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"Dignare me laudare Te Virgo sacrata. Da mihi virtutem contra hostes tuos". "Corda Iésu et Marìae Sacratìssima: Nos benedìcant et custòdiant".
domenica 2 agosto 2020
Santa Maria degli Angeli alla Porziuncola: Santa Messa e Divino Ufficio
venerdì 31 luglio 2020
mercoledì 29 luglio 2020
Nessuna volgarità
S. ANTONIO ABATE
Dai 170 Testi sulla vita santa.
2. L'uomo saggio ha una sola preoccupazione: obbedire con tutto il cuore a Dio Onnipotente ed esserGli oggetto di benevolenza. La unica e sola cosa che insegna all'anima sua É il modo di compiere ciò che piace a Dio, ringraziando la Provvidenza misericordiosa per qualunque vicenda della sua esistenza. Siamo grati al medico anche per il medicamento doloroso; di fronte al patire dobbiamo esser grati a Dio; qualunque cosa ci accada É per il nostro bene. Questa conoscenza che viene dalla fede, dona salvezza e pace all'anima.
3. Il dominio di sé, la mitezza, la castità, la solidità di carattere, la pazienza insieme alle altre virtù sono le armi date da Dio per resistere alle prove ed aiutarci nel combattimento spirituale. Addestrandoci in esse e mantenendoci pronti alla pugna, nessun contrasto, per quanto aspro, grave, devastatore e intollerabile ci apparirà invincibile. Chi non possiede saggezza, mai pensa che ogni vicissitudine É per condurci al bene; la prova, manifesta le nostre virtù e ci rende degni di essere coronati da Dio.
4. Rifletti sulla vanità breve ed illusoria della giocondità dei ricchi, acquisterai la conoscenza di quanto É migliore la vita virtuosa,
amata da Dio. Questa conoscenza ti permetterà di vedere uomini non interiormente liberi applauditi per l'eloquenza, l'erudizione e i beni posseduti, e non avrai più amarezza o rimpianto o risentimento per nulla.
6. La pace É a prezzo della moderazione dei desideri. La ricerca di aver sotto di sé schiavi, braccianti, o di possedere armenti, per esempio, ci rende vincolati alle preoccupazioni che queste cose producono e con facilità siamo portati a lamentarci con Dio. Il nostro desiderare continuo ci riempie di agitazione, ci fa muovere nell'oscurità di una vita peccaminosa e ci impedisce la conoscenza di noi stessi.
7. Guardiamoci dal dichiarare impossibile una vita pura, essa É solamente non facile. Non tutti raggiungono la stessa purezza di vita. La vita pura É possibile a chi ricerca la sapienza pura ed ha la mente fertile per l'amore di Dio. La mente ordinaria dell'uomo É legata alle effimere realtà esteriori ed É incostante; invasa da pensieri di bene e di male; mutevole ed incline a seguire le suggestioni delle realtà materiali. La mente fertile per l'amore di Dio, tronca decisamente il male che sale dalla neghittosità propria della volontà egocentrica.
13. Soltanto chi ha raggiunto la sapienza pura o, nella ricerca di essa, si apparta in silenzio per purificarsi dal male, É degno del nome di uomo. L'uomo schiavo delle forze dell'esteriorità non É uomo; la schiavitù non É qualità umana. Tali esseri devono essere evitati. Chi convive tranquillamente col male, non raggiungerà la vera vita.
14. L'uso della facoltà di raggiungere la sapienza pura ci rende degni del nome di uomini. Trascurandola, siamo differenti dai bruti solo per la disposizione delle nostre membra e il dono della loquela. L'uomo vero si renda consapevole della sua immortalità, sarà distaccato da quelle tendenze ignobili che conducono a morte.
18. Reputa liberi quelli che lo sono per una maturata disposizione di vita interiore, non quelli che si dichiaran tali per condizioni esterne. Per esemplificare, non É libero chi ha un nome illustre o vasti possessi, se poi É schiavo di sensualità o intemperanza. La libertà e l'intimo gaudio dell'anima, sono il frutto di purità autentica e di distacco dalle realtà legate al tempo.
20. L'anima in possesso della sapienza pura e della vita autentica si manifesta nel modo di guardare, di comportarsi, di parlare, di sorridere, di conversare e di agire della parte fisica. Tutto in lei É trasformato e positivamente buono. La sua parte mentale, fertile per l'amore divino, É simile ad un vigilante guardiano che non permette l'ingresso a pensieri di male e di passionalità.
