sabato 28 luglio 2018

La storia di un matrimonio singolare

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BEATA ELISABETTA CANORI MORA
un amore fedele tra le mura di casa
biografia
PAOLO REDI - 1994, Città Nuova Editrice Via degli Scipioni, 265 - 00192 Roma
Con approvazione ecclesiastica

PREFAZIONE

«Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte? E Gesù gli rispose: Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette». (Mi 18, 21)

Una donna che viene da lontano

è vissuta due secoli fa, e questo sembra rendere lontana e sbiadita la sua figura. Cosa può dire alle donne e alle spose di oggi, la storia di una donna e sposa vissuta in Roma tra la fine del '700 e gli inizi dell'800? Forse nulla, o quasi. è trop-po distante e lontana. è vissuta in un'epoca che aveva menta-lità, cultura, abitudini troppo diverse dalle nostre. Per i gio-vani di oggi, le persone che hanno superato i 40 anni sono già dei «trapassati» o dei «dinosauri». Da questo punto di vista Elisabetta è separata da noi da una distanza stellare!

Eppure Elisabetta parla con la sua vita, e la sua voce giunge a noi limpida e chiara. Cambiano gli abbigliamenti, le pettinature, le abitudini delle «ragazze di buona famiglia» e il bon ton. Ma i sentimenti non cambiano. L'amore è sempre uguale; e le storie d'amore si rassomigliano tutte. Sotto il pe-plo, i cenci della mendicante, gli abiti dimessi della donna del popolo, i vestiti sfarzosi della regina, gli abiti firmati o il pret-à-porter della ragazza di oggi, il cuore batte sempre allo stesso modo, perché l'amore non ha data. E anche il tradi-mento si ripercuote nella vita delle persone sempre allo stesso modo: con le stesse amarezze e lo stesso senso di morte.

La storia di Elisabetta Canori è la storia di una donna tradita. Il suo uomo, Cristoforo Mora, l'aveva conosciuta quando Elisabetta aveva 20 anni e lui 22. Il giovane e pro-mettente avvocato se ne innamora a prima vista. Lei è bella, elegante, fine, colta, di sentimenti profondi e di una religio-sità sincera senza bigottismi. La chiede subito in sposa, e po-chi mesi dopo, con il consenso delle due famiglie, sono mari-to e moglie. Un vero matrimonio d'amore, anche se venato, da parte di Cristoforo, da un senso di eccessiva possessività e di accentuata gelosia. Giunge a impedirle di vedere i genitori perché la vuole tutta per sé; le proibisce di lavorare d'ago per-ché non rovini le sue belle mani; e al ritorno dalle feste spes-so la rimprovera perché troppa gente le ronzava attorno. Eli-sabetta deve essere tutta e solo sua. Dopo pochi mesi resta in-cinta, e Cristoforo segue la gravidanza con tenerezza e trepi-dazione. Nasce una bimba, ma nonostante le cure del suoce-ro, noto e affermato medico, la piccola vive solo pochi giorni. è il primo grande lutto che si abbatte su quella coppia felice. Ma da quel momento la sofferenza entra come ospite sgradito e indesiderato nella loro casa e vi prenderà stabile dimora: non la abbandonerà più.

L'idillio dura appena due anni. Elisabetta si accorge del cambiamento di Cristoforo. Non è più quello di prima. Chie-de spiegazioni; e lui la rassicura: sono preoccupazioni, nervo-sismi, assenze causate dalla professione. Ma il suo intuito di donna - confermato da voci di persone che dimostrano di es-sere bene informate su quello che sta avvenendo - le danno la certezza: Cristoforo ha un'altra donna. La conferma viene nel momento in cui è per la seconda volta incinta. Per lei è una mazzata. Non sa cosa fare. Tiene per sé il segreto, pen-sando che la cosa finisca. Cristoforo ha qualcosa di infantile.

La sua possessività e la sua gelosia ne sono una conferma. Ed Elisabetta si illude che dopo questa sbandata le cose ritorne-ranno come prima. Ma Cristoforo sembra letteralmente stre-gato. Ha incontrato una donna del popolo che è riuscita a le-garlo a sé, e che lo sta portando alla rovina.

