domenica 17 dicembre 2017

Sui mezzi pubblici, in ufficio, al ristorante ed anche in casa il quadro non cambia

Mio figlio? Meglio l'Iphone

La tecnologia può uccidere le relazioni umane. E a rimetterci sono soprattutto i bambini

FRANCESCO VOLPI
Genitori distratti (repertorio)
Genitori distratti (repertorio)
S
ui mezzi pubblici, in ufficio, al ristorante, la scena è sempre la stessa. Occhi puntati sul piccolo schermo luminoso e dita che sfogliano pagine immaginarie. Ognuno rinchiuso nel suo piccolo mondo, riducendo al minimo le interazioni. Un segno d'assenso o di negazione scuotendo il capo, qualche parola pronunciata distrattamente e poco più. A casa il quadro non cambia: a cena, nei pochi momenti conviviali concessi dalla settimana lavorativa, persino mentre si sta già guardando la tv, il protagonista è sempre lui: lo smartphone. Le persone con cui condividiamo la nostra quotidianità sembrano meno importanti dei "fatti loro" in diretta su Facebook o della risposta da dare "urgentemente" sul gruppo WhatsApp. E a soffrirne sono soprattutto i figli

Disagio emozionale


Del problema si è occupata recentemente anche la Polizia su "Una vita da social", pagina Fb dedicata proprio ai fenomeni (specie quelli negativi) legati alle nuove tecnologie, in un post dal titolo eloquente: "Trascuratezza emozionale". "Purtroppo è una scena sem­pre più ricorrente - si legge - anche all'ospedale e nei luoghi di formazione. Il legame di causa ed effetto fra trascuratezza emozionale e fenomeni di disagio in età adolescenziale si manifesta anche in contesto scolastico, dove sono in crescita gli episodi di aggressio­ni, verbali ma anche fisiche, da parte di alunni e genitori nei confronti dei docenti. I dati sono preoccupanti, di sicuro dovremmo ripappropiarci di spazi e tempi tradizionali. Lo diciamo sempre la tecnologia e il 2.0 è essenziale, ma come per tutto un abuso vanifica gli effetti positivi".

La ricerca

In sostanza un deficit continuativo di attenzioni e cura per i propri figli sta alla base di alcuni fenomeni gravi di cui si rendono protagonisti i giovani, come il bullismo. La carenza affettiva correlata alla dipendenza dagli strumenti tecnologici e suoi effetti sono stati oggetto di uno studio dei ricercatori americani Brandon McDaniel (Università di Stato dell'Illinois) e Jane Radesky (Università del Michigan) condotto su 168 madri e 165 padri di 170 famiglie con bambini di età inferiore ai 5 anni. La metà dei genitori intervistati ha raccontato di interrompere l'interazione con i propri figli a causa di smartphone e tablet tre o più volte al giorno. Questo comportamento, hanno scoperto gli studiosi, genera nei bambini agitazione, frustrazione, inquietudine e rabbia. Questi sentimenti negativi si accentuano, prosegue lo studio, soprattutto quando a trascurare è la madre, figura genitoriale con cui, normalmente, la convivialità è maggiore. "I bambini piangono e si agitano di più quando percepiscono che l'interruzione dell'interazione è provocata dalla tecnologia" ha detto McDaniel. In generale solo l'11% delle persone contattate dai ricercatori ha dichiarato che gli strumenti tecnologici non influiscono sulle relazioni familiari.

Dipendenza

Uno studio del 2015 di Avg Tecnhologies (condotto su oltre 6 mila fra genitori e figli di 9 nove Paesi) fornisce altri dati interessanti: il 54% dei minori ritiene che le mamme e i papà controllino troppo spesso il cellulare; il 52% degli adulti ammette di fare un uso eccessivo di questi dispositivi; il 25% dei genitori, infine, vorrebbe che i propri figli utilizzassero meno smartphone e tablet. La dipendenzapuò essere riconosciuta da alcuni segnali: 1) ansia e irritabilità quando si è lontani dall'apparecchio; 2) fallimento del tentativo di "disintossicazione"; 3) perdita di interesse per altre attività 

