sabato 30 maggio 2020

Dalle Messe streaming alla sterilizzazione della fede

Non sono venuto per i sani ma per i malati
Molti penseranno che la Quaresima sia finita e che ormai siamo entrati nel tempo di Pasqua. Certo il calendario ci dice che l’Ascensione e la Pentecoste si avvicinano, eppure il momento storico che stiamo attraversando è tutt’altro che “pasquale”. E siccome la parola quaresima e quarantena in italiano sono sinonimi possiamo dire che il tempo di uscire dai nostri sepolcri non è ancora giunto. Almeno non del tutto. Sembra anzi che il tempo improvvisamente si sia dilatato e il giorno del Venerdì Santo si stia svolgendo lentamente in una sequenza densissima sullo sfondo di questo nostro tempo di travaglio senza precedenti. Un vero e proprio “Tempo di Passione” tutt’altro che metaforico, tutt’altro che concluso.
Anzi potremmo dire che la Quaresima per la nostra Italia è cominciata il 24 febbraio e ancora non si è conclusa essendo passata la Pasqua senza che il popolo la potesse celebrare. Certo ognuno si è ingegnato a imbastire delle “celebrazioni domestiche” per imitare, alla buona, la Sacra Liturgia. Ma questo è il punto. È stata una mera “imitazione”, una “messa finta”, virtuale. Abbiamo pregato, digiunato e in qualche modo festeggiato. Ma cosa abbiamo festeggiato? Una festa a lungo attesa certamente, ma, purtroppo, senza il festeggiato. L’attesa dunque continua.
Sicuramente quest’anno molti maestri e predicatori hanno potuto dire con verità che Cristo “è risorto nei nostri cuori” giacché, secondo loro, la resurrezione non è un fatto storico, reale e per questo da celebrare ma è puramente interiore e simbolico. Ed è stato talmente interiore che in pochi se ne sono accorti, e il popolo in ogni caso non ha potuto “correre al sepolcro” per rendergli gloria e testimonianza. Penso in particolare ai molti che a messa ci andavano giusto a Natale e a Pasqua, forse ultima spiaggia per salvarsi l’anima. Quest’anno gli è stata negata anche questa grazia. Una picconata devastante dunque alla fede dei piccoli. Infatti bisogna chiarire un punto: non tutti studiano teologia o “scrutano” le Scritture e, tra l’altro, nessun battezzato è tenuto a farlo, ma a partecipare i mezzi “ordinari” di salvezza, cioè i sacramenti, sì. Questo rientra nei Cinque Precetti generali della Chiesa, una di quelle cose che non si insegnano più da un paio di generazioni. Perciò è stato facile rimuovere il precetto domenicale (quest’anno anche quello pasquale) per chi già non ci credeva più.
Dopo più di cinquant’anni di spiritualizzazione, sarebbe più corretto dire “evaporazione”, dei dogmi cattolici in cui la predicazione in forza delle ragioni dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso si è concentrata fino all’implosione sui mezzi “straordinari” della grazia, declassando i sacramenti e la liturgia della Chiesa a espressione di “una comunità ecclesiale” oggi abbiamo finalmente raggiunto un traguardo ulteriore, un punto di non ritorno. Ma l’emergenza sanitaria ha avuto la meglio anche sul comunitarismo post-conciliare spazzato via con un colpo di spugna, o meglio, di tosse. Dal grido «più messa meno messe» dei preti operai sessantottini siamo giunti a «la messa è finita, restate a casa». Era inevitabile.
Dopo una prima fase di sospensione totale ed improvvisa dei sacramenti senza alcuna indicazione per i fedeli si è passati alla “messa streaming”, alla “digitalizzazione della fede” e a una virtualizzazione della vita cristiana. Perciò mentre la società (in)civile è ancora alla fase 2 i cattolici modernisti che in quanto a rivoluzione non seguono il mondo ma lo precedono ci hanno introdotto già nella fase 3, cioè la fase della messa per i sani, la messa per i cristiani responsabili, la messa per coloro che accettano di sottostare ad una nuova legge, quella del cristiano igienizzato, sanificato e in fin dei conti “sterilizzato”.
