domenica 20 agosto 2017

MARIA nel pensiero, nel parlare, sempre

Lectio S. Bernardi 
Abbatis et Ecclesiæ Doctoris
.

Rivolto ai monaci, Bernardo suggerirà: 
accogliere 
«Mariam in cogitando, Mariam in loquendo, 
Mariam in omnibus operibus suis»: 
Maria nel pensiero, Maria nel parlare, Maria in tutte le opere.
*
Luci sul nostro cammino di 
San Bernardo di Chiaravalle
" Chiunque tu sia,
che nel flusso di questo tempo ti accorgi che,
più che camminare sulla terra,
stai come ondeggiando tra burrasche e tempeste,
non distogliere gli occhi dallo splendore di questa stella,
se non vuoi essere sopraffatto dalla burrasca!
Se sei sbattuto dalle onde della superbia,
dell'ambizione, della calunnia, della gelosia,
guarda la stella, invoca Maria.
Se l'ira o l'avarizia, o le lusinghe della carne
hanno scosso la navicella del tuo animo, guarda Maria.
Se turbato dalla enormità dei peccati,
se confuso per l'indegnità della coscienza,
cominci ad essere inghiottito dal baratro della tristezza
e dall'abisso della disperazione, pensa a Maria.
Non si allontani dalla tua bocca e dal tuo cuore,
e per ottenere l'aiuto della sua preghiera,
non dimenticare l'esempio della sua vita.
Seguendo lei non puoi smarrirti,
pregando lei non puoi disperare.
Se lei ti sorregge non cadi,
se lei ti protegge non cedi alla paura,
se lei ti è propizia raggiungi la mèta ".
*
Bernardo, nato a Fontaine nella Borgogna da nobile famiglia, giovanetto vivamente sollecitato da donne per la sua grande bellezza, non si poté mai smuovere dal proposito di conservarsi casto. 
Per fuggire queste tentazioni del diavolo, a diciott'anni risolvé d'entrare nel monastero di Citeaux, culla dell'ordine di questo nome, che allora fioriva per santità. Conosciuto il disegno di Bernardo, i suoi fratelli fecero ogni sforzo per distoglierlo. Ma in ciò egli fu più eloquente e fortunato di loro; perché li convinse così bene, e molti altri con essi, del suo progetto, che ben trenta giovani abbracciarono con lui la medesima religione-. 

Monaco, si diede tanto al digiuno, che ogni volta che prendeva cibo, gli sembrava di subire un supplizio. Si applicò meravigliosamente anche alle veglie e all'orazione; e, votatosi alla cristiana povertà, menava sulla terra vita quasi celeste, aliena da ogni sollecitudine e cupidigia di cose caduche.

Risplendeva in lui l'umiltà, la misericordia, la dolcezza. Era così assorto nella contemplazione, che pareva non servirsi dei sensi se non per i doveri di pietà: nei quali tuttavia si comportava colla più lodevole prudenza. 
Occupato in questi esercizi, rifiutò il vescovado di Genova, Milano e altri, che gli venivano offerti, dichiarandosi indegno dell'onore di tanta dignità. 

Eletto abate di Chiaravalle, edificò in molti luoghi, dei monasteri nei quali si mantenne per lungo tempo la regola e la disciplina di Bernardo. Nel monastero dei santi Vincenzo e Anastasio a Roma, restaurato da Papa Innocenzo II, pose come abate quello che fu poi sommo Pontefice col nome d'Eugenio III; al quale indirizzò pure un suo libro della Considerazione.

Egli scrisse inoltre molte altre opere, in cui apparisce come la sua dottrina fu piuttosto un dono di Dio che frutto di studio. L'altissima riputazione della sua virtù lo fece ricercare dai più grandi prìncipi per comporre le loro controversie e venne più volte in Italia per regolare gli affari della Chiesa. 
Così il sommo Pontefice Innocenzo II ebbe in lui un aiuto prezioso tanto per metter fine allo scisma di Pier Leone, quanto nelle legazioni presso l'imperatore di Germania, Enrico re d'Inghilterra, e il Concilio di Pisa. Infine, a sessantatré anni d'età s'addormentò nel Signore, e, illustrato da miracoli, Papa Alessandro III l'annoverò fra i Santi. 

