martedì 9 agosto 2016

PREGHIERA (composta dalla B. Elisabetta Seton con l'intreccio delle parole di Gesù in croce)


<< O MIO SIGNORE GESU’
che sei nato per me in una grotta, 
che hai vissuto per me una vita di pene e afflizioni, che sei morto per me sopra una croce, 
rivolgi anche per me la tua preghiera: 
PADRE PERDONA ed indica a tua Madre: ECCO TUO FIGLIO. Al momento della mia morte assicura anche me: OGGI SARAI CON ME IN PARADISO. 
O mio Salvatore, NON MI ABBANDONARE IO HO SETE di Te, fonte di acqua viva.
I miei giorni passano rapidamente, TUTTO SARA' PRESTO COMPIUTO per me.
NELLE TUE MANI AFFIDO IL MIO SPIRITO ora e per sempre. AMEN >>




Resistenza e fedeltà



mercoledì 5 febbraio 2014


Resistenza e fedeltà di Padre Roger-Thomas Calmel O.P.

Abbiamo spesso citato padre Roger-Thomas Calmel (1914-1975), domenicano, teologo e tomista di grande sapienza che ci ha lasciato una testimonianza di grande fermezza e scritti di elevato spessore spirituale, esemplari sia sul piano dottrinale che su quello liturgico.
La sua di celebrare soltanto il Rito Romano tradizionale è stata una scelta radicale portata fino in fondo. Lo prendiamo come esempio di fortezza e fedeltà e intercessore anche per noi, che non ci sentiamo di condannare il biritualismo di tanti sacerdoti che conosciamo secondo il cuore del Signore e che, nella situazione in cui siamo, cercano di salvare il salvabile.
Su conciliovaticanosecondo.it, ne parla Cristiana de Magistris. Metto il link a MiL perché ne pubblica il testo preceduto dalla sentita e interessante introduzione di Cristina Siccardi, che sottolinea la Resistenza di Padre Calmel. E colgo l'occasione per proporre, di seguito, due  citazioni tratte da suoi scritti. Il secondo, sulla Messa, ripreso dal testo della de Magistris.