Iniziano così i primi sette anni di tormenti, di speranze deluse, di attese senza rientri. Continuano a vivere insieme; e avranno ancora tre figlie, di cui solo due sopravvivranno. Eli-sabetta non si arrende: ritorna sull'argomento, discute, rim-provera, supplica, richiama il marito al senso di responsabi-lità, moltiplica le sue attenzioni. Ma inutilmente. Solo una volta, dopo una lunga malattia in cui Elisabetta ha dimostra-to tutta la sua dedizione e il suo amore, Cristoforo sembra de-ciso a ritornare alla sua famiglia. Ma è una promessa che non ha seguito. Appena guarito riprende la relazione con quella donna.

La donna fedele nel tradimento

Nonostante questa nuova delusione Elisabetta continua ad essergli fedele e ad amarlo. Ha capito fino in fondo che co-sa significa «sposarsi nel Signore»: sa che Dio le ha affidato Cristoforo e che lei ha la responsabilità di portarlo a salvezza. Resiste anche al consiglio del confessore che le suggerisce di separarsi. Non può abbandonarlo, perché Dio glielo ha affida-to. Quando ha promesso di amarlo per tutta la vita, ha preso sul serio queste parole. E quando le hanno detto che avrebbe dovuto amare Cristoforo «come Cristo ama la Chiesa», ha ca-pito che l'amore va oltre il gusto di stare insieme. è un impe-gno che non finisce mai. neppure quando l'altro rifiuta di la-sciarsi amare, neppure quando abbandona la casa e si allonta-na alla ricerca di nuove avventure, e ama altre donne. Il mo-dello è quello del Padre celeste, che ama anche quando il fi-glio decide di andarsene dalla casa paterna e sperpera tutto il suo patrimonio. è quello che Cristoforo sta facendo. Elisabetta sa che deve continuare a volergli bene e che deve lavorare per riportarlo alla sua famiglia e a Dio. Non sa ancora come. Ma è certa che questa è la missione che Dio le ha affidato. E questa convinzione la accompagnerà per tutta la vita.

Ma come può salvare la persona che ogni giorno si al-lontana sempre di più e che respinge ogni sua offerta e ogni suo intervento? Oggi sembrerebbe normale rivolgersi ad un consultorio, o a persone specializzate per chiedere consiglio o per iniziare con esse una analisi o una terapia d'appoggio, per essere aiutati a ricostruire un equilibrio interiore e una pro-pria identità nella situazione del tradimento.

Elisabetta seguirà un'altra via. O meglio. Sarà Dio stes-so a prenderla per mano e a condurla per una via assoluta-mente nuova, che la porterà a ricostruire il rapporto d'amore con il suo Cristoforo.

La logica degli uomini e la logica di Dio

I cristiani continuano a parlare di fedeltà; ma quando si racconta loro il modo in cui Elisabetta ha vissuto la fedeltà, molti di essi scuotono il capo. Perché anche tra di loro conti-nua a resistere la mentalità del mondo che presenta l'uomo infedele in modo simpatico o almeno tende a scusarlo. Si dice che è un uomo che non si chiude nel ristretto mondo del ma-trimonio, che sa conservare il gusto della conquista, che con-serva la freschezza e lo slancio di chi non si lascia dominare dalla noia e dalla routine quotidiana, che ha forza e fantasia e si butta con entusiasmo in nuove relazioni affettive. è l'uo-mo della novità, che sa rilanciare la sua vita quando si accor-ge che si sta spegnendo, o che non si accontenta di quello che ha, e va come un esploratore alla ricerca di prede e di terreni umani nuovi.
E accanto a questa figura maschile aitante e intrapren-dente, continua a resistere lo stereotipo della donna tradita che piange, si dispera, si consuma nell'attesa: la donna che è simile all'edera che vive finché si appoggia alla vita solida dell'uomo; ma che si affloscia, si ripiega su di sé e muore ap-pena da lui si distacca.

