sabato 11 aprile 2015

UNA FESTA VOLUTA DA GESU'. IMPORTANZA DELLE INDULGENZE.


Si annettono Indulgenze ad atti di culto compiuti in onore della Divina Misericordia



«La tua misericordia, o Dio, non conosce limiti e infinito è il tesoro della tua bontà...» (Orazione dopo l'Inno "Te Deum") e «O Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono...» (Orazione della Domenica XXVI del Tempo Ordinario), umilmente e fedelmente canta la Santa Madre Chiesa. Infatti l'immensa condiscendenza di Dio, sia verso il genere umano nel suo insieme sia verso ogni singolo uomo, splende in modo speciale quando dallo stesso Dio onnipotente sono rimessi peccati e difetti morali e i colpevoli sono paternamente riammessi alla sua amicizia, che meritatamente avevano perduta.

I fedeli con intimo affetto dell'animo sono da ciò attratti a commemorare i misteri del perdono divino ed a celebrarli piamente, e comprendono chiaramente la somma convenienza, anzi la doverosità che il Popolo di Dio lodi con particolari formule di preghiera la Divina Misericordia e, al tempo stesso, adempiute con animo grato le opere richieste e soddisfatte le dovute condizioni, ottenga vantaggi spirituali derivanti dal Tesoro della Chiesa. «Il mistero pasquale è il vertice di questa rivelazione ed attuazione della misericordia, che è capace di giustificare l'uomo, di ristabilire la giustizia nel senso di quell'ordine salvifico che Dio dal principio aveva voluto nell'uomo e mediante l'uomo, nel mondo» (Lett. enc. Dives in Misericordia, 7).

Invero la Misericordia Divina sa perdonare anche i peccati più gravi, ma nel farlo muove i fedeli a concepire un dolore soprannaturale, non meramente psicologico, dei propri peccati, così che, sempre con l'aiuto della grazia divina, formulino un fermo proposito di non peccare più. Tali disposizioni dell'animo conseguono effettivamente il perdono dei peccati mortali quando il fedele riceve fruttuosamente il sacramento della Penitenza o si pente dei medesimi mediante un atto di perfetta carità e di perfetto dolore, col proposito di accostarsi quanto prima allo stesso sacramento della Penitenza: infatti Nostro Signore Gesù Cristo nella parabola del figliuol prodigo ci insegna che il peccatore deve confessare la sua miseria a Dio dicendo: «Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio» (Lc 15, 18-19), avvertendo che questo è opera di Dio: «era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato» (Lc 15; 32).

Perciò con provvida sensibilità pastorale il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, per imprimere profondamente nell'animo dei fedeli questi precetti ed insegnamenti della fede cristiana, mosso dalla dolce considerazione del Padre delle Misericordie, ha voluto che la seconda Domenica di Pasqua fosse dedicata a ricordare con speciale devozione questi doni della grazia, attribuendo a tale Domenica la denominazione di "Domenica della Divina Misericordia" (Congr. per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Decr. Misericors et miserator, 5 Maggio 2000).

Il Vangelo della seconda Domenica di Pasqua narra le cose mirabili compiute da Cristo Signore il giorno stesso della Risurrezione nella prima apparizione pubblica: «La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: 'Pace a voi!'.

Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: 'Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi'. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: 'Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi'»(Gv 20, 19-23).

Per far sì che i fedeli vivano con intensa pietà questa celebrazione, lo stesso Sommo Pontefice ha stabilito che la predetta Domenica sia arricchita dell'Indulgenza Plenaria, come più sotto sarà indicato, affinché i fedeli possano ricevere più largamente il dono della consolazione dello Spirito Santo e così alimentare una crescente carità verso Dio e verso il prossimo, e, ottenuto essi stessi il perdono di Dio, siano a loro volta indotti a perdonare prontamente i fratelli.

Così i fedeli osserveranno più perfettamente lo spirito del Vangelo, accogliendo in sé il rinnovamento illustrato e introdotto dal Concilio Ecumenico Vaticano II: «I cristiani, ricordando le parole del Signore: 'da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri' (Gv 13, 35), niente possono desiderare più ardentemente che servire con sempre maggiore generosità ed efficacia gli uomini del mondo contemporaneo... Il Padre vuole che noi riconosciamo ed efficacemente amiamo in tutti gli uomini Cristo fratello, tanto con la parola che con l'azione» (Cost. past. Gaudium et spes, 93).

