mercoledì 3 luglio 2013

Sant' Elisabetta di Portogallo

S.Elisabeta 
 de Portugal 
Sant' Elisabetta di Portogallo - Regina (4 luglio)
Saragozza (Spagna), 1271 - Estremoz (Portogallo), 4 luglio 1336
Nacque a Saragozza, in Aragona (Spagna), nel 1271.
Figlia del re di Spagna Pietro III, quindi pronipote di Federico II, a soli 12 anni venne data in sposa a Dionigi, re del Portogallo, da cui ebbe due figli.
Fu un matrimonio travagliato dalle infedeltà del marito ma in esso Elisabetta seppe dare la testimonianza cristiana che la portò alla santità.
Svolse opera pacificatrice in famiglia e, come consigliera del marito, riuscì a smorzare le tensioni tra Aragona, Portogallo e Spagna.
Alla morte del marito donò i suoi averi ai poveri e ai monasteri, diventando terziaria francescana.
Dopo un pellegrinaggio al santuario di Compostela, in cui depose la propria corona, si ritirò nel convento delle clarisse di Coimbra, da lei stessa fondato.
Dopo la morte avvenuta nel 1336 ad Estremoz in Portogallo, il suo corpo fu riportato al monastero di Coimbra.
Nel 1612 lo si troverà incorrotto, durante un'esumazione, collegata al processo canonico per proclamarla santa. Fu canonizzata a Roma da Urbano VIII nel 1625. 
Etimologia: Elisabetta = Dio è il mio giuramento, dall'ebraico
Martirologio Romano: Santa Elisabetta, che, regina del Portogallo, fu esemplare nell’opera di pacificazione tra i re e nella carità verso i poveri; rimasta vedova del re Dionigi, abbracciò la regola tra le monache del Terz’Ordine di Santa Chiara nel cenobio di Estremoz in Portogallo da lei stessa fondato, nel quale, mentre era intenta a far riconciliare suo figlio con il genero, fece poi ritorno al Signore.

 
Figlia di re, è normale che debba sposare un re. E questo lo decidono naturalmente gli altri, quando Elisabetta (Isabel in portoghese) ha soltanto dodici anni.

Suo padre, il re Pietro III di Aragona, la dà in moglie a Dionigi re del Portogallo: Dom Dimìs, come lo chiamano i sudditi.
Un re con molti meriti: sviluppa infatti l’economia portoghese, crea una flotta, fonda l’università di Lisbona (che sarà successivamente trasferita a Coimbra).
Dionigi è un buon sovrano, ma anche un pessimo marito, sempre impelagato con altre donne e padre via via di altri figli, oltre ai due che gli dà Elisabetta.
E lei, malgrado le continue offese e i tradimenti del marito, gli rimane impeccabilmente fedele, tutta dedita ai figli Alfonso e Costanza, come ai sofferenti per malattie “brutte” in Lisbona.

