sabato 20 giugno 2020

Vedete in quale abisso di miseria e di disperazione è caduta questa umanità, che si è completamente allontanata da Dio.

Valdragone (Rep. di San Marino), 28 giugno 1995. Esercizi Spirituali in forma di
Cenacolo con 20 Vescovi e 300 Sacerdoti del M.S.M. di Europa, America, Africa, Asia
ed Oceania.



Per la salvezza del mondo.

«In questi giorni il mio Cuore Immacolato viene consolato e glorificato da voi, Vescovi e
Sacerdoti del mio Movimento che, mai come in questo anno, siete venuti così numerosi da ogni
parte del mondo, per vivere con Me una settimana di continuo Cenacolo, uniti nella preghiera e
nella fraternità.

Io mi unisco alla vostra preghiera. In questi vostri tempi la preghiera dei miei Sacerdoti mi è
necessaria, per la salvezza del mondo.

Io costruisco fra voi una fraternità più grande e più profonda. Come Mamma vi chiamo ad
incontrarvi, vi aiuto a conoscervi, vi spingo ad amarvi.

Il mio Cuore gioisce nel vedervi crescere nel vostro amore scambievole, così da diventare
sempre di più un cuore ed un'anima sola.

Allora Io posso realizzare su ciascuno di voi il disegno del trionfo del mio Cuore Immacolato,
per la salvezza del mondo.



- Per la salvezza del mondo, Io vi rendo strumenti preziosi della divina Misericordia.
Vedete in quale abisso di miseria e di disperazione è caduta questa umanità, che si è
completamente allontanata da Dio.

Ormai da sola non può più essere sollevata, se una grande misericordia non la conduce alla
salvezza. Che il Signore misericordioso possa operare attraverso di voi, Vescovi e Sacerdoti,
che siete i figli della mia materna predilezione.

Vedete con i miei occhi materni tutti i dolori, i peccati, le ribellioni, le perversioni di questa
umanità, che porta il peso della grande tribolazione che state vivendo. E fate scendere anche
dai vostri occhi lacrime di dolore e di profonda compassione.

Aiutate con le mie mani tutti a tornare sulla strada della penitenza e della conversione:
portate sulle vostre braccia i piccoli, i poveri, i deboli; date coraggio e forza ai giovani;
spingete alla riconciliazione le famiglie divise; confortate chi soffre; nessuno sia da voi
dimenticato o abbandonato.

Camminate con i piedi della vostra Mamma Celeste a cercare i più lontani; ad aiutare gli
emarginati e gli abbandonati; a dare speranza ai disperati ed agli oppressi; a versare balsamo
sulle profonde ferite dei percossi; a raccogliere il sangue versato dalle innumerevoli vittime
dell'odio, della violenza fratricida e delle guerre.

Amate tutti col palpito del mio Cuore Immacolato ed allora diventerete gli strumenti del
trionfo della divina Misericordia e del trionfo del mio Cuore materno.


- Per la salvezza del mondo, Io voglio fare di voi il cuore nuovo della nuova Chiesa, che sarà da
voi consolata, in questi giorni in cui essa vive l'ora della sua agonia e viene sempre più
abbandonata, tradita, flagellata e crocefissa da tanti suoi figli.

Siate nella Chiesa la mia stessa presenza appassionata e fedele.

Amate col mio Cuore la vostra santa Madre Chiesa, che soffre e porta sulle sue spalle una così
grande e pesante croce.

Siate di forte sostegno al Papa, che vive l'ora della sua immolazione; sostenete i vostri
Vescovi con la preghiera e con la vostra docilità; date tutto l'aiuto ai vostri fratelli Sacerdoti,
che soccombono sotto il peso di grandi difficoltà e delle subdole insidie del mio Avversario.

Non giudicate nessuno.

Amate tutti con la tenerezza del mio Cuore di Mamma ed allora formerete il cuore nuovo della
nuova Chiesa, che nascerà con il trionfo del mio Cuore Immacolato.

