lunedì 18 agosto 2014

I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Maria (III): 21. Maria centro di ogni cosa. 22. Maria oceano di grazie. 23. Maria è luce. 24. Prerogative di Maria. 25. Perfezioni di Maria. 26. Maria paragonata all'arca di Noè e all'arca dell'alleanza. 27. Maria paragonata al vello di Gedeone. 28. Maria paragonata al paradiso terrestre. 29. Amore di Maria. 30. Sapienza di Maria.

Ave Gratia Plena! Dominus Tecum!

I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Maria (III)

21. Maria centro di ogni cosa.  
22. Maria oceano di grazie.  
23. Maria è luce.  
24. Prerogative di Maria.  
25. Perfezioni di Maria.  
26. Maria paragonata all'arca di Noè e all'arca dell'alleanza.  
27. Maria paragonata al vello di Gedeone.  
28. Maria paragonata al paradiso terrestre.  
29. Amore di Maria.  
30. Sapienza di Maria.



21. MARIA CENTRO DI OGNI COSA. - 

Maria si può chiamare in certo qual senso il centro del cielo e della terra, di Dio e quell'uomo... 
In lei e per lei, Dio, sovrana grandezza e fine di tutte le creature, si è unito alla terra e alla nostra umanità, allorché Maria diede un corpo al Verbo eterno e lo vestì di sua carne.
Risplende in ciò un mirabile lavoro della sapienza di Dio, la quale ha saputo con tanta finezza mettere la divinità in relazione con l'umanità, che la dignità infinita di Dio ha potuto unirsi all'umanità, senza che la divinità scemasse punto della sua gloria e maestà.


La divinità unita all'umanità in Maria e per Maria, è anche il centro a cui convergono tutte le perfezioni delle creature, tutte le prerogative e le qualità degli angeli e degli uomini, come anche le preghiere di questi ultimi, le loro prove e le loro tentazioni, affinché il Verbo incarnato li sostenga, li sollevi, li curi, li guarisca.




22. MARIA OCEANO DI GRAZIE. - 

«Io vi saluto, o piena di grazia, disse l'angelo a Maria, il Signore è con voi» - Ave, gratia plena, Dominus tecum (Luc. I, 28). In queste parole è manifestata la causa, l'origine, l'ampiezza, di quel mare di grazie che è Maria. «Maria è piena di grazia, scrive S. Bonaventura, perciò un oceano di grazie. Perciò, come tutti i fiumi mettono foce nel mare, così tutte le grazie che ebbero gli angeli, i patriarchi, i profeti, i martiri, gli apostoli, i confessori, le vergini, tutte fecero capo in Maria (Specul, c. II)». «La grazia di Maria, dice il Crisologo, ha dato gloria al cielo, un Dio alla terra, la fede alle genti, morte ai vizi, ordine alla vita, regola ai costumi (Serm. CXLIII)».

«Veramente piena di grazia è Maria, scrive S. Gerolamo. Nelle altre creature la grazia piove a stille, in Maria fu versata senza misura, poiché in lei discese, quantunque in differente modo, tutta la pienezza della grazia che si trova in Gesù Cristo (De Assumpt.)». È sentenza dei teologi, che Maria abbia ricevuto nel solo momento della sua immacolata concezione, una grazia più eccellente di quella dei più sublimi fra gli angeli... S. Gregorio non esita ad affermare che la prima grazia di Maria avanza tutte le grazie ricevute da tutti i santi insieme; perché tutte le grazie dei Santi furono a questi concesse perché divenissero santi, mentre la prima grazia concessa a Maria ebbe per scopo di procurare l'incarnazione del Santo dei Santi, Gesù Cristo (Serm. de Nativ. B. Virg.).

La grazia della Vergine andava ogni istante crescendo; ora essendo ella vissuta settantadue anni, possiamo da ciò calcolare il tesoro di grazie da lei accumulate... Maria è più cara e rende maggior gloria a Gesù Cristo lei sola, che tutti gli angeli e i santi insieme. Dobbiamo dunque dire con S. Cirillo: «Siate lodata, o santa madre di Dio, perché voi siete la gemma dell'universo, una lampada inestinguibile, la corona della verginità, lo scettro della fede ortodossa (Homil. Cont. Nestor.)». E col Crisostomo: «Io vi saluto, o Maria, madre, cielo, trono di Dio, onore, decoro e forza della Chiesa (Serm. de Deip.)». 

S. Efrem saluta Maria come l'unica speranza dei patriarchi, la gloria dei profeti, la voce degli apostoli, l'onore dei martiri, la gioia dei santi; la luce di Abramo, d'Isacco, di Giacobbe, la gloria di Aronne, lo splendore di Mosè, il vello di Gedeone; come colei che in sé racchiude le sante gerarchie, ed è, per la sua bellezza e l'incomparabile suo splendore, la corona dei vergini (Serm. de Laud. Virg.). 
«Ave, o Maria, piena di grazia, esclama S. Bernardo; voi siete cara a Dio, agli angeli, agli uomini; agli uomini per la vostra fecondità, agli angeli per la vostra verginità, a Dio per la vostra umiltà (Serm. III inter parvos)».

«L'Altissimo ha santificato il suo tabernacolo», canta il Salmista (Psalm. XLV, 4). Questo tabernacolo è Maria... Dio si è incarnato in lei... Della sostanza di lei, divenuta madre di Dio, è stato formato il corpo di Gesù Cristo: non sono questi titoli tali da attirare necessariamente su Maria, la pienezza di tutte le grazie e farne un oceano senza fondo e senza sponde?... In Gesù Cristo abita corporalmente, come dice l'Apostolo, la pienezza della divinità (Coloss. II, 9). Ma il corpo di Gesù appartiene a Maria; in essa adunque, possiamo dire che si trovi, in certo qual modo la pienezza della divinità. Diciamo dunque con S. Bonaventura, che siccome l'oceano raccoglie tutte le acque dei fiumi, così Maria riunisce in sé tutte le grazie (De Laud. Virg. c. VII).

I fiumi vanno al mare e vi mescolano le loro onde; Maria, fiume di grazie, si unisce al mare divino e con esso, diremo così, si perde. Chi è mai costei, domandano gli angeli, rapiti di ammirazione alla vista dell'immensità delle grazie che arricchiscono Maria, chi è costei che viene dal deserto del mondo, inebriata di delizie, abbracciata al suo diletto? (Cant. VIII, 5). «La vergine è il tesoro della vita, dice S. Giovanni Damasceno, abisso immenso di grazia (De Dormit. Virg. orat. II)». «Immensa chiama anche S. Efrem, la grazia della Vergine (Orat. de Laud. Virg.)»; e confessa che a chi provi fissarvi l'occhio, la mente non regge e la lingua balbetta (De Excell. Virgin.).

La grazia, in Maria, deve essere proporzionata alla dignità; ora la dignità di madre di Dio tocca quasi all'infinito; non sarà dunque immensa e infinita la grazia a lei data? «Ah! la misura della grazia che ha ricevuto Maria, esclama qui S. Lorenzo Giustiniani, è stata certamente grande, piena, straboccante (De B. Virg.)»; e tale a lei si doveva, dice S. Cipriano, in quanto è madre di Dio (Serm. de Nativ. Christi). 
E parlando S. Sofronio dell'immensa gloria e sublime altezza a cui fu elevata Maria in cielo, osserva che non c'è da farne le meraviglie, se si consideri com'essa ebbe già fin nell'esilio una grazia completa e sovrabbondante; perché se agli altri santi fu concessa con misura, su Maria fu versata a piena mano (Serm. de Assumpt.).

A questo proposito dice S. Bernardo: «La grazia di Maria fu immensa perché il Vangelo ci dice che ne fu piena. Un vaso immenso non può essere pieno, se non a patto che ciò che lo riempie sia immenso; ma immensissimo essendo il vaso di Maria, poiché fu capace di contenere colui che è più grande del cielo, immensa ne dovette anche essere la grazia. O Vergine quasi infinita sì, tu sei più estesa dei cieli, perché hai dato in te ricetto a colui a contenere il quale sono angusti i cieli; tu sei più ampia del mondo, perché chiudesti nelle tue viscere colui che tutto il mondo non basta a contenere. Ma se tanto grande fu il seno di Maria, che dire dell'anima sua! Se la sua capacità non ebbe misura, dobbiamo dire che smisurata fosse pure la grazia di cui fu empita (Specul. c. V). Tutti i fiumi delle grazie e dei carismi dei santi, dice il medesimo dottore, mettono foce in Maria. In lei sbocca il fiume della grazia degli angeli; in lei il fiume della grazia degli apostoli (Ib. c. III)», e così di seguito percorre tutta la gerarchia dei santi.

Tutti i santi padri concordemente affermano che la Beata Vergine, per ciò che è grazia e gloria, va immensamente innanzi a tutti gli angeli, a tutti i santi, ai cherubini, ai serafini; che nessuna creatura insomma le è uguale e solo il creatore le sta al di sopra... «A tutti, eccetto Dio, voi siete superiore (Orat. de Laud. Virg.)», le dice a nome della Chiesa S. Efrem. E sant'Alberto Magno, bisticciando sul nome di mare, lasciò scritto: «Dio chiamò mare la riunione di tutte le acque: chiamò Maria la riunione di tutte le grazie (Homil. sup. Missus est)».

Anche S. Bonaventura deriva n nome di Maria dal mare, per l'abbondanza delle grazie messe e quasi radunate in lei da Dio. Maria è la radice di lesse sul cui fiore si posava lo spirito di Dio; spirito di sapienza, d'intelligenza, di consiglio, di forza, di scienza, di pietà, di timor di Dio. Ella può, dunque, appropriarsi quelle parole del Savio: «Io sono celebre come il cedro del Libano, come la palma di Cades, come le rose di Gerico. Crebbi come robusto olivo in mezzo a fertile campagna, come rigoglioso platano piantato presso le acque. Ho sparso l'odore del cinnamomo e del balsamo, ho svaporato l'odore della mirra; il mio profumo è quello del balsamo senza mistura. Ho disteso i miei rami come un terebinto, e i miei rami producono onore e grazia; ho, come la vite, gettato fiori di delicatissimo odore e i miei fiori portano frutti di gloria e di ricchezza. Io sono la madre del bell'amore; in me ogni grazia per conoscere la via della verità; venite a me, voi tutti che siete presi di amore per me e saziatevi dei miei frutti... 
Coloro che di me si nutrono, hanno sempre fame; quelli che di me bevono hanno sempre sete. Chi ascolta me non avrà mai da arrossire e quelli che operano per mezzo di me, non peccheranno. Coloro che m'illustrano, avranno la vita eterna. Ecco il libro della vita, l'alleanza dell'Altissimo e la conoscenza della verità» (Eccli. XXIV, 17-32).




23. MARIA È LUCE. - 

Gesù Cristo è il sole del mondo spirituale. Maria ne è la luna... Come è dolce il raggio della luna, così la luce che viene da Maria è per la sua mitezza e soavità la più confacente e adatta alle pupille inferme. La luna splende nella notte; Maria rischiara le tenebre di cui coprono il mondo l'eresia, l'idolatria, il peccato. Quando la luna arriva alla sua pienezza, allora brilla in tutto n suo splendore; Maria, piena di grazia e di virtù, spande una luce veramente fulgida e celeste... I padri nostri avevano la luna non solamente come emblema di purità, ma anche come principio di fecondità: Maria, concepita senza colpa, ha partorito il Verbo di Dio senza appannamento del suo candore verginale.

Ella si può chiamare, con la Sapienza, «un'emanazione, un riflesso dello splendore dell'Onnipotente Dio; candore della luce eterna, specchio tersissimo della maestà di Dio. Infatti è più bella del sole e di ogni costellazione; se si paragona alla luce, essa la supera» (Sap. VII, 25, 26, 29). Di lei ancora profetava Tobia quando disse: «Di sfolgorante luce apparirai cinta» (TOB. XIII, 13).

Un grande prodigio si mostrò nel cielo, dice l'Apocalisse; fu veduta una donna vestita di sole, la luna sotto i piedi, una corona di dodici stelle in capo (XII, 1). «A tutta ragione, commenta qui S. Bernardo, Maria ci viene rappresentata vestita di sole; poiché immersa nella luce inaccessibile di Dio, ella ha penetrato, più profondo di quanto l'uomo possa immaginare, l'infinito abisso della sapienza divina (Serm. sup. Signum magn.)». E in altro luogo il medesimo dottore chiama Maria «la nobile stella di Giacobbe, il cui raggio rischiara tutto il mondo, splende nei cieli, penetra negli inferni; circonda la terra e scalda le anime; avviva le virtù, incenerisce i vizi (Homil. II sup. Missus est)». S. Cirillo chiama la madre di Dio «Lampada inestinguibile» (De B. Virg.). 

S. Giovanni Damasceno la chiama «porta della vita, fonte di luce» (Orat. de Nativ. Virg.). Io vi saluto, o Vergine santa, esclama S. Epifanio, madre della luce eterna, di quella luce che nel cielo illumina la moltitudine degli angeli, riempie l'occhio incomprensibile dei serafini, dà al sole il suo splendido fuoco, fuga le tenebre del mondo e gl'inspira la fede nella Trinità; vi saluto, o madre di colui che disse: Io sono la luce del mondo; e poi ancora: lo che sono la luce venni nel mondo; io vi saluto, madre della luce che ascese al cielo e che rischiara il cielo e la terra. Maria ha i sette lumi dello Spirito Santo, che sono i suoi sette doni (Serm. de laud. Virg.). E Crisippo: Io vi saluto, sorgente della luce che illumina tutti gli uomini; vi saluto, aurora di quel sole che non conoscerà mai tramonto (Orat. in Deipar.).