Ma non solo: Elisabetta si prende anche molta cura dei bambini messi al mondo dal marito con altre donne.
Un’opera da cristiana autentica.
Da grande regina.
E l’infedele Dionigi deve pur avvertire la sua superiorità morale; tant’è che più tardi, quando il figlio Alfonso gli si ribella, è l’autorità di Elisabetta a evitare lo scontro armato tra padre e figlio.
Poi quel fatto le procura l’accusa di parteggiare per il figlio Alfonso contro Dionigi, e allora la confinano nella cittadina di Alenquer, a nord di Lisbona.
Ma presto il marito la richiama.
Ora la vuole vicina, ha bisogno di lei e del suo consiglio.
Elisabetta torna, riprende serenamente il suo posto accanto al re.
E quando una malattia mortale lo colpisce, è lei a curare in prima persona il marito, fino all’ultimo giorno.
Dopo la morte del re, avvenuta nel 1325, sale al trono suo figlio Alfonso IV, ed Elisabetta non resta a fare la regina madre a Lisbona.
Si fa pellegrina e penitente, con l’abito di terziaria francescana, andando fino al santuario di San Giacomo di Compostella a piedi nudi.
Poi viene accolta dalle Clarisse nel monastero di Coimbra, fondato da lei, e ne condivide la vita, senza però pronunciare i voti (lo farà poco prima di morire).
Il monastero diventa la sua casa per sempre; ma una volta deve uscirne, perché c’è nuovamente bisogno di lei: deve riconciliare suo figlio Alfonso IV col re Ferdinando di Castiglia che è suo genero (è il marito di Costanza.
Elisabetta ha ormai 65 anni, il suo fisico è indebolito dalle dure penitenze, e in piena estate il viaggio è troppo faticoso per lei.
Incontra il figlio e la nuora, fa sosta nella cittadina di Estremoz, ma non riesce ad andare più avanti: la stanchezza e le febbri troncano rapidamente la sua vita.
Il suo corpo viene riportato al monastero di Coimbra, e nel 1612 lo si troverà incorrotto, durante un’esumazione, collegata al processo canonico per proclamarla Santa. Ma già nei primi tempi dopo la morte c’erano pellegrinaggi alla sua tomba e circolavano voci di miracoli. Finché, nel 1625, Papa Urbano VIII celebrerà, infine, la sua solenne canonizzazione a Roma. (Autore: Domenico Agasso – Fonte: Enciclopedia dei Santi)


Giaculatoria. - Sant' Elisabetta di Portogallo, pregate per noi.

 

"Il Cuore Ammirabile della Santissima Madre di Dio" 1






57 - Il Cuore di Maria forziere delle vere ricchezze

L'infinita bontà di Dio ci ha dato 4 grandi tesori:

1) La SS. Eucarestia, che racchiude in sé quanto vi è di più ricco, preziosa, ammirabile nel tempo e nell'eternità.

2) La S. Scrittura, contenente le verità e i segreti della Divinità. Essa è il Cuore di Dio (S. Agostino).

3) Le reliquie dei Santi che la Chiesa possiede, conserva e onora.

4) Il Cuore di Maria che contiene ricchezze indicibili. Infatti:

a) È il tesoro dell'amore dell'Eterno Padre: «Amoris Dei Patris thesaurus» (S. Metodio), perché in esso il Padre adorabile mise tutto il suo amore, cioè il suo Unigenito.

b) È il tesoro del Figlio, uso a nascondere e conservare i misteri e le cose meravigliose osservate in Gesù durante la sua dimora terrena: «conservabat omnia verba haec in Corde suo». Gesù ha versato nel Cuore di Maria i tesori di sapienza e di scienza nascosti nel suo; vi ha messo i tesori di grazia e di misericordia acquisiti per noi col suo Sangue e con la sua morte, e le ha donato il potere di distribuirli, «cui vult, dice S. Bernardo, quando vult et quomodo vult». «In manibus tuis, dice il dotto Dionigi Certosino, sunt omnes thesauri miserationum Dei».

c) È il tesoro della carità dello Spirito Santo Poiché in esso Egli ha messo un oceano di grazie: tutte le grazie dei Santi. Quindi si può ben dire con S. Andrea di Candia che il Cuore di Maria è «Sanctissimus omnis sanctitatis thesaurus» (Orat. de Assumpt.) e

«Thesaurus stupendus Ecclesiae» (S. Epif.).

d) È un tesoro di gloria, di felicità e di giubilo per la Chiesa trionfante: È per Te, Vergine santa, che è stato riempito il Cielo, l'inferno è stato spogliato, e sono state riparate le rovine della celeste Gerusalemme (S. Bernardo).

e) È un tesoro di grazia e di misericordia per la Chiesa militante, perché, secondo S. Germano, nessuno è stato liberato o preservato dalle insidie di Satana, se non per mezzo di Maria; nessuno ottiene grazie se non per sua intercessione.

f) E' un tesoro di sollievo per la Chiesa sofferente, perché in ogni ora le pene del Purgatorio sono diminuite e addolcite grazie alla carità meravigliosa di Maria.