Chi non sarà in grado di sottoporsi a questo “trattamento sanitario della fede” sarà escluso dalla vita della Chiesa e dalla celebrazione dei sacri misteri. Pensavate che il problema fossero soltanto i vaccini obbligatori senza i quali non si potrà più andare a lavoro e fare la spesa? Anche la chiesa avrà il suo protocollo sanitario d’accesso alle chiese. La verità è che siamo difronte ad una ghettizzazione progressiva della fede, ad una sottrazione della vita della Chiesa alla sua autonomia e alla sua libertà la quale ormai è sotto il controllo pressocché totale di uno Stato totalitario e di una gerarchia che gli è succube. Peggio, consigliera nefasta di uno smantellamento spirituale senza precedenti.
Forse nessuno si aspettava che la persecuzione contro la fede in Occidente sarebbe cominciata in questo modo soft, umanitario, sanitario, motivato da una apparentemente “ragionevolissima” urgenza di salute pubblica. Eppure è cominciata. Non solo in Italia ma anche negli altri Paesi europei. In Svizzera ad esempio nel Canton Ticino è stata rimossa in blocco e senza alcuna ragione l’ora di religione a scuola (e forse è un bene, comunque prevedibile) anche nella sua forma di “didattica a distanza”, mentre le altre materie hanno ripreso il loro consueto corso.
Il Nemico infatti ha capito molto bene che le persecuzioni cruente sono per lui controproducenti perché, lo sa meglio di noi, il sangue dei martiri genera nuovi cristiani. Lo spiega perfettamente san Leone Magno: “se questo nemico crudele e superbo avesse potuto penetrare la saggezza della divina Misericordia egli avrebbe cercato piuttosto di addolcire e calmare lo spirito dei Giudei anzichè ispirare loro un odio ingiusto per timore di perdere la schiavitù di tutti i peccatori mentre perseguitava la libertà di Colui che nulla gli doveva” (Sermo 11 de Passione Domini).
In venti secoli di storia della Chiesa a partire dalla disfatta che ha subito nella crocifissione e morte di Cristo passando attraverso tutte le persecuzioni violente della storia a danno dei cristiani il Nemico ha collezionato, tra vittorie e sconfitte, una lunga esperienza di strategia militare. Ha compreso perfettamente che lo scontro frontale, l’odio feroce e l’intento manifesto indeboliscono la sua azione e la portano allo scoperto. Se ad esempio oggi venisse approvato un decreto come avvenne in Messico negli Anni 20 contro tutti i cattolici e i preti venissero fucilati sulle pubbliche piazze e tutti coloro che manifestano la fede cristiana in pubblico fossero torturati e incarcerati sarebbe chiara a tutti l’origine luciferina di tali leggi e la fede ne avrebbe un grande impulso e beneficio.
Ma lo svuotamento dei dogmi, l’inaridimento spirituale, la secolarizzazione della vita cristiana ridotta a “tutela della salute” del corpo piuttosto che rimedio alle malattie dell’anima è tattica molto più fruttuosa per il Nemico che vuole portare con sé quante più anime possibili senza clamori e rivolte anzi possibilmente con il loro consenso volontario motivato, dicono, dal “buon senso”.
Nessuna persona sana di mente infatti se non fosse per un’ottima ragione (ad esempio sanitaria?) rinuncerebbe spontaneamente alla propria libertà e alla propria intimità. Per questo la maggioranza dei cristiani, come il resto della popolazione, non si avvede di essere parte di un grande processo di decostruzione antropologica che attraverso la più che ragionevole “tutela della salute” e per far fronte ad una “emergenza sanitaria” si dirige a grandi passi verso un sistema sempre più capillare e pervasivo di controllo sociale.
Con il pretesto della salute è facile manipolare il pensiero di chi si dà troppo pensiero della salute. È ovvio. “Là dov’è il tuo tesoro là sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,21). Una volta individuato il “tesoro” dell’uomo del XXI° secolo, ossia l’idolo della salute e del benessere, sarà allora facile controllare anche il suo cuore. Lo aveva ben intuito Romano Amerio quando additò nel suo capolavoro Iota unum la somatolatria come idolo non solo del mondo contemporaneo ma anche della chiesa contemporanea, umana troppo umana, e per questo “impegnata” nelle cose di quaggiù. E fu così che dalla tanto decantata, o decotta, “teologia del corpo” si passò ad un “corpo senza teologia” poiché in tempo di pandemia post-cristiana non si può più prendere sul serio quell’avviso “non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna” (Mt 10,28).
