mercoledì 17 luglio 2019

La crisi è lunga..., ma occorre ancora pazientare

La crisi è lunga, lunghissima, sembra non aver fine. 
Ogni giorno è un bollettino di guerra: chiese chiuse, diocesi accorpate, istituti religiosi commissariati o estinti, cardinali contro cardinali, monsignori che rilasciano interviste accusatorie al Papa e al Vaticano, denunce processi incarcerazioni di ecclesiastici, riduzioni allo stato laicale. E poi, cosa peggiore in questi bollettini di guerra, le novità bisbigliate, smentite e riconfermate: abolizione del celibato sacerdotale per l’Amazzonia, diaconato femminile, donne cardinali, laici per para-messe, comunione ai divorziati e ai concubini... e l’elenco potrebbe continuare, ma ci si stanca la mano, e il cuore soprattutto, a scriverne. È il bollettino di guerra, di una guerra precisa per l’eliminazione della Chiesa cattolica stessa.

E cosa fanno quelli che hanno causato questa guerra senza fine? Si propongono come i guaritori, proprio loro che continuano ad assestare colpi mortali alla vita cattolica. L’inganno è proprio qui, tutto qui: non cambia niente. Si sono riuniti, hanno riformato la Chiesa, questa sta morendo, e loro si riuniscono ancora per incolpare, dei disastri causati, la cattiveria dei singoli uomini. È una furbizia demoniaca! Troppo facile incolpare i peccatori, ecclesiastici o laici che siano, troppo facile! Quale novità se gli uomini sbagliano, se tradiscono Cristo, se sono incostanti e vigliacchi, quale novità? Ma la Chiesa non c’è forse, voluta così da Dio, proprio per la conversione dei peccatori, per la loro guarigione?

Invece di accusare moralisticamente i singoli peccatori, occorre domandare perdono dentro un dolore immenso per la cura sbagliata di questi anni. 

Si sono riuniti i Pastori, come fossero dei medici ad un congresso loro, e hanno propinato medicine che hanno intossicato tutto il corpo della Chiesa che ora illanguidisce. E l’errore è partito dall’aver negato la malattia. Hanno sottovalutato, se non taciuto, la potenza del male e del peccato. Di fatto si è negato il Peccato Originale e la concupiscenza che lascia nelle anime. Come hanno fatto le legislazioni civili di fronte ai mali della società: gli uomini tradiscono, allora concediamo il divorzio; la droga si diffonde, allora legalizziamola; c’è l’aborto clandestino, allora facciamo di questo crimine orrendo un diritto. Di fronte al male lo si nega per sanarlo. Così i Pastori riuniti han fatto con la modernità laicista, marxista-liberale o esistenzialista che fosse: per risolvere il problema hanno dichiarato che questa laicità non era contro la fede; hanno pensato che bastasse dire così per inaugurare una nuova era di rapporto con il mondo... e così il male è stato lasciato libero di invadere le anime dei fedeli. 

Sono loro ad aver sbagliato, ad aver provocato l’epidemia di infedeltà dilagante, ad aver propagato il male; e continuano a proporsi come i medici della Chiesa malata, ed obbligano la loro nefasta cura.
E noi dovremmo accettare la cura che ci ha ammalato e poi, magari, ringraziare i medici che ci hanno sotterrato, come si fa spesso oggi nei manifesti funebri.
È l’inganno più diabolico che si possa immaginare.
Per favore, Pastori della Chiesa, per un po’ non riunitevi più.
Non riunitevi più fino al giorno in cui si riconoscerà che la cura era sbagliata, negando l’oggettività del male e confinandolo al solo individuo quando non si poteva negarlo. 

E chi non ce la fa a riconoscere il fallimento di questa cura, abbia il coraggio di lasciare il posto ad altri Pastori che la medicina, quella della grazia di Cristo nella sana dottrina, la conoscono.
Chi non ce la fa a riconoscere il fallimento di questa cura abbia il coraggio di ritirarsi, di andare a pregare per sé e per quelli che sono stati intossicati; vada a far penitenza per i morti nella fede di questi anni, che non si possono più disintossicare, e così sarà ancora Pastore. 

