domenica 21 agosto 2016

Mel Gibson quiere regresar a las escrituras para rodar la resurrección de Cristo: SURREXIT! ALLELUJA!




SURREXIT! ALLELUJA!


El director de la que fue la película independiente más taquillera de la historia contará la historia de la resurrección

Ya filmó la pasión y muerte de Jesucristo, con una cinta cruda y rodada en arameo, y ahora, una década después, Mel Gibson quiere regresar a las escrituras para rodar la resurrección de Cristo.
Lo ha confirmado Randall Wallace en declaraciones a «The Hollywood Reporter», el guionista nominado a un Oscar por «Braveheart», que se encargará del guion de esta nueva película bíblica. Wallace asegura que ya está escribiendo la historia de la resurrección de Cristo, y que el proyecto no podía mantenerse en secreto por más tiempo.
Tanto Wallace como Gibson, asegura el guionista, se están tomando muy en serio esta secuela de la película independiente más taquillera de la historia. Esta cinta sobre la persecución y crucifixión de Jesucristo consiguió recaudar más de 611 millones de dólares en todo el mundo, contando con un presupuesto de 30 millones de dólares.
Desde que se estrenara en 2004, los rumores sobre la posible secuela de «La pasión de Cristo» sonaban en Hollywood. Pero Mel Gibson se centró en otros proyectos. Estos rumores se intensificaron cuando el actor y cineasta acudió como invitado sorpresa a la graduación de la Universidad de Liberty (Virgina, Estados Unidos) el mes pasado.
En el evento, Gibson presentó un adelanto de su nueva película, «Hacksaw Ridge», pero también aprovecharon para preguntarle sobre una posible secuela de La pasión de Cristo. El cineasta mostró su interés en realizarla, pero no dio detalles acerca de su participación en ella.

La comunidad evangélica

Según Wallace, la comunidad cristiana influyó en la decisión final de Gibson de realizar otra película. «La comunidad evangélica considera 'La pasión de Cristo' la mayor película realizada fuera de Hollywood, y continúan diciéndonos que creen que la secuela será aún mayor», declara el guionista.
Todavía no se conoce el estudio que se encargará de realizar este ambicioso proyecto, ni el presupuesto con el que contará la producción, ya que el guion se encuentra en la primera fase de desarrollo. No obstante, Wallace asegura que hay muchos inversores interesados en el proyecto. «Es pronto para hablar de dinero. Es un tema grande y sagrado», indica.
Ya en marzo de este año Sony estrenó Resucitado, que narra también la historia de resurrección de Jesucristo. Con un presupuesto de 20 millones de dólares, la película solo consiguió recaudar 46 millones de dólares en todo el mundo




sabato 20 agosto 2016

DOCTOR MELLIFLUUS: San Bernardo di Chiaravalle: Un Vero Cavaliere senza Macchia e senza Paura che difende la propria Anima con l'armatura della Fede



Bernardo nacque a Fontaine, nella Borgogna, da nobile famiglia. Fin dalla fanciullezza ebbe una grande predilezione per la castità. 

A ventidue anni entrò nel monastero di Citeaux, culla dell'ordine di questo nome e convinse i suoi fratelli e molti altri ad abbracciare la medesima religione. 

Si dedicava con grande fervore alla penitenza e alla preghiera. Risplendeva in lui l'umiltà, la misericordia, la dolcezza, la prudenza e lo studio assiduo delle cose celesti. 
Eletto abate di Chiaravalle, edificò in molti luoghi dei monasteri, nei quali si mantenne per lungo tempo la regola e la disciplina di Bernardo. 

Scrisse molte opere, in cui appare come la sua dottrina fu piuttosto dono di Dio che frutto di studio. Venne più volte in Italia, ricercato dai più grandi prìncipi per comporre le loro controversie e regolare gli affari ecclesiastici. 
Aiutò il sommo pontefice Innocenzo II a mettere fine allo scisma di Pier Leone. Grandemente benemerito della Chiesa, morì serenamente all'età di sessantatré anni.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.



