lunedì 8 luglio 2013

“E si farà buio per 3 giorni su tutta la terra”. Indagine sul vaticinio della beata Anna Maria Taigi

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Carismi di guarigione,

la profezia dei tre giorni di buio

e le penitenze della beata

Anna Maria Taigi

Una donna da riscoprire, Anna Maria Taigi. Una chiamata particolare la sua, abbracciata con grande trasporto e sincera voglia di fare sempre di più e di meglio per servire Cristo negli altri. Tanti doni straordinari, una vita fatta di penitenze, di amore per il prossimo, in particolare per i poveri, e un autentico amore per il Crocifisso. Un sole che ha illuminato la vita degli altri, risplendente come un altro Sole, di origine soprannaturale, che ha brillato di fronte a lei per tutta la vita. Anna Maria Taigi, inoltre, è una di quei santi e beati che profetizzò i tre giorni di buio, un momento di grande tribolazione ma anche di conversione.


di Dorotea Lancellotti

Se Santa Teresina del Bambin Gesù, per descrivere in quale modo sentiva di poter servire la Chiesa dall’interno di una clausura, coniò quel bellissimo pensiero: “Nel cuore della Chiesa, mia madre, sarò l’amore”, a buona ragione la beata Taigi poteva dire molti anni prima che, dall’interno del focolare domestico dove il Signore l’aveva posta, sarebbe stata “Quell’Amore per il prossimo che il Signore aveva sigillato con il proprio Sangue prezioso”. Le vie del Signore sono davvero sconfinate e imprevedibili, in ogni tempo e in ogni luogo.

La sua beatificazione, avvenuta nel 1920 con Papa Benedetto XV, non aveva certo come motivazione le profezie, per le quali è forse più conosciuta. Ella fu beatificata perché “Sposa esemplare, madre premurosa e testimone dell’amore alla Santissima Trinità”.

“Ardeva talmente d’amor di Dio da esser costretta a moderarlo; benché la sua vita fosse così soprannaturale e nascosta in Cristo, tuttavia non fu estranea al suo tempo, ma giovò al prossimo e all’intera comunità cittadina. Era povera, eppure cercava sempre di aiutare altri indigenti; anzi in varie calamità pubbliche e private, ispirata dall’alto, si offrì come vittima della divina giustizia e col suo pregare senza fine si adoperò ad allontanare i castighi da chi li aveva meritati.” (Papa Benedetto XV, Breve di beatificazione)-

UNA CONVERSIONE ANNUNCIATA

Un dipinto che raffigura la beata Anna Maria Taigi.

E’ importante sottolineare l’appartenenza al Terz’Ordine dei Trinitari da parte della futura beata e come ci arrivò. Per compiacere il marito, la Beata per tre anni si lasciò andare alle vanità femminili e ai divertimenti mondani. Udendo un giorno sua madre leggere una considerazione sul giudizio universale, ne rimase talmente scossa che decise di spogliarsi di ogni vanagloria. Sentendo crescere il disagio interno, andò a confessarsi in San Marcello. La Provvidenza volle che s’imbattesse in p. Angelo Verardi, servita, il quale le disse: “Ah, siete finalmente venuta! Da molto tempo vi aspettavo”. E, pur essendo per lui una sconosciuta, si sentì di raccontarle come un giorno, passandole accanto nei pressi della basilica di San Pietro, aveva inteso una voce misteriosa che gli diceva interiormente: “Osserva bene quella donna. Un giorno ti capiterà dinanzi; la devi confessare e convertire, si farà santa perché l’ho destinata a diventarlo”.

Il cilicio: la santità ha spesso fatto uso di questo e di altri strumenti per sedare le passioni della carne.

Quella confessione generale segnòuna svolta decisiva nella vita della Taigi. Cominciò difatti a provare un così grande orrore di sé che non avrebbe mai cessato dall’umiliarsi e dal macerare il proprio corpo per sconfiggere quei difetti che la conducevano al peccato. In casa, quand’era sola, si prostrava davanti al Crocifisso, si flagellava e sbatteva il viso per terra con tanta violenza da farne uscire sangue, mentre esclamava: “Rendi soddisfazione, o immondo corpo, al tuo Dio, tu che hai osato ornarti con tanti vanitosi abbigliamenti”. Padre Angelo però, le raccomandò la discrezione e la moderazione e le permise soltanto i digiuni, il cilicio e la disciplina di cui poteva fare uso, ma senza dispiacere mai al marito e, soprattutto, cercando di non coinvolgerlo visto il carattere burbero che aveva.

Non dobbiamo giudicare male l’uso di questi strumenti di penitenza, impossibile comprenderli con la mentalità moderna di oggi. Tutti i più grandi santi ne fecero uso per alimentare la mortificazione della carne ed ottenere dalle loro suppliche benefici per il prossimo che incontravano o che la Provvidenza portava sulle loro strade: anime da salvare.

Persino Giovanni Paolo II ha fatto uso del cilicio e passava spesso la notte sdraiato con il viso sul pavimento a braccia aperte in croce (informazioni scaturite dal processo di beatificazione).

UNA VITA DI PENITENZA, MA ANCHE DI GRANDI CONFORTI SOPRANNATURALI

Riproduzione della beata Taigi. Testimonia la sua fama.

Anna Maria Riannetti, nata a Siena il 20 maggio del 1769, non ebbe una infanzia facile a cominciare dal padre che, spendaccione, mandò in fallimento la famiglia costringendo il proprio nucleo familiare a trasferirsi a Roma a piedi. Anna Maria aveva all’epoca sei anni e crebbe fra stenti e difficoltà poiché il padre continuava a vivere alle spalle della madre, Maria Masi che, molto religiosa e devota, subiva tutto con spirito di sacrificio senza mai lamentarsi e aiutando la figlia a crescere in santità.

La bambina frequentò le scuole delle Maestre Pie Venerini, nel Rione Monti, finché non fu colpita dal vaiolo. Una volta guarita, fu affidata per 6 anni a due zitelle che allora avviavano le giovinette ai lavori femminili. In seguito, rimase in casa ad incannare la seta, ma, essendo esiguo l’utile che ne ritraeva, si adattò a fare da cameriera.

Fu durante quell’occupazione che la futura beata conobbe Domenico Taigi, facchino di credenza del principe Chigi. Anna Maria se ne innamorò e, dopo appena un mese di fidanzamento, contrasse matrimonio con lui nella chiesa di San Marcello al Corso (1789). Non ebbe quindi il tempo di conoscerne il temperamento rozzo, esigente, irruente. Ciononostante, come le aveva insegnato la madre con la sua stessa testimonianza verso il padre, l’amò e gli prestò i più umili servizi. Il marito ne fu tanto soddisfatto che le lasciò fino a che visse la direzione del focolare.

Quando a 91 anni fu chiamato a deporre sull’eroicità delle virtù della sua consorte disse: “Aveva un cuore d’oro… se fossi giovane e girassi tutto il mondo, una donna simile, con tutte le sue qualità, sarebbe impossibile trovarla”.

Santa Caterina da Siena diceva che non c’è vittoria senza battaglia e non c’è vera salute senza mortificazione della carne. E’ la via dei santi che non patiscono semplicemente o solo per se stessi. Dopo la sua conversione, Anna Maria si sentì costantemente attratta ad una vita di penitenza. Suo marito attestò che mangiava quanto bastava per non svenire e che si asteneva dai cibi soprattutto il venerdì in onore della Passione del Signore ed il sabato in onore di Maria SS. Per ottenere la conversione di qualche peccatore, il suffragio alle anime del Purgatorio, l’allontanamento dei flagelli di Dio dalla Chiesa e dalla società, digiunava sovente per quaranta giorni consecutivi. Durante il giorno non beveva. Il tormento della sete le riusciva particolarmente penoso quando s’impegnava a stare settimane intere senza ingerire liquidi facendo riferimento a Gesù sulla Croce e alla sete che patì.