Il Sommo Pontefice pertanto, animato da ardente desiderio di favorire al massimo nel popolo cristiano questi sensi di pietà verso la Divina Misericordia, a motivo dei ricchissimi frutti spirituali che da ciò si possono sperare, nell'Udienza concessa il giorno 13 giugno 2002 ai sottoscritti Responsabili della Penitenzieria Apostolica, Si è degnato di largire Indulgenze nei termini che seguono:

Si concede l'Indulgenza plenaria alle consuete condizioni (Confessione sacramentale, Comunione eucaristica e preghiera secondo l'intenzione del Sommo Pontefice) al fedele che nella Domenica seconda di Pasqua, ovvero della "Divina Misericordia", in qualunque chiesa o oratorio, con l'animo totalmente distaccato dall'affetto verso qualunque peccato, anche veniale, partecipi a pratiche di pietà svolte in onore della Divina Misericordia, o almeno reciti, alla presenza del SS.mo Sacramento dell'Eucaristia, pubblicamente esposto o custodito nel tabernacolo, il Padre Nostro e il Credo, con l'aggiunta di una pia invocazione al Signore Gesù Misericordioso (p.e. «Gesù Misericordioso, confido in Te»).
Si concede l'Indulgenza parziale al fedele che, almeno con cuore contrito, elevi al Signore Gesù Misericordioso una delle pie invocazioni legittimamente approvate.
Inoltre i naviganti, che compiono il loro dovere nell'immensa distesa del mare; gli innumerevoli fratelli, che i disastri della guerra, le vicende politiche, l'inclemenza dei luoghi ed altre cause del genere, hanno allontanato dal suolo patrio; gli infermi e coloro che li assistono e tutti coloro che per giusta causa non possono abbandonare la casa o svolgono un'attività non differibile a vantaggio della comunità, potranno conseguire l'Indulgenza plenaria nella Domenica della Divina Misericordia, se con totale detestazione di qualunque peccato, come è stato detto sopra, e con l'intenzione di osservare, non appena sarà possibile, le tre consuete condizioni, reciteranno, di fronte ad una pia immagine di Nostro Signore Gesù Misericordioso, il Padre Nostro e il Credo, aggiungendo una pia invocazione al Signore Gesù Misericordioso (p.e. «Gesù Misericordioso, confido in Te»).
Se neanche questo si potesse fare, in quel medesimo giorno potranno ottenere l'Indulgenza plenaria quanti si uniranno con l'intenzione dell'animo a coloro che praticano nel modo ordinario l'opera prescritta per l'Indulgenza e offriranno a Dio Misericordioso una preghiera e insieme le sofferenze delle loro infermità e gli incomodi della propria vita, avendo anch'essi il proposito di adempiere non appena possibile le tre condizioni prescritte per l'acquisto dell'Indulgenza plenaria.
I sacerdoti, che svolgono il ministero pastorale, soprattutto i parroci, informino nel modo più conveniente i loro fedeli di questa salutare disposizione della Chiesa, si prestino con animo pronto e generoso ad ascoltare le loro confessioni, e nella Domenica della Divina Misericordia, dopo la celebrazione della Santa Messa o dei Vespri, o durante un pio esercizio in onore della Divina Misericordia, guidino, con la dignità propria del rito, la recita delle preghiere qui sopra indicate; infine, essendo «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5, 7), nell'impartire la catechesi spingano soavemente i fedeli a praticare con ogni possibile frequenza opere di carità o di misericordia, seguendo l'esempio e il mandato di Cristo Gesù, come è indicato nella seconda concessione generale dell'"Enchiridion Indulgentiarum".

Il presente Decreto ha vigore perpetuo. Nonostante qualunque contraria disposizione.

Roma, dalla sede della Penitenzieria Apostolica, il 29 giugno 2002, nella solennità dei santi Apostoli Pietro e Paolo 2002.

LUIGI DE MAGISTRIS
Arcivescovo tit. di Nova
Pro-Penitenziere Maggiore
GIANFRANCO GIROTTI,
O.F.M. Conv.
Reggente