Elisabetta cancella e supera questi schemi. Il marito si innamora di un'altra, e la tradisce per tutta la vita. Dopo il primo inevitabile smarrimento non si ripiega su se stessa, e non si abbandona al canto triste della «malmaritata»; ma si rimbocca le maniche e costruisce una vita nuova per sé, per le figlie e per lo stesso marito. Non si compiange, non elemosi-na compassione, non lotta contro chi le ha rubato il marito, perché sa che a quel livello è ormai perdente. Mette in atto una strategia nuova che è Dio stesso a suggerirle, e col Suo aiuto apre una strada che la ricongiungerà al suo Cristoforo. Si ritroveranno uniti in questo cammino anche se a livelli di vita più alti e in tempi diversi. è un cammino nuovo, diffici-le, faticoso, pieno di rinunce e di sofferenza; ma sereno, come è sereno un mattino di primavera, quando il sole dà vita e ca-lore e il cielo è terso e rende bella e luminosa la vita, anche se è tutta in salita.

Elisabetta esce dagli scenari costruiti dall'uomo e accet-ta di entrare in un orizzonte nuovo, con paesaggi costruiti se-condo la logica di Dio. Non le è stato facile, come non è stato facile ad Abramo lasciare tutte le sue sicurezze e iniziare un cammino verso terre sconosciute. Ma come Abramo, anche Elisabetta è certa di giungere alla terra promessa e di ritro-varsi col suo Cristoforo, perché in questo cammino ha Dio stesso come guida. Si affida a Lui e si lascia condurre per stra-de spesso incomprensibili. Sa che le vie e i pensieri di Dio di-stano da quelli degli uomini quanto i cieli distano dalla terra. Ha accettato di fare il salto di qualità che la fa entrare nella «pazzia di Dio». Ma sa che accettando la proposta di Dio co-struirà una donna «nuova» e riconquisterà l'uomo che la tra-disce. Potrà così ritessere con lui un rapporto nuovo, più profondo, definitivo.

Una fedeltà nuova per un rapporto nuovo

Dopo sette anni di tradimento e di inutile attesa, avvie-ne qualcosa che cambia profondamente la vita di Elisabetta. Giunge al termine della sua ultima gravidanza. è la quarta in otto anni di matrimonio. Forse lo stress fisico, ma ancor più la sofferenza morale la fanno cadere in una malattia che la costringe a letto per nove mesi. I medici non sanno come cu-rarla. All'improvviso sembra riprendersi e invece ricade in una prostrazione fisica che la porta alle soglie della morte. Le portano l'estrema unzione e il viatico, perché tutti sono or-mai convinti che non ci sia più nulla da fare se non preparar-la al passo estremo. E invece questa è l'ora dell'appuntamen-to con Dio.

Dio aspetta il momento in cui tutto sembra perduto per ricominciare tutto da capo. Il punto di partenza è sem-pre il deserto. Anche per Elisabetta. Non ha più nulla. Il marito la tradisce; due figlie sono morte, e non è in grado di accudire alle altre due; in casa non conta nulla, anzi le rim-proverano di essere la causa della vita dissoluta del marito; la stessa servitù la deride. Sembra una donna ormai finita: svuotata e senza futuro, ridotta ad una larva umana. E inve-ce è il deserto in cui incontra Dio. (La stessa cosa avverrà vent'anni dopo a Cristoforo). La malattia che l'ha afflitta è misteriosa, come misteriosa è la guarigione. Dio sta inizian-do in lei la sua opera. Elisabetta ha una visione. E in questa visione un dardo infuocato la colpisce al cuore. Si sente per-vasa dalla presenza misteriosa del Dio amante che riempie totalmente la sua vita. è una gioia che non ha mai provato: un riflesso della beatitudine stessa di Dio nel suo piccolo cuore di donna. Sente che Dio la chiama ad una missione particolare e che le è vicino per aiutarla a portarla a termi-ne. Si abbandona totalmente a Lui, e con Lui inizia il cam-mino.