Infine, dal trono di Dio non discende alcuna grazia né favore, sia nella Chiesa trionfante, sia in quella militante e purgante, che non passi per le mani di Maria: «Nihil a throno Dei divini muneris defluit, aut descendit, quod per Mariae manus non pertransierit».

Salutiamo, dunque l'amabile Vergine con S. Cirillo: «Salve sancta Deipara, pretiosus totius orbis thesaurus».

Quando siamo tristi o desolati, per avere consolazione pensiamo al tesoro inestimabile del Cuore di Maria, che ha per noi il più grande amore. Quale motivo di gioia e di conforto per noi! Certamente, se conoscessimo bene l'amore, le ricchezze, le tenerezze che Maria ha per noi, moriremmo di gioia.

58 - Il Cuore di Maria vittima ed altare

Tutti i cuori degli Angeli e dei Santi del cielo sono altrettanti santuari dell'amore divino, nei quali Dio è adorato, glorificato. amato continuamente e differentemente, secondo la differenza dei gradi di amore posseduti da ogni cuore.

Ma il Cuore di Gesù è il Santuario dei santuari, e l'amore degli amori, che sempre ha adorato, glorificato e amato Dio; sempre ciò farà in modo degno della sua grandezza e bontà infinite. Il Cuore di Maria è il secondo santuario dell'amore divino, esso è stato fatto dall'amore increato ed essenziale: lo Spirito Santo Santuario mai profanato dal peccato, adorno invece d'una santità senza uguale e della bellezza splendente di tutte le virtù; santuario che è la dimora del Santo dei Santi, e nel quale vi è maggior gloria ed amore per la SS. Trinità che in tutti i santuari materiali e spirituali della terra e del cielo.

Questo santuario comprende tre cose:

1) - Un perpetuo sacrificio d'amore e di lode. - Il Cuore di Maria è rappresentato dal turibolo d'oro in mano ad un Angelo (Ap 8, 3).

L'Angelo del gran Consiglio lo riempie di fuoco: «Implevit thuribulum de igne altaris e di abbondante incenso, incensa multa, cioè di preghiere dei Santi, de orationibus Sanctorum, per significare che fu il Figlio di Dio a riempire il Cuore della SS. Madre del sacro fuoco che ha portato sulla terra, e che tutte le adorazioni, le lodi, le glorificazioni e le preghiere che escono dal Cuore verginale di Maria, procedono dal Cuore adorabile di Gesù.

Le preghiere dei Santi sono messe nel Cuore di Maria, per indicarci che i Santi depongono nel Cuore della loro Madre preghiere, lodi, adorazioni, offerte a Dio, perché essendo unite alle sue, riescano più gradite ed efficaci.

2) - Il sacrificio delle vittime d'amore. - La prima è la vittima adorabile offerta da Maria a Dio, nel tempio di Gerusalemme e sul Calvario; offerta che ripete in cielo e in tutti i sacrifizi divini di tutti i giorni, di tutte le ore, sulla terra.

Poiché, se tutti i cristiani hanno il diritto di offrire alla Maestà divina lo stesso sacrifizio del Sacerdote, quanto più la Madre del Sommo Sacerdote godrà di questo diritto, di questo potere?

Ai sacrifici terreni Ella non è presente sensibilmente, ma con la mente, con il Cuore, con l'amore; Ella vuole ciò che vuole suo Figlio, l'accompagna spiritualmente dappertutto per fare in qualche modo tutto quanto Egli fa.

