venerdì 8 maggio 2015

Ecco un Mistero celeste !





LA VITA DI UNIONE CON MARIA. 
PER IPSAM, ET CUM  IPSA ET IN IPSA

Ecco un Mistero celeste! ecco la vera vita del Sacerdote, la sua luce, la sua forza, la sua consolazione, il tratto più dolce di somiglianza con Gesù. 
La vita di unione con Maria consiste nel riprodurre fedelmente in noi le disposizioni del Sacro Cuore di Gesù. Fin dall'eternità, il Verbo ebbe per la sua futura Madre le inclinazioni più tenere e le più commoventi preferenze. Coelo Redemptor praetulit - Felicis alvum Virginis, - ubi futura Victima - mortale corpus induit! (677). 
Quando venne al mondo, volle aver bisogno di Maria, della sua tenerezza, delle sue cure, del suo latte, delle sue mani e, del suo lavoro. 
Fattosi grande, volle dipendere da lei, obbedirla e servirla (678). Non incominciò la sua vita pubblica che sul desiderio di lei; la volle associata ai suoi viaggi apostolici; benché Maria si sia nascosta in una profonda oscurità, chi potrebbe dubitare che non sia stata, con le sue preghiere, i suoi esempi e tutta la sua vita, il perfetto aiuto della missione del Redentore?
 Sul Calvario, mentre Gesù offriva al Padre il prezzo della nostra Redenzione, Maria fu Corredentrice immolandosi con Gesù (679). 
Dopo che il Sacrificio fu compiuto con la morte, la lancia trasse dal Sacro Cuore le ultime gocce di sangue; Gesù volle così, perché quest'ultimo sangue prezioso del suo Cuore esausto ed esanime, da Maria sempre in piedi come il Sacerdote che offre il Sacrificio, venisse presentato alla Santità ed alla Misericordia di Dio. 
Quando poi l'adorabile Vittima lasciò l'altare della Croce, venne deposta nelle mani e sulle ginocchia di sua Madre, come sopra un altare più venerabile e più santo di quello della Croce.
Gesù e Maria non sono che una cosa sola. Così Giovanni e Maria sono una cosa sola: Ex illa hora accepit eam discipulus in sua

Il Beato Grignon di Montfort traduce: «Giovanni prese Maria con sé perché essa fosse per lui ogni sorta di beni, Accepit eam in sua omnia» (680). 
L'unione di Giovanni con Maria! Quale delizioso soggetto di contemplazione, di ammirazione e di amore! 
Ascoltiamo san Bernardo: «Allora (sul Calvario), questi due Prediletti (Maria e Giovanni) mescolarono le loro lacrime; allora queste due anime Vergini furono assieme Martiri: l'anima di Maria e l'anima di san Giovanni furono, con immenso dolore, ugualmente trapassate dalla spada della morte di Gesù» (681). 
Il Mistero di una tale unione così santa e ammirabile ebbe origine da quelle parole di Gesù: «Donna, ecco il vostro Figlio, - Figliuolo, ecco la tua madre»; e venne compiuto dalla spada di un comune Sacrificio. Maria e Giovanni se n'andarono quindi nel mondo, da Gerusalemme a Efeso, da Efeso a Gerusalemme portando dappertutto, nella preghiera, nelle fatiche apostoliche, in tutti i sacrifizi, questo suggello divino, questa grazia celeste derivata dal Calvario, quella vita di unione così forte e così tenera, felice per Giovanni e consolante per Maria, gloriosa per il Signore, santificante e feconda per la Chiesa. 
O meraviglia di grazia, d'innocenza e di amore! O Unione senza nome possibile quaggiù! O Vita unica di Giovanni e della Madre sua! Santuario augusto, al quale non possiamo avvicinarci senza profondo rispetto, ma con l'anima tutta commossa e compresa da un desiderio inesprimibile di stabilirvi, ad onta della nostra indegnità, la nostra dimora perpetua sino al cielo (682).
La Vita di unione con Maria consiste nelle tre pratiche seguenti: Vivere e fare ogni cosa per mezzo di Maria - con Maria - e nel suo Spirito: Per Ipsam, - et cum Ipsa - et in Ipsa.
Argomento: Spiritualità

Volle un seno senza macchia.


Dice Gesù:
«Oggi scrivi questo solo. La purezza ha un valore tale che un seno di creatura poté contenere l'Incontenibile, perché possedeva la massima purezza che potesse avere una creatura di Dio.