Nel delirio d’onnipotenza sanitaria tutti, persino i cattolici in buona fede, hanno dimenticato di domandarsi “Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un’ora sola alla sua vita?” (Lc 12,25). E l’odierna gerarchia ecclesiastica ha accettato e voluto una svalutazione radicale di ciò che avrebbe di più prezioso, la liturgia e i sacramenti, rinunciando essa stessa alla celebrazione dei “sacri misteri” prima ancora e senza che lo Stato lo chiedesse (le chiese furono chiuse prima di bar e ristoranti ricordate?). Per la verità è dal 1969 che i sacri misteri avevano cessato di essere sacri men che meno misteriosi. Ma sorvoliamo.
Cosa pensavate cari miei sacerdoti e vescovi, di destra e di sinistra, tradizionalisti e progressisti, che dopo averci tolto la messa e i sacramenti e averci propinato il surrogato virtuale del soprannaturale ora vi avremmo seguiti nella messa in scena della “messa sterilizzata”, espressione grottesca di una fede sterilizzata incapace di attrarre persino un extraterrestre? E se un tempo poteva succedere che un’anima lontana dalla fede entrasse per sbaglio in chiesa mosso da un intervento interiore della grazia ora non sarà più possibile se non avrà tutte le carte in regola, le mani pulite e il capo lavato.
Quanti barboni e diseredati vagabondi ho visto nella mia vita entrare nelle chiese per cercare un po’ di conforto, paurosi di avvicinarsi alla gente “per bene” e “pulita” perché indegni di essere annoverati nella società umana, farsi magari un segno di croce e intingere quelle mani sporche e puzzolenti (altro che amuchina) nelle acquasantiere nella speranza che quel gesto puerile servisse a qualcosa. Ora non sarà più possibile perché la chiesa 3.0 metterà fuori dai loro edifici sterilizzati e sterili il cartello “è vietato l’ingresso ai cani e agli irresponsabili”. Anzi no. I cani possono entrare, è noto infatti che non trasmettono il virus. E’ questa la chiesa degli ultimi, degli emarginati, delle periferie e bla bla bla…
C’è una sentenza del Signore che però in genere non piace ai pastori, e non perché sia dura, ma perché è scritta proprio per loro: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci” (Mt 23,13). E sul tema della pulizia e della sanità esteriori il Signore ci ha prevenuto: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto mentre all’interno sono pieni di rapina e d’intemperanza” (Mt 23,25).
Non temete. Non ci sarà bisogno di mettere “guardie” alle porte delle chiese perché non ci sarà ressa per entrare. E se prima lamentavate la diminuzione dell’afflusso dei fedeli state pur certi che tra poco resterete con un pugno di germi in mano, anzi nemmeno quelli perché avrete reso asettica, meglio mefitica, persino l’aria che respirate. Né preoccupatevi di dover far rispettare la distanza di un metro: se sarete diligenti e farete bene il vostro lavoro ci saranno talmente pochi fedeli che avrete due, quattro, dieci metri tra un (in)fedele e l’altro. Ma sarete dei “parroci responsabili”, esecutori obbedienti dei nuovi diktat della religione sanitaria mondialista.
Il ridicolo sta raggiungendo l’acme del grottesco. Passando attraverso le ultime trasformazioni alchemiche di padre nostro in gloria a Dio siamo pronti per la messa a punto (o meglio, mettere punto alla messa) della religione umanitaria, elitaria, medicalizzata nella quale si canterà non con lo slancio dei figli ma con la monotonia degli schiavi “padre nostro sia sanificato il tuo nome”.
Tuttavia quello che a noi poveri caporali lasciati allo sbando tra fischi di pallottole ed esplosioni in trincea, senza viveri né munizioni, dà grande consolazione sono le parole dell’unico vero Medico che può ristabilire l’ordine: Non sono venuto per i sani ma per i malati (cfr. Mt 9,12).