Se Maria, dice Gersone, (Tract., 9 super Magnif.) nell'Ultima Cena non ha ricevuto il carattere sacerdotale, ha però, avuto in modo più eccellente di tutti gli altri presenti, di tutti i fedeli, questo carattere, non per consacrare, ma per sacrificare un'Ostia pura, santa e perfetta sull'altare del suo, Cuore, ove il fuoco divino arde continuamente. Ne consegue che i Santi le attribuiscono il nome e la qualità di Sacerdote: «Verginem appello velut sacerdotem, et altare» (S. Epifanio). E non è a stupire, poiché lo Spirito Santo onora i cristiani col titolo di Sacerdozio regale: «Vos autem regale sacerdotium» (1 Pt, 2, 9), e fa loro dire al Signore: «Fecisti nos: reges et sacerdotes» (Ap 5, 10).

La seconda vittima sacrificata nel santuario del Cuore di Maria è Lei stessa, Gesù s'è immolato per la gloria del Padre e per la nostra salute. Maria l'ha imitato sacrificandosi con Cuore ardente d'amore.

Ella è vissuta sulla terra in un continuo sacrificio di tutto, il suo essere e attività.

La terza vittima ne comprende un'infinità. Se l'Eterno Padre ci ha donato tutte le cose donandoci Gesù: «Omnia cum ipso, nobis donavit» (Rm 8, 32), assai più ha largheggiato con Maria. Ella, ben sapendo che ogni cosa nell'universo Le apparteneva, desiderando farne buon uso per la gloria del donatore, sacrificava alla Divina Maestà tutte le creature del mondo come altrettante vittime. Non si può rendere a Dio maggior onore che col sacrifizio, e per conseguenza, non si può fare più santo uso delle cose che ci appartengono, che col donarle e sacrificarle al Sovrano Signore di tutte le cose, conforme la sua santa volontà.

Uniamoci noi pure col dono di quanto ci appartiene, al Figlio e alla Madre; uniamoci con lo stesso loro Cuore ardente d'amore. O Madre del divin Sacerdote, di tutto cuore acconsentiamo al perpetuo sacrificio che Voi fate di noi e delle nostre cose, secondo la gloria del Salvatore e le sue intenzioni!

3) - Il Cuore di Maria è Altare del divino Amore. Gersone dice: «Dopo il sacrificio di sé offerto da N. S. sulla Croce, il più gradito a Dio e il più utile agli uomini è quello offerto da Maria SS., sull'altare del suo Cuore.

Pensiamo perciò a Lei quando diciamo: «Introibo ad aLtare Dei!», ricordandoci che dobbiamo offrire il sacrificio su questo altare divino, e non solo sull'altare materiale che non ne è che l'ombra.

Dobbiamo offrirlo in unione alla carità e alla santità dei due Cuori ammirabili, fusi in un solo cuore sul medesimo altare, chiamato altresì il Santo dei Santi: «Affinché meritiamo di entrare nel Santo dei Santi con anime pure e sante».


59 - Il Cuore di Maria e l'aureola dei martiri

Il Cuore di Maria e la Croce. - Il primo oggetto dell'amore del Salvatore, dopo il suo Eterno Padre, è la Croce. Anche i Santi, che hanno seguito le orme del Redentore, hanno amato molto la Croce, e per l'amore del Crocefisso hanno messo la loro gloria e le loro delizie nei patimenti.

La SS. Vergine, essendo ricolma d'amore per Gesù più dei Santi, ha amato la Croce più di essi, tanto da poter dire che, durante la sua vita terrena, il suo Cuore era il centro della Croce. Poiché le croci venivano in folla, da tutte le parti, a ritrovarsi nel suo Cuore; da parte di Dio, da parte degli uomini, dei Giudei, persecutori di suo Figlio, dei Gentili che lo crocifiggevano, di Erode, di Pilato, dei grandi Sacerdoti Anna e Caifa, de' suoi amici stessi, di Giuda, di Pietro che lo rinnegava, di quanti l'avevano abbandonato. Anche le creature insensibili ed inanimate si schieravano con tutti costoro, le corde e le catene che avevano legato Gesù, le verghe che l'avevano flagellato, le spine che avevano trafitto il suo santo capo, i chiodi che gli avevano trapassato le mani e i piedi, il fiele che aveva amareggiato la sua bocca, la lancia che aveva ferito il suo costato e tutte le altre cose che lo avevano fatto soffrire.