Maria, dice S. Ildefonso, è vocabolo ebraico che significa Sterza del mare. Maria è la stella da cui partì il raggio che illumina il mondo intero. Avvicinatevi dunque a questa Vergine, lodatela e voi sarete illuminati; perché a lei andiamo debitori se la vera luce splende sul mare di questo secolo (Serm. I de Assumpt.). Perciò la Chiesa dà nelle litanie lauretane all'immacolata Donna n titolo di Stella Mattutina. Titolo già applicatole da S. Efrem il quale così la salutava: «Ave, stella del mattino, astro splendentissimo dal quale uscì Cristo» (Serm. de laud. Virg.).

Commentando quelle parole dei Cantici, «bella come il sole» (VI, 9), S. Pier Damiani dice: «Talmente luminoso è il sole, che eclissa in modo da non lasciarne scorgere vestigio, la luce degli astri e della luna; similmente Maria, aurora del vero sole di giustizia. Iddio risplende di questa luce inaccessibile e oscura lo splendore degli spiriti celesti; talmente che sono innanzi alla loro regina come se non fossero e il loro fulgore tace affatto in confronto a quello di Maria» (Serm. de Assumpt.). Maria è un sole splendente di meriti che sfolgora dovunque i raggi di sublimi esempi... «Maria, continua il medesimo santo, è opera scelta e singolare come il sole, perché siccome questo illumina esso solo il mondo tutto, così Maria rischiara essa sola, con ben più viva luce, gli angeli e gli uomini (Serm. de Assump.)». 

S. Fulgenzio osserva che «con dare alla luce il Verbo divino, Maria divenne come finestra del cielo, dalla quale Dio versò su tutti i secoli la vera luce (Serm. De laud. Virg.)».



24. PREROGATIVE DI MARIA. 

- Per concorde sentimento dei padri, quella donna che l'Apocalisse dice essere comparsa nel cielo come inusitata meteora, vestita di sole, poggiata su la luna e incoronata di stelle (Apoc. XI, 1), raffigura la Beata Vergine, nel cui diadema scintillano, secondo S. Bernardo, come altrettante stelle, dodici prerogative: 1° un singolare splendore della sua concezione immacolata...; 2° Il saluto fattole dall'angelo...; 3. la discesa dello Spirito Santo in lei...; 4° l'ineffabile concepimento del Verbo...; 5° l'essere stata la primizia delle vergini...; 6° l'essere divenuta feconda, rimanendo vergine...; 7° il non avere provato i travagli della gravidanza...; 8° l'avere partorito senza dolore...; 9° l'essere modello di pudore...; 10° esemplare di umiltà...; 11° esempio di magnanima fede...; 12° forma dei martiri di cuore (Serm. sup. Signum magnum).

«Glorioso privilegio della gloria di Maria, scrive S. Bonaventura, è di essere la più elevata in gloria, dopo Dio. Glorioso privilegio della gloria di Maria, è che quanto vi è di più bello, di più dolce, di più giocondo nella gloria, dopo Iddio, è Maria, è in Maria, è per Maria. 
Gloriosissimo privilegio della gloria di Maria, è che la nostra più grande gloria, la nostra più grande gioia, ci vengono, dopo Dio, da Maria (Specul. c. VII)». 
Ecco perché S. Bernardo esclama: «Dopo la visione di Dio, il sommo della gloria sta nel vedere voi, Maria» - Summa gloria est, o Maria, post Dominum, te videre (Serm. in Cantic.).

Anche nell'elezione divina, la madre non è stata separata dal figlio, dice Suarez (De B. Virg.). Essa è stata predestinata: 
1° ad essere la prima e la più perfetta delle opere di Dio; 
2° ad essere la forma di santità, su la quale Dio foggerebbe gli angeli, gli apostoli, i martiri, i vergini, i confessori, in generale tutti i santi; avendo Iddio predestinato Maria, predestinò per lei e dietro a lei tutti i santi...; 
3° a godere il privilegio di essere la più elevata in grazia, in gloria, in santità, in potenza, come destinata, fin dal principio dei secoli, ad essere la signora e la regina di tutte le creature; 
4° a divenire la primizia delle opere divine. Nei frutti eletti che altre volte si offrivano al Signore, si tenevano come a lui offerti e santificati tutti i frutti; così la terra offre a Dio la Vergine Maria come primizia della natura umana, affinché per mezzo di questa Vergine benedetta, tutti gli uomini e la natura intera in certo modo siano offerti a Dio, purificati e santificati.

«Molte donne cumularono tesori, ma voi le avete sopravanzate tutte» (Prov. XXXI, 29). 
Maria infatti di tanto supera tutte le creature, di quanto la luce del sole supera ogni altra luce. Al comparire del sole, tutti gli altri astri ammutoliscono quasi per rendergli omaggio; il suo splendore eclissa ogni altro fulgore. Così è di Maria... «Ella ha fatto, dice il Nazianzeno, tutte le sue azioni e ciascuna di loro in modo così perfetto, che una sola basterebbe a santificare tutti gli uomini (Serm. de Nativ.)».

«La Santissima Vergine, scrive S. Bernardo, che concepì, partorì ed allattò il Salvatore del mondo, gli stette continuamente ai fianchi; l'accompagnò in tutti i suoi passi; meglio che qualunque altro ne raccolse le parole e i fatti. 
Ella sola comprendeva le opere insigni del Salvatore, le stupende meraviglie della Sua predicazione, le sue parole forti e soavi, la sua severità divina contro il mondo corrotto ed orgoglioso, contro il peccato, contro il principe dell'inferno; ella sola fu testimonio assiduo di tutti questi fatti; essa li vide nel loro vero aspetto; ne studiò più attentamente il senso, lo comprese meglio e lo scolpì più profondamente nella memoria; ella impresse nello spirito degli apostoli e dei discepoli quello che aveva udito e veduto; loro comunicò fedelmente e trasfuse nell'intimo del cuore tutto ciò che sapeva del Verbo. 
Questo appunto vuole significare il Vangelo quando dice che Maria custodiva e confrontava nel suo cuore tutto quello che udiva e vedeva (Luc. II, 19). 
Ecco perché Salomone alludendo a lei; dice che sorpassò nell'accumulare tesori tutte le altre che si applicarono a questo (Prov. XXXI, 29). La madre del Figliuolo di Dio ebbe più di ogni altro l'intelligenza delle parabole, degli enimmi, delle cerimonie legali, delle azioni miracolose e delle parole del Redentore; essa le accolse con più salda fede, essa diede loro una più esatta e intelligibile spiegazione» (Serm. in Cant.).

«Iddio, dice S. Bonaventura, aveva preparato a Maria non solamente i più eccellenti doni del cielo, ma glieli aveva anche dati in tutta l'ampiezza e abbondanza possibile; di maniera che né angelo né uomo alcuno, per quanto santo, non giunse mai ad avvicinarsi alla copia sovrabbondante di beni che fu in Maria, secondo quelle parole: Molte figlie si arricchirono, ma tu le hai avanzate tutte. Coloro che Maria ha sorpassato, sono i santi e le intelligenze celesti. E come mai non avrà ricchezze incomparabili colei che è la prima e la più perfetta delle vergini, che è il modello dei confessori, che splende tra i martiri, come rosa tra i fiori, che è la guida degli apostoli, l'oracolo dei profeti, la figlia dei patriarchi, la regina degli angeli? Quali tesori e prerogative avranno tutti costoro, che siano mancate a lei? Ah, non solamente le ha tutte radunate in se stessa, ma di gran lunga le supera!» (Specul. c. Il).

Per il solo suo consenso a divenire madre di Dio, Maria ha meritato, secondo il parere di S. Bernardo, l'estinzione totale del fuoco della concupiscenza e del peccato. Ha meritato l'impero sul mondo, la pienezza di tutte le grazie, di tutte le virtù, di tutti i doveri, di tutte le beatitudini, di tutti i frutti dello Spirito, l'intelligenza di tutte le scienze e di tutte le lingue, il dono della profezia, la conoscenza degli spiriti, la scienza delle virtù (Serm. LI).

Secondo S. Bonaventura, sono sette i grandi privilegi dati da Dio alla vergine Maria (Spec. c. VI e VII): 
1° S. Cirillo la chiama «forma di Dio» - forma Dei. - 
2° Il medesimo dottore la chiama «perla dell'universo» (Homil. Cont. Nestor.). 
3° S. Giovanni Damasceno l’intitola «immagine vivente di Dio» (Orat. I de Nativ. Virg.). 
4° S. Bernardo vede in lei l'opera intorno alla quale lavorarono tutti i secoli e verso la quale tengono fissa la pupilla gli spiriti celesti, le anime trattenute nel limbo, i figli di Adamo già nati e quelli che hanno ancora da nascere (Serm. II de Pentec). 
5° S. Ignazio la chiama «celeste prodigio e spettacolo santissimo» (Epl. I ad Ioann. Apost.). 6° S. Giovanni Crisologo, l'esalta come «la riunione di tutto ciò che costituisce la santità» (Serm. CXL VI). 
7° Finalmente Esichio, vescovo di Gerusalemme, la chiama «compimento universale della Trinità» (Homil. II de S. Maria); perché lo Spirito Santo la coperse della sua ombra, il Padre la colmò dei suoi doni, il Figlio abitò nel suo seno.

Poiché Maria è così grande per prerogative e privilegi, crederemo noi di oltrepassare la misura nell'onorarla, non ci studieremo anzi di crescere sempre più nella sua divozione? Non faremo a lei più frequente ricorso?



25. PERFEZIONI DI MARIA. - 

I Padri della Chiesa esaltano a gara le perfezioni di Maria. Udite S. Ildefonso: Come quello che ha fatto Maria è di una perfezione inarrivabile ed è impossibile a lingua umana esprimere i doni ch'ella ha ricevuto, non vi è mente che possa comprendere o apprezzare la sua ricompensa e la sua gloria (Sermde Assumpt.). «O santa, e più santa di tutti i santi e tesoro perfetto di ogni santità», esclama S. Andrea Cretese (In Vita). Essa infatti è, secondo S. Bernardo, «la viola dell'umiltà, il giglio della castità, la rosa della carità, il decoro e la gioia del paradiso (In Deprec. ad B. Virg.)».

Dio le ha comunicato tutta la sapienza, tutte le virtù, tutte le perfezioni che poteva darle, benché Dio sia onnipotente! Maria adunque è un abisso di bontà, di umiltà, di castità, di bellezza, di grazia, in una parola, di ogni virtù. E un pelago di miracoli (Orat. I de Nativ.), secondo la frase del Damasceno; ed è senza paragone più gloriosa dei serafini - secondo l'espressione del Crisostomo (Orat. de B. Virg.).

«O Vergine santa, esclama S. Ildefonso, sono in voi tante prerogative, quante sono le stelle nel cielo (De laud. Virg.)». «Se attentamente consideriamo Maria, dice S. Girolamo, nulla troviamo in essa che non risplenda di candore, di virtù, di bellezza, di gloria; siccome il Signore, infinitamente ricco, si trova in lei con tutti i suoi tesori, dobbiamo dire che è la più ricca e la più splendida dopo Dio; né si allontana dal vero chi afferma che ella supera, per la sua natura, per le grazie ricevute, per le sue perfezioni, e per la sua gloria, di tratto quasi infinito gli angeli e i santi» (Epist.).

Maria è lo specchio in cui si vedono tutte le perfezioni. Molte ne ebbero i santi, ma nessuno le ebbe tutte in grado eminente. In questi risplendono di più le une; in quelli le altre; in Maria splendono tutte della medesima luce vivissima... Ella possedette in sommo grado la forza eroica dei martiri, la purità dei vergini, lo zelo degli apostoli, la pazienza dei confessori, l'austerità degli anacoreti, l'umiltà, la povertà, l'obbedienza dei religiosi. Quanto il cielo sovrasta alla terra, tanto le perfezioni di Maria superano le perfezioni di tutti gli angeli e di tutti i santi insieme uniti. Come il capo, sede del sentimento e della ragione, principio del movimento delle altre membra è a loro superiore e vale di più esso solo che non tutto insieme il rimanente del corpo; così Maria vince in perfezione gli angeli e i santi. Essa è la loro testa, essa tutto governa, tutto istruisce, tutto sostiene...

Gesù è la perfezione incarnata e generata; Maria è la perfezione che concepisce e che genera... Fin dall'istante del suo immacolato concepimento, Maria fu più perfetta di tutti i santi insieme considerati al termine della loro vita piena di virtù e di opere sante. Essendo vissuta settantadue anni, ed avendo in ciascun istante della sua esistenza duplicato le sue perfezioni, giunse a tal grado di santità, che Dio solo può conoscere e comprendere...