P. Roger-Thomas Calmel, O.P., Autorité et sainteté dans l’Église, in Itinéraires n. 149, gennaio1971, pp. 13-19.
La falsa Chiesa che si presenta fra noi a partire dal curioso concilio Vaticano II, si allontana sensibilmente, anno dopo anno, dalla Chiesa fondata da Gesù Cristo. La falsa Chiesa post-conciliare si contrappone [separazione/opposizione] sempre più alla santa Chiesa che da venti secoli salva le anime (e in sovrappiù illumina e sostiene la società). La pseudo-Chiesa in costruzione si contrappone sempre più alla Chiesa vera, alla sola Chiesa di Cristo, con le più strane innovazioni, sia nella costituzione gerarchica sia nell’insegnamento e nei costumi.
Il 27 novembre 1969, tre giorni prima della data fatidica in cui entrò in vigore il Novus Ordo Missae, padre Calmel espresse il suo rifiuto con una dichiarazione d’eccezionale portata, resa pubblica sulla rivista Itinéraires.
“Mi attengo alla Messa tradizionale – dichiarò –, quella che fu codificata, ma non fabbricata, da San Pio V, nel XVI secolo, conformemente ad un uso plurisecolare. Rifiuto dunque l’Ordo missae di Paolo VI.
Perché? Perché, in realtà, questo Ordo Missae non esiste. Ciò che esiste è una rivoluzione liturgica universale e permanente, permessa o voluta dal Papa attuale, e che riveste, per il momento, la maschera dell’Ordo Missae del 3 aprile 1969. È diritto di ogni sacerdote rifiutare di portare la maschera di questa rivoluzione liturgica. E stimo mio dovere di sacerdote rifiutare di celebrare la messa in un rito equivoco.
Se accettiamo questo nuovo rito, che favorisce la confusione tra la Messa cattolica e la cena protestante – come sostengono i due cardinali (Bacci e Ottaviani) e come dimostrano solide analisi teologiche – allora passeremmo senza tardare da una messa intercambiabile (come riconosce, del resto, un pastore protestante) ad una messa completamente eretica e quindi nulla. Iniziata dal Papa, poi da lui abbandonata alle Chiese nazionali, la riforma rivoluzionaria della messa porterà all’inferno. Come accettare di rendersene complici?
Mi chiederete: mantenendo, verso e contro tutto, la Messa di sempre, hai riflettuto a che cosa ti esponi? Certo. Io mi espongo, per così dire, a perseverare nella via della fedeltà al mio sacerdozio, e quindi a rendere al Sommo Sacerdote, che è il nostro Giudice supremo, l’umile testimonianza del mio ufficio sacerdotale. Io mi espongo altresì a rassicurare dei fedeli smarriti, tentati di scetticismo o di disperazione. Ogni sacerdote, in effetti, che si mantenga fedele al rito della Messa codificata da San Pio V, il grande Papa domenicano della controriforma, permette ai fedeli di partecipare al santo Sacrificio senza alcun possibile equivoco; di comunicarsi, senza rischio di essere ingannato, al Verbo di Dio incarnato e immolato, reso realmente presente sotto le sacre Specie. Al contrario, il sacerdote che si conforma al nuovo rito, composto di vari pezzi da Paolo VI, collabora per parte sua ad instaurare progressivamente una messa menzognera dove la Presenza di Cristo non sarà più autentica, ma sarà trasformata in un memoriale vuoto; perciò stesso, il Sacrificio della Croce non sarà altro che un pasto religioso dove si mangerà un po’ di pane e si berrà un po’ di vino. Nulla di più: come i protestanti. Il rifiuto di collaborare all’instaurazione rivoluzionaria di una messa equivoca, orientata verso la distruzione della Messa, a quali disavventure temporali, a quali guai potrà mai portare? Il Signore lo sa: quindi, basta la sua grazia. In verità, la grazia del Cuore di Gesù, derivata fino a noi dal santo Sacrificio e dai sacramenti, basta sempre. È perciò che il Signore ci dice così tranquillamente: “Colui che perde la sua vita in questo mondo per causa mia, la salverà per la vita eterna”.
Riconosco senza esitare l’autorità del Santo Padre. Affermo tuttavia che ogni Papa, nell’esercizio della sua autorità, può commettere degli abusi d’autorità. Sostengo che il papa Paolo VI ha commesso un abuso d’autorità di una gravità eccezionale quando ha costruito un nuovo rito della messa su una definizione della messa che ha cessato di essere cattolica. “La messa – ha scritto nel suo Ordo Missae – è il raduno del popolo di Dio, presieduto da un sacerdote, per celebrare il memoriale del Signore”. Questa definizione insidiosa omette a priori ciò che fa la Messa cattolica, da sempre e per sempre irriducibile alla cena protestante. E ciò perché per la Messa cattolica non si tratta di qualunque memoriale; il memoriale è di tal natura che contiene realmente il sacrificio della Croce, perché il Corpo e il Sangue di Cristo sono resi realmente presenti in virtù della duplice consacrazione. Ora, mentre ciò appare così chiaro nel rito codificato da San Pio V da non poter esser tratti in inganno, in quello fabbricato da Paolo VI rimane fluttuante ed equivoco. Parimenti, nella Messa cattolica, il sacerdote non esercita una presidenza qualunque: segnato da un carattere divino che lo introduce nell’eternità, egli è il ministro di Cristo che fa la Messa per mezzo di lui; ben altra cosa è assimilare il sacerdote a un qualunque pastore, delegato dai fedeli a mantenere in buon ordine le loro assemblee. Orbene, mentre ciò è certamente evidente nel rito della Messa prescritta da San Pio V, è invece dissimulato se non addirittura eliminato nel nuovo rito.
La semplice onestà quindi, ma infinitamente di più l’onore sacerdotale, mi chiedono di non aver l’impudenza di trafficare la Messa cattolica, ricevuta nel giorno della mia ordinazione. Poiché si tratta di essere leale, e soprattutto in una materia di una gravità divina, non c’è autorità al mondo, fosse pure un’autorità pontificale, che possa fermarmi. D’altronde, la prima prova di fedeltà e d’amore che il sacerdote deve dare a Dio e agli uomini è quella di custodire intatto il deposito infinitamente prezioso che gli fu affidato quando il Vescovo gl’impose le mani. È anzitutto su questa prova di fedeltà e d’amore che io sarò giudicato dal Giudice supremo. Confido che la Vergine Maria, Madre del Sommo sacerdote, mi ottenga la grazia di rimanere fedele fino alla morte alla Messa cattolica, vera e senza equivoco. Tuus sum ego, salvum me fac (sono tutto vostro, salvatemi)”.