In un santino, circondata dai figli.

Poteva quindi a ragione dire ai suoi figli: “Chi vuole amare Iddio occorre che sia mortificato in tutto. Più il nostro somarello (il corpo ndr) è avido, e più bisogna tirare le briglie”.

Di figli ne aveva avuti sette, tre morirono in tenera età e quattro raggiunsero l’età adulta e nonostante l’impegno che i figli le davano, mai si dimenticava di curare i poveri.

Durante i primi fervori della conversione, la beata, una mattina, mentre si trovava a letto inferma, vide il Signore il quale la prese per mano, la dichiarò Sua sposa, la liberò dal male e le comunicò il dono delle guarigioni. Fin dai primi giorni della conversione ella aveva sentito in sé vivissimo il desiderio di farsi religiosa per stare al cospetto di Dio “come un vittima reale e permanente per tutti i peccati che si commettono nel mondo”. Essendone impedita dallo stato matrimoniale, chiese ed ottenne di essere aggregata al Terz’Ordine dei Trinitari Scalzi in San Carlino alle Quattro Fontane (1790). Al momento della comunione il Signore le disse: “Oggi ti ho scelta affinché tu vada nel mondo a convertire anime e a consolare persone di qualsiasi condizione: preti, religiosi, prelati, cardinali e lo stesso mio Vicario. Tu avrai da combattere con una turba di creature deboli e soggette a molte passioni. Tutti quelli che ascolteranno le tue parole con cuore sincero e generoso, e le metteranno in pratica, avranno da Me grazie singolarissime e saranno contenti di spirito”.

IL PRODIGIO DEL SOLE DI FRONTE A LEI, “MISERABILE DONNICCIUOLA”

In questo santino, è ancora più visibile la riproduzione del sole misterioso.

Un giorno mentre Anna Maria si flagellava prostrata davanti al Crocifisso, vide risplendere sul proprio capo un sole misterioso, sormontato da una corona di spine intrecciate a forma di cappello, dalla cui estremità si dipartivano due spine che, come verghe a punta ricurva, andavano a incrociarsi sotto il disco solare. La beata esclamò spaventata: “Mio Dio, è forse questo un inganno del demonio?”. Il confessore la esortò a chiederne a Dio la spiegazione, ed Egli le rispose: “Questo è uno specchio che ti faccio vedere perché tu capisca il bene e il male”. Per incoraggiarla a portare a termine la sua difficile missione di vittima per i peccatori, il Signore ogni tanto le ripeteva “che Lui aveva fatto per lei ciò che non aveva operato per nessun altro dei suoi servi”. (Dio parla in terza persona di Se stesso?)

L’esistenza del misterioso sole, che le brillò dinanzi per quarantasette anni, è attestata da migliaia di fatti miracolosi, comprovati da diversi sacerdoti i quali ricevettero le sue confidenze per ordine del confessore, il p. Filippo di San Nicola, carmelitano scalzo, di Santa Maria delle Vittorie. Tra essi figuravano mons. Carlo Pedicini, segretario della Congregazione di Propaganda Fede, poi cardinale, e don Raffaele Natali, di Macerata, segretario del Maestro di camera del papa. Quest’ultimo abitava nello stesso appartamento della Taigi e l’assisteva anche materialmente. La beata sollevava gli occhi al sole con molta circospezione perché, quando lo rimirava, si sentiva scossa fino nel midollo delle ossa da un sentimento di rispetto e di timore. Perciò non lo guardava mai per curiosità, ma o per il bene spirituale delle anime, o per impulso divino, o per ubbidienza al confessore. Talora il Signore le diceva: “Se coloro che vengono in casa tua vedessero Chi sta con te, verrebbero con il cappello in mano, non per riguardo a te, che sei una povera creatura e miserabile donnicciuola, ma per rispetto a Colui che sta sempre con te”.

Nella vita quotidiana, piena di impegni e di affetti, non perdeva il contatto con il soprannaturale.

Nonostante gli impegni familiari e con i figli da crescere, si alzava tutte le mattine alle cinque per non mancare alla prima Messa della giornata e quando le faccende domestiche glielo permettevano e le restava del tempo libero, si recava di nuovo in Chiesa per prendere altre Messe o solo per sostare “a fare compagnia al Signore presente nel Tabernacolo, così solo e spesso abbandonato”. Soprattutto dopo pranzo e dopo aver sbrigato le faccende, ritornava a visitare le chiese in cui si veneravano famosi Crocifissi o si celebravano le Quarantore. Quando non c’erano le Quarantore si dedicava a tempo pieno ai malati e ai poveri.

Persino nello sbrigare le faccende di casa Anna Maria cadeva più volte al giorno in dolci deliqui d’amore, estasi mistiche. Si udiva allora esclamare sorridente: “Lasciami in pace, mio Signore! Ho altro da fare. Sono una madre di famiglia, andate, ve ne prego!”. Appena ritornava in sé, sospirava di gaudio: “Mio Dio! Senza di Voi è impossibile”. Riprendeva quindi il lavoro interrotto, o si raccoglieva in preghiera, davanti all’altarino attorno al quale, la sera, radunava la famiglia per la recita del Rosario e di altre numerose preghiere, ma amava anche molto leggere per se stessa e ai figli le vite dei Santi. Anna Maria nutriva una grande devozione alla Passione del Signore e spesso, nel meditarla, il Signore stesso la inebriava del Sangue prezioso.

LE AUTENTICHE DEVOZIONI POPOLARI E LA BATTAGLIA CONTRO IL DEMONIO 

Amante delle sincere devozioni, è oggi lei stessa oggetto di queste. Qui una preghiera spagnola che chiede l’intercessione della beata.

Un’altra delle caratteristiche di questa grande mistica e beata sta nella testimonianza dell’efficacia delle devozioni popolari. Intendiamo quelle autentiche, non certo di quelle alla “pro-loco” o intrise di superstizione popolare che finiscono spesso a tarallucci e vino nelle feste nostrane di paese.

A coloro che ricorrevano a lei per essere consigliati e consolati diceva: “Sperate in Dio, abbiate fiducia nel Sangue preziosissimo di Gesù e non temete nulla, ma preoccupatevi di passare ogni ora del vostro tempo libero alla pratica delle pie virtù, alla preghiera e alle opere di carità. Non perdete tempo perché tutto è vanità”. Ella stessa ne dava l’esempio e come la sera leggeva le vite dei santi in famiglia, ai propri figli, durante il giorno leggeva o si faceva leggere considerazioni sulla morte di Gesù in Croce perché, anche durante le ore di lavoro, la sua mente non pensasse ad altro che a Gesù.

Ogni venerdì, dopo aver preso parte alla Via Crucis organizzata nel Colosseo dalla Confraternita alla quale si era iscritta, recitava alle ore 21 la pratica dei Pater Noster in memoria dell’agonia di Gesù nell’Orto degli ulivi. Quando voleva ottenere grazie particolari era capace di recarsi per quaranta giorni di seguito a venerare il Crocifisso che si trovava esposto nel carcere Mamertino, oppure di salire in ginocchio i 124 gradini della scalinata di Santa Maria d’Aracoeli per trentatré sere consecutive. All’una pomeridiana di frequente si recava con la figlia al cimitero di Santo Spirito in Sassia per recitare, su ognuna delle 103 tombe, tre Requiem aeternam con un’orazione e in favore delle anime del Purgatorio, e non concludeva mai la giornata se non aveva prima detto il Rosario in famiglia con i figli.