DE EN ES FR HR IT PT ]

BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 21 ottobre 2009
[Video] 

San Bernardo di Chiaravalle
Cari fratelli e sorelle,
oggi vorrei parlare su san Bernardo di Chiaravalle, chiamato “l’ultimo dei Padri” della Chiesa, perché nel XII secolo, ancora una volta, rinnovò e rese presente la grande teologia dei Padri. Non conosciamo in dettaglio gli anni della sua fanciullezza; sappiamo comunque che egli nacque nel 1090 a Fontaines in Francia, in una famiglia numerosa e discretamente agiata. Giovanetto, si prodigò nello studio delle cosiddette arti liberali – specialmente della grammatica, della retorica e della dialettica – presso la scuola dei Canonici della chiesa di Saint-Vorles, a Châtillon-sur-Seine e maturò lentamente la decisione di entrare nella vita religiosa. Intorno ai vent’anni entrò a Cîteaux, una fondazione monastica nuova, più agile rispetto agli antichi e venerabili monasteri di allora e, al tempo stesso, più rigorosa nella pratica dei consigli evangelici. 

Qualche anno più tardi, nel 1115, Bernardo venne inviato da santo Stefano Harding, terzo Abate di Cîteaux, a fondare il monastero di Chiaravalle (Clairvaux). Qui il giovane Abate, aveva solo venticinque anni, poté affinare la propria concezione della vita monastica, e impegnarsi nel tradurla in pratica. 

Guardando alla disciplina di altri monasteri, Bernardo richiamò con decisione la necessità di una vita sobria e misurata, nella mensa come negli indumenti e negli edifici monastici, raccomandando il sostentamento e la cura dei poveri. Intanto la comunità di Chiaravalle diventava sempre più numerosa, e moltiplicava le sue fondazioni.

In quegli stessi anni, prima del 1130, Bernardo avviò una vasta corrispondenza con molte persone, sia importanti che di modeste condizioni sociali. Alle tante Lettere di questo periodo bisogna aggiungere numerosi Sermoni, come anche Sentenze e Trattati. Sempre a questo tempo risale la grande amicizia di Bernardo con Guglielmo, Abate di Saint-Thierry, e con Guglielmo di Champeaux, figure tra le più importanti del XII secolo. 

Dal 1130 in poi, iniziò a occuparsi di non pochi e gravi questioni della Santa Sede e della Chiesa. Per tale motivo dovette sempre più spesso uscire dal suo monastero, e talvolta fuori dalla Francia. Fondò anche alcuni monasteri femminili, e fu protagonista di un vivace epistolario con Pietro il Venerabile, Abate di Cluny, sul quale ho parlato mercoledì scorso. Diresse soprattutto i suoi scritti polemici contro Abelardo, un grande pensatore che ha iniziato un nuovo modo di fare teologia, introducendo soprattutto il metodo dialettico-filosofico nella costruzione del pensiero teologico. 

Un altro fronte contro il quale Bernardo ha lottato è stata l’eresia dei Catari, che disprezzavano la materia e il corpo umano, disprezzando, di conseguenza, il Creatore. Egli, invece, si sentì in dovere di prendere le difese degli ebrei, condannando i sempre più diffusi rigurgiti di antisemitismo. Per quest’ultimo aspetto della sua azione apostolica, alcune decine di anni più tardi, Ephraim, rabbino di Bonn, indirizzò a Bernardo un vibrante omaggio. 
In quel medesimo periodo il santo Abate scrisse le sue opere più famose, come i celeberrimi Sermoni sul Cantico dei Cantici. Negli ultimi anni della sua vita – la sua morte sopravvenne nel 1153 – Bernardo dovette limitare i viaggi, senza peraltro interromperli del tutto. 