Ignorati

"La maggior parte di noi crede di non usare il cellulare in modo eccessivo - ha spiegato McDaniel al portale brasiliano Gzh - e che questo non influisca sui nostri bambini. La ricerca dimostra che sottovalutiamo il problema. Ai genitori chiedo di riflettere sul modo in cui si sentono quando vengono ignorati perché il proprio coniuge, amico, partner o collega è concentrato sullo smartphone. I nostri figli provano la stessa sensazione, con la differenza che non sono ancora in grado di gestire le proprie emozioni. Di conseguenza reagiscono, comportandosi male per attirare l'attenzione". 

AMDG et BVM

BIOTESTAMENTO


Ospedali cattolici pronti alla resistenza

Padre Bebber, presidente dell'Associazione religiosa degli istituti socio-sanitari: "Non eseguiremo sentenze di morte"

FEDERICO CENCI
eutanasia
eutanasia
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biotestamento è legge. È stato approvato ieri in Senato con 180 voti favorevoli, 71 contrari e 6 astenuti. Dopo le unioni civili, sul finire della legislatura il Governo può sfoggiare un altro asso di quelli che chiama i “diritti civili”.
Eppure, questi conclamati “diritti” appaiono quanto mai divisivi. In tanti, dentro e fuori dal Parlamento, hanno contestato la legge. Diverse le criticità rilevate, tra cui l’obbligo di attenersi alle Disposizioni anticipate di trattamento (Dat) anche per le strutture sanitarie private. Tradotto: gli ospedali che per motivi etici sono contrari a sospendere l’idratazione e l’alimentazione ai pazienti, non potranno appellarsi all’obiezione di coscienza.
Un’ipotesi che, tuttavia, le strutture sanitarie cattoliche non vogliono che venga nemmeno lontanamente ventilata. Lo spiega ad In Terris padre Virginio Bebber, presidente dell'Associazione religiosa degli istituti socio-sanitari (Aris).

Padre, la legge è stata approvata…


“La nostra posizione è chiara e corrisponde ai principi ispirati di recente da P F in una lettera al Meeting Regionale Europeo della World Medical Association: né accanimento terapeutico né eutanasia”.


Il testo in questione apre all’eutanasia?


“Un paziente che firmerà le Dat potrà morire non della sua patologia ma di sete o di fame, perché idratazione e alimentazione vengono definite terapie in ogni caso, quindi anche quando non sono troppo gravose o di alcun beneficio. E la loro sospensione non giustificata continuerà ad essere considerata dalla Chiesa un atto di eutanasia”.


L’obbligo di osservare le Dat è esteso anche agli ospedali non statali, quindi anche a quelli religiosi…


“È inaccettabile. Così come lo è il fatto che ai singoli medici sia negata l’obiezione di coscienza. Viviamo in una società multireligiosa ed è giusto rispettare le sensibilità altrui. Ma lo stesso rispetto lo invochiamo per le strutture sanitarie religiose, che devono corrispondere sempre al proprio carisma e al proprio dettato etico”.


Nel corso del dibattito, avete presentato le vostre istanze ai parlamentari?


“Avevamo avanzato richiesta di un emendamento, secondo cui in presenza di queste situazioni, all’istituto sanitario religioso dovrebbe essere data facoltà di non seguire le disposizioni contrarie alle finalità etiche del loro servizio, e di provvedere - a spese dell’istituto - al trasferimento di chi reclama le Dat ad altre strutture pronte ad accogliere la sua volontà”.


Cosa ne è stato di questo emendamento?


“Il principio che vi è dietro è sostenuto da un articolo della legge concordataria confermato integralmente anche nell’ultima revisione del 1985. Si tratta dell’articolo 7 il cui comma 3 recita espressamente: ‘Agli effetti tributari gli enti ecclesiastici aventi fine di religione o di culto, come pure le attività dirette a tali scopi, sono equiparati a quelli aventi fine di beneficenza o di istruzione. Le attività diverse da quelle di religione o di culto, svolte dagli enti ecclesiastici, sono soggettenel rispetto della struttura e della finalità di tali enti, alle leggi dello Stato concernenti tali attività e al regime tributario previsto per le medesime’. E obbligarci a procurare la morte a una persona, va contro le nostre finalità e quindi ci costringe a trasgredire una legge concordataria”.