Le strade divergenti che si ricongiungono in Dio

Da questo momento le vie di Elisabetta e di Cristoforo sembrano separarsi: l'uno infatuato della sua amante ed Eli-sabetta proiettata tutta in Dio. Invece è l'inizio della ricostru-zione del loro rapporto.
Cristoforo continua la relazione; e da questa storia rac-coglie frutti amari. La sua immagine pubblica viene offuscata dalla relazione adulterina; la perdita di reputazione influisce negativamente sulla sua affidabilità di professionista; inizia - sotto la pressione dell'amante - speculazioni sbagliate che lo riducono sul lastrico, con ripercussioni economiche pesanti anche sulla sua famiglia; subisce un processo; viene escluso dall'eredità dalle sorelle. E in tutte queste vicende Elisabetta continuerà a restargli vicina con il suo amore e anche con il suo aiuto concreto.

Continua a vivere con lui, ma la sua vita percorre una via tutta diversa. Ha accettato di camminare per la strada che Dio ha preparato per lei. Non è la via della fedeltà che atten-de con pazienza il ritorno del guerriero. Ma è una via di fe-deltà nuova. Nessun consultorio o professionista sarebbe ca-pace di proporla e soprattutto di sostenerla. Solo avendo Dio come consulente e come terapeuta è possibile iniziarla e por-tarla a termine. Vivrà giorno per giorno quello che Dio le chiede. è un Dio esigente, ma che non si lascia vincere in ge-nerosità. Passa ore e ore in preghiera; è arricchita di grazie speciali e di doni straordinari; gode la gioia dell'estasi; parte-cipa in visione a momenti della vita del Cristo; è dotata del dono delle guarigioni, della preveggenza, del consiglio, della bilocazione.

Una donna nuova per un rapporto nuovo

Ma tutto questo non la estranea dalla vita di ogni gior-no. Dio non ha la gelosia e la possessività dell'uomo. Al con trario, quanto più è amato, tanto più dilata il cuore della creatura che lo ama e lo rende capace di un amore ancor più generoso e profondo. Elisabetta in questo rapporto con Dio acquista uno straordinario equilibrio che le permette di vivere intensamente l'estasi e la vita di famiglia, le visioni e il suo lavoro di «camiciaia» per pagarsi l'affitto e mantenere le fi-glie, il dono della guarigione e l'impegno faticoso con i poveri e gli ammalati, il dono della preveggenza e del consiglio e l'ubbidienza assoluta al confessore. Ma soprattutto vive con più intensità l'amore per Cristoforo, e ha la forza di non ab-bandonarlo anche quando continua a deluderla con promesse che non mantiene. Anzi, si sente ancor più unita e responsa-bile del suo destino. La casa è sempre aperta, per lui. E quan-do lascia le due stanzette e la soffitta in cui viveva con le fi-glie e riesce a trovare una sistemazione più dignitosa, la pri-ma preoccupazione è di attrezzare uno studio dove Cristoforo possa esercitare la sua professione. Cristoforo sembra vivere distrattamente con loro, come chi ha il cuore e la testa altro-ve; ma lei non smette di metterlo al corrente e di chiedere il suo parere per ogni decisione che prende per sé e per le figlie: è sempre suo marito e deve sapere tutto. Così lo rende parte-cipe della vita della famiglia.

In realtà Cristoforo è colpito da questa forza interiore e da questa generosità; e osserva con stupore il cambiamento e i fatti straordinari che avvengono nella vita di Elisabetta. Ma non sa ancora decidersi a cambiare vita. Continua a mantene-re la posizione di chi sta alla finestra, e si accontenta di guar-dare senza mai entrare nei fatti. è ancora legato alla sua amante: ma Elisabetta lavora su di lui, irradiando su di lui la bellezza che le viene dal contatto con Dio. Cristoforo la vede sempre più trasfigurata nella luminosità di Dio, e nello stesso tempo sempre più innamorata di lui e delle figlie. Sente che la sua Elisabetta sta vivendo una vita straordinaria. E poco alla volta ne resta affascinato. Quando l'ha sposata era stato preso dalla sua bellezza; e ora si accorge che c'è in lei una nuova bellezza che nasce e cresce e si irradia diventando il punto di riferimento di tante persone che si rivolgono a lei per consiglio, per conforto, per aiuto.