lunedì 8 agosto 2016

UN ASSAGGIO DELLA STAMPA

P F: "Ogni parrocchia ospiti una famiglia di profughi"

Durante l'Angelus Bergoglio torna a predicare la politica dell'accoglienza: "Ogni parrocchia ospiti una famiglia di profughi". Il Vaticano ne accoglierà due


"In prossimità del Giubileo della Misericordia, rivolgo un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi".
Mentre l'Europa affronta la più grande emergenza migratoria degli ultimi anni, p. F. torna a chiedere di accogliere gli immigrati che stanno arrivando in Europa. E, durante l'Angelus, annuncia che "anche le due parrocchie del Vaticano accoglieranno in questi giorni due famiglie di profughi".
"Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d’Europa - è l'appello lanciato da Bergoglio - ospiti una famiglia, incominciando dalla mia diocesi di Roma". Il Santo Padre si rivolge a tutti i vescovi d’Europa affinché "nelle loro diocesi sostengano questo mio appello, ricordando che Misericordia è il secondo nome dell’Amore: 'tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me'". Nel breve discorso pronunciato prima dell'Angelus, p. F. accusa i fedeli di essere spesso "ripiegati e chiusi in noi stessi" fino a creare"tante isole inaccessibili e inospitali" e rileva che "persino i rapporti umani più elementari a volte creano delle realtà incapaci di apertura reciproca: la coppia chiusa, la famiglia chiusa, il gruppo chiuso, la parrocchia chiusa, la patria chiusa""Questo non è Dio - puntualizza - è il nostro peccato". Eppure, ricorda il Papa commentando l’episodio evangelico della guarigione del sordomuto, "all’origine della nostra vita cristiana, nel Battesimo, ci sono proprio quel gesto e quella parola di Gesù: 'Effatà! - Apriti!'"."Questo Vangelo - sottolinea il Santo Padre - ci parla anche di noi stessi".

ALTRI ARTICOLI

Il Maomettismo.


Trattenimento XIII. 
Il Maomettismo. 

 P. Senza dubbio per un cattolico non havvi scienza più importante di quella che lo istruisce nella propria religione. Scienza importante, e nello stesso tempo consolantissima, perchè ha fondamenti così certi e chiari che sotto a tutti i rapporti ci fanno ravvisare il concorso dell'Onnipotenza Divina. 
Questa Religione di Gesù Cristo, che unicamente conservasi nella Chiesa Cattolica Romana, secondo le parole del medesimo Salvatore, doveva essere in ogni maniera perseguitata, ma non mai vinta. In ogni tempo, in mezzo alle più sanguinose persecuzioni, sarebbesi conservata quale immobile colonna, sempre gloriosa, sempre visibile, sempre vittoriosa, senza mai usare altre armi che quelle della carità e della 

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pazienza. Questa sua invariabilità conservata da' tempi di Gesù Cristo fino a noi, non può ad altro attribuirsi che all'Onnipotenza Divina. Stabiliti così i fondamenti della nostra Santa Cattolica Religione, voglio trattenervi alquanto sopra alcuni curiosi avvenimenti: voglio dire sopra quelle Religioni {49 [355]} che erano unite alla Chiesa Cattolica, e che un tempo si separarono. 