Per la Solennità di Pentecoste...che rinnoverà il mondo e cambierà la faccia della terra».

L'immagine può contenere: 3 persone, persone in piedi e spazio al chiuso
Parroquia Espiritu Santo - Baraure, Araure/Acarigua

Santuario di Latas (Santander-Spagna), 26 maggio 1996. 
Solennità di Pentecoste.

La seconda Pentecoste.

«Con uno straordinario Cenacolo di preghiera e di fraternità, celebrate oggi la solennità della
Pentecoste.

Ricordate il prodigioso evento della discesa dello-Spirito Santo, sotto forma di lingue di
fuoco, nel Cenacolo di Gerusalemme, ove gli apostoli si erano riuniti in preghiera con Me vostra
Mamma Celeste.

Anche voi oggi, raccolti in preghiera nel Cenacolo spirituale del mio Cuore Immacolato, vi
preparate a ricevere il dono prodigioso della seconda Pentecoste.

- La seconda Pentecoste verrà per riportare questa umanità, ritornata pagana e che vive sotto
il potente influsso del Maligno, alla sua piena comunione di vita con il suo Signore che l'ha
creata, redenta e salvata.
Miracolose e spirituali lingue di fuoco purificheranno i cuori e le anime di tutti, che vedranno
se stessi nella Luce di Dio, e saranno trapassati dalla spada tagliente della sua divina Verità.

- La seconda Pentecoste verrà per condurre tutta la Chiesa al vertice del suo più grande
splendore.
Lo Spirito di sapienza la condurrà alla perfetta fedeltà al Vangelo; lo Spirito di consiglio
l'assisterà e la conforterà in tutte le sue tribolazioni; lo Spirito di fortezza la porterà ad una
quotidiana ed eroica testimonianza a Gesù.
Soprattutto lo Spirito Santo comunicherà alla Chiesa il dono prezioso della sua piena unità e
della sua più grande santità.
Solo allora Gesù porterà in essa il suo Regno di gloria.

- La seconda Pentecoste scenderà nei cuori per trasformarli e renderli sensibili ed aperti
all'amore, umili e misericordiosi, liberi da ogni egoismo e da ogni cattiveria.
Allora lo Spirito del Signore trasformerà i cuori di pietra in cuori di carne.

- La seconda Pentecoste brucerà, con il fuoco del suo divino amore, i peccati che oscurano la
bellezza delle vostre anime. Così esse torneranno alla piena comunione di vita con Dio, saranno
giardino privilegiato della sua presenza ed, in questo luminoso giardino, fioriranno tutte le
virtù, coltivate con particolare premura da Me, vostra celeste giardiniera. Così lo Spirito
Santo effonderà sulla terra il dono della sua divina Santità.

- La seconda Pentecoste scenderà su tutte le nazioni che sono tanto divise da egoismi e da
particolari interessi, da antagonismi che spesso mettono le une contro le altre. E così si sono
ovunque diffuse le guerre e le lotte fratricide, che hanno fatto versare tanto sangue sulle
vostre strade.
Allora le nazioni faranno parte di una sola e grande famiglia, raccolta e benedetta dalla
presenza del Signore fra voi.

Oggi vi invito ad entrare nel Cenacolo del mio Cuore Immacolato, per raccogliervi in preghiera
con Me vostra Mamma Celeste. Così insieme imploriamo il dono dello Spirito Santo ed insieme
attendiamo che scenda la seconda Pentecoste che rinnoverà il mondo e cambierà la faccia
della terra».

VENI SANCTE SPIRITUS

LA BEATA MARIA VERGINE REGINA

Die 31 Maji

Beatæ Mariæ Virginis Reginæ | Thánh Lễ Misa Cổ Truyền (Theo Sách ...

BEATAE MARIAE VIRGINIS REGINAE

Duplex II classis



Introitus
GAUDEÁMUS omnes in Dómino, diem festum celebrántes sub honóre beátae Maríae Vírginis Regínae: de cujus solemnitáte gaudent Angeli, et colláudant Fílium Dei. (T. P. Allelúja, allelúja.) Ps. 44, 2 Eructávit cor meum verbum bonum: dico ego ópera mea Regi. V/. Glória Patri.

Oratio


CONCÉDE nobis, quaésumus, Dómine: ut, qui solemnitátem beátae Maríae Vírginis Regínae nostrae celebrámus ; ejus muníti praesídio, pacem in praesénti et glóriam in futúro cónsequi mereámur. Per Dóminum.

Et, in Missis privatis tantum, fit Commemoratio S. Petronillae Virginis.

Oratio
EXÁUDI nos, Deus, salutáris noster: ut, sicut de beátae Petroníllae Vírginis tuae festivitáte gaudémus ; ita piae devotiónis erudiámur afféctu. Per Dóminum.

Léctio libri Sapiéntiae.


Eccli. 24, 5 et 7, 9-11, 30-31

EGO ex ore Altíssimi prodívi, primogénita ante omnem creatúram ; ego in altíssimis habitávi, et thronus meus in colúmna nubis. In omni terra steti et in omni pópulo, et in omni gente primátum hábui, et ómnium excelléntium et humílium corda virtúte calcávi. Qui audit me, non confundétur, et qui operátur in me, non peccábunt ; qui elúcidant me, vitam aetérnam habébunt.