E per favore, non mandi a suo sostituto un timido conservatore, che pensa di risolvere tutto con un po’ di maquillage ecclesiastico: un po’ di incenso in più, qualche Kyrie cantato, qualche genuflessione e qualche talare in più. Troppo poco! Troppo niente!
Francesco, va' e ripara la mia chiesa che, come vedi, è tutta in rovina! 

Occorre avere medici, Pastori, coscienti che l’avvelenamento si è propagato mutando la Messa di sempre, cambiamento che ha portato con sé l’amnistia per tutte le colpe moderne. Sì, la Messa di sempre con la dottrina di sempre, e smettiamola di dire che questa frase è semplicistica: la Messa immutata dai tempi apostolici è stata stravolta e il nuovo rito ha liberato tutti i germi dell’eresia e dell’immoralità. La nuova messa, i nuovi riti dei sacramenti, la nuova maniera di pregare ha privato il corpo della Chiesa e i corpi dei fedeli degli anticorpi di difesa, così il male, sempre latente nell’organismo, è dilagato libero ed è diventato metastasi. 

Vi supplichiamo, per un po’ non riunitevi più e lasciate fare l’esperienza della tradizione integrale. Ridate alle parrocchie la Messa cattolica, quella vera. Ordinate uomini che vogliono essere sacerdoti come lo sono stati gli Apostoli, i Padri della Chiesa e i preti di duemila anni. E tra questi scegliete Vescovi che rifiutano ogni novità, perché la Chiesa di Cristo possa salvare ancora.

Per un po' non riunitevi più
Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno XII n° 7 - Luglio 2019

Sant'ALESSIO - Vita mirabile - Il Santo del numero 17






Sant' Alessio, Mendicante
17 luglio

Roma o Costantinopoli (?) V secolo – Roma, 17 luglio anno ?

Fattosi povero, da patrizio qual era, Alessio trascorreva le notti sotto una scala sul colle romano dell’Aventino. In quel luogo Papa Onorio III gli dedicò nel 1217 una chiesa, scelta ancora oggi per molti matrimoni che si celebrano nell’Urbe. Ma quella della scala è soltanto una delle due tradizioni esistenti sul santo. 

Secondo quella siriaca, infatti, il giovane fuggì la sera delle nozze per recarsi a Edessa, dove visse da mendicante e morì. La variante greco-romana introduce il ritorno a Roma (raffigurato nelle pitture della chiesa inferiore della basilica San Clemente). Qui Alessio visse sempre da mendico e non venne riconosciuto dal padre. Fu Papa Innocenzo a scoprirne l’identità e a comunicarla ai genitori, che, straziati, si recarono al capezzale del figlio ormai morente. Una scena spesso raffigurata nell’arte. Della figura di Alessio si è impadronita anche la letteratura. (Avvenire)

Patronato: Mendicanti

Etimologia: Alessio = protettore, difensore, dal greco

Martirologio Romano: A Roma nella chiesa sul colle Aventino, sotto il nome Alessio si venera un uomo di Dio, che, come dice la tradizione, lasciò una casa ricca per diventare povero e mendicare in incognito l’elemosina.

Martirologio tradizionale (17 luglio): A Roma sant'Alessio Confessore, figlio del Senatore Eufemiano. Egli, nella prima notte delle nozze, partito di casa lasciando intatta la sposa, e, dopo lunga peregrinazione, tornato a Roma, con nuova arte deludendo il mondo, rimase incognito per diciassette anni nella casa paterna, alloggiatovi come povero; ma dopo la morte, riconosciuto per una voce che si udì nelle chiese di Roma e per un suo scritto, al tempo del Papa Innocenzo primo, fu con sommo onore trasferito alla chiesa di san Bonifacio, dove rifulse per molti miracoli.

Tutto sommato la vita di s. Alessio si può descrivere con poche frasi, ma sono le varie narrazioni del tempo antico, che ne arricchiscono lo svolgimento in buona parte leggendario.


