domenica 27 aprile 2014

Spolverando documenti, spolveriamo la memoria. "E' necessario tornare al confessionale".


« È necessario tornare al confessionale, come luogo nel quale celebrare
il sacramento della riconciliazione, ma anche come luogo in
cui “abitare” più spesso, perché il fedele possa trovare misericordia,
consiglio e conforto, sentirsi amato e compreso da Dio e sperimentare
la presenza della misericordia divina, accanto alla presenza reale
nell’eucaristia ».1

Con queste parole, il Santo Padre Benedetto XVI si rivolgeva ai
confessori, durante il recente Anno Sacerdotale, indicando a tutti ed
a ciascuno l’importanza e la conseguente urgenza apostolica di riscoprire
il sacramento della riconciliazione, sia come penitenti, sia come
ministri.

Accanto alla quotidiana celebrazione eucaristica, la disponibilità
all’ascolto delle confessioni sacramentali, all’accoglienza dei penitenti
e, laddove richiesto, all’accompagnamento spirituale, sono la reale
misura della carità pastorale del sacerdote e, con essa, testimoniano la
lieta e certa assunzione della propria identità, ridefinita dal sacramento
dell’ordine e mai riducibile a mera funzione.

Il sacerdote è ministro, cioè servo e insieme prudente amministratore
della divina misericordia. A lui è affidata la gravissima responsabilità
di « rimettere o ritenere i peccati » (cf. Gv 20,23); attraverso di lui, i
fedeli possono vivere, nell’oggi della Chiesa, per la forza dello Spirito,
che è Signore e dà la vita, la gioiosa esperienza del figliol prodigo, il
quale, tornato nella casa del padre per vile interesse e come schiavo,
viene accolto e ricostituito nella propria dignità filiale.

Laddove c’è un confessore disponibile, presto o tardi arriva un
penitente; e laddove persevera, persino in maniera ostinata, la disponibilità
del confessore, giungeranno molti penitenti!

e come ministri, è la misura dell’autentica fede nell’agire salvifico di
Dio, che si manifesta più efficacemente nella potenza della grazia, che
nelle umane strategie organizzative di iniziative, anche pastorali, talvolta
dimentiche dell’essenziale.

1 BENEDETTO XVI, Allocuzione ai partecipanti al XXI corso sul foro interno organizzato
dalla Penitenzieria Apostolica, 11 marzo 2010.

sabato 26 aprile 2014

Anche tu, caro fratello/cara sorella, hai una missione molto difficile, ma sublime.


25 giugno 2011 – Vergine Maria: Satana perde il suo potere quando si recita il Mio Rosario

Figlia Mia, mantieniti sempre concentrata su Mio Figlio, perché ha bisogno della tua attenzione. Devi porre tutta la tua fiducia in Lui, e non permettere a nessuno di allontanarlo dalla tua vista.

Egli, il Mio Bambino, ti ha scelto per essere uno degli importanti messaggeri di questi tempi, in modo che le anime perse siano salvate. Dì alla gente di pregare il Mio Santissimo Rosario, anche ai non Cattolici, perché questa è la più grande arma contro l’influenza dell’Ingannatore, che geme nel dolore quando viene recitato. Il suo potere si indebolisce quando i Miei figli recitano questa preghiera. Quanto più i Miei figli recitano il Santo Rosario, tante più anime si possono salvare.

E tu, figlia Mia, hai una missione molto difficile, molto più dura rispetto a quella di qualsiasi altro profeta della storia. Questo a causa dell’oscurità dello spirito nel mondo. Mai prima d’ora è scesa una tale oscurità quando i Miei bambini hanno voltato le spalle a Mio Figlio, Colui che è morto di una morte terribile per salvarli. Eppure non solo hanno dimenticato questo, ma hanno scelto di negare la Sua stessa esistenza.