Allelúja , allelúja. V/. Beáta es, Virgo María, quae sub cruce Dómini sustinuísti, allelúja. V/. Nunc cum eo regnas in aetérnum. Allelúja.

Extra Tempus Paschale dicitur:

Graduale Apoc. 19, 16 Ipse habet in vestiménto et in fémore suo scriptum: Rex regum, et Dóminus dominántium. V/. Ps. 44, 10 Astitit Regína a dextris tuis in vestítu deauráto: circúmdata varietáte.
Allelúja, allelúja. V/. Salve, Regína misericórdiae, tu nos ab hoste prótege, et mortis hora súscipe. Allelúja.



+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam.


Luc. 1, 26-33

IN illo témpore: Missus est Angelus Gábriel a Deo in civitátem Galilaéae, cui nomen Názareth, ad Vírginem desponsátam viro, cui nomen erat Joseph, de domo David, et nomen Vírginis María. Et ingréssus Angelus ad eam dixit: Ave, grátia plena: Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus. Quae cum audísset, turbáta est in sermóne ejus: et cogitábat qualis esset ista salutátio. Et ait Angelus ei: Ne tímeas, María, invenísti enim grátiam apud Deum: ecce concípies in útero, et páries fílium, et vocábis nomen ejus Jesum. Hic erit magnus, et Fílius Altíssimi vocábitur, et dabit illi Dóminus Deus sedem David patris ejus: et regnábit in domo Jacob in aetérnum, et regni ejus non erit finis.


Credo.


Offertorium Regáli ex progénie María exórta refúlget ; cujus précibus nos adjuvári, mente et spíritu devotíssime póscimus. (T. P. Allelúja.)

Secreta


ACCIPE, quaésumus, Dómine, múnera laetántis Ecclésiae, et, beátae Vírginis Maríae Regínae suffragántibus méritis, ad nostrae salútis auxílium proveníre concéde. Per Dóminum.

Pro S. Petronilla
Secreta
ACCÉPTA tibi sit, Dómine, sacrátae plebis oblátio pro tuórum honóre Sanctórum: quorum se méritis de tribulatióne percepísse cognóscit auxílium. Per Dóminum.


* Praefatio de beata Maria Virgine Et te in festivitáte.


Communio Regína mundi digníssima, María Virgo perpétua, intercéde pro nostra pace et salúte, quae genuísti Chrístum Dóminum Salvatórem ómnium. (T. P. Allelúja.)

Postcommunio


CELEBRÁTIS solémniis, Dómine, quae pro sanctae Maríae, Regínae nostrae, festivitáte perégimus: ejus, quaésumus, nobis intercessióne fiant salutária ; in cujus honóre sunt exsultánter impléta. Per Dóminum.

Pro S. Petronilla
Postcommunio
SATIÁSTI, Dómine, famíliam tuam munéribus sacris: ejus, quaésumus, semper interventióne nos réfove, cujus solémnia celebrámus. Per Dóminum.
http://www.clerus.org/bibliaclerusonline/en/bus.htm#bpo
AMDG et DVM

SUPPLICA ALLA BEATA DIVINA VERGINE MARIA



Accorata supplica alla Regina della Pace
per la salvezza del mondo.

"Madre Santissima, con Te vicino siamo pieni di Pace ed il cuore ha la Gioia.
Madre Soavissima, Delizia del nostro cuore, non Ti stancare di noi, della nostra debolezza, della nostra incapacità. Siamo dei piccoli sempre insicuri e vacillanti.


Tu, Amatissima, sei Soavità e Pazienza: tieni la Tua Mano sul nostro capo e domina tutti i pensieri, tieniLa sul nostro povero cuore e dirigi i nostri sentimenti al Bene, tieniLa sui nostri occhi e fa che si volgano alla Luce che sorge, dimenticando il mondo di tenebra e di follia.


Madre, pazienta con noi, sei la nostra Forza, la nostra Speranza; sei, Amatissima, la Stella luminosissima che ci porta a Gesù. Se Tu, Amatissima, Ti stancassi di noi, da chi andremmo? Chi ci darebbe Luce per il cammino? Chi il Fuoco per scaldare il cuore?


