sabato 30 gennaio 2016

ECCELLENZA DELLA PREGHIERA

I. - DELL'ECCELLENZA DELLA PREGHIERA 

E DEL SUO POTERE PRESSO DIO



Sono sì care a Dio le nostre preghiere, che Egli ha destinati gli Angeli a
presentargli subito quelle che da noi gli vengono fatte: "Gli Angeli, dice S.
Ilario, soprintendono alle orazioni dei fedeli, e ogni giorno le offrono a Dio"
(Cap. 18, in Matth.). Questo appunto è quel sacro fumo d'incenso, cioè le
orazioni dei Santi, che S. Giovanni vide ascendere al Signore, offertogli per
mano degli Angeli (Ap c. 8). Ed altrove (Ibid. c. 5), scrive il medesimo santo
Apostolo, che le preghiere dei Santi sono come certi vasetti d'oro pieni di odori
soavi, e molto graditi a Dio.

Ma per meglio intendere quanto valgano presso Dio le orazioni, basta leggere
nelle divine scritture le innumerabili promesse che fa Dio a chi prega, così
nell'antico come nel nuovo Testamento: Alza a me le tue grida, ed io ti
esaudirò (Ger 33,3). Invocami, ed io ti libererò (Sal 49,15). Chiedete; ed
otterrete: cercate, e troverete: picchiate, e vi sarà aperto (Mt 7,7). Concederà
il bene a coloro che glielo domandano (Mt 7,11). Imperciocché chi chiede
riceve, e chi cerca trova (Lc 11,10). Qualsiasi cosa domanderanno, sarà loro
concessa dal Padre mio (Mt 18,19). 

Qualunque cosa domandiate nell'orazione,
abbiate fede di conseguirla, e la otterrete (Mr 11,24). Se alcuna cosa

domanderete nel nome mio, io la darò (Gv 14,14). Qualunque cosa vorrete, la
chiederete, e vi sarà concessa (Gv 15,7). In verità, in verità vi dico, che
qualunque cosa domandiate al Padre nel nome mio, ve la concederà (Gv
16,23). E vi sono mille altri testi consimili, che per brevità si tralasciano.


Iddio ci vuol salvi, ma per nostro maggior bene ci vuol salvi da vincitori. Stando
adunque in questa vita, abbiamo da vivere in una continua guerra, e per
salvarci abbiamo da combattere e vincere. "Nessuno, dice S. Giovanni
Crisostomo, potrà essere coronato senza vittoria" (Serm. I De Martyr.). Noi
siamo molto deboli, ed i nemici sono molti, ed assai potenti: come potremmo
loro far fronte, e superarli? Animiamoci, e dica ciascuno, come diceva
l'Apostolo: Tutte le cose mi sono possibili, in Colui che è mio conforto (Fil
4,13). 

Tutto potremo con l'orazione, per mezzo della quale il Signore ci darà
quella forza che noi non abbiamo. Scrisse Teodoreto, che l'orazione è
onnipotente; ella è una, ma può ottenere tutte le cose. E S. Bonaventura asserì
che per la preghiera si ottiene l'acquisto di ogni bene, e lo scampo da ogni
male (In Luc. 2). 

Diceva san Lorenzo Giustiniani, che noi per mezzo della
preghiera ci fabbrichiamo una torre fortissima dove saremo difesi e sicuri da
tutte le insidie e violenze dei nemici (De cast. connub. c. XXII). Sono forti le
potenze dell'inferno, ma la preghiera è più forte di tutti i demoni, dice san
Bernardo (Serm. 49, De modo bene viv. 5). Sì, perché con l'orazione l'anima
acquista l'aiuto divino, che supera ogni potenza creata. 

Così si animava Davide
nei suoi timori: Io, diceva, chiamerò il mio Signore in aiuto, e sarò liberato da
tutti i nemici (Sal 17,4). Insomma, dice S. Giovanni Crisostomo, l'orazione è
un'arma valevole a vincere ogni assalto dei demoni, è una difesa, che ci
conserva in qualunque pericolo; è un porto, che ci salva da ogni tempesta; ed
è un tesoro insieme, che ci provvede d'ogni bene (In Ps. 145).