La Ss. Trinità scese con le sue perfezioni, abitò con le sue Tre Persone, chiuse il suo Infinito in piccolo spazio - né si diminuì per questo, perché l'amore della Vergine e il volere di Dio dilatarono questo spazio sino a renderlo un Cielo - si manifestò con le sue caratteristiche:



il Padre, essendo Creatore nuovamente della Creatura come al sesto giorno (Genesi 1,24-31) ed avendo una "figlia " vera, degna, a sua perfetta somiglianza. L'impronta di Dio era stampata in Maria così netta che solo nel Primogenito del Padre le era superiore. 



Maria può essere chiamata la " secondogenita " del Padre perché,

per perfezione data e saputa conservare, e per dignità di Sposa e Madre di Dio e di Regina del Cielo, viene seconda dopo il Figlio del Padre e seconda nel suo eterno Pensiero, che ab eterno in Lei si compiacque;


il Figlio, essendo anche per Lei " il Figlio " e insegnandole, per mistero di grazia, la sua verità e Sapienza quando ancora non era che un Germe che le cresceva in seno;



lo Spirito Santo, apparendo fra gli uomini per una anticipata Pentecoste, per una prolungata Pentecoste, Amore in " Colei che amò ", Consolazione agli uomini per il frutto del suo seno, Santificazione per la maternità del Santo.



Dio, per manifestarsi agli uomini nella forma nuova e completa che inizia l'èra della Redenzione, non scelse a suo trono un astro del cielo, non la reggia di un potente. Non volle neppure le ali degli angeli per base al suo piede. Volle un seno senza macchia.









Come la beata Vergine restò immobile nella sua fede, quando gli altri dubitavano della risurrezione di Cristo.


Sabato - Lezione Prima (Capitolo 19) 

Assoluzione: Ci stringa nella fede religiosa di Dio la santa Madre gloriosa. Amen. 

Si legge che la regina dell'Austro venne da lontane regioni dal re Salomone, e, vistane la sapienza, si sentì mancare dall'immenso stupore; riavutasi poi, magnificò il re con i suoi discorsi e lo complimentò con grandi donativi. Ebbene, a questa regina può convenientemente paragonarsi l'eccellentissima regina Maria Vergine, il cui animo, esaminando tutto l'ordine e processo del mondo, dal principio alla fine, ed osservando con diligenza tutte le cose ch'erano in esso, non vi trovò cosa più desiderabile da possedere e udire che la sapienza che aveva udita riguardo a Dio. 

La cercò, quindi, con tutto l'animo, la investigò con estrema diligenza, fino a che non trovò sapientemente la stessa sapienza, che è Cristo, Figlio di Dio, incomparabilmente più sapiente di Salomone. Vedendo poi la stessa Vergine con quanta sapienza egli redense le anime mediante la passione del suo corpo sulla croce, e aprì ad esse le porte del cielo, quelle anime che l'astuto Nemico aveva vinte, condannandole alla morte nell'inferno, allora la stessa Vergine era più prossima a venir meno di quanto lo era stata la regina dell'Austro, quand'era sembrata mancar di respiro. 

Compiuta poi la passione del Figlio di Dio e suo, allora la Vergine, riprese le forze, glorificava Dio con doni a lui gratissimi, perché gli presentava, con i suoi ammaestramenti, più anime che qualunque altra persona, dopo la morte di Cristo, con tutte le sue opere. È pure provato ch'ella, con i suoi discorsi, lo rese onorevolmente commendevole, per il fatto che, mentre molti dubitavano di lui in tutto, dopo la morte della sua umanità, lei sola asserì costantemente ch'egli era il vero Figlio di Dio, eternamente immortale nella sua divinità. 

Infatti, il terzo giorno, mentre i discepoli dubitavano della sua risurrezione, mentre le donne ne cercavano sollecite il corpo nel sepolcro, e mentre gli stessi apostoli si erano rinchiusi insieme in grandissima ansietà e paura, allora la Vergine Madre, benché la scrittura non ricordi che abbia detto qualcosa, si deve però credere che attestasse che il Figlio di Dio era risorto nella sua carne, per una gloria eterna, e che la morte non avrebbe potuto avere più alcun potere su di lui. 