Amata Madre, noi Ti amiamo immensamente e Ti porgiamo le nostre piccole mani: prendile, e stretti a Te giungeremo presto da Gesù.
Amatissima, senza di Te avremmo in questo momento tanta, tanta paura: sentiamo dei rombi che ci creano timore, il suono del tuono è sordo e minaccioso. Nel Cielo cupo i lampi sono sinistri ma, Amata, ecco tra il buio una Stella splendida e luminosa, fulgida e stupenda: sei Tu Maria, nostra Gioia e nostra Consolazione, Fiore Purissimo, Giglio Immacolato; ecco che vieni per darci conforto e coraggio: sei la più Bella, il Tuo Sguardo è di Luce, le Tue Parole Soavissime, il Tuo Sorriso un incanto!


Madre Santissima, sii sempre benedetta! Raccogli, Soavissima, il nostro grido d'aiuto, resta con noi, portaci tutti a Gesù, tutti, Madre amatissima, senza che alcuno si perda per strada.
Ti amiamo, Madre; Ti obbediamo, Madre Santissima; le Tue Parole Le teniamo nel nostro cuore come il gioiello più prezioso. Vogliamo essere Tuoi, tutti Tuoi, sempre Tuoi: ci consacriamo a Te. Prendi il nostro cuore, ogni sentimento e trasformalo rendendolo simile al Tuo. Prendi ogni nostro pensiero e rendilo sempre conforme alla Volontà Divina. Suoi vogliamo essere, Suoi e Tuoi, Dolcezza Infinita, non per un giorno, non solo per un poco ma per l'eternità.


Madre amatissima, il dragone ringhia e minaccia di spargere ovunque il suo odio mortale ma Tu, Santissima, Tu meravigliosa Donna vestita di sole con la luna sotto i Tuoi Piedi, schiaccia il capo al serpente maledetto ed egli lascerà la sua morsa e verrà legato, mentre l'Umanità tirerà un grande sospiro di sollievo.


Madre Santissima, ascolta la nostra preghiera, torni la terra e l'intera Creazione, tanto bella ed armoniosa, ad essere il Giardino di Dio, fragrante di mille profumi, con fiori di mille varietà e di mille colori."

http://www.sapienzaweisheit.com/sapienza/index.htm
AMDG et DVM

IL PIU' MITE DEI PAPI



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GIOVANNI PAOLO I
Giovanni Paolo I, tutta la verità sul “papa di settembre ...
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 6 settembre 1978

La grande virtù dell'umiltà

Alla mia destra e alla mia sinistra ci sono Cardinali e Vescovi, miei fratelli nell'episcopato. Io sono soltanto il loro fratello maggiore. Il mio saluto affettuoso a loro e anche alle loro diocesi.

Giusto un mese fa, a Castelgandolfo, moriva Paolo VI, un grande Pontefice, che ha reso alla Chiesa, in 15 anni, servizi enormi. Gli effetti si vedono in parte già adesso, ma io credo che si vedranno specialmente nel futuro. Ogni mercoledì egli veniva qui e parlava alla gente. Nel Sinodo 1977 parecchi vescovi hanno detto: « I discorsi di Papa Paolo del mercoledì sono una vera catechesi adatta al mondo moderno ». 

Io cercherò di imitarlo, nella speranza di poter anch'io, in qualche maniera, aiutare la gente a diventare più buona. Per esser buoni, però, bisogna essere a posto davanti a Dio, davanti al prossimo e davanti a noi stessi. Davanti a Dio, la posizione giusta è quella di Abramo, che ha detto: « Sono soltanto polvere e cenere davanti a te, o Signore! ». Dobbiamo sentirci piccoli davanti a Dio. 

Quando io dico: Signore io credo; non mi vergogno di sentirmi come un bambino davanti alla mamma; si crede alla mamma; io credo al Signore, a quello che Egli mi ha rivelato. 
I comandamenti sono un po' più difficili, qualche volta tanto difficili da osservare; ma Dio ce li ha dati non per capriccio, non per suo interesse, bensì unicamente per interesse nostro. Uno, una volta, è andato a comperare un'automobile dal concessionario. Questi gli ha fatto un discorso: guardi che la macchina ha buone prestazioni, la tratti bene, sa? Benzina super nel serbatoio, e, per i giunti, olio, di quello fino. 
L'altro invece: Oh, no, per sua norma, io neanche l'odore della benzina posso sopportare, e neanche l'olio; nel serbatoio metterò spumante, che mi piace tanto e i giunti li ungerò con la marmellata. Faccia come crede; però non venga a lamentarsi, se finirà in un fosso, con la sua macchina! Il Signore ha fatto qualcosa di simile con noi: ci ha dato questo corpo, animato da un'anima intelligente, una buona volontà. Ha detto: questa macchina vale, ma trattala bene.