In una delle ultime misteriose malattie di Elisabetta, Cristoforo passerà al suo capezzale ore ed ore. Parlano; ma più frequenti sono i silenzi. Per Elisabetta sono silenzi pieni di gioia per la presenza del suo Dio e del suo Cristoforo; per Cristoforo sono momenti di riflessione e di pentimento, in cui incomincia a risentire l'eco lontana della Sua voce. Elisa-betta lo sta trascinando insensibilmente nella direzione della mèta a cui lei è ormai quasi giunta. Ma la distanza che li divi-de è molto grande. Il problema ormai non è più la sua vici-nanza alla donna di cui si è innamorato e per la quale ha tra-dito Elisabetta per tutta la vita; ma è la sua distanza da Dio. è là che Cristoforo ritroverà la sua Elisabetta e si riunirà a lei per sempre.

Sulla stessa strada, verso la stessa mèta

Il cammino di Cristoforo incomincia dopo la morte di Elisabetta. E come è avvenuto per Elisabetta, anche lui inco-mincia dal deserto di cose e di persone; ma ha il vantaggio di avere davanti a sé l'esempio della sua Elisabetta e dentro di sé la sua presenza invisibile. Non si era lasciato prendere da lei quando era viva. Ora invece Elisabetta può finalmente prenderlo per mano e guidarlo per quella strada che lei per prima ha percorso. Anche le figlie gli stanno vicino, quelle fi-glie che nel passato aveva trascurato e che la madre aveva continuato ad educare nel rispetto del padre. Una è sposa feli-ce con un bimbo; l'altra è entrata nella vita religiosa. Ad una di esse che lo invitava a regolarizzare la sua situazione con la donna per la quale aveva tradito la mamma per tutta la vita, confida che anche lei è morta. Ora è solo. La decisione di cambiar vita è sincera, anche se è duro cambiare mentalità e abitudini. Si aggrappa col pensiero alla sua Elisabetta e da lei trae forza per restare fedele al proposito di conversione. Porta sempre con sé un suo ritratto e piange al pensiero delle soffe-renze che ha fatto patire alla donna che lo ha atteso per tutta la sua vita.
Inizia una vita di preghiera e di penitenza. Accetta l'amarezza della solitudine, il vuoto di affetti, l'umiliazione della povertà, la durezza delle rinunce. Per unirsi ancor più alla sua Elisabetta chiederà di essere accolto nel terz'ordine dei Trinitari, per vivere la sua stessa spiritualità. Poco alla volta matura l'idea di farsi religioso. Entra tra i Minori Con-ventuali. Viene ordinato sacerdote. Vive nell'umiltà, nel na-scondimento, nell'ubbidienza. Viene additato come esempio di religioso perfetto e gli vengono affidati i giovani frati per la loro educazione religiosa e teologica. Accetta tutto quello che gli chiedono di fare. Ormai la sua vita non è più sua, ma di Dio. è diventato come Elisabetta, e così diventa finalmen-te «uno» con lei. Per sempre.
Morirà a 72 anni in concetto di santità. Il suo cammino di conversione è durato quasi quanto il cammino di Elisabet-ta, vent'anni.


La storia di un matrimonio singolare

Si erano sposati nel gennaio 1796. Cristoforo inizia a tradirla l'anno seguente. Sette anni dopo, nel 1803, Elisabet-ta viene chiamata da Dio, e per 22 anni percorrerà il cammi-no da Lui indicato, fino al 1825, anno della sua morte. è il cammino che la trasforma e la rende donna «nuova» anche agli occhi di Cristoforo. Cristoforo se ne innamora di nuovo, e si riunisce in modo nuovo a lei percorrendo la sua stessa strada. Anche per lui sarà un cammino che durerà 20 anni, fi-no alla morte, avvenuta nel 1845. E al termine si ritroveran-no insieme, in Dio.
Possiamo dire che la loro è una storia in tre tempi. Il primo, breve, in cui godono insieme un amore felice. Il secon-do, lungo 27 anni, in cui Cristoforo si abbandona al tradi-mento ed Elisabetta invece inizia e porta a termine la fatica di una ricostruzione della sua personalità, lasciandosi plasma-re da Dio. Il terzo, lungo 20 anni, in cui Cristoforo, dopo aver riscoperto la nuova Elisabetta, se ne innamora per la se-conda volta e vive con lei la fatica della ricostruzione della sua vita e della sua personalità. I tempi sono sfasati. Ma il ri-sultato è ottenuto. Elisabetta non avrà la consolazione di ri-congiungersi al suo sposo in terra; ma avrà il conforto di aver costruito con lui un rapporto molto più profondo e duraturo: quello che due sposi raggiungono camminando sulla stessa strada che porta a Dio, e vivendo nella gioia della contempla-zione del suo Volto. Per l'eternità.