Similmente, benché anche la scrittura dica che gli apostoli e la Maddalena videro per primi la risurrezione di Cristo, si deve però credere senza dubbio che la sua degnissima Madre lo sapeva certamente già prima di essi, e che prima di essi l'aveva visto risorto vivo dai morti; e per questo umilmente lo congratulò, con l'animo pieno di gioia. Quando poi il suo benedetto Figlio salì al suo regno di gloria, alla Vergine fu permesso di rimanere in questo mondo, per conforto dei buoni e correzione degli erranti. Era, infatti, maestra degli apostoli, confortatrice dei martiri, istitutrice dei confessori, specchio chiarissimo delle vergini, consolatrice delle vedove, ammonitrice salutevolissima dei coniugati e perfettissima corroboratrice di tutti nella fede cattolica. 

In effetti, agli apostoli che venivano da lei rivelava e spiegava tutte le cose che non sapevano perfettamente intorno al suo Figlio. Animava anche i martiri a soffrire gioiosamente tribolazioni per il nome di Cristo, il quale per la salute loro e di tutti aveva affrontato volentieri moltissime tribolazioni, asserendo che lei stessa, prima della morte del Figlio suo aveva sofferto nel cuore tribolazioni per trentatre anni, portandosele sempre con molta pazienza. Ai confessori, poi, insegnava le verità della salvezza, ed essi dal suo insegnamento ed esempio appresero perfettamente ad ordinare con prudenza i tempi del giorno e della notte a lode e gloria di Dio, e a moderare spiritualmente e ragionevolmente il sonno, il cibo e i lavori del corpo. 

Dai suoi onestissimi costumi le vergini imparavano a comportarsi onestamente e conservare con fermezza il loro pudore verginale fino alla morte, a fuggire il troppo parlare e tutte le vanità, a pensare prima con ogni diligenza tutte le proprie opere, soppesandole rigorosamente con equa bilancia spirituale. 

Anche alle vedove, per loro conforto, la gloriosa Vergine riferiva che, sebbene per l'amore materno le sarebbe piaciuto che il suo amatissimo Figlio non avesse voluto morire nell'umanità, come non moriva nella divinità, tuttavia aveva conformata in tutto la sua volontà di madre alla volontà di Dio, preferendo sopportare umilmente tutte le tribolazioni per compiere la volontà di Dio, piuttosto che dissentire da essa per qualche cosa di suo piacere. Con tale discorso rendeva l'animo delle vedove paziente nelle tribolazioni e forte nelle tentazioni corporali. 

Consigliava inoltre ai coniugati di amarsi reciprocamente, quanto al corpo e quanto all'anima, con amore vero e non finto, e di avere unica volontà per qualunque cosa di onore di Dio, riferendo loro di se stessa come lei aveva data la sua parola a Dio sinceramente, e come per amore di lui non aveva mai resistito in alcuna cosa alla divina volontà. 


La devozione mariana della Chiesa Copta


La devozione mariana della Chiesa Copta

   


I Copti, a motivo della dimora della Santa Famiglia in Egitto, durata almeno due anni, amano considerare la propria Patria un prolungamento della Terra Santa, venerando particolarmente la Madre di Dio.

  

La Chiesa Copta d’Egitto appartiene al gruppo di antiche Chiese Orientali, la cui conversione alla fede cristiana risale ai primi tempi del Cristianesimo. L'Egitto difatti è un Paese di antica cristianità; e una tradizione vuole che fondatore e primo Vescovo sia stato l’evangelista San Marco.
Capitale del Paese era allora Alessandria, una delle più importanti città del Mediterraneo: qui sorse attorno al 180, per opera di San Panteno siculo, la "Scuola alessandrina", resa illustre da Clemente Alessandrino (+ 215), Origene (+ 254) ed altri. L'autorità del suo Vescovo, che per primo portò il titolo di ‘Papa’, si estese presto a tutto l'Egitto ed oltre, fino in Etiopia. Tra i suoi Vescovi più celebri meritano menzione Sant’Atanasio (+ 373), campione del primo Concilio Ecumenico di Nicea del 325, e San Cirillo (+ 444), principale difensore del titolo "Theotókos" dato a Maria nel terzo Concilio Ecumenico di Efeso del 431.