Ecco i comandamenti. Onora il Padre e la Madre, non uccidere, non arrabbiarti, sii delicato, non dire bugie, non rubare... Se fossimo capaci di osservare i comandamenti, andremmo meglio noi e andrebbe meglio anche il mondo. Poi c'è il prossimo... ma il prossimo è a tre livelli: alcuni sono sopra di noi, alcuni sono al nostro livello, altri sono sotto. Sopra ci sono i nostri genitori. 

Il catechismo diceva: rispettarli, amarli, obbedirli. Il Papa deve inculcare rispetto ed obbedienza dei figli per i genitori. Mi dicono che qua ci sono i chierichetti di Malta. Venga uno, per favore... I chierichetti di Malta, che, per un mese, hanno fatto servizio in San Pietro. Allora, tu come ti chiami? - James! - James. E, senti, sei mai stato ammalato, tu? - No. - Ah, mai? - No. - Mai stato ammalato? - No. - Neanche una febbre? - No. - Oh, che fortunato! Ma, quando un bambino è ammalato, chi è che gli porta un po' di brodo, un po' di medicina? Non è la mamma? Ecco. Dopo tu diventi grande, e la mamma diventa vecchia, e tu diventi un gran signore, e la mamma poverina sarà a letto ammalata. Ecco. E allora chi è che porterà alla mamma un po' di latte e la medicina? Chi è? - Io e i miei fratelli. - Bravo! Lui e i suoi fratelli, ha detto. E questo mi piace. Hai capito?

Ma non succede sempre. Io, vescovo di Venezia, andavo qualche volta, nelle case di ricovero. Una volta ho trovato un'ammalata, un' anziana: « Come va Signora? » - « Beh, da mangiare, bene! Caldo? Riscaldamento? Bene » - « Allora è contenta Signora? » - « No » - si è messa quasi a piangere. « Ma perché piange? » - « Mia nuora, mio figlio non vengono mai a trovarmi. Vorrei vedere i nipotini ». Non basta il caldo, il cibo, c'è un cuore; bisogna pensare anche al cuore dei nostri vecchi. Il Signore ha detto che i genitori devono essere rispettati e amati, anche quando sono vecchi. E oltre ai genitori c'è lo Stato, ci sono i Superiori. 

Può il Papa raccomandare l'obbedienza? Bossuet, che era un grande vescovo, ha scritto: « Dove nessuno comanda tutti comandano. Dove tutti comandano, nessuno più comanda, ma il caos ». Qualche volta si vede anche in questo mondo qualcosa del genere. Quindi rispettiamo quelli che sono superiori. Poi ci sono i nostri eguali. E qui, di solito, ci sono due virtù da osservare: la giustizia, la carità. Ma la carità è l'anima della giustizia. 
Bisogna voler bene al prossimo, il Signore ce l'ha raccomandato tanto. Io raccomando sempre non solo le grandi carità, ma le piccole carità. Ho letto in un libro, scritto da Carnegie, americano, intitolato « l'arte di far gli amici », questo piccolo episodio: una signora aveva quattro uomini in casa: il marito, un fratello, due figli grandi. Lei sola doveva fare le spese, lei la biancheria e stirare, lei la cucina, lei tutto. 

Una domenica vengono a casa. La tavola è preparata per il pranzo, ma sul piatto c'è solo un pugnetto di fieno. Oh! Gli altri protestano e dicono: cosa, fieno! e lei dice « no, è tutto preparato. Lasciate che vi dica: cambio i cibi, vi tengo puliti, faccio di tutto. Mai, mai una volta che abbiate detto: ci hai preparato un bel pranzetto. Ma dite qualche cosa! Non sono di sasso. Si lavora più volentieri, quando si è riconosciuti. Sono le piccole carità. In casa nostra abbiamo tutti qualcuno, che aspetta un complimento ». 
Ci sono i più piccoli di noi, ci sono i bambini, i malati, perfino i peccatori. Io sono stato molto vicino, come vescovo, anche a quelli che non credono in Dio. Mi son fatto l'idea che essi combattono, spesso, non Dio, ma l'idea sbagliata che essi hanno di Dio. Quanta misericordia bisogna avere! E anche quelli che sbagliano... Bisogna veramente essere a posto con noi stessi. Mi limito a raccomandare una virtù, tanto cara al Signore: ha detto: imparate da me che sono mite e umile di cuore. Io rischio di dire uno sproposito, ma lo dico: il Signore tanto ama l'umiltà che, a volte, permette dei peccati gravi. Perché? perché quelli che li hanno commessi, questi peccati, dopo, pentiti, restino umili. Non vien voglia di credersi dei mezzi santi, dei mezzi angeli, quando si sa di aver commesso delle mancanze gravi. Il Signore ha tanto raccomandato: siate umili. Anche se avete fatto delle grandi cose, dite: siamo servi inutili. Invece la tendenza, in noi tutti, è piuttosto al contrario: mettersi in mostra. Bassi, bassi: è la virtù cristiana che riguarda noi stessi.

