martedì 20 marzo 2018

Il Vero Terzo Segreto

Fàtima
Foto:
"Sub tuum praesìdium confùgimus, sancta Dei Génitrix:
nostras deprecationes ne despicias in necessitàtibus nostris
sed a periculis cunctis lìbera nos semper Virgo, gloriosa et benedicta"

La Perdita della Fede

Nel 1984, il Vescovo di Fatima, Cosme do Amaral, confermò che il Terzo Segreto non riguardava una guerra atomica o la fine del mondo, ma piuttosto la Fede Cattolica, e specificamente la perdita della Fede in tutta Europa (come minimo). (Vedi citazione in “testimonianze pubblicate: Il Vescovo di Fatima (10 settembre 1984”.)
Nella sua terza memoria, completata nell’agosto del 1941, Suor Lucia affermò che il Segreto di Fatima è diviso in tre parti distinte, dopo di che ella mise per iscritto, per la prima volta, le prime due parti del Segreto. Ella scrisse: “Il segreto è composto di tre parti distinte, due delle quali mi accingo a rivelare.”1 Ella sentiva che “è giunto il momento di rivelare le prime due parti del Segreto.”2 Tuttavia, ella non scrisse nulla riguardo alla Terza Parte del Segreto, poiché non aveva ricevuto dal Cielo il permesso di rivelarla.
Nella sua quarta memoria, scritta tra l’ottobre e il dicembre 1941, Suor Lucia copiò le prime due parti del Segreto dal testo della sua terza memoria, ma aggiunse una frase di cui non vi è traccia nella terza memoria. Suor Lucia fornì la prima frase del Terzo Segreto, inserendo nella sua quarta memoria le parole “In Portogallo, si conserverà sempre il dogma della fede ecc.” Questa frase non appare in nessuna sua precedente memoria. Suor Lucia la aggiunse di proposito nella sua quarta memoria per indicarci cosa riguardasse la parte finale del Segreto.
Nel 1943, dopo aver ricevuto la richiesta del Vescovo da Silva di mettere per iscritto il testo del Terzo Segreto, Suor Lucia trovò il compito assai arduo. Ella dichiarò al Vescovo che non era assolutamente necessario mettere nero su bianco il testo “perché, in un certo qual modo, ella ne aveva già parlato.” Suor Lucia si stava molto probabilmente riferendo alla frase aggiunta nella sua quarta memoria: “In Portogallo, si conserverà sempre il dogma della fede ecc.”
La Frase “In Portogallo, si conserverà sempre il dogma della fede ecc.” è una promessa che la vera Fede sarà conservata in quella nazione, anche se nella sua vaghezza essa non afferma da chi. Ma se in Portogallo la vera Fede sarà preservata, cosa accadrà al resto del mondo? Il Padre portoghese Messias de Coelho ne ha concluso che “questa allusione, così positiva riguardo a ciò che avverrà tra noi, ci suggerisce che attorno a noi le cose andranno diversamente…”
Padre Alonso, l’archivista ufficiale di Fatima, disse questo riguardo al Terzo Segreto:
“‘In Portogallo, si conserverà sempre il dogma della fede’: la frase implica, in modo del tutto chiaro, una condizione critica per la Fede, che verrà provata da altre nazioni, ovverosia una crisi della Fede; laddove invece, il Portogallo conserverà la propria.”3
Nel periodo che precede il grande trionfo del Cuore Immacolato di Maria, accadranno cose terribili. Quest’ultime formano il contenuto della terza parte del Segreto. Quali sono queste “cose terribili”?
Se ‘in Portogallo, si conserverà sempre il dogma della Fede,’ … se ne può chiaramente dedurre che in altre parti della Chiesa questi dogma diverranno oscuri o saranno addirittura persi del tutto.4
E’ pertanto decisamente possibile che in questo periodo intermedio in cui ci troviamo (tra il 1960 e prima del trionfo del Cuore Immacolato di Maria), il testo faccia espliciti riferimenti alla crisi della Fede della Chiesa ed alla negligenza degli stessi pastori.5
Una conclusione sembra quindi fuori di dubbio: il contenuto della parte non pubblicata del Segreto non si riferisce a nuove guerre o a sconvolgimenti politici, bensì ad avvenimenti di tipo religioso ed interni alla Chiesa, i quali per loro stessa natura sono decisamente più gravi.6
Fonti credibili della Chiesa hanno confermato le conclusioni di Padre Alonso riguardo al Terzo Segreto, ovvero che esso riguardi una perdita della fede senza precedenti, un’apostasia, dalla quale il Portogallo verrà risparmiato. Nel 1984, il Vescovo di Fatima disse: “la perdita della Fede in un continente è peggiore dell’annientamento di una nazione; ed è un fatto che la Fede stia continuamente diminuendo in Europa.” E nella sua intervista del 1984 a Vittorio Messori, il Cardinale Ratzinger confermò queste affermazioni, affermando che la parte finale del Segreto parla di “pericoli che minacciano la fede e la vita dei Cristiani, e pertanto del mondo”.