P Giordano Muraro O.P


Una giornata di Cielo!


109 - Un «giorno bello tra tutti» arrivò finalmente. Quali ricordi intraducibili mi hanno lasciato nell'anima i particolari minimi di quella giornata di Cielo! il risveglio gioioso dell'aurora, i baci rispettosi e teneri delle maestre e delle compagne grandi. La stanza piena di fiocchi di neve di cui ciascuna bimba veniva rivestita a turno. Soprattutto l'entrata nella cappella e il canto mattinale dell'inno tanto bello «O santo Altare che gli Angeli circondano!». 

Ma non voglio entrare nei particolari, ci sono cose che perdono il loro profumo appena esposte all'aria, ci sono pensteri dell'anima che non si possono tradurre in linguaggio terreno senza perdere il loro senso intimo e celeste; sono come quella “Pietra bianca che sara data al vincitore, e sulla quale è scritto un nome che nessuno conosce se non colui che la riceve”. Ah, come fu dolce il primo bacio di Gesù all'anima mia! Fu un bacio d'amore, mi sentivo amata, e dicevo anche: «Vi amo, mi do a Voi per sempre». 

Non ci furono domande, non lotte, non sacrifici; da lungo tempo Gesù e la povera piccola Teresa si erano guardati e si erano capiti... Quel giorno non era più uno sguardo, ma una fusione, non erano più due, Teresa era scomparsa come la goccia d'acqua nell'oceano. Gesù restava solo, era il padrone, il re. Teresa gli aveva pur chiesto di toglierle la libertà, perché la libertà le faceva paura, lei si sentiva così debole, così fragile, che voleva unirsi per sempre alla Forza divina! La sua gioia era troppo grande, troppo profonda perché lei potesse contenerla, lacrime deliziose la inondarono ben presto, con grande stupore delle compagne le quali più tardi dicevano una all'altra: «Perché ha pianto? Aveva qualche cosa che le dispiaceva?». - «No, era piuttosto per non avere la Mamma con sé, o la sorella che lei ama tanto e che è carmelitana». 
Non capivano che tutta la gioia del Cielo venendo in un cuore, questo cuore esiliato non poteva sopportarla senza spargere lacrime. Oh no, l'assenza di Mamma non mi dava dolore nel giorno della prima Comunione, non c'era forse il Cielo nell'anima mia? E Mamma non aveva lì il suo posto da gran tempo? Non piangevo l'assenza di Paolina: senza dubbio sarei stata felice di vedermela accanto, ma da lungo tempo il mio sacrificio era accettato; in quel giorno, soltanto la gioia mi empiva il cuore, io mi univo a colei che si dava irrevocabilmente a Gesù: e Gesù si dava a me con tanto amore! 
https://www.monasterovirtuale.it/servizi/download/classici/34-s-teresa-di-lisieux-storia-di-un-anima-1/file.html
AMDG et DVM

DON CURZIO NITOGLIA




DON CURZIO-
Perché ci portano allo scontro con il mondo arabo.

AMDG et DVM

giovedì 26 luglio 2018

IN TRE GIORNI...

IN TRE GIORNI, 
TU SCRIVERAI TUTTO QUESTO
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26 luglio 2009 – Sant’Anna e San Gioachino

JNSR:   Ciò che DIO sta aspettando ancora è di poterci dare la Sua Conoscenza. Il mondo è come quel fico sterile che ancora non ha dato frutti, e che DIO nella Sua Santa Pazienza, non ha ancora sradicato.