Il sommo Pontefice Pio VIII poi, con decreto della sacra Congregazione dei Riti, dichiarò e confermò san Bernardo Dottore della Chiesa universale, ordinandone a tutti la recita della Messa e l'Ufficio dei Dottori, e concesse indulgenze plenarie annuali in perpetuo a tutti quelli che nel giorno della festa del Santo avessero visitato le chiese dell'ordine Cistercense.


V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.


"Nei pericoli, nelle angustie, nelle perplessità, pensa a Maria, invoca Maria!
Maria sia sempre sulla tua bocca e nel tuo cuore. Se la preghi non perderai la speranza".


San Bernardo



AMDG et BVM

Doctor mellifluus: SAN BERNARDO

DE  - EN  - ES  - FR  - HR  - IT  - PT ]


BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 21 ottobre 2009
[Video] 

San Bernardo di Chiaravalle

Cari fratelli e sorelle,
oggi vorrei parlare su san Bernardo di Chiaravalle, chiamato “l’ultimo dei Padri” della Chiesa, perché nel XII secolo, ancora una volta, rinnovò e rese presente la grande teologia dei Padri. Non conosciamo in dettaglio gli anni della sua fanciullezza; sappiamo comunque che egli nacque nel 1090 a Fontaines in Francia, in una famiglia numerosa e discretamente agiata. Giovanetto, si prodigò nello studio delle cosiddette arti liberali – specialmente della grammatica, della retorica e della dialettica – presso la scuola dei Canonici della chiesa di Saint-Vorles, a Châtillon-sur-Seine e maturò lentamente la decisione di entrare nella vita religiosa. Intorno ai vent’anni entrò a Cîteaux, una fondazione monastica nuova, più agile rispetto agli antichi e venerabili monasteri di allora e, al tempo stesso, più rigorosa nella pratica dei consigli evangelici. Qualche anno più tardi, nel 1115, Bernardo venne inviato da santo Stefano Harding, terzo Abate di Cîteaux, a fondare il monastero di Chiaravalle (Clairvaux). Qui il giovane Abate, aveva solo venticinque anni, poté affinare la propria concezione della vita monastica, e impegnarsi nel tradurla in pratica. Guardando alla disciplina di altri monasteri, Bernardo richiamò con decisione la necessità di una vita sobria e misurata, nella mensa come negli indumenti e negli edifici monastici, raccomandando il sostentamento e la cura dei poveri. Intanto la comunità di Chiaravalle diventava sempre più numerosa, e moltiplicava le sue fondazioni.

In quegli stessi anni, prima del 1130, Bernardo avviò una vasta corrispondenza con molte persone, sia importanti che di modeste condizioni sociali. Alle tante Lettere di questo periodo bisogna aggiungere numerosi Sermoni, come anche Sentenze e Trattati. Sempre a questo tempo risale la grande amicizia di Bernardo con Guglielmo, Abate di Saint-Thierry, e con Guglielmo di Champeaux, figure tra le più importanti del XII secolo. Dal 1130 in poi, iniziò a occuparsi di non pochi e gravi questioni della Santa Sede e della Chiesa. Per tale motivo dovette sempre più spesso uscire dal suo monastero, e talvolta fuori dalla Francia. Fondò anche alcuni monasteri femminili, e fu protagonista di un vivace epistolario con Pietro il Venerabile, Abate di Cluny, sul quale ho parlato mercoledì scorso. Diresse soprattutto i suoi scritti polemici contro Abelardo, un grande pensatore che ha iniziato un nuovo modo di fare teologia, introducendo soprattutto il metodo dialettico-filosofico nella costruzione del pensiero teologico. Un altro fronte contro il quale Bernardo ha lottato è stata l’eresia dei Catari, che disprezzavano la materia e il corpo umano, disprezzando, di conseguenza, il Creatore. Egli, invece, si sentì in dovere di prendere le difese degli ebrei, condannando i sempre più diffusi rigurgiti di antisemitismo. Per quest’ultimo aspetto della sua azione apostolica, alcune decine di anni più tardi, Ephraim, rabbino di Bonn, indirizzò a Bernardo un vibrante omaggio. In quel medesimo periodo il santo Abate scrisse le sue opere più famose, come i celeberrimi Sermoni sul Cantico dei Cantici. Negli ultimi anni della sua vita – la sua morte sopravvenne nel 1153 – Bernardo dovette limitare i viaggi, senza peraltro interromperli del tutto. Ne approfittò per rivedere definitivamente il complesso delle Lettere, dei Sermoni e dei Trattati.Merita di essere menzionato un libro abbastanza particolare, che egli terminò proprio in questo periodo, nel 1145, quando un suo allievo, Bernardo Pignatelli, fu eletto Papa col nome di Eugenio III. 