Vi sono tre versioni della ‘Vita’: la leggenda siriaca, la leggenda greca, la leggenda latina, che hanno trasformato la semplice e umile vita di un uomo di Dio, mendicante e asceta del V secolo, in un fiorito racconto che è stato oggetto di opere teatrali e di poesia, sia in Oriente che in Occidente.
     La leggenda siriaca, la prima composta fra il 450 e il 475, il cui manoscritto più antico risale alla fine del V secolo, narra di un giovane e ricco abitante della nuova Roma cioè Costantinopoli, il quale la sera delle nozze si era allontanato di nascosto imbarcandosi per l’Oriente.
Giunto ad Edessa, città dell’odierna Siria, che nel IV-V secolo era un centro di cultura cristiana (Scuola di Edessa), finché nel VII secolo passò ai musulmani, qui si mise a chiedere l’elemosina con altri mendicanti sull’uscio della chiesa.
Quello che raccoglieva di giorno, lo distribuiva di sera ai poveri della città, per il suo ascetismo venne chiamato Mar-Riscia (uomo di Dio); persone incaricate dal padre di ritrovarlo, giunti anche ad Edessa, non riuscirono ad identificarlo in quel mendicante lacero ed emaciato.
Dopo 17 anni, quando si sentì morire, il giovane mendicante rivelò al sacrestano della chiesa la sua vera identità ed origine, il quale una mattina lo trovò morto sul sagrato.
Il sacrestano si precipitò dal vescovo Rabula (412-435) e lo supplicò di non far confondere nella fossa comune, il corpo di quel santo uomo, il vescovo allora si recò al cimitero per esumarlo, ma trovò solo le misere vesti, il corpo era scomparso.



Nel secolo IX comparve documentata la leggenda greca o bizantina, la quale trasformava significativamente quella siriaca. Prima di tutto dava un nome al giovane chiamandolo Aléxios (Alessio) che significa “difensore” o “protettore”, situando la sua nascita a Roma e non più in Oriente e datando la sua morte al 17 luglio, al tempo degli imperatori fratelli Arcadio e Onorio (395-408).
La leggenda narra che un’icona della Vergine Maria nella chiesa di Edessa (oggi secondo la tradizione, venerata nella chiesa romana di Sant’Alessio sull’Aventino), ordinò al sacrestano di far entrare in chiesa quel mendicante da considerarsi un santo, la voce si diffuse rapidamente fra il popolo dei fedeli, che presero a venerarlo.



Alessio cui non piacevano gli onori, fuggì imbarcandosi per Tarso, ma i venti prodigiosamente lo fecero approdare sulle coste italiane ad Ostia; questo fatto fu preso da Alessio come un’indicazione divina, pertanto decise di farsi ospitare come uno straniero povero nella casa paterna a Roma.
Il padre memore del figlio lontano e in difficoltà, senza riconoscerlo lo accolse con benevolenza in casa, dove Alessio rimase per 17 anni, dormendo in un sottoscala fra le umiliazioni e gli scherni dei servi.
Quando Alessio sentì che la sua fine era vicina, decise di scrivere le avventure e le origini della sua vita su un rotolo, quando morì le campane di Roma si misero a suonare a festa e fu udita una voce divina che diceva: “Cercate l’uomo di Dio affinché egli preghi per Roma”, così fu scoperto il corpo del santo, ancora con il rotolo in mano, che solo gli imperatori Arcadio ed Onorio riuscirono a sfilarglielo e leggere.



Della leggenda latina non si hanno documentazioni prima del secolo X, comparve prima in Spagna e verso l’ultimo quarto del secolo a Roma.
Qui il culto fu diffuso dall’arcivescovo metropolita di Damasco Sergio, il quale costretto a fuggire a seguito dell’invasione dei Saraceni, si stabilì presso la chiesa di San Bonifacio sull’Aventino, qui fondò una comunità monastica mista, dove i greci osservavano la Regola di s. Basilio e i latini quella di s. Benedetto.



    Questa comunità rivestì una grande importanza in quel tempo e fra l’altro rielaborò la leggenda greca di s. Alessio in una versione che diventò la tradizione dominante in Occidente, tale da essere inserita nella “Leggenda Aurea” di Jacopo da Varagine.
Le diversità apportate nella leggenda latina sono: la chiesa dove Alessio si sarebbe dovuto sposare divenne la stessa basilica dove il santo sarebbe stato sepolto; la mancata sposa, che la sera precedente le nozze accettò di vivere in castità, si chiamò chi sa perché Adriatica; il rotolo con scritta la sua vita, fu tolto di mano non dagli imperatori, ma dal papa stesso, presenti gli straziati genitori Eufemiano e Aglae, che finalmente seppero che quel mendicante in abiti da pellegrino, vissuto nella loro casa, era l’amato figlio.
Questa nuova versione latina ispirò canti popolari e leggende che i contadini si tramandavano da padre in figlio. 



