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Miriam Baouardy, Maria di Gesù Crocifisso, nacque a Ibillin in Galilea il 5 gennaio 1846. |
Miriam Baouardy, Maria di Gesù Crocifisso, nacque a Ibillin in Galilea il 5 gennaio 1846.
I suoi genitori, cristiani maroniti, erano poveri e molto provati per la difficile coabitazione con le altre culture non cristiane.
Il padre, Giorgio Baouardy, fu incarcerato dalla polizia ottomana con la falsa accusa di omicidio e recluso a san Giovanni d’Acri; poi, riconosciuta l’innocenza, poté ritornare in famiglia. Ma per l’umiliazione subita proprio nella città della sua comunità maronita, decisero di trasferirsi a Ibillin.
Un’esperienza analoga al padre accadrà poi anche a Miriam qualche anno più tardi quando vide arrivare due uomini per arrestarla e gettarla in carcere, dove maltrattata venne accusata falsamente di furto di diamanti.
Quella di Miriam era una famiglia che soffriva per la perdita di ben dodici figli.
La madre di lei (Mariam Cahynn), molto credente, con il papà Giorgio, decisero di andare a piedi a Betlemme (170 Km) a pregare nella basilica della natività per chiedere al buon Dio il dono dei figli. Arrivarono Miriam e Boulos!
Più tardi il papà Giorgio si ammalò e in punto di morte affidò i due piccoli a san Giuseppe: “O grande santo, eccoti mia figlia, la santa Vergine è sua madre, degnati di vegliare su di lei, sii suo padre”.
Un anno dopo muore anche la madre, Miriam aveva 4 anni. Il fratello Paolo fu adottato da una zia materna e andò ad abitare a Tarshisha mentre Miriam fu adottata dai Baouardy e andò ad abitare presso uno zio paterno. Miriam e Paolo, cosa davvero straziante, non si videro mai più.
Anche se gli zii non le facevano mancare nulla soffriva terribilmente la perdita dei suoi familiari. Questo vuoto affettivo la spinse a cercare il calore della sicurezza materna nella devozione alla Vergine Maria.
Lei curava con particolare attenzione l’angolo della casa, con fiori e decorazioni, dove vi era l’icona della Vergine e digiunava ogni sabato in suo onore.
Una cosa analoga accadde a Teresa d’Avila all’età di dodici anni (cf. Vita, 1, 7) e a Santa Teresa di Lisieux quando scelsero Maria per Madre. L’usanza orientale del tempo non prevedeva l’istruzione per le bambine, perciò Miriam non imparò mai a leggere e a scrivere, ma sviluppò la capacità di meditare gli eventi della sua vita, leggendo il libro della natura, imparando a memoria le preghiere, ascoltando i sermoni dei sacerdoti, ecc...
Cresciuta a servizio dello zio paterno a 13 anni fu promessa sposa ad un giovane che le aveva procurato la dote, ma lei, volendo per sé una vita di consacrazione, si presentò alla cerimonia senza abiti nuziali, irsuta, con la testa rasata e i capelli tagliati su un vassoio.
Questo gesto nella cultura araba è un affronto pesante. Ciò provocò l’ira dello zio che la costrinse ai lavori di servitù, mentre il confessore non le accordò più l’assoluzione dei peccati, creando una certa confusione nel cuore di quella semplice adolescente.
Presa dal desiderio di rivedere Boulos cercò di raggiungere Nazareth. Per questo chiese aiuto ad un arabo che lavorava con lei presso lo zio. Ma nella fuga avvenne un fatto spiacevole. L’arabo mussulmano, con la famiglia cercò di islamizzarla a forza. Miriam oppose un chiaro rifiuto: “Mussulmana io? Mai!” La sua risposta incattivì l’uomo che la prese a calci con violenza. Stramazzata a terra, con una scimitarra, l’arabo le tagliò la gola, era l’8 settembre 1859. Avvolta dentro un lenzuolo il mussulmano lasciò il suo corpo di notte al margine di una strada:
“Mi sono ritrovata in cielo, ho visto la santa Vergine, gli angeli, i santi accogliermi con grande bontà, e ho visto i miei genitori in loro compagnia. Vedevo il trono stupendo della santissima Trinità, Gesù Cristo nostro Signore nella sua umanità, non più sole, non più luce, ma tutto brillava di chiarore. Allora qualcuno mi disse: è vero tu sei vergine, ma il tuo libro non è ancora terminato”.2
Poi la visione sparì e lei si svegliò in una grotta distesa su un lettuccio. Vide una giovane silenziosa e bellissima, con un velo azzurro, che la curava con amore; 16 anni dopo un medico francese notò che le mancavano alcuni anelli alla trachea e che senza un miracolo non avrebbe potuto vivere.