In questa circostanza, Bernardo, in qualità di Padre spirituale, scrisse a questo suo figlio spirituale il testo De Consideratione, che contiene insegnamenti per poter essere un buon Papa. In questo libro, che rimane una lettura conveniente per i Papi di tutti i tempi, Bernardo non indica soltanto come fare bene il Papa, ma esprime anche una profonda visione del mistero della Chiesa e del mistero di Cristo, che si risolve, alla fine, nella contemplazione del mistero di Dio trino e uno: “Dovrebbe proseguire ancora la ricerca di questo Dio, che non è ancora abbastanza cercato”, scrive il santo Abate “ma forse si può cercare meglio e trovare più facilmente con la preghiera che con la discussione. Mettiamo allora qui termine al libro, ma non alla ricerca” (XIV, 32: PL 182, 808), all’essere in cammino verso Dio.

Vorrei ora soffermarmi solo su due aspetti centrali della ricca dottrina di Bernardo: essi riguardano Gesù Cristo e Maria santissima, sua Madre. 

La sua sollecitudine per l’intima e vitale partecipazione del cristiano all’amore di Dio in Gesù Cristo non porta orientamenti nuovi nello statuto scientifico della teologia. Ma, in maniera più che mai decisa, l’Abate di Clairvaux configura il teologo al contemplativo e al mistico. Solo Gesù – insiste Bernardo dinanzi ai complessi ragionamenti dialettici del suo tempo – solo Gesù è “miele alla bocca, cantico all’orecchio, giubilo nel cuore (mel in ore, in aure melos, in corde iubilum)”. 
Viene proprio da qui il titolo, a lui attribuito dalla tradizione, di Doctor mellifluus: la sua lode di Gesù Cristo, infatti, “scorre come il miele”. Nelle estenuanti battaglie tra nominalisti e realisti – due correnti filosofiche dell’epoca - l’Abate di Chiaravalle non si stanca di ripetere che uno solo è il nome che conta, quello di Gesù Nazareno. “Arido è ogni cibo dell’anima”, confessa, “se non è irrorato con questo olio; insipido, se non è condito con questo sale. Quello che scrivi non ha sapore per me, se non vi avrò letto Gesù ”. E conclude: “Quando discuti o parli, nulla ha sapore per me, se non vi avrò sentito risuonare il nome di Gesù” (Sermones in Cantica Canticorum XV, 6: PL 183,847). 

Per Bernardo, infatti, la vera conoscenza di Dio consiste nell’esperienza personale, profonda di Gesù Cristo e del suo amore. E questo, cari fratelli e sorelle, vale per ogni cristiano: la fede è anzitutto incontro personale, intimo con Gesù, è fare esperienza della sua vicinanza, della sua amicizia, del suo amore, e solo così si impara a conoscerlo sempre di più, ad amarlo e seguirlo sempre più. Che questo possa avvenire per ciascuno di noi!