Se vedeste lo splendore di santità e la pienezza di unità della Chiesa, dopo questo periodo di
grande tribolazione, anche voi, con Me, trasalireste di gioia! Perché allora tutte le nazioni
cammineranno verso di essa, che tornerà ad essere luce di verità e di grazia, di unità e di
santità, per la salvezza del mondo. Figli prediletti, in questi giorni Io ho fatto grandi grazie a
ciascuno di voi.

Veramente vi ho ottenuto in abbondanza i doni dello Spirito Santo, che ha operato in voi la
trasformazione del cuore e della vita.

Quanto siano stati importanti questi giorni per voi, lo capirete fra poco. Per ora vi dono la
grazia di vivere nel Cuore della Santissima Trinità, ove la vostra Mamma Celeste ha la sua
abituale dimora.

- Per la salvezza del mondo siate, in ogni parte, i ministri fedeli dell'Amore misericordioso di
Gesù, e lasciatevi sempre condurre da Me, che sono la Madre della Misericordia, perché solo
nel trionfo della divina Misericordia si può realizzare nel mondo il trionfo del mio Cuore
Immacolato.

Uscite da questo Cenacolo nella gioia e nella pace e andate a portare, in ogni parte, il conforto
della mia materna presenza fra voi.

Con i vostri cari, con coloro che sono affidati al vostro ministero, tutti vi benedico nel Nome
del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». 

AMDG et DVM

Immaculati Cordis Beatæ Mariæ Virginis ~ II. classis

Immaculati Cordis Beatæ Mariæ Virginis ~ 
II. classis


CUORE IMMACOLATO DELLA
BEATA VERGINE MARIA
 



Sermone di s. Bernardino da Siena
Dal sermone 9 sulla visitazione

Sarà possibile che un uomo, con la sua bocca empia o addirittura abominevole, abbia la presunzione di parlare poco o tanto, della vera Madre dell'Uomo Dio, se non sulla scia della Rivelazione?  

Tanto più se si pensa che il Padre l'ha predestinata ad essere vergine, il Figlio la elesse come madre e lo Spirito Santo predispose che fosse dimora di ogni grazia. 

E io, piccolo uomo, con quali parole potrò esprimere i sentimenti di questo cuore di Vergine, già espressi dalla bocca di Dio, se non basta neppure la lingua di un angelo per descriverli? 

Il Signore disse: «L'uomo leale fa uscire il bene dallo scrigno del proprio cuore». Ed anche questa frase può essere un vero tesoro. 

E chi può pensare che sia più adatto a parlare del cuore della Vergine, se non la stessa Vergine, quella che meritò di diventare Madre di Dio e che ospitò lo stesso Dio nel suo cuore e nel suo seno per nove mesi? 

E quale tesoro più adatto che lo stesso amore divino, di cui era infiammato, come fornace, il cuore della Vergine?

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.



Da questo cuore, come da una fornace di amore divino, la Vergine fece scaturire parole buone, cioè parole infiammate d'amore. 

Come da un'anfora colma di vino pregiato non può traboccare che vino pregiato; e come da un forno incandescente non può sprigionarsi che calore altissimo, così dalla Madre di Cristo non poté uscire nessuna parola che non fosse piena dell'amore e dell'ardore divino. 

La donna saggia che è una vera signora, usa pronunciare parole misurate, belle e sensate: perciò si legge che la benedetta Madre di Cristo pronunciò in sette diverse riprese, quasi sette parole ricolme di significato e di efficacia: ciò significa anche che ella era riempita dei sette doni dello Spirito Santo. 

Parlò due volte con l'angelo, due con Elisabetta, due con suo Figlio (una nel tempio e l'altra durante le nozze), una volta con i servitori. 

E in queste diverse occasioni parlò sempre moderatamente: si deve eccettuare il caso in cui lodò e ringraziò Iddio, quando prolungò il suo discorso dicendo: «L'anima mia magnifica il Signore». 

In questo caso parlò non con uomini ma con Dio. Queste sette parole furono pronunciate secondo un ordine e una sequenza che facevano vedere i sette modi di procedere e di agire dell'amore. 

Erano come sette fiamme del suo cuore ardente.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.