Il Concordato sarà la base giuridica a cui vi appellerete…


“Non solo. Il comma 9 dell’art. 1 della legge in questione, rileva che l’obbligo ad attuare le Dat per le strutture sanitarie pubbliche e private deve avvenire ‘con proprie modalità organizzative’. Ebbene, questa frase potrebbe essere interpretata come la possibilità per noi di trasferire il paziente che abbia firmato le Disposizioni in un’altra struttura. Il nostro prossimo passo sarà chiedere un’interpretazione autentica di questo passaggio al Ministero della Salute”.


E se neanche questo passo porterà al risultato che auspicate?


“Vorrà dire che ricorreremo a tutti gli strumenti legali possibili per far valere i nostri diritti che - ripeto - sono stabiliti da una legge concordataria”.


Potete assicurare che le strutture sanitarie cattoliche non lasceranno morire i pazienti di sete e di fame?


"Assolutamente. Non eseguiremo nessuna sentenza di morte. Non siamo disponibili a far morire una persona, nemmeno cinque minuti prima della sua fine naturale. È un principio sacrosanto della Chiesa cattolica, basato sulle Opere di misericordia corporale ‘dar da mangiare agli affamati’ e ‘dar da bere agli assetati’”.



AMDG et BVM

Mio Dio!


Mons. Agostino Gonon

Vescovo di Moulins

Verso le vette della Santità Sacerdotale
* * *
Preparazione alla morte
IL «DIES IRAE» DEL SACERDOTE
Abbandono a Gesù.

***
Mio Dio! il lavoro quotidiano mi assorbe interamente, il ministero occupa, preoccupa tutte le mie facoltà; stanco fìsicamente, abbattuto moralmente, ho appena le forze e il tempo di pensare a me stesso. Giungo ogni giorno a sera senza aver fatto quanto avrei voluto, e forse neppure quanto avrei dovuto… E m’avanzo così verso la grande sera. Non vi sono già? non mi capiterà improvvisa, in un attimo, avvolgendo d’un tratto tutto nelle tenebre? Nessuno me ne avvertirà perché, Signore, Voi avete detto che nessuno può dirlo: Nescitis diem neque horam (Mat. 25, 13); anzi ch’io ne sarò sorpreso: Qua hora non putatis Filius hominis veniet (Luc. 12, 40).
Davanti a sì terribile incertezza ricordo la vostra parola, che è luce e raggio di speranza… Filius hominis veniet! Voi verrete o Maestro, Rabbonì, Voi che al dire di S. Giovanni mi siete avvocato se pecco! Voglio dunque abbandonarmi alla confidenza, contare sulla vostra misericordia, credere al vostro amore per i sacerdoti: vos dixi amicos, e fin d’ora vi rivolgo per quella sera misteriosa, la prece liturgica:
Oro supplex et acclinis
Cor contritum quasi cinis
Gere curam mei finis.
Mi prostro, Signore, umile e supplichevole! Durante il vostro pellegrinaggio terreno vi ho contemplato trattare con benevolenza quanti si presentavano a Voi in tale atteggiamento. Poi con il mio sacerdozio, vi ho misteriosamente aiutato a usare la vostra benevolenza quale trasmettitore ufficiale delle vostre grazie, apportatore della vostra luce, dispensatore del vostro perdono. Non tratterete dunque benevolmente anche me?
Si spezza il mio cuore sotto la forza del pentimento, pare si dissolva fino a ridursi in cenere! Avete detto di non saper respingere uh cuore contrito e umiliato. Oh, buon Maestro, in nome vostro ho accolto con bontà i peccatori pentiti; nel vederli confusi ai miei piedi, ho detto loro: Ego te absolvo! Voi avete detto ancora: In mensura qua mensi fueritis remetietur vobis! (Mat.-7, 2). M’è dolce pensarlo in questo momento! M’assolverete dunque misericordioso!
A Voi affido la mia ora estrema! Mi sono adoperato per confortarla a tante anime, a gloria vostra! Perché non vi dirò: Clarifica... consummavi quod dedisti mihi, manifestavi nomen tuum hominibus? (Ioan. 17, 1).
Lacrymosa dies illa Qua resurget ex favilla!
Sarà tutto gemito e dolore il giorno in cui risorgeranno dalla polvere quei che non furono vostri amici. Ricordate, o Gesù, ch’io sono l’amico da Voi prescelto! Purificatemi ora di tutto il mio passato. In avvenire preservatemi dall’ombra stessa della colpa e fate che, nel momento dell’ultima chiamata risuoni all’anima mia la parola dell’Apostolo meditata e predicata da me le mille volte: Surget in gloria! (1 Cor. 15, 43). In quell’ora di pianto, mi conceda la vostra bontà di sperimentare la parola del prediletto fra i vostri primi sacerdoti: Neque luctus, negue clamor, neque dolor erit ultra! (Apoc. 21, 4).
Judicandus homo reus! Huic, ergo, parce Deus!
Misero colui che allora subirà il giusto giudizio dell’eterne vendette! Perdono, Signore, perdono per lui se ancor v’è tempo. E’ proprio del mio sacerdozio gridare parce! per il colpevole.
Ma se imploro per altri la vostra pietà, voi non vorrete privarne me stesso. Mi giustificherete anticipatamente, o Signore, e non consentirete sia giudicato, o piuttosto condannato l’uomo da Voi annoverato fra coloro dei quali avete predetto che sederanno super sedes, judicantes duodecim tribus Israel (Mat. 19, 28).
— Sacro Cuore di Gesù, confido in Voi! Conosco il mio nulla, la mia miseria… ma quante volte ho ripetuto: De stercore erigens pauperem, ut collocet eum cum principibus populi sui! (Ps. 112, 6). Collocato quaggiù fra i principi del vostro popolo, lo sarò in eterno per bontà vostra anche lassù. Amen.