«La mia dimora, dice ella medesima per bocca del Savio, è nella pienezza delle perfezioni di tutti i santi» (Eccli. XXIV, 16). 
Infatti, Maria ebbe:  la fede dei patriarchi, l'ispirazione dei profeti, lo zelo degli apostoli, la costanza dei martiri, la sobrietà dei confessori, la castità dei vergini, la fecondità delle spose, la purità degli angeli, la carità dei serafini. Maria possiede tutte le qualità e tutte le grazie che ciascun santo e tutti i santi insieme possedettero; e sono in essa non come uno o più fiumi, ma come un oceano... 
 Avendo Maria avuto la pienezza delle virtù di tutti i santi, per conseguenza ne deve pure avere la pienezza della gloria, di modo che vince in splendore, magnificenza e ricchezza la gloria di tutti i santi uniti insieme. Ma notate, dice S. Bonaventura (Speculo B. V.), che non solamente è in Maria la pienezza della gloria di tutti i santi, ma tutti i santi sono nella pienezza di Maria. Infatti la pienezza delle perfezioni di Maria, come già abbiamo notato altrove, comincia dal punto in cui termina la perfezione dei santi, si aumenta e non si arresta se non presso a Dio.

Maria è paragonata nella Scrittura al cedro del Libano
Ora: 1° il cedro cresce nei monti; Maria abita la vetta delle perfezioni. 
2° Il cedro s'innalza sempre diritto a grandissima altezza; Maria va diritto dalla terra al cielo.. 3° Il cedro è robusto e vigoroso; Maria è la forza e la vigoria personificata. 
4° Il cedro è incorruttibile; Maria è immacolata e senza neo. 
5° Il cedro è come immortale; Maria è immortale in tutto. 
6° Il cedro è odorifero; Maria empie il cielo e la terra del soave olezzo delle sue virtù. 
7° Il legno del cedro serve a uso di rimedio; Maria guarisce ogni sorta d'infermità e rende perfino la vita ai morti...

Maria è paragonata all'ulivo, perché: 1° l'ulivo è sempre verde; Maria è sempre vestita dei più ricchi e preziosi ornamenti delle virtù... 
2° L'ulivo è simbolo della misericordia; ora chi più misericordiosa di colei che è chiamata madre di misericordia? 
3° L'ulivo è simbolo della pace; e la pace viene a noi per mezzo di Maria, così abbondante come le acque di un fiume regale: chi possiede Maria, possiede la pace. 
4° L'ulivo è emblema di vittoria; per mezzo di Maria noi trionfiamo dei nostri nemici. 
5° L'ulivo è figura della dolcezza e della gioia; Maria è la madre amabile per la sua dolcezza, è la sorgente della vera gioia all'anima nostra. 
6° L'ulivo è segnale della speranza; in Maria poggia la speranza dei cristiani. 
7° L'ulivo rappresenta la forza, la saggezza, la castità; Maria possiede tutte queste virtù in grado quasi infinito e le procura a colui che gliele dimanda...

La Beata Vergine è ancora rassomigliata al cipresso, alla palma, alle rose di Gerico, al platano, al cinnamomo, alla mirra: perché il cipresso, simboleggia la rettitudine; la palma, la vittoria; la rosa, 1'olezzo della virtù; il cinnamomo, il profumo dei buoni esempi; la mirra, la mortificazione e la penitenza; il platano fornisce all'uomo la freschezza della sua ombra... Chi non vede come questi paragoni convengano mirabilmente a Maria?.. 

Per le creature, le virtù, le perfezioni della Vergine-Madre sono senza numero, senza peso e senza misura; Dio solo può numerarle, pesarle, misurarle.



26. MARIA PARAGONATA ALL'ARCA DI NOÈ E ALL'ARCA DELL'ALLEANZA.  

L'arca salvò dal diluvio Noè con la sua famiglia ed in essa il genere umana; Maria ha salvata il genere umano per mezzo di Gesù Cristo... L'arca di Noè galleggiava su quelle onde medesime in cui andava naufrago il mondo; Maria non fu mai toccata dalle acque limacciose della concupiscenza e del peccato... Quelli che si rifugiarono nell'arca di Noè furono scampati dalla morte; quelli che si rifugiano a Maria, non affogano nel diluvio delle passioni... il mondo fu ripopolato dalle persone rifugiate nell'arca; il paradiso è abitato dai fedeli servi di Maria...

«Il tempio di Dio venne aperto nei cieli, dice S. Giovanni nell'Apocalisse, e fu veduta in questo tempio l'arca dell'alleanza» (Apoc.. XI, 19). L'arca dell'alleanza veduta nel tempio di Dio è Maria... la quale ha con l'arca dell'alleanza, questi tratti di somiglianza: 

1° L'arca dell'alleanza era formata di un legno incorruttibile; Maria non fu mai tocca da corruzione di peccato... 
2° L'arca era tutta coperta al di dentro di lamine d'oro; Maria è interiormente tutt'oro purissimo, secondo la frase del Salmista: «Tutta la gloria della figlia del re viene dall'anima sua» (Psalm. XLIV, 13). 
3° Su l'arca si stendeva il propiziatorio; Maria è il rifugio di tutti, si porge propizia a chiunque l'invoca... 
4° Due cherubini coprivano con le loro ali l'arca; i cori degli angeli, fanno corona e sgabello e padiglione a Maria... 
5° Nell'arca conservavasi le tavole della legge; Maria è la legge vivente... 
6° Nell'arca stava riposta la verga fiorita di Aronne; e Maria ha generato il fiore di Iesse, il Salvatore del mondo. 
7° Nell'arca si conservava una porzione di manna; Maria è la madre, la custode del vero pane di vita, Gesù Cristo..

Anche S. Ambrogio esprime i punti di somiglianza tra l'arca dell'alleanza e la Beata Vergine Maria. 
L'arca, dice, conteneva le tavole della legge; Maria ha dato ricetto nel suo seno all'erede del Testamento. 
L'arca portava la legge, Maria portava il Vangelo.. 
Nell'arca si faceva intendere la voce di Dio; Maria ci ha data la parola e il Verbo di Dio. 
L'arca splendeva di oro purissimo; Maria splendeva all'interno e all'esterno dello splendore della verginità. 
Ma l'oro che ornava l'arca era cavato dalle viscere della terra, mentre l'oro di cui splendeva Maria, era tutto cavato dalle miniere del cielo.. Con ragione perciò la Chiesa invoca Maria sotto il titolo di Arca dell'alleanza: - Foederis arca (Homil. XIII).

«Quando voi vedrete l'arca dell'alleanza del Signore vostro Dio, disse Giosuè al popolo ebreo, levatevi e seguitela» (IOSUE. III, 3). Alla vista di Maria è nostro debito inchinarla, onorarla, testimoniarle il nostro rispetto e camminare su le sue vestigia. 
«Come vide l'arca, cantava il Salmista, il mare fuggì e si arrestò il Giordano» (Psalm. XIII, 3): la presenza di Maria mette in fuga i demoni, spaventa l'inferno... 
-Al Comparire dell'arca, le mura di Gerico si sfasciarono; al mostrarsi di Maria, le catene dei peccatori si spezzano... 
-L'arca rendeva vincitore il popolo di Dio; Maria ci assicura la vittoria su tutti i nostri nemici... -Oza toccò imprudentemente l'arca e cadde morto; chi disprezza Maria, vive e muore da miserabile... 
-Collocata nella casa di Obededom, l'arca le apportò fortuna; chi accoglie Maria, è ricolmo di grazie e di favori.



27. MARIA PARAGONATA AL VELLO DI GEDEONE. - 

Il vello di Gedeone ci presenta un altro simbolo di Maria e la rugiada che nel silenzio della notte lo bagna, indica la discesa del Verbo nelle caste viscere della santissima Vergine: incarnazione che, come la rugiada si compì nel segreto, in mezzo alla calma della solitudine, mediante la casta operazione del cielo, che produsse la fecondità e la vita, senza menomare l'illibata verginità di Maria, e senza cagionarle i dolori del parto. 

Il vello di Gedeone è il seno di Maria; l'umanità di Gesù Cristo, concepita in questo seno verginale e alla quale si unì ipostaticamente il Verbo, si può paragonare ad una rugiada celeste. Questa è la ragione per cui S. Ambrogio, S. Efrem ed altri padri invocano la Beata Vergine sotto il titolo di Vello di Gedeone. 

«Molto a proposito, dice S. Ambrogio, Maria è paragonata al vello di Gedeone; perché ella concepì il Signore in un modo che lo ricevette e ne fu tutta imbevuta come di soave rugiada, senza che la verginità sua ne abbia patito nessun danno» (Homil. XV). «Considerate il pensiero di Dio, scrive S. Bernardo, ravvisate il disegno della sua sapienza e del suo amore: prima d'inumidire tutta l'atmosfera, comincia col coprire di rugiada il vello; prima di riscattare il genere umano, ha messo tutto il prezzo di questa redenzione in Maria (In Lib. Iudic.).




28. MARIA PARAGONATA AL PARADISO TERRESTRE. - 

«Io ho detto: innaffierò il giardino delle mie frutta, bagnerò l'erba dei miei prati» (Eccli. XXIV, 42). Questo giardino è Maria... Chi l'innaffia è Dio... L'acqua di cui si serve, è la grazia che fu versata a torrenti in Maria.

Scrive l'abate Ruperto: «Ecco qua un nuovo giardino, un nuovo paradiso, nuove piantagioni fatte da colui che in altri tempi creò il paradiso terrestre. 

L'antico paradiso era terrestre; il nuovo che è Maria, è un paradiso celeste; uno solo però e il medesimo ne è il giardiniere, cioè Dio. 

Nell'Eden antico, collocò l'uomo che aveva creato; nel nuovo forma l'umanità di Colui che vive in lui da tutta l'eternità. 

Dal suolo del paradiso terrestre, Dio ha fatto sorgere ogni sorta di piante belle a vedersi e di frutti squisitissimi al gusto, vi ha posto nel mezzo l'albero della vita; benedisse quella terra e quelli che l'abitavano; Maria produce in abbondanza i deliziosi frutti delle virtù; essa è l'albero della vita, il cui frutto è Gesù incarnato nel quale sono benedette tutte le generazioni. 

Dal delizioso soggiorno dell'Eden, scaturiva una sorgente che dividendosi in quattro fiumi, lo irrigava tutto; da Maria, secondo paradiso, scaturì il fiume di cui parla il Salmista: Un fiume di gioia ha inondato la città di Dio, vero santuario dell'Altissimo (Psalm. XLV, 4). Questo fiume è Gesù Cristo che inonda di delizie Maria, vera città di Dio, vero santuario dell'Altissimo. Questo fiume si divide in quattro correnti per irrigare, fecondare, vivificare per mezzo di Maria, l'oriente, l'Occidente, il settentrione, il mezzogiorno. 

Con ragione dunque la Beata Vergine è chiamata da S. Gerolamo, da S. Pier Damiani e da altri dottori, infine dalla Chiesa medesima, Paradiso di delizie, che Dio ha riempito di tutte le ricchezze della grazia. Maria è un giardino nel quale Dio ha posto i più bei fiori e i più delicati frutti di tutte le virtù» (Lib. IV in Cantic.). 

Perdendo l'Eden, l'uomo ha perduto il paradiso celeste; per mezzo di Maria, secondo e nuovo Eden, rientra in possesso di quello che aveva perduto.




29. AMORE DI MARIA. - 

Per quell'ardentissimo amore che le infiammava la mente e il cuore, Maria sospirava dì e notte la redenzione degli uomini e la venuta del Messia. Per affrettare questa grazia delle grazie, ella non cessava mai di pregare, finché la ottenne. 

Voi avete trovato, o Maria, quello che cercavate, le dice S. Bernardo; voi avete ottenuto quello che nessuno aveva potuto ottenere prima di voi; voi avete trovato grazia presso Dio! e quale grazia? la pace dell'uomo con Dio, la distruzione della morte, la riparazione della vita (Homil. III sup. Missus est).

Maria afferma di sé, nei Cantici, che il suo diletto è tutto di lei, ed ella è tutta del suo diletto (Cant. II, 16); infatti, dice S. Ildefonso, «lo Spirito Santo si unisce e congiunge a Maria come il fuoco al ferro, e l'infiamma, la consuma, la trasforma in suo amore, talmente che altro più non si vede in lei se non le fiamme ardenti dello Spirito Santo ed altro ella non sente fuorché l'incendio dell'amore divino» (Serm. I de Assumpt.). 
Perciò la Chiesa applica alla Vergine Maria quelle parole della Sapienza: «Io sono la madre del bell'amore» (Eccli, XXIV, 24); e sotto questo grazioso titolo l'invoca.

L'amore di Maria verso Dio, supera quello degli angeli, dei cherubini, dei serafini... Oceano di carità e di amore è il suo cuore... Dio non ha giammai amato creatura nessuna, né tutte le creature insieme, di quell'amore con cui amò Maria; ma né creatura alcuna, né tutte le creature insieme non hanno mai amato Dio al pari di Maria. Essendo Maria padre e madre ad un tempo di Gesù, questi l'ha amata senza riservama appartenendo Gesù tutto interamente a Maria, anche questa ebbe per lui un amore senza pari... Il suo figlio apparteneva tutto a lei, ed essa apparteneva tutta al figliuol suo.



30. SAPIENZA DI MARIA. 

Eva, ingannata dalla sua insipienza, si lasciò trascinare a perdere il mondo; Maria, fatta prudente dalla sua saggezza, meritò di cooperare a ristorarlo e salvarlo... 
Eva fu spina avvelenata che punse Adamo, ne cagionò la morte e inoculò il veleno del peccato nelle viscere del genere umano; Maria, Vergine prudentissima e Sede della sapienza, come l'invoca la Chiesa , schiacciando la testa al serpente, gli fece rivomitare il veleno e preparò il rimedio per guarire la mortale ferita. 
Eva ci, ha trafitti lasciandoci nel cuore la lama; Maria ce l'ha strappata. 
Eva ascoltò il serpente e introdusse la morte nel mondo; Maria ascoltò l'angelo e ci ha ridonato la vita. 
Dando ascolto alla voce del serpente, Eva aprì l'adito del suo cuore al demonio; consentendo alle parola di Gabriele, Maria ricevette nel suo seno Gesù Cristo. 
Eva mangiò il frutto della morte e trasmise nel sangue dei suoi discendenti la morte; Maria si nutrì del frutto di vita e per mezzo di lei la vita tornò a circolare nelle vene degli uomini. 
La stoltezza di Eva rovinò ogni cosa; la sapienza di Maria ha riparato tutto.