Ne approfittò per rivedere definitivamente il complesso delle Lettere, deiSermoni e dei Trattati. Merita di essere menzionato un libro abbastanza particolare, che egli terminò proprio in questo periodo, nel 1145, quando un suo allievo, Bernardo Pignatelli, fu eletto Papa col nome di Eugenio III. 

In questa circostanza, Bernardo, in qualità di Padre spirituale, scrisse a questo suo figlio spirituale il testo De Considerationeche contiene insegnamenti per poter essere un buon Papa. In questo libro, che rimane una lettura conveniente per i Papi di tutti i tempi, Bernardo non indica soltanto come fare bene il Papa, ma esprime anche una profonda visione del mistero della Chiesa e del mistero di Cristo, che si risolve, alla fine, nella contemplazione del mistero di Dio trino e uno: “Dovrebbe proseguire ancora la ricerca di questo Dio, che non è ancora abbastanza cercato”, scrive il santo Abate “ma forse si può cercare meglio e trovare più facilmente con la preghiera che con la discussione.
Mettiamo allora qui termine al libro, ma non alla ricerca” (XIV, 32: PL 182, 808), all’essere in cammino verso Dio.

Vorrei ora soffermarmi solo su due aspetti centrali della ricca dottrina di Bernardo: essi riguardano Gesù Cristo e Maria santissima, sua Madre. La sua sollecitudine per l’intima e vitale partecipazione del cristiano all’amore di Dio in Gesù Cristo non porta orientamenti nuovi nello statuto scientifico della teologia. 

Ma, in maniera più che mai decisa, l’Abate di Clairvaux configura il teologo al contemplativo e al mistico. Solo Gesù – insiste Bernardo dinanzi ai complessi ragionamenti dialettici del suo tempo – solo Gesù è “miele alla bocca, cantico all’orecchio, giubilo nel cuore (mel in ore, in aure melos, in corde iubilum)”. Viene proprio da qui il titolo, a lui attribuito dalla tradizione, di Doctor mellifluus: la sua lode di Gesù Cristo, infatti, “scorre come il miele”. 

Nelle estenuanti battaglie tra nominalisti e realisti – due correnti filosofiche dell’epoca - l’Abate di Chiaravalle non si stanca di ripetere che uno solo è il nome che conta, quello di Gesù Nazareno. “Arido è ogni cibo dell’anima”, confessa, “se non è irrorato con questo olio; insipido, se non è condito con questo sale. Quello che scrivi non ha sapore per me, se non vi avrò letto Gesù”. 
E conclude: “Quando discuti o parli, nulla ha sapore per me, se non vi avrò sentito risuonare il nome di Gesù” (Sermones in Cantica Canticorum XV, 6: PL183,847). 

Per Bernardo, infatti, la vera conoscenza di Dio consiste nell’esperienza personale, profonda di Gesù Cristo e del suo amore. E questo, cari fratelli e sorelle, vale per ogni cristiano: la fede è anzitutto incontro personale, intimo con Gesù, è fare esperienza della sua vicinanza, della sua amicizia, del suo amore, e solo così si impara a conoscerlo sempre di più, ad amarlo e seguirlo sempre più. Che questo possa avvenire per ciascuno di noi!

In un altro celebre Sermone nella domenica fra l’ottava dell’Assunzione, il santo Abate descrive in termini appassionati l’intima partecipazione di Maria al sacrificio redentore del Figlio. “O santa Madre, - egli esclama - veramente una spada ha trapassato la tua anima!... A tal punto la violenza del dolore ha trapassato la tua anima, che a ragione noi ti possiamo chiamare più che martire, perché in te la partecipazione alla passione del Figlio superò di molto nell’intensità le sofferenze fisiche del martirio” (14: PL183,437-438). 

Bernardo non ha dubbi: “per Mariam ad Iesum”, attraverso Maria siamo condotti a Gesù. Egli attesta con chiarezza la subordinazione di Maria a Gesù, secondo i fondamenti della mariologia tradizionale. Ma il corpo del Sermone documenta anche il posto privilegiato della Vergine nell’economia della salvezza, a seguito della particolarissima partecipazione della Madre (compassio) al sacrificio del Figlio. 