Infine, sappiamo che il compimento della profezia del Terzo Segreto ha cominciato a realizzarsi nel 1960, perché quando a Suor Lucia fu chiesto il motivo per cui il Terzo Segreto avrebbe dovuto essere rivelato non più tardi del 1960, ella rispose “perché sarebbe stato più chiaro per allora”. Dal 1960 ad oggi abbiamo assistito al compiersi della profezia del Terzo Segreto sotto i nostri occhi, ed è ovvio che sin da allora il mondo abbia sofferto sempre più una terribile perdita della fede.
La Negligenza dei Pastori
Nel suo libro Il Segreto di Fatima, Fatti e Leggende pubblicato nel 1976Padre Alonso aggiunse alla sua ipotesi che il Terzo Segreto riguardi la crisi della Fede all’interno della Chiesa, il convincimento che esso parli anche della negligenza dei pastori, specialmente quelli della più alta gerarchia: “e’ pertanto assai del tutto probabile”, disse, “Che il testo (del terzo segreto) faccia riferimenti concreti alla crisi della fede all’interno della Chiesa ed alla negligenza degli stessi pastori”. Egli parlò anche di “conflitti interni al cuore stesso della Chiesa e di grave negligenza pastorale da parte della più alta gerarchia”, e di “manchevolezze della gerarchia più alta della Chiesa”.
Padre Alonso disse anche che:
… La parte non pubblicata del testo parla di circostanze concrete? E’ assai possibile che esso parli non solo di una vera crisi della fede all’interno della Chiesa durante questo periodo transitorio ma che, proprio come il Segreto di La Salette ad esempio, esso contenga riferimenti concreti ai conflitti interni dei Cattolici o alla caduta dei sacerdoti e dei religiosi. Forse si riferisce persino ai fallimenti della gerarchia più alta della Chiesa. Per quanto ne so, niente di tutto ciò è alieno ad altre affermazioni di Suor Lucia sull’argomento.7
Dopo Suor Lucia, Padre Alonso è stato l’autorità principale su Fatima. Egli si è incontrato spesso con Suor Lucia, e le ha fatto molte domande mentre lavorava al proprio, importantissimo studio su Fatima. E’ pertanto certo che Padre Alonso, si sarebbe consultato preventivamente con Suor Lucia prima di rilasciare tali coraggiose affermazioni riguardo al contenuto del Terzo Segreto. E se Padre Alonso si fosse sbagliato nelle sue conclusioni, è certo che Suor Lucia lo avrebbe informato, poiché ella non ha mai esitato a correggere qualunque affermazione fatta da prelati o da altri autori riguardo a Fatima, qualora fosse erronea.
Nel giugno del 1943 Suor Lucia si ammalò seriamente di pleurite, e questo allarmò il Canonico Galamba ed il Vescovo da Silva, preoccupati che ella morisse senza prima aver rivelato il Segreto finale. Il Canonico Galamba convinse più tardi il Vescovo da Silva a suggerire a Suor Lucia di mettere per iscritto il Terzo Segreto. Tuttavia, Suor Lucia non fu in grado di compiere quel gesto così importante basandosi solo su un suggerimento del Vescovo. L’assenza di un ordine esplicito da parte del vescovo la preoccupava assai, e Lucia non voleva prendersi la responsabilità per una tale iniziativa.
A metà ottobre del 1943, il Vescovo da Silva dette finalmente l’ordine formale a Suor Lucia di mettere per iscritto il Terzo Segreto. Lucia tentò di obbedire all’ordine del Vescovo, ma non fu in grado di farlo per i successivi due mesi e mezzo. Da metà ottobre 1943 fino agli inizi di gennaio 1944, Suor Lucia non riuscì ad obbedire all’ordine formale di scrivere il Terzo Segreto da un’inspiegabile angoscia che l’attanagliava. Infine, il 2 gennaio 1944, la Madonna le apparve per darle la forza e confermarle che era il volere di Dio che ella mettesse nero su bianco il Segreto. Fu solo allora che Suor Lucia fu in grado di rivelare la parte finale del Segreto. Commentando le sue difficoltà, Padre Alonso chiese:
Pertanto, come dobbiamo interpretare la grande difficoltà trovata da Suor Lucia nello scrivere la parte finale del Segreto, quando ella aveva già messo per iscritto altre cose assai difficili da scrivere? Fosse stata solo una questione di profetizzare nuovi e severi castighi, Suor Lucia non avrebbe avuto problemi così grandi da essere risolti solo grazie all’intervento del Cielo. Ma se si fosse trattato di un problema di attriti interni alla Chiesa e di serie negligenze pastorali da parte dei membri più alti della gerarchia, possiamo ben comprendere il motivo per cui Lucia ebbe una ripugnanza tale che fu quasi impossibile da superare, con mezzi terreni.8
Foto:

La Battaglia Decisiva tra la Madonna ed il Diavolo
Nella sua intervista del 1957 con Padre Fuentes, Suor Lucia parlò di una battaglia decisiva tra la Beata Vergine Maria ed il diavolo. Anche se non evidente come le summenzionate crisi della Fede e negligenze pastorali, questo terzo tema appare frequentemente nelle affermazioni di Suor Lucia. Ma cosa intende esattamente per “battaglia decisiva”?
Nella sua intervista con Padre Fuentes, Suor Lucia discute su questo tema, affermando:
“Padre, il diavolo è in procinto di ingaggiare una battaglia decisiva contro la Beata Vergine. E il diavolo sa cos'è che più di tutto offende Dio e che gli procurerà in breve tempo il maggior numero di anime. Così il diavolo fa di tutto per avere la meglio sulle anime consacrate a Dio, perché sa che in questo modo, le anime dei fedeli, lasciate senza guida, cadranno più facilmente nelle sue mani.
Ciò che offende soprattutto il Cuore Immacolato di Maria e il Cuore di Gesù è la caduta delle anime dei religiosi e dei sacerdoti. Il diavolo sa che per ogni religioso o sacerdote che rinnega la sua santa vocazione, molte anime sono trascinate all'inferno... il diavolo brama di impossessarsi delle anime consacrate. Cerca in ogni modo di corromperle, per addormentare le anime dei fedeli e condurle alla peggiore impenitenza.
"Padre, la Madonna non ha detto espressamente che ci avviciniamo agli ultimi giorni, ma me lo ha fatto capire per tre motivi. Il primo è perché Ella mi ha detto che il demonio è in procinto di  ingaggiare una battaglia finale contro la Vergine, dalla quale usciremo vittoriosi o sconfitti: per cui d’ora in avanti dovremo scegliere da che parte stare: o siamo con Dio, o siamo col diavolo. Non c’è altra possibilità
“Il secondo motivo è perchè Ella disse a me ed ai miei cugini, che Dio ci sta consegnando gli ultimi due rimedi per salvare il mondo: il Santo Rosario e la devozione al Cuore Immacolato di Maria. Questi sono gli ultimi due rimedi, e questo vuol dire che non ve ne saranno altri.
“Il terzo motivo risiede nei progetti della Divina Provvidenza, perché il Signore, prima di accingersi a punire il mondo, esaurisce tutti gli altri rimedi. Ora, quando Egli vedrà che il mondo non presta alcuna attenzione, allora come diciamo nel nostro modo imperfetto di parlare, Egli ci offre con una certa trepidazione l’ultimo strumento di salvezza: Sua Madre Santissima. Lo fa con una certa trepidazione perché, se disprezziamo e rigettiamo quest’ultimo strumento, non avremo altro perdono dal Cielo, perché avremo commesso quello che il Vangelo definisce come il peccato contro lo Spirito Santo. Questo peccato consiste nel rifiutare, apertamente e con pieno consenso e consapevolezza, la salvezza offertaci da Nostro Signore. Ricordiamoci che Gesù Cristo è un Figlio assai buono e che Egli non permette che si offenda e si disprezzi la Sua Madre Celeste. Abbiamo secoli e secoli di esempi chiarissimi, nella storia della Chiesa, di punizioni terribili per chi aveva attaccato l’onore della Santissima Madre di Dio, e questo dimostra quanto Nostro Signore Gesù Cristo abbia sempre difeso l’onore di Sua Madre.
“I due strumenti di salvezza per il mondo sono la preghiera ed il sacrificio. [Riguardo al Santo Rosario, Suor Lucia disse:] Guardi, Padre, la Santissima Vergine in questi ultimi tempi in cui noi viviamo ha dato una nuova efficacia alla recita del Rosario tale che non c'è nessun problema, non importa quanto difficile possa essere, temporale o soprattutto spirituale, nella vita personale di ciascuno di noi, delle nostre famiglie, delle famiglie di tutto il mondo o delle comunità religiose, o persino la vita dei popoli e delle nazioni, che non possa essere risolto con la preghiera del Rosario. Non c'è nessun problema, vi dico, non importa quanto può essere difficile, che noi non possiamo risolvere con la preghiera del Santo Rosario. Con il Santo Rosario santificheremo le nostre vite. Consoleremo Nostro Signore e otterremo la salvezza di tante anime.
“Infine, la devozione al Cuore Immacolato di Maria, la nostra Madre Santissima, consiste nel considerarLa quale sede della misericordia, della bontà e del perdono, e come porta sicura per entrare in Paradiso.”
Padre Alonso affermò che i testi dell’intervista di Padre Fuentes “non dicono niente che Suor Lucia non avesse già detto nei suoi numerosi scritti consegnati al pubblico.” In scritti successivi, Suor Lucia parlò di una campagna diabolica che veniva intrapresa. In una lettera alla sua amica, Madre Martins, dopo aver discusso la devozione del Rosario, ella scrisse: “Ecco perché il diavolo ha intrapreso una tale guerra contro di esso! E la cosa peggiore sta nel fatto che è riuscito a condurre all’errore ed ad ingannare delle anime che hanno una responsabilità assai pesante per via del posto che occupano…! Essi sono uomini ciechi che guidano altri uomini ciechi. …”
L’anno seguente Suor Lucia scrisse ancora a Madre Martins:
Quindi i piccoli opuscoli [riferendosi ad un testo scritto da Suor Lucia sul Rosario] rimarranno con le anime, come un’eco della voce della Madonna, per ricordare loro dell’insistenza con cui Ella ci ha raccomandato la preghiera del Rosario, così tante volte. E’ perché Ella sapeva già che sarebbero giunti questi tempi, durante i quali il diavolo ed i suoi alleati avrebbero combattuto così duramente questa preghiera, per sviare le anime dal Signore. E senza Dio, chi potrà mai salvarsi?! Per questo motivo dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per condurre di nuovo le anime al Signore.9
Infine, in una lettera indirizzata a Don Umberto Pasquale, un sacerdote assai devoto alla causa di Fatima, Suor Lucia scrisse:
… La decadenza in cui versa il mondo oggi giorno è senza ombra di dubbi la conseguenza della mancanza di spirito di preghiera. Prevedendo questo disorientamento, la Beata Vergine ha raccomandato la recita del Rosario con grande insistenza. E poiché il Rosario è la preghiera più adatta a preservare la fede nelle anime, dopo la liturgia della Santa Eucaristia, il diavolo le ha scatenato contro i suoi attacchi. Stiamo sfortunatamente assistendo ai disastri da lui causati.
… Dobbiamo difendere le anime contro gli errori che possono condurle lontano dalla strada maestra. … Non possiamo e non dobbiamo fermarci, né permettere che i figli dell’Oscurità, come dice Nostro Signore, diventino più saggi dei figli della Luce… il Rosario è l’arma più potente che ci difende nella battaglia.10
Il tema, ripetuto più e più volte in queste lettere, è quello che ci troviamo negli ultimi giorni e che il diavolo, pertanto, ha iniziato la sua ultima e più aggressiva battaglia per la conquista delle anime. Quindi, come ha spiegato Suor Lucia a Padre Fuentes, il Signore ci ha dato “l’ultimo strumento di salvezza, Sua Madre Santissima.” Pertanto Ella è impegnata in questa battaglia. La Beata Vergine è giunta a Fatima per darci anticipatamente un avvertimento ed il rimedio contro di esso.
Articoli Collegati:
Note:
1. Documentos, p. 219.
2. Dalla lettera di Suor Lucia a Padre Gonçalves, 31 agosto, 1941. Documentos, p. 445.
3. Padre Joaquim Alonso, La Verdad sobre el Secreto de Fátima (versione inglese), p. 70; citazione presa da Michel de la Sainte Trinité, Tutta la verità su Fatima, Volume III: Il Terzo Segreto, p. 687.
4. Padre Alonso, p. 80; Frère Michel de la Sainte Trinité, p. 687.
5. Padre Alonso, p.80; Frère Michel de la Sainte Trinité, p. 687.
6. Padre Alonso, p. 81; Frère Michel de la Sainte Trinité, p.687.
7. Padre Alonso, p. 80; Frère Michel de la Sainte Trinité, p. 705.
8. Padre Alonso, p. 82; Frère Michel de la Sainte Trinité, p. 707.
9. Uma Vida, pp. 390-91. Citato da Frère Michel de la Sainte Trinité, Tutta la Verità su Fatima, Volume III: Il Terzo Segreto, (Immaculate Heart Publications, Buffalo, New York, 1989) pp. 758-59.
10. Citazione de  L’Osservatore Romano in 1984, articolo intitolato Il Rosario è l’arma potente che ci difende nella battaglia. Riportato da Frère Michel de la Sainte Trinité, Tutta la verità su Fatima, Volume III: Il Terzo Segreto, (Immaculate Heart Publications, Buffalo, New York, 1989) p. 759.