Tutte queste croci erano ricevute dal Cuore di Maria come inviate dalla mano di Dio ed erano portate con sottomissione, pace e amore invidiabili. Ma non per questo le croci furono, meno dolorose. Esse invece la fecero tanto soffrire che ne sarebbe morta, se la Divina Potenza non l'avesse sostenuta.

Maria è più che martire: Ella ha sofferto più di tutti i Martiri riuniti insieme, per parecchi motivi.

1) L'anima è capace di soffrire più del corpo, tanto più quando la sua natura è nobile ed eccellente. Ora, tutti i Martiri hanno sofferto nel corpo, ma la SS. Vergine ha sofferto nell'anima, trapassata dalla spada del dolore.

2) I Martiri hanno dato il sangue e la vita per la gloria di Dio; la Vergine ha sacrificato infinitamente di più, cioè la vita del suo unico Figlio.

3) I supplizi dei Martiri sono durati relativamente poco. tempo, ma il martirio di Maria è stato lungo quanto la sua vita.

4) A differenza dei Martiri, le piaghe e i tormenti del Cuore di Maria non si possono contare tanto sono innumerevoli. Contiamo, se possibile, i travagli della vita di Gesù: le ingiurie, le bestemmie oltraggiose dei Giudei, le piaghe del suo corpo, i tormenti della sua Passione, e conteremo altrettante piaghe dolorosissime nel Cuore desolato della Madre. Contiamo gli oltraggi e le crudeltà dei perfidi Giudei riguardo agli Apostoli e ai Discepoli di suo Figlio, dopo l'Ascensione; le miserie, le calamità, le afflizioni che hanno colpito un'infinità di persone durante la vita di Lei; le idolatrie, le empietà, i delitti che si commettevano contro Dio su tutta la terra, mentre Ella vi soggiornava, e conteremo altrettanti dolori, supplizi, martirii sanguinosi, incomprensibili del suo Cuore verginale, ardente di amore per il Creatore e per la sua gloria.

5) Il martirio di Maria è il più doloroso di tutti, perch'Ella ha sofferto il martirio il più sanguinoso, di suo Figlio.

Il martirio di Gesù è il martirio di Maria: Ella soffriva nel suo Cuore i dolori che Egli soffriva nel corpo; l'amore che consolava i Martiri, crocifiggeva la Vergine, rendendole i tormenti del Figlio più sensibili: Ella avrebbe amato meglio soffrire tutti i supplizi e anche i tormenti della terra e dell'inferno, piuttosto che vedere suo Figlio abbandonato al furore dei Giudei ed alle loro crudeltà.

«Vulnera Christi morientis», dice S. Bernardo, «erant Matris vulnera dolentis». Tutti i dolori di Gesù morente erano dolori della sua Madre sofferente. Chi avesse potuto vedere il Cuore della Madre del Salvatore mentre era ai piedi della Croce, avrebbe visto un perfetto ritratto di Gesù Crocefisso: «In corpore Filius, dice S. Lorenzo Giustiniani, in Corde Genitrix erat crucifixa»: il Figlio era crocefisso nel corpo, e la Madre nel Cuore.

PREGHIERA. - O Maria il tuo martirio sanguinoso è al di sopra di tutti i martiri. Ma il tuo amato Figlio Ti ha dato una aureola e una corona infinitamente più gloriose e splendenti delle aureole e delle corone di tutti i Martiri insieme. Essi Ti onorano tutti come loro Regina e Madre; sanno che per la tua interposizione Gesù li ha onorati della grazia e della corona gloriosa del martirio; perciò mettono le loro corone ai tuoi piedi, e dopo tuo Figlio, Re dei Martiri e dei Santi, lodano, benedicono e glorificano Te eternamente.