INDULGENZE
DONO DI CRISTO GESU’ ALLA SUA CHIESA
NELLA COMUNIONE DEI SANTI

IMPORTANZA DELLA INDULGENZA PLENARIA
“E’ dottrina divinamente rivelata che i peccati comportino pene inflitte dalla santità e giustizia di Dio,
da scontarsi sia in terra, con i dolori, le miserie, e le calamità di questa vita e soprattutto con la morte,
sia nell’aldilà, 
[in Purgatorio], anche con il fuoco e i tormenti o con le pene purificatrici. …”
[PARTE Ia N. 2]
“E’ da considerare che tutti gli uomini peregrinanti sulla terra ogni giorno commettono peccati almeno leggeri; di modo che tutti hanno bisogno della misericordia di Dio per essere liberati dalle conseguenze penali dei peccati. …” [PARTE Ia N. 3]
“L’Unigenito Figlio di Dio, infatti,… ha procurato un tesoro alla Chiesa militante –
Si sa che di questo tesoro costituiscono un accrescimento ulteriore anche i meriti della Beata Madre
di Dio e di tutti gli eletti - e lo ha affidato al beato Pietro, clavigero del cielo e ai successori di lui,
suoi vicari in terra, perché lo dispensassero salutarmente ai fedeli e, per ragionevoli cause,
lo applicassero misericordiosamente a quanti si erano pentiti e avevano confessato i loro peccati,
talvolta rimettendo in maniera totale 
[indulgenza plenaria], e tal altra in maniera parziale[indulgenza parziale],
la pena temporale dovuta per i peccati”.
 [Parte Ia N. 7]
“Detta remissione di pena temporale dovuta per i peccati, già rimessi per quanto riguarda la colpa [con la Confessione], con termine proprio è stata chiamata “indulgenza”.
La Chiesa.. con intervento autoritativo dispensa al fedele, debitamente disposto,
il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi in ordine alla remissione della pena temporale.
Il fine… è non solo di aiutare i fedeli a scontare le pene del peccato, ma anche di spingere gli stessi
a compiere opere di pietà, di penitenza e di carità, specialmente quelle giovano all'incremento
della fede e al bene comune”.
 [Parte Ia N. 8]
§ 1. E’ capace di lucrare indulgenze chi è battezzato, non scomunicato, in stato di grazia almeno
al termine delle opere prescritte.
§ 2. Per lucrare di fatto le indulgenze, il soggetto capace [il fedele], deve avere almeno l’intenzione di acquistarle e adempiere le opere ingiunte nel tempo stabilito e nel modo
dovuto, a tenore della concessione.
 [C.D.C. CAN. 996]
“L’indulgenza è parziale o plenaria secondo che libera in parte o in tutto la pena temporale dovuta per i peccati”. [C.D.C. CAN. 993]
“Ogni fedele può lucrare per se stesso o applicare ai defunti a modo di suffragio indulgenze sia parziali sia plenarie”. [C.D.C. CAN. 994]

INDULGENZA PLENARIA


PENTECOSTE: con la recita pubblica del Veni Creator Spiritus
CORPUS DOMINI: con la preghiera del Tantum ergo [Adoriamo il Sacramento], recitata
                                   piamente e pubblicamente nella azione liturgica di questa solennità.
SACRO CUORE DI GESU’: con L’Atto di riparazione al Sacro cuore di Gesù: Gesù dolcissimo,
                                                   il cui immenso amore…recitato pubblicamente in questa solennità.
 (26)
2 AGOSTO: IL PERDONO D’ASSISI. Dal mezzogiorno del 1° Agosto alla mezzanotte del giorno                                           seguente (1), si può lucrare una volta sola (nel giorno)l’indulgenza plenaria.

(1)  Oppure, con il consenso dell’Ordinario, nella Domenica precedente o seguente (a decorrere dal mezzogiorno
      del sabato fino alla mezzanotte della Domenica), si può lucrare una volta sola [nel giorno], l’indulgenza Plenaria.
Opera prescritta: Visita alla chiesa parrocchiale, recitando Il Padre nostro e il Credo

Applicate le condizioni richieste: Confessione – Comunione – Preghiera per il Papa –
                                                     Distacco dal peccato anche veniale.
Nelle chiese parrocchiali,  si può lucrare inoltre [oltre a quella del 2 Novembre],
                                          l’indulgenza plenaria altre due volte nell’anno, cioè:
                                          - nella festa del Santo titolare
                                          - e il 2 Agosto in cui ricorre la Porziuncola…
[o Perdon d’Assisi].

2 NOVEMBRE [Indulgenza applicabile solo per i defunti] Dal mezzogiorno del giorno 1 (Festa di tutti i Santi),
                            fino alla mezzanotte del giorno due.

Opera prescritta: Visita alla chiesa parrocchiale, recitando Il Padre Nostro e il Credo; oppure si può lucrare
                            come scritto qui sotto, dall’ 1-8 Novembre facendo visita in cimitero.


Applicate le condizioni richieste: Confessione – Comunione – Preghiera per il Papa –
                                                     Distacco dal peccato anche veniale.
1 – 8 NOVEMBRE FACENDO VISITA AL CIMITERO [Indulgenza applicabile solo ai defunti!].

Applicate le condizioni richieste: Confessione – Comunione – Preghiera per il Papa –
                                                               Distacco dal peccato anche veniale. 


“I fedeli che fanno visitano il cimitero e pregano, anche solo mentalmente per i defunti, possono lucrare,
una volta al giorno, l’indulgenza plenaria”.

SOLENNITA’ DI CRISTO RE: con l’atto di Consacrazione del Genere umano a Cristo Re,
                                O Gesù dolcissimo, o Redentore del genere umano.. fatto pubblicamente.
 (27)
31 DICEMBRE: con l’inno Te Deum recitato o cantato pubblicamente.

