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sabato 28 luglio 2018

La storia di un matrimonio singolare

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BEATA ELISABETTA CANORI MORA
un amore fedele tra le mura di casa
biografia
PAOLO REDI - 1994, Città Nuova Editrice Via degli Scipioni, 265 - 00192 Roma
Con approvazione ecclesiastica

PREFAZIONE

«Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte? E Gesù gli rispose: Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette». (Mi 18, 21)

Una donna che viene da lontano

è vissuta due secoli fa, e questo sembra rendere lontana e sbiadita la sua figura. Cosa può dire alle donne e alle spose di oggi, la storia di una donna e sposa vissuta in Roma tra la fine del '700 e gli inizi dell'800? Forse nulla, o quasi. è trop-po distante e lontana. è vissuta in un'epoca che aveva menta-lità, cultura, abitudini troppo diverse dalle nostre. Per i gio-vani di oggi, le persone che hanno superato i 40 anni sono già dei «trapassati» o dei «dinosauri». Da questo punto di vista Elisabetta è separata da noi da una distanza stellare!

Eppure Elisabetta parla con la sua vita, e la sua voce giunge a noi limpida e chiara. Cambiano gli abbigliamenti, le pettinature, le abitudini delle «ragazze di buona famiglia» e il bon ton. Ma i sentimenti non cambiano. L'amore è sempre uguale; e le storie d'amore si rassomigliano tutte. Sotto il pe-plo, i cenci della mendicante, gli abiti dimessi della donna del popolo, i vestiti sfarzosi della regina, gli abiti firmati o il pret-à-porter della ragazza di oggi, il cuore batte sempre allo stesso modo, perché l'amore non ha data. E anche il tradi-mento si ripercuote nella vita delle persone sempre allo stesso modo: con le stesse amarezze e lo stesso senso di morte.

La storia di Elisabetta Canori è la storia di una donna tradita. Il suo uomo, Cristoforo Mora, l'aveva conosciuta quando Elisabetta aveva 20 anni e lui 22. Il giovane e pro-mettente avvocato se ne innamora a prima vista. Lei è bella, elegante, fine, colta, di sentimenti profondi e di una religio-sità sincera senza bigottismi. La chiede subito in sposa, e po-chi mesi dopo, con il consenso delle due famiglie, sono mari-to e moglie. Un vero matrimonio d'amore, anche se venato, da parte di Cristoforo, da un senso di eccessiva possessività e di accentuata gelosia. Giunge a impedirle di vedere i genitori perché la vuole tutta per sé; le proibisce di lavorare d'ago per-ché non rovini le sue belle mani; e al ritorno dalle feste spes-so la rimprovera perché troppa gente le ronzava attorno. Eli-sabetta deve essere tutta e solo sua. Dopo pochi mesi resta in-cinta, e Cristoforo segue la gravidanza con tenerezza e trepi-dazione. Nasce una bimba, ma nonostante le cure del suoce-ro, noto e affermato medico, la piccola vive solo pochi giorni. è il primo grande lutto che si abbatte su quella coppia felice. Ma da quel momento la sofferenza entra come ospite sgradito e indesiderato nella loro casa e vi prenderà stabile dimora: non la abbandonerà più.

L'idillio dura appena due anni. Elisabetta si accorge del cambiamento di Cristoforo. Non è più quello di prima. Chie-de spiegazioni; e lui la rassicura: sono preoccupazioni, nervo-sismi, assenze causate dalla professione. Ma il suo intuito di donna - confermato da voci di persone che dimostrano di es-sere bene informate su quello che sta avvenendo - le danno la certezza: Cristoforo ha un'altra donna. La conferma viene nel momento in cui è per la seconda volta incinta. Per lei è una mazzata. Non sa cosa fare. Tiene per sé il segreto, pen-sando che la cosa finisca. Cristoforo ha qualcosa di infantile.

La sua possessività e la sua gelosia ne sono una conferma. Ed Elisabetta si illude che dopo questa sbandata le cose ritorne-ranno come prima. Ma Cristoforo sembra letteralmente stre-gato. Ha incontrato una donna del popolo che è riuscita a le-garlo a sé, e che lo sta portando alla rovina.