Dall'opera di san Giovanni Eudes: "Il Cuore Ammirabile della Santissima Madre di Dio"

Cor Mariae Immaculatum, 
intercede pro nobis!

L'ora della pubblica testimonianza.


Fulda (Germania), 8 settembre 1985. 
Natività della Beata Maria Vergine.

L'ora della pubblica testimonianza.

«Figli prediletti, accogliete oggi il mio invito ad entrare nel mio Cuore Immacolato e a lasciarvi condurre da Me.

Tutti coloro che accolgono questo mio invito e si consacrano al mio Cuore fanno parte della mia schiera vittoriosa.

In questo giorno, nella festa della mia nascita, vi voglio attorno alla mia culla come una corona profumata di amore e di preghiera.

Oggi vi chiamo tutti ad una pubblica e coraggiosa testimonianza.

Guardate alla vostra Mamma Celeste che nasce "come il sorgere dell'aurora, bella come la luna".

Cosa oggi oscura la vita degli uomini?

È la tenebra della ribellione a Dio, della sua ostinata e così vasta negazione.

Voi dovete diffondere ovunque il potente grido: Dio c'èChi è come Dio?

Solo nel ritorno a Dio è aperta per l'umanità la sola possibilità di salvezza.

Allora voi dovete diffondere con coraggio il mio materno invito alla conversione ed al ritorno al Signore, sulla strada della preghiera e della penitenza, della carità e del digiuno.

Questo ancora per poco è il tempo favorevole concesso alla umanità per la sua conversione.

Guardate alla vostra Mamma Celeste che nasce "splendente come il sole".

Cosa oggi offusca la bellezza e lo splendore della Chiesa?

È il fumo degli errori che Satana ha fatto entrare in essa. Essi vengono sempre più diffusi e portano moltissime anime alla perdita della fede.

Causa di una cosi vasta diffusione degli errori e di questa grande apostasia sono i Pastori infedeli. Essi fanno silenzio quando devono parlare con coraggio per condannare l'errore e per difendere la Verità. Non intervengono quando devono smascherare i lupi rapaci che si sono
introdotti nel gregge di Cristo nascosti sotto le vesti di agnelli. Son cani muti che lasciano sbranare il loro gregge.

Voi invece dovete parlare con forza e con coraggio per condannare l'errore e per diffondere solo la Verità.

È giunta l'ora della vostra pubblica e coraggiosa testimonianza.

Offusca lo splendore della Chiesa anche la profonda divisione entrata al suo interno e che ogni giorno diventa più grande.

Allora voi dovete testimoniare questa unità con un forte impegno di unione col Papa e con i Vescovi uniti a Lui. Non seguite quei Vescovi che si oppongono al Papa. Fatevi coraggiosi difensori del Papa e denunciate apertamente coloro che si oppongono al suo Magistero ed
insegnano in maniera contraria ad esso.

Guardate alla vostra Mamma Celeste che nasce "terribile come un esercito schierato a battaglia".

Cosa rende vana la vostra forza e vi ferma impauriti di fronte al grande attacco del mio Avversario?

È la tolleranza del peccato che vi allontana dalla vita di mio figlio Gesù. È la grande trascuratezza della preghiera, che non vi comunica la sua stessa forza.

Allora siate oggi coraggiosi testimoni nel combattere contro il peccato. Per mezzo di voi ritorni a splendere nella Chiesa il grande dono che Gesù vi ha fatto col sacramento della riconciliazione.

Tornate a confessarvi spesso e pregare di più. Pregate con Me; pregate con il santo Rosario.

Quanto il mio Papa (beato Giovanni Paolo II) ha detto in questo luogo corrisponde a verità.

Siete vicini al più grande castigo; allora vi dico: affidatevi a Me e ricordate che l'arma da usare in questi terribili momenti è quella del Santo Rosario. Allora voi formate la mia schiera che in questi tempi Io conduco alla sua più grande vittoria».

