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giovedì 2 novembre 2017

Con retta fede e pietà preghiamo per i morti. Il resto a nulla gioverebbe alle anime loro.

In questo giorno si fa la 
Commemorazione di tutti i Fedeli Defunti, 
nella quale 
la Chiesa, pia Madre comune, 
dopo essersi adoperata a celebrare con degne lodi tutti i suoi figli, che già esultano in cielo, subito si affretta a sollevare con validi suffragi presso Cristo, suo Signore e Sposo, 
tutti gli altri suoi figli, 
che gemono ancora nel Purgatorio, 
affinché possano quanto prima 
pervenire alla società dei cittadini beati.

Lettura 4
Dal libro di sant'Agostino Vescovo 
della cura da aversi per i morti
Cap. 2 e 3
La cura del funerale, la disposizione per la sepoltura, la pompa delle esequie sono più un sollievo per i vivi che un aiuto per i morti. Ma non perciò son da lasciare senza cura e rispetto i corpi dei defunti, specialmente dei giusti e dei fedeli, mentre di essi santamente si servirono le anime come di organi e di strumenti per tutte le opere buone. Poiché se la veste e l'anello di un padre, o altra cosa simile, tanto è più cara ai posteri quanto più grande è l'affetto verso i parenti; in verun modo sono da disprezzarsi i corpi che certo portiamo molto più intimamente e strettamente congiunti che qualsiasi veste. Infatti essi non sono un ornamento o un qualsiasi aiuto che serve all'esterna, ma alla stessa natura dell'uomo appartengono. Onde anche i funerali degli antichi giusti furon curati con riverente pietà, furon celebrate le loro esequie e fu provvisto ad onorevole sepoltura ed essi stessi, ancor viventi, diedero ordini ai figli circa la sepoltura o anche la traslazione dei loro corpi.

Lettura 5
Cap. 4
La memoria, la preghiera affettuosa che si ha dai fedeli verso i carissimi defunti, non v'ha dubbio che giovi a quelli che, mentre vivevano, meritarono che tali cose giovassero loro dopo questa vita. Però sebbene qualche necessità non permetta affatto o di seppellire i corpi, o di seppellirli in luogo sacro, non per questo san da omettere le preghiere per le anime dei trapassati: preghiere che la Chiesa con una commemorazione generale fa, anche tacendo i loro nomi, per tutti quelli che son morti nella comunione cristiana-cattolica; onde quelli che ciò non hanno o dai genitori, o dai figli, o da qualsiasi parente o amico, lo ricevano dalla stessa pia madre comune. Che se non vi fossero queste preghiere, le quali con retta fede e pietà si fanno per i morti, penso che niente gioverebbe alle anime loro, nonostante che i corpi esanimi vengano sepolti in luoghi sacri.

Lettura 6
Cap. 18
Stando cosi le cose, non crediamo di portar sollievo ai morti, verso cui abbiam tanta cura, se non offriamo per essi solennemente il sacrificio o dell'altare o di orazioni o di elemosine sebbene non giungano a tutti quelli per cui s'innalzano, ma solo a quei che, mentre vivono, meritano che giovino loro. Però siccome noi non sappiamo chi siano costoro, fa d'uopo che ciò facciamo per tutti i cristiani, affinché niuno di quelli cui questi benefizi possono e debbono giovare, ne sia escluso. Poiché è meglio ch'essi sopravanzino a quelli cui non fan né male né bene, che manchino a quelli cui arrecano giovamento. Ciascuno poi farà la cosa con maggior diligenza per i parenti, affinché i suoi facciano lo stesso per lui. Tutto ciò poi che si fa per seppellire il corpo non è già un soccorso per la salvezza, ma un ufficio di umanità, per l'affetto onde nessuno mai ebbe in odio la propria carne. Quindi è doveroso che s'abbia verso la carne del prossimo la maggior cura possibile, quando sarà uscito di vita colui che la rivestiva. E se ciò fanno quelli che non credono alla risurrezione della carne, molto più debbon farlo quelli che ci credono anche perché questo ufficio reso al corpo morto, ma che un dì risusciterà e vivrà in eterno, sia in certo modo testimonianza di una tal fede!
AMDG et BVM

Ricordiamo tutti i fedeli Defunti.