Questo Mondo si è riempito di tutto ciò che DIO ha messo a servizio dell'uomo, senza nemmeno accorgersi, dopo tanti secoli passati, di essere un ingrato senza rispetto per il Padre Suo e Suo DIO. Un DIO che ha ricevuto solo oltraggi e ingiurie da chi Egli chiama “Suo figlio”, e che ha scate­nato lo scandalo più grande che la Terra abbia mai visto e subito nel corso dei secoli trascorsi fino ad oggi, senza parlare degli incendi attuali!

Mettere a fuoco boschi e foreste che vi regalano godimento e riposo per ­la vita e per la gioia degli occhi, per le ricchezze di legname e l’apporto di ossigeno!... Certi individui si compiacciono di fare del male mentre altri piangono la loro casa distrutta, per la scomparsa, di quei luoghi meravigliosi, devastati in poche ore dal fuoco acceso da mani tanto malvagie. E tutto avviene su scala mondiale.

Come può il Creatore sopportare lo scandalo più grande che l'uomo senza scrupoli ha realizzato in tutto il Pianeta?...  Fare morire il Pianeta Azzurro che appartiene al Salvatore della Terra e degli Uomini: “Gesù Cristo”!

Fare morire per asfissia il BENE che non gli appartiene !

Dopo avere ridotto l'uomo a niente, fino a diventare un fantoccio disarticolato nelle mani degli uomini di Potere, che hanno catturato l'Economia dei Paesi, fino all'annullamento del denaro, anche di quello che spetta ai lavoratori che, col sudore della loro fronte, hanno costruito per loro, Uomini di Potere, quei capitali volatilizzati, svaniti chissà dove?  Le casse delle Banche si sono svuotate, il baratro sprofonda ogni giorno di più. Non c’è più nulla da condividere con il povero: né lavoro né salario.

Il denaro, come un agile serpente, si sposta di banca in banca, di Paese in Paese. Oggi, tutto si vede in pieno giorno. Si alza il sipario: è l’annientamento del Povero e del debole, è la fuga dei capitali! Ma dove saranno al sicuro? Tutto si annienterà!

E quei grandi uomini, che vogliono?

Vogliono ridurre le popolazioni affamandole... ma il Mondo intero morirà di fame, di sete e di mancanza d’aria, per causa dell'effetto serra, provocato volontariamente, vuotando le riserve naturali di petrolio, senza favorire la distribuzione dei carburanti naturali.

Dal punto di vista umano, il 50 per cento delle popolazioni stanno per scomparire forzatamente perché il Pianeta è sovrappopolato. (Si pensi alla scomparsa delle bambine in Cina, prima della nascita  o subito dopo)
TUTTO MUORE.

È cosi che nacque Mosè! Contro la Legge degli uomini, l'Egitto lo salvò. DIO si ricorda sempre di colui che va in aiuto del Suo Popolo. E l’Egitto sarà per DIO, come Israele che accolse il Salvatore.

Está cerca el día del Señor! El sol y la luna se oscurecen, las estrellas retiran su resplandor.