AVE MARIA PURISSIMA!

lunedì 1 luglio 2013

La comunione spirituale

 

La comunione spirituale - L'esempio dei Santi


«O Sposo mio diletto - esclama
 S. Caterina da Genova - io desidero talmente la gioia di stare con te, che, mi pare, se fossi morta risusciterei per riceverti nella Comunione». E la B. Agata della Croce provava così acuto il desiderio di vivere sempre unita a Gesù Eucaristico, che ebbe a dire: «Se il confessore non mi avesse insegnato a fare la Comunione spirituale, non avrei potuto vivere».Quanto sia stata amata dai Santi la Comunione spirituale non ci vuole molto a intuirlo. Essa soddisfa almeno in parte quell’ansia ardente di essere sempre "un solo spirito" con chi si ama. Gesù stesso ha detto: "Rimanete in Me e io rimarrò in voi" (Gv 15, 4).
La Comunione spirituale aiuta a restare uniti a Gesù, sebbene lontani dalla sua dimora. Altro mezzo non c’è per placare gli aneliti di amore che consumano i cuori santi. "Come una cerva anela ai corsi delle acque, così la mia anima anela a Te, o Dio" (Salmo 41, 2).
Quanto sia preziosa la Comunione spirituale lo disse Gesù stesso a S. Caterina da Siena in una visione. La Santa temeva che la Comunione spirituale non avesse nessun valore rispetto alla Comunione sacramentale. Gesù in visione le apparve con due calici in mano, e le disse: «In questo calice d’oro metto le tue Comunioni sacramentali; in questo calice d’argento metto le tue Comunioni spirituali. Questi due calici mi sono tanto graditi».
Per S. Maria Francesca delle Cinque Piaghe, ugualmente, la Comunione spirituale era l’unico sollievo al dolore acuto che provava nello stare chiusa in casa, lontana dal suo Amore, specialmente quando non le era concesso di fare la Comunione sacramentale. Allora saliva sul terrazzo della casa e guardando la Chiesa sospirava: «Beati coloro che oggi ti hanno ricevuto nel Sacramento, mio Gesù. Fortunate le mura della Chiesa che custodiscono il mio Gesù. Beati i Sacerdoti che sono sempre vicini a Gesù amabilissimo». Solo nella Comunione spirituale si placava il suo desiderio.
San Pio da Pietrelcina dava a una sua figlia spirituale questo consiglio: «Nel corso del giorno, quando non ti è permesso di fare altro, anche in mezzo a tutte le tue occupazioni, chiama Gesù, con gemito rassegnato dell’anima, ed egli verrà e resterà sempre unito con la tua anima mediante la sua grazia e il suo santo amore. Vola con lo spirito dinanzi al Tabernacolo, quando non ci puoi andare col corpo, e là sfoga le ardenti brame ed abbraccia il Diletto delle anime meglio che se ti fosse dato di riceverlo sacramentalmente».
S. Angela Merici aveva la passione amorosa della Comunione Spirituale. Non soltanto la faceva spesso ed esortava a farla, ma arrivò a lasciarla come "eredità" alle sue figlie perché la praticassero perpetuamente.
La vita di S. Francesco di Sales fu tutta una catena di Comunioni spirituali. Era suo proposito fare una Comunione spirituale almeno ogni quarto d’ora. Lo stesso proposito l’aveva fatto San Massimiliano M. Kolbe fin da giovane. E il Servo di Dio Andrea Beltrami ci ha lasciato una breve pagina del suo diario intimo che è un piccolo programma di vita vissuta in Comunione spirituale ininterrotta con Gesù Eucaristico. Ecco le sue parole: «Ovunque mi trovi, penserò sovente a Gesù in Sacramento. Fisserò il mio pensiero al S. Tabernacolo anche quando mi svegliassi di notte, adorandolo da dove mi trovo, chiamando Gesù in Sacramento, offrendogli l’azione che sto facendo. Stabilirò un filo telegrafico dallo studio alla Chiesa, un altro dalla camera, un terzo dal refettorio; e manderò più sovente che mi sarà possibile dei dispacci d’amore a Gesù in Sacramento».
Di queste e simili sante attenzioni i Santi  si sono  serviti per dare sfogo alla piena del loro cuore che non si saziava mai d’amare Gesù.  