25. Chiunque si adopri a condurre una esistenza libera dal male e illuminata dall'amore di Dio, abbandoni ogni stima di se stesso
ed ogni ricerca di gloria effimera, vigili a riformare le sue forze vitali interiori ed esteriori. Una mente, fertile per l'amore di Dio e salda nella fede delle realtà invisibili, É guida e cammino verso Dio.
29. Chi non ha conoscenza sufficiente per separare il bene dal male, non può erigersi a giudice di ciò che É bene o male tra gli uomini. L'uomo che ha conoscenza sperimentale di Dio, É buono; quando uno non É buono vuol dire che non ha la pienezza della conoscenza e non É partecipe della conoscenza che viene da Dio. Conoscere Dio significa possedere la bontà essenziale.
31. Nessuna volgarità deve essere tollerata nelle conversazioni; la modestia e la purezza sono più gli attributi dell'uomo intelligente che dell'uomo casto. La mente fertile per l'amore di Dio, É luce per le anime come il sole lo É per i corpi.
AMDG et DVM
martedì 28 luglio 2020
COME IL DUBBIO DI UN SACERDOTE HA PORTATO ALLA FESTA DEL CORPUS DOMINI

Catholic Link | Giu 11, 2020
di Will Wright
Un sacerdote tedesco, padre Pietro da Praga, lottava con la sua fede nella Santissima Eucaristia. Intorno a lui constatava una mancanza di interesse da parte dei laici, un’immoralità generale e pigrizia nel clero, e una mancanza di reverenza nei confronti della liturgia sacra. Trovava difficile credere che nostro Signore Gesù potesse condividere con noi il Suo Corpo e il Suo Sangue nella Santa Eucaristia.
Era il 1263, non molto tempo dopo che la Chiesa aveva dichiarato ufficialmente la dottrina della transustanziazione nel 1215 in occasione del Quarto Concilio Lateranense. In breve, la transustanziazione significa che attraverso l’invocazione dello Spirito e le parole di consacrazione a Messa il pane e il vino cambiano completamente la loro sostanza diventando Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, e restano solo le sembianze.
Questo è stato l’insegnamento coerente e perenne della Chiesa fin dall’epoca di Cristo. La Chiesa sa che Gesù non parlava metaforicamente nella Sala Superiore in occasione dell’Ultima Cena. I Padri della Chiesa, poi, nei primi tempi della Chiesa stessa usavano parole simili a “transustanziazione” per indicare che aveva avuto luogo un vero cambiamento.
Un pellegrinaggio e un miracolo
Su richiesta del suo direttore spirituale, padre Pietro fece un pellegrinaggio a Roma. Nel tragitto si fermò a Bolsena, a nord di Roma, e offrì la Messa sulla tomba di Santa Cristina. Alle parole di consacrazione Hoc est enim Corpus meum (Questo è il mio Corpo), l’Ostia iniziò a sanguinare. Il sangue gli cadde sulle mani e sul telo bianco che copriva l’altare, il corporale.
Scioccato e toccato dall’accaduto, padre Pietro interruppe la Messa e disse ai fedeli presenti cos’era accaduto. Andò poi a Orvieto, dove viveva Papa Urbano IV. Mise l’Ostia nel corporale, avvolgendola con cura, e poi andò a riferire al Santo Padre ciò che era successo. Urbano IV ordinò un’indagine che rivelò che si era verificato un miracolo.
Le reliquie (l’Ostia e il corporale) vennero portate con una processione solenne e gioiosa alla cattedrale di Orvieto, dove si trovano tuttora.
La festa del Corpus Domini
Un anno dopo Urbano IV istituì la festa del Corpus Domini (il Corpo di Cristo) come giorno per riconoscere e promuovere in modo particolare il dono del Santissimo Sacramento.
Il Papa chiese a San Tommaso d’Aquino e a San Bonaventura di ideare degli inni per questa nuova festa. A San Tommaso venne anche chiesto di comporre delle preghiere per la Messa e la Liturgia delle Ore del Corpus Domini, e il santo compose anche i grandi inni eucaristici che cantiamo ancora oggi: Panis Angelicus, Pange Lingua, O Salutaris Hostia e Tantum Ergo.