«La malizia non riesce a vincere la sapienza», dice il Savio (Sap. VII, 30); e S. Bernardo fa questo commento: 
La malizia del serpente vinse e prostrò Adamo ed Eva, divenuti insipienti; ma Gesù e Maria arrestarono con la loro sapienza i disastrosi effetti dell'insensatezza dei nostri progenitori e della malizia del demonio. 
Che cosa dici mai, Adamo? La donna che mi avete dato a compagna mi porse del frutto di quell'albero ed io ne ho mangiato. Queste sono parole di malizia, le quali non diminuiscono, ma aggravano il vostro torto. Ma buon per voi che Eva è surrogata da un'altra donna, altrettanto più saggia, quanto quella fu più insensata; tanto più umile, quanto quella fu più orgogliosa. 
Piena di sapienza, ella ti porge, invece del frutto di morte, il frutto di vita; invece di un nutrimento amaro ed avvelenato, ti offre la dolcezza di un cibo eterna. Cambia dunque, o Adamo, le parole della tua colpevole scusa in parole di ringraziamento e di': La donna che mi avete dato, mi ha offerto il frutto dell'albero di vita, io ne ho mangiato e l'ho trovato più dolce del miele, perché per mezzo di esso mi avete dato la vita... La malizia del serpente ha ingannato Eva l'insensata... ma là appunto dove questa malizia parve vincere per un tempo, è stata vinta per l'eternità; perché la sapienza di Maria influisce su la nostr'anima e sul nostro corpo, affinché divenuti insensati per causa di una donna, diventiamo saggi per mezzo di un'altra donna (Homil. III sup. Missus).

Possiamo dire della Vergine Maria, che per la sapienza di lei ci furono aperti i tesori della grazia, ed essa sarà la vita e la grazia dell'anima nostra (Prov. III, 20, 22). Colei che doveva essere la madre della Sapienza increata, non poteva essere che sapienza e prudenza...



ROSA TRENTAQUATTRESIMA




ROSA TRENTAQUATTRESIMA

[105] Come si potrà degnamente narrare le vittorie riportate da Simone, conte di Montfort, sugli Albigesi, con l'aiuto e la protezione della Madonna del Rosario? Furono talmente famose che il mondo non ne conobbe mai di simili.
Una volta con 500 uomini egli sfidò diecimila eretici e vinse; un'altra volta con trenta ne abbatté tremila; un'altra volta ancora con ottocento cavalieri e mille fanti sbaragliò l'armata del re d'Aragona, forte di centomila uomini, perdendo egli solo un cavaliere e otto soldati.

[106] E da quali pericoli la Vergine non liberò Alano de l'Anvallay, cavaliere bretone intrepido combattente per la fede contro gli Albigesi! Un giorno, mentre i nemici l'avevano circondato da ogni parte, la Madonna scagliò contro essi centocinquanta pietre e lo liberò dalle loro mani. In altra circostanza, mentre il suo vascello che faceva acqua stava per affondare, la divina Madre fece emergere dalle acque centocinquanta scogli, valicando i quali egli poté salvarsi e rientrare in Bretagna. A perpetuo ricordo di questi miracoli ottenuti dalla Vergine grazie al Rosario che recitava ogni giorno egli fece edificare un convento in Dinan per i religiosi del nuovo Ordine di san Domenico; in seguito si fece religioso e morì santamente ad Orléans.

[107] Otero, anch'egli soldato bretone di Vaucouleurs, mise più volte in fuga intere compagnie di eretici e di ladri semplicemente col tenere appesa al braccio o all'elsa della spada il rosario. I suoi stessi nemici, dopo le sconfitte subite, gli confessavano d'aver visto la sua spada splendere di viva luce; anzi una volta videro lo stesso Otero ben protetto da uno scudo sul quale risaltavano le immagini di Gesù, della Madonna e di Santi e che lo rendeva invisibile e gli dava forza nel combattimento. Un giorno, con dieci compagnie fece fronte a ventimila eretici senza che alcuno dei suoi soldati andasse perso. E tale fatto impressionò assai il comandante dell'armata eretica tanto che si recò a far visita a Otero, abiurò l'eresia e dichiarò che nella mischia l'aveva visto coperto d'armatura di fuoco.

Nel santo Rosario -come nell'Eucaristia- la sintesi di tutti i misteri

I Tesori di Cornelio A Lapide: MARIA: 1. Maria è stata predestinata da Dio, da tutta l'eternità. 2. Maria è la causa della creazione e della conservazione del mondo. 3. Maria è il capolavoro di Dio. 4. Maria immacolata nella sua concezione. 5. Maria non ha mai commesso nessun peccato. 6. Natività di Maria. 7. Il nome di Maria. 8. Annunciazione e incarnazione. 9. Maria vergine e madre. 10. Maria è madre di Dio.

I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Maria (I)
1. Maria è stata predestinata da Dio, da tutta l'eternità.  
2. Maria è la causa della creazione e della conservazione del mondo.  
3. Maria è il capolavoro di Dio.  
4. Maria immacolata nella sua concezione.  
5. Maria non ha mai commesso nessun peccato.  
6. Natività di Maria.  
7. Il nome di Maria.  
8. Annunciazione e incarnazione.  
9. Maria vergine e madre.  
10. Maria è madre di Dio.




1. MARIA È STATA PREDESTINATA DA DIO, DA TUTTA L'ETERNITÀ. 

- «Dall'eternità io sono stata scelta e consecrata, prima che la terra fosse» (Prov. VIII, 23). La Chiesa, i padri, i dottori, applicano alla Beata, Vergine Maria queste parole per questi motivi:

1° Maria è stata prescelta da tutta l'eternità, perché ella è un'opera divina, l'opera non di un'ora, di un mese, di un anno, di un secolo, ma di tutti i secoli. Dio l’ha scelta ab aeterno e l’annunzia con tipi, figure, simboli, fatti profetici. Così, per esempio, ne ha predetto la verginità, nella verginità degli angeli; la carità, nell'ardore dei serafini; la sapienza, nello splendore dei cherubini; la purità, nel candore del firmamento; la maestà, nel fulgore degli astri e delle stelle; la bellezza, nel verde dei prati; l'abbondanza delle virtù, nella fecondità degli alberi fruttiferi. Tutte le virtù di tutti i santi non sono che l'ombra delle virtù di Maria; tutte le loro perfezioni non presentano che un saggio, un abbozzo di quelle con cui Dio l'ornò. Ecco perché S. Bernardo la chiama: «Il grande affare di tutti i secoli» (Serm. II de Pentec.); ecco perché fu scelta e predestinata da Dio a regina del cielo e della terra, degli angeli e degli uomini.

2° Maria è stata scelta da tutta l'eternità perché fosse il mistico sacerdote che offerisse a Dio, per la redenzione del genere umano, il prezzo di salute, Cristo Gesù suo figlio, in olocausto e vittima di espiazione..

3° Maria è stata scelta per essere proposta come il più bello, il più perfetto modello di tutti i pensieri, di tutte le parole, di tutte le azioni sante...

4° Maria fu scelta perché desse ordinamento alla Chiesa intera: perciò nel Cantico le si dà nome di «esercito schierato in ordine di battaglia» (Cant. VI, 9). Ella orna e dispone le schiere dei santi, istruendole a vincere i demoni, il mondo, la carne e ogni sorta di passioni...

5° Maria fu predestinata ad essere unita con vincoli di parentela alla Santissima Trinità, perché essa diede alla luce Gesù Cristo, figlio di Dio Padre; ed è Sposa dello Spirito Santo. In forza dell'azione divina di questa terza persona della Trinità, senza la partecipazione dell'uomo e rimanendo vergine essa concepì e partorì Gesù Cristo. Essa è la figlia del Padre, la madre del Figlio, la Sposa dello Spirito Santo.

6° Maria fu scelta e predestinata per unire l'uomo a Dio, sia mettendo al mondo Gesù Cristo Dio e uomo, sia riconciliando, per mezzo di Gesù Cristo, Dio con gli uomini e gli uomini con Dio. Perciò tutti i secoli, tutte le generazioni e le genti desiderarono di vedere la concezione immacolata e la natività della Vergine Maria, e secondo la frase del Damasceno tutte le età si disputavano la gloria di vederla nascere (De LaudVirgin.).

O Vergine senza macchia e tutta santa, voi siete dunque stata scelta e predestinata ancor prima della creazione. L'uomo schiacciato sotto il peso della colpa, incerto della sua salute, affogato nell'afflizione e abbandonato da tutti, ha levato a voi lo sguardo e la speranza sua affinché in voi e per voi il reo trovasse grazia; l'afflitto, conforto; l'abbandonato, rifugio; l'insensato, sapienza; il peccatore, giustificazione; il giusto, perseveranza. Maria è la vera città di rifugio, il sicuro porto dei naufraghi, il soccorso di tutti quelli che in lei pongono la loro fiducia. Essa è la sorgente che scaturisce dalla più alta montagna e il cui getto è molto più copioso di tutte le fonti delle colline, poiché per arrivare alla concezione del Verbo ella ha innalzato, scrive S. Gregorio, i suoi meriti al di sopra di quelli di tutti i cori angelici, fino al trono della divinità (In lib. Reg. c. 1). Ecco perché fu concepita nello spirito di Dio e predestinata da tutta l'eternità, prima della formazione dei monti e delle colline.

«Quando Iddio preparava i cieli io era presente» (Prov. VIII, 27), fa dire la Chiesa a Maria. La Santa Vergine era davanti a Dio quando creava i cieli e ordinava il firmamento; poiché quanto di bello formava Dio nell'universo, tutto disponeva affinché figurasse in Maria la quale doveva essere il cielo vivente, in cui doveva dimorare corporalmente la pienezza della divinità. «Quegli che aveva fatto e librato in alto il firmamento, oggi, dice S. Giovanni Damasceno trattando della natività di Maria, ha fatto di una creatura terrestre il cielo su la terra. E questo cielo della terra, mostra ben più marcata l'impronta della divinità che non quell’altro; poiché quel Dio medesimo che aveva creato il sole e l'aveva collocato nel firmamento, nacque sole di giustizia in questo cielo della terra (Orat. de Nativ. Virg.)».

«Con lui (Dio) ero io dando assetto a tutte le cose e mio dilettò era scherzare dinanzi a lui continuamente nell’universo» (Prov. VIII, 30-31). Anche queste parole si applicano alla Vergine Maria, in questo senso che la sapienza di Dio si compiacque annunziarcela in figure, simboleggiata in Eva, nell'arca di Noè, nell’arca dell'alleanza, nella verga rinverdita di Aronne, nel roveto ardente, e simili... Maria è la madre dell'eterna Sapienza che in lei ha preso corpo. Gesù è la Sapienza incarnata discesa in terra; Maria è la Sapienza, nella quale Gesù Cristo s'incarna e dalla quale nasce. Perciò, come Gesù Cristo è chiamato da S. Paolo il primogenito di ogni creatura, così anche Maria è chiamata colei che nacque la prima: perché fu predestinata da Dio innanzi a tutte le creature. Gesù è il primogenito dei predestinati, dicono la Scrittura e i teologi; Maria è anch'essa la prima predestinata. Gesù Cristo e la sua incarnazione furono stabiliti da tutta l'eternità e così pure da tutta l'eternità furono decretate la concezione e la nascita di Maria.

«Io uscii dalla bocca dell'Altissimo, nacqui innanzi a tutte le creature» (Eccli. XXIV, 5). Queste frasi si applicano a Maria, perché: 1° Da tutta l'eternità la Beata Vergine Maria fu predestinata a tenere il primato fra le opere di Dio, cioè fra tutte le creature... 2° Ella fu il modello di santità sul quale Dio avrebbe formato gli angeli, gli apostoli, i martiri, i confessori, le vergini, in una parola i santi tutti. Come Dio concepì e predestinò nella sua mente la Beata Vergine, così predestinò in essa e per essa tutti gli eletti... 3° Da tutta l'eternità, Dio ha decretato a Maria il primato della grazia e della gloria, della santità e del comando; perché l'ha destinata ad essere la prima delle creature e a diventare la padrona e la regina... 4° Dio l'ha fatta come la primizia delle opere sue. Vi era l'usanza di offrire al Signore le primizie dei frutti della terra, come simbolo dell'offerta e della consecrazione che gli si faceva di tutto il rimanente; così la creazione offrì a Dio la Beata Vergine, come le primizie della natura umana, simbolo dell'offerta della purificazione, della santificazione degli uomini e della natura tutta. Perciò Ruperto abate pone su la lingua di Maria queste parole: «Prima che nascessi, già era presente a Dio; prima che esistessi, già mi conosceva. Egli mi ha scelta innanzi alla fondazione del mondo, perché fossi in sua presenza santa ed immacolata nella carità. Se le delizie di Dio sono nello starsene tra i figli degli uomini, quanto più gli sarà gradita stanza quest'ancella del Signore, meraviglia di tutti i figli degli uomini?» (De Beata Virg.). Ecco la ragione per cui S. Giovanni Damasceno chiama la Vergine Maria «abisso ed arsenale di miracoli (Serm. I de Nativ. B. Virg.)».