Al termine di ogni devozione, Anna Maria Taigi otteneva le grazie richieste, ma caro le costava.

Tutti i giorni, all’una di notte, che trascorreva quasi sempre in preghiera, in attesa che il marito ritornasse dal lavoro, recitava il De profundis per le anime più abbandonate dei sacerdoti. Coloro che la conoscevano la chiamavano “baluardo della Chiesa” perché trascorreva la vita nell’espiare i peccati commessi dagli uomini del suo tempo. Furono incalcolabili i peccatori che la beata Taigi sottrasse dalle unghie del demonio con le preghiere e le penitenze. Tutto l’inferno ne fremeva. Difatti, prima che il marito ritornasse a casa, spesso i diavoli salivano le scale con strepitìo, entravano a frotte nella stanza in cui si trovava, e le facevano minacce o l’afferravano per la gola e la percuotevano selvaggiamente. Orribili erano le tentazioni che gli spiriti infernali suscitavano nella sua fantasia contro le principali verità della fede e la castità coniugale. Si attestò da testimoni provati di averla vista più volte piangere nel timore di soccombere alla violenza di quelle tentazioni.

ANCHE LEI VIVE IL MARTIRIO, A MODO SUO. E, NEL FRATTEMPO, GUARISCE I MALATI

Gesù guarisce i lebbrosi. Anche la beata Taigi aveva il carisma di guarigione.

Dopo la nascita dell’ultima figlia il suo fisico si aggravò ulteriormente, ma era molto cosciente e consapevole che i suoi malanni fisici non dipendessero da cause naturali, il Signore infatti le aveva predetto: “Ti ho eletta per metterti nel numero dei martiri. La tua vita, per la difesa della fede, sarà un martirio più lungo e più meritorio dell’altro, perché esso consisterà in sofferenze corporali e in terribili pene di spirito e molte umiliazioni, ma non sarai mai lasciata sola”.

Finché la salute glielo permise, per ordine del confessore, la Taigi si recava al capezzale dei malati non soltanto negli ospedali, ma anche nelle famiglie private, specialmente in quelle dei poveri. Afferma un testimone attendibile quale era il cardinale Pedicini che, nel nome della SS. Trinità di cui era devotissima, guariva molti sofferenti.

Diversi ne sanò con il semplice tocco delle mani; altri guarì ungendoli con l’olio della lampada che ardeva davanti al suo altarino, facendo loro baciare il quadro della SS. Vergine che portava con sé. Il popolo la chiamava per questo “la Santa” e la ricercava per tutte le necessità.

Bastava che desse un’occhiata al suo sole per capire la natura e il decorso del male, in tal modo ella poteva suggerire i rimedi e conoscere se i suoi assistiti sarebbero guariti oppure no. A volte veniva a conoscenza dei motivi e dava consigli anche di natura spirituale poiché c’erano quelli malati perché lontani da Dio o in stato di grave peccato mortale. Alcuni di questi, appena confessati e riconciliati con Dio, guarivano all’istante, raccomando ad essi di non trascurare più l’Eucaristia “farmaco di vita”.

Questo non deve meravigliarci.

Non è forse san Paolo che si dimostra amareggiato a motivo del fatto che i Corinzi, per le loro divisioni, per il comportamento scorretto e soprattutto per la mancanza di carità, per egoismo, profanano il loro “mangiare la cena del Signore”, profanano la Celebrazione Eucaristica? Sono quindi dure le parole di san Paolo: “Fratelli, non posso lodarvi per il fatto che le vostre riunioni non si svolgono per il meglio, ma per il peggio [...] Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!” (1 Cor 11, 17-22), e ancora ammonisce con severità: “È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti.” (1 Cor 11, 30)

La preghiera con la Santa Messa (Confessione ed Eucaristia), la sana devozione, le virtù, la carità, una vita coerente al Vangelo, sono per Anna Maria Taigi la vera farmacia con tutti i medicinali necessari per la salute dell’uomo.

LE PROFEZIE

I resti mortali della beata.

La Taigi conobbe, come dono del Signore, l’ora precisa della sua morte quattro giorni prima, al momento della Comunione. Ai suoi cari, che le si stringevano attorno piangendo, disse: “Abbiate davanti agli occhi Gesù Crocifisso, ed il suo Sangue preziosissimo sia ogni giorno l’oggetto delle vostre adorazioni. Oh, senza dubbio, miei cari figli, voi avrete molto da soffrire, ma il Signore sarà sempre pronto a consolarvi se osserverete i Suoi comandamenti. Abbiate sempre una tenera e sincera devozione alla Vergine Santissima, che occuperà il mio posto tra di voi, come madre”.

Anna Maria Taigi morì, assistita da don Natali, il 9 giugno 1837 a sessantotto anni e il suo corpo riposa in una cappella nella chiesa di San Crisogono a Trastevere,.

Senza dubbio la grazia più grande che un’anima devota e diretta al Paradiso possa ricevere per tempo è proprio quella di sapere il momento cruciale di questo trapasso e “farsi trovare pronta”. Avere quel tempo necessario per lasciare le cose in ordine, salutare come si deve quanti amiamo, dipartire non con l’animo affranto, ma sereno, illuminato e redento dalla grazia, come una sposa che va incontro allo Sposo, vivere la vera sconfitta della morte ed essere coscienti di entrare nella nuova Vita che non finirà più.

Lo diciamo nel Credo “credo la vita eterna”, ma davvero ci crediamo? Non viviamo forse come se non credessimo affatto?

La beata Anna Maria Taigi fino all’ultima sera prima di morire volle recitare il Rosario con la famiglia e nel benedire per l’ultima volta i figli, raccomandò loro di non lasciare in nessun giorno la recita in comune del Rosario. Quanti santi ci hanno fatto di queste raccomandazioni, ma quante volte li abbiamo ascoltati ed accolto i loro consigli e suggerimenti? Se può destare meraviglia la vita di questa donna, perché non ci lasciamo attrarre anche dai suoi consigli cercando di vivere una vita fedele a Cristo così che quando giungerà la nostra ora anche noi possiamo essere trovati pronti?

Rivolgo a me stessa ed anche a voi queste domande perché, in ultima analisi, tutte le profezie attribuite alla beata Taigi non sono altro che moniti e consigli per condurre una vita onestamente cristiana, coerente, di penitenza, con tutte le virtù.

Tutti questi mistici, come anche la Beata Emmerich di cui ci siamo occupati qui, non hanno fatto altro che sfogliare il nostro stesso futuro e, per grazia di Dio, rivelarci i pericoli a cui andiamo incontro se ci distacchiamo da Lui. A questo e non ad altro serve a noi sfogliare oggi queste profezie.

Papa Pio IX: la beata Taigi profetizzò anche su di lui.

Le immagini che Anna Maria percepiva non sono frutto di illusione, di immaginazione o di allucinazione. All’inizio fu anche perseguitata e calunniata poiché il medico le somministrava del papavero per alleviare le sue sofferenze fisiche e quindi, si diceva, che avesse delle allucinazioni. Queste erano le accuse, le umiliazioni a cui sarebbe andata incontro come le aveva detto il Signore.

