venerdì 24 giugno 2016

La parola del sacerdote


L’UTILITÀ DELLA PAROLA

C’è, dice lo Spirito Santo, un tempo per tacere e un tempo per parlare. L’uomo di Dio deve saper discernere questi tempi, e quando viene il tempo di parlare bisogna ch’egli vigili per dire ciò che Dio vuole ch’egli dica, e ciò che le anime hanno diritto di aspettarsi da un inviato di Dio.

San Pietro, ammaestrando tutti i cristiani disse: «Chi parla, lo faccia come con parole di Dio» (1 Pt. 4,11). Ma s’egli avesse scritto ai soli sacerdoti, avrebbe detto senza dubbio: «Se il sacerdote parla, lo faccia con parole di Dio». Avrebbe cioè soppressa la parola «come».

Sul pulpito il sacerdote deve parlare come Dio stesso; fuori di là, come l’uomo di Dio.
È nota l’espressione di San Bernardo riguardo alle parole buffe: «In ore saecularium nugae nugae sunt; in ore sacerdotum blasphemiae».

La parola del sacerdote dev’essere sempre senza affettazione, affabile senza trivialità, dolce senza adulazioni, grave senza durezza, deve richiamare alle anime il ricordo di Nostro Signore del quale si dice: «Mai un uomo ha parlato come parla quest’uomo!» (Gv. 7,46).

GIOACCHINO della stirpe di Davide


Gioacchino della stirpe di Davidesposo di Anna d'Aronne e padre di Maria Santissima. 

Con Anna viveva a Nazaret 1.002 - 1.004 - 1.009

Usava, finché lo potè fare, dare ai poveri la metà dei suoi raccolti serbando per sé l'altra metà 6.410

IL GIORNO e LA NOTTE


Giorno ebraico

Il giorno iniziava al tramonto del sole e finiva al tramonto successivo; e contava 12 ore notturne (dal tramontare al sorgere del sole) e 12 ore diurne (dal sorgere al tramontare del sole). 

Le 12 ore notturne si componevano in vigilie, che dapprima erano tre (di quattro ore ciascuna) e dopo, sotto l'influenza della dominazione romana, divennero quattro (di tre ore ciascuna).

La prima vigilia iniziava al tramonto (alle nostre ore 18 circa) e l'ultima, cioè la quarta vigilia (1.056), terminava con la levata del sole (alle nostre ore 6 circa).


Vedi anche: Vigilie notturne. Le 12 ore diurne cominciavano con l'ora prima (dalle ore 6 alle 7 circa del nostro orario), proseguivano ora per ora fino alla sesta (che si compiva al nostro mezzogiorno) e poi fino all'ora nona (corrispondente circa alle nostre ore 15) per terminare, al tramonto, con la dodicesima (intorno alle nostre ore 18). 


Poiché le ore notturne (raggruppate in vigilie) e le ore diurne erano regolate sul tramonto e sulla levata del sole, la loro lunghezza non era, come è delle nostre ore, sempre uguale, ma variava a seconda delle stagioni. 
Nell'estate, le ore diurne erano più lunghe di quelle notturne; e nell'inverno accadeva l'opposto. Solo negli equinozi di primavera e di autunno si aveva una medesima durata delle ore diurne e notturne, coincidendo quindi con la durata della nostra ora. Ma le oscillazioni della durata delle ore in relazione all'estate e all'inverno venivano trascurate in Palestina, la cui posizione non molto lontana dall'equatore attenuava le differenti lunghezze del dì e della notte. 

ECCOMI

FESTA DI NOSTRA 

SIGNORA 

DEL SACRO CUORE DI 

GESU'


C’erano un uomo e una donna che celebravano i 50 anni di matrimonio.

Erano felici, circondati da figli e nipoti. Al marito fu chiesto quale fosse il segreto di un matrimonio così duraturo. 
Il vecchio signore chiuse un attimo gli occhi e poi, come ripescando nella memoria un ricordo lontano, raccontò. 

'Thérèse, mia moglie, era l’unica ragazza con cui fossi mai uscito. Ero cresciuto in un orfanotrofio e avevo sempre lavorato duro per ottenere quel poco che avevo. Non avevo mai avuto tempo di uscire con le ragazze, finché Thérèse non mi conquistò. Prima ancora di rendermi conto di quello che stava accadendo, l’avevo chiesta in moglie. Eravamo così giovani, tutti e due. Il giorno delle nozze, dopo la cerimonia in chiesa, il padre di Thérèse mi prese in disparte e mi diede in mano un pacchettino. 

Disse: 'Con questo regalo, non ti servirà altro per un matrimonio felice'. Ero agitato e litigai un po’ con la carta e con il nastro prima di riuscire a scartare il pacchetto. Nella scatola c’era un grosso orologio d’oro. Lo sollevai con cautela. Mentre lo osservavo da vicino, notai un’incisione sul quadrante: era un’esortazione molto saggia e l’avrei vista tutte le volte che avessi controllato l’ora'.

L’anziano signore sorrise e mostrò il suo vecchio orologio. C’erano delle parole un po’ svanite, ma ancora leggibili incise sul quadrante. Quelle parole recavano in sé il segreto di un matrimonio felice. Erano le seguenti: 'Dì qualcosa di carino a Thérèse'.

Quanto costa dire una parola gentile invece che una scontrosa? Assolutamente niente, eppure come mai facciamo così fatica a dirle?