In un altro celebre Sermone nella domenica fra l’ottava dell’Assunzione, il santo Abate descrive in termini appassionati l’intima partecipazione di Maria al sacrificio redentore del Figlio. “O santa Madre, - egli esclama - veramente una spada ha trapassato la tua anima!... A tal punto la violenza del dolore ha trapassato la tua anima, che a ragione noi ti possiamo chiamare più che martire, perché in te la partecipazione alla passione del Figlio superò di molto nell’intensità le sofferenze fisiche del martirio” (14: PL183,437-438). Bernardo non ha dubbi: “ per Mariam ad Iesum ”, attraverso Maria siamo condotti a Gesù. Egli attesta con chiarezza la subordinazione di Maria a Gesù, secondo i fondamenti della mariologia tradizionale. Ma il corpo del Sermone documenta anche il posto privilegiato della Vergine nell’economia della salvezza, a seguito della particolarissima partecipazione della Madre (compassio) al sacrificio del Figlio. Non per nulla, un secolo e mezzo dopo la morte di Bernardo, Dante Alighieri, nell’ultimo canto della Divina Commedia, metterà sulle labbra del “Dottore mellifluo” la sublime preghiera a Maria: “Vergine Madre, figlia del tuo Figlio,/umile ed alta più che creatura,/termine fisso d’eterno consiglio, …” (Paradiso 33, vv. 1ss.).

Queste riflessioni, caratteristiche di un innamorato di Gesù e di Maria come san Bernardo, provocano ancor oggi in maniera salutare non solo i teologi, ma tutti i credenti. 
A volte si pretende di risolvere le questioni fondamentali su Dio, sull’uomo e sul mondo con le sole forze della ragione. 

San Bernardo, invece, solidamente fondato sulla Bibbia e sui Padri della Chiesa, ci ricorda che senza una profonda fede in Dio, alimentata dalla preghiera e dalla contemplazione, da un intimo rapporto con il Signore, le nostre riflessioni sui misteri divini rischiano di diventare un vano esercizio intellettuale, e perdono la loro credibilità. 
La teologia rinvia alla “scienza dei santi”, alla loro intuizione dei misteri del Dio vivente, alla loro sapienza, dono dello Spirito Santo, che diventano punto di riferimento del pensiero teologico. Insieme a Bernardo di Chiaravalle, anche noi dobbiamo riconoscere che l’uomo cerca meglio e trova più facilmente Dio “con la preghiera che con la discussione”. 
Alla fine, la figura più vera del teologo e di ogni evangelizzatore rimane quella dell’apostolo Giovanni, che ha poggiato il suo capo sul cuore del Maestro.

Vorrei concludere queste riflessioni su san Bernardo con le invocazioni a Maria, che leggiamo in una sua bella omelia. “Nei pericoli, nelle angustie, nelle incertezze, - egli dice - pensa a Maria, invoca Maria. Ella non si parta mai dal tuo labbro, non si parta mai dal tuo cuore; e perché tu abbia ad ottenere l'aiuto della sua preghiera, non dimenticare mai l'esempio della sua vita. Se tu la segui, non puoi deviare; se tu la preghi, non puoi disperare; se tu pensi a lei, non puoi sbagliare. Se ella ti sorregge, non cadi; se ella ti protegge, non hai da temere; se ella ti guida, non ti stanchi; se ella ti è propizia, giungerai alla meta...” (Hom. II super «Missus est», 17: PL 183, 70-71).

AMDG et BVM

PERO LA FAMILIA ES SAGRADA

San Giovanni Eudes. Sintesi biografica e pdf ...d'oro

San Giovanni Eudes (1601-1680)

Giovanni Eudes è stato, come san Bernardo, e, più tardi, san Luigi-Maria Grignon di Montfort, un uomo di cui tutta la vita ed il suo ministero sono stati segnati da Maria. La sua grazia propria è stata di essere l'apostolo del Cuore di Gesù e di Maria.

È a questo titolo che alla sua canonizzazione (1925), fu chiamato: "Padre, Apostolo e Dottore del Culto liturgico del Cuore di Gesù e di Maria."