SANTA MARTINA VERGINE E MARTIRE



Questa santa MARTINA Vergine romana discendeva da celebre famiglia consolare. Rimasta orfana ancora in tenera età, si dedicò con tutto l'ardore della sua anima giovanile alle opere della cristiana pietà, distribuendo con la massima liberalità le ricchezze che i suoi le avevano lasciato in grande abbondanza. Non ci fu miseria che non soccorresse: nessuno mai bussò invano alla sua porta. Nei poverelli ella vedeva Gesù stesso, il Maestro Divino che aveva detto: « Quello che avrete fatto al minimo dei vostri fratelli, l'avrete fatto a me ». 

Siccome la carità cristiana era sconosciuta nel mondo pagano, ben presto si sospettò che Martina fosse seguace di quel Nazareno che veniva a predicare, per mezzo dei suoi Apostoli, una fratellanza universale anche nella stessa Roma. 

I nemici del nome cristiano le tennero gli occhi addosso. e accertatisi della cosa, non esitarono ad accusarla come cristiana.

Temendo ella quanto le poteva accadere, e che difatti le accadde, d'essere arrestata ed uccisa, distribuì immediatamente tutto quello che ancora le rimaneva ai poveri ed alla Chiesa, per avere in cielo quel tesoro che «i ladri non rubano e la tignola non intacca ». Aveva appena realizzato questo suo disegno che fu accusata e condotta davanti al preside romano. 

Fu tentata in mille modi, le furono fatte promesse e minacce perché sacrificasse agli dèi dell'impero. Ma la Vergine, forte della fortezza di Cristo, rispose sempre con fermezza che « era cristiana » e che come tale si sarebbe sempre comportata. 

Passando il giudice dalle minacce ai fatti, fu battuta colle verghe, scarnificata con uncini di ferro, poi, intrisa di grasso bollente, fu gettata alle belve dell'anfiteatro. Ma le bestie la risparmiarono. Allora fu fatto un grandissimo rogo, e la Vergine vi venne legata sopra: quando il fumo e le fiamme furono esaurite, i carnefici e la folla immensa che assisteva al crudele spettacolo, videro la santa giovane perfettamente illesa in mezzo al braciere, in attitudine di preghiera: il suo Dio l'aveva scampata. 

Molti della folla e qualcheduno dei suoi stessi carnefici, alla vista di quel prodigio, si convertirono e si dichiararono cristiani. 

Ma il giudice, più che mai irritato, ordinò che fosse decapitata. La pia fanciulla chinò il capo sotto la spada del carnefice. Allo spettacolo del martirio altri pagani si convertirono alla vera fede, ed ebbero la grazia di udire distintamente una voce superna che chiamava la Vergine alle celesti dolcezze del cielo. 

Ma i prodigi non erano finiti: un terremoto scosse paurosamente tutta la città, e le statue degli dèi caddero a terra. 

La Vergine subì il martirio sotto l'imperatore Alessandro Severo, mentre era Sommo Pontefice Urbano I. Fu sepolta nella chiesa del carcere Mamertino   
assieme ai martiri Concordio, Epifanio e compagni. 

PRATICA. Impariamo da questa santa giovanetta ad essere forti nella fede e a non vergognarci del nome di Cristiani. 

PREGHIERA. O Dio, che fra gli altri miracoli di tua potenza, anche al sesso debole hai accordata la vittoria del martirio, per la tua bontà, concedi a noi che celebriamo la festa della beata vergine e martire Martina, di salire a te per mezzo dei suoi esempi. 

Chiesa e post concilio: Il Pastore Protestante che difese la Messa tradizi...

Chiesa e post concilio: Il Pastore Protestante che difese la Messa tradizi...: Stralcio dal blog  Traditio catholica [ qui ]. Cose a noi note, sofferte e denunciate; ma sentirle confermare da un protestante! Leggiam...