AMDG et BVM

IL VEGGENTE DELL'AMMAZZONIA



BUON NATALE

AMDG et BVM

sabato 16 dicembre 2017

PREPARAZIONE ALLA S. MESSA IN UNIONE A MARIA SS.


PREPARAZIONE ALLA S. MESSA 

IN UNIONE A MARIA SS.


PREPARAZIONE
ALLA S. MESSA
IN UNIONE A MARIA SS.

composta da S. Ecc. Rev.ma Mons. Pasquale Morganti
già Vescovo di Bobbio, Arcivescovo di Ravenna e Vescovo di Cervia.
Preghiera: 

«Gloriosissima Mater Dei, Virgo Maria, tota fiducia mea, precor Te ut mihi miserrimo peccatori adsistere hac hora digneris, qua pretiosissimum Filii tui Corpus et Sanguinem aeterno Patri oblaturus sum; sicut amans et dolens eidem Filio tuo in Cruce pendenti adstitisti.
Plena es gratiarum, plena rore coelesti, innixa super Dilectuin tuum, deliciis affluens.
Ciba ergo pauperem tuum de supereffluenti mensa tua, tuarumque virtutum vestibus indue me, ut his ornatus divino conspectui gratus appaream. 

Aperi manum tuam et imple me benedictioníbus, quibus Te Deus benedixit in aeternum, ut Te interveniente, tremenda Mysteria acceptabiliter perficere, et Sancta Sanctorum digne merear degustare.

«Domine Deus meus, Creator mens, et Redemptor mens, cum tali affectu,
reverentia, laude et honore, cum tali gratitudine, dignitate et amore, cum tali fide, spe et puritate te affecto hodie suscipere, sicut te suscepit et desideravit Sanctissima Mater tua, gloriosa Vírgo Maria quando Angelo, evangelizanti sibi Incarnationis mysterium, humilter ac devote respondit: Ecce Ancilla Domini fiat mihi secundum verbum tuum.