Dai documenti ecclesiastici
Il culto liturgico con cui viene dato al cuore immacolato di Maria vergine il debito onore e a cui molti santi uomini e donne prepararono la via, dalla stessa sede Apostolica fu approvato la prima volta agli inizi del secolo decimonono, quando papa Pio VII istituì la festa del cuore immacolato della Vergine, da celebrarsi piamente e santamente da quelle diocesi e famiglie religiose che ne avessero fatto domanda; 
poi Pio IX vi aggiunse l'ufficio e la messa propria. 

In seguito il sommo pontefice Pio XII, accogliendo benignamente lo zelo ardente e il desiderio, sorto già nel secolo decimosettimo e in crescente sviluppo, di ottenere che simile festa fosse celebrata con maggiore solennità e fosse resa comune in tutta la Chiesa, nel 1942, quando una guerra atrocissima dilagava in tutto il mondo, avendo compassione delle infinite miserie dei popoli, per la sua pietà e fiducia nella Madre celeste, consacrò in forma solenne il genere umano al benignissimo cuore di Lei e stabilì che fosse celebrata per sempre e dovunque la festa in onore del suo cuore immacolato con la messa e l'ufficio proprio.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

COR MARIAE IMMACULATUM
INTERCEDE PRO NOBIS

venerdì 19 giugno 2020

«Sai cosa vogliono dire le mie Mani legate, sai chi me le lega? ...

Cristo alla colonna di Alessandro Bonvicino detto il Moretto conservato a Capodimonte


30 giugno 1943

   Dice Gesù:
   «Sai cosa vogliono dire le mie Mani legate, sai chi me le lega? Sai perché tanto dolore è nel mio sguardo, tanta stanchezza sul mio Volto? Sai cosa chiedo a quelli che mi sanno guardare? Le mie Mani sono legate da Satana per mezzo dei peccatori. Non hai capito male. Ripeto: sono legate da Satana per mezzo dei peccatori.

   Tu dirai: "Ma, o Signore, come ciò può essere se Tu sei Dio?" Io sono il Dio della Misericordia e del Perdono, Io sono il Dio potente, il Padre delle grazie. Ma il peccato paralizza la mia Potenza di grazie, la mia Misericordia, il mio Perdono. Perché, se sono Misericordia, Grazia, Perdono, sono anche Giustizia. Do perciò ad ognuno quello che si merita. E se tu consideri, con giustizia, devi dire che do sempre più grazie di quello che non meritate.

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Se a una autorità della terra, anche ad un semplice messo municipale, voi faceste le offese che fate a Me, sareste puniti con la prigione. Se poi fosse autorità più grande, sareste puniti anche con la perdita della vita. E sono, le autorità, poveri uomini come voi, che rimangono autorità fintanto che Io permetto lo siano per vostro merito, per loro prova, e quasi sempre per loro punizione. 
-Vostro merito: ubbidire e pazientare. 
-Loro prova: non abusare del potere, non insuperbirsene credendosi semidei, o dèi, perché vedono le folle pronte al loro cenno e a gridare "Osanna". Uno solo è dio: Dio.  
-Loro punizione: perché è ancora più difficile che un’autorità resti onesta, nelle mille forme dell’onestà, che non un ricco si salvi. Perciò la loro gloria umana è l’unica gloria che abbiano. Quella eterna ben poche autorità la raggiungono.

   Le colpe continue, sempre più perfide, che gli uomini commettono, per istigazione del Nemico mio e vostro, legano la mia Misericordia, la mia Grazia, il mio Perdono. Ecco cosa sono le mie Mani legate e chi sono quelli che le legano con la fune del Male: Satana e i suoi figli. E le mie Mani vorrebbero invece esser libere per perdonare, medicare, consolare, benedire.

   O voi che mi amate, slegate col vostro amore le mie Mani legate! Riparate, riparate, o miei diletti, amici e figli miei carissimi, all’oltraggio recato alle Mani del vostro Dio, Padre e Redentore. L’amore è fiamma che consuma le catene e arde le ritorte rendendo libertà alle mie Mani legate. Abbiate pietà, voi che mi amate del mio dolore, e pietà dei vostri lebbrosi fratelli che le mie Mani soltanto possono sanare.