Pregare Me, tua Madre Benedetta, fa male al Maligno che rabbrividisce e perde il suo potere quando viene recitato il mio Rosario. Questa è l’arma che Mi è stata data, affinché possa aiutare a salvare le anime perse prima che, infine, Io schiacci la testa del serpenteMai sottovalutare il potere del Rosario, perché anche un solo gruppo di persone dedicate alla devozione regolare al Mio Santo Rosario può salvare la loro nazione. Dite ai Miei bambini di stare attenti quando girano le spalle alla preghiera, perché facendolo lasciano aperto un varco all’Ingannatore per irretirli nel suo affascinante ma pericoloso cammino verso l’oscurità.
 
Portate i Miei figli nella luce diffondendo la devozione al Mio Santissimo Rosario. 
La Tua Amata Madre, Maria Regina della Pace.

Domenica 27 Aprile 2014, II Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 20,19-31.


GESU' CONFIDO IN TE!

"Prendete, prendete quest’opera e ‘non sigillatela’, ma leggetela e fatela leggere"
Gesù (cap 652, volume 10), a proposito del
"Evangelo come mi è stato rivelato"
di Maria Valtorta





Domenica 27 Aprile 2014, II Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 20,19-31.

<<La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!». Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.>>

Traduzione liturgica della Bibbia


Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" 
di Maria Valtorta : Volume 10 Capitolo 627 pagina 267.

1 Sono raccolti nel Cenacolo. La sera deve essere ben tarda, perché nessun rumore viene più dalla via né dalla casa. Penso the anche quelli the erano venuti prima si siano tutti ritirati o alle proprie case o a dormire, stanchi di tante emozioni.I dieci invece, dopo avere mangiato dei pesci, di cui ancora qualcuno sussiste su un vassoio posato sulla credenza, stanno parlando sotto la luce di una sola fiammella del lampadario, la più vicina alla tavola. Sono ancora seduti alla stessa. E hanno discorsi spezzati. Quasi dei monologhi

mercoledì 23 aprile 2014

Molti credono che l’inferno sia solo un luogo folcloristico.


11 febbraio 2013 – Molti credono che l’inferno sia solo un luogo folcloristico.

Mia amata figlia prediletta, il desiderio del Mio Cuore è quello di salvare dall’Inferno quelle persone che commettono peccati tremendi.
Per ogni peccato mortale commesso, il dolore del fuoco strazierà l’anima come se fosse fatta di carne. Le grida di angoscia e il terrore che colpisce tali anime, quando sono trascinate nella profondità dell’inferno, spezzano il Mio Sacro Cuore.
Il Mio Cuore è infranto e il terribile dolore che provo sono causati da queste povere anime. Molte persone che vivono oggi sulla terra sono in terribile pericolo. Questo avviene perché molti credono che il peccato mortale sia semplicemente una colpa leggera e quindi lo giustificano. Così essi continuano su questa strada di autodistruzione. A meno che non possano vedere quali gravi errori stanno commettendo, saranno dannati e bruceranno in agonia per l’eternità.
Cosi poche persone credono nell’esistenza dell’Inferno! Molti credono che l’Inferno sia solo un luogo folcloristico. Moltissimi non credono che Dio permetterebbe l’esistenza di un posto così, e credono invece che saranno perdonati tutti i peccati, non importa quanto gravi. Di questo do la colpa agli errori commessi da quei sacri servitori che, nei decenni, hanno ceduto alle pressioni di un mondo secolare. Questo inganno ha provocato la perdita di miliardi e miliardi di anime. E, mentre è troppo tardi per queste anime, c’è ancora tempo, per coloro che sono marchiati oggi col segno del peccato mortale, di essere salvati.
Dovete pregare che queste persone possano essere tutelate dalle lusinghe malefiche di Satana, che gioisce alla prospettiva del loro destino. La Mia Luce sarà e può essere riversata su di loro, se aprirannno gli occhi alla realtà del peccato. Sebbene essi Mi tormentino con la loro malvagità, non c’è nessuno di loro che non si senta a disagio, o disperato a causa dei loro peccati. Benchè molti conoscano benissimo la causa di tale inquietudine, non faranno nulla, continuando a condonare e giustificare i loro peccati. Alcuni agiscono così perché sono circondati dalle tenebre della menzogna, che è insita nella loro cultura. Tali menzogne favoriscono l’accettazione del peccato.
AiutateMi a salvarli con questa litania.
Litania di preghiera di Gesù per l’Umanità (5) per la salvezza di coloro che sono in peccato mortale.
"Gesù salva tutti i peccatori dal fuoco dell’Inferno.
Perdona le anime annerite.
Aiutale a vedere Te.
Sollevale dalle tenebre.
Apri i loro occhi.
Apri i loro cuori.
Mostra loro la Verità.
Salvale.
Aiutale ad ascoltare.
Liberale dall’orgoglio, dalla lussuria e dall’invidia.
Proteggile dal male.
Ascolta le loro richieste di aiuto.
Afferra le loro mani.
Attirale verso di Te.
Salvale dall’inganno di Satana.
Amen."
Aiutateli, Miei seguaci, chiedendoMi di perdonarli per le terribili offese che Mi infliggono ogni giorno.
Il vostro Gesù.