Foto:
AVE MARIA PURISSIMA!

"Se c’è un messaggio nel quale è scritto che gli oceani inonderanno intere aree della terra, e che milioni di persone perderanno la vita repentinamente, da un minuto all'altro, allora veramente la pubblicazione di un tale messaggio non rappresenta più qualcosa di così desiderabile.”

Papa Giovanni Paolo II
a Fulda, Germania (1980)

Nell’ottobre del 1981, la rivista tedesca Stimme des Glaubins pubblicò un articolo riguardante una discussione avvenuta tra Papa Giovanni Paolo II ed un gruppo selezionato di Cattolici Tedeschi nel novembre del 1980. Ecco di seguito la trascrizione letterale di quella discussione:1
Testo del Rapporto Pubblicato
Venne chiesto al Santo Padre: “Che cosa ci può dire riguardo al Terzo Segreto di Fatima? Non avrebbe dovuto essere pubblicato nel 1960?”
Papa Giovanni Paolo II rispose: “Vista la serietà dei suoi contenuti, i miei predecessori al soglio pontificio preferirono la soluzione diplomatica del rimandarne la pubblicazione, in modo da non incoraggiare la forza mondiale del comunismo a fare certe mosse.
“D’altra parte, per ogni cristiano dovrebbe essere sufficiente il sapere questo: se c’è un messaggio nel quale è scritto che gli oceani inonderanno intere aree della terra, e che milioni di persone perderanno la vita repentinamente, da un minuto all'altro, allora veramente la pubblicazione di un tale messaggio non rappresenta più qualcosa di così desiderabile.”
Il Papa continuò: “Molti desiderano sapere solo per curiosità e per il gusto del sensazionale, ma dimenticano che la conoscenza porta con sé anche la responsabilità. Essi vogliono soltanto accontentare la loro curiosità, e questo è pericoloso se allo stesso tempo non si è disposti a fare nulla, e se si è convinti che sia impossibile fare alcunché contro il male.”
Il Papa a questo punto afferrò il Rosario e disse: “Ecco la medicina contro questo male! Pregate, pregate e non chiedete niente di più. Lasciate tutto il resto alla Madonna!”.
Venne quindi chiesto al Santo Padre: “Che cosa succederà alla Chiesa?”
Egli rispose: “Dobbiamo prepararci ad affrontare fra non molto grandi prove, le quali potranno richiedere persino il sacrificio della nostra vita e la nostra totale donazione a Cristo e per Cristo... Con la vostra e la mia preghiera sarà possibile mitigare queste tribolazioni, ma non è più possibile evitarle, perché un vero rinnovamento nella Chiesa potrà avvenire solo in questo modo. Quante volte già il rinnovamento della Chiesa è scaturito dal sangue! Neppure questa volta sarà diverso. Dobbiamo essere forti e preparati, confidare in Cristo ed in sua Madre, e recitare molto, molto assiduamente la preghiera del Santo Rosario.”

Che cosa significa

Quando Papa Giovanni Paolo II parlò a Fulda, egli non era ancora stato vittima dell’attentato del 1981. Parlando del Terzo Segreto di Fatima, egli non fece allusione a nulla che potesse somigliare ad un futuro attentato alla sua vita (cosa che invece, nel 2000, venne definita dal Vaticano come l’argomento della parte finale del Segreto che la Madonna rivelò a Fatima nel 1917), quanto piuttosto ad un castigo imminente e di portata mondiale.
Il Santo Padre ha implicitamente affermato che la forza che sta dietro agli elementi contenuti nel Terzo Segreto è il male. I temi qui suggeriti dal Santo Padre sono compatibili con quelli che i maggiori esperti di Fatima definiscono come l’essenza stessa del vero Terzo Segreto di Fatima, e sono discussi in dettaglio nell’articolo: “Il Vero Terzo Segreto

Note:

1. Questo articolo è stato pubblicato originariamente in Germania, nell’ottobre 1981, dalla rivista Stimme des Glaubens. Essa lo pubblica come rapporto letterale dell’incontro tra Sua Santità Giovanni Paolo II ed un gruppo selezionato di Cattolici tedeschi, avvenuto a Fulda durante la visita del Pontefice in Germania, avvenuta il novembre dell’anno precedente. La prefazione all’articolo afferma:“sappiamo il nome del reporter e anche che il contenuto dell’articolo è autentico.” Questa traduzione in Italiano è tratta dalla versione Inglese redatta da Padre M. Crowdy per la rivista Approaches, redatta da Mr. Hamish Fraser, Scozia. E’ stata tradotta originariamente dalla rivista Italiana pubblicata a Roma da Padre Francesco Putti. Entrambe le riviste sono degne della nostra fiducia.
Articoli Collegati:

lunedì 19 marzo 2018

Manipolazione e censura

Ecco come il Vaticano ha censurato la lettera di 

Benedetto XVI

La storia della manipolazione operata sul testo del Papa emerito, impossibilitato a lodare l'opera sulla teologia del successore perché scritta anche da un fondatore di organizzazioni anti-papali 
Matteo Matzuzzi
Ecco come il Vaticano ha censurato la lettera di Benedetto XVI

Roma. Alla fine la domanda vera è come abbia potuto la Lev (Libreria Editrice Vaticana) commissionare a un professore tedesco che a giudizio di Benedetto XVI, Papa emerito, “fondò un’organizzazione in opposizione al magistero papale” e che “durante il mio pontificato (di Ratzinger, ndr) si è messo in luce per avere capeggiato iniziative anti-papali” un saggio sulla teologia del Pontefice regnante. E’ questo l’interrogativo che resta alla fine della vicenda della lettera di Benedetto XVI inviata – su richiesta – al prefetto della Segreteria per le comunicazioni, mons. Dario Edoardo Viganò, in merito agli undici “volumetti” sulla teologia di Papa Francesco. Ricapitoliamo la vicenda.