In verità la Taigi descrive con rigorosa esattezza luoghi che non ha mai visitato, in Italia o in altri paesi; ritrae persone che non ha mai incontrato; profetizza anche eventi che poi si realizzeranno come lei aveva annunciato. Fra i molti eventi storici, citiamo soltanto la sconfitta dell’esercito napoleonico in Russia, la conquista dell’Algeria da parte della Francia, la guerra di Grecia, la rivoluzione del 1830 a Parigi, la liberazione degli schiavi nelle Americhe, il destino tragico di gran parte della monarchia europea, la fine di diverse nazioni e la nascita di alcune altre, le catastrofi naturali e le epidemie. Citiamo anche il pontificato di Giovanni Mastai Ferretti (beato Pio IX), che non era ancora cardinale quando Anna Maria morì, nel 1837.

Ella profetizzò non soltanto il suo pontificato, che sarebbe cominciato nove anni dopo la morte della Beata, ma anche i punti fondamentali, tanto sul piano teologico che sul quello storico, che lo caratterizzarono, in un’epoca in cui ciò era lungi dall’essere prevedibile. Ad esempio, le tensioni tra il governo italiano e gli Stati Pontifici, che portò alla soppressione del potere temporale, i movimenti rivoluzionari che accompagnarono il suo lungo pontificato di cui lei indicò la durata esatta.

Annunciò anche le tribolazioni che avrebbe conosciuto Pio IX con la Chiesa a causa di forze politiche ostili, le riforme volute da lui (ad esempio le aperture ai laici nel settore amministrativo), l’affetto che il popolo non avrebbe cessato di testimoniargli, e per concludere, una morte pacifica nel suo letto.

Quanto a Napoleone, seguì non soltanto i diversi avvenimenti della sua vita, ma profetizzò anche la sua morte a Sant’Elena, e descrisse i suoi funerali, come se vi fosse presente.

Assai drammatico fu il racconto dell’omicidio del Padre generale della Santa Trinità e del suo segretario mentre si trovavano in Spagna nella provincia di Castiglia, al tempo dell’invasione del paese da parte dei francesi: un evento drammatico “visto” anche questo da Anna Maria. Ella ne fece una descrizione dettagliata al suo confessore, il padre Ferdinand. Questo, a sua volta, lo riferì a tutta la sua Comunità, che ne rimase costernata. La conferma arrivò un mese più tardi, tramite una lettera dalla Spagna, che descriveva i fatti in termini identici a quelli usati da Anna Maria.

CON I SUOI “VIAGGI DIVINI” AIUTAVA GLI ALTRI

La beata aiutava sempre 
 il prossimo

Nessuno degli eventi predetti dalla Beata, secondo ciò che “vedeva” nel suo specchio, fu smentito dai fatti. Tutto ciò risulta, del resto, dalla Positio super virtutibus relativa al processo canonico che avrebbe poi portato alla beatificazione di Anna Maria, la quale contiene un’infinità di testimonianze sull’argomento.

Un grande numero di persone si rivolgevano a lei, per essere illuminate, consigliate e confortate. Lei dava il suo aiuto in ogni modo, ovunque fosse possibile, presagendo anche situazioni a venire riguardanti lo stato delle anime di vivi o di defunti. Intercedeva sempre con la preghiera ed esortava i suoi ospiti a fare altrettanto. In realtà, questo “sole” rivelava ad Anna Maria l’anima degli esseri umani nei loro più profondi segreti. Si servì tante e tante volte di questa facoltà per condurre o ricondurre queste anime a Dio. Numerosi furono coloro che, avendo constatato che nulla le era nascosto, si affidarono a lei come guida della loro vita spirituale.

Fu il caso di don Raffaele Natali, sacerdote molto legato ad Anna Maria. Grazie ad essa, alle sue indicazioni di un’esattezza preziosa, seppe correggere i suoi difetti.

Questi “viaggi divini”, i momenti in cui andava in estasi o restava a leggere dentro quel sole, erano il luogo privilegiato per le rivelazioni, nel corso dei quali “le venivano comunicati gli arcani più segreti della Chiesa o delle intenzioni per le quali lei pregava”. In effetti, quando usciva da ogni estasi, Anna Maria aveva ricevuto le risposte che desiderava e si trovava così informata su eventi di cui lei normalmente non avrebbe potuto sapere nulla. Oltre alle immagini che vedeva nel sole, le informazioni che riceveva provenivano anche dai colloqui diretti con il suo Sposo celeste.

E non si dimenticava dei poveri. Tanto che un mistico fiammingo disse di lei che non disdegnava di lasciare le visioni ultraterrene per scaldare la minestra a un malato o ad un povero se bussava alla sua porta.

I TRE GIORNI DI BUIO

Ci saranno davvero tre giorni di buio sulla terra?

Siamo così giunti alla conclusionedi questo breve percorso mistico, ma soprattutto squisitamente cattolico. Crediamo che alcuni di voi si staranno chiedendo se la profezia dei tre giorni di buio – di cui in genere si parla a proposito della beata -  è vera o falsa.

Abbiamo lasciato di propositoall’ultimo la questione perché ci preme soprattutto che non si faccia dei santi profeti una sorta di curiosità morbosa ed una strumentalizzazione per i tempi che viviamo. Le profezie sono utili solo se ci convertiamo: diversamente diventano materiale di chiacchiericcio inutile e sterile, o perfino dannoso.

Se pensiamo a cosa deve essere stato per i cattolici il momento in cui il beato Pio IX dovette rifugiarsi a Gaeta e vedere crollare Roma e gli Stati Pontifici, altro che tre giorni di buio! San Giovanni Bosco ce ne dà ampia veduta e sottile descrizione ed anche lui con tremende profezie su Roma.

In sostanza ogni epoca è per i cristiani di Santa Romana Chiesa una scommessa, una profezia avverata o nuova: basta sfogliare il Vangelo per renderci conto che la Chiesa, e noi se siamo con Lei, sarà perseguitata fino alla fine, fino al ritorno glorioso dello Sposo, Giudice Divino, Capo della Chiesa. Qualunque cosa accadrà infatti, ci consola il Signore: le porte degli inferi non prevarranno. (Mt 16,18)

Dunque, consigliera spirituale di futuri santi come Vincenzo Pallotti, Gaspare del Bufalo, Vincenzo M. Strambi, così racconta la Beata di aver visto nel futuro della Chiesa e del mondo: “Dio manderà due castighi: uno sarà sotto forma di guerre, rivoluzioni e altri mali; avrà origine sulla terra. L’altro sarà mandato dal Cielo. Verrà sopra la terra l’oscurità immensa che durerà tre giorni e tre notti. Nulla sarà visibile e l’aria sarà nociva e pestilenziale e recherà danno, sebbene non esclusivamente ai nemici della Religione.

Durante questi tre giorni la luce artificiale sarà impossibile; arderanno soltanto le candele benedette. Durante tali giorni di sgomento, i fedeli dovranno rimanere nelle loro case a recitare il Rosario e a chiedere Misericordia a Dio. Tutti i nemici della chiesa (visibili e sconosciuti) periranno sulla Terra durante questa oscurità universale, eccettuati soltanto quei pochi che si convertiranno.

L’aria sarà infestata da demoni che appariranno sotto ogni specie di orribili forme. Dopo i tre giorni di buio, San Pietro e San Paolo […] designeranno un nuovo papa. Allora il Cristianesimo si diffonderà in tutto il mondo.”

COME INTERPRETARE QUESTA PROFEZIA? NE HA PARLATO SOLO LEI?  

San Gaspare del Bufalo: anche lui ha profetizzato i tre giorni di buio.

