martedì 11 giugno 2013

LA PASSIONE DEL SIGNORE GESU'


LA PASSIONE DEL SIGNORE 
RIVELATA A SUOR JOSEFA MENENDEZ

« Josefa, sposa e vittima del mio Cuore, ti parlerò della mia Passione, perché sia oggetto costante del tuo pensiero e perché essa apporti alle anime le confidenze del mio Cuore ».
Nella Quaresima del 1923, Nostro Signore rivelò a Sorella Josefa Menèndez i sentimenti provati dal suo Cuore divino durante la sua Passione. Josefa riceveva in ginocchio le confidenze del Maestro, e mentre Egli parlava, scriveva.
Con approvazione del Card. Pacelli, futuro Pio XII 



Lavanda dei piedi

22 febbraio 1923
« Comincerò a scoprirti i sentimenti che inon­davano il mio Cuore, mentre lavavo i piedi ai miei Apostoli.
« Li convocai tutti e dodici. Non volli escludere nessuno. Vi si trovava Giovanni, il discepolo predi­letto, e Giuda, che di lì a poco m'avrebbe consegnato ai miei nemici.
« Ti dirò perché volli riunirli tutti e perché inco­minciai a lavar loro i piedi:
« Li riunii tutti, perché era quello il momento in cui la mia Chiesa doveva presentarsi al mondo; e presto non vi sarebbe stato che un solo Pastore per tutte le greggi.
« Volevo anche insegnare alle anime che quantun­que cariche di peccati atroci; non le escludo dalle mie grazie, né le separo dalle anime più amate; vale a dire che riunisco le une alle altre nel mio Cuore, e che do loro le grazie di cui abbisognano.
« Ma qual dolore provai in quell'ora sapendo che l'infelice Giuda rappresentava tutte le anime che pur tante volte raccolte ai miei piedi, tante volte lavate nel mio Sangue, si sarebbero egualmente per­dute per sempre.
« Sì, in quel momento volli insegnare ai peccatori che non devono allontanarsi da me, neppure quando sono in peccato, pensando che non vi è più un ri­medio e che mai più saranno amati come prima di aver peccato. No, povere anime! Non sono questi i sentimenti di un Dio, che ha sparso tutto il suo Sangue per voi!...
« Venite tutti a Me e col mio Sangue tornerete candidi come la neve. Immergete i vostri peccati nell'acqua della mia Misericordia; nessuno sarà ca­pace di strappare dal mio Cuore l'Amore che vi porto!... ».


Il cenacolo

25 febbraio
« Continuerò a dirti i miei segreti d'amore...
« Volli lavare i piedi dei miei apostoli per mo­strare alle anime quanto desidero che siano can­dide e pure quando mi ricevono nel Sacramento dell'amore.
« Fu anche per rappresentare il Sacramento della Penitenza nel quale le anime, che hanno avuto la disgrazia di cadere in peccato, possono lavarsi e ri­cuperare il primitivo candore ».
« In quell'ora tanto prossima alla Redenzione del genere umano, il mio Cuore non poteva contenere l'ardore che lo divorava; e perché era infinito l'amor mio per gli uomini, non volli lasciarli orfani.
« Per vivere quindi con essi fino alla consuma­zione dei secoli e dimostrare tutta la mia tenerezza volli diventare loro alimento, loro sostegno, loro vita, loro tutto...
« Ah! quanto vorrei far conoscere a tutte le ani­me i sentimenti del mio Cuore! Quanto bramo che tutte siano penetrate dell'amore che m'infiammava quando nel cenacolo istituii il Sacramento dell'Eu­caristia.
« In quel momento vidi tutte le anime, che nel corso dei secoli si sarebbero cibate del mio Corpo e del mio Sangue; e anche tutti gli effetti divini prodotti in moltissime di loro da tale Cibo.
« In quante anime questo Sangue immacolato avrebbe generato purezza e verginità! In quante avrebbe acceso la fiamma dell'amore e dello zelo! Quante anime, anche dopo aver commesso molti e gravi peccati, indebolite dalle passioni, sarebbero ritornate a Me e avrebbero ritrovato vigore nutren­dosi del Pane dei forti!
« Ah, chi potrà penetrare i sentimenti del mio Cuore in quei momenti... sentimenti d'amore, di gioia, di tenerezza... Ma quanta fu pure l'amarezza che inondò il mio Cuore! ».

L'Eucaristia e i peccatori

2 marzo
« Voglio palesare alle mie anime la tristezza che inondò il mio Cuore durante la Cena; poiché se fu grande la mia gioia nel farmi compagno degli uo­mini fino alla fine dei secoli e divino alimento delle anime loro. e se vedevo il gran numero di essi che mi avrebbe reso omaggio d'adorazione, di ripara­zione e d'amore... non fu però minore la tristezza causatami dalla vista di quanti m'avrebbero lasciato nella solitudine del Tabernacolo, e di quelli che non avrebbero creduto alla presenza reale...
« In quanti cuori macchiati di peccato avrei do­vuto entrare... e quante volte la mia Carne e il mio Sangue così profanati sarebbero diventati motivo di condanna per quelle anime!
« Ah, come vidi in quel momento tutti gli oltrag­gi, i sacrilegi e le abbominazioni orribili che si sarebbero commesse contro di Me! Quante ore avrei dovuto passare nella solitudine del Tabernacolo! Quante notti! E quante anime avrebbero rifiutato gli amorosi inviti che dal Tabernacolo avrei fatto loro udire!
« Per amore delle anime, rimango prigioniero nell'Eucaristia, affinché in tutte le loro pene e nei lo­ro dolori possano venire a consolarsi col più tenero dei Cuori, col migliore dei Padri, col più fedele de­gli amici. Ma quest'amore che si consuma per il bene delle anime non è corrisposto!... Abito fra i peccatori per diventare la loro salvezza e la loro vita, medico e medicina di tutte le malattie causate dalla natura corrotta... e in cambio essi si allonta­nano da Me, mi oltraggiano, mi disprezzano!...
« Poveri peccatori! Non allontanatevi! Vi aspetto nel Tabernacolo!... Non vi rimprovererò i vostri de­litti... non vi rinfaccerò il vostro passato... ma lo laverò nel Sangue delle mie Piaghe... Non temete dunque... Venite a Me... Non sapete quanto vi amo?... ».

 

L'Eucaristia e le anime consacrate

6 marzo
« Nel momento d'istituire l'Eucaristia vidi pre­senti tutte le anime privilegiate che dovevano cibarsi del mio Corpo e del mio Sangue, e i differenti effetti prodotti in esse. Per alcune il mio Corpo sarebbe rimedio alla loro debolezza, per altre fuoco divora­tore che consumerebbe la loro miseria e le accende­rebbe d'amore.
« Ah, perché tante anime diventano per il mio Cuore causa di tristezza, dopo che Io le ho ricol­mate di carezze e d'ogni bene? Non sono lo sempre lo stesso? Sono forse cambiato con voi? No, Io non cambierò mai; e fino alla fine dei secoli vi amerò con tenerezza e predilezione.
« So che siete piene di miserie, ma per questo non ritrarrò da voi il mio più tenero sguardo; ansio­samente vi aspetto, non solo per alleviare. le vostre pene, ma per ricolmarvi di nuovi benefici.
« Se vi chiedo amore, non me lo negate; è molto facile amare Colui che è lo stesso Amore.
« Se chiedo qualche cosa che costa alla vostra natura, vi do anche la grazia e la forza necessaria. « Vi ho scelto perché siate il mio conforto. La­sciatemi entrare nell'anima vostra, e se non vi è nulla che sia degno di Me, ditemi con umiltà e fiducia: "Signore, vedete quali frutti e quali fiori produce il mio giardino. Venite ad insegnarmi ciò che debbo fare affinché oggi possa cominciare a sbocciare in me il fiore che Voi desiderate ".
« Credi tu che fra le anime scelte non ve ne siano alcune che mi danno pena?... Persevereranno tutte? Questo è il grido di dolore che esce dal mio Cuore; questo il gemito che voglio far udire alle anime ».

L'Eucaristia meraviglia dell'amore sconosciuto
7 marzo
« Scrivi quello che soffrì il mio Cuore in quel­l'ora quando cioè non potendo contenere il fuoco d'amore che mi consumava, inventai la meraviglia dell'Amore nell'Eucaristia.
« Avendo presenti tutte le anime che si cibereb­bero di questo Pane divino, vidi pure e sentii tutta la freddezza di tante fra quelle predilette... di tante anime consacrate, che avrebbero ferito il mio Cuore. Vidi quelle, che lasciandosi vincere dall'abitudine, dalla stanchezza, dal disgusto, cadrebbero a poco a poco nella tiepidezza.
« Io sto nel Tabernacolo, e aspetto... Desidero che quell'anima venga a ricevermi, che mi parli con la confidenza di una sposa, che mi chieda consiglio, e solleciti le mie grazie...
« Vieni, le dico, dimmi tutto; dimmi tutto con intera confidenza... chiedi dei peccatori... offriti per riparare... promettimi che oggi non mi lascerai solo... guarda se il mio Cuore desidera da te qual­che cosa che mi possa dar conforto.
« Questo m'aspettavo da quell'anima, e da tante altre... Ma quando si avvicinano e mi ricevono sotto le Specie Eucaristiche, appena appena mi dicono una parola... Hanno sempre fretta: sono preoccu­pate, stanche, contrariate.
« Sono inquiete per la propria salute, angustiate per i loro affari... in ansietà per la famiglia... non so che dire... sono fredda, desidero uscir di chiesa, non mi occorre nulla...
« Ahimé, così mi consoli, anima da me eletta, e che tutta la notte ho atteso con tanta impazienza? « Celebrando il Santo Sacrificio, ricevendomi ogni mattina nel suo cuore, il Sacerdote mi parla
forse delle anime di cui è responsabile? Ripara le offese che ricevo da quel peccatore? Mi chiede la forza per disimpegnare bene il suo ministero, lo zelo per lavorare per la salvezza del suo gregge? Mi darà egli tutto il suo amore? Potrò riposarmi in lui come nel mio discepolo tanto amato? ».
« L'Eucaristia è invenzione d'amore, è vita e forza delle anime, è rimedio a tutte le malattie dello spirito, è viatico per chi passa dal tempo all'eter­nità.
« I peccatori ritrovano in essa la vita dell'anima; le anime tiepide, il calore che le rinforza; le anime pure, soave, dolcissimo alimento; le fervorose, ri­poso e soddisfazione a tutti i loro ardenti desideri; le perfette, ali per librarsi e tendere a maggiore per­fezione.
« Infine le anime religiose trovano nell'Eucaristia il loro nido, il loro amore, ed inoltre il simbolo dei benedetti e sacri vincoli, che le uniscono intima­mente e inseparabilmente allo Sposo Divino ».