Non per nulla, un secolo e mezzo dopo la morte di Bernardo, Dante Alighieri, nell’ultimo canto della Divina Commedia, metterà sulle labbra del “Dottore mellifluo” la sublime preghiera a Maria: “Vergine Madre, figlia del tuo Figlio,/umile ed alta più che creatura,/termine fisso d’eterno consiglio, …” (Paradiso 33, vv. 1ss.).

Queste riflessioni, caratteristiche di un innamorato di Gesù e di Maria come san Bernardo, provocano ancor oggi in maniera salutare non solo i teologi, ma tutti i credenti. A volte si pretende di risolvere le questioni fondamentali su Dio, sull’uomo e sul mondo con le sole forze della ragione. 

San Bernardo, invece, solidamente fondato sulla Bibbia e sui Padri della Chiesa, ci ricorda che senza una profonda fede in Dio, alimentata dalla preghiera e dalla contemplazione, da un intimo rapporto con il Signore, le nostre riflessioni sui misteri divini rischiano di diventare un vano esercizio intellettuale, e perdono la loro credibilità. 

La teologia rinvia alla “scienza dei santi”, alla loro intuizione dei misteri del Dio vivente, alla loro sapienza, dono dello Spirito Santo, che diventano punto di riferimento del pensiero teologico. Insieme a Bernardo di Chiaravalle, anche noi dobbiamo riconoscere che l’uomo cerca meglio e trova più facilmente Dio “con la preghiera che con la discussione”. Alla fine, la figura più vera del teologo e di ogni evangelizzatore rimane quella dell’apostolo Giovanni, che ha poggiato il suo capo sul cuore del Maestro.

Vorrei concludere queste riflessioni su san Bernardo con le invocazioni a Maria, che leggiamo in una sua bella omelia. “Nei pericoli, nelle angustie, nelle incertezze, - egli dice - pensa a Maria, invoca Maria. Ella non si parta mai dal tuo labbro, non si parta mai dal tuo cuore; e perché tu abbia ad ottenere l'aiuto della sua preghiera, non dimenticare mai l'esempio della sua vita. Se tu la segui, non puoi deviare; se tu la preghi, non puoi disperare; se tu pensi a lei, non puoi sbagliare. Se ella ti sorregge, non cadi; se ella ti protegge, non hai da temere; se ella ti guida, non ti stanchi; se ella ti è propizia, giungerai alla meta...” (Hom. II super «Missus est», 17: PL 183, 70-71).





“Le armi di difesa dalle incursioni malefiche del nemico”

I SACRAMENTALI: “Le armi di difesa dalle incursioni malefiche del nemico”




