Nelle tre lezioni che seguono l'angelo tratta della concezione della Vergine e della sua nascita, e dell'amore ch'ebbe Dio per lei, anche quando era nel seno di sua madre.
Mercoledì |
Assoluzione: La vergine madre della sapienza rischiari l'oscura nostra insipienza. Amen. Prima della legge data da Mosè, gli uomini vivevano per lungo tempo ignorando come dovessero regolare sé e le loro azioni nella vita. Quindi, quelli che ardevano d'amor di Dio ordinavano sé e i loro costumi nel modo che ritenevano grato a Dio; gli altri, invece, che non avevano tale amor di Dio, senza alcun timore di lui, facevano quanto loro piaceva. La divina bontà, dunque, commiserando quest'ignoranza, stabilì per mezzo del suo servo Mosè la legge con la quale regolarsi in tutto secondo la divina volontà. Questa legge insegnava, finalmente, come dovessero amarsi Dio e il prossimo, e come il consorzio di vita tra l'uomo e la donna dovesse regolarsi dal diritto divino ed onesto, perché da tal connubio nascessero figli che Dio voleva chiamare suo popolo. E in verità Dio amava tanto questo connubio, che stabilì di prendere da esso l'onestissima genitrice della sua umanità. Per cui, come l'aquila, volando in sublime altezza, osservati parecchi boschi, scorge da lontano un albero tanto solidamente radicato da non poter essere sradicato dagl'impeti del vento, di cima tanto alta da non potervi salire alcuno, e in positura tale da sembrar impossibile che vi cadesse sopra qualche cosa, e tale albero sceglie, dopo un più attento esame, per costruirvi il nido in cui riposare, così Dio, che è paragonato a quest'aquila, avendo davanti a sé tutte le realtà future e presenti ben chiare e manifeste, mentre osservava tutti i connubi giusti ed onesti che dovevano esistere dalla creazione del primo uomo fino all'ultimo, non ne trovò uno simile, per onestà e amor di Dio, a quello di Gioacchino ed Anna. E perciò gli piacque che da questo santo connubio fosse onestissimamente generato il corpo della madre sua, adombrato nel nido, nel quale egli si degnasse di riposarsi con ogni consolazione. Con ragione, infatti, si paragonano a decorosi alberi i devoti connubi, la cui radice è l'unione di due cuori che si congiungono per la sola ragione che ne provenga onore e gloria allo stesso Dio. E con ragione pure si paragona a rami fruttiferi la volontà degli stessi coniugi, quando in tutta la loro attività sono così ligi al timor di Dio, da amarsi onestamente l'un l'altro solo in vista della procreazione della prole, a gloria di Dio e secondo il suo comandamento. L'insidiatore non può raggiungere, con le sue forze ed arti, la sublimità di tali connubi, quando la loro gioia non è in altro che nel rendere onore e gloria a Dio, e quando non li affligge altra tribolazione che l'offesa e il disonore di Dio. Si sentono poi al sicuro solo quando l'affluenza degli onori o delle ricchezze del mondo non vale ad irretire i loro animi nell'amor proprio o nella superbia. Quindi, siccome Dio previde che tale sarebbe stato il connubio tra Gioacchino ed Anna, perciò decise di trarre da esso il suo domicilio, cioè il corpo della madre sua. O Anna, madre degna di ogni venerazione, qual tesoro prezioso portasti nel tuo seno, quando in esso riposò Maria, che doveva divenire madre di Dio! Veramente deve credersi senza esitazione che Dio stesso, appena fu concepita e formata in seno ad Anna la materia da cui doveva esser formata Maria, l'amò più di tutti gli altri corpi umani generati o da generarsi nel mondo intero da uomo e donna. Perciò la venerabile Anna può veramente chiamarsi cassaforte di Dio, perché custodiva nel suo seno il tesoro a lui più caro di ogni altra cosa. Oh, com'era sempre vicino a questo tesoro il cuore di Dio! Oh, come rivolgeva con amore e gioia gli sguardi della sua maestà a questo tesoro, colui che poi nel suo Vangelo disse: « Dov'è il tuo tesoro, ivi è anche il tuo cuore »! E perciò è veramente credibile che gli angeli esultassero non poco per questo tesoro, vedendo che tanto lo amava il loro Creatore, ch'essi amavano più di se stessi. E per questo sarebbe molto conveniente e giusto che fosse avuto in grande venerazione da tutti il giorno in cui fu concepita e condensata in seno ad Anna la materia dalla quale doveva essere formato il corpo benedetto della madre di Dio, dato che lo stesso Dio e gli angeli la circondavano di tanto amore. |