Nel 1217 papa Onorio III dedicò la chiesa di S. Bonifacio anche al leggendario s. Alessio; dell’antica chiesa, dopo i vari rifacimenti non è rimasto quasi nulla, nell’attuale basilica barocca, c’è la Cappella di S. Alessio e in essa è contenuto un frammento lungo circa un metro della scala sotto la quale il santo dormiva, il frammento sovrasta la statua in marmo, raffigurante s. Alessio sul letto di morte, vestito da pellegrino di Santiago, opera dello scultore Antonio Bergondi, seguace del Bernini.
Testimonianza artistica sulla sua vita è il ciclo di affreschi di fine XI secolo, situato nella chiesa inferiore di San Clemente a Roma; in questo ciclo compaiono già gli attributi che lo identificano, come la scala, il bastone da pellegrino, la lettera nella mano serrata dalla morte, che verranno poi ripresi dai tanti artisti che lo hanno raffigurato nei secoli successivi.
A conclusione è opportuno notare come il numero 17 compaia più volte nella vita di s. Alessio; 17 sono gli anni passati ad Edessa e 17 quelli trascorsi a Roma in casa de padre; il 17 luglio è la data ritenuta della sua morte, come pure egli viene celebrato in Oriente il 17 marzo e in Occidente il 17 luglio.
Ancora oggi nella Basilica di S. Alessio sull’Aventino, molte coppie di sposi vogliono qui celebrare il loro matrimonio.

Autore: Antonio Borrelli
***
Dal Breviario Romano:

Alessio, nobilissimo Romano, lasciata per un vivo amore a Gesù Cristo e dietro particolare avviso di Dio la prima notte delle nozze la sua sposa vergine, intraprese il pellegrinaggio dei più celebri santuari del mondo. 

Durante questi viaggi rimase sconosciuto per diciassette anni, finché un giorno avendo un'immagine della santissima Vergine Maria divulgato il suo nome in Edessa, città della Siria, partì subito su di una nave. 

Approdato al porto di Roma, fu ricevuto da suo padre come un povero straniero; e dopo esser rimasto sotto il tetto paterno diciassette anni a tutti sconosciuto, se ne volò al cielo sotto il pontificato d'Innocenzo I, lasciando uno scritto col suo nome, cognome e il rimanente dell'intera sua vita.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.
AMDG et DVM

Per diventare santi (2)


A) PERCHE' MARIA CI E' NECESSARIA

Perché Maria sola ha trovato grazia davanti a Dio

7. 1) - Solo Maria ha trovato grazia davanti a Dio, per sé e per ogni uomo in particolare; i Patriarchi
e i Profeti, i Santi tutti dell'Antico Patto non poterono trovare questa grazia.

Perché Maria sola è la Madre della Grazia

8. 2) - Perché Maria ha dato l'essere e la vita all'Autore di ogni grazia, e perciò è chiamata Madre
della Grazia.
Perché Maria sola possiede, dopo Gesù, la pienezza della grazia

9. 3) - L'Eterno Padre, dal quale ogni dono perfetto ed ogni grazia discendono a noi come dalla sua
sorgente essenziale, nel darle suo Figlio, le ha dato insieme tutte le sue grazie; di modo che, - come
dice San Bernardo, - la volontà di Dio le è stata data in Lui e con Lui.
Perché Maria sola è la tesoriera di tutte le grazie di Gesù

10. 4) - Dio l'ha scelta per tesoriera, economa e dispensatrice di tutte le grazie; di modo che tutte le
sue grazie e tutti i suoi doni passano per le mani di Lei, e, secondo il potere ricevutone, Ella , -
come dice San Bernardino, - a chi vuole, come vuole, quando vuole e nella misura che vuole, le
grazie dell'Eterno Padre, le virtù di Gesù Cristo e i doni dello Spirito Santo.
Perché per avere Dio per Padre, bisogna avere per Madre Maria

11. 5) - Come nell'ordine della natura, è necessario che un figlio abbia un padre ed una madre, così
nell'ordine della grazia è necessario che un vero figlio della Chiesa abbia Dio per padre e Maria per
madre; di modo che, se egli si gloriasse di avere Dio per padre e non avesse la tenerezza di un vero
figlio verso Maria, sarebbe un impostore, che avrebbe solo il demonio per padre.