Introduzione
Gesù Cristo, unico Salvatore dell’uomo, nel suo infinito amore per l’umanità è venuto nel mondo per redimerci e salvarci, con la potenza infinita del suo sacrificio di amore. Ha comandato agli apostoli di predicare il Vangelo a tutte le nazioni e di amministrare i sacramenti, anzitutto il battesimo, perché gli effetti e i frutti della sua opera redentiva potessero essere comunicati agli uomini di ogni tempo e di ogni luogo. Solo chi accoglie e custodisce la vita di grazia, attraverso un uso corretto, devoto e frequente dei sacramenti e attraverso una vita di preghiera costante e intensa, può sperare di essere rivestito di Cristo e da Lui protetto e difeso dall’azione oscura, nefasta e malefica, di colui che Egli stesso ha definito “il principe di questo mondo”, la cui azione volta alla nostra distruzione e perdizione è sempre subdola e nascosta e si serve di modi, forme e strumenti ignoti alla nostra miseria, ma quanto mai efficaci per operare e causare il male in tutte le sue forme: fisico, psichico, morale e spirituale. Insieme ai sacramenti, come strumenti ad essi accessori e supplementari – ma non per questo da sottovalutare o disdegnare – la Tradizione della Chiesa, cristallizzata anzitutto nei libri e negli usi liturgici, ha da sempre indicato alcuni “sacramentali”, che hanno una grande efficacia per essere protetti o liberati da qualunque forma di azione malefica occulta. A differenza dei sacramenti (che sono ordinariamente indispensabili alla salvezza e che “funzionano” indipendentemente dalla fede di chi li amministra e li riceve – “ex opere operato”), i “sacramentali” sono segni sacri contenenti una certa grazia che esplica la sua efficacia in misura proporzionale alla fede di chi li amministra, li riceve o li usa. Pur non essendo indispensabili alla salvezza dell’anima, sono tuttavia sommamente raccomandati per combattere ogni forma di azione malefica e demoniaca e, per quest’ultimo fine, quando e qualora ci siano realmente influssi o mali causati dagli angeli ribelli, diventano di fatto sommamente necessari per essere protetti e liberati. Le preghiere di benedizione di questi sacramentali si trovano nel Rituale Romanum e possono essere recitate da qualunque sacerdote anche non esorcista. Ogni sacramentale ha degli ambiti di azione “particolari e specifici” e necessita di alcune norme per il suo corretto utilizzo. Vediamo dunque nel dettaglio quali sono e come si usano.

1.    Il sale esorcizzato
Questo sacramentale, di antichissima tradizione, fino alla redazione dei nuovi libri liturgici, veniva utilizzato nel sacramento del Battesimo, durante i riti di introduzione alla porta della Chiesa. Veniva definito “primo nutrimento sacro” del battezzando e fatto ingerire immediatamente prima della preghiera di esorcismo. Il sale può essere ingerito a cristalli (come appunto nel rito antico del Battesimo) oppure – ed è questo il suo uso principale – collocato negli angoli delle stanze della propria abitazione mentre si recita qualche preghiera. Serve a tenere lontano presenze malefiche dalle case. Può anche usarsi, mescolato con acqua e olio esorcizzato, per essere deposto, insieme a questa mistura, sui davanzali delle finestre e sulle soglie delle abitazioni. Anche in questo caso tiene lontano dalle case eventuali “presenze indesiderate”.

2.    L’acqua esorcizzata
L’acqua esorcizzata o “santa” può essere usata per aspergere se stessi, come si fa quando si entra in Chiesa, per aspergere la propria abitazione, per aspergere le tombe nei cimiteri (cosa che procura molto sollievo alle anime purganti) oppure può essere bevuta. Santa Teresa d’Avila innumerevoli volte nei suoi scritti esalta la forza e l’importanza di un corretto e frequente uso di questo sacramentale, che ha – come tutti sanno – anche un uso liturgico proprio nel sacramento del Battesimo e nella liturgia della veglia pasquale, che prevede la benedizione rituale dell’acqua lustrale perché i fedeli la tengano con sé e vi aspergano le loro abitazioni.

3.    L’olio esorcizzato
Anche l’olio è un segno sacro molto utilizzato dalla Chiesa. Ci sono ben tre tipi di oli, benedetti solennemente dal Vescovo nella Messa crismale del Giovedì santo, che si usano nell’amministrazione dei sacramenti: l’olio dei catecumeni (nel Battesimo), l’olio degli infermi (nell’unzione dei malati) e il sacro crisma (che si usa nelle consacrazioni di Chiese e altari e nei sacramenti che non si possono ripetere, ossia battesimo, cresima e sacerdozio ministeriale). L’olio esorcizzato è distinto da questi tre tipi di olio, ha una formula di benedizione propria e si usa per ungere se stessi (la fronte o qualche parte del corpo dolorante o colpita da qualche male) oppure per essere ingerito a cucchiaini. Unito all’acqua e al sale può essere utilizzato come specificato in precedenza.