La Vergine Madre Regina – Affresco copto, Fayum [sec. IX]
La Vergine Madre Regina – Affresco copto, Fayum [sec. IX]

L'Egitto fu anche teatro delle prime persecuzioni contro i Cristiani; per questo i suoi martiri non si contano, e tra essi si annovera lo stesso evangelista Marco. Fu anche il primo teatro di vita eremitica e cenobitica, sorte nei deserti egiziani: basti ricordare i nomi di San Paolo di Tebe, di Sant’Antonio Abate e di Shenouda.
Nel secolo V, quando il Concilio di Calcedonia del 451 condannò Dioscoro, successore di Cirillo sulla sede alessandrina, per l’eresia del Monofisismo, l’episcopato egiziano si divise in due tronconi: la grande maggioranza, seguita da numeroso clero, monaci e popolo, solidarizzò con lui divenendo monofisita; mentre una minoranza di elleni o ellenizati, specialmente tra il clero ed i funzionari di Alessandria, aderì alle conclusioni del Concilio: quanti si opponevano al Concilio furono chiamati ‘Copti’ [dal greco ‘Aigyptios’ o egiziano]; gli altri furono chiamati ‘Melkiti’, o seguaci del ‘Melek’, l’Imperatore di Bisanzio che aveva radunato il Concilio.
Tale divisione portò presto alla costituzione di due gerarchie, e pertanto di due Chiese distinte: la prima è la Chiesa Melkita, calcedonense, che entrò sempre più nell'orbita della Chiesa Bizantina; l'altra, anticalcedonense e monofisita, è la Chiesa Copta, che qui ci interessa conoscere.

Chiesa Copta ortodossa e Movimento ecumenico
La Chiesa Copta ha vissuto un lungo periodo di isolamento e di ripiegamento su di sé, reso più cupo con la conquista araba musulmana dell'Egitto. Tuttavia essa, da un secolo a questa parte, sta vivendo un nuovo e felice risveglio sul piano culturale, spirituale, pastorale ed ecumenico.


Fuga in Egitto, dal Libro d'Ore in uso a Poitiers, sec. XVI - Cod. Mediceo Palatino 10 c57v., Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze.
Fuga in Egitto, dal Libro d’Ore in uso a Poitiers, sec. XVI – Cod. Mediceo Palatino 10
 c57v.,
Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze.


La Chiesa Copta conta adesso da otto a dodici milioni di fedeli circa, e costituisce la più numerosa Comunità cristiana del Medio Oriente. L'organizzazione ecclesiastica comprende attualmente un Patriarcato con residenza al Cairo e ventitre Diocesi, di cui venti in Egitto, due nel Sudan e una a Gerusalemme. I Vescovi sono una sessantina, le Parrocchie 1200. Dei numerosi Monasteri che popolavano un giorno i deserti della Tebaide o le rive del Nilo, non ne sopravvivono oggi che otto: due nella Valle del Nilo, due nella regione del Mar Rosso e quattro nella regione di Wadi Natrun, mentre si sta ricostruendo quello di Abu Mina, presso Alessandria. Oltre a questi Monasteri maschili, vi sono al Cairo quattro Monasteri femminili, che contano complessivamente duecento monache.

Dal secolo XVIII vi è pure stato un Movimento di unione con Roma, che ha portato alla costituzione della Chiesa Copta cattolica, la quale segue la medesima liturgia dei fratelli Ortodossi. L'attuale Patriarca cattolico risiede pure lui al Cairo; i suoi fedeli sono circa centocinquantamila.

La Chiesa Copta ortodossa è impegnata nel Movimento ecumenico su diversi piani: con le Chiese sorelle Non-calcedonensi, con il Consiglio ecumenico delle Chiese di Ginevra e con la Chiesa Cattolica. Per quanto riguarda quest’ultima, in occasione del loro incontro di Roma nel 1973, Papa Paolo VI e il Patriarca copto Shenouda III hanno istituito una Commissione mista di dialogo, affidandole il compito di "guidare lo studio comune nel campo della tradizione ecclesiastica, della patristica, della liturgia, della teologia, della storia, dei problemi pratici, in modo che, per mezzo di un lavoro comune, in uno spirito di reciproco rispetto, ci sia possibile cercare di risolvere le divergenze esistenti tra le nostre Chiese, per essere in grado di proclamare insieme il Vangelo in una maniera che corrisponda all'autentico messaggio del Signore e ai bisogni e alle attese del mondo" [Dichiarazione comune del 10 Maggio 1973].
Maria Regina in trono con Bambino – Bassorilievo in marmo del Museo copto [sec. VI].
Maria Regina in trono con Bambino – Bassorilievo in marmo del Museo copto [sec. VI].

