniti.
   Quanti al giorno d'oggi, in questa terra alla quale Dio ha mandato il suo Verbo!
   Gli alleati, gli amici, i grandi del suo popolo, Dio veramente li ha invitati attraverso i suoi servi, e più li farà invitare, con invito pressante, man mano che l'ora delle mie nozze si farà vicina. Ma non accetteranno l'invito perché sono falsi alleati, falsi amici, e non sono grandi che di nome perché la bassezza è in loro».
   Gesù va elevando sempre più la voce, e i suoi occhi, alla luce di fuoco che è stato acceso fra Lui e gli ascoltatori per illuminare la sera, nella quale manca ancora la luna che è nella fase decrescente e si alza più tardi, gettano sprazzi di luce come fossero due gemme.
   «Si, la bassezza è in loro. Per tutto questo essi non comprendono che è dovere e onore per loro aderire all'invito del Re. Superbia, durezza, libidine fanno baluardo nel loro cuore.
   E - sciagurati che sono! - e hanno odio a Me, a Me, per cui non vogliono venire alle mìe nozze. Non vogliono venire. Preferiscono alle nozze i connubi con la politica sozza, con il più sozzo denaro, con il sozzissimo senso. Preferiscono il calcolo astuto, la congiura, la subdola congiura, il tranello, il delitto.
   Io tutto questo lo condanno in nome di Dio. Si odia perciò la voce che parla e le feste a cui invita. In questo popolo vanno cercati coloro che uccidono i servi di Dio: i profeti che sono i servi fino ad oggi, i miei discepoli che sono i servi da ora in poi. In questo popolo vanno scelti i turlupinatori di Dio che dicono: "Sì, veniamo", mentre dentro di sé pensano: "Neanche per idea!". Tutto questo è in Israele.
   E il Re del Cielo, perché il Figlio abbia un degno apparato di nozze, manderà a raccogliere sui crocicchi coloro che sono non amici, non grandi, non alleati, ma sono semplicemente popolo che passa. Già - e per mia mano, per la mia mano di Figlio e di servo di Dio - la raccolta si è iniziata. Quali che siano, verranno... E sono già venuti. Ed Io li aiuto a farsi mondi e belli per la festa di nozze.
   Ma ci sarà, oh! per sua sventura ci sarà chi anche della magnificenza di Dio, che gli dà profumi e vesti regali per farlo apparire quale non è - un ricco e degno - vi sarà chi di tutta questa bontà se ne farà un approfitto indegno per sedurre, per guadagnare... Individuo di bieco animo, abbracciato dal polipo ripugnante di tutti i vizi... e sottrarrà profumi e vesti per trarne guadagno illecito, usandoli non per le nozze del Figlio, ma per le sue nozze con Satana.
   Ebbene, questo avverrà. Perché molti sono i chiamati, ma pochi coloro che, per saper perseverare nella chiamata, giungono ad essere eletti. Ma anche avverrà che a queste iene, che preferiscono le putrefazioni al nutrimento vivo, sarà inflitto il castigo di essere gettati fuori della sala del Banchetto, nelle tenebre e nel fango di uno stagno eterno in cui stride Satana il suo orrido riso per ogni trionfo su un'anima, e dove suona eterno il pianto disperato dei mentecatti che seguirono il Delitto invece di seguire la Bontà che li aveva chiamati.