4.     L’incenso esorcizzato
Anche l’incenso è elemento ampiamente utilizzato dalla Chiesa nella liturgia: si usa nelle Messe solenni e si usa nella celebrazione delle esequie. L’incenso, uno dei doni portati dai Magi a Gesù bambino, esprime l’adorazione il culto dovuto a Dio ed è in qualche modo un simbolo ed un’evocazione della Sua presenza. Si pensi, per esempio, al suggestivo rito dell’incensazione della salma durante le esequie: la si incensa perché il corpo, che viene consegnato alla sepoltura, è stato tempio dello Spirito Santo e perché, abitato in terra dalla Grazia, risorgerà nell’ultimo giorno (si consideri, in questo senso, che la Chiesa non ha mai guardato di buon occhio la pratica della cremazione; ed anche se attualmente consente le esequie di chi la sceglie – purché risulti con certezza che non sia stata operata per motivi di disprezzo del dogma della risurrezione della carne – non l’ha mai né raccomandata né equiparata al rito ordinario dell’inumazione). L’incenso esorcizzato si usa per liberare o proteggere le case e, a quanto dicono gli esperti, è in assoluto il sacramentale più potente per liberarle qualora siano infestate. Nessuna presenza malefica può resistere a questo sacramentale.

5.    Le candele esorcizzate
Le candele accese sono un altro potente sacramentale, efficacissimo e salutare sia come suffragio per le anime del Purgatorio che come strumento per tenere lontane le cattive presenze. Anche questo sacramentale trova nella liturgia della Chiesa il suo “punto di riferimento” primordiale, dal momento che una candela accesa viene consegnata ai neobattezzati, segno della luce di Cristo proveniente dal cero pasquale benedetto la notte di Pasqua; le candele si accendono sull’altare durante la liturgia; splendono dinanzi ai tabernacoli e illuminano statue e immagini di santi. Un uso molto fastidioso per i principi delle potenze infernali è quello che molti cristiani fanno, lodevolmente, la notte del 31 Ottobre, in opposizione alla lanterna che splende dentro le zucche nella notte di Halloween.

Importanza dei sacramentali
Molti uomini, ai nostri giorni, sono schiavi e vittime del peccato di superstizione, che offende Dio e mortifica l’intelligenza dell’uomo. Corni, ferri di cavallo, portafortuna, oroscopi, giorni “fortunati” e “sfortunati” condizionano, stupidamente, la vita di molti uomini convinti che bisogna difendersi contro la “sfortuna”, contro la “jella”, contro ciò che porta male. Purtroppo un italiano su tre frequenta almeno una volta all’anno maghi e cartomanti. È vero che non pochi di essi sono ciarlatani, “spillasoldi” a creduloni superstiziosi, ma molti sono veri e propri operatori dell’occulto, che attraverso le arti magiche sanno evocare gli spiriti malvagi per nuocere alle anime. Gli oggetti superstiziosi, lungi dal difendere, peggiorano un’eventuale situazione negativa presente nella propria vita, nella propria casa, nelle proprie attività o nelle proprie cose. È qui che è da ricercare l’importanza dei sacramentali, il cui buon uso presuppone molteplici atti di fede. Fede anzitutto nella potenza di Dio solo, a cui solo dobbiamo affidarci per avere una vita benedetta; fede cosciente, seria e serena nell’esistenza e nell’azione degli angeli ribelli, che errano nel mondo, agendo nell’oscurità e nell’ombra per nuocere e perdere le anime; coscienza che solo Gesù ha vinto satana e i suoi satelliti e che bisogna ricorrere a Lui solo e alla sua Chiesa per vincerli, senza presumere scioccamente di essere esenti dalla loro azione e tentazione; disprezzo di ogni superstizione, che, come più sopra detto, offende Dio e avvilisce l’uomo a pensare che il bene o il male della propria vita possa dipendere da un oggetto di gran lunga inferiore (come importanza e dignità) a un essere umano intelligente; infine un grande equilibrio e serenità nell’uso di questi mezzi, senza farli scadere – a loro volta – in riti magici o pratiche superstiziose, senza ricorrervi in maniera abnorme, esagerata o ossessionante, senza pretendere che essi possano sostituirsi, laddove fossero necessarie, alle cure mediche e, a volte, anche psichiatriche necessarie alla salute globale delle persone, né tanto meno ai sacramenti che li precedono e senza i quali la loro forza è quasi totalmente vanificata.