                                                                   
                                      °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° 


1° GENNAIO: Con l’invocazione pubblica dello Spirito Santo con il Veni Creator Spiritus.
OGNI VENERDI’ DI QUARESIMA: Con la recita della preghiera Eccomi,
                                                                o mio amato e buon Gesù.. 
(22)
GIOVEDI’ SANTO: Con la recita pubblica, fatta con fede, del Tantum ergo [Adoriamo il Sacramento]
VENERDI’ SANTO   Nella solenne azione liturgica: quando il fedele partecipa devotamente
                                     all’adorazione della Croce e la bacia.
 (17)
VEGLIA PASQUALE: con la rinnovazione delle Promesse Battesimali,
                                         fatta con qualsiasi formula. 
FESTA DELLA DIVINA MISERICORDIA Gesù a suor Faustina Kowalska promette la piena remissione delle colpe e delle pene per chi in quel giorno si confessa e prende la comunione


PRIMA COMUNIONE
 Si concede l’indulgenza plenaria ai fedeli che si accostano per la prima volta
                                        alla S. Comunione o che assistono alla pia cerimonia della prima Comunione.(42)
NELL’ANNIVERSARIO DEL PROPRIO BATTESIMO: Rinnovando le promesse battesimali
                                                                                                   con qualsiasi formula.
 (70)
NELLA FESTA DEL SANTO TITOLARE: fare visita alla chiesa parrocchiale con le preghiere prescritte…
PRIMA MESSA DEI SACERDOTI Per il Sacerdote Celebrante e per i fedeli che devotamente
                                                              assistono alla medesima Messa. 
(43)

CELEBRAZIONI GIUBILARI DELL’ORDINAZIONE SACERDOTALE 25°, 50°, 60°
.
Per il Sacerdote e se viene celebrato solennemente i fedeli che assistono a questa S. Messa,
possono acquistare anche loro l’indulgenza plenaria.
 (49)

USO DEGLI OGGETTI DI PIETA
 (35) Il fedele che devotamente usa un oggetto di pietà (Crocifisso o Croce, corona, scapolare, medaglia) benedetto dal Sommo Pontefice o da un Vescovo, possono acquistare anche
l’indulgenza plenaria nella festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, aggiungendo però la Professione di Fede
con qualsiasi legittima formula.
ESERCIZI SPIRITUALI: Si concede l’indulgenza plenaria al fedele che partecipa agli
                                            Esercizi Spirituali almeno per tre giorni interi.
 (25)
ALLA BENEDIZIONE PAPALE: Si concede l’indulgenza plenaria al fedele che piamente e devotamente
riceve sia pure via radio e televisione la Benedizione impartita dal Sommo Pontefice “urbi et orbi”
[alla città e al mondo]. (12)
IN PUNTO DI MORTE [IND.D. N.18]:
- Al fedele in pericolo di morte, che non possa essere assistito da un Sacerdote che gli amministri i Sacramenti
e gli impartisca la Benedizione Apostolica con l’annessa indulgenza plenaria, la Santa Madre Chiesa concede ugualmente l’indulgenza plenaria in punto di morte, purché sia debitamente disposto, e abbia recitato durante la vita qualche preghiera. 
- Per l’acquisto di tale indulgenza è raccomandabile l’uso del Crocifisso o della Croce.
- Questa stessa indulgenza plenaria in punto di morte può essere lucrata dal fedele che nello stesso
giorno abbia già acquistato un’altra indulgenza plenaria.
 (28)





LE INDULGENZE PLENARIE
DI OGNI GIORNO

ADORAZIONE DEL SS. SACRAMENTO PER ALMENO MEZZORA (N.3)

LA RECITA DEL S. ROSARIO (N.48): Si concede l’indulgenza plenaria se la recita del Rosario si fa
in chiesa pubblico oratorio, oppure in famiglia, in una Comunità religiosa, in una pia associazione.
Per l’indulgenza plenaria si stabiliscono queste norme:
1. E’ sufficiente la recita della sola quarta parte del Rosario; ma le cinque decadi devono recitarsi senza interruzione.
2. Alla preghiera vocale si deve aggiungere la pia meditazione dei misteri
(enunziandoli secondo l’approvata consuetudine vigente).

LETTURA DELLA SACRA BIBBIA ALMENO PER MEZZORA
 (N. 50)


ESERCIZIO DELLA VIA CRUCIS
  
(N.73) Per l’acquisto della indulgenza plenaria,
                                                                        valgono le seguenti norme:

1.  Il pio esercizio deve essere compiuto dinanzi alle stazioni della Via Crucis legittimamente erette.

2 .  … Per il compimento del pio esercizio si richiede soltanto una meditazione della Passione e Morte del Signore,
     senza che occorra fare una particolare considerazione sui singoli misteri delle stazioni.

3 . Occorre spostarsi da una stazione all’altra. Se il pio esercizio si compie pubblicamente e il movimento
    di tutti i presenti non può farsi con ordine, basta che si rechi alle singole stazioni almeno chi dirige…

4 . I fedeli… legittimamente impediti, potranno acquistare la medesima indulgenza dedicando alla pia lettura
    e meditazione della Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo un certo spazio di tempo,
    ad esempio un quarto d’ora.