2 novembre - Commemorazione dei Defunti
Invitiamo tutti gli aderenti al Movimento d'Amore San Juan Diego
alla comunione di Preghiera in ricordo di tutti i fedeli Defunti.


Leggi tutto:
http://www.conchiglia.net/xx/M-U.asp

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Approfondimenti:

Indulgenze Plenarie
http://www.conchiglia.net/xx/5=_Conchiglia-MONOS_Indulgenze_Plenarie.asp

Alle origini della Solennità di Ognissanti e della Commemorazione dei Defunti:
http://conchiglia.net/C_DOCUMENTI/MONOS_2014_1_nov_Festa_di_Ognissanti_2_nov_Commemorazione_dei_Defunti.pdf



Dio la benedica.
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MOVIMENTO D'AMORE SAN JUAN DIEGO
Coordinamento Mondiale

© Copyright - LA RIVELAZIONE - Conchiglia della Santissima Trinità -
BENTORNATO MIO SIGNORE - Il Grande Libro della Vita -
internet:  www.conchiglia.net

AMDG et BVM

domenica 29 ottobre 2017

La Fede nella Vita Eterna ci dà il coraggio di amare più intensamente questa nostra Terra e di lavorare per costruirle un futuro, per darle una vera e sicura speranza.

DE  - EN  - ES  - FR  - HR  - IT  - PT ]
BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE
Aula Paolo VI
Mercoledì, 2 novembre 2011

La Commemorazione di tutti i fedeli defunti

Cari fratelli e sorelle!

Dopo avere celebrato la Solennità di Tutti i Santi, la Chiesa ci invita oggi a commemorare tutti i fedeli defunti, a volgere il nostro sguardo a tanti volti che ci hanno preceduto e che hanno concluso il cammino terreno. 
Nell’Udienza di questo giorno, allora, vorrei proporvi alcuni semplici pensieri sulla realtà della morte, che per noi cristiani è illuminata dalla Risurrezione di Cristo, e per rinnovare la nostra fede nella vita eterna.

Come già dicevo ieri all’Angelus, in questi giorni ci si reca al cimitero per pregare per le persone care che ci hanno lasciato, quasi un andare a visitarle per esprimere loro, ancora una volta, il nostro affetto, per sentirle ancora vicine, ricordando anche, in questo modo, un articolo del Credo: nella comunione dei santi c’è uno stretto legame tra noi che camminiamo ancora su questa terra e tanti fratelli e sorelle che hanno già raggiunto l’eternità.

Da sempre l’uomo si è preoccupato dei suoi morti e ha cercato di dare loro una sorta di seconda vita attraverso l’attenzione, la cura, l’affetto. In un certo modo si vuole conservare la loro esperienza di vita; e, paradossalmente, come essi hanno vissuto, che cosa hanno amato, che cosa hanno temuto, che cosa hanno sperato e che cosa hanno detestato, noi lo sco­priamo proprio dalle tombe, davanti alle quali si affollano ricordi. Esse sono quasi uno specchio del loro mondo.

Perché è così? Perché, nonostante la morte sia spesso un tema quasi proibito nella nostra società, e vi sia il tentativo continuo di levare dalla nostra mente il solo pensiero della morte, essa riguarda ciascuno di noi, riguarda l’uomo di ogni tempo e di ogni spazio. E davanti a questo mistero tutti, anche inconsciamente, cerchiamo qualcosa che ci inviti a sperare, un segnale che ci dia consolazione, che si apra qualche orizzonte, che offra ancora un futuro. La strada della morte, in realtà, è una via della speranza e percorrere i nostri cimiteri, come pure leggere le scritte sulle tombe è compiere un cammino segnato dalla speranza di eternità.

Ma ci chiediamo: perché proviamo timore davanti alla morte? Perché l’umanità, in una sua larga parte, mai si è rassegnata a credere che al di là di essa non vi sia semplicemente il nulla? Direi che le risposte sono molteplici: abbiamo timore davanti alla morte perché abbiamo paura del nulla, di questo partire verso qualcosa che non conosciamo, che ci è igno­to. 
E allora c’è in noi un senso di rifiuto perché non possiamo accettare che tutto ciò che di bello e di grande è stato realizzato durante un’intera esistenza, venga improvvisamente cancellato, cada nell’abisso del nulla. 
Soprattutto noi sentiamo che l’amore richiama e chiede eternità e non è possibile accettare che esso venga distrutto dalla morte in un solo momento.