Perché i membri di Gesù devono essere formati dalla Madre di Gesù

12. 6) - Avendo Maria formato il Capo dei predestinati, che è Gesù Cristo, tocca pure a Lei di
formare le membra di questo Capo, che sono i veri cristiani; nessuna madre, infatti, forma il capo
senza le membra, o le membra senza il capo.
Chi dunque aspira ad essere membro di Gesù Cristo, pieno di grazia e di verità, deve essere formato
in Maria, attraverso la grazia di Gesù Cristo, che risiede in Lei pienamente, per venire comunicata
pienamente ai veri membri di Gesù Cristo e ai veri suoi figli.
Perché per Maria lo Spirito Santo produce i predestinati

13. 7) - Lo Spirito Santo ha sposato Maria e prodotto in Lei, per mezzo di Lei e da Lei Gesù Cristo,
questo capolavoro, il Verbo Incarnato; e siccome non l'ha mai ripudiata, così continua ogni giorno a
produrre in Lei e per mezzo di Lei, in modo misterioso, ma reale, i predestinati.
Perché Maria è l'incaricata di nutrire le anime e di farle crescere in Dio

14. 8) - Maria ha ricevuto da Dio un particolare dominio sulle anime per nutrirle e farle crescere in
Dio. Sant'Agostino giunge a dire che in questo mondo i predestinati sono tutti chiusi nel seno di
Maria, e che non vengono alla luce se non quando questa buona Madre li partorisce alla vita eterna:
quindi, come il bambino trae tutto il cibo dalla mamma, che lo proporziona alla sua debolezza, così
i predestinati traggono da Maria tutto il loro cibo spirituale e tutta la loro forza.
Perché Maria deve abitare nei predestinati

15. 9) - A Maria Dio Padre ha detto: "Figlia mia, abita in Giacobbe", cioè nei miei predestinati, di
cui Giacobbe è la figura. A Maria il Figlio di Dio ha detto: "Mia cara Madre, abbi la tua eredità in
Israele, cioè nei predestinati". A Maria infine lo Spirito Santo ha detto: "Mia fedele Sposa, getta le
radici nei miei eletti". Perciò, chiunque è eletto e predestinato, ha la Santa Vergine che dimora
dentro se stesso, cioè nella sua anima, e lascia che Ella vi metta le radici di una profonda umiltà, di
una carità ardente e di tutte le virtù.


Perché Maria è il "modello vivente" di Dio e dei Santi

16. 10) - Maria è chiamata da Sant'Agostino, e di fatto lo è, il modello vivente di Dio, "forma di
Dio"; vale a dire che in Lei sola un Dio fatto Uomo è stato formato al naturale, senza che gli
mancasse alcun lineamento della divinità, e in Lei sola altresì può essere formato l'uomo in Dio al
naturale, per quanto ne è capace l'umana natura, attraverso la grazia di Gesù Cristo.

In due modi uno scultore può fare una statua o un ritratto al naturale:

1) - servendosi della sua capacità, della sua forza, della sua scienza e della bontà dei suoi strumenti
per scolpire questa statua o ritratto in una materia dura ed informe;

2) - gettandola nello stampo.