 F. Benissimo, benissimo. Questo appunto desidero da lungo tempo. Quali sono queste religioni che un tempo si separarono dalla Chiesa Cattolica? 

P. Prima di parlarvi delle religioni che un tempo si separarono dalla Chiesa Cattolica Romana, voglio notarvi che le religioni che non hanno i caratteri della divinità, e che noi chiamiamo false religioni, si possono ridurre all'Ebraismo, all'Idolatria, al Maomettismo, e alle Sette Cristiane professate dai Greci Scismatici, Valdesi, Anglicani e Protestanti.     

Dell'Idolatria credo non occorra parlarvene, perchè ai nostri giorni, ad eccezione di pochissimi paesi in cui non potè ancora penetrare la luce del Vangelo, non esiste più. 

 Dell'Ebraismo parmi già di avervi parlato abbastanza nella prima parte di questi nostri trattenimenti. 

 Se vi piace, io vi parlerò delle altre cominciando dal Maomettismo. 

 F. Sì, sì, cominciate per dirci che cosa s'intenda per Maomettismo? 

 P. Per Maomettismo s'intende una raccolta di massime ricavate da varie religioni, {50 [356]} le quali praticate giungono a distruggere ogni principio di moralità. 

 F. In quali paesi professasi questo Maomettismo? 

 P. Il Maomettismo si professa in una gran parte dell'Asia, ed anche in una parte dell'Affrica. 

 F. Il Maomettismo da chi ebbe principio? 

 P. Il Maomettismo ebbe principio da Maometto. 

 F. Oh! di questo Maometto abbiamo tanto piacere di sentire a parlare: diteci lutto quello che sapete di lui. 

 P. Troppo lungo sarebbe il riferirvi tutto quello che le storie raccontano di questo famoso impostore: lo procurerò soltanto di farvi conoscere chi egli fosse, e come abbia fondata la sua Religione. 

Nacque Maometto da povera famiglia, di padre gentile e di madre ebrea, l'anno 570, nella Mecca, città dell'Arabia. poco distante dal Mar Rosso. Vago di gloria e desideroso di migliorare la sua condizione andò vagando per più paesi, e riuscì a farsi agente di una vedova mercantessa di Damasco, che poscia lo sposò. Egli era così astuto che seppe approfittare delle sue infermità e della sua ignoranza {51 [357]} per fondare una religione. Patendo di epilessia, male caduco, affermava che quelle sue frequenti cadute erano altrettanti rapimenti a tener colloquio coll'Angelo Gabriele. 

 F. Che impostore, ingannar la gente in questa maniera! Avrà egli pure tentato di operar miracoli in conferma della sua predicazione? 

 P. Maometto non poteva fare alcun miracolo in conferma della sua religione, perché non era mandato da Dio. Dio solo è autore dei miracoli. Siccome però vantavasi superiore a Gesù Cristo, subito gli si chiese che al par di lui facesse miracoli. Egli alteramente rispondeva che i miracoli erano stati operati da Gesù Cristo, e che egli era suscitato da Dio a ristabilire la religione colla forza. 

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 Con tutto ciò vantavasi di averne operato uno, e diceva che, essendo caduto un pezzo della luna nella sua manica, egli aveva saputo racconciarla; in memoria di questo ridicolo miracolo i Maomettani presero per divisa la mezza luna. 

 Voi ridete, o miei figli, e ben con ragione, perciocchè un uomo di simil fatta doveva piuttosto considerarsi qual ciarlatano, non già predicatore di una nuova {52 [358]} religione. Appunto per questo si sparse la fama che egli era un impostore, e come perturbatore della pubblica tranquillità, i suoi concittadini volevano imprigionarlo e porlo a morte. Pel che egli prese la fuga (questa fuga di Maometto appellasi Egira che vuol dire fuga da cui appunto comincia l'era musulmana, e corrisponde all'anno di Cristo 622), e ritirossi nella città di Medina con alcuni libertini che l'aiutarono a rendersene padrone [14]. 