Iniziano così i primi sette anni di tormenti, di speranze deluse, di attese senza rientri. Continuano a vivere insieme; e avranno ancora tre figlie, di cui solo due sopravvivranno. Eli-sabetta non si arrende: ritorna sull'argomento, discute, rim-provera, supplica, richiama il marito al senso di responsabi-lità, moltiplica le sue attenzioni. Ma inutilmente. Solo una volta, dopo una lunga malattia in cui Elisabetta ha dimostra-to tutta la sua dedizione e il suo amore, Cristoforo sembra de-ciso a ritornare alla sua famiglia. Ma è una promessa che non ha seguito. Appena guarito riprende la relazione con quella donna.

La donna fedele nel tradimento

Nonostante questa nuova delusione Elisabetta continua ad essergli fedele e ad amarlo. Ha capito fino in fondo che co-sa significa «sposarsi nel Signore»: sa che Dio le ha affidato Cristoforo e che lei ha la responsabilità di portarlo a salvezza. Resiste anche al consiglio del confessore che le suggerisce di separarsi. Non può abbandonarlo, perché Dio glielo ha affida-to. Quando ha promesso di amarlo per tutta la vita, ha preso sul serio queste parole. E quando le hanno detto che avrebbe dovuto amare Cristoforo «come Cristo ama la Chiesa», ha ca-pito che l'amore va oltre il gusto di stare insieme. è un impe-gno che non finisce mai. neppure quando l'altro rifiuta di la-sciarsi amare, neppure quando abbandona la casa e si allonta-na alla ricerca di nuove avventure, e ama altre donne. Il mo-dello è quello del Padre celeste, che ama anche quando il fi-glio decide di andarsene dalla casa paterna e sperpera tutto il suo patrimonio. è quello che Cristoforo sta facendo. Elisabetta sa che deve continuare a volergli bene e che deve lavorare per riportarlo alla sua famiglia e a Dio. Non sa ancora come. Ma è certa che questa è la missione che Dio le ha affidato. E questa convinzione la accompagnerà per tutta la vita.

Ma come può salvare la persona che ogni giorno si al-lontana sempre di più e che respinge ogni sua offerta e ogni suo intervento? Oggi sembrerebbe normale rivolgersi ad un consultorio, o a persone specializzate per chiedere consiglio o per iniziare con esse una analisi o una terapia d'appoggio, per essere aiutati a ricostruire un equilibrio interiore e una pro-pria identità nella situazione del tradimento.

Elisabetta seguirà un'altra via. O meglio. Sarà Dio stes-so a prenderla per mano e a condurla per una via assoluta-mente nuova, che la porterà a ricostruire il rapporto d'amore con il suo Cristoforo.

La logica degli uomini e la logica di Dio

I cristiani continuano a parlare di fedeltà; ma quando si racconta loro il modo in cui Elisabetta ha vissuto la fedeltà, molti di essi scuotono il capo. Perché anche tra di loro conti-nua a resistere la mentalità del mondo che presenta l'uomo infedele in modo simpatico o almeno tende a scusarlo. Si dice che è un uomo che non si chiude nel ristretto mondo del ma-trimonio, che sa conservare il gusto della conquista, che con-serva la freschezza e lo slancio di chi non si lascia dominare dalla noia e dalla routine quotidiana, che ha forza e fantasia e si butta con entusiasmo in nuove relazioni affettive. è l'uo-mo della novità, che sa rilanciare la sua vita quando si accor-ge che si sta spegnendo, o che non si accontenta di quello che ha, e va come un esploratore alla ricerca di prede e di terreni umani nuovi.
E accanto a questa figura maschile aitante e intrapren-dente, continua a resistere lo stereotipo della donna tradita che piange, si dispera, si consuma nell'attesa: la donna che è simile all'edera che vive finché si appoggia alla vita solida dell'uomo; ma che si affloscia, si ripiega su di sé e muore ap-pena da lui si distacca.