 14 Alzatevi e andiamo al riposo. Io vi benedico, o cittadini di Betania, tutti. Io vi benedico e vi do la mia pace. E benedico te in particolare, Lazzaro, amico mio, e te, Marta. Benedico i miei discepoli antichi e nuovi che mando per il mondo a chiamare, a chiamare alle nozze del Re. Inginocchiatevi ché Io vi benedica tutti. Pietro, di' l'orazione che vi ho insegnata, e dilla stando qui al mio fianco, in piedi, perché così va detta da chi a ciò è destinato da Dio».
   L'assemblea si inginocchia tutta sul fieno, rimanendo in piedi solo Gesù nel suo abito di lino, alto e bellissimo, e Pietro nella sua veste marrone scuro, acceso di emozione, quasi tremante, che prega, con la sua voce non bella ma virile, andando adagio, per paura di sbagliare: «Padre nostro...».
   Si sente qualche singhiozzo... di uomo, di donna...
   Marjziam, inginocchiato proprio davanti a Maria che gli tiene le manine congiunte, guarda con un sorriso d'angelo Gesù e dice piano: «Guarda, Madre, come è bello! E come è bello anche il padre mio! Sembra d'essere in Cielo... Ci sarà la mia mamma, qui, a vedere?».
   E Maria, in un sussurro che finisce in un bacio, risponde: «Sì, caro. Ella è qui. E impara la preghiera».
   «E io? L'imparerò?».
   «Ella la sussurrerà all'anima tua mentre tu dormi, ed io te la ripeterò di giorno».
   Il bambino piega indietro la testolina bruna, sul petto di Maria, e sta così mentre Gesù benedice con la sempre solenne benedizione mosaica.
   Poi tutti si alzano, andando ognuno alle proprie case; solo Lazzaro segue ancora Gesù, entrando con Lui nella casa di Simone per stare ancora con Lui. Entrano anche tutti gli altri. L'Iscariota si mette in un angolo semibuio, mortificato. Non osa stringersi a Gesù come fanno gli altri...

 15 Lazzaro si felicita con Gesù. Dice: «Oh! mi duole di vederti partire. Ma sono più contento che se ti avessi visto andare via ieri l'altro!».
   «Perché, Lazzaro?».
   «Perché mi parevi tanto triste e stanco... Non parlavi, poco sorridevi... Ieri e oggi sei tornato il mio santo e dolce Maestro, e ciò mi dà tanta gioia...».
   «Lo ero anche se tacevo...».
   «Lo eri. Ma Tu sei serenità e parola. Noi vogliamo questo da Te. Beviamo a queste fonti la nostra forza. Ed ora queste fonti parevano disseccate. Era penosa la nostra sete... Tu vedi che anche i gentili se ne sono stupiti, e sono venuti a cercarle...».
   L'Iscariota, a cui si era accostato Giovanni di Zebedeo, osa parlare: «Già, avevano domandato anche a me... Perché io stavo molto presso l'Antonia, sperando di vederti».
   «Sapevi dove ero» risponde Gesù brevemente.
   «Lo sapevo. Ma speravo che non avresti deluso chi ti attendeva. Anche i romani furono delusi. Non so perché hai agito così...»
   «E sei tu che me lo chiedi? Non sei al corrente degli umori del Sinedrio, dei farisei, degli altri ancora, per Me?».
   «Che? Avresti avuto paura?».
   «No. Nausea.

 16 Lo scorso anno, quando ero solo - uno solo contro tutto un mondo che neppur sapeva se ero profeta - ho mostrato di non avere paura. E tu sei un acquisto di quella mia audacia. Ho fatto sentire la mia voce contro tutto un mondo di urlatori; ho fatto sentire la voce di Dio ad un popolo che se l'era dimenticata; ho purificato la Casa di Dio dalle sozzure materiali che erano in essa, non sperando di ripulirla delle ben più gravi sozzure morali che in essa hanno nido, perché non ignoro il futuro degli uomini, ma per fare il mio dovere, per lo zelo della Casa del Signore eterno tramutata in una piazza vociante di barattieri, usurai e di ladri, e per scuotere dal torpore quelli che secoli di trascuratezza sacerdotale avevano fatto cadere in letargo spirituale. E’ stato lo squillo di raccolta al mio popolo per portarlo a Dio... Quest'anno sono tornato... E ho visto che il Tempio è sempre lo stesso... Che è peggio ancora. Non più spelonca di ladri, ma posto di congiura, e poi diverrà sede del Delitto, e poi lupanare, e poi, finalmente, sarà distrutto da una forza più potente di quella di Sansone, schiacciando una casta indegna di chiamarsi santa. Inutile parlare in quel luogo, nel quale, te lo ricordo, mi fu proibito di parlare. Popolo fedifrago! Popolo avvelenato nei suoi capi, che osa interdire che la Parola di Dio parli nella sua Casa! Mi fu proibito. Ho taciuto per amore dei minimi. Non è ancora l'ora di uccidermi. Troppi hanno bisogno di Me, e i miei apostoli non sono ancora forti per ricevere sulle loro braccia la mia prole: il Mondo. Non piangere, Madre; perdona, tu buona, al bisogno di tuo Figlio di dire, a chi vuole o può illudersi, la verità che Io so... Taccio... Ma guai a coloro per i quali Dio tace!... Madre, Marjziam, non piangete!... Ve ne prego. Nessuno pianga».
   Ma in realtà piangono tutti più o meno dolorosamente.
   Giuda, pallido come un morto nella sua veste gialla e rossa a righe, osa ancora parlare, con una voce piagnucolosa e ridicola: «Credi, Maestro, che io sono stupito e addolorato... Non so che vuoi dire... Io non so nulla... É vero che io non ho visto nessuno del Tempio. Ho rotto i contatti con tutti... Ma se Tu lo dici sarà vero... ».
   «Giuda!... Anche Sadoc non hai visto?».
   Giuda china il capo borbottando: «E’ un amico... Come tale l'ho visto. Non come uno del Tempio... ».