Questa "Dichiarazione comune" conteneva una confessione comune nel mistero del Verbo Incarnato. Il 12 Febbraio del 1988, una forma più condensata è stata firmata di comune accordo. Così suona: "Crediamo che nostro Signore, Dio e Salvatore Gesù Cristo, il Verbo incarnato, è perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità. La sua umanità e la sua divinità, egli le fece senza mescolanza, senza commistione, senza confusione. La sua divinità non fu separata dalla sua umanità in alcun momento, nemmeno per un istante. Nello stesso tempo, noi anatematizziamo tanto la dottrina di Nestorio quanto quella di Eutiche".

La Chiesa Copta possiede una propria Letteratura, Liturgia, e Diritto canonico. La Liturgia, ricca e solenne come tutte le liturgie orientali, ha mantenuto in modo sensibile l'impronta delle sue origini monastiche. La lingua liturgica tradizionale è quella copta, derivata dall'egiziano antico. Tuttavia, nel corso dei secoli si è introdotta la lingua araba che tende sempre più a soppiantare il copto.

Riferimenti mariani nella Chiesa Copta

La venerazione dei Copti per la Madre di Dio è molto estesa e risale ai tempi più antichi. È in Egitto che si incontra per la prima volta il termine "Theotókos", solennemente difeso dal grande Cirillo contro le negazioni di Nestorio nel Concilio di Efeso. In Egitto anche è stata scoperta l’Antifona mariana "Sub tuum praesidium", la più antica invocazione mariana che si conosca.

I Copti, a motivo della dimora della Sacra Famiglia in Egitto, durata almeno due anni, amano considerare la propria patria un prolungamento della Terra Santa. Essi ripercorrono gli spostamenti che la loro tradizione attribuisce alla Sacra Famiglia in Egitto, senza preoccuparsi dei problemi di storicità; e sono riusciti a creare dei Pellegrinaggi le cui tappe sono punteggiate da numerosi e significativi Santuari mariani. Secondo i Copti, una benedizione speciale data dalla Madre di Dio durante il suo soggiorno in Egitto, spiegherebbe la fioritura della vita monastica; e fu questa la ragione della consacrazione a Maria di molti Monasteri dopo il Concilio di Efeso. Attualmente le Chiese dedicate a Maria sono più di 160, tra cui alcune considerate veri e propri Santuari mariani perché ricordano soggiorni ivi fatti da Maria e miracoli da lei operati. In alcune di esse ci sono icone miracolose della Vergine, reputate opera di San Luca.

I Copti possiedono un’abbondante letteratura mariana espressa in Omelie, in Inni e Preghiere, distribuiti nei numerosi Libri liturgici in uso presso la loro Chiesa. Vi si nota un particolare culto per gli apocrifi mariani dell'Infanzia, a causa del soggiorno della Sacra Famiglia in Egitto e delle luci nuove e interessate che essi gettano su tale soggiorno.

Molte Omelie della tradizione copta hanno contenuto mariologico. Alcune sono tradotte dal greco o dal siriaco; altre sono dovute a Padri della Chiesa Copta. Molte altre sono pseudepigrafiche, composte per lo più sotto l'occupazione araba che non consentiva la creazione letteraria e teologica. Ogni occasione era per loro buona per illustrare il mistero liturgico evocato o per tessere l'elogio della persona festeggiata. Fonte immediata di ispirazione è, di solito, la liturgia stessa con i suoi testi e con le sue manifestazioni etniche e folkloristiche.


Maria Regina e Apostoli - Affresco del Museo copto del Cairio [sec. V].
Maria Regina e Apostoli – Affresco del Museo copto del Cairio [sec. V].



Maria offre argomenti inesauribili alla trama dei loro discorsi. I Copti dispongono di varie collezioni di Omelie patristiche, sia manoscritte che edite. L'autenticità è solo affermata, ma non controllata. I nomi più ricorrenti sono Cirillo di Gerusalemme, Efrem Siro, Macario l'Egiziano, Giovanni Crisostomo, Cirillo di Alessandria, Giacomo di Sarug, Teofilo di Alessandria, e altri.