S. Rocco da Montpellier passò cinque anni carcerato perché ritenuto un pericoloso vagabondo. Nel carcere stava sempre con gli occhi fissi al finestrino, pregando. Il carceriere gli chiese: «Che guardi?». Il Santo gli rispose: «Guardo il campanile della Parrocchia». Era il richiamo di una Chiesa, di un Tabernacolo, di Gesù Eucaristico suo indivisibile amore.
Anche il S. Curato d’Ars diceva ai fedeli: «Alla vista di un campanile voi potete dire: là è Gesù, perché là un Sacerdote ha celebrato la Messa». E San Luigi Guanella, quando accompagnava in treno i pellegrinaggi ai Santuari, raccomandava sempre ai pellegrini di rivolgere il pensiero e il cuore a Gesù ogni volta che vedevano un campanile dal finestrino del treno. «Ogni campanile - diceva - ci richiama a una Chiesa, nella quale è un Tabernacolo, si celebra la Messa, sta Gesù».

Impariamo dai Santi, ma mettiamoci anche noi all’opera, facendo molte Comunioni spirituali, specialmente nei momenti più impegnativi della giornata. Allora anche in noi avverrà presto l’incendio d’amore, perché è consolantissimo quel che ci assicura S. Leonardo da Porto Maurizio: «Se voi praticate parecchie volte al giorno il santo esercizio della Comunione spirituale, vi do un mese di tempo per vedere il vostro cuore tutto cambiato». Appena un mese: inteso?

S. Margherita Maria Gesù disse: «Il tuo desiderio di ricevermi ha toccato così dolcemente il mio cuore, che se non avessi istituito questo Sacramento, lo avrei fatto in questo momento, per unirmi a te».
Nostro Signore incaricava S. Margherita da Cortona di ricordare ad un religioso le parole di Sant' Agostino: «Credi, e tu avrai mangiato»; cioè, fai un atto di fede e di desiderio verso l'Eucaristia, e tu sarai nutrito da questo alimento divino.

Alla B. Ida da Lovanio, durante una messa in cui essa non aveva potuto comunicarsi, Gesù diceva: «Chiamami, e io verrò!»; «Venite, o Gesù!» esclamò la santa, e si sentì riempire di felicità come se realmente si fosse comunicata.
Questo desiderio di Gesù, di unirsi a noi, è infinito e onnipotente: non conosce altro ostacolo che la nostra libertà.
Approfittiamo anche noi di questo grande dono. Specialmente nei momenti di prova o di abbandono, che cosa ci può essere di più prezioso dell’unione con Gesù Crocifisso e Risorto, realmente presente nel Santissimo Sacramento, mediante la Comunione Spirituale? Questo santo esercizio può riempirci le giornate di amore, può farci vivere con Gesù in un abbraccio d’amore che dipende solo da noi rinnovare spesso fino a non interromperlo più.
O meraviglioso potere dell'anima umana! O potenza di un desiderio sincero,  sostenuto dalla fede e ispirato dall'amore! Potere che permette a ciascuno di noi di fare per sé, in qualche maniera, ciò che il sacerdote fa per tutti i fedeli!

Un esempio di comunione spirituale 
Gesù mio, 
io credo che sei realmente presente 
nel Santissimo Sacramento. 
Ti amo sopra ogni cosa 
e ti desidero nell'anima mia. 
Ora non posso riceverti sacramentalmente, 
vieni almeno spiritualmente nel mio cuore.
Come già unito a me, 
io ti abbraccio e tutto mi unisco a te; 
non permettere che mi separi mai da te, 
mio Signore e mio Dio.


AMDG et B.V.M.

O Divinissimo Sangue



Sanguis Christi, inebria me!