Vieni, Spirito Santo, vieni…
640. La discesa dello Spirito Santo.
Fine del ciclo messianico.
Mc 16, 20; Atti 2, 1-4
Non ci sono voci e rumori nella casa del Cenacolo. Non c’è presenza di discepoli, almeno io non sento nulla
che mi autorizzi a dire che in altri ambienti della casa siano raccolte delle persone. Ci sono soltanto la
presenza e le voci dei Dodici e di Maria Ss., raccolti nella sala della Cena.
Sembra più ampia la stanza, perché le suppellettili, messe diversamente, lasciano libero tutto il centro della
stanza e anche due delle pareti. Contro la terza è spinto il tavolone usato per la Cena, e fra esso e il muro, e
anche ai due dei lati più stretti del tavolo, sono messi i sedili-lettucci usati nella Cena e lo sgabello usato da
Gesù per la lavanda dei piedi. Però non sono, questi lettucci, messi verticalmente alla tavola, come per la
Cena, ma parallelamente, di modo che gli apostoli possono stare seduti senza occuparli tutti, pur lasciando un
sedile, l’unico messo verticale rispetto alla tavola, tutto per la Vergine benedetta, che è al centro della tavola,
al posto che nella Cena occupava Gesù.
La tavola è nuda di tovaglie e stoviglie, nude le credenze, denudati i muri dei loro ornamenti. Solo il
lampadario arde al centro, ma con la sola fiamma centrale accesa; l’altro giro di fiammelle che fanno da
corolla al bizzarro lampadario sono spente.
Le finestre sono chiuse e sbarrate dalla pesante sbarra di ferro che le traversa. Ma un raggio di sole si infiltra
baldanzoso da un forellino e scende come un ago lungo e sottile sino al pavimento, dove mette un occhiolino
di sole.
La Vergine, seduta sola sul suo sedile, ha ai lati, sui lettucci, Pietro e Giovanni: alla destra Pietro, alla sinistra
Giovanni. Mattia, il novello apostolo, è tra Giacomo d’Alfeo e il Taddeo. Davanti a Lei, la Madonna ha un
cofano largo e basso di legno scuro, chiuso. Maria è vestita di azzurro cupo. Ha sui capelli il velo bianco e
sopra questo il lembo del suo manto. Gli altri sono tutti a capo scoperto.
Maria legge lentamente a voce alta. Ma, per la poca luce che giunge sin là, io credo che più che leggere Ella
ripeta a memoria le parole scritte sul rotolo che Ella tiene spiegato. Gli altri la seguono in silenzio,
meditando. Ogni tanto rispondono se ne è il caso.
Maria ha il viso trasfigurato da un sorriso estatico. Chissà cosa vede di così capace da accenderle gli occhi,
come due stelle chiare, e da arrossarle le guance d’avorio, come se su Lei si riflettesse una fiamma rosata? È
veramente la mistica Rosa...
Gli apostoli si sporgono in avanti, stando un poco per sbieco, per vederla in viso mentre così dolcemente
sorride e legge, e pare la sua voce un canto d’angelo. E Pietro se ne commuove tanto che due lucciconi gli
cascano dagli occhi e per un sentiero di rughe, incise ai lati del suo naso, scendono a perdersi nel cespuglio
della barba brizzolata. Ma Giovanni riflette il sorriso verginale e si accende come Lei di amore, mentre segue
col suo sguardo ciò che la Vergine legge sul rotolo e, quando le porge un nuovo rotolo, la guarda e le sorride. La lettura è finita. Cessa la voce di Maria. Cessa il fruscio delle pergamene svolte e avvolte. Maria si
raccoglie in orazione segreta, congiungendo le mani sul petto e appoggiando il capo contro il cofano. Gli
apostoli la imitano...
Un rombo fortissimo e armonico, che ha del vento e dell’arpa, che ha del canto umano e della voce di un
organo perfetto, risuona improvviso nel silenzio del mattino. Si avvicina, sempre più armonico e più forte, ed
empie delle sue vibrazioni la Terra, le propaga e imprime alla casa, alle pareti, alle suppellettili. La fiamma
del lampadario, sino allora immobile nella pace della stanza chiusa, palpita come se un vento l’investisse, e
le catenelle della lumiera tintinnano vibrando sotto l’onda di suono soprannaturale che le investe.