Elisabetta cancella e supera questi schemi. Il marito si innamora di un'altra, e la tradisce per tutta la vita. Dopo il primo inevitabile smarrimento non si ripiega su se stessa, e non si abbandona al canto triste della «malmaritata»; ma si rimbocca le maniche e costruisce una vita nuova per sé, per le figlie e per lo stesso marito. Non si compiange, non elemosi-na compassione, non lotta contro chi le ha rubato il marito, perché sa che a quel livello è ormai perdente. Mette in atto una strategia nuova che è Dio stesso a suggerirle, e col Suo aiuto apre una strada che la ricongiungerà al suo Cristoforo. Si ritroveranno uniti in questo cammino anche se a livelli di vita più alti e in tempi diversi. è un cammino nuovo, diffici-le, faticoso, pieno di rinunce e di sofferenza; ma sereno, come è sereno un mattino di primavera, quando il sole dà vita e ca-lore e il cielo è terso e rende bella e luminosa la vita, anche se è tutta in salita.

Elisabetta esce dagli scenari costruiti dall'uomo e accet-ta di entrare in un orizzonte nuovo, con paesaggi costruiti se-condo la logica di Dio. Non le è stato facile, come non è stato facile ad Abramo lasciare tutte le sue sicurezze e iniziare un cammino verso terre sconosciute. Ma come Abramo, anche Elisabetta è certa di giungere alla terra promessa e di ritro-varsi col suo Cristoforo, perché in questo cammino ha Dio stesso come guida. Si affida a Lui e si lascia condurre per stra-de spesso incomprensibili. Sa che le vie e i pensieri di Dio di-stano da quelli degli uomini quanto i cieli distano dalla terra. Ha accettato di fare il salto di qualità che la fa entrare nella «pazzia di Dio». Ma sa che accettando la proposta di Dio co-struirà una donna «nuova» e riconquisterà l'uomo che la tra-disce. Potrà così ritessere con lui un rapporto nuovo, più profondo, definitivo.

Una fedeltà nuova per un rapporto nuovo

Dopo sette anni di tradimento e di inutile attesa, avvie-ne qualcosa che cambia profondamente la vita di Elisabetta. Giunge al termine della sua ultima gravidanza. è la quarta in otto anni di matrimonio. Forse lo stress fisico, ma ancor più la sofferenza morale la fanno cadere in una malattia che la costringe a letto per nove mesi. I medici non sanno come cu-rarla. All'improvviso sembra riprendersi e invece ricade in una prostrazione fisica che la porta alle soglie della morte. Le portano l'estrema unzione e il viatico, perché tutti sono or-mai convinti che non ci sia più nulla da fare se non preparar-la al passo estremo. E invece questa è l'ora dell'appuntamen-to con Dio.

Dio aspetta il momento in cui tutto sembra perduto per ricominciare tutto da capo. Il punto di partenza è sem-pre il deserto. Anche per Elisabetta. Non ha più nulla. Il marito la tradisce; due figlie sono morte, e non è in grado di accudire alle altre due; in casa non conta nulla, anzi le rim-proverano di essere la causa della vita dissoluta del marito; la stessa servitù la deride. Sembra una donna ormai finita: svuotata e senza futuro, ridotta ad una larva umana. E inve-ce è il deserto in cui incontra Dio. (La stessa cosa avverrà vent'anni dopo a Cristoforo). La malattia che l'ha afflitta è misteriosa, come misteriosa è la guarigione. Dio sta inizian-do in lei la sua opera. Elisabetta ha una visione. E in questa visione un dardo infuocato la colpisce al cuore. Si sente per-vasa dalla presenza misteriosa del Dio amante che riempie totalmente la sua vita. è una gioia che non ha mai provato: un riflesso della beatitudine stessa di Dio nel suo piccolo cuore di donna. Sente che Dio la chiama ad una missione particolare e che le è vicino per aiutarla a portarla a termi-ne. Si abbandona totalmente a Lui, e con Lui inizia il cam-mino.


Le strade divergenti che si ricongiungono in Dio

Da questo momento le vie di Elisabetta e di Cristoforo sembrano separarsi: l'uno infatuato della sua amante ed Eli-sabetta proiettata tutta in Dio. Invece è l'inizio della ricostru-zione del loro rapporto.
Cristoforo continua la relazione; e da questa storia rac-coglie frutti amari. La sua immagine pubblica viene offuscata dalla relazione adulterina; la perdita di reputazione influisce negativamente sulla sua affidabilità di professionista; inizia - sotto la pressione dell'amante - speculazioni sbagliate che lo riducono sul lastrico, con ripercussioni economiche pesanti anche sulla sua famiglia; subisce un processo; viene escluso dall'eredità dalle sorelle. E in tutte queste vicende Elisabetta continuerà a restargli vicina con il suo amore e anche con il suo aiuto concreto.