Alle coppie di sposi novelli
La presenza di sposi novelli commuove particolarmente, perché la famiglia è una grande cosa. Io una volta ho scritto un articolo sul giornale e mi sono permesso di scherzare, citando Montaigne, uno scrittore francese, il quale diceva: « Il matrimonio è come una gabbia: quelli che son fuori, fanno di tutto per entrare, quelli che son dentro fan di tutto per uscire ». No no no. Però, però alcuni giorni dopo mi è capitata una lettera di un vecchio Provveditore agli studi, che aveva scritto libri e mi ha rimproverato dicendo: « Eccellenza, ha fatto male a citare Montaigne, io e mia moglie ci siamo uniti da 60 anni ed ogni giorno è come il primo giorno ». Anzi, mi ha citato un altro poeta francese, in francese, ma io lo dico in italiano: ti amo ogni giorno di più: oggi molto più di ieri, ma molto meno di domani. E faccio l'augurio che, a voi, succeda la stessa cosa.

Ai partecipanti al VII Convegno Internazionale organizzato dalla Società Internazionale dei Trapianti
Nous devons un salut particulier aux membres du septième Congrès international de la Société pour les transplantations d'organes. Nous sommes très touché de votre visite, qui est un hommage au Pape, et surtout de votre désir d'éclairer et d'approfondir les graves problèmes humains et moraux en jeu dans les recherches ou dans la technique chirurgicale qui sont votre lot. Nous vous encourageons, en ce domaine, à solliciter l'aide d'amis catholiques, experts en théologie et en morale et très au fait de vos problèmes, possédant une connaissance très sûre de la doctrine catholique et un sens profondément humain.
Nous nous contentons aujourd'hui de vous exprimer nos félicitations et notre confiance, pour l'immense travail que vous mettez au service de la vie humaine, afin de la prolonger dans les meilleures conditions. Tout le problème est d'agir dans le respect de la personne et de ses proches, qu'il s'agisse des donneurs d'organes ou des bénéficiaires, et de ne jamais transformer l'homme en objet d'expérience. Il y a le respect de son corps, il y a aussi le respect de son esprit. Nous prions Dieu, l'Auteur de la vie, de vous inspirer, de vous assister, dans ces magnifiques et redoutables responsabilités. Qu'il vous bénisse, avec tous ceux qui vous sont chers!

Adesso, se permettete, vorrei invitarvi ad unirvi alle mie preghiere, per una intenzione che mi sta molto a cuore. Voi avete saputo dalla stampa, dalla televisione, che, oggi, a Camp David, negli Stati Uniti, comincia una importante riunione tra i governanti di Egitto, Israele e Stati Uniti, per trovare una soluzione al conflitto del Medio Oriente. Questo conflitto, che da più di 30 anni si combatte sulla terra di Gesù, ha già causato tante vittime, tante sofferenze, sia fra gli arabi, sia fra gli israeliani, e come una brutta malattia ha contagiato i Paesi vicini. Pensate al Libano, un Libano martire, sconvolto dalle ripercussioni di questa crisi. Per questo, quindi, vorrei pregare, insieme, per la riuscita della riunione di Camp David: che queste conversazioni spianino la via ad una pace giusta e completa. Giusta, cioè con soddisfazione di tutte le parti in conflitto. Completa, senza lasciar irrisolta alcuna questione: il problema dei Palestinesi, la sicurezza d'Israele, la città Santa di Gerusalemme. Preghiamo il Signore di illuminare i responsabili di tutti i popoli interessati, perché siano lungimiranti e coraggiosi nel prendere le decisioni che devono portare la serenità e la pace in Terra Santa ed in tutto il mondo d'Oriente.


AMDG et DVM