Chi è questo uomo? -
Infanzia
Ė nato in 1601, a Ri, un villaggio vicino ad Argentan nella Normandia. Nel suo "Memoriale", nota i principali favori ricevuti da Dio, per il suo Figlio Gesù Cristo, e per la sua santissima Madre di cui devo lodare Lui senza tregua". Ringrazia prima per la sua famiglia cristiana; dei suoi genitori, ha appreso che questi che non avevano bambino fecero un pellegrinaggio alla Madonna di Recouvrance, poi ritornarono con riconoscenza per offrirlo al Cristo ed a sua Madre. Giovanni Eudes ratifica questa consacrazione, quando scrive: "Sono tutto tuo, Signore Gesù ! sono tutto tuo, o Nostra Signora !"
Giovane uomo
Ragazzo, ebbe la fortuna di ricevere, dai Padri Gesuiti di Caen, una solida formazione umana e spirituale. A 17 anni, è accolto nella Congregazione di Nostra Signora, nella quale, dice, "Il Nostro Signore mi fece tante grazie, per mezzo della sua santissima Madre." Noi possiamo intravedere qualche cosa di queste grazie, quando scrive, quarant' anni più tardi, nel "Contratto di alleanza con la santissima Madre di Dio" : "...Questa non è forse grande meraviglia che volevate essere la sposa dell'ultimo di tutti gli uomini, il quale ha osato scegliervi, fin dai suoi più teneri anni, per la sua unica Sposa ? ".
Prete poi missionario
Tutta la vita ed il ministero di Giovanni Eudes saranno sotto il segno di Maria.
Ritornato all'oratorio, nel 1623, dove è ricevuto dal Padre di Bérulle, comincia il suo ministero in Normandia, stando al servizio degli appestati.

Giovanni Eudes portava, nelle sue missioni, una bellissima statuetta della Vergine Madre, rappresentando Maria allattando il bambino. Giovanni Eudes ha sempre associato Maria al suo ministero, come il Figlio l'ha fatta sua cooperatrice nell'opera del riscatto del mondo.
Fondatore
Durante numerose missioni, è testimone dell'ignoranza dei battezzati e di molte miserie fisiche e morali, in particolare fra le donne ,vittime della prostituzione. Per esse, apre a Caen, nel 1641, una casa "Nostra Signora del Rifugio" : è l'origine della Congregazione "Nostra Signora di Carità" di cui è uscito "Il Buon Pastore" di Angers, fondato da Maria-Euphrasie Pelletier.

Giovanni Eudes lascia l'oratorio per fondare, nel 25 marzo 1643, la "Congregazione di Gesù e Maria", (detta gli Eudisti). L'obiettivo primo di Giovanni Eudes era di formare pastori, come il Concilio di Trento l'aveva chiesto già un centinaio di anni fa. Apre il primo Seminario in Normandia, a Caen, poi quelli di Coutances, Lisieux, Rouen, Evreux e Rennes.
La festa del cuore di Maria
È durante la grande missione di Autun che fece celebrare per la prima volta, nel 1648, la Festa liturgica del Cuore di Maria.
Fino al 19 agosto 1680
Fino al limite delle sue forze, Giovanni Eudes continuerà ancora a predicare missioni, nell'ovest, ed anche in Borgogna, a Parigi e davanti al Re.
Morì a Caen nel 19 agosto 1680
Fu canonizzato nel 1925.
_________________________
DE PAS R., Saint Jean Eudes et la Vierge Marie, dans « Nouveaux cahiers marials » 31, (août 1993), pp.12-16, p. 12-13

sabato 19 agosto 2017

Benedetto XVI – la “pietra scartata” – è il Katechon


“ATTACCO A RATZINGER” (…. una straordinaria intervista di qualche tempo fa a Massimo Cacciari)


Per chi ancora non vuol capire
20/7/2017
“Attacco a Ratzinger”, era il titolo di un libro uscito nel 2010 sull’assedio al grande pontefice. Tre anni dopo Benedetto XVI ha dovuto (?) fare la “rinuncia”. Però una strana rinuncia che non è una rinuncia al munus petrino.
L’attacco al papa è parte dell’attacco finale alla Chiesa Cattolica da parte delle potenze e delle ideologie anticristiane di questo mondo.
Infatti Benedetto XVI – la “pietra scartata” – è il Katechon, in un tempo oscuro e barbaro: lo fa intendere bene questa interessante intervista a Massimo Cacciari (vedi sotto) uscita nei giorni della sua “rinuncia”.
I cattolici oggi più che mai dovrebbero pregare per il Papa. Perché resista e perché il Signore ce lo conservi a lungo, nonostante i suoi attuali 90 anni. SANTO PADRE, AD MULTOS ANNOS    