Continua a vivere con lui, ma la sua vita percorre una via tutta diversa. Ha accettato di camminare per la strada che Dio ha preparato per lei. Non è la via della fedeltà che atten-de con pazienza il ritorno del guerriero. Ma è una via di fe-deltà nuova. Nessun consultorio o professionista sarebbe ca-pace di proporla e soprattutto di sostenerla. Solo avendo Dio come consulente e come terapeuta è possibile iniziarla e por-tarla a termine. Vivrà giorno per giorno quello che Dio le chiede. è un Dio esigente, ma che non si lascia vincere in ge-nerosità. Passa ore e ore in preghiera; è arricchita di grazie speciali e di doni straordinari; gode la gioia dell'estasi; parte-cipa in visione a momenti della vita del Cristo; è dotata del dono delle guarigioni, della preveggenza, del consiglio, della bilocazione.

Una donna nuova per un rapporto nuovo

Ma tutto questo non la estranea dalla vita di ogni gior-no. Dio non ha la gelosia e la possessività dell'uomo. Al con trario, quanto più è amato, tanto più dilata il cuore della creatura che lo ama e lo rende capace di un amore ancor più generoso e profondo. Elisabetta in questo rapporto con Dio acquista uno straordinario equilibrio che le permette di vivere intensamente l'estasi e la vita di famiglia, le visioni e il suo lavoro di «camiciaia» per pagarsi l'affitto e mantenere le fi-glie, il dono della guarigione e l'impegno faticoso con i poveri e gli ammalati, il dono della preveggenza e del consiglio e l'ubbidienza assoluta al confessore. Ma soprattutto vive con più intensità l'amore per Cristoforo, e ha la forza di non ab-bandonarlo anche quando continua a deluderla con promesse che non mantiene. Anzi, si sente ancor più unita e responsa-bile del suo destino. La casa è sempre aperta, per lui. E quan-do lascia le due stanzette e la soffitta in cui viveva con le fi-glie e riesce a trovare una sistemazione più dignitosa, la pri-ma preoccupazione è di attrezzare uno studio dove Cristoforo possa esercitare la sua professione. Cristoforo sembra vivere distrattamente con loro, come chi ha il cuore e la testa altro-ve; ma lei non smette di metterlo al corrente e di chiedere il suo parere per ogni decisione che prende per sé e per le figlie: è sempre suo marito e deve sapere tutto. Così lo rende parte-cipe della vita della famiglia.

In realtà Cristoforo è colpito da questa forza interiore e da questa generosità; e osserva con stupore il cambiamento e i fatti straordinari che avvengono nella vita di Elisabetta. Ma non sa ancora decidersi a cambiare vita. Continua a mantene-re la posizione di chi sta alla finestra, e si accontenta di guar-dare senza mai entrare nei fatti. è ancora legato alla sua amante: ma Elisabetta lavora su di lui, irradiando su di lui la bellezza che le viene dal contatto con Dio. Cristoforo la vede sempre più trasfigurata nella luminosità di Dio, e nello stesso tempo sempre più innamorata di lui e delle figlie. Sente che la sua Elisabetta sta vivendo una vita straordinaria. E poco alla volta ne resta affascinato. Quando l'ha sposata era stato preso dalla sua bellezza; e ora si accorge che c'è in lei una nuova bellezza che nasce e cresce e si irradia diventando il punto di riferimento di tante persone che si rivolgono a lei per consiglio, per conforto, per aiuto.

In una delle ultime misteriose malattie di Elisabetta, Cristoforo passerà al suo capezzale ore ed ore. Parlano; ma più frequenti sono i silenzi. Per Elisabetta sono silenzi pieni di gioia per la presenza del suo Dio e del suo Cristoforo; per Cristoforo sono momenti di riflessione e di pentimento, in cui incomincia a risentire l'eco lontana della Sua voce. Elisa-betta lo sta trascinando insensibilmente nella direzione della mèta a cui lei è ormai quasi giunta. Ma la distanza che li divi-de è molto grande. Il problema ormai non è più la sua vici-nanza alla donna di cui si è innamorato e per la quale ha tra-dito Elisabetta per tutta la vita; ma è la sua distanza da Dio. è là che Cristoforo ritroverà la sua Elisabetta e si riunirà a lei per sempre.