Getsemani
12 marzo
« Josefa, vieni con Me nel Getsemani; lascia che l'anima tua si riempia di quei medesimi sentimenti, di quell'amara tristezza che inondarono la mia in quell'ora.
« Dopo aver predicato alle turbe, curato gli in­fermi, dato la vista ai ciechi, risuscitato i morti... dopo aver vissuto tre anni in mezzo agli Apostoli per istruirli e affidar loro la mia dottrina, avevo in­fine insegnato coll'esempio a sopportarsi vicende­volmente, lavando loro i piedi e facendomi loro cibo.
« Si avvicina l'ora per la quale il Figlio di Dio s'era incarnato... Redentore del genere umano, Egli avrebbe sparso il suo Sangue e dato la sua vita per il mondo.
« In quell'ora, volli pormi in orazione e offrirmi a compiere la volontà del Padre mio.
« Anime care! Imparate dal vostro modello, che l'unica cosa necessaria, quantunque alla natura ri­pugni, è il sottomettersi umilmente e l'offrirsi a fare la volontà di Dio.
« Volli anche insegnare alle anime, che ogni azio­ne importante dev'essere preceduta, preparata e vi­vificata dalla preghiera, perché nell'orazione l'anima si rinvigorisce per affrontare le difficoltà e Dio le si comunica, consigliandola, inspirandola; ancorché essa non se ne accorga.
« Mi ritirai nell'Orto degli Ulivi con tre miei di­scepoli per insegnare a voi, anime care al mio Cuore, che le tre potenze dell'anima debbono accompa­gnarvi ed aiutarvi nell'orazione.
« Ricordate con la memoria i benefici divini, le perfezioni di Dio, la sua bontà, il suo potere, la sua misericordia, l'amore che vi porta. Cercate poi con
l'intelletto in qual modo potete corrispondere alle meraviglie che ha fatto per voi... Lasciate che la volontà si scuota, desiderando fare per Dio più e meglio; consacratevi alla salvezza delle anime, sia con le opere apostoliche, sia con la vita umile e nascosta, sia ritirandovi silenziose nella preghiera. Prostratevi umilmente come creature alla presenza del Creatore, e adoratene i disegni sopra di voi qua­lunque essi siano, sottomettendo la vostra alla di­vina sua volontà.
« Così m'offersi, per attuare l'opera della Reden­zione del mondo.
« Ah, che momento fu quello in cui sentii piom­bare su di Me tutti i tormenti che avrei dovuto soffrire durante la passione: le calunnie, gli insulti, gli schiaffi, i flagelli, la corona di spine, la sete, la croce!... Tutto si affollò dinanzi ai miei occhi e den­tro il mio Cuore, e nel medesimo istante vidi le offese, i peccati, le abbominazioni che si commette­rebbero nel corso dei secoli, e non solamente li vidi, ma mi sentii ricoperto
di tutti quegli orrori... e così rivestito d'ignominia, mi presentai al Padre celeste per implorare misericordia.
« Mi offersi come garante per calmare la sua col­lera e placare l'ira sua. Ma sotto il peso di tanti peccati e di tanti delitti la mia natura umana provò tale terribile angoscia, tale agonia mortale da su­darne sangue..
« Oh, anime che mi fate soffrire in tal modo! Sarà questo Sangue salute, vita per voi? Sarà possibile che tale angoscia, tale agonia e tal Sangue restino inutili, per tante anime? ».


Il sonno degli Apostoli       

13 marzo
« Continuiamo la nostra meditazione: vieni ac­canto a Me, e quando mi vedrai immerso in un oceano di tristezza, seguimi mentre cercherò i tre discepoli rimasti ad una certa distanza.
« Li avevo presi con Me perché mi aiutassero par­tecipando alla mia angoscia... perché pregassero con Me; per riposarmi in essi... Ma... come esprimere ciò che provò il mio Cuore quando, cercandoli, li trovai addormentati?... Come è triste trovarsi soli, senza potersi confidare con coloro che ci circon­dano!
« Quante volte soffre il mio Cuore, e volendo tro­var sollievo presso le anime che più amo, vado loro incontro, e le trovo addormentate!...
« Anime care! desidero insegnarvi quant'è inutile e vano cercar sollievo nelle creature! Quante volte esse sono addormentate e invece di trovar in loro il conforto che andiamo cercando, ce ne torniamo tristi, perché non comprendono, né corrispondono al nostro desiderio, al nostro amore! ».
« Tornando quindi alla preghiera, mi prostrai nuovamente, adorando il Padre, e gli chiesi aiuto: « Padre mio! ». Non dissi: « Dio mio ». Quando sof­frite maggiormente, voi pure dovete chiamare Iddio, col dolce nome di « Padre », invocarlo, domandargli conforto, esponendogli le vostre pene, i vostri timori, e ricordargli, gemendo, che siete suoi figli. Ditegli che l'anima vostra non ne può più... che suda san­gue.. che il vostro cuore è tanto oppresso da sem­brare che gli venga meno la vita... che il vostro corpo soffre e più non resiste.
« Chiedete con confidenza di figli e siate certi che il Padre vostro vi consolerà, e darà la forza neces­saria per superare la tribolazione vostra o delle anime a voi affidate ».
« L'anima mia triste e desolata, pativa angoscie mortali... Mi sentii oppresso dal peso della più nera ingratitudine...
« Il sangue, che usciva da tutti i pori del mio cor­po, e che fra poco avrei versato da tutte le mie ferite, sarebbe riuscito inutile ad un gran numero d'anime che si sarebbero perdute... Moltissime mi avrebbero offeso, e molte non mi avrebbero cono­sciuto!
« Spargerò il mio Sangue per tutte, e i miei me­riti saranno applicati ad ognuna... Sangue divino... Meriti infiniti... e pur tuttavia inutili per tante e tante anime!...
« Questo fu il calice che accettai e bevvi fino alla feccia!
« Tutto per insegnarvi, anime care, a non indie­treggiare di fronte ai patimenti e a non crederli inutili, anche se non ne vedete il frutto, che però sempre otterrete. Sottomettete il giudizio e lasciate che in voi si compia la volontà divina ».


Tradimento di Giuda

14 marzo
« Dopo essere stato confortato dall'Angelo invia­tomi dal Padre mio, vidi avvicinarsi Giuda, uno dei miei dodici Apostoli, e dietro a lui tutti quelli che dovevano catturarmi. Avevano in mano corde, ba­stoni, pietre, e ogni genere di strumenti, per impos­sessarsi di Me...
« M'alzai e avvicinandomi a loro dissi: " Chi cer­cate? ".
« Frattanto Giuda, posandomi le mani sulle spal­le, mi baciò!... Ah! che fai Giuda, che significa questo bacio?
« E qui potrei dire a tante anime: Che fate?... perché mi tradite con un bacio?
« Anima ch'Io amo... dimmi, tu che vieni a Me, che mi ricevi nel tuo petto... mentre più di una volta mi dirai che mi ami, non mi consegnerai poi ai miei nemici quando uscirai di qui? Ben sai che mi feriscono fortemente... voglio dire conversazioni che mi offendono!...
« E tu che mi hai ricevuto oggi, che mi riceverai domani, perderai il candore prezioso della mia grazia?
« Continuerai tu in quell'impresa che ti insozza le mani? Non sai che non è lecito il mezzo col quale acquisti quel denaro, o raggiungi quella posizione, o ti procuri quel benessere?
« Guarda... fai come Giuda... adesso mi ricevi e mi baci; fra qualche minuto o fra qualche ora mi
prenderanno i miei nemici e tu stesso darai loro il segno di riconoscimento...
« Con quell'amicizia non solo mi leghi e mi la­pidi: ma sei anche causa che un'altra persona mi maltratti e mi lapidi come te!
« Perché mi tradisci così, anima che mi conosci e che in varie occasioni ti glorii di essere pia e di esercitare la carità?
« Anima tanto amata! perché ti lasci trasportare da quella passione? Non ti chiedo che tu ti senta libera, perché ciò non è in tuo potere, ma che tu lotti... Bada che il godimento di pochi istanti, sarà poi oggetto della tua perdizione come i trenta de­nari coi quali Giuda mi vendette.
« Quante anime mi hanno venduto e mi vende­ranno a prezzo vilissimo d'un piacere illecito, mo­mentaneo, passeggero... Ah, povere anime!... Chi cer­cate? Me? Quel Gesù che conoscete, che avete amato e col quale avete pattuito alleanza eterna?
« Lasciate che vi dica una parola: "Vegliate e pregate "... Lottate senza tregua e non lasciate che le vostre inclinazioni ed i vostri difetti diventino abituali ».
« Le anime che peccano" gravemente, mi conse­gnano al nemico, e l'arma con la quale mi feriscono è il peccato...
« Però non sempre si tratta di peccati gravi, spe­cialmente fra le mie anime elette. Molte di esse coi loro difetti abituali, con le cattive inclinazioni non combattute, con le concessioni alla natura immorti­ficata, con le mancanze di carità, mi consegnano ugualmente ai miei nemici, se non perché mi ucci­dano, perché mi maltrattino. E se è cosa tanto triste ricevere un'offesa d'ingratitudine da un'anima qual­siasi, assai più dolorosa è l'offesa che proviene da chi è particolarmente amato...
« Sì, anime che ho scelto per farne il mio luogo di riposo, il giardino delle mie delizie; da voi aspetto maggior tenerezza, maggior delicatezza, più grande amore...
« Da voi attendo il balsamo che mi chiuda le ferite; voi mi asciugherete il volto divino deturpato e sfigurato; mi aiuterete a illuminare tante anime cieche, che nell'oscurità della notte m'afferrano e mi legano per darmi la morte.
« Non lasciatemi solo... Destatevi e venite, perché già sono arrivati i miei nemici... ».