2. MARIA È LA CAUSA DELLA CREAZIONE E DELLA CONSERVAZIONE DEL MONDO. 

- La creazione fu decretata ed ebbe luogo per la giustificazione e la glorificazione dei santi, in Gesù Cristo, per Maria, poiché l'ordine della natura fu istituito per l'ordine della grazia. Ora, siccome la Vergine Santissima è la madre di Gesù Cristo, è anche il mezzo della nostra redenzione e di tutto l'ordine della grazia; ella è per conseguenza la causa finale della creazione del mondo. Lo scopo dell'universo è Gesù Cristo, la sua Madre, i santi; il che vuol dire che il mondo è stato fatto affinché i santi siano colmati di grazie quaggiù e arrivino al cielo della gloria per Gesù Cristo e per Maria. Ora, benché Gesù e la benedetta sua Madre non formino che una parte della creazione e a lei siano posteriori come causa materiale, l'hanno però preceduta come causa finale.

Ne segue perciò che vi è una reciproca relazione tra la creazione dell'universo e la natività di Gesù Cristo e della Santa Vergine. Dio non volle che Gesù e Maria nascessero altrove che su la terra; così pure non volle che l'universo esistesse senza Gesù Cristo e la Beata Vergine; o piuttosto egli lo ha creato in riguardo a loro. Egli ha tutto disposto affinché l'universo si riferisse a Gesù, a Maria all'ordine della grazia, come a proprio compimento e fine. Gesù e Maria sono dunque la causa finale della creazione. Ne sono ancora la causa formale, cioè l'idea ed il modello; perché l'ordine della grazia, nel quale Gesù e Maria tengono il primo luogo, è l'esemplare ed il modello sul quale Dio foggiò e dispose l'ordine della natura.

Per l'amor di Dio verso la Beata Vergine, non solamente il mondo fu creato ed abbellito, ma per riguardo di lei è ancora sostenuto e conservato. Già la terra si sarebbe sprofondata sotto il peso delle innumerevoli colpe dei peccatori, se la gloriosa Vergine non l'avesse per sua bontà e clemenza preservata dall'eccidio, pregando per il genere umano. «Per lei il mondo è stato fatto, dice S. Bernardo, per lei è salvato dalla rovina» (De Beata Virg.). «In virtù della vostra protezione, o Vergine Santissima, dice S. Bonaventura, persiste questo mondo che voi avete creato dal principio d'accordo con Dio (De Laud. Virgin.)». Sì, per Gesù e per Maria fu fatto ed è conservato il mando; perché molto più nobile e più grande di tutto il mondo è Maria; essa ne forma il decoro e la bellezza.


3. MARIA È IL CAPOLAVORO DI DIO. - «O Signore, pregava il profeta Abacuc, compite l'opera vostra nel mezzo degli anni. Nel mezzo delle età voi la farete manifesta; e nei giorni della vostra collera vi ricorderete della vostra misericordia» (HABAC. III, 2). Quest'opera, l'opera di Dio per eccellenza, che il profeta scongiura il Signore di presto manifestare al mondo, è per una parte Gesù, per l'altra Maria, perché da loro e per loro vide il mondo l'opera sublime dell'incarnazione a cui mirava il profeta, affrettando il giorno della misericordia.

Dio non ha che un figlio e non può averne parecchi, perché generando quest'Unigenito gli ha comunicato tutta la sua sostanza. Il medesimo si deve dire di Maria. Maria sarà eternamente la sola madre di Dio il quale non può avere due madri. Un solo figlio, una sola madre, Dio non ha mai fatto, né potrà mai fare una creatura ugualmente perfetta. Maria mai non ebbe, né mai avrà chi l'uguagli; eccetto il Verbo incarnato. Dio, secondo S. Tommaso, nulla può fare che vinca in nobiltà e perfezione e grandezza Maria, in quanto essa è madre di Dio (1.a, 1.ae, q. XXV, art. 8). Maria è tale capolavoro di Dio che possiamo dire che Dio, nel formarlo, diede fondo ai tesori tutti della sua sapienza e potenza (August. de Civit. Dei). Di maniera che, parlando della Beata Vergine, possiamo rivolgere a Dio quelle frasi che Dio medesimo già volse all'oceano: «Fin qua ti spingerai e non più oltre» (IOB. XXVIII, 11). S. Bernardo chiama Maria la magnificenza di Dio (Tom. I, Concil. LXI, art. VI, c. 4); ed essa medesima è costretta nella sua umiltà: ad esclamare: «Colui che è potente, ha fatto in me grandi cose; ha dato prova della fortezza del suo braccio» (Luc. I, 49, 51).

A differenza di noi che tutto dobbiamo a Dio, senza che Dio debba nulla a noi, Maria mentre è debitrice di Dio ne è anche creditrice; infatti Gesù Cristo ha ricevuto la sua umanità tutt'intera da Maria e tutto ciò che egli ha come uomo, lo deve alla madre sua. Per la sua concezione e la sua nascita, Gesù Cristo, Dio e uomo, è divenuto il debitore di Maria e a lei più deve che non gli altri figli alla madre loro, perché ella riunisce in sé la qualità di padre e di madre. Gesù Cristo come uomo, è tenuto ad adempiere verso la madre sua il precetto della legge: «Onora il padre e la madre». E questo egli fece perfettamente, rendendo perfino a S. Giuseppe il dovere di figlio assicurandoci l'Evangelista, che stava pienamente sottomesso ai loro ordini (Luc. II, 51). «Che più? per bocca di Salomone Gesù Cristo promette all'augusta madre di concederle quanto le dimandi, non essendo gli permesso negarle nessuna cosa (III Reg. II, 20).


4. MARIA IMMACOLATA NELLA SUA CONCEZIONE. 

- Questo dogma fu definito dal pontefice Pio IX, nella sua Bolla dogmatica Ineffabilis in data del dì 8 Dicembre 1854: «Pieni di confidenza in Dio e persuasi che sia giunto il tempo opportuno per definire l'Immacolata Concezione della Santissima Vergine Maria, madre di Dio; che e gli oracoli divini e la veneranda tradizione e il perpetuo sentimento della Chiesa e l'ammirabile accordo dei Vescovi e dei popoli cattolici e gli atti memorandi dei nostri Predecessori dichiarano e illustrano di splendidissima luce dopo aver ogni cosa con diligentissima attenzione ponderata e discussa e sollecitato Dio con assidue e fervidissime preghiere, Ci parve di non dovere indugiare più oltre a sanzionare e definire col Nostro supremo giudizio l'Immacolato Concepimento della Vergine e così far paghi i piissimi desideri dell'orbe cattolico, soddisfare alla nostra divozione verso la Beata Vergine ed in essa onorare sempre di più l'Unigenito suo Figlio, Signor nostro Gesù Cristo, poiché ad onore e lode del Figlio ridonda quanto si fa ad esaltazione della madre.

«Perciò, innalzate a Dio Padre, per mezzo del Figliuol suo, private e pubbliche preghiere, fatte nell'umiltà e nel digiuno, implorata l'assistenza di tutta la corte celeste, invocato con gemiti lo Spirito consolatore e da lui inspirati, Noi, ad onore della Santa ed Individua Trinità, a gloria della Vergine Madre di Dio, ad esaltazione della fede cattolica, ad incremento della cristiana religione per l'autorità del Signor nostro Gesù Cristo, dei Beati Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dichiariamo, pronunziamo e definiamo che la dottrina, la quale insegna che la Beatissima Vergine Maria fu, dal primo istante della sua Concezione, per grazia speciale e privilegio singolarissimo di Dio onnipotente, in riguardo ai meriti di Cristo Gesù Salvatore dell'uman genere, preservata immune da ogni neo di colpa originale è di rivelazione divina e che per conseguenza ha da essere fermamente e costantemente creduta da tutti i fedeli. 

Che se alcuno, tolga il cielo! ardirà d'ora innanzi pensare in cuor suo diversamente da ciò che da Noi fu definito, sappia che condannato per suo proprio giudizio ha fatto naufragio dalla fede e si è staccato dall'unità della Chiesa; e che di più incorrerà pel suo fatto nelle pene stabilite dal diritto, se osi con la parola, o con gli scritti o in qualunque altro modo esteriore, manifestare questo sentimento del suo cuore». Il Sommo Pontefice accenna nelle citate frasi, come il dogma dell'Immacolata Concezione poggi sui divini oracoli e su la tradizione di tutta la Chiesa.

Infatti nella prima pagina della Scrittura sacra noi leggiamo che Dio disse al serpente: «Perché hai fatto questa cosa (cioè ingannato Eva), io metterò inimicizia tra te e la donna... essa ti schiaccerà il capo» (Gen. III, 14-15). Queste parole, secondo l'autorevole spiegazione di tutti i padri, non possono avere altro senso se non questo, d'indicare che vi sarebbe stata tra la Vergine ed il demonio un'inimicizia tutta speciale, diversa dall'inimicizia che con lui avrebbero avuto tutti gli altri santi; un'inimicizia, cioè, penale a Satana e vittoriosa alla Vergine. Ora come si potrebbe dire con verità che la Vergine ebbe un'inimicizia tutta sua propria con Satana, se, infetta della colpa originale, fosse stata anche solo per qualche istante sua schiava? Quale vittoria avrebbe ella riportata sul demonio, diversa da quella degli altri santi, se il suo trionfo consistesse nell'essersi serbata immune dal peccato attuale anche lievissimo, o dall'originale, ma solo nel modo in cui ne furono immuni Isaia e S. Giovanni Battista?

Per ciò che riguarda la tradizione, noi abbiamo questo dogma dalla bocca medesima di S. Andrea apostolo. Infatti negli atti della sua passione si legge che, rendendo ragione della sua fede al proconsole Egea, venuto a toccare dell'incarnazione del Verbo, così parla: «E poiché di terra immacolata era stato formato il primo uomo, era pure necessario che d'una Vergine immacolata nascesse un uomo perfetto, ecc.». Questo paragone non direbbe affatto nulla, se non volesse dire che il primo uomo fu plasmato di terra non mai macchiata prima e che anche Maria fu immacolata nel senso che non fu mai macchiata, neppure per un istante. E veramente l'economia della redenzione del genere umano parrebbe in qualche modo, difettosa, se, come al vecchio Adamo peccatore e propagatore del peccato, in ordine di riparazione risponde il nuovo che è Cristo, il quale puro di ogni colpa sbandì e distrusse la colpa; così non rispondesse all'antica un'Eva novella che, sempre pura da ogni peccato, meritasse di cancellare la colpa di quella e ristorare l'onore del suo sesso. Su questo confronto di Maria con la prima donna, come di due cose tra di loro contrarie, delle quali la perfezione dell'una è nata ad adempire il difetto dell'altra, fondano i loro ragionamenti in encomio a Maria, i Ss. Ireneo nei suoi libriAdversus Haereses e Giustino nel Dialogo con Trifone.

Tra i Padri più antichi, S. Dionigi d'Alessandria così ragiona di Maria: «Quest'unica e sola vergine fìgliuola di vita generò il Verbo vivente» (Epl. cont. Paul. Samosat.), e continua a chiamarla abitacolo santo, dal capo alle piante tutta benedetta, verginal Paradiso ricco d'ogni bene. In una Omelia di Origene (I int. Divers.), la troviamo chiamata: «Degna di Dio, santa e immacolata del Santo e Immacolato, unica dell'Unico, pienissima santità, perfetta giustizia, che non fu mai sedotta dagli inganni del serpente, né avvelenata mai dal pestilenziale suo alito». 
S. Efrem nelle sue orazioni o panegirici di Maria, con una copia inesauribile di figure, di titoli, ne celebra in mille diverse forme la sempre illibata ed originale purezza. La chiama «Immacolata, affatto scevra da ogni neo di colpa, più santa dei serafini in tutto pura e casta, dono sommamente nuovo di Dio, immacolatissima, pienamente immacolata». E quasi fosse questo poco, la chiama «la purità, l'immacolatezza, la santità medesima sub Deo». L'anonimo autore dell'orazione -.De Laudibus Mariae Deiparae ­ che va sotto il nome di S. Epifanio, Scrive: «Dopo Dio soltanto Ella sovrasta ad ogni cosa; per natura più bella dei cherubini stessi e dei serafini».

S. Procolo, vescovo di Costantinopoli, lasciò scritto della Beata Vergine: « Ben poteva ella essere fatta tempio di Dio, poiché di terra monda era stata formata; essa è celeste globo di novella formazione, dal quale il Sole di giustizia, che non conosce tramonto, tenne lungi ogni tenebra di peccato» (Oratin S. Deiparam).

Caio Celio Sedulio, poeta del V secolo, con felice immagine simboleggia Maria «nella molle rosa che spunta in mezzo alle acute spine, la quale non avendo in sé nulla che punga, oscura con la sua bellezza il pungente spina che la produsse; così, Maria, nascendo dalla stirpe di Eva, vergine novella, cancellò il debito della vergine antica». S. Massimo di Torino notava che «Maria fu stanza adatta a Cristo che l'abitò, non per pregio di bellezza corporale, ma per la grazia originale» (Hom. VIII, ante Natal. Dom.). 
L'abate Saba finalmente così parla a Maria nella sua Ode III: «In te ripongo la mia speranza, o Signora, che mai non fosti anche solo vicina a nessuna colpa; e chi è puro di colpa al pari di te? nessuno, eccetto te sola, è incontaminato così, o mondissima di ogni neo». E nella XIV: «In te ristette il peccato del primo padre e non poté passar oltre». Poi la chiama chiarissima Lampada «in cui non si vede nessuna traccia di ombra» (In Tipic.).