   Il mio sguardo è pieno di dolore per tutti gli oltraggi che vengono recati a Me nel Sacramento e nella mia Legge. Legge calpestata, Sacramento profanato. Hai letto? Hai sentito? Hai notato? L’altare del Sacramento è sempre colpito. Non vedi in ciò il segno di Satana? E pensa questo, a tua gioia. Dove fra la rovina si può trovare intatta la Pisside che mi contiene e raccoglierla coi dovuti onori, è perché un cuore, o molti cuori, lontani dal luogo colpito, ma adoranti Me Eucarestia, hanno deviato, col loro orare, il colpo diretto da Satana. Quelle Ostie che salvate, anime umili e amorose che pregate per il mio Sacramento, infondono in voi gli stessi frutti di una Comunione d’amore.

   La stanchezza è sul mio Volto perché constato sempre più fino a qual punto sono morto invano per tanta umanità, perché mi accorgo sempre più che nulla - non parole, non miracoli, non castighi, non grazie - serve a far pensare che Io sono Dio a che solo in Dio è Bene e Pace. Quando uno è stanco e afflitto, coloro che lo amano gli dànno affetto per consolarlo, riposo per sollevarlo. Questo Io ti chiedo e chiedo a quelli che mi amano.

   Sono sbandito dalle chiese e dai cuori. Quando era pellegrino sulla terra non aveva, il Figlio dell’Uomo, un sasso suo proprio su cui posare il capo. Ma ora che i cuori degli uomini sono di sasso, ho forse dove posare la testa? No. Solo qualche raro, rarissimo cuore fedele. Gli altri sono ostili al loro Amico e Redentore.

   Apritemi dunque il cuore, voi che mi amate. Date ricetto al vostro Dio che piange di dolore sull’umanità colpevole, ristorate Colui che dà Se stesso in sacrificio eterno e che non è compreso. Io, Gesù, verrò con tutte le mie grazie e farò del cuore fedele un piccolo Paradiso.»
   Dice ancora Gesù:
«Fra le ricchezze da dare via per seguire Me e che ti ho elencate1, ve ne è un’altra ancora. Quella che è la più legata allo spirito e che a strapparla fa più dolore che a strapparsi la carne. Sono gli
affetti, questa ricchezza così viva. Eppure per amore mio bisogna sapere dare via anche quelli.
   Io non condanno gli affetti. Anzi li ho benedetti e santificati con la Legge e i Sacramenti. Ma siete sulla terra per conquistare il Cielo. Quella è la dimora vera.
   Quanto Io ho creato per voi quaggiù va guardato attraverso la lente di lassù. Quanto Io vi ho donato va preso con riconoscenza, ma riconsegnato con prontezza alla mia richiesta.
Io non la distruggo la vostra ricchezza affettiva. La levo dalla terra per trapiantarla in Cielo. Là saranno ricostruite in eterno le sante convivenze famigliari, le pure amicizie, tutte quelle forme di affetto onesto e benedetto che Io Figlio di Dio fatto uomo, ho voluto anche per Me stesso e che so quanto siano care. Ma se sono care, tanto care, non sono più care di Dio e della vita eterna.
   Ma non dimostrano una vera fede nel dolce Padre che è nei Cieli coloro che davanti ad un affetto che si spezza non sanno pronunciare la parola più bella della figliolanza in Dio, ma si ribellano. E non riflettono che se Io do quel dolore è certo per evitare dolori più grandi e per procurare un merito maggiore!
   Tu, anche tu non hai saputo dire: "Sia fatto come Tu vuoi!". Sono dovuti passare degli anni prima che tu mi dicessi: “Grazie, Padre, per quel dolore”. Ma credi tu che il tuo Gesù te lo avrebbe dato se non fosse stato un bene dartelo? Ora rifletti e capisci. Ma quanto hai tenuto a farlo! Io ti chiamavo, cercavo farti intendere la ragione. Ma non udivi il tuo Dio. Era l’ora delle tenebre per la mente e per l’anima.
   Non chiedermi: "Perché l’hai permessa?". Se l’ho permessa non è stato senza motivo. Te ne parlo questa sera in cui più soffri. Io sono con te appunto perché soffri. Ti faccio compagnia. Ma ricorda che Io non ebbi nessuno nell’ora della tentazione. Ho dovuto superarla da Me. Tu invece mi hai sempre avuto vicino, anche quando non mi vedevi perché lo Spirito del Male ti disturbava al punto di impedirti di vedere e udire il tuo Gesù.
   Ora, se Io ti dicessi che l’adesione di un figlio alla morte di un padre abbrevia al medesimo il Purgatorio, che il perdono di un figlio alle colpe, più o meno vere, di un padre, è refrigerio per quell’anima, ci crederesti. Ma allora non ti davi pace e sciupavi il bene che facevi.
   Rinunciare alla ricchezza di un affetto, per seguire la Volontà mia senza rimpianti umani, è la perfezione della rinuncia consigliata al giovane del Vangelo.
   Ricordalo per tutto il resto della vita. Un padre quale Io sono non dà mai nulla di nocivo ai figli. Anche se l’apparenza è quella di un sasso a chi chiede un bacio, quel sasso è oro puro e eterno. Sta all’anima il riconoscerlo e mantenerlo tale, pronunciando la parola che attirò Me dai Cieli nel seno di Maria e mise Me sulla Croce per redimere il mondo: fiat.»
   1 Nel dettato del 29 giugno, pag. 49.