15 marzo
« Quando i soldati si avvicinavano per prender­mi, dissi loro: " Sono Io ". Questa medesima parola ripeto all'anima prossima a cadere nella tentazione: Sono Io... Sì, sono lo... Sei ancora in tempo a riti­rarti e se vuoi, io ti perdonerò; così invece di legar­mi tu con le corde del peccato, ti stringerò Io coi legami d'amore.
« Vieni, Io sono Colui che ti ama, ed ha tanta compassione della tua debolezza, Colui che aspetta ansiosamente per riceverti fra le sue braccia.
« Ah! che tristezza per Me, quando, dopo aver detto tutto questo alle anime, pur tuttavia alcune mi legano e mi trascinano egualmente alla morte! ».
« Ma era giunta l'ora mia, quella in cui dovevo consumare il sacrificio. Lasciando ogni libertà ai soldati, a loro mi consegnai con la mitezza di un agnello... Mi condussero a casa di Caifa, dove fui ricevuto con insulti e beffe e dove uno dei servi mi diede il primo schiaffo!
« Ah, Josefa!... Comprendi questo... il  primo schiaffo!... Mi fece forse più male dei colpi della flagellazione?... No, ma in quel primo schiaffo, vidi il primo peccato mortale di tante anime! Di quelle anime che dopo essere vissute nella mia grazia avrebbero commesso il primo peccato grave... e dopo il primo, quanti e quanti ancora... e quante anime trascinate con l'esempio alla medesima sven­tura... ».


La negazione di Pietro
16 marzo
« Gli Apostoli mi avevano abbandonato!... Pietro, mosso da curiosità, rimase nascosto tra i servi. In­torno a Me si trovavano solo accusatori che cerca­vano di accumulare accuse di delitti inesistenti, per accendere contro di Me la collera di quei giudici tanto iniqui. Mi chiamarono perturbatore dell'or­dine pubblico, profanatore del sabato, falso profeta.La soldatesca eccitata dalle calunnie, procedeva contro di Me con grida e minacce.
« Dove eravate voi, Apostoli e Discepoli, testimo­ni della mia vita, della mia dottrina, dei miei mi­racoli?
« Ah, di tutti coloro dai quali aspettavo una prova d'amore, nessuno rimase per difendermi. Mi trovai solo e circondato da soldati, che a guisa di lupi affamati mi cercavano per divorarmi.
« Vedete come mi maltrattano; uno mi schiaf­feggia e chi mi ricopre di sputi immondi; e chi ride, e mi schernisce.
« Mentre il mio Cuore si offre a soffrire questi supplizi, Pietro, che avevo costituito Capo della mia Chiesa e che poche ore prima aveva promesso di seguirmi fino alla morte... Pietro ad una semplice domanda, mi rinnega; la paura s'impossessa di lui, e al ripetersi della domanda, giura che non mi co­nobbe mai, che mai fu mio discepolo.
« Ah, Pietro, tu giuri che non conosci il tuo Mae­stro!... ed interrogato una terza volta, rispondi im­precando orribilmente! ».
« Anime care!... non sapete quant'è grande l'amo­re e la tristezza del mio Cuore, nei momenti in cui mi vedo abbandonato e rinnegato dalle mie anime elette.
« Vi dirò come a Pietro: Anima che tanto ho amato, non ricordi più le prove d'amore che t'ho dato?... Dimentichi i vincoli che a Me ti stringono?
Dimentichi quante volte hai promesso di essermi fedele e di difendermi?
« Non confidare in te stessa... perché ti perderai: ma se ricorri a Me con umiltà e fiducia, non temere, sarai ben sorretta...
« Anime che vivete circondate da tanti pericoli... non mettetevi, per vana curiosità, nell'occasione di peccare, perché come Pietro cadrete!... ».
« Quando dai soldati fui condotto nella prigione, attraversando uno degli atri, vidi Pietro tra la fol­la... lo guardai... i nostri occhi s'incontrano... Quante volte io fisso un'anima ed essa volge lo sguardo al­trove... non mi vede... è cieca... la chiamo per nome e non mi risponde; le mando qualche tribolazione, perché si desti dal sonno, ed essa non vuole scuo­tersi...
« Anime care, se non guardate il cielo, vivrete come gli esseri privi di ragione... Alzate la testa e guardate la patria che vi aspetta. Cercate il vostro Dio e lo vedrete sempre con lo sguardo fisso su di voi; in quel suo sguardo troverete pace e vita ».


La prigione
17 marzo
« Contemplami nella prigione dove passai gran parte della notte. I soldati m'insultavano con pa­role e con atti; dandomi chi uno spintone, chi una percossa...
« Al termine della notte, stanchi di Me, mi lascia­rono solo chiuso in un ambiente oscuro, umido e fetido, dove, seduto su di una pietra, il mio corpo indolenzito, rimase presto intirizzito dal freddo...
« Confrontiamo ora la prigione col Tabernacolo... e soprattutto col cuore degli uomini...
« Nella prigione passai parte di una notte... Quan­te notti passo Io nel Tabernacolo?...
« Nella prigione mi oltraggiarono i soldati che erano miei nemici... Nel Tabernacolo mi maltrattano e mi insultano anime, che mi chiamano " Padre "... Nella prigione soffrii freddo, sonno, fame, vergogna, dolore, tristezza, solitudine, desolazione...
« Vedevo nel corso dei secoli tanti Tabernacoli nei quali mi sarebbe mancato il rifugio dell'amore... Quanti cuori gelidi sarebbero stati per Me come la dura pietra della prigione!...
« Quante volte avrei avuto sete d'amore, sete di anime!
« Quanti giorni aspetto nel Tabernacolo che un'a­nima venga a visitarmi... a ricevermi nel suo cuore! Quante volte ho fame delle mie anime... della loro fedeltà, della loro generosità!...
« Sapranno calmare queste ansie? Sapranno dir­mi nei loro momenti dolorosi: questo servirà per confortare la tua tristezza, per tenerti compagnia nella tua solitudine? 
« Nella prigione provai grande vergogna udendo parole orribili pronunciate contro di Me... e tale vergogna si accrebbe al pensiero che simili parole uscirebbero un giorno da labbra amatissime...
« Quando le mani sudice e ripugnanti dei soldati scaricavano su di me schiaffi e percosse, vidi come molte volte sarei stato poi schiaffeggiato e colpito da tante anime che senza purificarsi dai peccati mi avrebbero ricevuto nel loro cuore, e mi avrebbero inflitto, coi loro peccati abituali, ripetuti colpi.
« Se volete darmi prova del vostro amore, apri­temi il vostro cuore, perchè possa farne la mia prigione.
« Legatemi con le catene del vostro amore...
« Ricopritemi con le vostre attenzioni più deli­cate...
« Cibatemi con la vostra generosità... dissetatemi col vostro zelo.
« Consolate la mia tristezza e la mia desolazione con la vostra purezza e rettitudine d'intenzione.
« Se volete ch'io riposi in voi, evitate il tumulto delle passioni; udirete la mia voce che dirà al vo­stro cuore: " Io sarò il tuo riposo per tutta l'eter­nità; per te che con tanta vigilanza e amore mi pro­curi la dimora nel tuo cuore, la mia ricompensa non avrà limiti... Non rimpiangerai i sacrifici che avrai fatti per Me durante la vita.... " ».

L'imitazione del Divino Prigioniero

20 marzo
« Ascolta dunque i desideri del mio Cuore!
« Il pensiero di tante anime alle quali avrei più tardi ispirato il desiderio di seguire le mie orme, mi consumava d'amore!...
« Durante quelle ore di prigione lo le vedevo mie fedeli imitatrici, imparare da Me la mansuetudine, la pazienza, la serenità; non solo accettando il pati­mento e il disprezzo, ma perfino amando chi le per­seguita; ed anche sacrificarsi per i loro nemici come lo stesso mi sacrificai.
« Oh, come si accendeva ognor più il desiderio di compiere perfettamente la volontà del Padre mio! E in quelle ore di solitudine, in mezzo a tanto do­lore, come mi offrivo per riparare la sua gloria ol­traggiata!... ».
« Così voi anime religiose, che di trovate nella prigione scelta dall'amore, voi che più d'una volta passate agli occhi degli uomini come esseri inutili e forse nocivi: non temete! Lasciate che gridino con­tro di voi e nelle ore di solitudine e di dolore, fate che il vostro cuore si unisca intimamente a Dio, unico oggetto del vostro amore. Riparatene la gloria oltraggiata da tanti peccati!... ».
Il mio Regno non è di questo mondo
« All'alba del giorno seguente, Caifa ordinò che mi conducessero da Pilato, perché pronunciasse la sentenza di morte.
« Questi mi interrogò con grande sagacia, deside­rando trovar materia di condanna, ma nello stesso tempo la coscienza gli rimordeva e gli faceva temere l'ingiustizia che stava per commettere contro di Me.
« Infine trovò modo di liberarsi di Me e comandò che mi conducessero da Erode.
In Pilato sono fedelmente rappresentate le ani­me che sentono il pungolo della grazia e quello delle passioni, e dominate dal rispetto umano e accecate dall'amor proprio, temendo di sembrare ridicole, lasciano passare il momento della grazia... ».
« A tutte le domande di Pilato, Io nulla risposi; ma quando mi disse: "Sei tu il Re dei Giudei? " allora seriamente e gravemente replicai: " Tu lo hai detto: Io sono Re, però il mio Regno non è di que­sto mondo ".
« Con queste parole volli insegnare a molte anime che, presentandosi un'occasione di dolore, di soffe­renza o d'umiliazione che forse potrebbero evitare, debbono rispondere generosamente: " Il mio Regno non è di questo mondo"; ossia: non cerco lodi umane; la mia Patria non è qui; io riposerò in quel­la che è veramente Patria, ora compirò coraggiosa­mente il mio dovere senza tener conto dell'opinione del mondo ».