Luna de Sangre

Segunda parte del mensaje de Nuestra Señora del Pozo (primera parte)
Pasando el gran eclipse [27/7/2018] de la luna roja, siete días después, la Tierra entera será magnetizada e imantada. Es decir, tendrá una fuerza de atracción sobre sí misma, y habrá un movimiento inusitado del eje de la Tierra y los ejes que actúan como cinturones sobre ella.
Por lo tanto, habrá muchas cosas muy fuertes en las áreas donde hay mucha fuerza volcánica, y reconcentración de la fuerza teutónica en las placas, que ya no pueden sostener el peso que acarrean sobre sí mismas estas fuerzas
Fuerzas que ocasionarán grandes disturbios, no solamente en la cuestión de catástrofes naturales, sino también en el sentido de supervivencia de los animales, sobre todo en las aves, que son las más sensibles cuando un acontecimiento en la naturaleza se va a manifestar
Ocho días después de que suceda este acontecimiento de la luna roja y del eclipse total lunar, dice La Virgen que tratemos de no viajar si no es necesario, y que en el momento en que se dé el eclipse debemos orar, por lo menos 1 hora, y pedirle a Dios perdón por nuestros pecados, porque éstos traeran graves consecuencias a las madres que esten gestando desde cuarto al sexto mes de embarazo.
Despertarán las plagas que están dormidas debajo de la tierra, en zanjas que están a profundidades mayores de 500 metros.
Empezará a suceder cuando las aves se retiren del mar, y en algunas partes las olas vuelquen sobre las playas más visitadas y más turísticas, de más llamamiento, con más atracción, lugares donde hay más pecado y no hay arrepentimiento ni oración.
Esos lugares no sobrevivirán a todas estas cosas.
Habrá grandes cambios dentro de la Iglesia, dice nuestra Madre… (no alcanzo a entender perfectamente sus palabras, pero en este momento estoy en una locución interna, tratando de entender sus palabras, porque ya no la veo, pero ella sigue hablando), y dice…
… vosotros queridos hijos debeis conservar una vida llena de pureza en vuestras conversaciones.
Cuando os llegue un pensamiento impuro, imprevistamente, sin previo aviso. os protegeréis entregándoselo al Corazón de Mi Hijo Divino, y cúbranlo con la Preciosa Sangre de vuestro Señor Jesucristo.
De esta manera, también podréis frenar los ataques de los brujos, de los hechiceros, de los masones, de la fuerza de la mente del anticristo.
¡Es la hora de que revisen lo que tienen en cada lugar, en cada comunidad, en cada grupo, lo que tienen para sobrevivir a los tiempos finales!
Porque a partir de la luna roja del gran eclipse, de sangre de la luna roja, el que anunció el profeta Joel, comienza el silencio de Mi Padre, vuestro Padre, y por consecuencia el silencio de los profetas.
Los que hablarán, ahora, en el mundo serán los falsos profetas que traen el espíritu del diablo y del error para confundir a muchos. Si no oran los sacerdotes y los religiosos, muchos de ellos serán confundidos, porque creerán, creerán verdaderamente que todo lo que se está diciendo, que todo lo que se está promoviendo es bueno.
No todo es bueno, queridos hijos, hay maldad en el mundo y hay cizaña que el Enemigo ha sembrado, pero él sabe que su derrota está cerca. Él sabe que su fuerza no prevalecerá contra aquellos hijos Míos que tienen el tiempo dedicado a levantar sus manos con el Rosario en alto. Yo os he visto. Yo los he visto, a ellos, con Mis ojos, cuando levantan el Rosario, con sus brazos extendidos en forma de cruz!
Se asemejan, entonces, a mi hijo Jesús Crucificado, y están ofreciendo en ese acto, en ese sacrificio, su corazón.
Y la Madre lo toma como un corazón muy querido, y vuestra Madre lo toma, y lo cuida, y lo protege, y como el corazón de un niño, que apenas empieza a latir, que empieza a latir, a sentir la fuerza de los sentimientos y las emociones.
Yo soy vuestra Madre de la Consolación, Señora del Buen Camino, Abogada de los pobres y los desamparados.
Estad pendientes de cada una de las palabras que os transmito en este mensaje para toda la Humanidad, porque el eclipse de la luna roja es el principio de lo que ha dicho el profeta Joel, en la Sagrada Escritura, que el Dia de la Justicia y que el Día del Señor está cerca.
Por lo tanto, no permanezcan en la ignorancia, porque esa es el arma, cuando ustedes guardan silencio y no se lo comunican a vuestros familiares y a los que están cerca, cuando no hablan con la verdad, cuando en vuestra vida no viven de acuerdo a la verdad; entonces, no sois sinceros seguidores del Señor, que os ama y os bendice hoy con la bendición de San José y el niño Jesús; tengáis paz
Amén, amén, amén.
Ave María Purìsima sin pecado concebida.
Ave María Purísima sin pecado concebida.
Ave María Purísima sin pecado concebida.