Gli apostoli alzano il capo sbigottiti e, come quel fragore bellissimo, in cui sono tutte le note più belle che
Dio abbia dato ai Cieli e alla Terra, si fa sempre più vicino, alcuni si alzano pronti a fuggire, altri si
rannicchiano al suolo coprendosi il capo con le mani e il manto, o battendosi il petto domandando perdono al
Signore, altri ancora si stringono a Maria, troppo spaventati per conservare quel ritegno verso la Purissima
che hanno sempre.
Solo Giovanni non si spaventa, perché vede la pace luminosa di gioia che si accentua sul volto di Maria, che
alza il capo sorridendo ad una cosa nota a Lei sola e che poi scivola in ginocchio aprendo le braccia, e le due
ali azzurre del suo manto così aperto si stendono su Pietro e Giovanni, che l’hanno imitata inginocchiandosi.
Ma tutto ciò, che io ho tenuto minuti a descrivere, si è fatto in men di un minuto.
E poi ecco la Luce, il Fuoco, lo Spirito Santo, entrare, con un ultimo fragore melodico, in forma di globo
lucentissimo, ardentissimo, nella stanza chiusa, senza che porta o finestra sia mossa, e rimanere librato per
un attimo sul capo di Maria, a un tre palmi dalla sua testa, che ora è scoperta, perché Maria, vedendo il
Fuoco Paraclito, ha alzato le braccia come per invocarlo e gettato indietro il capo con un grido di gioia, con
un sorriso d’amore senza confini. E dopo quell’attimo in cui tutto il Fuoco dello Spirito Santo, tutto l’Amore
è raccolto sulla sua Sposa, il Globo Ss. si scinde in tredici fiamme canore e lucentissime, di una luce che
nessun paragone terreno può descrivere, e scende a baciare la fronte di ogni apostolo.
Ma la fiamma che scende su Maria non è una lingua di fiamma dritta sulla fronte che bacia, ma è una corona
che abbraccia e cinge come un serto il capo verginale, incoronando Regina la Figlia, la Madre, la Sposa di
Dio, l’incorruttibile Vergine, la Tutta Bella, l’eterna Amata e l’eterna Fanciulla che nulla cosa può avvilire e
in nulla, Colei che il dolore aveva invecchiata ma che è risorta nella gioia della Risurrezione, avendo in
comune col Figlio un accentuarsi di bellezza e di freschezza di carni, di sguardi, di vitalità... avendone già un
anticipo della bellezza del suo glorioso Corpo assunto al Cielo ad essere il fiore del Paradiso.
Lo Spirito Santo rutila le sue fiamme intorno al capo dell’Amata. Quali parole le dirà? Mistero! Il viso
benedetto è trasfigurato di gioia soprannaturale e ride del sorriso dei Serafini, mentre delle lacrime beate
sembrano diamanti giù per le gote della Benedetta, percosse come sono dalla luce dello Spirito Santo.
Il Fuoco rimane così per qualche tempo... E poi dilegua... Della sua discesa resta a ricordo una fragranza che
nessun terrestre fiore può sprigionare... Il profumo del Paradiso...
Gli apostoli tornano in loro stessi... Maria resta nella sua estasi. Soltanto si raccoglie le braccia sul petto,
chiude gli occhi, abbassa il capo... Continua il suo colloquio con Dio... insensibile a tutto... Nessuno osa
turbarla.
Giovanni, accennandola, dice: «È l’Altare. E sulla sua gloria si è posata la Gloria del Signore...».
«Sì. Non turbiamo la sua gioia. Ma andiamo a predicare il Signore e siano manifeste le sue opere e le sue
parole fra i popoli», dice Pietro con soprannaturale impulsività.
«Andiamo! Andiamo! Lo Spirito di Dio arde in me», dice Giacomo d’Alfeo.
«E ci sprona ad agire. Tutti. Andiamo ad evangelizzare le genti».
Escono, come fossero spinti o attratti da un vento o da una forza gagliarda...
Dice Gesù:
«E qui l’Opera che il mio amore per voi ha dettata, e che voi avete ricevuta per l’amore che una creatura ha
avuto per Me e per voi, è finita.
È finita oggi, commemorazione di Santa Zita da Lucca (vergine lucchese del 13° secolo, domestica e patrona
delle domestiche, molto venerata a Lucca che ne celebra la festa il 27 aprile), umile servente che servì il suo
Signore nella carità in questa Chiesa di Lucca, nella quale Io, da luoghi lontani, ho portato il mio piccolo
Giovanni perché mi servisse nella carità e con lo stesso amore di S. Zita per tutti gli infelici. Zita dava pane
ai poverelli ricordando che in ognuno di essi Io sono e beati saranno, al mio fianco, coloro che avranno dato
pane e bevanda a coloro che hanno sete e fame. Maria-Giovanni ha dato le mie parole a coloro che
languiscono nell’ignoranza o nella tiepidezza o dubbio sulla Fede, ricordando che è detto dalla Sapienza che
coloro che si affaticano per far conoscere Iddio splenderanno come stelle nell’eternità, dando gloria al loro
Amore col farlo noto e amato, e a molti. (Sapienza 3, 1-9; Daniele 12, 3-4.)