Monumenti della fede universale sono, oltre gli scritti dei padri, le liturgie e le feste che si celebrano nella Chiesa; anche questi depongono in favore dell'Immacolata Concezione. La liturgia di S. Giacomo dà alla Beata Vergine il nome di santissima ed illibata. Quella di S. Marco la chiama santissima, gloriosissima, immacolata, piena di benedizione. La costantinopolitana di S. Giovanni Crisostomo la chiama beatissima e per ogni verso incolpata. In quanto alla festa dell'Immacolata Concezione, noi la troviamo già stabilita fin dal secolo V nelle chiese d'Oriente, come ce ne fece fede il Tipico di S. Saba. 

S. Andrea di Gerusalemme compose egli medesimo inni e preghiere proprie di tale solennità da lui segnata nel suo Canone con questa formola: «Die 9 Decembris Conceptio Sanctae ac Dei aviae Annae». Il dottissimo Assemani Simone ci rende testimonianza di aver trovata in antichissimi codici greci anteriori all'800, nell'indice delle feste che suole aggiungersi in fine, nei menologi greci e basiliani, nel Calendario rutenico, indicata al giorno 9 Dicembre la Concezione di S. Anna, quando concepì la Beata Vergine Maria, madre di Dio. Manuele Comneno poi, che regnò dal 1143 al 1181, ordinò che il giorno della Concezione di Maria fosse feriato come le altre solennità maggiori.

Che con questa festa i Greci intendessero onorare, anziché il miracolo della fecondità di Anna, piuttosto la santità della prole concepita, risulta palese, oltre che dalle testimonianze sopra recate dei padri, da queste parole del Damasceno: «A questo paradiso non ebbe ingresso il serpente; poiché l'Unigenito di Dio di questa terra pura e vergine formò se stesso in uomo» (Homil. II de Dormit. B. V.); e da queste altre di Giovanni soprannominato Geometra, scrittore del secolo X: «Rallegrati, o figlia del cielo, non mai tocca dal nostro comune vizio; rallegrati, o madre di Cristo, libera dalla macchia del primo padre».

Nella vita di S. Ildefonso, arcivescovo di Toledo, leggiamo: «stabilì che si celebrasse la festa della Concezione di S. Maria, cioè il giorno in cui essa fu concepita, e per suo mandato questa festa si celebra solennemente per tutta la Spagna il dì 8 Dicembre». Per la Chiesa d'Italia basti notare questo fatto, che il conte Uspinelli, nel Cremonese, l'anno 780 edificò una cappella pubblica in onore della Beata Vergine concepita senza peccato; e nel 1047 Ugone de Summo della medesima famiglia Uspinelli, in festo Sanctae et Immaculatae Conceptionis Beatale Virginis Mariae, donò in perpetuo benefizio della suddetta cappella una casa con orto, campi e vigna; ponendo fra le altre prescrizioni anche questa, che di legno incorruttibile o di marmo si facesse una statua rappresentante la Vergine coronata di dodici stelle, con sotto i piedi il serpente che «paia vomitare indarno il veleno, e la Vergine sì gli prema l'empia testa, come si addice a Lei che per grazia del Figlio con anticipata redenzione fu preservata dalla macchia originale e di anima e di corpo fu sempre integra ed immacolata».

Pascasio Radberto, ci fa fede di questa medesima credenza per riguardo alla Francia ed all'Allemagna nel nono secolo, là dove scrive: «Il giorno in cui fu incominciata la felice natività della Vergine si chiama benedetto e si celebra molto religiosamente, poiché consta che ella fu immune da ogni peccato originale». Altri documenti ci attestano che nel secolo XII la festa dell'Immacolata Concezione di Maria era per tutta la Francia devotissimamente celebrata da tutto il popolo cristiano (MARTENE, De antiq. Ecclesiae ritibus, Tom. III). Finalmente nel 1215, per suggerimento dei Legati di papa Innocenzo II presso Filippo Augusto, fu canonicamente stabilita e con grande pompa solennizzata nella Chiesa di Reims e per decreto della Chiesa Gallicana estesa a tutte le diocesi delle Gallie (Gravois et Bochet. tit. 9).

Queste testimonianze e questi fatti ci rivelano qual fosse negli antichi tempi il sentimento dei vescovi, dei papi, dei dottori e del popolo cristiano, intorno al concepimento di Maria; sentimento che venne poi dal secolo XIII in qua sempre più manifestandosi e nelle dispute che insorsero a sostenere la pia credenza universale contro la particolare contraria opinione di alcuni; e nelle istituzioni che si crearono per mostrare in atto il religioso sentimento; e nelle Bolle e Costituzioni dei sommi pontefici che sempre vennero man mano diradando i dubbi e aiutando tutto ciò che favoriva lo sviluppo del dogma che si andava facendo strada in mezzo ai secoli.

Di ciò è prova manifesta il fatto di S. Bernardo Abbate di Chiaravalle, la cui opposizione ai canonici di Lione per la festa della concezione da essi stabilita nella loro chiesa, ebbe per effetto non d'impedirla, ma anzi di maggiormente consolidarla e divulgarla. Ora di tanto peso era nella Chiesa l'autorità di S. Bernardo, che se quella credenza fosse stata opinione umana e non insegnamento divino, dall'opposizione ch'egli le fece non potea non essere soffocata ed estinta. Cosa veramente sorprendente. Alzò la voce contro la credenza e la festa dell'immacolato concepimento di Maria l'oracolo dei papi, l'arbitro dei sovrani, il pacificatore delle città, il commovitore e il condotti ero dei popoli, il dottore di santa Chiesa; e i pontefici, i regni, i popoli, la Chiesa sempre più si confermarono in tale credenza e fecero a gara chi più l'esaltasse e ne celebrasse la festa con maggiore solennità. I più grandi veneratori di Bernardo sorsero a contraddirgli e non si sa che il santo dottore facesse risposta al libro De Conceptu Virginis scritto in difesa dell'immacolata concezione, contro le sue argomentazioni nella lettera ai canonici di Lione.


Questo dogma sebbene recentemente definito, non è una nuova verità che ora si propone a credere la prima volta; ma è un'esplicazione della credenza che la Chiesa universale ha sempre avuto della Santissima Vergine quanto alla sua sopreminente purità.

Dalle poche citazioni fatte, risulta chiaramente che il concetto che i santi padri avevano della santità e purità di Maria era tale che superava d'assai la santità e la purità di ogni altra creatura; in quel concetto pertanto era implicitamente e virtualmente compreso il concetto della sua immacolata concezione. Che differenza vi è, se non di puro nome, tra la formola di S. Ambrogio che dice Maria scevra di ogni neo di colpa (Serm. XXII, inPsalm. CXVIII, 30) o quelle espressioni di S. Efrem che chiama Maria - Immaculata, intemerata, incorrupta, ab omni sorde et labe peccati alienissima (In Orat. ad sanctissimae Dei Genitr.); e la formola e le espressioni con cui è definito il dogma dell'Immacolata Concezione?

L'immacolata concezione fu sempre inclusa, implicitamente o esplicitamente, nella credenza cattolica e fu verità di fede; ma non è diventata articolo di fede se non ora che la Chiesa l'ha espressamente definita: E questo quel progresso religioso che il Lirinese ammette non solamente come possibile, ma come utilissimo nella Chiesa di Dio. Progresso per cui «se alcune cose vi sono in lei ab antico abbozzate e cominciate, le perfeziona e pulisce; se altre già espresse e svolte, le consolida e conferma; se altre già consolidate e definite le custodisce (Commonit. n. 23)».

A tutta ragione, scrive S. Giovanni d'Eubea, a proposito della festa della Concezione: «Se meritamente si celebrano le dedicazioni dei templi quanto più dobbiamo con ogni studio e pietà e timor di Dio celebrare questa solennità, nel1a quale non si sono gettate fondamenta di pietre, né si è fabbricato un tempio a Dio con le mani degli uomini; ma bensì nel seno materno è stata concepita la santa madre di Dio Maria, fabbricandola Dio stesso, figliuolo di Dio, pietra angolare, col beneplacito di Dio Padre e con la cooperazione dello Spirito vivificante! (Serm. sulla Concez. della Santa Madre di Dio).


5. MARIA NON HA MAI COMMESSO NESSUN PECCATO. 

- Maria concepita senza peccato, nata senza colpa, visse anche senza colpa; essa non provò giammai nessuna rivolta nei suoi sensi, nella carne, nell'anima, nello spirito, nel cuore. Maria non commise mai in vita sua il più leggero peccato veniale. È questa la ferma credenza della Chiesa, il formale insegnamento da lei sancito nel Concilio Tridentino (Sess. VI, c. XXIII).
All'esteriore, Dio allontanava da Maria le occasioni di peccato; nell'interno le suggeriva santi pensieri e sublimi desideri. Dio era tutta la sua occupazione; la sua intelligenza era piena di lumi; calda di celesti affetti la sua volontà. Provava un orrore indicibile ed invincibile per il demonio, per il peccato e come rapido torrente ella avanzava ogni dì nella via della più sublime perfezione. Le forze e l'ardore per il bene, non solo non scemavano in lei col tempo, ma acquistavano forza e vigore.

Due cose concorsero a tenere lungi da Maria l'ombra della più lieve colpa. La prima è la protezione e la continua assistenza di Dio, che in lei governavano ogni cosa per tal modo, che prevenivano, meglio ancora che non facessero, in Adamo innocente, ogni moto anche indeliberato della concupiscenza. Questa fu la vera causa dell'assopimento, o piuttosto della totale estinzione in Maria del focolare della concupiscenza e dell'immunità sua da ogni peccato. La seconda fu la perfetta corrispondenza ch'ella mostrò a tutte le grazie e l'infocato suo amore per Iddio...

È giusto confessare che, per la sua dignità di madre di Dio, Maria meritava questo favore di essere confermata in grazia e resa impeccabile. Era d'altronde convenientissima cosa che così fosse, perché è l'avvocata, la mediatrice, ed in certo qual modo la redentrice degli uomini. Parecchi dottori, tra i quali S. Bonaventura, Riccardo da S. Vittore, Marsilio, Almano, asserirono che Maria era assolutamente impeccabile. La maggior parte credono che Maria era almeno moralmente impeccabile e per questa impeccabilità morale, intendono la sua certezza che non avrebbe mai commesso nessun peccato.

No; colei che era destinata da Dio a schiacciare il capo del serpente, non doveva conoscerne la velenosa bava; la corredentrice dell'uomo non doveva cadere nei lacci del nemico del genere umano. Pura e senza ombra di colpa doveva essere colei che era eletta a portare nel proprio seno il Salvatore del mondo, il distruttore del peccato.


6. NATIVITÀ DI MARIA. 

- «Stillino i cieli la rugiada; le nubi piovano il giusto; si apra la terra e germogli il Salvatore» (ISAI. XLV, 8). Questi sospiri, mirabile espressione del desiderio con cui Isaia affrettava la nascita del Messia, si possono anche rivolgere a Maria, senza la quale il Verbo non si sarebbe incarnato, né il giusto sarebbe piovuto su la terra.
«Una stella nascerà di Giacobbe» (Num. XXIV, 17), disse Balaam. Ora questa stella è Maria; essa viene al mondo come la rosea aurora annunziatrice del prossimo arrivo del sole di giustizia. Perciò la Chiesa invoca Maria sotto il titolo di «Stella del mattino» - Stella matutina (Litan. Lauret.). «Un rampollo germoglierà dal tronco di Iesse; un fiore spunterà dalla sua radice. Sopra di lui si poserà lo Spirito del Signore, lo spirito di sapienza e d'intelligenza, lo spirito di consiglio e di fortezza, lo spirito di scienza e di pietà e lo investirà del timore del Signore (ISAI. XI, 1-3). Ecco altrettante profezie adempitesi in Maria.

«Lèvati, affrèttati, amica mia, colomba mia, speciosa mia e vieni» (Cant. II, 10). Prima della venuta di Gesù Cristo nel mondo, il cielo e la terra gareggiavano nell'appropriarsi queste frasi per esprimere quanto ardentemente aspettassero la natività di colei che doveva essere la madre del liberatore promesso. Venite, essi andavano ripetendo, venite, o liberatrice del genere umano; in voi come in Gesù Cristo, o piuttosto in voi per Gesù Cristo, tutte le nazioni della terra saranno benedette. Noi vi salutiamo al vostro entrare nel mondo, o piena di grazia, il Signore è con voi e voi siete la benedetta fra tutte le donne: - Ave, gratia plena, Dominus tecum; benedicta tu in mulieribus (Luc. I, 28).

Alla nascita di questa vergine impareggiabile, gli angeli esclamano estatici: «Chi è costei che si avanza come l'aurora nascente bella come la luna, splendida come il sole, terribile come schiera ordinata a battaglia?» (Cant. VI, 9). E non si poteva forse ripetere alla nascita di Maria, quello che l'angelo disse ai pastori nel Natale di Gesù Cristo: «Vi annunzio una gran gioia per tutto il popolo: Vi è nato quest'oggi un salvatore: Sia gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà»? (Luc. II, 10, 11, 14).