"Riservata e personale" ma letta (in parte)

Martedì scorso, in occasione della presentazione alla stampa della collana “La teologia di Papa Francesco”, una serie curata da Roberto Repole e consistente in undici libri scritti ciascuno da un autore diverso sulla teologia del Pontefice regnante, mons. Viganò ha dato lettura di una lettera firmata da Benedetto XVI in cui quest’ultimo plaudiva all’iniziativa. La lettera – “riservata e personale” e quindi non destinata alla lettura pubblica – recava la data del 7 febbraio ed era la risposta a una missiva spedita al Monastero Mater Ecclesiae (dove Ratzinger abita dal 2013) poco meno di un mese prima, il 12 gennaio. Benedetto XVI si mostrava felice della pubblicazione dei “piccoli volumi” perché ciò contribuiva a “opporsi e reagire allo stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi”. Come risulta chiaro, il Pontefice emerito più che lodare l’opera ci tiene a chiarire che se è vero che Bergoglio è tutto meno che un buon parroco – “un uomo pratico” – senza alcuna infarinatura teologica, è altrettanto vero che lui, Ratzinger, non era affatto un anacoreta disperso da qualche parte a studiare sant’Agostino mentre il mondo andava avanti.

Nelle righe successive, Benedetto XVI sottolineava che “i piccoli volumi mostrano a ragione che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento”. Questi due paragrafi sono stati diffusi subito dalla Sala Stampa vaticana attraverso un comunicato, che poi ha originato nel giorno successivo diversi articoli e commenti sull’endorsement ratzingeriano alla teologia di Francesco. “Poche righe essenziali nella loro schietta semplicità”, scriveva il priore emerito di Bose, fratel Enzo Bianchi, che finalmente ponevano fine a cinque anni di battaglie velenose su una presunta discontinuità tra Pontefici. Ora era Joseph Ratzinger in persona a mettere nero su bianco che tra lui e Francesco c’è “continuità interiore” e che l’iniziativa della LEV è meritoria e benemerita perché chiarisce ogni cosa.

Il paragrafo omesso

Mons. Viganò, però, aveva letto anche un ulteriore paragrafo, che nel comunicato stampa era stato omesso. E’ stato il vaticanista Sandro Magister – presente alla presentazione dei volumetti – ad accorgersi della mancanza. Il giorno dopo, come ha spiegato sul suo blog, ha riascoltato la registrazione dell’evento e ha deciso di trascrivere il contenuto della lettera che fino a quel giorno si riteneva integrale. Il paragrafo incriminato era il seguente: “Tuttavia non mi sento di scrivere su di essi ‘una breve e densa pagina teologica’ perché in tutta la mia vita è sempre stato chiaro che avrei scritto e mi sarei espresso soltanto su libri che avevo anche veramente letto. Purtroppo, anche solo per ragioni fisiche, non sono in grado di leggere gli undici volumetti nel prossimo futuro, tanto più che mi attendono altri impegni che ho già assunti. Sono certo che avrà comprensione e la saluto cordialmente”.
Mercoledì scorso, nel pomeriggio, il Foglio ha chiesto alla direzione della Sala stampa vaticana perché dal comunicato diffuso ai giornalisti fosse stata tagliata quest’ultima parte. La risposta, è stata che questa parte “non è stata eliminata. Semplicemente, la lettera è personale e dunque non si riteneva utile (neanche elegante) leggere tutto”.

La foto "artistica"

Inoltre, nella foto diffusa ai media, il paragrafo “misterioso” era stato oscurato. L’Associated Press – una delle più autorevoli agenzie di stampa al mondo – protestò, parlando di “manipolazione” che va contro “l’etica professionale giornalistica”. Sul secondo foglio, dove è visibile solo la firma autografa di Benedetto XVI, era posizionata l’opera omnia con gli undici volumi curati da Repole. A ventiquattro ore di distanza, il Vaticano chiariva che non c’era stata alcuna manipolazione, ma che la foto era “artistica”.

L’omissione poneva però un problema non di poco conto: se infatti è vero che il Papa emerito plaudiva all’iniziativa perché si opponeva allo “stolto pregiudizio” (che è doppio, perché Ratzinger chiarisce anche alcuni punti riguardo a certi commenti sul suo conto), risultava altrettanto evidente che il giudizio di Benedetto XVI era generico visto che ammetteva di non aver letto i libri né di volerlo fare in un “prossimo futuro”, avendo tra le altre cose altri impegni già assunti. Non pochi osservatori hanno fatto notare la stranezza della cosa: quali sono questi “altri impegni” che impediscono a un Papa emerito di redigere una “breve e densa pagina teologica” a un’opera pensata per elogiare la teologia di un Papa regnante? Tra l’altro, Ratzinger faceva capire che nella lettera inviatagli a gennaio da mons. Viganò gli era stata chiesta una sorta di prefazione, una “breve e densa pagina teologica” a commento e a sostegno dell’opera. A ogni modo la questione sembrava essersi conclusa qui.

Invece, dal tardo pomeriggio di venerdì hanno iniziato a rincorrersi voci – da fonti ben qualificate – secondo le quali la lettera che si riteneva integrale non lo era affatto. Mancava un paragrafo, forse il più importante, quello che chiariva in modo netto il motivo per cui Benedetto XVI si fosse sottratto alla scrittura della prefazione o del commento. Sabato mattina, il Foglio ha potuto appurare che c’era effettivamente un altro paragrafo, omesso sia dal comunicato stampa rabberciato sia da mons. Viganò, che aveva concluso la lettura del messaggio con la questione degli “impegni già assunti”.

La ricostruzione del Foglio

Secondo quanto appreso dal Foglio, Joseph Ratzinger aveva declinato l’invito a dare l’endorsement ai volumetti a causa della presenza tra gli autori degli stessi di due teologi tedeschi che per decenni avevano tuonato contro il pontificato di Giovanni Paolo II e l’allora prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, e cioè Ratzinger. Il dito era puntato su Peter Hünermann e Jurgen Werbick. Il primo, l’ottantanovenne Hünermann, cattedratico a Tubinga, definì Benedetto XVI un uomo “cresciuto nella vecchia epoca, con la vecchia teologia precedente il Concilio” e in un recente commento sul lascito più grande del pontificato ratzingeriano ha risposto: “Il fatto di ritirarsi”. Entrambi firmarono qualche anno fa un appello – tra i firmatari anche Hans Küng – con cui chiedevano l’ordinazione delle donne al sacerdozio, l’ordinazione di uomini sposati, la partecipazione dei laici alla nomina dei vescovi e dei parroci, la “non esclusione” di divorziati risposati e di quanti vivono in un’unione tra persone dello stesso sesso. Chiedevano libertà: “libertà del messaggio evangelico” e “libertà di coscienza”. Nel 1989, sostennero la Dichiarazione di Colonia che lamentava “il governo autoritario di Giovanni Paolo II”.