AMDG et DVM
La Santa Messa di Santa GIOVANNA d'Arco

S. JOANNAE DE ARC
Virginis
Introitus Exodi 15, 1 et 2
CANTÉMUS Dómino: glorióse enim magnificátus est. Fortitúdo mea et laus mea Dóminus, et factus est mihi in salútem. (T. P. Allelúja, allelúja.) Ps. 97, 1 Cantáte Dómino cánticum novum, quia mirabília fecit. V/. Glória Patri.
DEUS, qui beátam Joánnam Vírginem ad fidem ac pátriam tuéndam mirabíliter suscitásti: da, quaésumus, ejus intercessióne ; ut Ecclésia tua, hóstium superátis insídiis, perpétua pace fruátur. Per Dóminum.
PROPÓSUI sapiéntiam addúcere mihi ad convivéndum: sciens quóniam mecum communicábit de bonis, et erit allocútio cogitatiónis et taédii mei. Habébo, propter hanc, claritátem ad turbas, et honórem apud senióres júvenis: et acútus invéniar in judício, et in conspéctu poténtium admirábilis ero, et fácies príncipum mirabúntur me: tacéntem me sustinébunt, et loquéntem me respícient, et sermocinánte me plura, manus ori suo impónent. Praetérea habébo, per hanc, immortalitátem: et memóriam aetérnam his, qui post me futúri sunt, relínquam. Dispónam pópulos: et natiónes mihi erunt súbditae. Timébunt me audiéntes reges horréndi: in multitúdine vidébor bonus, et in bello fortis.
Allelúja , allelúja. V/. Judith 13, 17-18 Laudáte Dóminum Deum nostrum, qui non deséruit sperántes in se, et in me ancílla sua adimplévit misericórdiam suam, quam promísit dómui Israël. Allelúja.
Post Septuagesimam, omissis Allelúja et Versu sequenti, dicitur
Tractus V/. Judith 6, 15 Benedíctus es, Dómine, qui non derelínquis praesuméntes de te: et praesuméntes de se, et de sua virtúte gloriántes, humílias. V/. 2 Machab. 1, 5 Exaudívit Dóminus oratiónem puéllae suae, qua orávit pro nobis, ut reconciliétur nobíscum Deus. V/. Judith 15, 11 ; 8, 29 Fecísti viríliter, et confortátum est cor tuum: manus Dómini confortávit te, et ídeo eris benedícta in aetérnum. V/. Nunc ergo ora pro nobis, quóniam múlier sancta es, et timens Deum.
Tempore autem Paschali omittitur Graduale, et ejus loco dicitur:
Allelúja, allelúja. V/. Judith 15, 11 Fecísti viríliter, et confortátum est cor tuum: manus Dómini confortávit te, et ídeo eris benedícta in aetérnum. Allelúja. V/. Ibid. 8, 29 Nunc ergo ora pro nobis, quóniam múlier sancta es, et timens Deum. Allelúja.
IN illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Si quis vult post me veníre, ábneget semetípsum, et tollat crucem suam, et sequátur me. Qui enim volúerit ánimam suam salvam fácere, perdet eam: qui autem perdíderit ánimam suam propter me, invéniet eam. Quid enim prodest hómini, si mundum univérsum lucrétur, ánimae vero suae detriméntum patiátur ? Aut quam dabit homo commutatiónem pro ánima sua ? Fílius enim hóminis ventúrus est in glória Patris sui cum Angelis suis: et tunc reddet unicuíque secúndum ópera ejus.
Offertorium Judith 15, 10 Benedixérunt eam omnes una voce, dicéntes: Tu glória Jerúsalem, tu laetítia Israël, tu honorificéntia pópuli nostri. (T. P. Allelúja.)
HAEC hóstia salutáris, Dómine, illam nobis in rebus árduis cónferat fortitúdinem, cujus beáta Joánna, sub tanta discríminum varietáte, tam insígnia praébuit exémpla: ut, ad inimícos repelléndos, étiam belli perícula subíre non dubitáverit. Per Dóminum.
Communio Ps. 22, 4 Si ambulávero in médio umbrae mortis, non timébo mala, quóniam tu mecum es, Dómine Jesu. (T. P. Allelúja.)
CAELÉSTI pane reféctos, qui tóties beátam Joánnam áluit ad victóriam: praesta, quaésumus, omnípotens Deus ; ut hoc salútis aliméntum de inimícis nostris victóres nos effíciat. Per Dóminum.
AMDG et DVM
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