Ancora, abbiamo timore davanti alla morte perché, quando ci troviamo verso la fine dell’esistenza, c’è la percezione che vi sia un giudizio sulle nostre azioni, su come abbiamo condotto la nostra vita, soprattutto su quei punti d’ombra che, con abilità, sappiamo spesso rimuovere o tentiamo di rimuovere dalla nostra coscienza. 
Direi che proprio la questione del giudizio è spesso sottesa alla cura dell’uomo di tutti i tempi per i defunti, all’attenzione verso le persone che sono state significative per lui e che non gli sono più accanto nel cammino della vita terrena. In un certo senso i gesti di affetto, di amore che circondano il defunto, sono un modo per proteggerlo nella convinzione che essi non rimangano senza effetto sul giudizio. Questo lo possiamo cogliere nella maggior parte delle culture che caratterizzano la storia dell’uomo.

Oggi il mondo è diventato, almeno apparentemente, molto più razionale, o meglio, si è diffusa la tendenza a pensare che ogni realtà debba essere affrontata con i criteri della scienza sperimentale, e che anche alla grande questione della morte si debba rispondere non tanto con la fede, ma partendo da conoscenze sperimentabili, empiriche. 
Non ci si rende sufficientemente conto, però, che proprio in questo modo si è finiti per cadere in forme di spiritismo, nel tentativo di avere un qualche contatto con il mondo al di là della morte, quasi immaginando che vi sia una realtà che, alla fine, è sarebbe una copia di quella presente.

Cari amici, la solennità di tutti i Santi e la Commemorazione di tutti i fedeli defunti ci dicono che solamente chi può riconoscere una grande speranza nella morte, può an­che vivere una vita a partire dalla speranza. Se noi riduciamo l’uomo esclusivamente alla sua dimensione orizzontale, a ciò che si può percepire empiricamente, la stessa vita perde il suo senso profondo. L’uomo ha bisogno di eternità ed ogni altra speranza per lui è troppo breve, è troppo limitata. L’uomo è spiegabile solamente se c’è un Amore che superi ogni isolamento, anche quello della morte, in una totalità che trascenda anche lo spazio e il tempo. L’uomo è spiegabile, trova il suo senso più profondo, solamente se c’è Dio. E noi sappiamo che Dio è uscito dalla sua lontananza e si è fatto vicino, è entrato nella nostra vita e ci dice: «Io so­no la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me non morirà in eterno» (Gv 11,25-26).

Pensiamo un momento alla scena del Calvario e riascoltiamo le parole che Gesù, dall’alto della Croce, rivolge al malfattore crocifisso alla sua destra: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso» (Lc 23,43). 
Pensiamo ai due discepoli sulla strada di Emmaus, quando, dopo aver percorso un tratto di strada con Gesù Risorto, lo riconoscono e partono senza indugio verso Gerusalemme per annunciare la Risurrezione del Signore (cfr Lc 24,13-35). 
Alla mente ritornano con rinnovata chiarezza le parole del Maestro: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no non vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”?» (Gv 14,1-2). 

Dio si è veramente mostrato, è diventato accessibile, ha tanto amato il mondo «da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16), e nel supremo atto di amore della Croce, immergendosi nell’abisso della morte, l’ha vinta, è risorto ed ha aperto anche a noi le porte dell’eternità. Cristo ci sostiene attraverso la notte della morte che Egli stesso ha at­traversato; è il Buon Pastore, alla cui guida ci si può affidare sen­za alcuna paura, poiché Egli conosce bene la strada, anche attra­verso l’oscurità.

Ogni domenica, recitando il Credo, noi riaffermiamo questa verità. E nel recarci ai cimiteri a pregare con affetto e con amore per i nostri defunti, siamo invitati, ancora una volta, a rinnovare con coraggio e con forza la nostra fede nella vita eterna, anzi a vivere con questa grande speranza e testimoniarla al mondo: dietro il presente non c’è il nulla. 
E proprio la fede nella vita eterna dà al cristiano il coraggio di amare ancora più intensamente questa nostra terra e di lavorare per costruirle un futuro, per darle una vera e sicura speranza. Grazie.

AMDG et BVM