Il Foglio ha quindi deciso di dare conto, nella mattinata di sabato, dell’indiscrezione secondo la quale la lettera spedita da Ratzinger sarebbe stata ben più lunga e dura di quanto fin lì diffuso. Nel pomeriggio, le prime ammissioni del Vaticano. Se la Sala stampa inizialmente non commentava, poco dopo le 17 era in qualche modo costretta a diffondere il testo integrale della lettera, che confermava le motivazioni del rifiuto di Benedetto XVI prima menzionate (benché la critica del Papa emerito sia tutta rivolta a Hünermann).


La difesa di Veritatis splendor e l'attacco a Hünermann

Un paragrafo lungo che fa comprendere come l’opera abbia ricevuto tutto meno che un endorsement da parte di Benedetto XVI: “Solo a margine vorrei annotare la mia sorpresa per il fatto che tra gli autori figuri anche il professor Hünermann, che durante il mio pontificato si è messo in luce per avere capeggiato iniziative anti-papali. Egli partecipò in misura rilevante al rilascio della Kölner Erklarung, che, in relazione all’enciclica Veritatis splendor, attaccò in modo virulento l’autorità magisteriale del Papa specialmente su questioni di teologia morale. Anche la Europäische Theologengesellschaft, che egli fondò, inizialmente da lui fu pensata come un’organizzazione in opposizione al magistero papale. In seguito, il sentire ecclesiale di molti teologi ha impedito quest’orientamento, rendendo quell’organizzazione un normale strumento d’incontro fra teologi. Sono certo che avrà comprensione per il mio diniego e la saluto cordialmente”.

E’ evidente la gravità delle parole usate dal Papa emerito, che con ironia chiede (e si chiede) come sia stato possibile che il Vaticano abbia chiesto a colui che fondò “un’organizzazione in opposizione al magistero papale” di scrivere un volume sulla teologia del Papa. Non solo, ma Ratzinger sempre con ironia chiede (e si chiede) come sia stato possibile che il Vaticano gli abbia chiesto di scrivere una breve e densa pagina teologica – si presume di lode – a un’opera tra i cui autori c’è colui che “durante il mio pontificato si è messo in luce per avere capeggiato iniziative anti-papali”. Ma Benedetto XVI ha colto l’occasione anche per difendere Veritatis splendor, l’enciclica di Giovanni Paolo II del 1993 sui fondamenti della morale. Joseph Ratzinger, da emerito, aveva già ribadito l’importanza di riprendere in mano questo testo. “Il grande compito che Giovanni Paolo II si diede in quell’enciclica fu di rintracciare nuovamente un fondamento metafisico nell’antropologia, come anche una concretizzazione cristiana nella nuova immagine di uomo della Sacra Scrittura. Studiare e assimilare questa enciclica rimane un grande e importante dovere”, scrisse per il libro “Accanto a Giovanni Paolo II. Gli amici e i collaboratori raccontano”, curato da Wlodzimierz Redzioch e pubblicato da Ares nel 2014.


La spiegazione della Segreteria per le comunicazioni

Insieme all’integrale della lettera, usciva anche un comunicato stampa della Segreteria per le comunicazioni (foto sopra), che cercava di salvare il salvabile: “Della lettera, riservata, è stato letto quanto ritenuto opportuno e relativo alla sola iniziativa, e in particolare quanto il Papa emerito afferma circa la formazione filosofica e teologica dell’attuale Pontefice e l’interiore unione tra i due pontificati, tralasciando alcune annotazioni relative a contributori della collana. La scelta è stata motivata dalla riservatezza e non da alcun intento di censura”.
Infine, la chiosa, se si vuole ironica anch’essa: “Per dissipare ogni dubbio si è deciso di rendere nota la lettera nella sua interezza”. 