I Libri liturgici che contengono argomenti e testi mariani sono: i Calendari, il Sinassario, il Messale, l'Orologio, i Sacramentari, il Pontificale, il Difnar, la Salmodia annuale, la Salmodia di Kiahk, il Libro delle glorificazioni. Esistono anche antologie in onore della Vergine, lodi litaniche, preghiere, glosse e altro.

Fra gli Inni mariani spiccano le cosiddette "Theotokie", che hanno molta affinità con quelle della Chiesa greca. I Copti le attribuiscono ad autori quali Atanasio, Efrem Siro, Giacomo di Sarug e altri. Sono contenute nel libro della "Salmodia annuale", e riprese su larga scala nel libro della "Salmodia di Kiahk" per il mese mariano in preparazione alla festa del Natale. Gli altri Libri liturgici contengono altri testi mariani, come vedremo in seguito.

La Chiesa Copta celebra numerose feste mariane; il numero è molto elastico. Essi parlano volentieri di 32 feste. Fra queste ci sono quelle di consacrazione di molte Chiese mariane, e un ciclo completo che riguarda le diverse tappe della vita della Santa Vergine: Concezione, Natività, Presentazione al Tempio, Annunciazione, Natale, Presentazione di Gesù al Tempio, Fuga in Egitto, Morte e Assunzione.

La festa del Natale è considerata insieme festa di Cristo che nasce e di Maria che lo genera al mondo; per questo il lungo digiuno che precede la festa del Natale è chiamato "digiuno della Vergine" e costituisce una specie di "mese mariano".
I Copti distinguono anche due feste della "fine della vita di Maria", separate da un lasso di tempo di 206 giorni: la festa della Dormizione, o morte, e quella della sua gloriosa Assunzione al Cielo.


George Gharib


AVE MARIA GRATIA PLENA!

Santa Maria Goretti, vergine e martire


Santa Maria Goretti: Biografia, Storia, Martirio, Immagini, Vita 


La Martire della Purezza 

STORIA DI SANTA MARIA GORETTI 



La Famiglia Goretti 

La mamma di Marietta nasce il 16 Agosto 1866 a Senigallia, nelle Marche. Viene battezzata con il nome di Assunta, cresce nella famiglia dei 'GATTARELLI, gente molto povera ma rigorosa in fatto morale. Luigi Goretti nato a Corinaldo, anche lui molto povero, lavorando come garzone in un podere conosce Assunta e nel Febbraio si sposano. Nel 1888 nasce Angelo. Il 16 Ottobre 1890 nasce una bimba e viene battezzata con il nome di Maria Teresa ma viene sempre chiamata MARIA. In seguito nasce Mariano nel 1893 e Alessandro nel 1895. 

I Goretti si trasferiscono 

Ormai la famiglia composta da sei persone, soffre la fame più nera e per sopravvivere deve emigrare verso terreni meno sfruttati. Un sensale li recluta come braccianti per le tenute del senatore Scelsi a Fallano, vicino Fiuggi. I Goretti alla scadenza del contratto agrario, dopo la vendemmia" del 1897 partono portando le poche cose di loro proprietà. 

Maria ha solo il vestito che indossa, un gatto rosso e un quadro della Madonna con bambino. Assunta è di nuovo incinta. Luigi porta con sé anche il punteruolo che serve per fare le scope e che ironia della sorte, tra cinque anni verrà usato per uccidere la figlia. 

Partono di notte, raggiungere a piedi Corinaldo è faticoso lì prendono la diligenza per Senigallia, un carro tirato da un solo cavallo. Giunti a Senigallia salgono sul treno, Maria seduta vicino al finestrino, finalmente vede il mare, lo osserva per quei quindici chilometri fino ad Ancona e poi il verde di Fabriano, Foligno, Spoleto, Terni, Orte. 

E' ormai pomeriggio, quando arrivano alla stazione Termini, ad aspettarli c'è il carrettiere del senatore Scelsi. I Goretti caricano le loro poche cose e salgono sul carro sistemandosi tra le varie merci di cui è pieno. 

Arrivano a Paliano quando è già buio, prendono alloggio in una casaccia di legno situata nella tenuta di Colle Gianturco. La vita di mezzadri è dura, tutta la famiglia lavora dall'alba al tramonto e la domenica vanno a piedi a Paliano per vendere al mercato le poche cose che riescano a racimolare e poi ad ascoltare la messa. Assunta partorisce ancora nel 1898 e la nuova bambina viene chiamata Ersilia. Nell'Ottobre dello stesso anno il Senatore Scelsi assunse un'altra famiglia marchigiana, i Serenelli che venivano da Torrette, vicino ad Ancona. 