* OFFERTA QUOTIDIANA DEL LAVORO DELLA GIORNATA
Il cuore generoso del Santo Padre Giovanni XXIII trovò il farmaco per evitare le sofferenze del purgatorio concedendo l’Indulgenza plenaria quotidiana a quanti vivono i propri doveri e sopportano croci
di ogni giorno per amore di Gesù.
Occorre inoltre recitare il Credo, il Padre nostro e una preghiera secondo l’intenzione
del Sommo Pontefice. Ricordiamo la S. Comunione e la Confessione 

(che è sufficiente fatta negli otto giorni).



“Per acquistare l’indulgenza plenaria è necessario 

*eseguire l’opera indulgenziata e
*adempiere tre condizioni

- Confessione Sacramentale
- Comunione Eucaristica
- Preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice
- E si richiede inoltre che sia escluso qualsiasi affetto al peccato anche veniale.
  Se manca la piena disposizione o non sono poste le predette tre condizioni,
 l’indulgenza è solamente parziale…”
 [Parte IIa n.7]

L’OPERA INDULGENZIATA
E’ stabilita dalla Chiesa e va compiuta nel tempo e nel modo richiesto;
può essere una Visita ad una chiesa con relativa preghiera da fare
 (Pater e Credo) (Es. Perdono d’Assisi ),
o è legata ad una determinata Preghiera (Es. Veni Creator, Eccomi o mio amato e buon Gesù..),
o ad un’ “opera” (Es. Esercizi Spirituali, Prima Comunione, uso di un oggetto benedetto…)

LA CONFESSIONE: “Le tre condizioni possono essere adempiute parecchi giorni prima
o dopo di aver compiuto l’opera prescritta”.
 [Parte IIa N. 8]
“Con una sola Confessione sacramentale si possono acquistare più indulgenze plenarie…”
[Parte IIa N.9]

LA COMUNIONE SACRAMENTALE

“E’ conveniente che la Comunione sia fatta nello stesso giorno in cui si compie l’opera”. 
[Parte IIa N.8]
“Con una sola Comunione Eucaristica si può lucrare una sola indulgenza plenaria”. 
[Parte IIa N. 9]


PREGHIERA SECONDO LE INTENZIONI DEL SOMMO PONTEFICE

“E’ conveniente che la preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice sia fatta
nello stesso giorno in cui si compie l’opera”.
 [Parte IIa N. 8]
“Con una sola preghiera secondo le intenzioni del Sommo pontefice si può lucrare
una sola indulgenza plenaria”.
 [Parte IIa N.9]
“Si adempie pienamente la condizione della preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice,
recitando secondo le sue intenzioni un Pater ed un’Ave;
è lasciata tuttavia libertà ai singoli fedeli di recitare qualsiasi altra preghiera secondo la pietà
e la devozione di ciascuno verso il Romano Pontefice”.
 [Parte IIa N.10]
…………………………………………………………………..


DOCUMENTO: “INDULGENTIARUM DOCTRINA” Costituzione Apostolica
di S.S. Paolo VI 1 Gennaio 1967 [IND. D.]
DOCUMENTO: “ENCHIRIDION INDULGENTIARUM” [ENCH.IND.]
[Manuale delle Indulgenze Norme e concessioni] Sacra Penitenzieria Apostolica 29.06.1968
Tipografia poliglotta Vaticana.

NB. Il numero alla fine delle indulgenze citate, corrisponde al numero della indulgenza
Concessa, come è nel MANUALE DELLE INDULGENZE
CODICE DI DIRITTO CANONICO Can. 992 - 997
Indulgenza plenaria ,come ottenere l'indulgenza plenaria,condizioni indulgenza plenaria,remissione peccati

FESTA DELLA DIVINA MISERICORDIA!