In casa di Erode

« Pilato comandò che mi portassero alla presenza di Erode, uomo corrotto che solo cercava il piacere, lasciandosi trasportare da passioni disordinate. Si compiacque di vedermi comparire al suo tribunale, poiché sperava divertirsi alle mie spalle, coi miei miracoli.
« Considerate, anime care, il ribrezzo ch'Io pro­vai alla presenza del più ripugnante fra gli uomini... mentre le sue parole, le sue domande, i suoi gesti e le sue mosse mi coprivano di confusione.
« Anime pure e verginali! venite, circondate e di­fendete lo Sposo vostro! Erode s'aspettava ch'Io rispondessi alle sue domande sarcastiche e deriso­rie, ma Io non aprii bocca; mi chiusi, in sua pre­senza, nel più profondo silenzio.
« Il silenzio fu allora la maggior prova che po­tessi dargli della mia dignità. Le sue parole oscene non meritavano d'incontrarsi con le mie purissime.
« Intanto il mio Cuore stava intimamente unito al Padre celeste. Mi struggevo dal desiderio di dare alle anime il mio Sangue fino all'ultima goccia.
« Il pensiero di tutte quelle che più tardi dove­vano seguirmi conquistate dal mio esempio e dalla mia liberalità, m'infiammava di amore, e non solo gioivo in quell'interrogatorio, ma desideravo correre al supplizio.
« Lasciai che mi trattassero da pazzo e mi co­prissero di una veste bianca in segno di burla e di derisione... dopo di ciò, tra furiose grida, venni ri­condotto a Pilato ».


La flagellazione

« Osserva come quest'uomo timoroso e codardo, non sappia che cosa fare di Me; per sedare il tu­multo della folla, ordina che Io sia flagellato.
« Guardate come sono rappresentate in Pilato le anime che mancano di coraggio e di generosità per romperla energicamente con le esigenze del mondo
e della natura. Invece di seguire ciò che la coscienza suggerisce, cedono ad un capriccio, si concedono una leggera soddisfazione, capitolano in parte alle esi­genze della passione... indi, per far tacere i rimorsi, dicono a se stesse: " Già mi sono privato di questa cosa e di quest'altra ".
« Io non dirò che una sola parola a qualcuna di queste anime: " Come Pilato mi fai flagellare... già hai fatto un passo; domani ne farai un altro. Credi di calmare così la tua passione! No... presto essa ti chiederà di più e siccome non avesti coraggio di lottare contro la natura in cosa lieve, avrai assai minor forza, quando l'occasione sarà più forte ".
« Contemplatemi, anime tanto care al mio Cuore, mentre mansueto come un agnello mi lascio con­durre al terribile e ignominioso supplizio della fla­gellazione.
« Sopra il corpo, già coperto di piaghe e sfinito dalla stanchezza i carnefici scaricano colpi crudeli .dalla corde e con verghe. Ed è tanta la violenza con cui mi feriscono che le mie ossa ne rimangono scosse con terribile dolore... La forza delle battiture mi produsse ferite innumerevoli...
« Il sangue schizzava da tutto il mio corpo, ri­dotto ormai in tale stato da somigliare più a un mostro che ad un essere umano.
« Ah, come potete contemplarmi in questo mare di dolori e di amarezza, senza che il vostro cuore si muova a compassione?
« Contemplate le mie ferite e vedete se c'è altri che tanto abbia sofferto per dimostrarvi il suo amore!... ».


La coronazione di spine

22 marzo
« Quando le braccia di quei crudeli furono stan­che a forza di menar colpi sul mio corpo, mi posero sulla testa una corona di rami spinosi poi sfilarono davanti a Me dicendo: "Re, noi ti salutiamo!".
« Alcuni mi sputavano addosso, altri m'insulta­vano... altri ancora menavano nuovi colpi sul capo; ognuno aggiungeva nuovo dolore a quelli che già sfinivano il mio corpo.
« Considerate come con quella corona Io abbia voluto espiare i peccati di superbia di tante anime, che si lasciano soggiogare dalle false opinioni del mondo, desiderandone eccessivamente la stima. Per­misi che mi coronassero di spine e che in tal modo la mia testa soffrisse terribilmente per riparare con volontaria umiltà, la ripugnanza e le orgogliose pre­tese con le quali tante anime ricusano di seguire il cammino tracciato dalla Provvidenza.
« Invano tenterete d'ingannare voi stesse, pen­sando di seguire la volontà di Dio, e facendo invece la vostra... non troverete la vera pace, né la conten­tezza che solo s'incontra nell'adempimento della volontà divina e nella piena sottomissione a quanto ci chiede.
« Vi sono persone che al momento di decidere l'inizio di un nuovo genere di vita, riflettono ed esa­minano i desideri del loro cuore. A volte trovano in colei o in colui al quale pensano di unirsi solide basi per una vita cristiana e pia; osservano che adempie i suoi doveri di famiglia, che possiede il necessario per soddisfare i desideri di felicità... Ma la vanità e l'orgoglio sopravvengono ad oscurare lo spirito... Si lasciano allora trasportare dalla smania di figurare, di arricchire... Si affannano quindi nella ricerca di chi, essendo più ricco e più elevato, possa soddisfare maggiormente le loro ambizioni!... Ah, quanto si comportano stoltamente!... No, dirò loro, non troverete la vera felicità in questo mondo; e voglia Dio che la troviate nell'altro! ... State attenti, perché vi mettete in gran pericolo!... ».
« Parlerò a quelle anime che chiamo alla vita per­fetta. Quante illusioni in coloro che mi dicono di essere disposti a fare la mia volontà e invece affon­dano sul mio capo le spine della corona!...
« Vi sono anime che veramente voglio per Me: e conoscendole e amandole desidero collocarle dove, nella mia sapienza infinita, vedo che troveranno
quant'è necessario per giungere alla santità. Là mi farò da loro conoscere, là esse mi daranno più con­forto, più amore e più anime!...
« Ma anche qui, quante delusioni! Alcune acce­cate dall'orgoglio, da superbia o meschina ambizio­ne, piena la testa di pensieri vani e inutili, rifiutano di seguire la via tracciata dal mio Amore...
« Coronato di spine e coperto di un manto di porpora, i soldati mi presentarono di nuovo a Pilato.
« Ma questi, non trovando in Me nessun delitto che meritasse condanna, mi rivolse varie domande chiedendomi per qual motivo non rispondevo, pur sapendo che egli aveva su di Me ogni potere... Ruppi allora il silenzio e gli dissi:
- Non avresti potere alcuno su di Me se non ti fosse stato dato dall'alto; ma è necessario che si compiano le Scritture.
« Chiusi di nuovo le labbra abbandonandomi al mio Padre celeste!
« Pilato, turbato per l'avvertimento ricevuto dalla moglie, e perplesso fra i rimorsi della coscienza e il timore che il popolo si ammutinasse contro di lui, cercava un mezzo per liberarmi... Mi espose per­ciò alla vista della plebe nel pietoso stato in cui mi trovavo dopo la flagellazione, proponendo di darmi la libertà e condannare al mio posto un mal­fattore: Barabba... Ma ad una voce la plebe rispose:
- Che Gesù muoia e che Barabba sia messo in libertà.
« Anime che mi amate, osservate come venni posto in paragone con un malfattore, guardate come
mi abbassarono al livello del più perverso fra gli uomini... Udite le urla furiose contro di Me! Vedete con quale rabbia chiedono la mia morte. Non cre­diate che la mia natura umana non provasse ripu­gnanza e dolore... Al contrario, volli sentire in Me tutte le vostre ripugnanze, dandovi così un esempio che vi fortifichi in ogni circostanza della vita.
« Anime elette, la vostra felicità e la vostra perfe­zione non consistono nel seguire i gusti e le incli­nazioni della natura, nell'essere conosciute o sco­nosciute dalle creature, nell'impiegare o nell'occul­tare il talento che Dio v'ha dato... ma nell'unirvi e conformarvi per amore e con piena adesione alla volontà di Lui, a ciò che Egli vi chiede per la sua gloria e per la vostra santificazione ».