Il primo modo è lungo e difficile, e soggetto a molti pericoli: spesso basta un colpo di cesello o di
martello dato male, per guastare tutta l'opera. 
Il secondo modo è pronto, facile e dolce, quasi senza fatica e senza spesa, purché lo stampo sia perfetto e rappresenti l'originale, e la materia di cui lo scultore si serve, sia maneggevole, e non resistente alla sua mano.
Modello perfetto in se stesso e che ci rende perfetti in Gesù Cristo


17. Maria è il grande modello di Dio, fatto dallo Spirito Santo, per formare al naturale un UomoDio per mezzo dell'unione ipostatica e per formare un Uomo-Dio per mezzo della grazia. A questo
stampo non manca nessun lineamento della divinità: chiunque vi è gettato e si lascia maneggiare,
riceve tutti i lineamenti di Gesù Cristo vero Dio, in modo soave e proporzionato all'umana
debolezza, senza tanta agonia, né tanto travaglio; in modo sicuro, cioè senza timore di illusioni, dato
che il demonio non ha mai avuto, né avrà mai accesso in Maria, santa ed immacolata, senza ombra
della minima macchia di peccato.
In una maniera pura e divina


18. O anima cara, quale differenza tra un'anima formata in Gesù Cristo con i metodi ordinari di
coloro che, come gli scultori, si fidano della loro abilità e si appoggiano sulla loro capacità, e
un'anima molto docile, distaccata da tutto, ben fusa, e che, senza confidare affatto in se stessa, si
getta in Maria Santissima e si abbandona all'operazione dello Spirito Santo! Quante macchie, quanti
difetti, quante oscurità, quante illusioni, quanto di troppo naturale e di umano c'è nella prima, e
quanto la seconda è pura, divina, simile a Gesù Cristo!
Perché Maria è il Paradiso e il mondo di Dio

19. Non c'è, né ci sarà mai creatura alcuna in cui Dio sarà più grande, al di fuori di Lui stesso e in
Lui stesso, che nella divina Maria, senza eccettuare i Beati, i Cherubini e i più alti Serafini, nel
Paradiso stesso. Maria è il Paradiso di Dio e il suo mondo ineffabile, dove il Figlio di Dio è entrato
per operarvi meraviglie, per custodirlo, per compiacervisi. 
    Egli ha creato un mondo per l'uomo pellegrino, ed è questo che abitiamo; 
ha creato un mondo per l'uomo beato, ed è il Paradiso; ma ne
ha creato un altro per Lui stesso e gli ha dato nome Maria: mondo, questo, sconosciuto a quasi tutti i
mortali qui in terra, e incomprensibile anche a tutti gli Angeli, i Beati Comprensori del Cielo, i
quali, meravigliati di vedere Dio così alto e così distante da tutti loro, così separato e così nascosto
nel suo mondo: la divina Maria, esclamano giorno e notte: "Santo, Santo, Santo!".
Paradiso dove lo Spirito santo fa entrare la nostra anima perché vi trovi Dio

20. Beata, mille volte beata è quaggiù quell'anima, a cui lo Spirito Santo rivela il segreto di Maria,
perché lo conosca; a cui apre questo giardino chiuso perché vi entri; questa fonte suggellata perché
vi attinga e beva a gran sorsi le acque vivificatrici della grazia! Quest'anima non troverà che Dio
solo, senza creatura, in quest'amabile creatura: ma Dio nello stesso tempo infinitamente santo ed
elevato, infinitamente condiscendente e proporzionato alla propria debolezza. Dio, essendo
dappertutto, si può trovare dappertutto, perfino nell'inferno; ma non vi è luogo in cui la creatura
possa trovarlo più vicino a sé e più proporzionato alla propria debolezza quanto in Maria, poiché
appunto per questo Dio si incarnò in Lei. Dovunque egli è il pane dei forti e degli Angeli, ma in
Maria è il Pane dei figli.
Perché Maria, lontano dall'esserci di ostacolo, getta la nostra anima in Dio e la unisce a Lui