Atto di Fede: 
«Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce
e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per   sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine»[i].

Prodigio simile stai, o Gesù, per rinnovare in me. Anch’io tra poco articolando le tremende parole della Consacrazione, in certo modo, non meno meraviglioso, ti darò un’altra vita, la vita sacramentale, sicché nelle mie mani si rinnoverà quanto operossi nel seno della tua SS. Madre. Come al «fiat» pronunciato da Maria Tu scendesti ad umanarti in Lei, cosi scenderai tosto nelle mie mani appena io proferirò la formola del Sacramento. Credo, o Gesù, credo. Il senso cieco e tardo domanderà: «Come avverrà questo?[ii]»

ma la fede lo appagherà dicendo: «Su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo… nulla è impossibile a Dio»[iii] Oh Maria piena di fede «Tu che hai creduto[iv]» alle parole di semplice Angelo, comunica a me, la tua gran fede alle parole di Dio medesimo.


Atto di Umiltà: 
«Tu ad liberandum suscepturus hominem, non
horruisti Virginis uterum![v]» Anima mia, senti la Chiesa, che stupisce

ancora come Gesù non abbia provato orrore ad incarnarsi nel seno di Maria.
Eppure di questo seno essa medesima va’ decantando la purezza, la santità,

la ricchezza e lo splendore chiamandolo «Vas spirituale, Vas honorabile,
Foederis Arca, Domus aurea!» Qual meraviglia adunque che su trono siffatto

abbia amato fermarsi anche il Re dei Re? L’ammirazione della Chiesa non offenderà Maria, di cui pare poco apprezzare l’immensa virtù? No, Maria non si offende: anzi Ella stessa ha posto in certo, modo sul labbro alla Chiesa, quella frase col suo esempio. All’udir da Gabriele: «Ave, piena di grazia… il Signore è
con Te». Ella «rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto[vi]» trovando strano a sé un saluto sì lusinghiero e sublime. 
E ricevendo le congratulazioni per la sua sorte incomparabile da Elisabetta espresse ripetutamente i suoi sensi d’umiltà: «Ha guardato l’umiltà  della sua serva… ha innalzato gli umili… ha ricolmato di beni gli affamat[vii]
dicendosi bassa ancella, mancante, di tutto, ché anche nel possesso di tante singolari virtù riconoscevasi un nulla in confronto del Dio d’ogni perfezione.
Or dunque, donde piglierò io ardire per accostarmi a questo gran Dio, e riceverlo in questo mio cuore, ove non solo non isplende l’oro dell’Arca dell’Alleanza, ma
vi fermentano passioni più abbiette? Se Maria si turba accostandosi a te posso io men che disperare e fuggire dal tuo cospettto? 
Ma in buon punto mi sovviene che tu, o Maria, sei la Regina dei miserabili, l’asilo dei derelitti: per te dunque, o mistica Porta del Cielo «Ianua coeli» io mi farò animo ad entrar da Gesù.

Atto di Confidenza: 
Ah tu, Gesù, non mi scaccerai, no, ché non il puoi, se Maria mi precederà. Coraggio, anima mia; «Va a questa madre di misericordia, e palesale le piaghe che porti nell’anima per le tue colpe: allora ella certamente pregherà il Figlio che ti perdoni, per quel latte ch’ella gli diede[viii]; e il Figlio, che tanto l’ama, certamente l’esaudirà;»[ix].
… «Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi potrà sussistere?[x]»

Lo so, ma anima mia, senti la voce consolante di tua Madre: «Di generazione  in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono[xi]».

Orbene, o mio Gesù, benché compreso dell’infinita tua perfezione e dell’immensa mia miseria e turbato nell’animo, come Maria, per aderire ai pressanti inviti tuoi e della carissima tua e mia Madre, sul suo esempio mi acquieto e dico pien di gioia: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto[xii]». Perdonatemi intanto tutti i miei peccati, de’ quali mi dolgo, e accetta e convalida il proposito di non più ricadervi.