San Gaspare del Bufalo (devoto della Beata e canonizzato da Pio XII il 12 giugno 1954) ebbe a dire, probabilmente rifacendosi alle parole della Beata Taigi alla quale credeva molto: “La morte degli impenitenti persecutori della Chiesa avverrà durante i tre giorni di buio. Colui che sopravviverà ai tre giorni di tenebra e di pianto, apparirà a se stesso come l’unico sopravvissuto sulla terra, perché di fatto il mondo sarà coperto di cadaveri”.

La beata Maria di Gesù Crocifisso (assai stimata da Pio IX e beatificata da Giovanni Paolo II il 13 novembre 1983) dice: “…Durante l’oscurità che durerà tre giorni, la gente che si è data alle vie del male perirà, così che solo un quarto del genere umano sopravviverà …”.

Un’ altra beata, Elisabetta Canori Mora (stimata da Leone XIII, beatificata il 24 aprile 1994 da Papa Giovanni Paolo II) descrive: “Il cielo si ammantò di nera caligine, scoppiando i fulmini più tremendi, dove incenerivano, dove bruciavano; la terra, non meno che il cielo, era sconvolta. I terremoti più orribili, le voragini più rovinose facevano le ultime stragi sopra la terra. In questa guisa furono separati i buoni cattolici dai falsi cristiani.

Molti di quelli che negavano Dio lo confessavano e lo riconoscevano per quel Dio che egli è. Tutti lo stimavano, lo adoravano, lo amavano.

Tutti osservavano la sua santa legge. Tutti i religiosi e religiose si sistemavano nella vera osservanza delle loro regole. Il clero secolare era l’edificazione della santa Chiesa. (…) …una enorme oscurità si abbatterà sulla terra … puniti gli empi con morte crudele, demoliti questi indegni luoghi, vidi ad un tratto rasserenare il cielo, si vide sulla terra apparire un grande splendore, che annunziava la riconciliazione di Dio con gli uomini; dai santi Angeli fu condotto il piccolo gregge di Gesù Cristo avanti al trono del gran principe san Pietro.

Questo gregge era quel suddetto gregge di buoni cristiani, (…) fu così riordinata tutta la Chiesa secondo i veri dettami del santo Evangelo, tutto era ordinato all’amore di Dio e del prossimo.”

Questi sono solo alcuni riferimenti ad altri santi e beati per confermare che non fu solo la beata Taigi a parlare di questa profezia.

In questo libro, tutte le profezie a riguardo di questo importante momento.

Ma, in definitiva, dobbiamo chiederci che tipo di sole potrebbe mai sorgere domani sulle nazioni e stati nei quali per legge si è sovvertito il piano di Dio sulla famiglia? Quale nazione o stato potrebbe pretendere di vedere splendere domani il sole, se uccide il proprio futuro attraverso l’aborto legalizzato?

È ovvio e del tutto naturale che prima o poi la resa dei conti dovrà venire ed è meglio prima, con tre o quattro giorni di buio che non con il Giudizio di Dio descritto nell’Apocalisse, il famoso Dies irae, il giorno della vendetta di Dio perché questo è il tempo della Misericordia: infatti finché ci saranno anime predilette che ci metteranno in guardia dai pericoli che corriamo, anche dovessimo affrontare persecuzioni e malattie, dobbiamo essere certi che la Misericordia di Dio è in atto e che ci richiama alla conversione. Diversamente è la Bibbia stessa che ci ammonisce:

Dies irae, dies illa, dies tribulationis et angustiae, dies calamitatis et miseriae, dies tenebrarum et caliginis, dies nebulae et turbinis, dies tubae et clangoris super civitates munitas et super angulos excelsos.

(l’ispirazione dell’inno è biblica, dalla versione latina della Vulgata del libro di Sofonia 1,15-16: Giorno d’ira quel giorno, giorno di angoscia e di afflizione, giorno di rovina e di sterminio, giorno di tenebre e di caligine, giorno di nubi e di oscurità, giorno di squilli di tromba e d’allarme sulle fortezze e sulle torri d’angolo).

ANCHE LA BIBBIA NE PARLA

Immagine che rappresenta uno dei momenti descritti nell’Apocalisse.

Per concludere e per confermarequeste profezie basta sfogliare la Bibbia che molte volte parla di questi giorni di buio. Ne citiamo alcuni passi:

Poiché le stelle e le costellazionidel cielo non far più brillare la loro luce, il sole s’oscurerà fin dalla sua levata, e la luna non farà più risplendere il suo chiarore. Isaia 13,10

La luna sarà coperta di rossore, e il sole di vergogna; poiché l’Eterno degli eserciti regnerà sul monte di Sion ed in Gerusalemme, fulgido di gloria in presenza de’ suoi anziani. Isaia 24,23 (le ho aggiunte io, ok?)

Infatti così parla il Signore: «Tutto il paese sarà desolato, ma io non lo finirò del tutto. A causa di ciò, la terra è afflitta, e i cieli di sopra si oscurano; perché io l’ho detto, l’ho stabilito, e non me ne pento, e non ritratterò». Geremia 4,23-28

Quando ti estinguerò, velerò i cieli e ne oscurerò le stelle; coprirò il sole di nuvole, la luna non darà la sua luce. A causa di te, oscurerò tutti gli astri che splendono in cielo e stenderò le tenebre sul tuo paese. Ezechiele 32,7-8

Giorno di tenebra e di caligine, giorno di nube e di oscurità […] la terra trema, i cieli sono scossi, il sole e la luna si oscurano, le stelle perdono il loro splendore. Gioele 2,2.10

Farò prodigi nei cieli e sulla terra: sangue, fuoco, e colonne di fumo. Il sole sarà cambiato in tenebre, e la luna in sangue, prima che venga il grande e terribile giorno del Signore. Gioele 2,30-31

Il sole e la luna s’oscurano, e le stelle ritirano il loro splendore. Gioele 3,15

Non sarà forse tenebra e non luce il giorno del Signore, e oscurità senza splendore alcuno? Amos 5,20

In quel giorno – oracolo del Signore Dio – farò tramontare il sole a mezzodì e oscurerò la terra in pieno giorno! Amos 8,9

Il gran giorno dell’Eterno è vicino; è vicino, e viene in gran fretta; s’ode venire il giorno dell’Eterno e il più valoroso grida amaramente. Quel giorno è un giorno d’ira, un giorno di distretta e d’angoscia, un giorno di rovina e di desolazione, un giorno di tenebre e caligine, un giorno di nuvole e di fitta oscurità. Sofonia 1,14-15(ultime tre le ho aggiunte io, ok?)

Troviamo dei riferimenti anche nelle parole di Gesù:

“…. è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine. (..) Il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte (..) Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà”. Matteo 24,1-48

“In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore; le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno scrollate”. Marco 13, 24-25

“Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle; sulla terra, angoscia delle nazioni, spaventate dal rimbombo del mare e delle onde; Gli uomini verranno meno per la paurosa attesa di quello che starà per accadere al mondo; poiché le potenze dei cieli saranno scrollate”. Luca 21,25-26

“Farò prodigi su nel cielo, e segni giù sulla terra, sangue e fuoco, e vapore di fumo. Il sole sarà mutato in tenebre, la luna in sangue, prima che venga il grande e glorioso giorno del Signore”. Atti 2,19-20

“Guardai di nuovo quando l’Agnello aprì il sesto sigillo; e si fece un gran terremoto; il sole diventò nero come un sacco di crine, e la luna diventò tutta come sangue; le stelle del cielo caddero sulla terra come quando un fico scosso da un forte vento lascia cadere i suoi fichi immaturi. Il cielo si ritirò come una pergamena che si arrotola”. Apocalisse 6,12-14

Mi raccomando ora: non andiamo dicendo che Dio è cattivo e vuole metterci paura!