Gesù condannato

24 marzo
« Medita per un momento l'indicibile martirio del mio Cuore, tanto tenero e delicato, quando si vide posposto a Barabba...
« Rammentai in quel momento tutta la tenerezza della Madre mia... quando Essa mi stringeva al suo Cuore! Ricordai tutti gli sforzi e la fatica soppor­tata dal mio padre adottivo per dimostrarmi il suo amore. Si presentarono alla mia memoria i benefici da Me liberalmente sparsi su quel popolo ingrato... concedendo la vista ai ciechi, ridonando la salute agli infermi e l'uso delle membra a quelli che l'ave­vano perduto! Rifocillando le turbe e risuscitando i morti!...
« Ed ora, eccomi da loro ridotto nello stato più spregevole! Sono il più odiato fra gli uomini... con­dannato a morte come un infame assassino!... Pilato ha pronunciato la sentenza! Anime care, meditate intensamente quanto ebbe a soffrire il mio Cuore ». La disperazione di Giuda
« Dal momento in cui mi consegnò nell'Orto degli Ulivi, Giuda errò fuggiasco, non potendo far tacere il grido della coscienza che l'accusava del più orri­bile sacrilegio. Quando poi gli giunse la notizia della mia condanna a morte, si lasciò prendere da tre­menda disperazione e si impiccò.
« Chi potrà comprendere l'acuto dolore del mio Cuore vedendo gettarsi alla perdizione eterna, quel­l'anima che aveva passato tre anni alla mia scuola d'amore, ascoltando la mia dottrina, ricevendo il mio insegnamento, udendo tante volte dalle mie lab­bra parole di perdono per i più grandi peccatori?
« Ah, Giuda! perché non vieni a gettarti ai miei piedi, affinché Io ti perdoni? Se non osi avvicinarti a Me, per paura di coloro che mi circondano e mi maltrattano con tanto furore, almeno guardami... vedresti come subito il mio sguardo si poserebbe su di te!».
« Anime che vi trovate irretite nei più grandi peccati... se per più o meno tempo siete vissute erra­bonde e fuggiasche a causa dei vostri delitti, se i falli di cui siete colpevoli vi hanno accecato e indu­rito il cuore: se per seguire qualche passione siete cadute nei più gravi disordini, ah, non lasciate che la disperazione s'impossessi di voi, quando i com­plici del vostro peccato vi abbandoneranno, o quan­do la vostra anima si renderà conto della sua colpa! Fin che all'uomo resta un soffio di vita può sempre ricorrere alla Misericordia e implorare il perdono.
« Se siete ancor giovane e gli scandali della vita passata vi hanno lasciato in uno stato di degrada­zione di fronte agli uomini, non temete! Quantunque il mondo vi disprezzi, vi tratti da scellerati, v'insulti e vi abbandoni, siate sicuri che il vostro Dio non vuole che diventiate preda delle fiamme dell'inferno. Egli desidera che vi avviciniate a Lui, per perdo­narvi. Se non osate parlargli, rivolgetegli almeno uno sguardo, un sospiro del cuore e subito vedrete che la sua mano benefica e paterna vi condurrà alla fonte del perdono e della vita.
« Se per malizia avete passato la maggior parte della vita nel disordine   e nell'indifferenza, e già prossimi all'eternità sentite che la disperazione cer­ca di tenervi chiusi gli occhi, non vi lasciate ingan­nare; c'è ancor tempo per il perdono, ascoltate bene: se vi restasse anche un secondo solo di vita, approfit­tatene, perché anche con quello soltanto, potete gua­dagnare la vita eterna!
« Se la vostra esistenza trascorse nell'ignoranza e nell'errore, se siete stati causa di gravi danni agli uomini, alla società, alla religione, e se per una cir­costanza qualunque, riconoscete il vostro errore, non lasciatevi accasciare dal peso delle colpe, né
dal male di cui siete stati strumento; al contrario, lasciando che la vostra anima si compenetri nel più vivo pentimento, inabissatevi nella fiducia, ricorrete a Colui che sempre attende e perdona ».
« Lo stesso accade se si tratta di un'anima che, passati i primi anni della vita nella fedele osser­vanza dei miei comandamenti, perduto poi il pri­mitivo fervore, si è lasciata trascinare a vita comoda e tiepida...
« Può darsi che un giorno una forte scossa la ridesti; allora la vita le apparirà inutile, vuota, senza meriti per l'eternità.
« Il demonio, con infernale invidia, l'assedia in mille modi, ispirandole scoraggiamento, tristezza ed esagerando la gravità delle colpe, finirà coll'immer­gerla nella paura e nella disperazione.
« Anima che mi appartieni, non far caso di que­sto nemico crudele... quando senti la mozione della grazia, prima che incominci la lotta, ricorri al mio Cuore, chiedigli che versi una goccia del suo sangue sull'anima tua... Vieni a Me! Tu sai dove lo mi trovo, celato sotto il velo della fede. Solleva questo velo e dimmi con tutta confidenza le tue pene, le tue miserie, le tue cadute... e non temere per il passato. Il mio Cuore lo ha sommerso nell'abisso della misericordia. La tua vita trascorsa ti renderà umile e ti sarà occasione di meriti; se vuoi darmi la maggior prova d'amore, abbi fiducia e conta sul mio perdono. Credi che i tuoi peccati non sorpasse­ranno mai la mia misericordia... essa è infinita... ».


La via del Calvario

26 marzo, lunedì santo
« Josefa, seguimi per la via del Calvario, ove sal­go esausto sotto il peso della croce.
« Mentre il mio Cuore era in un abisso di tristez­za per l'eterna perdizione di Giuda, i carnefici cru­deli, insensibili al mio dolore, mi caricarono sopra le spalle una croce, dura e pesante, sopra la quale do­veva consumarsi il Mistero della Redenzione del mondo.
« Contemplatemi Angeli del Cielo! Guardate il Creatore di tutte le meraviglie, quel Dio che gli spi­riti celesti adorano, salire il Calvario portando sulle spalle il legno santo e benedetto, che presto rice­verà il suo ultimo respiro!
« Guardatemi pure voi, anime che desiderate es­sere mie imitatrici fedeli. Il mio corpo martoriato dagli atroci supplizi, cammina senza forza, bagnato
di sudore e di sangue... Soffro... senza che nessuno compatisca al mio dolore... La folla mi accompagna, ma nessuno ha pietà di me!... Tutti mi circondano come lupi affamati, desiderosi soltanto di divorare la preda.
La mia stanchezza è così grande e la croce così pesante, che cado esausto!... Guarda come mi rial­zano quegli inumani e brutali; uno mi afferra per il braccio, l'altro mi tira per le vesti, ch'erano ade­renti alle ferite, altri m'afferrano pel collo, altri pei capelli... alcuni mi sferrano addosso terribili colpi, con pugni e calci. La croce cade sopra di me e sotto il suo peso si aprono sul mio corpo nuove ferite.
« Il mio volto batte sulle pietre... e il sangue scorre annebbiandomi gli occhi; così con tutta la faccia imbrattata di polvere e di sangue sono dive­nuto l'oggetto più ripugnante del mondo! ».

Incontro con la Santa Vergine

« Seguitemi per alcuni momenti ancora e fra poco mi vedrete alla presenza della Madre mia San­tissima. Essa, col Cuore trafitto dal dolore, viene ad incontrarmi per due motivi: per trovare maggior forza nel dolore alla vista del suo Dio... e per infon­dere, con l'eroico suo atteggiamento, coraggio al Figlio suo per continuare l'opera della Redenzione.
« Meditate il martirio di questi due Cuori: ciò che mia Madre più ama al mondo è il Figlio suo... Lungi dal poterlo sollevare, sa tutto quello che la sua presenza aggiunge alle mie sofferenze.
« Per me nulla vi è di più caro che mia Madre: e non soltanto non posso consolarla, ma anzi so be­nissimo che il pietoso stato in cui mi trovo, procura al suo Cuore una pena simile alla mia: la morte che io soffro nel corpo, mia Madre la soffre nel­l'anima!...
« Ah, come si fissano su di me i suoi sguardi e come gli occhi miei si fissano su di Lei. Non pro­nunciammo una parola: ma quante cose si dissero i nostri Cuori con quel doloroso sguardo.
« Sì, mia Madre assistette a tutti i tormenti della mia Passione, perché per rivelazione divina tutti le
furono presenti allo spirito! Inoltre, alcuni miei di­scepoli, quantunque da lontano per paura dei Giu­dei, cercavano di informarsi di tutto, e ne informa­vano la Madre mia. Quando ella seppe che era già stata pronunciata la sentenza di morte, uscì subito ad incontrarmi e più non mi abbandonò fino alla sepoltura! ».