Maria di Nazareth ha detto solamente parole come fate, la sua bocca ha sempre solo benedetto, mai maledetto

La prima parola che gli evangelisti riportano di Maria è una parola di disponibilità: “Eccomi”…Cosa diciamo noi quando qualcuno ci chiama o ci chiede qualcosa?  Forse se va bene non rispondiamo neppure… Sapete che nella famiglia salesiana si tramanda una bella tradizione: si dice la parola d’ordine salesiana e la bestemmia salesiana. La bestemmia salesiana è “non tocca a me”… quando si dice non tocca a me vuol dire che non abbiamo ancora imparato cosa vuol dire stare negli ambienti di Don Bosco, ma il comandamento salesiano è “vado io” oppure “eccomi” così come ha detto Maria.

E subito dopo da Elisabetta Maria ha detto “L’anima mia magnifica il Signore” cioè ha detto “evviva, meraviglia grazie Signore!”
È molto importante che ricordiamo che non dipende proprio da nessuno, dire parole belle o parole cattive, dipende solo da noi.
Possiamo decidere di dire le parole più belle e faremo il miracolo…

*

C'era una volta una bambina che si chiamava Luna. 
Il papà e la mamma della bambina lavoravano tanto. 
La loro era una bella famiglia e vivevano felici. 
Mancava solo una cosa, ma Luna non se ne era mai accorta.

Un giorno, quando aveva nove anni, andò per la prima volta a dormire a casa della sua amica Adele. Quando fu ora di dormire, la mamma di Anny rimboccò loro le coperte e diede a ognuna il bacio della buonanotte.
'Ti voglio bene' disse la mamma ad Anny.
'Anch'io' sussurrò la bambina.

Luna era così sconvolta che non riuscì a chiudere occhio. Nessuno le aveva mai dato il bacio della buonanotte o le aveva detto di volerle bene. Rimase sveglia tutta la notte, pensando e ripensando: 'È così che dovrebbe essere'.

Quando tornò a casa, non salutò i genitori e corse in camera sua. Li odiava. 
Perché non l'avevano mai baciata? 
Perché non l'abbracciavano e non le dicevano che le volevano bene? 
Forse non gliene volevano? 
Luna pianse fino ad addormentarsi e rimase arrabbiata per diversi giorni.

Alla fine decise di scappare di casa. Preparò il suo zainetto, ma non sapeva dove andare. Era bloccata per sempre con i genitori più freddi e peggiori del mondo. All'improvviso, trovò una soluzione. Andò dritta da sua madre e le stampò un bacio sulla guancia: 'Ti voglio bene'.

Poi corse dal papà e lo abbracciò: 'Buonanotte papà', disse, 'ti voglio bene'. Quindi andò a letto, lasciando i genitori ammutoliti in cucina.
Il mattino seguente, quando scese per colazione, diede un bacio alla mamma e uno al papà. Alla fermata dell'autobus si sollevò in punta di piedi e diede ancora un bacio alla mamma: 'Ciao, mamma. Ti voglio bene'.

Luna andò avanti così giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese. A volte, i suoi genitori si scostavano, rigidi e impacciati. A volte ne ridevano. Ma Luna non smise. Aveva il suo piano e lo seguiva alla lettera. Poi, una sera, dimenticò di dare il bacio alla mamma prima di andare a letto. Poco dopo, la porta della sua camera si aprì e sua madre entrò. 'Allora, dov'è il mio bacio?' chiese, fingendo di essere contrariata.

Luna si sollevò a sedere: 'Oh, l'avevo scordato'. La baciò e poi: 'Ti voglio bene, mamma'. Quindi tornò a coricarsi e chiuse gli occhi.
Ma la mamma rimase lì e alla fine disse: 'Anch'io ti voglio bene'. Poi si chinò e baciò Luna proprio sulla guancia.
Poi aggiunse con finta severità: 'E non ti dimenticare più di darmi il bacio della buonanotte'.
Luna rise e promise: 'Non succederà più'.

O Maria che hai detto le parole Eccomi e Magnificat, aiutaci a dire le parole della benedizione e della bontà per far nascere il bene attorno a noi.


AMDG et BVM

giovedì 23 giugno 2016

SAN GIUDA




PREGHIERA A SAN GIUDA TADDEO 

<<O San Giuda Taddeo, apostolo e parente di Gesù, che hai dato la vita per il Signore! Il nome del traditore è causa che molti ti dimentichino ma la Chiesa ti onora ed invoca universalmente come protettore dei casi più disperati, degli affari senza rimedio. Intercedi per me che sono tanto miserabile; fà uso, te ne supplico, di quel particolare privilegio a te concesso di portare visibile ed immediato aiuto dove l'aiuto è quasi impossibile... Vieni in mio soccorso in questa grande necessità così che io possa ricevere il conforto e la protezione del Cielo in tutte le mie tribolazioni, sofferenze ed angosce, particolarmente... (esprimere la propria necessità), e possa ringraziare il Signore con Te per tutta l'eternità. Ti prometto, o San Giuda, di essere sempre riconoscente di questo grande favore e non cesserò mai di venerarti come mio speciale e potente protettore e di fare quanto sarà in mio potere per incoraggiare la devozione verso di Te. Amen >>
Padre nostro - Gloria

Giuda Taddeo apostolofiglio di Alfeo e di Maria Cleofa, fratello di Giacomo il Minore e cugino di Gesù. Da piccolo partecipò con Giacomo alle lezioni di Maria Vergine date a Gesù 1.038
Va a Betsaida per portare a Gesù l'invito a partecipare alle nozze di Cana 1.051
Viene accettato da Gesù fra i suoi discepoli 1.056. 
Franco e di nobile aspetto, ha per l'Iscariota suo omonimo una spiccata antipatia, che Gesù cerca di correggere, ma che ogni tanto esplode 9.600