21. Non si creda, dunque, come alcuni falsi illuminati, che Maria, perché creatura, sia di
impedimento all'unione con il Creatore; non è più Maria che vive, ma Gesù Cristo solo, Dio solo
che vive in Maria. La sua trasformazione in Dio supera quella di San Paolo e degli altri Santi, molto
più che il Cielo non superi in altezza la terra. Maria è stata creata solo per Dio, e quindi, ben lontano
dal ritenere per se stessa un'anima, la getta in Dio e la unisce a Lui tanto più perfettamente quanto
più questa anima è unita a Lei. Maria è l'eco meravigliosa di Dio, che non risponde che: "Dio",
quando le si grida: "Maria"; che glorifica soltanto Dio, quando, con Sant'Elisabetta, viene chiamata
beata. Se i falsi illuminati, così miseramente ingannati dal demonio perfino nell'orazione avessero
saputo trovare Maria, e per mezzo di Maria, Gesù e, per mezzo di Gesù, Dio, non sarebbero caduti
così miseramente.
Quando si è trovata Maria e, per mezzo di Maria, Gesù e, per mezzo di Gesù, Dio Padre, si è trovato
ogni bene - dicono le anime sante -, e chi dice ogni bene. non eccettua nulla: ogni grazia ed ogni
amicizia presso Dio, ogni sicurezza contro i nemici di Dio, ogni verità contro la menzogna, ogni
facilità ed ogni vittoria contro le difficoltà di salvarsi, ogni soavità ed ogni gioia nelle amarezze
della vita.

Perché Maria ci dà la grazia di portare con pazienza e con gioia le croci


22. Non è detto che colui, che per mezzo di una vera devozione ha trovato Maria, sia libero da croci
e da patimenti; al contrario! Egli, anzi, ne è assalito più di chiunque altro, perché Maria, essendo
Madre dei viventi, dà a tutti i suoi figli pezzi dell'Albero di Vita, che è la Croce di Gesù; bensì, se
da una parte Maria taglia loro delle buone croci, dall'altra ottiene loro la grazia di portarle con
pazienza e perfino con gioia; di modo che le croci che Ella dà a quanti le appartengono, sono
piuttosto canditi o croci candite anziché croci amare; ovvero, se per qualche tempo sentono
l'amarezza del calice che bisogna bere necessariamente per essere amici di Dio, la consolazione,
poi, e la gioia che questa buona Madre fa seguire alla tristezza, li anima incredibilmente a portare
croci ancor più pesanti e più amare.

Conclusione di questa prima parte

Per diventare santi, bisogna dunque saper trovare Maria, la Mediatrice delle grazie, e ciò per mezzo di una 'vera devozione' alla Santissima Vergine.

23. La difficoltà è quindi di saper trovare realmente la divina Maria, per trovare ogni grazia in
abbondanza. Dio, perché assoluto padrone, può comunicare egli stesso direttamente ciò che in via
ordinaria non comunica se non per mezzo di Maria, né senza temerarietà si può negare che qualche
volta, anzi, lo faccia; però, nell'ordine della grazia - come dice San Tommaso -  Dio, visto l'ordine
stabilito dalla sua divina Sapienza, ordinariamente non si comunica agli uomini che per mezzo di
Maria. Per salire fino a Lui e unirsi a Lui, è necessario servirsi dello stesso mezzo di cui Egli si
servì per scendere fino a noi, per farsi uomo e per comunicarci le sue grazie: questo mezzo è una
vera devozione a Maria Vergine

http://www.corsiadeiservi.it/public/content/testi%20e%20documenti/IL%20SEGRETO%20DI%20MARIA.pdf

AVE MARIA PURISSIMA!

martedì 16 luglio 2019

Il Blog di Raffaella. Riflessioni e commenti fra gli Amici di Benedetto XVI: 28 maggio 1977: Joseph Ratzinger viene ordinato ve...

Il Blog di Raffaella. Riflessioni e commenti fra gli Amici di Benedetto XVI: 28 maggio 1977: Joseph Ratzinger viene ordinato ve...: Una preghiera specialissima per Papa Benedetto nel 42° anniversario della sua ordinazione episcopale :-) R.

IL SEGRETO DI MARIA! (1)

"IL SEGRETO DI MARIA"
San Luigi Maria Grignon da Monfort
INTRODUZIONE
IL SEGRETO E LE SUE CONDIZIONI

Risultati immagini per Consuelo: Maria Puerta del Cielo - pdf

l. Ecco un segreto, o anima predestinata, che l'Altissimo mi ha rivelato e che io non ho potuto
trovare in alcun libro, né vecchio, né nuovo. Io te lo confido nel nome dello Spirito Santo, a patto:

1) di non rivelarlo a nessuno se non a quelle persone che ne siano meritevoli per le loro orazioni, le
loro elemosine, le loro mortificazioni, le loro persecuzioni pazientemente sofferte, il loro distacco
da ogni cosa ed il loro zelo per la salvezza delle anime;

2) di servirtene per diventare tutta santa e celeste, poiché questo segreto non diviene grande se non a
misura di come un'anima lo adopera. Guardati quindi dal rimanere con le braccia conserte, senza far
nulla; il mio segreto si cambierebbe in veleno e sarebbe la tua condanna;

3) di ringraziare Dio, tutti i giorni della tua vita, per la grazia che ti ha concesso di rivelarti un
segreto che non meritavi affatto di conoscere e del quale capirai meglio il pregio e l'eccellenza
(sulle prime però imperfettamente, a causa della moltitudine e della gravità dei tuoi peccati e del
segreto amore a te stessa) di mano in mano che te ne servirai nelle azioni ordinarie della vita.





La preparazione per riceverlo

2. Prima però di appagare il tuo desiderio ardente e naturale di conoscere la verità, recita
devotamente in ginocchio l'Ave Maris Stella e il Veni Creator, per chiedere a Dio la grazia
d'intendere e gustare questo mistero divino.
A causa del poco tempo che io ho di scrivere, e tu di leggere, dirò tutto in breve.


PRIMA PARTE
L'UFFICIO DI MARIA NELLA NOSTRA SANTIFICAZIONE

A) NECESSITA' DI SANTIFICARSI PER MEZZO DI MARIA

Bisogna farsi santi: Dio lo vuole

3. O anima, immagine vivente di Dio e riscattata dal Sangue prezioso di Gesù Cristo, il tuo Signore
vuole che tu diventi santa come Lui in questa vita, e gloriosa come Lui nell'altra.
L'acquisto della santità di Dio è la tua sicura vocazione; a questo devono dunque mirare tutti i tuoi
pensieri, tutte le tue parole, tutte le tue azioni, tutte le tue pene, e tutti i movimenti della tua vita,
altrimenti tu resisti a Dio, non facendo ciò per cui ti ha creata e ti conserva.
Oh, quale opera stupenda! La polvere cambiata in luce, la sozzura in purezza, il peccato in santità,
la creatura nel Creatore e l'uomo in Dio!
Oh, opera stupenda! Lo ripeto, ma opera difficile in se stessa ed impossibile con le sole forze della
natura. Dio solo, con la sua grazia, ed una grazia copiosa e straordinaria, può venirne a capo; la
creazione stessa dell'universo non è un capolavoro così grande come questo!
Per santificarsi, bisogna praticare la virtù

4. Come farai tu, anima predestinata? Di quali mezzi ti servirai per salire dove Dio ti chiama? I
mezzi di salvezza e di santità sono noti a tutti sono scritti nel Vangelo, sono spiegati dai maestri
della vita spirituale, sono praticati dai Santi e necessari a quanti vogliono salvarsi e giungere alla
perfezione; essi sono l'umiltà del cuore, la preghiera continua, la mortificazione universale,
l'abbandono alla divina Provvidenza, la conformità alla volontà del Signore.
Per praticare la virtù, è necessaria la grazia di Dio

5. Per servirsi di tutti questi mezzi di salvezza e di santità, la grazia del soccorso di Dio è
assolutamente necessaria, e questa grazia è concessa a tutti più o meno grande: nessuno ne dubita.
Dico più o meno grande, poiché il Signore, benché d'infinita bontà, non concede a tutti nella stessa
misura ed intensità la sua grazia, sebbene a ciascuno ne dia a sufficienza. Ora, l'anima fedele con
una grazia grande fa una grande azione, e, con una grazia debole, ne fa una piccola; quindi il valore
e l'eccellenza delle nostre azioni sono in proporzione del valore e dell'eccellenza della grazia
concessa da Dio e corrisposta dall'anima. Questi principi sono incontestabili.

Per trovare la grazia di Dio, bisogna trovare Maria

6. Tutto dunque si riduce a trovare un mezzo facile per ottenere da Dio la grazia necessaria per
diventare santo: proprio questo mezzo voglio indicarti e dico che per trovare la grazia di Dio,




AVE MARIA PURISSIMA!