Al termine del periodo di cure quella giovane bellissima le preparò un buonissima minestra e rivolgendosi a Miriam che aveva fame le disse:
“È abbastanza per il momento, ricordati bene Miriam, di non fare come quelle persone che pensano di non avere mai abbastanza di qualunque cosa, dì sempre: è assai, e il buon Dio che vede tutto vi provvederà.
Sii sempre contenta, malgrado ciò che dovrai soffrire, e Dio così buono, ti invierà tutto ciò che ti sarà necessario: ricordati, ricordati, ricordati, il bene di tutta la tua vita, non ascoltare mai la voce del demonio, diffidane, perché è molto astuto. Quando domanderai qualcosa al buon Dio non te la concederà subito, per provare la tua fiducia e vedere se lo ami lo stesso, e poi, più tardi, te l’accorderà se sarai sempre contenta e l’amerai.
Miriam, Miriam, non dimenticare le grazie che Dio ti ha fatto. Quando qualche sofferenza ti capiterà pensa: è il buon Dio che me lo chiede. Sii sempre piena di carità verso il prossimo, devi amarlo più di te stessa.
Non vedrai più i tuoi parenti, e ti farai religiosa, non resterai nel primo convento dove entrerai, ma andrai in un altro dove farai professione, e tre anni dopo morirai”.3
Ancora debole la giovane bellissima la esortò a confessarsi e quando Miriam usci dalla chiesa quella bella signora non c’era più! Miriam ha soli 13 anni, non ha più nessuno, forse li realizza quando si è soli sulla terra! Non può tornare dai parenti che per la vergogna si trasferirono, non sa leggere, non sa scrivere, ha solo un filo di voce per chiedere aiuto e un po' di forza per fare lavori di fatica e di pulizia nelle famiglie e tra i poveri.
A 17 anni si trasferì a Marsiglia a servizio presso una famiglia siriana; voleva però entrare in convento. Fu inizialmente accolta presso le suore di san Giuseppe. Analfabeta, Miriam, poteva solo svolgere lavori di fatica. Ma cominciarono fenomeni estatici e dal 29 marzo 1867 ogni giovedì e il venerdì le mani, i piedi e il costato cominciarono a sanguinare motivo per il quale fu indirizzata a un monastero di vita contemplativa. Entrò nel Carmelo di Pau e fu presentata alla maestra delle novizie. Suor Veronica disse di lei: “Questa piccola araba è obbediente fino al miracolo
Fu favorita di grandi carismi dello Spirito Santo; l’umiltà e la preghiera la sostennero sempre nella dura lotta spirituale. La piccola Miriam amava i poveri per i quali andava a chiedere l’elemosina. Nel 1869 in India a Ban-galore fondò un Carmelo, là Miriam soffrì le incomprensioni del vescovo e delle consorelle e a motivo delle stigmate fu violentemente vessata da satana.
Due anni dopo con il permesso di Pio IX fondò un Carmelo anche a Betlemme.
Miriam aveva un particolare messaggio di Gesù sullo Spirito Santo che fece pervenire per lettera a Papa Pio IX: “Nell’intera Chiesa deve stabilirsi la devozione allo Spirito Santo e l’uso che ogni prete una volta al mese celebri la Messa dello Spirito Santo”, ma i tempi non erano maturi. In estasi vide l’elezione di Leone XIII che fu il papa dello Spirito Santo. La piccola “Qedise” (santa) morì a soli 33 anni.
I messaggi sullo Spirito Santo che Gesù le dava la uniscono alla B. Elena Guerra nella grazia missionaria. Giovanni Paolo II la beatificò il 13 Novembre 1983. La memoria liturgica si celebra il 26 Agosto.
Beata Elena Guerra (+1917) e ancor prima Beata Maria di Gesù Crocifisso (+1878) furono gli strumenti che Dio suscitò per riportare nella Chiesa Cattolica il culto dovuto allo Spirito Santo.
Nocola Sozzi, O.Carm.
Note
AMDG et BVM