Atto di Desiderio: 
Anima mia, conosceva la Vergine SS. le promesse divine
circa il venturo Messia fatte ai Patriarchi e profeti: «come aveva promesso ai nostri padri[xiii]»: or con quali vampe d’amore non avrà quel Cuore desiderato Gesù, detto appunto «Desiderato da tutte le genti[xiv]»?


Con qual’ansia infuocata il virgineo e tenero suo Cuore non avrà ripetuto co’ suoi Padri: « manda chi vuoi mandare![xv]… Si apra la terra e germini il Salvatore! Le nubi piovano il giusto! [xvi]… donaci la tua salvezza[xvii]


 Signore, piega il tuo cielo e scendi [xviii]». O Maria, ah! dimmi: quante
volte lo chiamavi in un sol giorno il futuro Salvatore?… «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo[xix]»


 O Mamma mia, quanto affetto per Gesù in queste poche parole; quanto desiderio!
Dimmi ancora. o Maria, come ti struggevi di rivedere le care sembianze del tuo Gesù e di goderne gli amplessi, quando Egli era assente per attendere alla predicazione!
Dimmi lo schianto del tuo Cuore quando Gesù si staccò anche da Te per
salire al Cielo?! Dimmi gli slanci tuoi verso l’empireo nel resto della vita, lontana
da Gesù! Ah chissà quante volte ripetesti le amorose lamentele del
tuo gran Padre Davide: «Quando verrò e vedrò il volto di Dio?[xx]…
Chi mi darà ali come di colomba, per volare e trovare riposo?[xxi]…
Di te ha detto il mio cuore: “Cercate il suo volto”; il tuo volto, Signore,
io cerco[xxii]. L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente![xxiii]… Ho
corso assetato![xxiv]… Mio Dio, non tardare![xxv]… L’anima mia languisce
e brama gli atri del Signore![xxvi]… Ho sperato: ho sperato nel Signore![xxvii]»
– Oh Gesù, ho anch’io tutti i motivi per desiderarti sì focosamente
vicino a me; anch’io posso aspettarmi un vero Paradiso con te, promettermi le gioie medesime di Maria: anch’io dunque anelo a te. lo vengo. Accompagnami tu, Maria, porgimelo tu il tuo e mio Amore, come il porgesti ai Pastori e ai Magi ed a molte anime elette, che poterono condividere teco la sorte invidiabile di stringersi in braccio Gesù.
NOTE
[i] Lc 1, 31-32.
[ii] Lc 1, 34.
[iii] Lc 1, 35.36.
[iv] Cf, Lc 1, 45.
[v] Dall’inno Te Deum: “non ha avuto vergogna di venire all’uomo implicandosi
nelle viscere della Vergine” (trad. libera di Mons. Luigi Giussani; cf. http://www.tracce.it/det_Articoli.asp?Sezione=settembre
+1999&ID= 19990921, visitato il 9 dicembre 2006.
[vi] Lc 1, 29.
[vii] Lc 1, 48. 52. 53.
[viii] San Bernardo, citato da Sant’Alfonso M. de’ Liguori ne Le Glorie di Maria,I, 2, 1. “Queste o simili parole da moltissimi vengono attribuite a S. Bernardo:
da s. Bonaventura (Soliloquium, cap. 1, n. 23, Opera, ad Claras Aquas,
VIII, 37), da Vincenzo di Beauvais, da S. Antonino, da S. Bernardino da Siena, da
S. Tommaso da Villanova, da Dionigi Cartusiano, da Pelbarto, ecc. ecc. Veramente,
ut sonant, non sono di S. Bernardo, o almeno non si ritrovano nei suoi scritti.
Ma non sembrano altro che la parafrasi di quanto scrisse S. BERNARDO sulla
scala dei peccatori, per cui dobbiamo ascendere dalla Madre al Figlio e dal
Figlio al Padre: «Ad Patrem verebaris accedere… Iesum dedit tibi Mediatorem.