Il Cireneo

27 marzo
 « La folla si avanza verso il Calvario...
« Quegli uomini iniqui, temendo di vedermi mo­rire prima di giungere al termine del supplizio, si mettono d'accordo per cercare qualcuno che m'aiuti a portare la croce! Requisiscono perciò, nelle vici­nanze, un uomo chiamato Simone.
« Guardalo dietro a Me mentre m'aiuta a portare la croce, e considera anzitutto due cose.
« Quell'uomo, quantunque di buona volontà, è un mercenario, perché pur accompagnandomi e pren­dendo parte al peso della croce, lo fa perchè "co­stretto ". Infatti quando prova stanchezza soverchia, lascia che il peso gravi sopra di Me, ed lo per questo cado due volte ancora.
« Egli m'aiuta dunque a portare la croce, ma solo in parte, ossia non tutta la croce.
« Vediamo il senso simbolico di queste due cir­costanze ».
« Vi sono molte anime che camminano così die­tro a Me. Come il Cireneo accettano di aiutarmi a portare la croce, ma pensano anche al loro conforto.
« Molte cioè accettano di seguirmi, e a tale scopo abbracciano la vita religiosa, ma non abbandonano per questo il loro interesse, vacillano e lasciano ca­dere la mia croce, quando questa pesa troppo. Cer­cano il modo di soffrire il meno possibile, patteg­giano la loro abnegazione, evitano quanto possono l'umiliazione e la stanchezza... e ricordano forse con rimpianto quel che lasciarono, si procurano certe comodità, certi sollievi. In una parola vi sono anime tanto interessate e tanto egoiste, le quali Mi seguono ma per il loro vantaggio più che per il mio... rasse­gnandosi a sopportare solo ciò che non possono evi­tare... Esse così mi aiutano a portare solo una pic­cola parte della mia croce e lo fanno in tal modo che appena acquistano i meriti necessari alla loro sal­vezza... Nell'eternità esse vedranno quanto rimasero lontano dalla via che dovevano percorrere...
« Vi sono al contrario anime, e non sono poche, le quali mosse dal desiderio della loro salvezza e soprattutto dall'amore che loro ispira la vista di quanto ho sofferto, si risolvono a seguirmi genero­samente sulla via del Calvario, abbracciano la vita perfetta, si consacrano al mio servizio, e non per portare soltanto una parte della mia croce, ma tutta intera. Il loro unico desiderio è darmi riposo... con­solarmi... e si offrono a tale scopo, per tutto ciò che la mia volontà possa loro chiedere, e cercano solo quanto a Me può far piacere. Non pensano né ai meriti, né alla stanchezza, né ai patimenti, che ver­ranno per esse. La sola cosa che esse tengono pre­sente è l'amore che vogliono dimostrarmi e la con­solazione che mi procurano.
« Se la mia croce si presenta sotto la forma della malattia, se si nasconde sotto un'occupazione con­traria ai loro gusti, o poco conforme alle loro atti­tudini, se è accompagnata dall'indifferenza delle per­sone che la circondano, esse l'accettano interamente sottomesse.
« Supponete ora che piene di buoni desideri, mosse soltanto dal grande amore al mio Cuore e da zelo per le anime, esse facciano tutto quello che più ritengono opportuno in tale o tal'altra circostanza, ma che invece dell'esito che aspettavano, raccolgano umiliazioni, dispiaceri, delusioni... Ebbene, queste anime accettano tutto, e in ogni cosa vedendo la mia croce, l'adorano e di essa si servono per procurare la mia maggior gloria.
« Ah, queste anime sono quelle che veramente mi aiutano a portare la croce senz'altro interesse, né altro compenso che il mio amore... Sono quelle che veramente mi consolano e mi glorificano.
« Siate dunque certi che se voi non vedrete il risultato dei vostri patimenti e della vostra abnega­zione, non per questo i vostri atti saranno vani e sterili: essi daranno al contrario frutti abbondanti. « L'anima che veramente ama non tiene conto di ciò che ha sofferto, né di quanto ha lavorato; né aspetta quella o questa ricompensa; cerca solo quan­to riesce di maggior gloria al suo Dio... Per Lui non ricusa pene o fatica. Non si agita, non s'inquieta, né perde la pace se si vede contrariata ed umiliata, perché l'unico motivo delle sue azioni è l'amore ».


La crocifissione

28 marzo
« Siamo giunti alla vetta del Calvario! La folla si agita, perché si avvicina il terribile momento... Estenuato dalla fatica, posso appena appena cam­minare!...
« Tre volte sono caduto nel tragitto.
« Una per dare ai peccatori abituati al peccato la forza di convertirsi, l'altra per incoraggiare le anime che cadono per la debolezza e rianimare quel­le accecate dalla tiepidezza e dall'ingratitudine, invi­tandole a riprendere serenamente la via della virtù; la terza per aiutare le anime ad uscire dal peccato nell'ora della morte.
« Vedi di quali crudeltà mi fanno oggetto quei carnefici dal cuore indurito! Prendendo la croce, la stendono al suolo; mi strappano le vesti che col sangue si erano rapprese alle ferite, e queste si ria­prono.
« Guardate, anime care! quale vergogna e confu­sione nel vedermi in quello stato dinanzi a quella folla immensa! Qual dolore per l'anima mia...
« I carnefici mi strappano la tunica che con tanta cura la Madre mi aveva tessuto... la sorteggiano... Quale dolore per mia Madre presente alla scena!...
Quanto avrebbe desiderato di avere quella tunica tinta e imbevuta del mio sangue!...
« L'ora è giunta... I carnefici mi stendono sulla croce, mi afferrano le braccia, le tirano per farle giungere ai fori, già preparati per i chiodi.
« Tutto il mio corpo è violentemente stiracchiato, la mia testa è scossa da un lato all'altro e le spine della corona penetrano sempre più profondamente.
« Udite il primo colpo di martello, che mi in­chioda la mano destra... Risuona fino alle profondità della terra!... Ascoltate ancora... già mi inchiodano la mano sinistra... dinanzi a tale spettacolo il Cielo si commuove, gli angeli si prostrano! Io mantengo un profondo silenzio... né un lamento, né un gemito sfugge dalle mie labbra!...
« Dopo aver inchiodato le mani, i carnefici sti­rano crudelmente i piedi... le piaghe si aprono... i nervi si strappano... le ossa si slogano... Il dolore è intenso... I miei piedi sono trapassati... e il mio sangue bagna la terra!... ».
« Contemplate un istante quelle mani e quei piedi insanguinati... quel corpo ignudo coperto di ferite e di sangue... Quel capo trafitto d'acute spine, ba­gnato di sudore, ricoperto di polvere e intriso di sangue!...
« Ammirate il silenzio, la pazienza e la piena ras­segnazione con cui accetto tali patimenti.
« Chi è Colui che soffre così, vittima di tali igno­minie?... E' il Figlio di Dio!... Colui che ha fatto il
cielo e la terra, il mare e tutto ciò che esiste... Colui che ha creato l'uomo... che tutto sostiene con il suo potere infinito. Ora è qui immobile... disprezzato... spogliato di tutto... Ma presto una moltitudine di anime lo seguirà; per imitarlo tutto abbandoneran­no: fortuna, benessere, onore, famiglia, patria, paghe solo di provargli l'amore a cui ha diritto.
« I soldati rivoltano la croce per ribattere i chio­di; per impedire che col peso del mio corpo si stac­chino e mi lascino cadere. Il mio corpo dà così alla terra il bacio della pace! Mentre i colpi di martello risuonano nello spazio, sulla vetta del Calvario si compie il più ammirabile spettacolo! A richiesta della Madre mia che, osservando quanto succede, né potendomi aiutare, implora la misericordia del Padre, legioni d'Angeli scendono a sostenere il mio corpo adorabile, impedendo che strisci sulla terra e venga schiacciato dal peso della croce!... ».
« Contempla il tuo Gesù steso sulla croce... immo­bile, nudo, infamato, disonorato, privo di libertà... tutto gli è stato tolto...
« Nessuno s'impietosisce al suo dolore... anzi Egli è oggetto di nuovi scherni, tormenti e beffe.
« Se mi ami veramente, a che cosa non sarai di­sposta per somigliare a Me? Che cosa potrai ricu­sare per obbedirmi... compiacermi.. e consolarmi? Prostrati a terra e lascia che ti dica una parola: " Che la mia volontà trionfi in te!
Che il mio amore ti consumi! Che la tua miseria mi glorifichi!"».

Le sette parole

29 marzo, venerdì santo
« Accompagnami sino alla fine e partecipa al mio dolore.
« Già hanno inalberata la croce!... Ecco l'ora della Redenzione del mondo!
« Sono oggetto di burla per la folla... ma sono pure oggetto d'ammirazione e d'amore per molte anime!... Questa croce, finora strumento di suppli­zio, sul quale finivano i malfattori, d'oggi in poi, sarà luce e pace per il mondo!
« Nelle mie piaghe sacratissime troveranno i pec­catori perdono e vita!... Il mio Sangue laverà e can­cellerà le macchie dei loro peccati ».
« Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!... ».
« Non hanno veramente conosciuto Colui che è la vita loro. Ed hanno scaricato su di Lui tutto il fu­rore delle loro iniquità!... Ma lo ti prego, o Padre mio!... scarica su di loro tutta la forza della tua Misericordia ».
« Oggi sarai meco in Paradiso ».
« La tua fede nella misericordia del tuo Salva­tore ha cancellato i tuoi delitti, essa ti conduce alla vita eterna... ».
« Donna, ecco tuo Figlio ».
« Madre mia! ecco i miei fratelli!... proteggili, amali ».
« Non siete soli, voi, per cui ho dato la vita.
« Ora avrete una Madre alla quale potete ricor­rere in tutte le vostre necessità... Vi ho unito tutti a me con vincolo strettissimo nel dare a voi la mia propria Madre!... ».
« Dio mio! Dio mio! Perché mi hai abbando­nato? ».
« Sì, l'anima ha già il diritto di dire al suo Dio: - Perché mi hai abbandonato? Infatti, compiuto il mistero della Redenzione, l'uomo torna ad essere figlio di Dio, fratello di Gesù Cristo, erede della vita eterna.. ».
« Ho sete ».
« Oh! Padre mio!... ho sete della tua gloria!... ed ecco ormai giunta l'ora... d'oggi in poi vedendo av­verate le mie parole, il mondo conoscerà che Tu mi hai mandato e ne sarai glorificato...
« Ho sete della tua gloria! Sete d'anime!... e per trovare refrigerio a questa sete, ho sparso fino al­l'ultima goccia il mio sangue.
« Perciò posso dire: Tutto è consumato ».
« E' compiuto il grande Mistero d'Amore, per il quale Dio diede in balìa della morte il proprio Figlio, per ridonare la vita all'uomo... Son venuto al mondo per fare la tua volontà. Padre mio! essa è com­piuta!... ».
« Nelle tue mani affido lo spirito mio ».
“A Te offro l'anima mia! Così le anime che adem­piono la mia volontà possono dire veramente: tutto è consumato! Signore mio, Dio mio! Ricevi l'anima mia; la rimetto nelle mani tue ».

SALUS NOSTRA
IN MANU TUA EST, O MARIA!

Il giardino dell'Eden (554.10)


Le parabole di Gesù
(050)
Parabola ai fanciulli: il giardino dell'Eden (554.10)

Un giorno il Signore Iddio disse: "Farò l'uomo e l'uomo vivrà nel Terrestre Paradiso dove è il gran fiume che poi si divide in quattro capi, che sono il Fison, il Geon, L'Eufrate e il Tigri, che scorrono la terra. E l'uomo sarà felice avendo tutte le bellezze e bontà del Creato e il mio amore per gaudio del suo spirito".