 17 Gesù non gli risponde. Si volge a Isacco e a Giovanni di Endor, a cui fa ancora raccomandazioni inerenti al loro lavoro. Intanto le donne confortano Maria che piange e il bambino che piange nel vedere piangere Maria. Anche Lazzaro e gli apostoli sono rattristati.
   Ma Gesù viene a loro. Ha ripreso il suo dolce sorriso e, mentre abbraccia la Madre e carezza il bambino, dice: «Ed ora vi saluto, voi che restate. Perché domani all'alba noi partiremo. Addio, Lazzaro. Addio, Massimino. Giuseppe, Io ti ringrazio per ogni cortesia fatta a mia Madre e alle discepole nella attesa mia. Grazie di tutto. Tu, Lazzaro, benedici ancora Marta in mio nome. Presto ritornerò. Vieni, Madre, al riposo. Anche tu, Maria e Salome, se proprio volete venire voi pure».
   «Certo che veniamo! » dicono le due Marie.
   «Allora a letto. La pace a tutti. Dio sia con voi». Fa un gesto di benedizione ed esce tenendo per mano il bambino e abbracciata la Madre...
   La sosta a Betania è finita.

Ave Maria, Madre di Gesù e nostra, noi ci affidiamo a Te!

domenica 16 agosto 2020

Sposa amata...

 

“Ripeti al mondo che continuo a chiamare, ma verrà anche il momento del Mio Silenzio.

Nessuno sperimenti, per sua scelta, il Mio Silenzio di rigore: sarebbe cosa assai amara!

 

Gesù 05-10-2012

Sposa amata, chi cerca in Me, Dio, trova, trova sempre, trova tutto; chi cerca fuori di Me non trova.

Sposa cara, chiamo a Me, Dio, ogni uomo della terra qualsiasi sia la sua lingua, la sua condizione, il suo costume.

Lo chiamo per nome, piccola Mia, lo chiamo in modo inconfondibile per invitarlo a vivere e palpitare nella Mia Reggia Santissima.

Questo faccio per dare Gioia piena e vera Pace.

Chiamo a Me per dare, non per avere, per concedere, non per prendere.

Sposa cara, Io, Io, Gesù, amo teneramente l’Umanità, ma non sono amato né cercato né desiderato, talora neppure implorato, spesso, proprio dimenticato!

Piccola sposa, porta al mondo il Mio Messaggio: ognuno esamini le condizioni della sua anima e nessuno, facendolo, dica: “Va bene. Va bene”, mentendo a se stesso ed a Me, Dio.

Esamini e rifletta con questo pensiero: “Se Dio mi chiamasse in questo momentocome sarebbe la mia condizione?”

Sposa cara, chi conosce il numero dei suoi giorni?

Chi può dire: “Certo, domani ci sono”?

Sposa cara solo Io, Io, Dio, conosco il numero dei giorni.

Posso lasciarne molti, posso prenderli presto; c’è forse un solo uomo che possa prolungare la sua vita di un’ora soltanto?