Quid non apud talem Patrem Filius talis obtineat? Exaudietur utique pro reverentia
sua… An vero trepidas et ad ipsum… Advocatum habere vis et ad ipsum? Ad Mariam
recurre… Nec dubius dixerim, exaudietur et ipsa pro reverentia sua. Exaudiet utique
Matrem Filius, et exaudiet Filium Pater. Filioli, haec peccatorum scala, haec mea
maxima fiducia est, haec tota ratio spei meae. Quid enim? potestne Filius aut repellere,
aut sustinere repulsam; non audire, aut non audiri, Filius potest? Neutrum plane.»
In Nativitate B. M. V., Sermo de aquaeductu, n. 7. ML 183-441. – Questaparafrasila fece, primo fra tutti, uno degli amici più intrinseci di S. Bernardo,
tanto addentro nelle cose sue, e primo suo biografo dopo la morte del Santo, giacché
Guglielmo scrisse vivendo ancora S. Bernardo: ARNALDO DI CHARTRES. Questi, nel suo
Libellus de laudibus B. M. V., ML 189-1726, dice: «Securum accessum
iam habet homo ad Deum, ubi mediatorem causae suae Filium habet ante Patrem, et ante
Filium Matrem. Christus, nudato latere, Patri ostendit latus et vulnera; Maria Christo
pectus et ubera; nec potest ullo modo esse repulsa, ubi concurrunt et orant omni
lingua disertius haec clementiae nonumenta et caritatis insignia. Dividunt coram
Patre inter se Mater et Filius pietatis officia, et miris allegationibus muniunt
redemptionis humanae negotium.» Ed altrove lo stesso ARNALDO, De septem
verbis Domini in cruce, 
tractatus 3, ML 189-1695: «Unum… erat… quod
Pater bonus, quod Filius pius, quod mater sancta intendebat… Matre supplicante,
Filio interpellante, Patre propitiante. Filius ad pectus Matris et ubera, Pater ad
Filii crucem et vulnera respiciebat. Et quid inter haec tanta pignora non moverent?»
– In fine, ci vengono qui insegnate, in modo vivo ed espressivo, queste due grandi
verità: che Maria tutto ottiene, perché è Madre di Gesù,
e che quanto concede Dio a noi, lo concede per i meriti della Passione di Gesù.
Quindi, usando di quella scala, secondo la parola di Arnaldo ed il
pensiero comune a lui ed a Bernardo, «securum accessum iam habet homo
ad Deum.»”. Nota ripresa da http://www.intratext.com/ IXT/ITASA0000/_PQ0.HTM#$577,
visitato il 9 dicembre 2006.
[ix] San Bernardo, In Nativitate B. V. Mariae Sermo (De Aquaeductu)
7 ML 183, 1015.[x] Sal 130 (129), 3.
[xi] Lc 1, 50.
[xii] Lc 1, 38.
[xiii] Lc 1, 55.
[xiv] Agg 2, 8, secondo la Vulgata. L’ebraico, con numerazione differente
del versetto (2, 7) ha chemdath kol-haggoyim, che la CEI traduce le
ricchezze di tutte le genti”. Ritengo la traduzione della Vulgata preferibile.
La Gloria futura di questa casa… più grande di quella di una volta
ove Dio porrà la pace (cf vv. successivi), formano un contesto per
cui l’interpretazione di chemdath solo come ricchezza naturale, è
oggettivamente restrittiva. Si tratta di un tesoro dei tempi messianici.
[xv] Es 4, 13.
[xvi] Is 45, 8.
[xvii] Sal 85 (84),8.
[xviii] Sal 144 (143), 5.
[xix] Lc 2, 48.
[xx] Sal 42-43 (41-42), 3.
[xxi] Sal 55 (54), 7.
[xxii] Sal 27 (26), 8.
[xxiii] Sal 42-43 (41-42), 3.
[xxiv] Sal 62 (61), 5; la Bibbia CEI omette queste parole.
[xxv] Sal 40 (39), 18.
[xxvi] Sal 84 (83), 3.
[xxvii] Sal 40 (39), 2.
AMDG et BVM