FEDE


« BEATA CHE HAI CREDUTO »


« Credere » nelle lingue moderne (croire-glauben-believe-creer ecc.,) non esclusa quella italiana, ha due significati affini tra loro, eppure, sul piano di una religione rivelata e soprannaturale come la nostra, di significato divergente, anzi diametralmente opposto, tanto che l'uno esclude ed elimina l'altro.

Il primo significato s'identifica col verbo latino putare, in italiano riputare, supporre, opinare. Il credere in questo primo caso indica non una certezza, ma un'ipotesi, un'opinione probabile, una speranza fondata su motivi — pochi o molti motivi non importano — esterni e indipendenti da noi che la speranza possa diventare realtà.

Il secondo significato invece indica soltanto una certezza. È l'atto di fede come atto di una virtù teologale: professione di una fede che ha un fondamento irremovibile e assoluto fuori dell'uomo.

Credo in Dio significa perciò: Ho la certezza che c'è un Dio, e che in Dio vi sono tutte le proprietà e le qualità che egli ha manifestato di sé attraverso la rivelazione; una certezza che non ammette né ombre, né dubbi, né esitazioni, né negazioni; una certezza che accetta tutto in blocco quanto Dio ha rivelato senza eccezioni o limitazioni o accorciamenti arbitrari; una certezza che diventa vita, ragione stessa del vivere e del morire, che è disposta ad offrontare anche il martirio per non tradire questa certezza...

In determinate epoche della storia umana si assiste a questo strano fenomeno che fa ricordare la confusione delle lingue avvenuta durante la costruzione della torre di Babele, con la quale gli uomini volevano, senza Dio e contro Dio, dare la scalata al cielo: la parola credere, e la parola fede che ne deriva, è stravolta da una interpretazione e da un significato che ne svuota completamente il contenuto per ridurla ad una buffa apparenza di se stessa che non soddisfa e non accontenta più nessuno.

Di qui il tormento inferiore di chi pretende avere una fede, e afferma di avere una fede, e poi all'atto pratico si accorge di averne soltanto l'apparenza, l'illusione, o un surrogato inutile, cioè — per restare nella terminologia d'uso — una fede-ricerca, una fede-ipotesi, una fede-punto-di partenza, una fede-base-di-lavoro, eccetera, e non più una fede-certezza, una fede virtù teologale, una fede-assenso a un Dio che parla.

C'è nel Vangelo di Luca una frase oscura, una domanda fatta da Gesù, ma senza risposta, che ad epoche determinate, quelle in cui la babele del linguaggio e della vita si fa più tangibile, ritorna più insistente allo spirito come un incubo minaccioso da cui non sappiamo liberarci: « Ma il Figlio dell'uomo, alla sua venuta, pensi che troverà ancora la fede sulla terra? » (Le. 18,8).
Maria aveva un fede-certezza assoluta e totale. Per questo è detta beata: « Beata sei Tu che hai creduto... »

AVE MARIA PURISSIMA!