COR JESU, FORNAX AMORIS,

MISERERE NOBIS

giovedì 18 giugno 2020

Figlio mio si può pensare che una madre in qualsiasi momento della sua esistenza, terrena od eterna, possa dimenticare e quindi cessare di amare i suoi figli?

Oh come sarà bella la Chiesa Nuova!


28 agosto 1978 
SONO MARIA, MADRE DI GESU' E MADRE VOSTRA

Figlio mio, sono Maria Madre di Gesù, cioè Madre di Dio perchè il Figlio mio Gesù è veramente Dio come il Padre che da sempre lo genera e come lo Spirito Santo, l'Amore, che di Tre ne fa Uno solo; sono io figlio, Maria Madre tua e Madre vostra.

Figlio mio si può pensare che una madre in qualsiasi momento della sua esistenza, terrena od eterna, possa dimenticare e quindi cessare di amare i suoi figli?

Dimenticarsi delle persone amate vorrebbe dire sospendere, anche se temporaneamente, di amarle, sospendere di riversare sui figli l'amore che e fiamma e fuoco inestinguibile, parlo dell'Amore divino, di quell'amore che nell'eternità beata non può più essere estinto e, tanto più grande e questo amore, tanto più e proteso come cascata inarrestabile sull'oggetto insostituibile per cui e nato, arde e vive.

Figlio mio Io, creatura e Madre del mio Creatore ho come oggetto del mio amore Lui, Uno e Trino che mi ama dall'eternità e, dopo di Lui, voi perchè per voi e per la vostra salvezza si e fatto Carne in Me e con Me si e offerto sulla Croce, ed insieme sotto lo sguardo del Padre, si perpetua la Redenzione nel sublime Mistero della Fede e dell'Amore l 'Eucarestia .

E' pensabile quindi che Io Maria possa dimenticarmi di voi figli miei, che possa dimenticarmi di voi in un momento cosi cruciale del vostro cammino come molti vorrebbero convincersi e convincere altri contro il retto uso della ragione e dell'intelligenza umana?

  
La madre è la prima a percepire il pericolo

Figlio mio quando in una famiglia terrena le cose vanno male per un disastro economico, per un deviamento morale (p. 7) o spirituale, per rovine o infermità che, come temporale ruggente, si abbattono su di essa, la prima a percepire il pericolo e sempre la madre, e sarà sempre la madre a sostenere le umiliazioni, i disagi e il peso maggiore della catastrofe, la madre che, magari inascoltata, non e riuscita ad evitare la tremenda disgrazia.