 F. In che cosa propriamente consiste la religione di Maometto? 

 P. La religione di Maometto consiste in un mostruoso mescolamento di giudaismo, di paganesimo e di cristianesimo. Il libro della legge Maomettana è detto Alcorano, ossia libro per eccellenza. Questa religione dicesi anche Turca perchè è molto diffusa nella Turchia; Musulmana da Musul, nome che i Maomettani danno al direttore della preghiera; Islamismo, dal nome di alcuni suoi riformatori; ma è sempre la medesima religione fondata da;Maometto. 

 F. Perchè Maometto fece quel mescolamento di varie religioni? 

 P. Perchè i popoli dell'Arabia essendo {53 [359]} parte Giudei, parte Cristiani, ed altri Pagani, egli, per indurli tutti a seguirlo, prese una parte della religione da loro professata. e trascelse specialmente quei punti che possono maggiormente favorire i piaceri sensuali. 

 F. Bisognava proprio che Maometto fosse un uomo dotto? 

 P. Niente affatto, sapeva nemmeno scrivere; e per comporre il suo Alcorano fu aiutato da un Ebreo e da un monaco apostata. Parlando di cose contenute nella Storia Sacra confonde un fatto coll'altro; per esempio, attribuisce a Maria, sorella di Mosè, più fatti che riguardano Maria, madre di Gesù Cristo, con moltissimi altri spropositi. 

 F. Questa mi par bella: se Maometto era ignorante, nè fece alcun miracolo, come potè propagare la sua religione. 

 P. Maometto propagò la sua religione, non con miracoli o colla persuasione delle parole, bensì colla forza delle armi. Religione che, favorendo ogni sorta di libertinaggio, in breve tempo fece diventar Maometto capo di una formidabile truppa di briganti. Insieme con costoro scorreva i paesi dell'Oriente guadagnandosi i popoli, non coll'insinuare la verità, non con miracoli {54 [360]} o con profezie; ma per unico argomento egli innalzava la spada sul capo dei vinti gridando: o credere o morire. 

 F. Canaglia, sono questi gli argomenti da usarsi per convertire la gente? Senza dubbio, essendo Maometto tanto ignorante, avrà disseminato nell'Alcorano molti errori? 

 P. L'Alcorano si può dire una serie di errori i più madornali contro la morale e contro il culto del vero Dio. Per esempio, scusa dal peccato chi nega Dio per timore della morte; permette la vendetta; assicura a' suoi seguaci un paradiso, ma pieno di soli piaceri terreni. Insomma la dottrina di questo falso profeta permette cose tanto oscene, che l’ animo cristiano ha orrore di nominare. 

 F. Che differenza passa tra la Chiesa Cristiana e la Maomettana? 

 P. La differenza è grandissima. Maometto fondò la sua religione colla violenza e colle armi: Gesù Cristo fondò la sua Chiesa con parole di pace, servendosi de' poveri suoi discepoli. 

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 Maometto fomentava le passioni, Gesù Cristo comandava la negazione di sè stesso. Maometto non fece alcun miracolo, Gesù Cristo ne operò senza numero in pieno giorno ed {55 [361]} in presenza d'innumerevole moltitudine. 
Le dottrine di Maometto sono ridicole, immorali e corrompitrici: quelle di Gesù Cristo sono auguste, sublimi e purissime. 
In Maometto non si compì veruna profezia; in Gesù Cristo tutte. 

Insomma, la Religione Cristiana, in certa maniera, rende l'uomo felice in questo mondo per sollevarlo poi ai godimenti del cielo; 
Maometto degrada ed avvilisce la natura umana, e riponendo ogni felicità nei sensuali piaceri, riduce l'uomo al grado degli animali immondi.

*
Da "IL CATTOLICO istruito nella sua Religione" - Trattenimenti di un padre di famiglia co' suoi figliuoli... epilogati dal sac BOSCO GIOVANNI  (Proclamato Santo da Papa Pio XI - 01 aprile 1934)- TORINO, 1853

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San Michele Arcangelo 
difendici nella battaglia


NENIA



Ben capito aveva Francesco che
col cuore diceva…

tanto è il bene che mi aspetto che ogni pena mi è diletto.