AVE  MARIA PURISSIMA!

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venerdì 29 gennaio 2016

PROFEZIE NEGLI SCRITTI DI MARIA VALTORTA


LE PROFEZIE NEGLI SCRITTI DI 
MARIA VALTORTA

DA: L’EVANGELO COME MI È STATO RIVELATO 

41.6 - «E in cielo e in terra ogni bocca loderà il suo Nome e piegherà il ginocchio davanti all’Unto di Dio». Dice Gesù fanciullo durante la disputa con i Dottori del Tempio: «… Così parlo. E così parlerò sino alla morte. Poiché sopra il mio utile sta l'interesse del Signore e l'amore alla Verità di cui sono Figlio. E ti aggiungo, o rabbi, che la schiavitù di cui parla il Profeta, e di cui Io parlo, non è quella che credi, come la regalità non sarà quella che pensi. Ma sibbene per merito del Messia verrà reso libero l'uomo dalla schiavitù del Male che lo separa da Dio, e il segno del Cristo sarà sugli spiriti, liberati da ogni giogo e fatti sudditi dell'eterno Regno. Tutte le nazioni curveranno il capo, o stirpe di Davide, davanti al Germoglio nato da te e divenuto albero che copre tutta la terra e si alza al Cielo. E in Cielo e in terra ogni bocca loderà il suo Nome e piegherà il ginocchio davanti all'Unto di Dio, al Principe della Pace, al Condottiero, a Colui che con Se stesso avrà inebriato ogni anima stanca e saziato ogni anima affamata, al Santo che stipulerà una alleanza fra terra e Cielo. Non come quella stipulata coi Padri d'Israele quando Dio li trasse d'Egitto trattandoli ancora da servi, ma imprimendo la paternità celeste nello spirito degli uomini con la Grazia nuovamente infusa per i meriti del Redentore, per il quale tutti i buoni conosceranno il Signore e il Santuario di Dio non sarà più abbattuto e distrutto…». 

76.2 - Resurrezione della carne. Dice Gesù: «…I morti non soffrono più, quando sono dei giusti. E Samuele era un giusto. Per i morti, poi, che hanno bisogno di preghiere, non è necessario esser presso le loro ossa per darle. Le ossa? Che sono? Prova della potenza di Dio, che con la polvere creò l'uomo. Ma non oltre. Anche l'animale ha le ossa. Scheletro meno perfetto dell'uomo, quello di ogni animale. Solo l'uomo, il re del creato, ha posizione eretta, da re sui suoi sudditi, col volto che guarda diritto e in alto senza aver da torcere il collo; in alto, là dove è la dimora del Padre. Ma sono sempre ossa. Polvere che polvere ritorna. La Bontà eterna ha deciso di ricostruirla nel Giorno eterno per dare un ancor più vivo gaudio ai beati. Pensate, non solo gli spiriti saranno riuniti e si ameranno come e molto più che sulla terra, ma anche gioiranno di rivedersi con quegli aspetti che in terra ebbero…». 

111.5 - Primo, secondo e terzo calice. Dice Gesù: «Il Padre sà ed Io so. Ma Egli mi lascia andare. Ed Io vado. Perché per questo sono venuto. Ma ancora le messi matureranno e saranno seminate una e una volta prima che il Pane e il Vino siano dati in cibo agli uomini». «Si farà banchetto di giubilo e di pace, allora!». «Di pace? Sì. Di giubilo? Anche. Ma... oh, Pietro! oh, amici! Quante lacrime saranno fra il primo ed il secondo calice! E solo dopo aver bevuto l'ultima goccia del terzo calice, il giubilo sarà grande fra i giusti, e sicura la pace agli uomini di retta volontà».  