E' assurda figlio mio la cocciuta ostinazione di coloro, Sacerdoti e Pastori che non solo non hanno ascoltato la voce della Madre Celeste, ma hanno fatto di tutto e continuano a fare di tutto per impedire che la catastrofe sia evitata e che la Voce della comune Madre sia ascoltata;

è incredibile la superbia con cui si pone sotto giudizio umano l'Operato di Dio e della Madre Sua;

è incredibile che l'uomo, sia esso laico o Consacrato, si arroghi il diritto di porre limiti e termini non solo all'operato di Dio, ma perfino al Volere di Dio;

è incredibile che l'uomo, mistero a se stesso, pretenda di sondare i misteri insondabili di Dio come quello della sofferenza del Cuore Misericordioso del Figlio mio divino e quello del mio Cuore Immacolato dinnanzi ai mali di una umanità e di una cristianità praticamente atea.

Ti è stato detto che " la misura e colma e il vaso trabocca " per questo figlio mio ritorno, dico ritorno su quest'argomento purtroppo non nuovo, bisogna costruire le nuove fondamenta della vita umana e cristiana su autentiche basi Evangeliche; molti concordano su questo, ma pochissimi sono decisi a tagliare con un costume di vita pagano personale, familiare e sociale... è il caso di ricordare qui le Parole del Figlio mio Divino: " non tutti quelli che dicono Signore Signore, entrano nel Regno dei Cieli, ma solo quelli che fanno la Volontà... ".

  
Si è fecondi non quando si assorbe, ma quando si trasmette la vita

Voi della Comunità Speranza siete stati prescelti come anello di congiunzione tra un mondo che sta inesorabilmente (p. 8) tramontando e il mondo nuovo che sempre più marcatamente sta delineandosi e che a voi e concesso di vedere, tu vedi quante anime appena sbocciate alla vita che portano già in se l'impronta di una Chiesa e di una Umanità veramente rigenerata nello Spirito Santo... oh come sarà bella la Chiesa Nuova!

Quante volte figlio mio ti è stato detto che la donna geme quando partorisce un figlio, e anche voi, prescelti per la Comunità Speranza dovrete gemere; quante volte ti è stato detto che il " chicco di grano " se non marcisce, non può essere germoglio di nuova vita, e per essere germogli di vita, " è legge " marcire nella sofferenza e nel dolore; oh se questo lo capissero i Sacerdoti che rifiutano il loro stato di Vittima, quante anime di meno andrebbero all'Inferno... se questa legge la capissero i Genitori vuoti e superficiali che vivono e si nutrono di sciocche mondanità, quanta luce e Grazia divina in più nelle famiglie!

Questo dovrai dire figlio mio ai prescelti della Comunità Speranza; dovrai convincerli di queste realtà per aiutarli a viverle e a trasformarsi in veri e perfetti cristiani generosamente vivi e fecondi, e si e fecondi non quando si assorbe, ma quando si trasmette la vita.

Ogni membro della Comunità Speranza dovrà trasformarsi in un " cristoforo " cioè dovranno essere altrettanti portatori di Cristo alle anime che ne sono private per l'ignavia e la sterilità di coloro che per vocazione tradita, spengono la vita anziché portarla e donarla.

Per ora basta figlio mio, ti benedico e con te benedico tutti nel Nome di Dio Uno e Trino.(p. 9)

AMDG et DVM

La Libertà di Educare

MONS.CREPALDI: DOPO IL CORONAVIRUS. LA STRADA DELLA VERA LIBERTÀ.


Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, oggi l’Osservatorio Van Thuan sulla Dottrina Sociale della Chiesa pubblica una riflessione del vescovo di Trieste. mons. Giampaolo Crepaldi, sulla stagione che si apre, dopo l’emergenza imposta grazie al Coronavirus. È un intervento che segue a quello del 19 marzo 2020, che potete trovare a questo collegamentoBuona lettura. 