LEZIONE SECONDA – CAPITOLO XI Mercoledì |
Assoluzione: Maria, ch'è la stella del mare, pietosa ci aiuti a non naufragare. Amen. Quando poi quella benedetta materia ebbe a suo tempo il corpo formato come le conveniva nel seno materno, allora accrebbe il suo tesoro il re di ogni gloria, infondendole l'anima vivente. E come l'ape che sorvola i campi fioriti scruta con più attenzione tutte le erbe dal fiore mellifluo, perché sa discernere per istinto naturale dove germoglia il fiore più ameno, e se per caso lo trova non ancora sbocciato dal follicolo aspetta con diletto il suo fiorire, per goderne a suo agio la dolcezza, allo stesso modo Dio, che tutto vede in modo chiarissimo con gli occhi della sua mente, quando contemplava, tuttora nascosta nel segreto del seno materno, Maria alla quale per la sua eterna prescienza sapeva che nessuno in tutto il mondo doveva essere simile in ogni virtù, ne aspettava con ogni consolazione e gioia la nascita, perché si rendesse manifesta, nella dolcezza di carità della stessa Vergine, la sua divina sovrabbondante bontà. Oh, come rifulse chiara nel seno di Anna l'aurora che sorgeva, quando in esso il piccolo corpo di Maria fu vivificato dall'avvento dell'anima, il cui sorgere tanto desideravano gli angeli e gli uomini! Deve notarsi, però, che come gli uomini, che abitano nelle terre dove il sole risplende coi suoi raggi sia di giorno che di notte, non desiderano il sorgere dell'aurora a motivo della luce (perché lo splendore del sole è più fulgido dell'aurora) ma perché dall'apparire dell'aurora capiscono che il sole deve salire più in alto, e che i loro frutti, che sperano raccogliere nei granai, matureranno meglio e più presto col beneficio del suo calore, e invece gli abitanti nei luoghi dove sono avvolti nell'oscurità della notte, non solo si rallegrano perché sanno che dopo l'aurora deve sorgere anche il sole, ma anche non poco perché sanno che, sorgendo l'aurora, possono già vedere quello che devono fare, allo stesso modo i santi angeli abitanti nel regno dei cieli non desideravano il sorger dell'aurora (cioè la nascita di Maria), perché mai dai loro occhi tramonta il vero sole che è Dio, ma in tanto desideravano che sorgesse, nascendo in questo mondo, in quanto prevedevano che Dio, che è paragonato al sole, mediante quell'aurora, avrebbe voluto mostrare più manifestamente il suo sommo amore, che è paragonato al calore; e così gli uomini amanti di Dio diventassero portatori di frutti di buone opere e maturassero con la costante perseveranza nel bene, e gli angeli poi potessero raccoglierli in quegli eterni granai che sono paragonati al gaudio celeste. Gli uomini poi di questo mondo tenebroso, prevedendo la nascita della madre di Dio, non solo si rallegrarono perché capivano che da essa doveva nascere il loro liberatore, ma godevano anche perché vedevano i costumi onestissimi di questa gloriosa vergine, e da essa apprendevano meglio che cosa doveva farsi e che cosa evitarsi. Questa Vergine fu anche quel virgulto che Isaia predisse sarebbe uscito dalla radice di Iesse, e da cui sarebbe spuntato un fiore sul quale predisse che si sarebbe posato lo spirito del Signore. O virgulto ineffabile, che, mentre cresceva nel seno di Anna, il suo intimo germe rimaneva più gloriosamente nel cielo! Questo virgulto, dunque, era tanto sottile da dimorare facilmente nel seno materno, ma il suo intimo era così grande ed immenso in ampiezza e larghezza, che nessuna mente poteva immaginarne la grandezza. Perché il virgulto non poté germinare il fiore prima che l'intimo midollo, penetrandolo, gli desse la forza di germogliare, e neanche la forza del midollo si fece manifesta prima che il virgulto desse umore al midollo. In effetti questo midollo era la persona del Figlio di Dio, generato dal Padre prima della luce, ma che non apparve nel fiore, cioè nel corpo umano, fino a che col consenso della Vergine, che è significata nel virgulto, ebbe presa la materia di questo fiore dal purissimo sangue di lei, nel suo seno verginale. E, benché questo benedetto virgulto, cioè la gloriosa Maria, nella sua nascita restava separato dal corpo materno, il Figlio di Dio, quando la Vergine lo partorì corporalmente, non si separò dal Padre più di quando il Padre lo generò incorporalmente nell'eternità. Anche lo Spirito Santo era inseparabilmente, dall'eternità, nel Padre e nel Figlio, perché sono tre persone ed una sola divinità. |