133.5 - Solo una minoranza esigua rimarrà sulla terra di anime fedeli. Dice Gesù: «…E come la luna nasce e muore ad ogni lunazione, apparendoci neonata, poi piena e poi scema, così sempre nel mondo, finché sarà, ci saranno fasi crescenti, piene e decrescenti di religione. Ma, anche quando sembrerà morta, essa viva sarà, così come la luna che c'è anche quando pare sia finita. E chi avrà lavorato a questa religione ne avrà merito pieno anche se solo una minoranza esigua rimarrà, sulla Terra, di anime fedeli. Su, su! Non facili entusiasmi nei trionfi e non facili depressioni nelle sconfitte».

DA: L’EVANGELO COME MI È STATO RIVELATO

41.6 - «E in cielo e in terra ogni bocca loderà il suo Nome e piegherà il ginocchio davanti all’Unto di Dio».
Dice Gesù fanciullo durante la disputa con i Dottori del Tempio:
«… Così parlo. E così parlerò sino alla morte. Poiché sopra il mio utile sta l'interesse del Signore e l'amore
alla Verità di cui sono Figlio. E ti aggiungo, o rabbi, che la schiavitù di cui parla il Profeta, e di cui Io parlo,
non è quella che credi, come la regalità non sarà quella che pensi. Ma sibbene per merito del Messia verrà reso
libero l'uomo dalla schiavitù del Male che lo separa da Dio, e il segno del Cristo sarà sugli spiriti, liberati da
ogni giogo e fatti sudditi dell'eterno Regno. Tutte le nazioni curveranno il capo, o stirpe di Davide, davanti al
Germoglio nato da te e divenuto albero che copre tutta la terra e si alza al Cielo. E in Cielo e in terra ogni
bocca loderà il suo Nome e piegherà il ginocchio davanti all'Unto di Dio, al Principe della Pace, al Condottiero,
a Colui che con Se stesso avrà inebriato ogni anima stanca e saziato ogni anima affamata, al Santo che stipulerà
una alleanza fra terra e Cielo. Non come quella stipulata coi Padri d'Israele quando Dio li trasse d'Egitto
trattandoli ancora da servi, ma imprimendo la paternità celeste nello spirito degli uomini con la Grazia
nuovamente infusa per i meriti del Redentore, per il quale tutti i buoni conosceranno il Signore e il Santuario
di Dio non sarà più abbattuto e distrutto…».


76.2 - Resurrezione della carne.
Dice Gesù:
«…I morti non soffrono più, quando sono dei giusti. E Samuele era un giusto. Per i morti, poi, che
hanno bisogno di preghiere, non è necessario esser presso le loro ossa per darle. Le ossa? Che sono? Prova
della potenza di Dio, che con la polvere creò l'uomo. Ma non oltre. Anche l'animale ha le ossa. Scheletro
meno perfetto dell'uomo, quello di ogni animale. Solo l'uomo, il re del creato, ha posizione eretta, da re sui
suoi sudditi, col volto che guarda diritto e in alto senza aver da torcere il collo; in alto, là dove è la dimora
del Padre. Ma sono sempre ossa. Polvere che polvere ritorna. La Bontà eterna ha deciso di ricostruirla nel
Giorno eterno per dare un ancor più vivo gaudio ai beati. Pensate, non solo gli spiriti saranno riuniti e si
ameranno come e molto più che sulla terra, ma anche gioiranno di rivedersi con quegli aspetti che in terra
ebbero…».


111.5 - Primo, secondo e terzo calice.
Dice Gesù:
«Il Padre sà ed Io so. Ma Egli mi lascia andare. Ed Io vado. Perché per questo sono venuto. Ma ancora
le messi matureranno e saranno seminate una e una volta prima che il Pane e il Vino siano dati in cibo
agli uomini».
«Si farà banchetto di giubilo e di pace, allora!».
«Di pace? Sì. Di giubilo? Anche. Ma... oh, Pietro! oh, amici! Quante lacrime saranno fra il primo ed il
secondo calice! E solo dopo aver bevuto l'ultima goccia del terzo calice, il giubilo sarà grande fra i giusti,
e sicura la pace agli uomini di retta volontà».