La festa

E' la più importante di tutte le forme di devozione alla Divina Misericordia. Gesù parlò per la prima volta del desiderio di istituire questa festa a suor Faustina a Płock nel 1931, quando le trasmetteva la sua volontà per quanto riguardava il quadro: "Io desidero che vi sia una festa della Misericordia. Voglio che l'immagine, che dipingerai con il pennello, venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica deve essere la festa della Misericordia" (Q. I, p. 27). Negli anni successivi - secondo gli studi di don I. Rozycki - Gesù è ritornato a fare questa richiesta addirittura in 14 apparizioni definendo con precisione il giorno della festa nel calendario liturgico della Chiesa, la causa e lo scopo della sua istituzione, il modo di prepararla e di celebrarla come pure le grazie ad essa legate.
La scelta della prima domenica dopo Pasqua ha un suo profondo senso teologico: indica lo stretto legame tra il mistero pasquale della Redenzione e la festa della Misericordia, cosa che ha notato anche suor Faustina: "Ora vedo che l'opera della Redenzione è collegata con l'opera della Misericordia richiesta dal Signore" (Q. I, p. 46). Questo legame è sottolineato ulteriormente dalla novena che precede la festa e che inizia il Venerdì Santo.
Gesù ha spiegato la ragione per cui ha chiesto l'istituzione della festa: "Le anime periscono, nonostante la Mia dolorosa Passione (...). Se non adoreranno la Mia misericordia, periranno per sempre" (Q. II, p. 345).
La preparazione alla festa deve essere una novena, che consiste nella recita, cominciando dal Venerdì Santo, della coroncina alla Divina Misericordia. Questa novena è stata desiderata da Gesù ed Egli ha detto a proposito di essa che "elargirà grazie di ogni genere" (Q. II, p. 294).
Per quanto riguarda il modo di celebrare la festa Gesù ha espresso due desideri:
- che il quadro della Misericordia sia quel giorno solennemente benedetto e pubblicamente, cioè liturgicamente, venerato;
- che i sacerdoti parlino alle anime di questa grande e insondabile misericordia Divina (Q. II, p. 227) e in tal modo risveglino nei fedeli la fiducia.
"Sì, - ha detto Gesù - la prima domenica dopo Pasqua è la festa della Misericordia, ma deve esserci anche l'azione ed esigo il culto della Mia misericordia con la solenne celebrazione di questa festa e col culto all'immagine che è stata dipinta" (Q. II, p. 278).
La grandezza di questa festa è dimostrata dalle promesse:
- "In quel giorno, chi si accosterà alla sorgente della vita questi conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene" (Q. I, p. 132) - ha detto Gesù. Una particolare grazia è legata alla Comunione ricevuta quel giorno in modo degno: "la remissione totale delle colpe e castighi". Questa grazia - spiega don I. Rozycki - "è qualcosa di decisamente più grande che la indulgenza plenaria. Quest'ultima consiste infatti solo nel rimettere le pene temporali, meritate per i peccati commessi (...). E' essenzialmente più grande anche delle grazie dei sei sacramenti, tranne il sacramento del battesimo, poiché‚ la remissione delle colpe e dei castighi è solo una grazia sacramentale del santo battesimo. Invece nelle promesse riportate Cristo ha legato la remissione dei peccati e dei castighi con la Comunione ricevuta nella festa della Misericordia, ossia da questo punto di vista l'ha innalzata al rango di "secondo battesimo". E' chiaro che la Comunione ricevuta nella festa della Misericordia deve essere non solo degna, ma anche adempiere alle fondamentali esigenze della devozione alla Divina Misericordia" (R., p. 25). La comunione deve essere ricevuta il giorno della festa della Misericordia, invece la confessione - come dice don I. Rozycki - può essere fatta prima (anche qualche giorno). L'importante è non avere alcun peccato.
Gesù non ha limitato la sua generosità solo a questa, anche se eccezionale, grazia. Infatti ha detto che "riverserà tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della Mia misericordia", poiché‚ "in quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine. Nessuna anima abbia paura di accostarsi a Me anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto" (Q. II, p. 267). Don I. Rozycki scrive che una incomparabile grandezza delle grazie legate a questa festa si manifesta in tre modi:
- tutte le persone, anche quelle che prima non nutrivano devozione alla Divina Misericordia e persino i peccatori che solo quel giorno si convertissero, possono partecipare alle grazie che Gesù ha preparato per la festa;
- Gesù vuole in quel giorno regalare agli uomini non solo le grazie salvificanti, ma anche benefici terreni - sia alle singole persone sia ad intere comunità;
- tutte le grazie e benefici sono in quel giorno accessibili per tutti, a patto che siano chieste con grande fiducia (R., p. 25-26).
Questa grande ricchezza di grazie e benefici non è stata da Cristo legata ad alcuna altra forma di devozione alla Divina Misericordia.
Numerosi sono stati gli sforzi di don M. Sopocko affinché‚ questa festa fosse istituita nella Chiesa. Egli non ne ha vissuto però l'introduzione. Dieci anni dopo la sua morte, il card. Franciszek Macharski con la Lettera Pastorale per la Quaresima (1985) ha introdotto la festa nella diocesi di Cracovia e seguendo il suo esempio, negli anni successivi, lo hanno fatto i vescovi di altre diocesi in Polonia.
Il culto della Divina Misericordia nella prima domenica dopo Pasqua nel santuario di Cracovia - Lagiewniki era già presente nel 1944. La partecipazione alle funzioni era così numerosa che la Congregazione ha ottenuto l'indulgenza plenaria, concessa nel 1951 per sette anni dal card. Adam Sapieha. Dalle pagine del Diario sappiamo che suor Faustina fu la prima a celebrare individualmente questa festa, con il permesso del confessore.