*                                                                *                                                      *

Un mese dopo la rinuncia di Benedetto XVI, il filosofo Massimo Cacciari – che è uomo assai accorto sulle cose del mondo (e che proprio al Kathécon aveva appena dedicato un saggio) – rilasciò un’intervista (due giorni prima dell’elezione di Bergoglio) dove, a proposito delle dimissioni di Benedetto XVI, disse queste testuali parole:

“La forza simbolica della decisione di Ratzinger ci interroga seriamente su questo punto. La Chiesa si è sempre caratterizzata anche per la sua capacità di ‘tenere a freno’, di arrestare – come si legge in San Paolo – l’avanzata delle forze anticristiche. Bisogna quindi chiedersi se la decisione di Ratzinger non sia una lucida dichiarazione di impotenza a reggere una funzione di ‘potere che frena’. Ratzinger dice: continuerò a essere sulla croce, facendo salva la dimensione religiosa rimane. Ma la dimensione del potere che frena dove va a finire? 
Simbolo della Chiesa è, assieme, Croce e katéchon ( la figura ben presente nella Seconda Lettera ai Tessalonicesi di San Paolo:  2Tes 2,1-8, potere che frena l’avanzata dell’Anticristo, ndr). 

Il segno di queste dimissioni, a saperlo vedere in tutta la sua prospettiva, è dunque davvero grandioso. Potremmo ipotizzare che Ratzinger si dimette perché non riesce più a contenere le potenze anticristiche, all’interno della stessa Chiesa. Come diceva Agostino, gli anticristi sono in noi. Questa è una chiave per la decisione di Ratzinger, se vogliamo leggerla in tutta la sua serietà. La sua decisione fa tutt’uno con la crisi del politico, del potere che frena“.
(Da “Vita”, 11 marzo 2013)


Certamente è una riflessione molto suggestiva e drammatica. Che nel mondo siano scatenate le forze anticristiche mi pare evidente dall’impazzimento generale che – oggi – ci sta portando perfino sull’orlo del baratro di una guerra mondiale. E’ un dato di fatto.
Così come è evidente che – dopo il “dimissionamento” di Benedetto XVI – la Chiesa come Katéchon cioè come “potere che frena” il dilagare delle forze anticristiche, si sia totalmente dissolta. Dando addirittura l’impressione di essersi arruolata come gregaria al carro del Potere anticristiano.
Quanto alle forse anticristiche DENTRO la Chiesa, a causa delle quali Benedetto XVI avrebbe rinunciato, ognuno può fare la sua analisi…
Di sicuro – come dice Cacciari – la scelta di Benedetto XVI e la sua attuale, misteriosa, collocazione come “papa emerito” segnala che viviamo un tempo “grandioso” cioè apocalittico. Chi non l’ha ancora capito fa come quegli spensierati di cui parlava Gesù nel capitolo 17 del Vangelo di san Luca.
Questi ammonimenti di Gesù valgono sempre, per tutti, in ogni tempo in cui si riproduce, in analogia, la vicenda biblica, fino alla manifestazione del Figlio dell’Uomo. MI SEMBRA CHE SI DEBBA PREGARE MOLTO, SOPRATTUTTO PER LA CHIESA E I SUOI PASTORI.
Vengono in mente le parole che Paolo VI, poco prima della morte, confidò a Jean Guitton:
“C’è un grande turbamento in questo momento nel mondo e nella Chiesa, e ciò che è in questione è la fede. Capita ora che mi ripeta la frase oscura di Gesù nel Vangelo di san Luca: ‘Quando il Figlio dell’Uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla terra?’. Capita che escano dei libri in cui la fede è in ritirata su punti importanti, che gli episcopati tacciano, che non si trovino strani questi libri. Rileggo talvolta il Vangelo della fine dei tempi e constato che in questo momento emergono alcuni segni di questa fine. Siamo prossimi alla fine? Questo non lo sapremo mai. Occorre tenersi sempre pronti, ma tutto può durare ancora molto a lungo. Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia”. 
Antonio Socci

AMDG et BVM