Accorgimenti nell’uso dei sacramentali
L’uso dei sacramentali, in quanto segni sacri apportatori di grazia e veicoli della potenza di Cristo, richiede una grande attenzione e un grande rispetto. Vanno anzitutto custoditi con cura e utilizzati a tempo e modo opportuno. Non devono essere utilizzati per cucinare pietanze, ma esclusivamente nei modi e nelle forme sopra elencati. Non devono essere gettati nella spazzatura o nei lavandini. Quando termina una bottiglia di acqua esorcizzata, per esempio, prima di gettarla nella spazzatura (sarebbe preferibile bruciarla se di plastica o distruggerla se di vetro) bisogna badare che sia completamente evaporata. Così è bene usare un bicchiere “ad hoc” per berla e non lavarlo prima che l’acqua sia completamente evaporata. I residui di incenso bruciato vanno dispersi nella terra, non gettati nella spazzatura. Quando si adopera l’olio per ungere qualche parte del corpo, si deve astergere con cura le dita con ovatta o scottex e poi bruciarli, mai gettandoli nel secchio. Prima di eliminare un cero è necessario che sia completamente consumato. Il cucchiaio o cucchiaino usato per ingerire l’olio va similmente deterso con un poco di scottex e solo dopo può essere lavato. L’amore e il rispetto di queste semplici norme è indice della fede nella portata benefica, di grazia e di protezione che il Signore ha voluto dare a questi strumenti, nel pieno rispetto dell’economia sacramentale che Egli ha scelto nel suo disegno salvifico per l’umanità.

Conclusione
Il Verbo si è fatto carne, ha voluto toccare dal vivo l’umanità creata. Così ha lasciato in questi segni sacramentali sensibili la sua forza e la sua grazia, di modo che entrando in contatto con essi si viene realmente beneficati e corroborati dalla potenza di Cristo. Si può chiosare per i sacramentali ciò che san Giovanni Cristostomo disse dei sacramenti: “ciò che di Lui era visibile, è passato nei sacramenti”. E anche, quindi, nei sacramentali. E come l’emorroissa fu sanata toccando il mantello di Cristo con la fede assoluta che da Lui sarebbe stata guarita dal suo male di origine malefica, così chi entra in contatto con fede piena e sincera con questi sacramentali, credendo che da essi si sprigiona la potenza di Cristo contro le forze del male, sarà preservato, protetto e, se necessario, liberato da ogni tipo di male, occulto o palese, di origine malefica. A gloria di Dio solo, e a confusione dei nemici della nostra salvezza che da Cristo sono stati ridotti al nulla e che sono ridotti al nulla anche da tutti coloro che credono nella potenza redentrice e sanante del nostro unico eterno Dio e Signore Gesù Cristo.

venerdì 19 agosto 2016

San Giovanni Eudes



San Giovanni Eudes nacque nell'anno 1601 nel villaggio detto Ri, in diocesi di Séez, da onorati e pii genitori. 

Ancora fanciullo, rinvigorito dal Pane degli angeli, fece prontamente il voto di castità perpetua. 
A scuola, dove compì lodevolmente gli studi, emerse per singolare devozione. Ebbe un particolare amore per la beata Vergine e una grande carità verso il prossimo. 

Diede il suo nome alla congregazione dell'Oratorio di Bérulle e fu ordinato sacerdote a Parigi. Nominato rettore della casa dell'Oratorio a Caen, decise di ritirarsi per poter formare giovani atti al ministero ecclesiastico. 