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DECRETO



CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI 
Pietà e tenerezza è il Signore (Sal 111, 4), il quale per il grande amore con il quale ci ha amati (Ef 2,4), ci ha donato con indicibile bontà il suo unico Figlio, nostro Redentore, affinché attraverso la sua morte e risurrezione aprisse al genere umano le porte della vita eterna, e affinché, accogliendo la sua misericordia dentro il suo tempio, i figli dell'adozione esaltassero la sua gloria fino ai confini della terra.
Ai nostri giorni i fedeli di molte regioni della terra, nel culto divino e soprattutto nella celebrazione del mistero pasquale, nel quale l'amore di Dio verso tutti gli uomini risplende in massima misura, desiderano esaltare quella misericordia.
Accogliendo tali desideri, il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II ha benignamente disposto che nel Messale Romano d'ora innanzi al titolo della II Domenica di Pasqua sia aggiunta la dizione "o della Divina Misericordia", prescrivendo anche che, per quanto concerne la celebrazione liturgica della stessa Domenica, siano da adoperare sempre i testi che per quel giorno si trovano nello stesso Messale e nella Liturgia delle Ore di Rito Romano.
La Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti rende ora note queste norme del Sommo Pontefice affinché esse vengano condotte a compimento.
Nonostante qualsiasi norma in contrario.
Dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il 5 Maggio 2000.

Jorge A. Card. Medina Estévez
Prefetto
e Francesco Pio Tamburrino
Arcivescovo Segretar

11. Se riflettessimo un po' di più sull' Esortazione agli anziani e ai giovani di san Pietro I, 4,12 - 5,14

Dalla prima lettera di san Pietro 4,12 - 5,14

    Carissimi, non siate sorpresi per l'incendio di persecuzione che si è acceso in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Ma nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi, perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi. Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro o malfattore o delatore. Ma se uno soffre come cristiano, non ne arrossisca; glorifichi anzi Dio per questo nome.

    È giunto infatti il momento in cui ha inizio il giudizio a partire dalla casa di Dio; e se incomincia da noi, quale sarà la fine di coloro che rifiutano di credere al vangelo di Dio?
E se il giusto a stento si salverà,
che ne sarà dell'empio e del peccatore? (Pro 11, 31).
    Perciò anche quelli che soffrono secondo il volere di Dio, si mettano nelle mani del loro Creatore fedele e continuino a fare il bene.


    Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri, secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce.
    Ugualmente, voi, giovani, siate sottomessi agli anziani. Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché
        Dio resiste ai superbi,
        ma dà grazia agli umili (Pro 3, 34).


    Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, gettando in lui ogni vostra preoccupazione (Sal 54, 23), perché egli ha cura di voi. Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi.
    E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, egli stesso vi ristabilirà, dopo una breve sofferenza vi confermerà e vi renderà forti e saldi. A lui la potenza nei secoli. Amen!


Mane nobiscum, Domine!

11. Un ministro della Chiesa deve interrogarsi



Nuovo popolo cercasi

Questo si scriva per la generazione futura: e un popolo nuovo darà lode al Signore (Sal 102 [101], 19).

Lo so bene: le geremiadi non piacciono a nessuno. Il fatto è che il povero Geremia aveva ragione; ma la sua singolare vocazione fu di parlare per non essere ascoltato – nemmeno dopo la catastrofe. Ciononostante, egli rimase fedelmente con il rimasuglio di Israele disfatto ed errabondo, pur di non abbandonarlo al suo destino, e con il suo popolo cocciuto, nonostante il contrario responso divino, emigrò in Egitto, dove si persero le sue tracce (ma non le sue parole, rimaste monito prezioso per il futuro, sempre che si voglia intenderle). Come egli stesso aveva profetizzato, alcuni anni dopo Nabucodonosor arrivò fin là: la spontanea sottomissione predicata da Geremia e ostinatamente rifiutata dai suoi compatrioti, alla fine, fu imposta con la forza. Probabilmente sarebbe convenuto a tutti dargli retta fin da principio…
Quale interesse possono avere per noi queste antiche storie bibliche? Quello che ha tutta la storia sacra: la nostra salvezza eterna. Più di chiunque altri, un ministro della Chiesa deve interrogarsi su ciò che tale storia gli insegna per prendere le proprie decisioni. Che ne sarà del popolo errante e ribelle, se i ministri di Dio decisi a fare la Sua volontà lo abbandonano? Se così avessero fatto Mosè, Elia o Geremia, come sarebbe sopravvissuto il popolo eletto?… e dove si sarebbe incarnato il Figlio di Dio?… e da dove sarebbe germogliata la Chiesa? Di contro, però, la Parola divina ci invita pure ad uscire dall’accampamento portando, dietro Gesù, il suo obbrobrio (cf. Eb 13, 13). Come egli ha consumato il Suo sacrificio redentore fuori della Città santa, che lo aveva respinto quale Messia, così anche chi lo segue fedelmente dovrebbe dissociarsi espressamente da quel mondo ecclesiale che lo rinnega a fatti e a parole. Ma come continuare, poi, a guidare e sostenere i cattolici fedeli e quelli che, oggi pur così refrattari, cercheranno aiuto quando arriverà il castigo?