La vera libertà
Il prossimo futuro dovrà essere una fase della vera libertà, ricordando che «la libertà è pienamente valorizzata soltanto dall’accettazione della verità» (Centesimus annus, n. 46). Durante l’emergenza abbiamo vissuto alcune legittime limitazioni della libertà insieme ad altre meno legittime. I dati scientifici non sempre sono stati utilizzati secondo verità, le restrizioni e le sanzioni talvolta non sono state applicate con buon senso, sono emerse anche nuove forme di autoritarismo politico. Il prossimo futuro dovrà essere di vera libertà, non per rivendicare una libertà assoluta, ma per riappropriarsi della libertà da viversi nelle varie realtà naturali, dalla famiglia all’impresa, dal quartiere alla scuola. C’è una grande occasione per superare una libertà artificiale e costruire una libertà reale e naturale, espressione della vera essenza della persona umana e dei fini autentici della comunità politica.
Il ritorno dello statalismo
Per dare concretezza storica ad una vera libertà, bisognerà porre attenzione ad evitare un nuovo statalismo. Certamente lo Stato deve fare la propria parte per garantire la sicurezza nel settore dell’economia e per sorvegliare sulla giustizia. Bisogna però ricordare che un nuovo statalismo potrebbe forse distribuire risorse di tipo assistenzialistico ma difficilmente sarà in grado di promuovere una giusta ripresa economica e sociale (cfr. Centesimus annus, n. 48). Lo Stato dovrà intervenire sui grandi nodi infrastrutturali, ma le risorse dovranno essere messe a disposizione per investimenti e produttività, per la creazione di lavoro vero e non di lavoro assistito. Anche questo fa parte della verità della libertà, in questo caso della libertà economica. Da questo punto di vista ipotesi come il reddito di emergenza, la regolarizzazione in blocco degli immigrati irregolari, le massicce assunzioni nel pubblico impiego condotte senza reali motivi funzionali dovrebbero essere evitate.
Un sistema sanitario sussidiario
Da molte voci si chiede una riappropriazione del sistema sanitario da parte dello Stato centrale. La Dottrina sociale della Chiesa propone a questo riguardo il principio di sussidiarietà: «una società di ordine superiore non deve interferire nella vita interna di una società di ordine inferiore, privandola delle sue competenze, ma deve piuttosto sostenerla in caso di necessità e aiutarla  a coordinare la sua azione con quella delle altre» (Centesimus annus, n. 48). Credo quindi che la sanità dovrebbe essere ripensata non con il criterio del ri-accentramento ma in chiave sussidiaria, fondandola sul principio di responsabilità sia delle amministrazioni locali sia dei corpi intermedi. L’accentramento in quanto tale, infatti, può deresponsabilizzare. Serve una sussidiarietà responsabile e coordinata, con la partecipazione anche del privato, delle fondazioni, delle istituzioni religiose aventi una vocazione sanitaria e delle comunità locali.
La libertà di educare
Gli aspetti ora visti sono espressione di vera libertà, la libertà organica e non individualistica indicata da sempre dalla Dottrina sociale della Chiesa. Dello stesso tipo è la libertà della scuola, fortemente penalizzata durante la pandemia. Ancora una volta si è seguito l’uso di astratte disposizioni dall’alto incapaci di tenere conto delle diversità sociali e territoriali e dei protagonismi da valorizzare nel Paese. Le scuole paritarie sono state messe in seria difficoltà e questo nuovo statalismo laicista ha suscitato una positiva voglia di scuola parentale veramente libera dallo Stato, che produrrà nel prossimo futuro i suoi frutti. In Italia ci vuole una vera libertà di educazione a tutti i livelli, condizione necessaria per la stessa ripresa economica e civile. Anche in questo caso l’accentramento va superato, mentre occorre dare spazio alle famiglie naturali e alle famiglie spirituali della società civile.
Demolire la macchina del  Leviatano