Le profezie ci avvisano che se non ci convertiamo a Cristo, se non viviamo coerentemente i Suoi Comandamenti, ci attireremo questi flagelli, perché senza Dio c’è solo il male, l’oscurità, le tenebre, la paura e la morte.

Questo è il tempo della Misericordia di Dio: convertiamoci e crediamo al Vangelo, prima che sia troppo tardi.

  

Parabola sulla distribuzione delle acque


Le parabole di Gesù
(041)

Parabola sulla distribuzione 
delle acque (da 467.2 a 467.5)


Un ricco signore aveva molti dipendenti sparsi in molti luoghi dei suoi possedimenti, i quali non erano tutti ricchi di acque e più dei luoghi pativano le persone, perchè se il terreno era coltivato con piante che resistevano all'asciuttore, la gente soffriva molto per le acque scarse. Il ricco signore aveva invece, proprio nel luogo dove lui abitava, un lago ricco d'acque che vi sgorgavano da sotterranee sorgenti.


Un giorno il signore volle fare un viaggio per tutti i suoi possedimenti e vide che alcuni, i più vicini al lago, erano ricchi di acque; gli altri, lontani, ne erano privi: solo quella poca che Dio mandava con le piogge. E vide anche che quelli che avevano acque abbondanti non erano buoni con i fratelli privi d'acque e lesinavano anche una secchia d'acqua con la scusa di temere di rimanere privi d'acque. Il signore pensò. E decise così: "Farò deviare le acque del mio lago a quelli più vicini, dando loro l'ordine di non rifiutare più l'acqua ai miei servi lontani e che sono sofferenti per la siccità del suolo".


E intraprese i lavori subito facendo scavare canali che portavano l'acqua buona del lago ai possessi più vicini dove fece scavare grandi cisterne, di modo che l'acqua si adunasse abbondante aumentando la ricchezza d'acque che già era nel luogo, e da queste fece partire canali minori per alimentare altre cisterne più lontane.
Poi chiamò coloro che vivevano in questi luoghi e disse: "Ricordatevi che ciò che ho fatto non l'ho fatto per dare a voi il superfluo ma per favorire attraverso voi quelli che mancano anche del necessario. Siate perciò misericordiosi come io lo sono" e li congedò.


Passò del tempo e il ricco signore volle fare un nuovo viaggio per tutti i suoi possessi. Vide che quelli più prossimi si erano abbelliti e non solo erano ricchi di piante utili, ma anche di piante ornamentali, di vasche, e piscine e fontane messe per ogni dove delle case e presso le case.
"Avete fatto di queste dimore delle case di ricchi" osservò il signore. "Neppure io ho tante bellezze superflue" e chiese ancora: " Ma gli altri vengono? Avete dato a loro con abbondanza? I canali minori sono nutriti?"

"Sì. Quanto hanno chiesto hanno avuto. E sono anche esigenti, non sono mai contenti, non hanno prudenza e misura, vengono a tutte le ore a chiedere, come se noi fossimo i loro servi, e ci dobbiamo difendere per tutelare le cose nostre. Non si contentavano più di canali e delle piccole cisterne. Vengono fino alle grandi."
"E' per questo che voi avete cintato i luoghi e messo in ognuno questi cani feroci?"
"Per questo, signore. Entravano senza riguardo e pretendevano levarci tutto e sciupavano...."
"Ma voi avete realmente dato? Lo sapete che per essi ho fatto questo e voi vi ho fatti intermediari fra il lago e le loro terre aride? Non capisco... Avevo fatto prendere dal lago tanto da averne per tutti senza sciupio".
"Eppure credi che noi non abbiamo mai negato l'acqua".
Il signore si diresse ai possessi più lontani. Le alte piante adatte al suolo arido erano verdi e fronzute. "Hanno detto il vero" disse il signore vedendole fremere al vento da lontano. Ma come si avvicinò ad esse e poi si inoltrò sotto di esse vide il terreno arso, morte quasi le erbe che brucavano a fatica le pecore anelanti, sabbiose le ortaglie presso le case e poi vide i primi coltivatori patiti, l'occhio febbrile e avviliti.... Lo guardavano e abbassavano il capo ritirandosi come per paura.

Egli, stupito di quel contegno, li chiamò a sè. Si accostarono tremanti. "Di che temete? Non sono più il vostro signore buono che ha avuto cura di voi e con provvidente lavoro vi ha sollevato dalla miseria delle acque? Perchè quei volti malati? Perchè queste terre aride? Perchè i greggi sono così sparuti? E voi perchè sempre paurosi di me? Parlate senza timore. Dite al vostro signore ciò che vi fa soffrire."

Un uomo parlò per tutti. "Signore, noi abbiamo avuto una grande delusione e molta pena. Tu ci avevi promesso soccorso e noi abbiamo perduto anche quello che avevamo prima e abbiamo perduto la speranza in te."
"Come ? Perchè? Non ho fatto venire l'acqua abbondante ai più vicini dando l'ordine che l'abbondanza fosse per voi?"
"Così hai detto? Proprio?"
"Così. Certamente. Non potevo, per ragioni di suolo, far giungere fin qui l'acqua direttamente. Ma con buona volontà potevate andare ai piccoli canali delle cisterne, andarvi con otri e asini a prenderne quanta volevate. Non vi bastavano gli asini e gli otri? E io non c'ero per darveli?"
"Ecco! Io l'avevo detto! Ho detto: <Non può essere il signore che ha dato l'ordine di negarci l'acqua> se eravamo andati!" "Abbiamo avuto paura. Ci dicevano che l'acqua era un premio per loro e noi eravamo castigati". E raccontarono al buon padrone che i conduttopri dei possessi beneficati avevano detto loro che il signore, per punire i servi delle terre aride che non sapevano produrre di più, aveva dato l'ordine di misurare non solo l'acqua delle cisterne ma quella dei primitivi pozzi, di modo che se prima ne avevano anche duecento bati al giorno per loro e le terre, presi con gran fatica di strada e di peso, ora più neppur cinquanta ne avevano, e per averne tanto per gli uomini e gli animali dovevano andare nei rigagnoli di confine ai luoghi benedetti, là dove traboccavano le acque dei giardini e dei bagni, e prendere quell'acqua motosa, e morivano. Morivano di malattia e di sete, e morivano gli ortaggi e le pecore....

"Oh! questo è troppo! E deve finire. Prendete le vostre masserizie e i vostri animali e seguitemi. Faticherete un poco, esausti come siete, ma poi sarà la pace. Io andrò piano per permettere alla vostra debolezza di seguirmi. Io sono un padrone buono, un padre per voi, e ai miei figli provvedo". E si pose in cammino lentamente, seguito dalla triste turba dei suoi servi e degli animali che però già giubilavano per il ristoro dell'amore del buon padrone.


Giunsero alle terre ricchissime d'acque. Ai confini di esse. Il padrone prese qualcuno fra i più forti e disse: "Andate in mio nome a chiedere ristoro."
"E se ci lanciano contro cani?"
"Io sono dietro voi. Non temete. Andate dicendo che io vi mando e che non chiudano il cuore alla giustizia, perchè le acque sono di Dio e tutti gli uomini sono fratelli. Che aprano subito i canali".

Andarono. E il padrone dietro. Si presentarono ad un cancello. E il padrone rimase nascosto dietro il muro di cinta. Chiamarono. Accorsero i conduttori.
"Che volete?"
"Abbiate misericordia di noi. Moriamo. Ci manda il padrone con l'ordine di prendere le acque che ha fatto venire per noi. Dice che le acque a lui le ha date Dio ed egli a voi per noi perchè siamo fratelli, e di aprire subito i canali".