Il grosso della Chiesa terrena si è reciso dalle radici e, come accadrebbe a qualsiasi albero, è seccato. Attanagliato dal senso di vuoto e dalla nostalgia lacerante di qualcosa – e di Qualcuno – che i più giovani non hanno mai conosciuto, questo popolo disorientato e confuso si sforza in tutti i modi di convincersi da sé di quel che non sa più e di animarsi autonomamente di una vita che gli manca… perché, in realtà, ha perduto la sorgente della grazia. Non serve a nulla, a questo punto, insistere ottusamente a irrigare l’albero secco e privo di radici con acque derivate in modo autarchico e velleitario. 
All’organismo vivente che ci era stato trasmesso hanno sostituito un sistema artificiale che ha spento la fede e con il quale è impossibile suscitarla di nuovo, come mi ha fatto intuire, la notte di Pasqua, un episodio tanto fortuito quanto simbolico: non riuscendo in alcun modo ad accendere il nuovo cero pasquale in pura paraffina (che avrebbe bruciato con sgradevole odore e abbondante fumo nero), dopo aver recitato mentalmente un’Ave Maria mi è venuto in mente di mandare a prendere il vecchio cero del fonte battesimale (in pura cera d’api), che si è acceso immediatamente e ha poi brillato nella buia navata spandendo il buon profumo di Cristo.


Senza di esso, non so proprio come avrei potuto iniziare la Veglia pasquale… Senza un recupero della Tradizione, non vedo come possa rinascere la Chiesa, uccisa da un rito che non è più percepito come il Santo Sacrificio della nostra redenzione, ma come mero intrattenimento di natura socio-religiosa, di cui esistono oltretutto, in pratica, tante varianti quanti sono i ministri che lo celebrano. 
Una liturgia adattabile a tutti i gusti e a tutte le circostanze ha ingenerato la convinzione che l’uomo non debba conformarsi a Dio, ma piuttosto piegare l’idea di Dio ai propri capricci; così ora ci si pone in ascolto della Parola – come amano tanto dire – non per conoscere ciò che Egli vuole e obbedire a Lui nella propria condotta con l’aiuto della Sua grazia, ma per disquisire se quanto udito corrisponde o meno al codice morale personale (che è gioco-forza del tutto relativo). Il fedele si è trasformato in severo censore della verità rivelata, giudicata in modo insindacabile sulla base delle massime mondane del momento… C’è poi da meravigliarsi che nessuno si confessi più – o, se lo fa, sia convinto di non avere alcun peccato e ne approfitti, eventualmente, per denunciare i peccati di altri: marito, suocera, figli, parenti, colleghi e via dicendo?

Ma che importa? Se è assente la vita di grazia (locuzione ormai indecifrabile) e dilaga il peccato mortale, la piaga infetta e non curata è dissimulata con fiumi di parole; se la vera fede è morta, ci si dimena in attività aggregative che non la richiedono affatto; se non si prega più, si corre da un santuario all’altro – basta che in albergo si mangi bene. Se la Chiesa ha tradito il suo Signore, si può sempre osannare il líder máximo, che sta fondando una nuova religione in cui, finalmente, saremo tutti uguali, cattolici e non, cristiani e non, credenti e non… Era ora che finisse quell’odioso mondo di discriminazioni che faceva distinzione addirittura tra maschi e femmine, giovani e vecchi, onesti e disonesti…! Questo mondo di oggi, effettivamente, tra poco finirà, implodendo sul proprio vuoto spinto. Bisogna quindi preparare fin d’ora la generazione futura che sopravvivrà alla catastrofe, quel popolo nuovo che darà lode al Signore con la verità del proprio essere e operare.

Ecco dunque la risposta alla domanda formulata all’inizio: bisogna rimanere dentro, ma in modo diverso; sarà la qualità della presenza ad attirare chi cerca Dio. Ciò da cui bisogna uscire è la struttura mortifera, gestita da vescovi increduli, in cui la Chiesa si è rinchiusa e soffocata, per creare in alternativa ambienti vitali – non necessariamente riconosciuti, ma nemmeno in stato di rottura – in cui si possa realmente respirare lo Spirito Santo e crescere nella vita soprannaturale. Quale sia la soluzione concreta per attuare questo programma, non mi è stato ancora indicato dall’alto; ho un’idea sulla possibile guida. Invito perciò i lettori ad offrire preghiere e sacrifici per questa intenzione e a rimanere in contatto. Credo che vi abbiamo tutti interesse – un interesse supremo.

Al popolo che nascerà diranno: «Ecco l’opera del Signore!» (Sal 22 [21], 32).

*DE LAS PALABRAS


*DE LAS PALABRAS
DEPENDE
-muchas vezes-
LA FELICIDAD o
LA DESGRACIA
LA PAZ o

LA GUERRA.