 E così fece. Era come se l'uomo fosse su una grande isola, ma ancor più fiorita di questa e con piante di ogni specie e con tutti gli animali. E sopra lui fosse l'amore di Dio a far da sole per l'anima, e la voce di Dio era nei venti, più melodiosa di canto d'uccello.


Ma ecco che in questa bell'isola fiorita, fra tutte le bestie e le piante, entrò strisciando un serpente diverso da quelli che erano stati creati da Dio e che erano buoni, senza veleno nei denti, senza ferocia nelle spire del corpo flessuoso.


Anche questo serpente si era vestito della pelle dai colori di gemme che avevano gli altri, anzi si era fatto ancor più bello di questi, tanto che pareva un grande monile di re che andasse guizzando fra gli splendidi alberi del Giardino.


Andò ad attorcigliarsi intorno ad un albero che sorgeva in mezzo al giardino, un albero bello, solitario, alto molto più di questo, coperto di foglie e frutti meravigliosi. E il serpente pareva un gioiello intorno al bell'albero, e scintillava al sole, e tutti gli animali lo guardavano perchè nessuno si ricordava di averlo visto creare e, nè di averlo visto prima di allora.
Ma nessuno gli si avvicinava, anzi tutti si allontanavano dall'albero, ora che aveva intorno al fusto il serpente.


Soltanto l'uomo e la donna si avvicinarono là. La donna prima dell'uomo perchè le piaceva quella cosa lucente che brillava al sole e muoveva il capo simile ad un fiore ancor semichiuso, e ascoltò quello che diceva il serpente, e disubbidì al Signore e fece disubbidire Adamo. Soltanto dopo aver disubbidito videro il serpente per ciò che era e compresero il peccato, perchè ormai avevano perduto l'innocenza del cuore. E si nascosero a Dio che li cercava e poi mentirono a Dio che li interrogava.


Allora Dio mise degli angeli al confine del Giardino e cacciò gli uomini da esso. Fu come se gli uomini fossero, dalla riva sicura dell'Eden, gettati nei fiumi terrestri colmi d'acque come quando vengono le piene di primavera. E Dio lasciò però nel cuore degli scacciati il ricordo del loro destino eterno, ossia del passaggio dal bel Giardino, dove sentivano la voce e l'amore di Dio, al Paradiso dove avrebbero goduto di Dio completamente. E col ricordo lasciò lo stimolo santo a risalire verso il luogo perduto con una vita di giustizia.

Domenica 16 Giugno 2013, XI Domenica delle ferie del Tempo Ordinario


"Prendete, prendete quest’opera 
e ‘non sigillatela’, ma leggetela e fatela leggere"
Gesù (cap 652, volume 10), a proposito del
"Evangelo come mi è stato rivelato"
di Maria Valtorta

Domenica 16 Giugno 2013, 

XI Domenica delle ferie del Tempo Ordinario


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 7,36-50.8,1-3.

In quel tempo
, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola.
Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato;
e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.
A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho una cosa da dirti». Ed egli: «Maestro, dì pure».
«Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta.
Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?».
Simone rispose: «Suppongo quello a cui ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».

E volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli.
Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi.
Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi.
Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco».
Poi disse a lei: «Ti sono perdonati i tuoi peccati».
Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?».
Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; và in pace!».

In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio.
C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni,
Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.
Traduzione liturgica della Bibbia


Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta : Volume 4 Capitolo 236 pagina 51.

1A conforto del mio complesso soffrire, e per farmi dimenticare le cattiverie degli uomini, il mio Gesù mi concede questa soave contemplazione.


Vedo una ricchissima sala. Un ricco lampadario a molti becchi pende nel centro ed è tutto acceso. Alle pareti tappeti bellissimi, sedili intarsiati ed incrostati di avorio e di laminature preziose e mobili pure molto belli.
Nel centro una grande tavola quadrata ma composta di quattro tavole unite. La tavola è certo apparecchiata in tal modo per i molti convitati (tutti uomini) ed è ricoperta di bellissime tovaglie e di ricco vasellame. Vi sono anfore e coppe preziose e molti sono i servi che si muovono intorno ad essa portando pietanze e mescendo vini. Nel centro del quadrato non c’è nessuno. Vedo il pavimento molto bello su cui si riflette la luce del lampadario ad olio. Dal lato esterno, invece, ci sono molti letti-sedili, tutti occupati dai commensali.

Mi pare d’essere nell’angolo semibuio posto in fondo alla sala, presso ad una porta che è spalancata dalla parte esterna, ma che è nello stesso tempo chiusa da un pesante tappeto o arazzo che pende dal suo architrave.


Nel lato più lontano dalla porta, è il padrone di casa con gli invitati più importanti. È un uomo vecchiotto, vestito con un’ampia tunica bianca stretta alla vita da una cintura ricamata. La veste ha anche, al collo e al fondo delle maniche e della veste stessa, dei bordi di ricamo applicato come fossero nastri ricamati o galloni, se più le piace chiamarli così. Ma il volto di questo vecchiotto non mi piace. È un volto maligno, freddo, superbo e avido.
Nel lato opposto, di fronte a lui, sta il mio Gesù. Io lo vedo di fianco e direi quasi di dietro, alle spalle. Ha la sua solita veste bianca, i sandali, i capelli bipartiti sulla fronte e lunghi come sempre.
Noto che tanto Lui che tutti i commensali non siedono, come io credevo si sedesse su quei letti-sedili, ossia perpendicolarmente alla tavola, ma parallelamente. Nella visione delle nozze di Cana non avevo fatto molto caso a questo particolare, avevo visto che mangiavano stando appoggiati sul gomito sinistro, ma mi pareva che fossero meno adagiati, forse perché i letti erano meno lussuosi e molto più corti. Questi sono veri letti, paiono i moderni divani alla turca.


Gesù ha vicino Giovanni e, dato che Gesù sta appoggiato col gomito sinistro (come tutti), risulta che la posizione dei due è così. Insomma Giovanni è incastrato fra la tavola e il corpo del Signore, giungendo col suo gomito verso l’inguine del Maestro, di modo che non gli ostacola di mangiare, ma che gli permette anche, se vuole, di appoggiarsi confidenzialmente al suo petto.

Di donne non ce ne è nessuna. Tutti parlano, e il padrone di casa ogni tanto si rivolge, con affetta condiscendenza e con palese degnazione, a Gesù. È chiaro che vuole dimostrargli, e dimostrare a tutti i presenti, che gli ha fatto un grande onore ad invitarlo alla sua ricca casa, lui, povero profeta giudicato anche un poco esaltato… Vedo che Gesù risponde con cortesia, pacatamente. Sorride del suo lieve sorriso a chi lo interroga, sorride con un sorriso luminoso se chi gli parla, o anche solo lo guarda, è Giovanni.


2Vedo alzarsi la ricca tenda che copre il vano della porta ed entrare una donna giovane, bellissima, riccamente vestita e accuratamente pettinata. La sua abbondantissima chioma bionda le fa sulla testa un vero ornamento di ciocche intrecciate con arte. Pare porti un elmo d’oro tutto a rilievi, tanto la chioma splende ed è abbondante. Ha una veste che, se la confronto con quella sempre vista alla Vergine Maria, direi molto eccentrica e complicata. Fibbie sulle spalle, gioielli per trattenere le increspature al sommo del petto, catenelle d’oro per delineare il petto stesso, cintura a borchie d’oro e gemme. Una veste procace che mette in rilievo le linee del bellissimo corpo. Sulla testa un velo così leggero che… non vela niente. È un’aggiunta ai suoi vezzi e basta. Ai piedi, sandali molto ricchi con fibbie d’oro, di pelle rossa e con lacci intrecciati sulla caviglia.

Tutti, meno Gesù, si voltano a guardarla. Giovanni la osserva un attimo, poi si volge verso Gesù. Gli altri la fissano con apparente e maligna golosità. Ma la donna non li guarda per niente e non si cura del sussurrio che si è destato al suo entrare e dell’ammiccare di tutti i presenti, meno Gesù e il discepolo. Gesù mostra di non accorgersi di nulla. Continua a parlare terminando il discorso che aveva intavolato col padrone di casa.

La donna va verso Gesù e si inginocchia presso i piedi del Maestro. Appoggia in terra un vasetto a forma di anfora molto panciuta, si leva il velo dal capo spuntando lo spillone prezioso che lo tratteneva puntato ai capelli, si sfila dalle dita gli anelli e posa tutto sul letto-sedile presso i piedi di Gesù, e poi prende fra le sue mani i piedi, prima il destro, poi il sinistro, e ne slaccia i sandali, li depone al suolo, poi bacia, con gran scoppio di pianto, quei piedi, vi appoggia contro la fronte, se li carezza e le lacrime cadono come una pioggia, che luccica alle fiamme del lampadario, che riga la pelle di quei piedi adorabili.