Si prepari, quindi, ogni uomo a presentarsi a Me, Gesù, con preghiere, suppliche e penitenze; si prepari ed Io lo condurrò nei pascoli verdeggianti del Mio Regno d’Amore.

Gesù 11-10-2012  

Sposa amata, beato colui che resta stretto al Mio Cuore e non teme per le vicende del mondo: è come quel bimbo che resta stretto tra le braccia della madre e canta, giulivo, senza darsi pensiero di nulla; canta e gorgheggia, perché è felice.

Piccola sposa, certo, la vita diverrà sempre più dura per chi ha fatto la scelta di restare senza di Me.

Questo avverrà perché il Mio nemico non resta in ozio, ma opera secondo il suo progetto che è quello di distruggere ogni cosa, abbattere muri e colonne, lasciare solo disperazione.

Piccola Mia sposa, non lasciarti prendere dalla tristezza; non ti ho detto e ripetuto che va solo ciò che deve andare, perché si realizzi il Mio Piano?

Vedrai crollare muri alti, colonne solide, ma sappi che tutto avviene sotto il Mio Controllo attento: cade il vecchio per lasciare il posto al nuovo.

Piccola sposa, sia gioioso il cuore e speri in Me: avverrà solo ciò che Io, Io, Dio, permetterò.   

 

Gesù 22-10-2012 

Sposa amata, benedetto colui che è vissuto per Me ed ha posto il suo Signore al primo posto nella sua vita.

Pensa sempre, piccola Mia, al seminatore che, con diligenza, ha gettato il suo seme: com’è felice al tempo del raccolto!

Questo presente è già il tempo di raccolta e molto avrà chi molto ha dato.

Verrò, piccola Mia, verrò con grandi Doni e nuovi Doni.

Verrò, come quel signore, partito per un lungo viaggio, che torna preceduto dai suoi doni preparati per i servi fedeli.

Piccola sposa, il servo fedele ed ardente merita il dono; ma il servo pigro sai che fine farà.

Mi dici: “Adorato, Adorato, Adorato vorrei che Tu, Amore Infinito, non trovassi servi pigri ed indolenti, ma tutti attivi e laboriosi.

Temo che questo non avvenga: si avvicina il tempo del Tuo Ritorno e molti ancora non sono pronti, per la grande pigrizia e per l’attacco feroce del Tuo nemico.

Sono molti coloro che non vogliono capire che i tempi sono maturi per le più grandi cose!

Sposa amata, ognuno capisca che voglio la sua salvezza.

Ho preparato tutto quello che serve per la conversione del mondo, di ogni uomo, ma ho anche detto: uomo, sei libero; puoi scegliere di essere Mio, puoi anche fare diversamente.

Piccola Mia sposa, se vedi molti che hanno scelto di stare lontano da Me è perché questa è la loro volontà, non perché Io, Io, Dio, abbia tralasciato qualcosa.

Sposa cara, chi Mi ha messo all’ultimo posto sarà da Me messo all’ultimo postochi ha osato viveredimenticandosi di Mesarà dimenticato!   

 

Gesù 24-10-2012   

Sposa cara, in questo tempo dev’essere ardita la testimonianza per attirare molti; le anime si perdono, perché pochi sono gli arditi testimoni e molti coloro che restano nella tiepidezza.

Sposa amata, coloro che sono lontani da Me vengono insidiati, continuamente, dal nemico che si nasconde, abilmente.

Come ti ho detto, sovente, egli può molto lì, dove Io, Io, Gesù, sono stato rifiutato.

Ho bussato alle porte di tutti i cuori, nessuno è stato dimenticato; ma quante porte ho trovato chiuse e ben sigillate a Me, mentre ben spalancate al nemico infernale!

Piccola sposa, grave è la condizione di chi non ha voluto aprirsi al Mio Amore: già il nemico è pronto per assalirlo ed Io, Io, Gesù, Che amo immensamente le anime, Mi fermo davanti alla libertà umana.

È un muro che non voglio valicare.

Sposa amata, già scorrono i fiumi della Mia Misericordia; ma quanti non la vogliono cogliere!

Sposa cara, certoavrà il Mio Silenzio di rigore chi continua a rifiutare la Mia Misericordia.