E ancora è finita oggi, giorno nel quale la Chiesa eleva agli altari il puro giglio dei campi Maria Teresa
Goretti (martire della purezza [1890-1902], beatificata il 27 aprile 1947 e canonizzata nel 1950), dallo stelo
spezzato mentre ancor la corolla era un boccio. E da chi spezzato se non da Satana, invido di quel candore,
splendente più del suo antico aspetto d’angelo? Spezzato perché sacro all’Amatore divino. Vergine e martire,
Maria, di questo secolo d’infamie, nel quale si vilipende anche l’onore della Donna, sputando la bava dei
rettili a negare il potere di Dio di dare una dimora inviolata al suo Verbo incarnantesi per opera di Spirito
Santo a salvare coloro che credono in Lui. Anche Maria-Giovanni è martire dell’Odio, che non vuole
celebrate le mie meraviglie con l’Opera, arma potente a strappargli tante prede. Ma anche Maria-Giovanni
sa, come sapeva Maria-Teresa, che il martirio, qualunque nome e aspetto abbia, è chiave per aprire senza
indugio il Regno dei Cieli a quelli che lo patiscono per continuare la mia Passione.
L’Opera è finita. (Ma non sono finite le “visioni” e i “dettati” fuori del ciclo messianico dichiarato concluso
con la discesa dello Spirito Santo. Perciò saranno messi, a completamento dell’Opera, altri scritti, ad essa
pertinenti, di vari anni e soprattutto del 1951. Di conseguenza, il Commiato all’Opera, scritto il 28 aprile
1947 e che sui quaderni autografi segue immediatamente il presente “dettato”, sarà riportato al termine del
completamento dell’Opera). E con la sua fine, con la discesa dello Spirito Santo, si conclude il ciclo
messianico, che la mia Sapienza ha illuminato dal suo albore: il Concepimento immacolato di Maria, al
suo tramonto: la discesa dello Spirito Santo. Tutto il ciclo messianico è opera dello Spirito d’Amore, per
chi sa ben vedere. Giusto, dunque, iniziarlo col mistero dell’immacolato Concepimento della Sposa
dell’Amore e concluderlo con il sigillo di Fuoco Paraclito sulla Chiesa di Cristo.
Le opere manifeste di Dio, dell’Amore di Dio, hanno fine con la Pentecoste. Da allora in poi continua
l’intimo, misterioso operare di Dio nei suoi fedeli, uniti nel Nome di Gesù nella Chiesa Una, Santa,
Cattolica, Apostolica, Romana; e la Chiesa, ossia l’adunanza dei fedeli - pastori, pecore e agnelli - può
procedere e non errare per la spirituale, continua operazione dell’Amore, Teologo dei teologi, Colui che
forma i veri teologi, che sono coloro che sono persi in Dio ed hanno Dio in loro - la vita di Dio in loro per la
direzione dello Spirito di Dio che li conduce - che sono coloro che veramente sono “figli di Dio” secondo il
concetto di Paolo. (Espresso in: Romani 8, 14-17).
E al termine dell’Opera devo mettere ancora una volta il lamento messo alla fine di ogni anno evangelico
(cioè al Vol 2 Cap 140, al Vol 5 Cap 312 e al Vol 8 Cap 540) , e nel mio dolore di veder spregiato il dono
mio vi dico: “Non avrete altro, poiché non avete saputo accogliere questo che vi ho dato”. E dico anche ciò
che vi feci dire per richiamarvi sulla via retta nella passata estate: (precisamente il 21-5-46, data inserita a
questo punto da MV e che si riferisce ad un “dettato” riportato nel volume “I quaderni dal 1945 al 1950”)
“Non mi vedrete finché non venga il giorno nel quale diciate: ‘Benedetto colui che viene in nome del
Signore’ ”».
Finita l’Opera oggi 27 aprile 1947
Viareggio –
Via Fratti 113 ?(257) = Maria Valtorta
“Non mi vedrete finché non venga il giorno nel quale diciate: ‘Benedetto colui che viene in nome del Signore’ ”
Bene. QUEL giorno s'avvicina