Letti da rifare 4

Non è un paese per figli

di Alessandro D’Avenia
«Tu vai, io sono qui, se cadi sono qui»: ricordo nitidamente il campetto di cemento screpolato sotto casa, la bicicletta gialla di mio fratello, gli alberi di mandarini di là dal muretto di protezione e l’espressione calma sul viso di mio padre quando mi insegnò ad andare in bicicletta, consegnandomi con fiducia alle strade del mondo e alle inevitabili sbucciature che dovevo imparare ad affrontare per diventare grande.
Nitidamente ricordo anche i racconti di mia nonna sul nonno che non ho mai conosciuto: quando la guerra li aveva separati per troppo tempo, si era procurato una malattia al fegato mangiando non so quante uova. Il tutto per poter essere rimandato a casa e stare qualche giorno con lei, e io, bambino incantato dall’eroismo del nonno, decisi che da grande volevo amare così, come lui aveva fatto con lei.
Ricordo il giorno in cui il mio professore di liceo mi prestò il suo libro di poesie preferito e mi disse di restituirglielo dopo due settimane. Mi immergevo nelle pagine di versi che non capivo, ricevevo la grande eredità della bellezza da un altro uomo, le cui note al margine dei versi diventavano più importanti dei versi stessi: mi introducevano nella sua storia e in quella di un poeta di due secoli prima che giungeva fino a me, diciassettenne in cerca di futuro.
Ricordo il sorriso costante di padre Pino Puglisi, che incrociavo nei corridoi del mio liceo dove insegnava religione, mentre le sue battaglie silenziose lo stavano portando alla morte, comminata dai mafiosi perché, come risulta dall’interrogatorio del sicario, «si portava i picciriddi cu iddu» (portava i bambini con lui). Dove? Verso una vita a testa alta, semplicemente perché mostrava loro il cielo stellato, li faceva giocare e studiare. Per questo era pericoloso quanto Falcone e Borsellino, perché ri-generava quei bambini strappandoli al controllo del padrinato e restituendoli alla paternità. Li rendeva liberi: figli responsabili del mondo. I liberi, nella lingua latina, erano infatti i figli che potevano ricevere l’eredità: la libertà è appartenenza a una storia che si riceve gratuitamente e che ci si impegna ad ampliare.
Non è un caso che alcuni istanti siano scolpiti nella nostra memoria di bambini e adolescenti. La mia memoria e quindi la mia identità è maturata nei momenti in cui qualcuno mi ha consegnato, a prezzo del suo sudore, dolore, amore, l’esperienza imperdibile del mondo perché io la custodissi e l’ampliassi. L’uomo che sono e voglio essere lo devo al bambino-adolescente che ha ricevuto un testimone da passare, da uomini e donne che, pur con le loro debolezze, non badavano solo a se stessi, ma erano occupati a generarmi alla vita interiore, dove si annida il nome proprio che ciascuno ha e dove si origina l’energica consapevolezza di un inedito da fare.
Solo le relazioni vere riescono in questa impresa di aiutarci a crescere, ma per essere generative devono prendersi tutto il tempo che serve: che cos’è, alla fine, amare se non donare il proprio tempo a un altro?
Me lo confermano tante lettere come questa: «Vengo da una famiglia che non subisce le conseguenze della crisi e ho due genitori, separati, con lavori che impegnano quasi la totalità del loro tempo. Ho tantissimi oggetti: telefono ultimo modello, motorino, vestiti firmati, tutto quello che voglio me lo comprano. So che starai pensando che sono un ingrato, ma non mi basta tutto quello che ho. Molte volte capita che i miei compagni di classe, all’uscita di scuola, vadano in ufficio dal padre per prendere un panino per pranzo al volo o che le ragazze passino la domenica con le madri per centri commerciali a fare shopping. Mi chiedo a cosa serva lavorare tanto se poi alla fine non ti rimane tempo per queste cose. Preferirei usare la metro o avere un cellulare scassato ma poter andare ogni tanto a prendere un gelato con mio padre e parlare di politica, calcio, scuola e lavoro. Oppure mi piacerebbe che mia madre ogni tanto venisse la domenica alla partita di calcio proprio come fanno tutte le altre mamme. Loro però sono talmente presi dagli affari che non si accorgono che io viva la situazione come un disagio. Non c’è niente di peggio che affrontare l’adolescenza senza la presenza dei genitori».
Persino Ulisse diventò eroe da bambino e adolescente. Infatti proprio alla fine dell’Odissea, in una delle scene che amo di più, egli si presenta al padre Laerte ma non viene riconosciuto dopo vent’anni d’assenza. Allora sceglie due segni per rivelarsi come suo figlio. Gli mostra la ferita ricevuta durante la caccia al cinghiale alla quale Laerte aveva inviato il ragazzo e poi lo porta nel frutteto in cui, da bambino, il padre gli aveva insegnato uno per uno i nomi degli alberi che gli avrebbe consegnato in eredità quando sarebbe cresciuto. A quel punto Laerte riconosce (conosce di nuovo) Ulisse come figlio, attraverso i sicuri segni di una storia comune: la ferita che ha reso l’adolescente un uomo e la fedeltà alle cose e ai loro nomi di cui lo ha reso responsabile sin da piccolo.
La crisi dell’educazione oggi ha un’unica matrice: la difficoltà o la incapacità di generare simbolicamente le vite, cioè di narrare la storia di cui si è parte e di affidare una qualche eredità spirituale e morale da custodire e sviluppare, dopo averla coerentemente difesa a costo della propria vita. Nella lingua ebraica la parola per indicare la storia (Toledot) significa «generazioni» perché è una storia di nomi e di compiti che Dio consegna agli uomini, e loro ai figli: non una storia di eventi ma di figli.
La crisi della trasmissione, sia di identità sia di eredità, mina alla base la crescita, perché taglia la radice che rende necessaria l’educazione: l’essere figli. È questa la condizione originaria e originale di ciascuno, una condizione non meramente biologica, ma spirituale, che si genera e rigenera attraverso racconti, gesti, azioni, proprio come quando mio padre mi prendeva in braccio e lanciava in aria, per spingermi nel futuro con la sua forza, mentre mia madre voleva tenermi ancorato alla terra del suo grembo: a che serve uno spazio di radici senza un orizzonte di attesa di rami e frutti?
La difficoltà a consegnare un’esperienza credibile, una storia valida, un’eredità solida, rende sterile qualsiasi relazione impegnata a far crescere l’altro: la politica promette paternalisticamente il futuro ma nei fatti non lo apre; l’arte si chiude in discorsi incomprensibili che di fatto disprezzano l’uomo e poi, per raggiungerlo, si riduce a effimera provocazione o seduzione commerciale; la scuola diventa addestramento, scatola di prestazioni, ripetizione di pensieri altrui, anziché acquisizione di un’esperienza custodita e raccontata per essere vagliata e rinnovata da chi l’ha ricevuta.
Il letto da rifare di oggi, come mostra la lettera, è il silenzioso urlo di orfani e diseredati, ragazzi e ragazze generati alla vita ma non al senso della vita, riempiti di oggetti ma privi di progetti, dimenticati da una politica divenuta impotente (nel senso di sterile) di fronte alle cifre spaventose della dispersione scolastica, della disoccupazione giovanile e della crisi demografica. C’è una paternità che nutre i figli perché siano migliori dei padri e una invece che, come Saturno, li divora per paura che i figli caccino i padri.
Due visioni antitetiche contenute nei due sogni, relativi al defunto padre, raccontati dal protagonista del libro di Cormac McCarthy Non è un paese per vecchi: 
«Il primo non me lo ricordo tanto bene, lo incontravo in città e mi regalava dei soldi e mi pare che li perdevo. Ma nel secondo sogno era come se fossimo tornati tutti e due indietro nel tempo, io ero a cavallo e attraversavo le montagne di notte. Faceva freddo e a terra c’era la neve, lui mi superava col suo cavallo e andava avanti. Senza dire una parola. Continuava a cavalcare, era avvolto in una coperta e teneva la testa bassa, e quando mi passava davanti mi accorgevo che aveva in mano una fiaccola ricavata da un corno, come usava ai vecchi tempi. E sapevo che stava andando avanti per accendere un fuoco da qualche parte in mezzo a tutto quel buio e a quel freddo, e che quando ci sarei arrivato l’avrei trovato ad aspettarmi».
I veri padri aprono la strada, portano il fuoco e lo donano ai figli, nella notte fredda e buia della storia, perché poi toccherà a loro fare altrettanto, di generazione in generazione.
Ma come possiamo crescere quando i padri rinunciano al loro ruolo di aprire la strada a chi viene dopo di loro? Come possiamo sperare quando i maestri perdono il fuoco?
Possiamo ancora essere figli di qualcuno?