"Ah! Ah!" risero i crudeli. "Fratelli questa turba di cenciosi? Morite? Tanto meglio. Prenderemo i vostri luoghi, vi porteremo là le acque. Allora sì che le porteremo! E faremo quei luoghi buoni. Le acque per voi? Stolti siete! Le acque sono nostre".
"Pietà. Moriamo. Aprite. Lo ordina il padrone".

I cattivi conduttori si consultarono fra loro, poi dissero: "Attendete un momento" e corsero via. Poi tornarono ed aprirono. Ma avevano i cani e pesanti randelli.... I poveri ebbero paura. " Entrate, entrate... Non entrate ora che vi abbiamo aperto? Poi direte che non fummo generosi...." Un incauto entrò e una grandine di bastonate gli piovve addosso mentre i cani, levati di catena, si avventavano sugli altri.

Il padrone uscì da dietro il muro. "Cosa fate, crudeli? Ora vi conosco, voi e i vostri animali, e vi colpisco" e con le frecce frecciò i cani ed entrò poi, severo e irato. "Così è che eseguite i miei ordini? Per questo vi ho dato queste ricchezze? Chiamate tutti i vostri. Vi voglio parlare. E voi" disse rivolto ai servi assetati, " entrate con le vostre donne e bambini, pecore e asini, colombi e ogni animale, e bevete, e rinfrescatevi, e cogliete queste frutta succose, e voi, piccoli innocenti, correte fra i fiori. Godete. Giustizia è nel cuore del buon padrone e giustizia sarà per tutti".


E mentre gli assetati correvano alle cisterne, si tuffavano nelle piscine, e il bestiame alle vasche, e tutto era tripudio per essi, gli altri accorrevano da ogni parte paurosi.


Il padrone salì sull'orlo di una cisterna e disse: "Avevo fatto questi lavori e vi avevo fatto depositari del mio comando e di questo tesoro perchè vi avevo eletti a miei ministri. Nella prova avete fallito. Parevate buoni. Dovevate esserlo perchè il benessere dovrebbe rendere buoni, riconoscenti verso il benefattore, ed io vi avevo sempre benificato dandovi la conduzione di queste terre irrigue. L'abbondanza e l'elezione vi ha fatti duri di cuore, aridi più delle terre che avete reso del tutto aride, malati più di questi arsi di sete. Perchè essi con l'acqua possono guarire mentre voi, con l'egoismo, avete arso il vostro spirito e difficilmente guarirà e con molta fatica tornerà in voi l'acqua della carità. Ora io vi punisco. Andate nelle terre di questi e soffrite ciò che essi soffrirono."
"Pietà, signore! Pietà di noi! Ci vuoi dunque far perire? Meno pietoso tu per noi uomini che noi per gli animali?"

"E questi che sono? Non sono uomini vostri fratelli? Che pietà aveste? Vi chiedevano acqua, deste colpi di bastone e sarcasmo. Vi chiedevano ciò che è mio e che io avevo dato, e voi lo negaste dicendolo vostro. Di chi le acque? Neppur io dico che l'acqua del lago è mia se anche mio è il lago. L'acqua è di Dio. Chi di voi ha creato una sola goccia di rugiada? Andate!.... E a voi dico, a voi che avete sofferto: siate buoni. Fate loro ciò che avreste voluto fatto a voi fatto. Aprite i canali che essi hanno chiusi e fate defluire le acque ad essi, non appena potrete. Vi faccio i miei distributori a questi colpevoli fratelli ai quali lascio il modo e il tempo di redimersi. E il Signore Altissimo più di me vi affida la ricchezza delle sue acque perchè voi diveniate la provvidenza di chi ne è privo. Se saprete far questo con amore e giustizia accontentandovi del necessario, dando il superfluo ai miseri, essendo giusti, non dicendo vostro ciò che è dono avuto e più che dono deposito, grande sarà la vostra pace, e l'amore di Dio e il mio saranno sempre con voi."



domenica 7 luglio 2013

Una delizia !


GIOVANNI PAOLO I
UDIENZA GENERALE
Mercoledì 13 settembre 1978

Vivere la fede

<<Il mio primo saluto va ai miei confratelli vescovi, che vedo qui numerosi.
Papa Giovanni, in una sua nota, che è stata anche stampata, ha detto: « Stavolta ho fatto il ritiro sulle 7 lampade della santificazione ». 7 virtù, voleva dire e cioè fede, speranza, carità, prudenza, giustizia, fortezza, temperanza. 

Chissà se lo Spirito Santo aiuta il povero Papa oggi ad illustrare almeno una di queste lampade, la prima: la fede. Qui, a Roma, c'è stato un poeta, Trilussa, il quale ha cercato anche lui di parlare della fede. In una certa sua poesia, ha detto: « Quella vecchietta ceca, che incontrai / la sera che mi spersi in mezzo ar bosco, / me disse: - se la strada nun la sai / te ciaccompagno io, che la conosco. / Se ciai la forza de venimme appresso / de tanto in tanto te darò na voce, / fino là in fonno, dove c'è un cipresso, / fino là in cima, dove c'è una croce. / Io risposi: Sarà... ma trovo strano / che me possa guidà chi nun ce vede... / La ceca, allora, me pijò la mano / e sospirò: - Cammina -. Era la fede ». Come poesia, graziosa; come teologia, difettosa. Difettosa perché quando si tratta di fede, il grande regista è Dio, perché Gesù ha detto: nessuno viene a me se il Padre mio non lo attira. S. Paolo non aveva la fede, anzi perseguitava i fedeli. Dio lo aspetta sulla strada di Damasco: « Paolo - gli dice - non sognarti neanche di impennarti, di tirar calci, come un cavallo imbizzarrito. Io sono quel Gesù che tu perseguiti. Ho disegni su di te. Bisogna che tu cambi! ». Si è arreso, Paolo; ha cambiato, capovolgendo la propria vita. 

Dopo alcuni anni scriverà ai Filippesi: « Quella volta, sulla strada di Damasco, Dio mi ha ghermito; da allora io non faccio altro che correre dietro a Lui, per vedere se anche io sarò capace di ghermirlo, imitandolo, amandolo sempre più ». Ecco che cosa è la fede: arrendersi a Dio, ma trasformando la propria vita. Cosa non sempre facile. 

Agostino ha raccontato il viaggio della sua fede; specialmente nelle ultime settimane è stato terribile; leggendo si sente la sua anima quasi rabbrividire e torcersi in conflitti interiori. Di qua, Dio che lo chiama e insiste, e di là, le antiche abitudini, « "vecchie amiche" - scrive lui -; e mi tiravano dolcemente per il mio vestito di carne e mi dicevano: "Agostino, come?!, tu ci abbandoni? Guarda, che tu non potrai più far questo, non potrai più far quell'altro e per sempre!" ». Difficile! « Mi trovavo - dice - nello stato di uno che è a letto, al mattino. Gli dicono: "Fuori, Agostino, alzati!". Io invece, dicevo: "Sì, ma più tardi, ancora un pochino!". 

Finalmente il Signore mi ha dato uno strattone, sono andato fuori. Ecco, non bisogna dire: Sì, ma; sì, ma più tardi. Bisogna dire: Signore, sì! Subito! Questa è la fede. Rispondere con generosità al Signore. Ma chi è che dice questo sì? Chi è umile e si fida di Dio completamente! ».