133.5 - Solo una minoranza esigua rimarrà sulla terra di anime fedeli.
Dice Gesù:
«…E come la luna nasce e muore ad ogni lunazione, apparendoci neonata, poi piena e poi scema, così
sempre nel mondo, finché sarà, ci saranno fasi crescenti, piene e decrescenti di religione. Ma, anche
quando sembrerà morta, essa viva sarà, così come la luna che c'è anche quando pare sia finita. E chi avrà
lavorato a questa religione ne avrà merito pieno anche se solo una minoranza esigua rimarrà, sulla Terra,
di anime fedeli. Su, su! Non facili entusiasmi nei trionfi e non facili depressioni nelle sconfitte».

AVE MARIA!

SAN PAOLO AI ROMANI, cap. V


LETTERA AI ROMANI
Capo V.

Primo frutto della giustificazione: pace con Dio, sicurezza del cielo

[1]Giustificati adunque mediante la fede, abbiamo pace con Dio per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo, 2a cui dobbiamo d’avere per la fede accesso a questa grazia, nella quale stiam saldi, e di gloriarci nella speranza della gloria dei figli di Dio. 3E non soltanto di questo ci gloriamo, ma anche delle tribolazioni, sapendo come la tribolazione produce la pazienza, 4la pazienza l’esperienza, l’esperienza la speranza. [5]Or la speranza non inganna, perché la carità di Dio è stata diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci è stato donato.

Amore mostratoci da Dio col darci Gesù Cristo
[6]Per qual motivo adunque, mentre noi eravamo impotenti, Cristo, nel tempo stabilito, è morto per gli empi? 7Or è difficile che uno muoia per un giusto, pure può darsi che per un uomo dabbene qualcuno abbia il coraggio di morire; 8ma Dio mostra la sua carità verso di noi, perché, essendo ancora peccatori, nel tempo stabilito 9Cristo è morto per noi. Tanto più dunque ora che siam giustificati nel suo sangue, saremo salvi dall’ira per mezzo di lui.10Perché, se quando eravamo nemici siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del suo Figliuolo, molto più essendo riconciliati saremo salvi mediante la sua vita. 11Di più ancora ci gloriamo in Dio per Gesù Cristo Signor nostro, per mezzo del quale abbiamo ora ottenuta la riconciliazione.

Parallelo tra Cristo che ci ha salvati
e Adamo che ci ha perduti
12Così, dunque, per un sol uomo il peccato è entrato nel mondo e col peccato la morte, e la morte si è estesa a tutti gli uomini, perché tutti hanno (in Adamo) peccato. 13Anche prima della legge il peccato era nel mondo, ma non era imputato, non essendovi legge; 14eppure la morte regnò da Adamo fino a Mosè, anche sopra coloro che non avevano peccato di prevaricazione, come Adamo, il quale è figura di Colui che doveva venire.
15Ma il dono è stato ben differente dal delitto; perché se per il delitto di un solo molti perirono, molto più la grazia e la liberalità di Dio, in grazia di un sol uomo, Gesù Cristo, abbondò in molti. 16V’è ancora differenza tra il peccato di un solo e il dono, perché il giudizio da un solo peccato va alla condanna, la grazia invece da molti peccati va alla giustificazione. 17Difatti se per il delitto d’un solo e per un solo regnò la morte, con più ragione coloro che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per il solo Gesù Cristo.18Quindi, come pel delitto di un solo (venne) sopra tutti gli uomini la dannazione, così per la giustizia d’un solo è in tutti gli uomini la giustificazione vivificante. 19Così pure, come per la disobbedienza d’un solo uomo molti son costituiti peccatori, anche per l’obbedienza d’un solo molti saran costituiti giusti. 20Or la legge intervenne perché abbondasse il peccato; ma dove abbondò il peccato sovrabbondò la grazia, 21affinché come il peccato regnò colla morte, così la grazia regni mediante la giustizia per dare la vita eterna per mezzo di Gesù Cristo Signor nostro.


AMDG et BVM