LEZIONE TERZA – CAPITOLO XII Mercoledì |
Assoluzione: Il nascer di Maria a questo mondo ci renda sempre il vivere giocondo. Amen. Dunque, come nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo v'era nell'eternità una sola divinità, così anche in essi non vi fu mai diversa volontà. Perciò, come se da un unico rogo acceso procedessero tre fiamme, così dalla bontà della volontà divina tre fiamme della divina carità concorsero egualmente alla perfezione di un'unica opera. Perché la fiamma d'amore che procede dal Padre ardeva splendidissimamente davanti agli angeli, quando conobbero ch'era sua volontà di voler benevolmente esporre il suo diletto Figlio per la liberazione del servo schiavo. Né restò nascosta la fiamma di amore procedente dal Figlio, quando al cenno del Padre volle esinanirsi, prendendo la forma di servo. Neanche la fiamma d'amore procedente dallo Spirito Santo appariva meno splendente quando si mostrò pronto a far palese in opere manifeste la volontà del Padre, del Figlio e di se stesso. E, sebbene il ferventissimo amore di questa divina volontà irradiasse tutti i cieli, dando agli angeli ineffabile consolazione col suo splendore, non poteva, però, da questo venire la redenzione del genere umano, secondo l'eterno disegno di Dio, prima che fosse generata Maria, nella quale doveva accendersi fuoco d'amore così fervente che, salendone in alto il profumato odore, lo stesso fuoco, ch'è Dio, si effondesse in esso, e per esso ridondasse a questo mondo infreddolito. Finalmente questa Vergine, dopo la sua nascita, era simile ad una lucerna nuova, ma non ancora accesa, che però doveva essere accesa talmente che, come l'amore di Dio, figurato nelle tre fiamme, splendeva nel cielo, così questa lucerna eletta, ch'era Maria, doveva risplendere in questo mondo tenebroso con tre altre fiamme. Infatti la prima fiamma di Maria rifulse chiaramente quando ad onore di Dio promise di conservare intatta la sua verginità fino alla morte. Questa onestissima verginità tanto piacque a Dio Padre che si degnò mandarle il suo diletto Figlio con la divinità sua e del Figlio e dello Spirito Santo. La seconda fiamma d'amore di Maria apparve in questo che abbassò se stessa in tutto, con inimmaginabile umiltà, cosa che piacque tanto al suo benedetto Figlio, da degnarsi di assumere dal corpo umilissimo di lei quel suo venerabile corpo che doveva essere eternamente sublimato su tutte le cose, in cielo e in terra. Terza fiamma era anche la sua lodevolissima obbedienza in tutto, che attirò tanto a sé lo Spirito Santo da esserne ripiena dei doni d'ogni grazia. E benché questa nuova lucerna benedetta non fosse accesa di queste fiamme d'amore subito dopo la sua nascita, perché come negli altri bambini aveva piccolo il corpo e tenero l'intelletto e non poteva comprendere la divina volontà, Dio però, sebbene non avesse ancora merito alcuno, si compiacque più di essa che di tutte le opere buone degli uomini nati prima di lei in tutto il mondo. Poiché, come il bravo citarista amerebbe una cetra non approntata, ma da cui prevedesse dolcissimo suono, così il Plasmatore di tutti amava sommamente il corpo e l'anima di Maria, perché prevedeva che le parole ed opere di lei gli sarebbero piaciute più di ogni melodia. Risulta anche credibile che, come il Figlio di Maria ebbe perfetto sentimento appena si fu incarnato nel suo seno, così anche Maria conseguì senso e intelligenza in età inferiore a quella degli altri bambini. Come, dunque, Dio e gli angeli si rallegrarono in cielo della sua gloriosa nascita, così anche gli uomini nel mondo la ricordino con giubilo, rendendo per essa dall'intimo dei loro cuori lode e gloria a Dio, che tra tutte le cose da lui create la predilesse, e ne preordinò la nascita tra gli stessi peccatori, lei che doveva generare santissimamente il liberatore dei peccatori.
2. Contemplare
et mirare
Ejus celsitudinem:
Dic felicem genitricem,
Dic beatam Virginem.
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