Mia madre mi diceva quand'ero grandetto: da piccolo sei stato molto ammalato: ho dovuto portarti da un medico all'altro e vegliare notti intere; mi credi? Come avrei potuto dire: mamma non ti credo? Ma sì che credo, credo a quello che mi dici, ma credo specialmente a te. E così è nella fede. Non si tratta solo di credere alle cose che Dio ha rivelato ma a Lui, che merita la nostra fede, che ci ha tanto amato e tanto fatto per amore nostro. 
Difficile è anche accettare qualche verità, perché le verità della fede son di due specie: alcune gradite, altre ostiche al nostro spirito. 

Per esempio, è gradito sentire che Dio ha tanta tenerezza verso di noi, più tenerezza ancora di quella che ha una mamma verso i suoi figlioli, come dice Isaia. Com'è gradito e congeniale. C'è stato un grande vescovo francese, Dupanloup, che ai rettori dei seminari era solito dire: con i futuri sacerdoti, siate padri; siate madri. E' gradito. 

Con altre verità, invece, si fa fatica. Dio deve castigare; se proprio io resisto. Egli mi corre dietro, mi supplica di convertirmi ed io dico: no!, quasi sono io a costringerlo a castigarmi. Questo non è gradito. Ma è verità di fede. 

E c'è un'ultima difficoltà, la Chiesa. S. Paolo ha chiesto: Chi sei Signore? - Sono quel Gesù che tu perseguiti.
Una luce, un lampo ha attraversato la sua mente. Io non perseguito Gesù, manco lo conosco: perseguito invece i cristiani. Si vede che Gesù e i cristiani, Gesù e la Chiesa sono la stessa cosa: inscindibile, inseparabile.
Leggete San Paolo: « Corpus Christi quod est Ecclesia ». Cristo e Chiesa sono una sola cosa. Cristo è il Capo, noi, Chiesa, siamo le sue membra. Non è possibile aver la fede, e dire io credo in Gesù, accetto Gesù ma non accetto la Chiesa. 

Bisogna accettare la Chiesa, quella che è, e come è questa Chiesa? Papa Giovanni l'ha chiamata « Mater et Magistra ». Anche maestra. San Paolo ha detto: « Ognuno ci accetti come aiuti di Cristo ed economi e dispensatori dei suoi misteri ».
Quando il povero Papa, quando i vescovi, i sacerdoti propongono la dottrina, non fanno altro che aiutare Cristo. Non è una dottrina nostra, è quella di Cristo; dobbiamo solo custodirla, e presentarla. Io ero presente quando Papa Giovanni ha aperto il Concilio l'11 ottobre 1962. Ad un certo punto ha detto: Speriamo che con il Concilio la Chiesa faccia un balzo avanti. Tutti lo abbiamo sperato; però balzo avanti, su quale strada? Lo ha detto subito: sulle verità certe ed immutabili. Non ha neppur sognato Papa Giovanni che fossero le verità a camminare, ad andare avanti, e poi, un po' alla volta, a cambiare. Le verità sono quelle; noi dobbiamo camminare sulla strada di queste verità, capendo sempre di più, aggiornandoci, proponendole in una forma adatta ai nuovi tempi. 

Anche Papa Paolo aveva lo stesso pensiero. La prima cosa che ho fatto, appena fatto Papa, fu di entrare nella Cappella privata della Casa Pontificia; lì in fondo Papa Paolo ha fatto fare due mosaici: San Pietro e San Paolo: San Pietro che muore, San Paolo che muore; ma sotto San Pietro ci sono le parole di Gesù: Pregherò per te, Pietro, perché non venga mai meno la tua fede. Sotto San Paolo, che riceve il colpo di spada: ho consumato la mia corsa, ho conservato la fede. Voi sapete che nell'ultimo discorso del 29 giugno, Paolo VI ha detto: dopo quindici anni di pontificato, posso ringraziare il Signore; ché ho difeso, ho conservato la fede.

E' madre anche la Chiesa. Se è continuatrice di Cristo e Cristo è buono: anche la Chiesa deve essere buona; buona verso tutti; ma se per caso, qualche volta ci fossero nella Chiesa dei cattivi? Noi ce l'abbiamo, la mamma. Se la mamma è malata, se mia madre per caso diventasse zoppa, io le voglio più bene ancora. Lo stesso, nella Chiesa: se ci sono, e ci sono, dei difetti e delle mancanze, non deve mai venire meno il nostro affetto verso la Chiesa. Ieri - e finisco - mi hanno mandato il numero di « Città Nuova »: ho visto che hanno riportato, registrandolo, un mio brevissimo discorso, con un episodio. Un certo predicatore Mac Nabb, inglese, parlando ad Hyde Park, aveva parlato della Chiesa. 

Finito, uno domanda la parola e dice: belle parole le sue. Però io conosco qualche prete cattolico, che non è stato coi poveri e si è fatto ricco. Conosco anche dei coniugi cattolici che hanno tradito la loro moglie; non mi piace questa Chiesa fatta di peccatori. Il Padre ha detto: ha un po' ragione, ma posso fare un'obiezione? - Sentiamo - Dice: scusa, ma sbaglio oppure il colletto della tua camicia è un po' unto? - Dice: sì, lo riconosco. - Ma è unto, perché non hai adoperato il sapone, o perché hai adoperato il sapone e non è giovato a niente? No, dice, non ho adoperato il sapone. Ecco. 

Anche la Chiesa cattolica ha del sapone straordinario: vangelo, sacramenti, preghiera. Il vangelo letto e vissuto; i sacramenti celebrati nella dovuta maniera; la preghiera ben usata sarebbero un sapone meraviglioso capace di farci tutti santi. 

Non siamo tutti santi, perché non abbiamo adoperato abbastanza questo sapone. 

Vediamo di corrispondere alle speranze dei Papi, che hanno indetto e applicato il Concilio, Papa Giovanni, Papa Paolo. Cerchiamo di migliorare la Chiesa, diventando noi più buoni. Ciascuno di noi e tutta la Chiesa potrebbe recitare la preghiera ch'io sono solito recitare: Signore, prendimi come sono, con i miei difetti, con le mie mancanze, ma fammi diventare come tu mi desideri.

Io devo dire una parola anche ai nostri cari ammalati, che vedo lì. Lo sapete, Gesù ha detto: mi nascondo dietro a loro; quello che viene fatto a loro vien fatto a me. Quindi nelle loro persone noi veneriamo il Signore stesso e auguriamo che il Signore sia loro vicino, li aiuti, e li sostenga.

A destra invece ci sono gli sposi novelli. Hanno ricevuto un grande sacramento; facciamo voti che questo sacramento ricevuto sia veramente apportatore non solo di beni di questo mondo, ma più di grazie spirituali. Nel secolo scorso c'era in Francia Federico Ozanam, grande professore; insegnava alla Sorbona, ma eloquente, ma bravissimo! Suo amico era Lacordaire, il quale diceva: « E' così bravo, è così buono, si farà prete, diventerà un vescovone, questo qui! ». No! Ha incontrato una brava signorina, si sono sposati. Lacordaire c'è rimasto male, e ha detto: « Povero Ozanam! E' cascato anche lui nella trappola! ». Ma due anni dopo, Lacordaire venne a Roma, e fu ricevuto da Pio IX. « Venga, Padre, - dice - venga. Io ho sempre sentito dire che Gesù ha istituito sette sacramenti: adesso viene Lei, mi cambia le carte in tavola; mi dice che ha istituito sei sacramenti, e una trappola! No, Padre, il matrimonio non è una trappola, è un grande sacramento! ». Per questo facciamo di nuovo gli auguri a questi cari Sposi; che il Signore li benedica!>>

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