Corriere della Sera 12 Febbraio 2018

Che spreco…

10 cose da non dire mai a una suora

Dal sito Aleteia 20 Ottobre 2015
di Suor Theresa Aletheia Noble
Di recente ho letto su Epic Pew un pezzo di Shaun McAfee intitolato 13 Things You Should NEVER Say to a Priest (13 cose che non dovreste MAI dire a un sacerdote). Dopo averlo letto, ho pensato che fosse necessario un post simile per le religiose, o “suore”, come siamo note nella cultura popolare.
Prima di passare all’elenco, devo dire che le persone che incontro sono per la maggior parte molto gentili ed emozionate per il fatto di parlare con una religiosa. Atei. Musulmani. Motociclisti. Ex cattolici. Punk. Gente con i background [sfondo, bagaglio...] più svariati e i più svariati punti di vista ama le suore.
Ha senso.
I bambini sanno che possono andare a casa e dire alla madre la cosa più deludente, scioccante e scandalosa e la loro mamma li amerà comunque. Penso che sia per questo che la maggior parte della gente si sente a proprio agio con le suore. Capisce che siamo così. Siamo madri. In primo luogo amiamo. Le domande vengono dopo.
Detto questo, molte persone ci dicono cose che ci infastidiscono. Ecco alcune delle cose che molte di noi hanno sentito dire parecchie volte e non vorrebbero sentire più!
1. “Sei così fortunata, tutto quello che fai è pregare tutto il giorno!”
In realtà non è così. La maggior parte di noi ha un lavoro, proprio come voi. Preghiamo una serie di ore extra al giorno oltre a svolgere il nostro lavoro.
2. “Puoi fare ____________ per me? Hai molto tempo, vero?”
Vedere la risposta al punto #1.
3. “Wow, sei così carina…”
Perché la gente si sorprende tanto per il fatto che giovani donne attraenti vogliano sposare il Creatore dell’Universo? Il. Creatore. Dell’Universo. È una proposta che nessuna donna nel pieno delle sue facoltà mentali dovrebbe declinare. Oltre a questo, avete mai sentito parlare di queste signore?
4. “Ma sei COSÌ giovane…”
Per giovane intendete ingenua e del tutto inconsapevole del fatto che stiamo rinunciando al sesso per il resto della nostra vita? Se è così, vedete la risposta al punto #3. Stiamo dedicando la nostra vita al creatore del sesso, e delle foglie autunnali, dei polipi e delle stelle cadenti. Credetemi. Non ci stiamo perdendo niente.
5. “Hai dodici anni?”
Una cosa che dovete sapere sulle suore è che la maggior parte di noi sembra molto più giovane dell’età che ha. La gente cerca la fonte della giovinezza fin dall’inizio dei tempi, ed è sempre stata sotto i nostri occhi. Preghiamo. Molto. Dimenticate le creme antietà e i lifting facciali. Pregate.
6. “Sei una di quelle fantastiche suore donne-prete, giusto?”
Suore donne-prete? Cosa sono?!? Essere una suora non è solo “abbastanza buono” per noi, siamo davvero felici di essere quello che siamo! Il fatto che possiamo essere suore giovani non significa che siamo alternative e ribelli. Ok, significa che siamo alternative e ribelli, ma non il tipo di ribelli che si intende in genere.
7. “Sei cresciuta in una grotta, hai seguito la scuola domestica per tutta la vita e non hai mai incontrato l’altro sesso prima di prendere questa decisione, vero?”
Ok, la gente non dice esattamente questo, ma vengo trattata spesso come se fossi cresciuta nella bambagia o lontana da tutto. Non che ci sia niente di sbagliato nella scuola domestica (l’ho seguita per tre anni) o nel fatto di venire da una famiglia cattolica. È solo sbagliato presumere che chiunque abbia aderito alla vita religiosa venga da questo background, ed è paternalistico presumere che le donne giovani e di talento prendano questa decisione perché non ci “arrivano”. Ci arriviamo. Forse siete voi a non arrivarci?
8. Sei così bella!?!
Una delle nostre consorelle una volta è entrata in un negozio e ha trovato la sua fotografia stampata su una fila di tazze in vendita.
Non sto scherzando.
Noi suore non amiamo sentir dire quanto siamo belle, come se fossimo una specie di bambola o di strano animale al giardino zoologico. E sicuramente non apprezziamo quando la gente usa le nostre fotografie per calendari, tazze ecc. (senza chiedere il permesso!) come se fossimo semplicemente oggetti da usare per della merce kitch.
9.“Non hai mai sentito parlare di (inserite una cosa o una persona cattolica a caso – un’apparizione o una devozione rara, un certo sacerdote, una frase latina per indicare qualcosa, un altro ordine religioso [“Tanto vi conoscete tutte, no?”])?! Ma sei una suora cattolica?!”
Non posso dirvi quante volte l’ho sentito. E la persona si scandalizza sempre per la mancanza di conoscenza, come se dovessimo essere enciclopedie ambulanti di tutto ciò che è collegato al cattolicesimo.
10. Che spreco…
Posso capire quando questo commento proviene dagli atei, ma non lo capisco quando la persona che lo esprime crede in Dio. Musulmano, induista, ebreo, cristiano. Non importa. Se credete in Dio, allora cos’altro conta nella vita se non vivere per lui? E se l’invito è vivere totalmente per lui, come si potrebbe rifiutare?
Ho ragione?
Avete qualcosa da aggiungere alla mia lista? Mi piacerebbe saperlo.
___________________________
Suor Theresa Aletheia Noble, fsp, è autrice di The Prodigal You Love: Inviting Loved Ones Back to the Church. Di recente ha pronunciato i primi voti con le Figlie di San Paolo. Ha un blog su Pursued by Truth .
[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]