Creando Maria, Dio pensava a Gesù Cristo e lavorava per lui, scrive Tertulliano: -Christus cogitabatur (De Resurr. carn., n. 2). «Quindi non vi meravigli, dice Bossuet, se l'ha formata con tutta cura, se l'ha fatta nascere colma di tante grazie; vi basti considerare che l'ha creata per il Salvatore. Per renderla degna di suo Figlio e prima di darci il suo Verbo incarnato, ci ha già fatto vedere quest’oggi nella natività di Maria, un Cristo abbozzato e, mi si passi l'espressione, un Cristo in fieri, per mezzo di un'espressione viva e naturale delle sue infinite perfezioni» (Serm. I sur la Nativ.).

Il Signore scelse Maria per se medesimo! Pensate dunque le grazie, i favori, i tesori di cui l'avrà arricchita nella sua nascita. Già veggo irradiato il suo capo dell'innocenza di Gesù Cristo. «Al nascere della Vergine, scrive S. Pier Damiani, comparve l'aurora del grande, splendido giorno di Gesù Cristo. La serenità del mattino è segnale di quella della giornata. Maria, venendo finalmente ad annunziarci la luce, ci ha apportato con la sua nascita, il più splendido dei mattini (Serm. XL in Assumpt.)».

Nato il Battista, la gente si domandava: «Che cosa diventerà mai questo bambino?» (Luc. I, 66). O con quanta più ragione si poteva dire così al nascere di Maria! Chi sarà essa? La Madre di Dio! Ecco la misura della sua grandezza... Ella è il tempio vivo in cui riposerà corporalmente Iehovah!... Con essa arriverà la nostra salute... Chi sarà questa bambina? La madre di tutti i mortali... La natività dà Maria alla terra... Nella sua nascita Maria riceve tutte le grazie per comunicarcele...


7. IL NOME DI MARIA. 

- Il vocabolo Maria vuol dire dottore, signore, guida sul mare. Maria, secondo S. Isidoro, significa luce e stella del mare; perché Maria ha messo al mondo la luce eterna (Etymol. lib. VIII, c. X). E a questa Vergine, madre della luce, convengono quelle profetiche parole di Tobia: «Te invocando, invocheranno un gran nome» (TOB. XIII, 15).

Di Maria, figurata in Giuditta, disse lo Spirito Santo: «Tu sarai grande e il tuo nome sarà celebre in tutto il mondo» (IUDITH. XI, 21). Particolarmente poi del giorno della sua natività può ripetersi: «Oggi il Signore ha reso il nome tuo si glorioso, che le bocche degli uomini non cesseranno mai dall'esaltarlo» (Ib. XII, 15).

«Il nome di Maria; scrive S. Pier Crisologo, equivale ad una profezia. Significa salute per quelli che rinascono; è il marchio della virtù, il decoro della pudicizia, l'insegna della castità; denota sacrifizio di un Dio, tenerezza misericordiosa che non respinge nessuno, riunione di tutto ciò che vi è di santo. A giusto titolo pertanto alla madre di Dio fu dato questo nome materno (Serm. CXLVI)». S. Leone chiama apportatrice di salute la Vergine: - Salutifera (Serm. de Annunt.); e S. Metodio esclama: «Pieno di benedizioni è il vostro nome, o madre di Dio!» (Orat. in Hyp.).

«Non temono così un numeroso esercito i nostri nemici visibili, come tremano spaventate le aeree potenze al sentir pronunziare il nome di Maria, dice S. Bernardo; dappertutto dove l'odono spesso proferito, divotamente invocato; dappertutto dove vedono imitate le virtù di colei che ne e insignita: esse scompaiono e si dileguano come cera ai raggi del sole (SpeculB. V., c. IX)». 
Anzi, S. Anselmo non esita a dire che l'invocazione del nome di Maria ci arreca talora più pronto soccorso che non l'invocazione del nome medesimo di Gesù: non quasi che il nome di Maria sia in sé più grande e più potente del nome di Gesù; esso non trae punto sua eccellenza e suo potere da Maria, ma da Gesù. Tuttavia Gesù è il Signore ed il giudice universale, egli conosce e discerne i meriti di ciascuno. Quando pertanto non ci esaudisce, ancorché invochiamo il suo nome, egli agisce secondo le esigenze della giustizia; ma quando s'invoca il nome di sua madre, se colui che l'invoca non merita di essere esaudito, i meriti di Maria intercedono in suo favore e fanno ch'egli ottenga quello che nel nome di lei domanda (De Excellent. Virg. C. l). 

Il nome di Maria è il nome della più tenera fra le madri. Esso non ricorda un padrone, un giudice, ma un'avvocata, un'interceditrice, una protettrice... Come il respiro è non solamente segno di vita, ma ancora la cagione della vita, così la frequente invocazione del santissimo nome di Maria è, a parere di S. Germano di Costantinopoli, sicura prova e certo argomento che ivi fiorisce la vita della grazia; questo nome la conserva, comunicando la gioia e la forza in ogni occasione (Serm. de B. Virg.). Parlando di Gesù, S. Paolo dice che Dio gli ha imposto un nome che supera ogni altro nome, di modo che al nome di Gesù riverente si piega ogni ginocchio in cielo, in terra e negl'inferni (Philipp. II, 9-10). 
Lo stesso proporzionatamente si può dire del nome di Maria. Il nome di Maria è Maria stessa; questo nome è la sua fama, la sua gloria, la sua grandezza, la sua santità, insomma tutto ciò che la fa conoscere. Dopo il nome di Gesù, non vi è altro nome che ci dia tanta sicurezza di salute, quanto il nome di Maria. Questo nome compendia in sé tutta l'economia dell'incarnazione e della redenzione...

O nome benedetto, nome pieno di soavità e di dolcezza! Ah, il vostro nome, o Maria, è olio di consolazione e di forza! (Cant. I, 2). 
«L'olio, osserva S. Bernardo, serve a fare luce e fuoco, nutrisce e alimenta, fortifica il corpo e mitiga il dolore; è, tutto ad un tempo, sorgente di luce, alimento, rimedio. Così il nome di Maria è un olio dolcissimo; pronunziato, illumina; invocato, nutrisce; meditato, cura e mitiga il bruciore delle piaghe. 
Il ricordo del nome di Maria rincuora, rafforza, aiuta a praticare la virtù, sostiene i buoni costumi, protegge la purezza. 
Senza il sale, senza il condimento di tal nome, riesce insipida ogni vivanda. Il nome di Maria dà la fede, la speranza, la carità; riconduce il peccatore, mantiene fermo e saldo il giusto, schiaccia la testa al serpente, chiude l'inferno, apre l'adito al soggiorno dei beati. 
Questo nome è la chiave del paradiso; al solo pronunziarlo la porta del cielo si apre e si spalanca. Caccia la pigrizia, la tepidezza, la collera, l'orgoglio, la lussuria, spegne le fiamme della libidine. Il nome di Maria: mi ricorda al pensiero l'umiltà, la purezza, la pazienza, l'amore della madre di Dio e m'invita a imitarla. Questo nome porta seco la pace, la virtù, l'ordine, l'armonia, la prosperità» (Serm. XV in Cantic.).

Il nome di Maria: 1° calma la collera; 2° apporta la grazia e la misericordia; 3° sostiene l'anima e le comunica il fuoco della carità; 4° protegge l'onore e la riputazione; 5° consola gli afflitti; 6° dà vittoria su le passioni; 7° inonda l'anima di delizie; 8° guarisce tutti i mali. Si può dire del nome di Maria quello che S. Bernardo lasciò scritto del nome di Gesù, che cioè è miele al palato, soave melodia all'orecchio, giubilo al cuore (Serm. XV in Cantic.).


8. ANNUNZIAZIONE E INCARNAZIONE. 

- «Mandate, o Signore, ve ne scongiuro, colui che dovete mandare», dice Mosè a Dio (Exod. IV, 13). E il desiderio di Mosè, i voti dei patriarchi, le promesse di Dio furono adempite. Consultate S. Luca e vi narrerà che, giunta la pienezza del tempo, «fu mandato da Dio l'angelo Gabriele ad una vergine di nome Maria, abitante in Nazareth, città della Galilea. Come l'angelo fu entrato dov'ella trattenevasi, le disse: Io ti saluto, o piena di grazia; il Signore è con te; tu sei benedetta fra tutte le donne» (LUC. I, 26-28).

«Io vi saluto, esclama qui S. Gregorio taumaturgo, tempio del Dio vivente; perché voi darete alla luce la suprema gioia del mondo; sarete la gloria delle vergini, il giubilo delle madri (Serm. II de Annunt.)».

Gratia plena; piena di grazia, perché la grazia si versò sopra di lei dalle sorgenti divine, a guisa d'immenso fiume che tutta l'involse: i santi non n'ebbero a suo paragone che rigagnoli. Ella, come la prediletta di Dio, ricevette tutte le grazie di ogni sorta. Sì, essa è piena di grazia, - gratia plena; - e di qual grazia mai, commenta S. Pier Crisologo: «di quella grazia che diede gloria al paradiso, un Dio alla terra, la fede alle genti, la morte ai vizi, l'ordine alla vita, una regola ai costumi. Questa è la grazia che apportò l'angelo, questa è la grazia che ricevette la Vergine destinata ad essere il faro di salute a tutti i secoli (Serm. CXLIII)». 

Al saluto di Gabriele « Maria è riempita di grazia, dice S. Agostino, Eva è mondata dalla sua colpa; la maledizione di Eva si cangia nella benedizione di Maria (Serm. XVIII de Sanctis)». Una giovane verginella concepisce un Dio e lo riceve nel suo seno immacolato, per dar pace al mondo,. trionfo al cielo, salute agli uomini, vita ai morti; per congiungere l'uomo a Dio, per abbassare Dio fino all'uomo e fare di questo quasi un Dio.

Il Signore è teco - Dominus tecum. - Queste parole spiegano la pienezza delle grazie di cui fu arricchita Maria; il Signore l'assiste, è con lei in modo affatto speciale, per compiere l'opera divina dell'incarnazione del Verbo. Perciò, S. Agostino, commentando questo passo, così si esprime: Il Signore, o Maria, è con voi, con voi perché nel vostro spirito, con voi perché nel vostro seno, con voi perché vostro sostegno (Serm. XVIII de Sanct). 

Osserva S. Bernardo a questo proposito: «E che meraviglia, se è chiamata piena di grazia colei con la quale era il Signore? Piuttosto dobbiamo stupirci che colui il quale aveva mandato l'angelo alla Vergine, fu trovato dall'angelo già presente in Maria. Dio fu più agile dell'angelo, lo prevenne. Sì, Dio è con tutti i santi; ma egli era in modo particolare con Maria alla quale si congiunse con un vincolo così stretto, che non solo le si unì di volontà, ma di corpo; come se dalla sua sostanza e di quella della Vergine formasse un solo Cristo il quale, senz'essere interamente l'opera o tutta di Dio o tutta di Maria, fosse nel medesimo tempo tutto di Dio e tutto di Maria, e non formasse due figli, ma un solo figlio dell'uno e dell'altra (Serm. II I super Missus est)».

Il medesimo dottore insegna ancora come la Santissima Trinità tutta si trova in Maria. «Né si trova in voi, dice, solamente Dio il Figlio, che vestite della vostra carne; ma ancora Dio lo Spirito Santo, per cui virtù concepite e Dio Padre che generò colui che voi concepite. Con voi è il Padre il quale ha fatto figlio vostro il figliuol suo; con voi è il Figlio, il quale compie l'ammirabile mistero dell'incarnazione; con voi è lo Spirito Santo il quale d'accordo col Padre e col Figlio santifica il vostro seno verginale (Serm. III super Missus est)

Tu sei benedetta tra le donne - Benedicta tu in mulieribus. ­ «Veramente benedetta, dice S. Pier Crisologo, è colei che fu più sublime del cielo, più potente della terra, più grande dell'universo; colei che sola contenne colui che il mondo intero non può contenere. Essa portò colui che porta il mondo; generò il suo proprio creatore; nutrì colui che nutre ogni creatura. Fu già tempo in cui la benedizione dei patriarchi invocava la pinguedine della terra; ora ecco che la terra nostra, il seno di Maria, ha dato il suo frutto divino (Serm. CXIV)». «Siate dunque benedetta, o vergine avventurata, dice S. Brigida, siate benedetta voi, nella quale l'Onnipotente si è fatto bambino; voi, nella quale il Signore eterno è divenuto il figlio nel tempo; voi nella quale Dio, il creatore invisibile, si è fatto creatura visibile!» (Revel. lib. III, c. XXIX).

«Com'ebbe Maria udito la voce dell'angelo, si turbò alle sue parole, e pensava che cosa volesse dire quel saluto. Ma l'angelo le soggiunse: Non temere, Maria; tu hai trovato grazia presso il Signore» (Luc. I, 29-30). «Ah non temere, o Maria, commenta qui S. Bernardo: non stupirti se viene un angelo, perché viene a te Colui che è ben più grande dell'angelo. Come mai ti sorprende la venuta di un angelo, mentre hai con te il Signore degli angeli? Forse che non sei degna di vedere un angelo, tu che vivi da angelo? Perché non potrà un angelo visitare una compagna della sua vita? E certo, vita veramente angelica è la verginità, poiché la Scrittura dice che chi rimane vergine sarà come un angelo di Dio (Serm. in Nativ. B. M. V.)». Venite, o Signore Gesù, togliete gli scandali dal vostro regno che è l'anima mia, e regnate in lei da assoluto padrone! Venite, Signore Gesù, per mezzo di Maria, a salvarci!....
«In prova di questo tu concepirai, continuò l'angelo a Maria, e partorirai un figlio, a cui porrai nome Gesù. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo e il Signore Iddio gli darà il trono di Davide suo padre; ed egli regnerà in eterno su la casa di Giacobbe e il suo impero non vedrà confine. - E Maria rispose: - Come può questo avvenire, mentre io non conosco uomo? E l'Angelo le replicò: - Su di te verrà lo Spirito Santo e tu sarai adombrata dalla virtù dell'Altissimo. Perciò il frutto santo che nascerà dalle tue viscere, sarà chiamato Figliuolo di Dio» (Luc. I, 35).