Associatisi pertanto cinque compagni, istituì la congregazione dei Presbiteri, dandole il nome dei santissimi cuori di Gesù e di Maria e aprì il primo seminario a Caen, cui tennero dietro molti altri. 
Per richiamare alla vita cristiana le donne peccatrici fondò l'istituto di Nostra Signora della carità: ramo di questo nobilissimo albero è la congregazione d'Angers del Buon Pastore. 

Inoltre diede vita alla società del Cuore ammirabile della Madre di Dio e ad altre opere di carità. Ardendo di singolare amore per i santissimi cuori di Gesù e di Maria, pensò per primo, non senza una certa ispirazione divina, di prestare ad essi culto liturgico. 

Quale missionario apostolico evangelizzò molti villaggi e città. Spossato dalle fatiche, spirò serenamente il 19 agosto 1680. Per i suoi numerosi miracoli, il papa Pio X lo iscrisse nell'albo dei beati e Pio XI, nell'anno santo, il giorno di Pentecoste, lo annoverò tra i santi e ne estese l'ufficio e la Messa a tutta la Chiesa.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

Orazione 
V. O Signore, esaudisci la mia preghiera.
R. E il mio grido giunga fino a Te. 
Preghiamo
O Dio, che il tuo beato Confessore Giovanni infiammasti mirabilmente per promuovere debitamente il culto dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria, e per suo mezzo hai voluto radunare nella tua Chiesa nuove Famiglie religiose: concedi, che, come ne veneriamo la pietà e i meriti, così ne apprendiamo anche gli esempi di virtù.
Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.

*
John Eudes was born in 1601 of good, devout parents at the village of Ri in the diocese of Seez. 

While yet a boy, when he was refreshed with the Bread of Angels, he vowed perpetual virginity. In the schools, where he pursued his studies in a praiseworthy way, he shone for his wonderful piety. 

He loved the Blessed Virgin above all, and burned with great charity for his neighbour. Having joined the Berullian Congregation of the Oratory, he was ordained priest at Paris. 

He was made rector of the house of the Oratory at Caen, but left it, though sadly, to educate suitable young men for the ministry of the Church. 

To this end, with five companions, he founded the congregation of priests to which he gave the most holy Names of Jesus and Mary, and opened the first seminary at Caen, which was followed later by many others. 

In order to call sinful women back to a Christian life, he founded the Order of Our Lady of Charity. Of this noble tree, the Congregation of the Good Shepherd of Angers is a branch. He also founded the Society of the Admirable Heart of the Mother of God and other charitable institutions. 

Burning with a singular love for the most sacred Hearts of Jesus and Mary, he was the first to think, not without some inspiration from God, of offering them a liturgical cult. 

As an Apostolic Missionary, he preached the Gospel to many villages and towns. Worn out with his great labours, he died peacefully on the 19th of August, 1680. 

Famous for many miracles, he was numbered among the Blessed by Pope Pius X, and among the Saints by Pope Pius XI on the day of Pentecost in the holy year, and his Office and Mass were extended to the universal Church.

V. But thou, O Lord, have mercy upon us.
R. Thanks be to God.
AMDG et BVM

GUADALUPE / NICAN MOPOHUA

NICAN MOPOHUA
"QUI SI RACCONTA"
la vera storia delle apparizioni
della Perfetta Vergine Santa Maria
Madre di Dio di Guadalupe
sul colle del Tepeyac.
Le immagini esclusive sono utilizzate dietro precisa Autorizzazione
della Basilica di Guadalupe.
http://www.virgendeguadalupe.org.mxIl testo è il NICAN MOPOHUA   di A. Valeriano [1540 - 1548],
il più importante documento su Guadalupe.
Adattamento del prof. Antonino Grasso.
 
  Testo NICAN MOPOHUA La Tilma
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