Una famiglia costituita solo dal padre, Giovanni e due figli, Vincenzo ed Alessandro. L'ideale completamento, tre uomini da lavoro, da unire ai Goretti tutte femmine e bambini. Luigi accetta l'unione delle due famiglie pensando ai vantaggi che ne trarrà, la moglie Assunta potrà badare di più ai suoi figli e alla casa, lasciando il lavoro dei campi ai quattro uomini. 

Dopo pochi mesi, nel mese di Febbraio del 1899 causa di un litigio con il padrone, le due famiglie vengono licenziate e debbono lasciare subito Colle Gianturco. Fortunamente vengono assunte dal conte Attilio Mazzoleni per lavorare le sue terre di Conca delle Ferriere. 

Di nuovo il treno, lo prendono a Segni, li porterà verso una nuova vita con meno privazioni. Giunti alla stazione di Cecchina, trovano ad aspettarli i carrettieri di Mazzoleni che li portano alle Ferriere. La casa dei Goretti-Serenelli è un edificio del fine seicento. Al pianterreno ha le stalle, il magazzino, il granaio e la cantina. Una scala esterna porta al piano superiore, composta da una grande cucina, un magazzino per gli attrezzi, la stanza di Alessandro poi quella di Giovanni Serenelli. Nel lato opposto della casa, le stanze dei Goretti: prima quella dei bambini maschi , in mezzo, protetta quella delle bambine, in fondo i genitori. Per i bisogni corporali, si deve andare fuori nei campi. 

La morte di Luigi Goretti 

La malaria colpisce Luigi, diventato padre nuovamente da appena tre mesi, di una bimba di nome Teresa, quando muore è il 6 Maggio del 1900. Sistemato in una cassa con il Rosario tra le mani, il cadavere di Luigi Goretti viene portato al cimitero di Conca, su un carro trainato da buoi guidato da Alessandro Serenelli. Angelo, il figlio più grande, seduto sul carro tiene ferma la bara affinchè non cada a causa degli scossoni causati dalla strada accidentata. Il resto della gente lo segue a piedi scalzi e il capo chino. L'unica cosa che consola quella povera gente è che Luigi sia morto in casa, nel conforto della Fede. 

I Sacrifici di Maria 

Maria a 10 anni già provvede alle esigenze quotidiane di otto persone, oltre che aiutare nel pollaio, nell'orto e nei campi. Lei è una bambina tanto seria che sembra una vecchiarella e quando cammina per strada è sempre a testa bassa, con i capelli coperti da un grande fazzoletto nero che lega sotto il mento. Tutti i giorni la bimba si alza presto e inizia la giornata dicendo le orazioni, poi va in cucina e prepara il pranzo, nel pomeriggio di nuovo lava i piatti, i panni da rammendare e i lavori nell'orto poi il pezzo di pane e l'acqua da portare come merenda a chi lavora nei campi. Non essendoci in casa orologi, ci si regola con il sole. 

Spesso si ferma ad aiutare, se non deve andare a Conca per fare qualche commissione. Infine la sera dopo le preghiere si addormenta esausta. 

La Prima Comunione 

Maria aveva ricevuto la cresima a sei anni, perché la famiglia doveva trasferirsi da Corinaldo e nonostante la giovane età, la mamma l'ha preparata e all'arciprete che la interroga, anche se con molta timidezza, risponde tutto il catechismo che aveva imparato a memoria. Ormai Maria ha dieci anni e otto mesi e chiede di continuo alla madre quando potrà ricevere la prima comunione. 

Il catechismo le è stato insegnato da Elvira Schiossi, la guardarobiera di Mazzoleni, la bimba è pronta. Il giorno del Corpus Domini, il 16 Giugno 1901, insieme ad altre undici bambine e due bambini, Maria compare a Conca vestita come un angelo. Non si è mai sentita così bella, tutti l'hanno aiutata, chi le ha dato il velo, chi un paio di scarpe bianche, chi un cero. Assunta le ha confezionato un vestito bianco molto leggero e per l'occasione le fa mettere la collana e gli orecchini di corallo, una cosa di valore che la famiglia possiede, il capo è ornato con una corona di fiori bianchi di campo. 