Sulla stessa strada, verso la stessa mèta

Il cammino di Cristoforo incomincia dopo la morte di Elisabetta. E come è avvenuto per Elisabetta, anche lui inco-mincia dal deserto di cose e di persone; ma ha il vantaggio di avere davanti a sé l'esempio della sua Elisabetta e dentro di sé la sua presenza invisibile. Non si era lasciato prendere da lei quando era viva. Ora invece Elisabetta può finalmente prenderlo per mano e guidarlo per quella strada che lei per prima ha percorso. Anche le figlie gli stanno vicino, quelle fi-glie che nel passato aveva trascurato e che la madre aveva continuato ad educare nel rispetto del padre. Una è sposa feli-ce con un bimbo; l'altra è entrata nella vita religiosa. Ad una di esse che lo invitava a regolarizzare la sua situazione con la donna per la quale aveva tradito la mamma per tutta la vita, confida che anche lei è morta. Ora è solo. La decisione di cambiar vita è sincera, anche se è duro cambiare mentalità e abitudini. Si aggrappa col pensiero alla sua Elisabetta e da lei trae forza per restare fedele al proposito di conversione. Porta sempre con sé un suo ritratto e piange al pensiero delle soffe-renze che ha fatto patire alla donna che lo ha atteso per tutta la sua vita.
Inizia una vita di preghiera e di penitenza. Accetta l'amarezza della solitudine, il vuoto di affetti, l'umiliazione della povertà, la durezza delle rinunce. Per unirsi ancor più alla sua Elisabetta chiederà di essere accolto nel terz'ordine dei Trinitari, per vivere la sua stessa spiritualità. Poco alla volta matura l'idea di farsi religioso. Entra tra i Minori Con-ventuali. Viene ordinato sacerdote. Vive nell'umiltà, nel na-scondimento, nell'ubbidienza. Viene additato come esempio di religioso perfetto e gli vengono affidati i giovani frati per la loro educazione religiosa e teologica. Accetta tutto quello che gli chiedono di fare. Ormai la sua vita non è più sua, ma di Dio. è diventato come Elisabetta, e così diventa finalmen-te «uno» con lei. Per sempre.
Morirà a 72 anni in concetto di santità. Il suo cammino di conversione è durato quasi quanto il cammino di Elisabet-ta, vent'anni.


La storia di un matrimonio singolare

Si erano sposati nel gennaio 1796. Cristoforo inizia a tradirla l'anno seguente. Sette anni dopo, nel 1803, Elisabet-ta viene chiamata da Dio, e per 22 anni percorrerà il cammi-no da Lui indicato, fino al 1825, anno della sua morte. è il cammino che la trasforma e la rende donna «nuova» anche agli occhi di Cristoforo. Cristoforo se ne innamora di nuovo, e si riunisce in modo nuovo a lei percorrendo la sua stessa strada. Anche per lui sarà un cammino che durerà 20 anni, fi-no alla morte, avvenuta nel 1845. E al termine si ritroveran-no insieme, in Dio.
Possiamo dire che la loro è una storia in tre tempi. Il primo, breve, in cui godono insieme un amore felice. Il secon-do, lungo 27 anni, in cui Cristoforo si abbandona al tradi-mento ed Elisabetta invece inizia e porta a termine la fatica di una ricostruzione della sua personalità, lasciandosi plasma-re da Dio. Il terzo, lungo 20 anni, in cui Cristoforo, dopo aver riscoperto la nuova Elisabetta, se ne innamora per la se-conda volta e vive con lei la fatica della ricostruzione della sua vita e della sua personalità. I tempi sono sfasati. Ma il ri-sultato è ottenuto. Elisabetta non avrà la consolazione di ri-congiungersi al suo sposo in terra; ma avrà il conforto di aver costruito con lui un rapporto molto più profondo e duraturo: quello che due sposi raggiungono camminando sulla stessa strada che porta a Dio, e vivendo nella gioia della contempla-zione del suo Volto. Per l'eternità.



P Giordano Muraro O.P