Lo Spirito Santo verrà sopra di te: per conseguenza la concezione di Gesù Cristo è santa. Come uomo Gesù è santo, non solamente in forza dell'unione sua ipostatica col Verbo, ma ancora in virtù della sua divina concezione, poiché fu concepito non da uomo o da angelo, ma di Spirito Santo. Per il suo divino concepimento, Gesù non era punto il figlio di Adamo, non poteva ereditare da lui il peccato originale e nascere peccatore, ma era tutto puro e tutto santo.

«Un Dio, osserva S. Bernardo, non poteva nascere che da una Vergine; una Vergine non poteva né concepire né partorire altri che un Dio (Homil. II sup. Missus est)». 
S. Clemente di Gerusalemme avverte che il Signore volle nascere da una vergine, per significare che i membri suoi nascerebbero, secondo lo Spirito Santo, dalla Chiesa vergine (Catech. XII).

E la virtù dell'Altissimo ti adombrerà, cioè come commenta S. Gregorio, il Verbo di Dio prenderà in te un corpo che sarà come ombra della divinità, che la velerà e nasconderà come ombra (Moral. lib. XXXIII, c. II). Per la parola ombra, S. Ambrogio intende la vita presente e mortale che lo Spirito Santo ha dato a Gesù Cristo; essa infatti è come l'ombra della vera vita dell'eternità (In psalm. CVIII, Serm. V). 

Il medesimo S. Ambrogio, S. Agostino e parecchi altri padri così spiegano le citate parole del Vangelo: Ombra rinfrescante, la grazia dello Spirito Santo, vi riparerà, o Vergine benedetta, dalle fiamme della concupiscenza carnale, affinché concepiate Gesù, sotto la sola impressione di un amore purissimo.

S. Agostino dà ancora quest'altra spiegazione: «La virtù dell'Altissimo vi coprirà con la sua ombra, cioè si attaccherà a voi, si adatterà al vostro essere come ombra al corpo, perché la debolezza umana non varrebbe a sopportare tutta la forza e l'effetto di questa virtù» (Lib. Vet. et Nov. Testam. c. LI). Consimili espressioni adopera S. Ilario: «La virtù dell'Altissimo vi coprirà della sua ombra, cioè vi proteggerà e vi ravvalorerà perché possiate provare la forza dello Spirito Santo nel grande, impareggiabile prodigio del concepimento del Figliuolo di Dio».

Lo Spirito Santo vi coprirà della sua ombra, cioè nasconderà, il segreto dei segreti, il mistero dei misteri che in voi si compie, o Maria! Egli velerà ad ogni occhio il più stupendo dei miracoli; la sua ombra farà l'effetto di una nube. Questa nasconde il sole e produce la pioggia, ricopre la terra e la feconda bagnandola; così è di voi, o Vergine immacolata; coprendovi, l'ombra dello Spirito Santo vi renderà feconda, secondo quelle parole d'Isaia: «Versate, o cieli, la vostra rugiada, piovete, o nubi, il giusto; aprasi la terra e germogli il Salvatore» (ISAI, XL V, 8).
S. Bernardo dice: «La meravigliosa incarnazione del Verbo è un mistero che la Trinità ha voluto operare da se stessa in Maria sola e con Maria sola. Solo alla Beata Vergine fu dato comprendere quello ch'ella sola doveva provare. Quando l'angelo, all'interrogazione da lei mossale com'avverrebbe questo prodigio, rispose: Lo Spirito Santo vi adombrerà, è come se avesse detto: Perché chiedere a me quello che ben presto troverete in voi? Voi lo saprete di certa scienza e lo saprete a vostra grande ventura; ma lo saprete dall'autore medesimo del prodigio. La mia missione è solo quella di annunziarvi il vostro concepimento verginale e divino (Serm. IV sup. Missus est)».

Perciò il frutto che nascerà da te, sarà chiamato il Figliuolo di Dio. Egli sarà santo in virtù dell'operazione dello Spirito Santo ed in forza dell'unione sua ipostatica col Verbo: sarà il Figlio di Dio per natura, a differenza di noi che lo siamo solamente per grazia, per adozione... «Ed ecco, continua il messaggero celeste, che la cognata tua Elisabetta ha concepito anch'essa un figlio nella sua vecchiaia» (Luc. I, 36). L'angelo conferma il miracolo dell'incarnazione con un altro miracolo, «affinché, dice S. Bernardo, con l'aggiungersi miracolo a miracolo, si aumenti la gioia sicché tocchi il colmo (Ib.)». Poiché niente è impossibile a Dio (Ib. 37). «In Dio, come osserva il citato S. Bernardo, la parola non si differenzia dall'intenzione, perché è la verità; né l'opera dalla parola, perché egli è l'onnipotenza; né il modo dal fatto, perché è la sapienza (Ib.)».

A questo punto l'inviato di Dio si arresta e tace, rispettosamente aspettando il consenso e la risposta di Maria. «O Vergine benedetta, esclama S. Bernardo, Adamo; Abramo, Davide, i patriarchi, i profeti, il mondo tutto prostrato ai vostri piedi, sta aspettando ansioso questo vostro consenso liberatore. E non senza grande ragione, perché dalla vostra bocca dipende la consolazione degli afflitti, la redenzione degli schiavi, la liberazione dei dannati, la salute insomma di tutti i figli di Adamo, dell'universo intero. Date, o Vergine incomparabile, una pronta, affermativa risposta. Deh! affrettatevi, o Signora, a proferire questa parola, che aspettano trepidando la terra, il limbo, il cielo. Ma che dico? Il Signore, il Re dell'universo. desidera anch'egli medesimo questo vostro consenso con tanto ardore con quanto si compiacque della vostra bellezza; poiché per questo consenso egli vuole salvare il mondo (Serm. VI sup. Missus)».

Cielo, limbo, terra, rallegratevi e tripudiate, Maria consente! Maria risponde: «Ecco l'ancella del Signore facciasi di me secondo la tua parola» (Luc. I, 28). Fiat, si faccia, sia come tu dici, o angelo del Signore; e al suono di questa parola, in quell'istante fortunato e supremo il Verbo si è fatto carne (IOANN. I, 14). 

A questa parola fiat, Dio si fa uomo, l'uomo diventa Dio; il cielo si abbassa, la terra s'innalza; Dio ha una madre, una vergine ha un Dio per figlio; gli angeli stupiscono, la terra esulta, freme l'inferno. Tutto è salvo!... Con un solo fiat il mondo è cavato dal nulla, con un solo fiat di Maria, il mondo è redento, è salvo. Divenga pure io madre, dice Maria, ma sì che rimanga a un tempo vergine; e allora del prezioso sangue della Vergine lo Spirito Santo forma il corpo di Gesù Cristo; e l'anima e la divinità si uniscono a quel corpo con quella prontezza medesima con cui l'ostia diviene il corpo e il sangue di Gesù Cristo al suono di quelle parole: «Questo è il mio corpo» - Hoc est corpus meum - Un fiat di Dio crea il mondo; un fiat di Adamo lo perde; un fiat di Maria permette l'incarnazione del Verbo e salva l'universo; un fiat del sacerdote pone Gesù Cristo su l'altare; un fiat dell'Onnipotente risusciterà tutti gli uomini e li trasporterà nel luogo del giudizio.

Si faccia di me secondo la tua parola; e Maria diventa in quel punto la sposa, la madre di Dio; la nostra carne, la sposa del Verbo. «Il Verbo si è fatto carne, esclama S. Pier Damiani; ecco quello che la natura ammira, che l'angelo riverisce, che l'uomo anela, che stupisce il cielo, che consola la terra, che sgomenta l'inferno» (Serm. da Annunt.). «Un angelo annunzia, dice S. Bernardo, la virtù dell'Altissimo copre Maria, lo Spirito Santo sopravviene, la Vergine crede e credendo concepisce, restando vergine (Serm. I, in vig. Nativ.)».

«E l'angelo prese da lei commiato» (Luc. I, 38). L'angelo tolse congedo dopo di avere compiuto la sua missione e ottenuto il consenso di Maria, perciò dopo l'incarnazione del Verbo. Si crede che l'arcangelo Gabriele nel ritirarsi si prostrò ai piedi di Maria e per venerare la Madre di Dio e per adorare il Verbo divino in lei incarnato; appunto ad imitazione dell'angelo, noi ripetendo quelle parole - Et Verbum caro factum est - chiniamo il capo e pieghiamo il ginocchio...

S. Bernardo asserisce che la Vergine divenne degna di essere la madre di Dio, in virtù dell'atto di fede e di obbedienza che fece consentendo, dietro la parola dell'angelo, alla incarnazione del Verbo e che questo solo atto fu più meritorio che non tutti gli atti di virtù fatti dagli angeli e dai santi (Concl. LXI, c. XII, art. 1). E il Suarez, commentando queste parole, mette in rilievo che per l'atto di cui parliamo, Maria meritò la dignità di madre di Dio; dignità la quale richiedeva la più grande grazia e la più alta gloria (De B. Virg.).

Molti miracoli si contengono nel miracolo dell'incarnazione. Il primo è che una vergine concepì rimanendo vergine...; il secondo fu che lo Spirito Santo coprì Maria della sua ombra, formò su l'istante in lei tutt'intero il corpo di Gesù Cristo e vi unì un'anima perfetta...; il terzo, che il Verbo si unì in quel medesimo tempo a quell'anima e a quel corpo...; il quarto, che Dio si fece uomo...; il quinto, che l'uomo diventò Dio...; il sesto, che nel punto stesso dell'incarnazione, Gesù bambino fu riempito di sapienza e d'intelligenza...; il settimo, che fu concepito senza macchia originale e colmo di grazia...; l'ottavo, che l'anima santa di Gesù vide, dal primo momento della sua creazione, l'essenza di Dio e a lui si offerse per soffrire il supplizio del Calvario e riscattare gli uomini...
Eva, la prima vergine, fu formata dal primo uomo vergine, Adamo: al contrario, Gesù Cristo, il secondo uomo vergine, fu formato dal corpo della seconda vergine Maria.


9. MARIA VERGINE E MADRE. 

- «Giacobbe generò Giuseppe sposo di Maria, dalla quale nacque Gesù che è chiamato il Cristo» (MATTH. I, 16). L'evangelista non dice, Giuseppe generò Gesù, come aveva detto degli antenati del Messia: Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, e via di seguito. E nemmeno dice: Maria generò Gesù, quantunque ciò sia vero, ma scrive: Maria dalla quale nacque Gesù. Con questo modo di parlare, indica: l° che Gesù nacque da Maria non per effetto di causa naturale, ma di virtù soprannaturale, per la potenza cioè e l'operazione dello Spirito Santo; 2° che Gesù non fu generato da Giuseppe, ma che nacque da sua madre sola e per conseguenza da una vergine; 3° che l'incarnazione è opera dello Spirito Santo, come causa precipua. Maria ne fu la causa secondaria, attivamente per il consenso che diede all'angelo; passivamente, fornendo il suo sangue perché fosse la materia del Corpo di Gesù Cristo...

Tu sei benedetta fra le donne - Benedicta tu in mulieribus (Luc. I, 28). Queste stesse parole furono dette di Giaele che uccise Sisara e di Giuditta che abbatté Oloferne, ma in modo, ben più vero e perfetto convengono a Maria. Voi siete, o Maria, la sola specialmente benedetta fra tutte le donne, perché restando vergine, diventerete madre; e come concepirete senza compiacenza, così partorirete senza dolore l'Unigenito di Dio...

Benedicta tu in mulieribus - Tu sei benedetta fra le donne. Così l'angelo saluta Maria per indicare che vi è in lei quanto di più perfetto si trova nei tre stati della donna, che sono la verginità, il matrimonio, la vedovanza. Nella vergine si loda l'integrità e non la sterilità; nella vedova la libertà non la solitudine; nella sposa la buona educazione della prole, non la perdita della verginità. Solo Maria è vergine senza sterilità, è libera non ostante il suo matrimonio con S. Giuseppe ed è feconda senza scapito della verginità. Perciò si trova in lei riunito quanto vi è di buono nelle tre condizioni della donna, e schivato tutto ciò che vi è di difettoso. Ecco perché l'angelo la dichiara benedetta fra tutte le donne.

Sì, voi siete, o Vergine Santa, quella donna avventurata di cui settecent'anni innanzi Isaia aveva profetato: «Ecco che la vergine concepirà e partorirà un Figlio, il cui nome sarà Emmanuele» (ISAI. VII, 14). «Egli sarà grande, soggiunge l'evangelista che ne descrive la nascita, e sarà chiamato il Figlio dell'Altissimo; regnerà in eterno su la casa di Giacobbe, e l'impero suo non avrà confini» (Luc. I, 32-33). Egli regnerà nella Chiesa; regnerà su la terra con la grazia e nel