Nel nostro Paese il centralismo statalista si concretizza in un sistema burocratico molto rigido. Durante la pandemia si è fatta notare la differenza tra i lavoratori del settore privato, in apprensione per il loro futuro, e i lavoratori del settore pubblico. Nella macchina pubblica, così garantita, ancora una volta si sono dovuti registrare errori e lentezze. Infermieri e medici hanno dato il massimo di sé, ma ciò è avvenuto nonostante i difetti del sistema, anzi a loro compensazione. Da decenni la riforma della burocrazia è all’ordine del giorno e mai risolta. Per farlo serve una nuova visione sussidiaria e incentrata sul bene comune. La realtà non è fatta di singoli cittadini, di anonimi uffici pubblici e dallo Stato, come Grande Individuo. Nella società organica di oggi ci sono soggetti dotati di un grande know-how che non trovano spazio per agire, sia in campo economico che educativo che produttivo. La riduzione della burocrazia richiede una grande riforma capace di ripensare il servizio pubblico, distinguendo tra loro i concetti di pubblicoe di statale.
La vera libertà fiscale
La vera libertà per cui bisogna combattere in questa fase di ripresa è anche quella fiscale. Non solo una patrimoniale è da evitare, ma anche il mantenimento di una fiscalità di Stato esosa e oppressiva. Il sistema fiscale va commisurato alle imprese e alle famiglie, non agli individui. Il fisco deve ritrovare i suoi criteri di moralità: deve essere usato per il bene comune e deve essere proporzionato. Già la Rerum novarum auspicava: «la proprietà privata non venga oppressa da imposte eccessive» (n. 35). Durante la pandemia le tasse sono state solo rinviate, bisogna che vengano radicalmente diminuite in concomitanza con la ristrutturazione dell’apparato burocratico e i suoi costi. Per aiutare le famiglie e le imprese non bisogna dare sussidi a pioggia, bisogna abbassare le tasse, riscoprendo il significato fiscale e sociale del diritto naturale della proprietà privata.
Meglio un prestito nazionale
È stato ormai deciso che la ripresa avverrà con un forte aiuto finanziario dall’Europa. Non si tratta di un aiuto gratuito e a fondo perduto, né finanziariamente né politicamente. Dal punto di vista del bene della nazione e del principio  di sussidiarietà sarebbe stato da preferire l’idea caldeggiata da diversi economisti di un prestito nazionale. Ciò non sarebbe stato in contrasto con la critica all’accentramento statalista vista sopra, perché avrebbe riguardato il reperimento delle risorse e non il loro utilizzo. Sussidiariamente parlando, la prima scelta da attuare è di fare da sé e da questo punto di vista l’Italia avrebbe potuto fare da sé, stante la cospicua entità del risparmio privato. Se consideriamo l’ordine naturale delle cose, la famiglia e la nazione vengono prima dello Stato e delle istituzioni sovra-statali. Bisognerà evitare che dietro ai finanziamenti per il dopo-coronavirus si faccia valere nuovamente un europeismo ideologico che schiacci la nazione condizionandone la vita e la libertà.
Nuovi poteri all’orizzonte
Un altro pericolo per la nostra vera libertà e al quale porre molta attenzione nel prossimo futuro è la possibile emergenza di nuovi poteri sovranazionali motivati dalla necessità di fronteggiare le emergenze. Il coronavirus è stato un esperimento mondiale. È possibile che, sulla scorta di questa esperienza, si producano in futuro nuove emergenze, magari di tipo ecologico e ambientalistico, per motivare una stretta delle libertà e per instaurare forme di pianificazione centralizzata e di controllo uniformato. Le forze che spingono per un nuovo globalismo fondato su un “nuovo umanesimo” e anche durante la pandemia ne abbiamo avuto prova.
La libertà o è vera o non è libera
Infine sarà impossibile percorrere la strada della vera libertà senza la libertà di nascere una volta concepiti, di essere procreati e in modo umano, di nascere sotto il cuore di una mamma e di un papà, di non essere costretti a morire per volontà altrui facendoci credere di morire per volontà nostra, senza la libertà vera di poter educare i nostri figli. L’uscita dalla crisi della pandemia ci faccia riscoprire che «oggi il fattore decisivo è sempre l’uomo stesso» (Centesimus annus, n. 32) e non le strutture, e che «lontano da Dio l’uomo è inquieto e malato» (Caritas in veritate, n. 76).

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AMDG et DVM