IL MARTIRIO 

E' il cinque Luglio 1902, un sabato caldo e afoso, nell'aia vi sono mucchi di favino secco, presto una volta trebbiato verrà venduto a Nettuno. Alessandro Serenelli è ormai l'uomo che guida le due famiglie, il vecchio padre non lavora quasi più. Suo fratello Vincenzo è scappato da quella casa che puzza di miseria, si è arruolato nei carabinieri. 

Ormai tocca a lui sfamare quelle nove bocche e questo lo fa sentire un padrone con diritto di vita e di morte su quelle persone che dipendono dal suo lavoro. Quella mattina Maria è andata a Conca a fare la spesa. Per Alessandro è un occasione da non perdere, la bimba è sola e indifesa, nelle strade di campagna non c'è nessuno. 

Da tempo desidera di approfittare di quella bimba che ormai comincia ad essere donna, le salta addosso ma lei scappa e si dirige di corsa verso casa. Alessandro si sente rifiutato e questo lo rende cattivo e desideroso di vendicarsi, tornato a casa con voce minacciosa, ordina a Maria di andare a rammendare la camicia che è in camera sua sul letto. Maria obbedisce e senza alzare la testa si dirige verso la stanza. 

Sono le tre del pomeriggio, il padre dorme, Assunta, giù nell'aia, è intenta nei lavori di trebbiatura. Alessandro è nervoso con un fazzoletto si asciuga il sudore che gli ricopre la fronte, poi si dirige verso la casetta che contiene gli attrezzi da lavoro e tira fuori un grosso punteruolo quadrangolare, della lunghezza di ventidue centimetri, che serve per fabbricare le scope. Lo impugna con frenesia e si dirige verso Maria che alla vista di quella mano armata, impallidisce e incomincia a tremare. Alessandro ha il viso trasfigurato dalla rabbia, l'afferra per un braccio e la scaraventa in terra, con il braccio armato la minaccia e con la mano libera le alza i vestiti per violentarla, ormai le è sopra. 

Maria terrorizzata si divincola e piangendo urla "Dio non vuole queste cose, tu brucerai all'inferno". Imbestialito l'uomo la colpisce ripetutamente, il ferro appuntito squarcia la carne del ventre indifeso, Maria si rotola in terra, cerca di fuggire, sì rialza ma Alessandro la colpisce alla schiena, la bimba si accascia al suolo come una bambola di pezza. Quattordici sono i colpi che hanno martoriato quel piccolo corpo. 

Richiamati dalle urla accorrono tutti e rimangono impietriti davanti a quello spettacolo atroce. Alessandro è in ginocchio con il capo chino, le braccia sono a penzoloni, la mano omicida impugna ancora il ferro rosso di sangue, non si muove come se fosse intontito. Maria è in terra, in un lago di sangue, viene portata nella sua camera e messa sul letto, una mano pietosa le tampona le ferite con degli stracci. 

Si lamenta e con voce debole accusa Alessandro della bestiale aggressione e del tentativo di violenza. Tutti si danno da fare: mentre alcuni uomini rimangono a guardia del Serenelli, Mario Cimarelli si avvia verso Nettuno per chiamare il medico ed i carabinieri e qualcuno corre a Conca per avvisare il Mezzoleni, il quale invia un uomo a cavallo per chiamare i carabinieri di Cisterna e la Croce Rossa di Carano. 

Sono le sei quando arriva un medico da Carano e tampona le ferite, nel frattempo giunge da Nettuno il medico chirurgo Domenico Bortoli che la giudica ormai in fin di vita, a causa della grande perdita di sangue. Coricano la fanciulla nell'ambulanza e si dirigono verso Nettuno. 

Giungono anche i carabinieri che trovano Alessandro sdraiato sul suo letto, lo incatenano e lo portano via, salvandolo dai contadini inferociti che lo aspettavano fuori. 

Fine di una Martire 

Maria giunge a Nettuno alle otto, i medici tentano in tutti modi di salvarla, viene operata senza anestesia, lei nei momenti di lucidità invoca la Madonna alla quale era sempre stata devota. L'arciprete Temistocle Signori la confessa, le viene data la comunione e l'estrema unzione, sono ormai le 15:45, Maria prima di spirare, perdona il suo aggressore e si augura che la segua in paradiso.