3Gesù volge lentamente il capo, appena appena, e il suo sguardo azzurro cupo si posa un istante sulla testa reclina. Uno sguardo che assolve. Poi torna a guardare verso il centro. La lascia libera nel suo sfogo.
Ma gli altri no. Motteggiano fra loro, ammiccano, ghignano. E il fariseo si mette un momento seduto per vedere meglio, e ha uno sguardo fra desideroso, crucciato e ironico. Desideroso della donna. È palese questo sentimento. Crucciato che sia entrata tanto liberamente, cosa che potrebbe far pensare agli altri che la donna è… ospite frequente della sua casa. Ironico riguardo a Gesù…

Ma la donna non si accorge di niente. Continua a piangere dirottamente, senza gridi. Solo lacrimoni e rari singulti. Poi si spunta i capelli, traendone le forcine d’oro che sostenevano la complicata pettinatura, e pone anche queste forcine vicino agli anelli e allo spillone. Le matasse d’oro si srotolano per le spalle. Ella le prende a due mani, se le porta sul petto e le passa sui piedi bagnati di Gesù, finché li vede asciutti. Poi immerge le dita nel vasetto e ne trae una pomata lievemente giallina e odorosissima. Un profumo fra di giglio e tuberosa si spande per tutta la sala. La donna attinge senza avarizia e stende e spalma e bacia e carezza.
Gesù di tanto in tanto la guarda con tanta amorosa pietà. Giovanni, che si è voltato stupito dallo scoppio di pianto, non sa distaccare l’occhio dal gruppo di Gesù e della donna. Guarda l’Uno e l’altra alternativamente. Il volto del fariseo è sempre più arcigno.

4Odo qui le note parole del Vangelo, e le odo accompagnate da un tono e da uno sguardo che fanno abbassare il capo al vecchio astioso.
Odo le parole di assoluzione alla donna, che se ne va lasciando ai piedi di Gesù i suoi gioielli. Ella si è arrotolato il velo intorno al capo serrando in esso alla bene e meglio le chiome sfatte. Gesù nel dirle: «Va’ in pace» le pone la mano sulla testa china, per un attimo. Ma con atto dolcissimo.



5Gesù ora mi dice:

«Quello che ha fatto chinare il capo al fariseo e ai suoi compagni, e che non è riportato nel Vangelo, sono le parole che il mio spirito, attraverso al mio sguardo, ha dardeggiato e confitto in quell’anima arida e avida. Ho risposto molto più di quanto non sia detto, perché nulla mi era occulto dei pensieri degli uomini. Ed egli mi ha capito nel mio muto linguaggio, che era ancor più denso di rimprovero di quanto non lo fossero le mie parole.
Gli ho detto: “No. Non fare insinuazioni malvagie per giustificare te stesso a te stesso. Io non ho la tua libidine. Costei non viene a Me per attrazione di senso. Io non sono te e come sono i tuoi simili. Ella viene a Me perché il mio sguardo e la mia parola, udita per puro caso, le hanno illuminata l’anima in cui la lussuria aveva creato la tenebra. E viene perché vuol vincere il senso, e comprende, povera creatura, che da sola non vi riuscirebbe mai. Essa ama in Me lo spirito, nulla più che lo spirito che sente soprannaturalmente buono. Dopo tanto male che ha ricevuto da voi tutti, che avete sfruttato la sua debolezza per i vostri vizi ricambiandola poi con le staffilate dello sprezzo, ella viene a Me perché sente di aver trovato il Bene, la Gioia, la Pace, inutilmente cercate fra le pompe del mondo. Guarisci da questa tua lebbra di anima, fariseo ipocrita, sappi vedere giusto nelle cose. Deponi superbia di mente e lussuria di carne. Queste sono lebbre ben più fetide di quelle della vostra persona. Di quest’ultima il mio tocco vi può guarire perché per essa mi invocate, ma della lebbra dello spirito no, perché voi di questa non volete guarire perché vi piace. Costei lo vuole. Ed ecco che Io la mondo, ecco che Io la affranco dalle catene della sua schiavitù. La peccatrice è morta. Essa è là, in quegli ornamenti che ella si vergogna di offrirmi perché Io li santifichi usandoli per i bisogni miei e dei miei discepoli, per i poveri che Io soccorro con l’altrui superfluo perché Io, Padrone dell’universo, non possiedo nulla ora che sono il Salvatore dell’uomo. Essa è là in quel profumo sparso sui miei piedi, avvilito come i suoi capelli, su quella parte del corpo che tu hai spregiato di rinfrescare con l’acqua del tuo pozzo dopo che ho fatto tanto cammino per venire a portare luce anche a te. La peccatrice è morta. Ed è rinata Maria, rifatta bella come fanciulla pudica dal suo vivo dolore, dal suo retto amore. S’è lavata nel suo pianto. In verità ti dico, o fariseo, che fra costui che m’ama nella sua giovinezza pura e questa che m’ama nella sincera contrizione di un cuore rinato alla Grazia, Io non faccio differenza, e al puro e alla pentita commetto l’incarico di comprendere il mio pensiero come nessuno, e quello di dare al mio Corpo le estreme onoranze ed il primo saluto (non conto quello particolare di mia Madre) quando Io sarò risorto”.
Ecco quanto volevo dire col mio sguardo al fariseo. 6Ma a te faccio notare un’altra cosa, a tua gioia e a gioia di molti.
Anche a Betania Maria ripeté il gesto che segnò l’alba della sua redenzione. Vi sono gesti personali che si ripetono e denunciano una persona come lo stile della stessa. Gesti inconfondibili. Ma, poiché era giusto, a Betania il gesto è meno avvilito e più confidenziale nella sua riverente adorazione. Molto ha camminato Maria da quell’alba di sua redenzione. Molto. L’amore l’ha trascinata come rapido vento in alto e in avanti. L’amore l’ha arsa come un rogo distruggendo in lei la carne impura e facendo signore in lei uno spirito purificato. E Maria, diversa nella sua risorta dignità di donna come diversa nella veste, ora semplice come quella della Madre mia, nell’acconciatura, nello sguardo, nel contegno, nella parola, nuova, ha un nuovo modo di onorarmi con lo stesso gesto. Prende l’ultimo dei suoi vasi di profumo, serbato per Me, e me lo sparge sui piedi, senza pianto, con sguardo che l’amore e la sicurezza d’esser perdonata e salvata fa lieto, e sul capo. Può ben ungermi e toccarmi il capo, ora, Maria. Il pentimento e l’amore l’hanno mondata col fuoco dei serafini ed ella è un serafino.
7Dillo a te stessa, o Maria, mia piccola “voce”, dillo alle anime. Va’, dillo alle anime che non osano venire a Me perché si sentono colpevoli. Molto, molto, molto è perdonato a chi molto mi ama. A chi molto mi ama. Voi non sapete, povere anime, come vi ama il Salvatore! Non temete di Me! Venite. Con fiducia. Con coraggio. Io vi apro il Cuore e le braccia.
Ricordatelo sempre: “Io non faccio differenza fra colui che mi ama con la sua purezza integra e colui che mi ama nella sincera contrizione d’un cuore rinato alla Grazia”. Sono il Salvatore. Ricordatelo sempre.
Va’ in pace. Ti benedico».
Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta ©Centro Editoriale Valtortiano http://www.mariavaltorta.com/


AVE MARIA PURISSIMA!

Eucharistic Miracle in Buenos Aires / Il miracolo eucaristico di Buenos Aires


Il miracolo eucaristico di Buenos Aires[e il Sacro Cuore di Gesù]
(18/26 agosto 1996!)
di Fr. M. Piotrowski SChr


Questo articolo di Fr. M. Piotrowski SChr, Eucharistic Miracle in Buenos Aires, è stato pubblicato sul sito Love one another.
Si può ascoltare parte della conferenza tenuta dal Dott. Castañon, citato nell'articolo, a questo indirizzo. Nonostante la conferenza sia in spagnolo, non è difficile seguire ciò che vi si dice.





Questo miracolo eucaristico induce a qualche considerazione circa il “basso profilo” tenuto dal cardinale di Buones Aires, Jorge Mario Bergoglio, già nel lontano 1999 e in questi ultimi tredici anni.

Qualcuno dice che la condizione attuale del mondo e della comprensione degli uomini, incentrati principalmente sulla comunicazione di massa, che è sostanzialmente anticattolica, possono suggerire una qualche cautela sulla divulgazione di fatti miracolosi come questi, se non altro per evitare la campagna denigratoria che finirebbe col provocare.

Tuttavia, non si può evitare di ricordare che eventi come questi, legati, ovviamente, alla volontà di Dio, hanno il duplice scopo di rafforzare la fede dei cattolici e di stimolare l'aquisizione della fede da parte dei non cattolici.
Se a questo si aggiunge che il messaggio evangelico è di per sé “scandaloso”, proprio in forza della particolare natura dei tempi, oggi come ieri, si è costretti a ricordare alla Gerarchia almeno due dei passi confacenti, di San Paolo a Timoteo:


Devi anche sapere che negli ultimi tempi verranno momenti difficili. Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, senza religione, senza amore, sleali, maldicenti, intemperanti, intrattabili, nemici del bene, traditori, sfrontati, accecati dall'orgoglio, attaccati ai piaceri più che a Dio, con la parvenza della pietà, mentre ne hanno rinnegata la forza interiore. Guardati bene da costoro! (II Timoteo 3, 1-5).

Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero. (II Timoteo 4, 1-5).


L’affievolirsi della fede nella Presenza Reale di Cristo Risorto nell'Eucaristia è uno degli aspetti più significativi della corrente crisi spirituale.
Gesù vuole rafforzare la nostra fede nella Sua Presenza Eucaristica. È per questo che, di volta in volta, nella storia della Chiesa Cattolica Egli ci dà dei segni-miracoli eucaristici che sottolineano chiaramente il fatto che Egli, lo stesso Signore Risorto nel mistero della Sua divinità e della Sua umanità glorificata, è realmente presente nell’Eucaristia.
Il più recente miracolo eucaristico riconosciuto dalle autorità della Chiesa si è verificato nel 1996 nella capitale dell’Argentina, Buenos Aires.

Un’Ostia consacrata diventa carne e sangue

Alle 7 di sera il 18 agosto del 1996, padre Alejandro Pezet stava celebrando la Santa Messa in una chiesa cattolica nel centro commerciale di Buenos Aires. Mentre stava finendo di distribuire la Santa Comunione, si avvicinò una donna per dirgli che aveva trovato un’ostia su un candelabro sul retro della chiesa.
Recatosi sul posto indicato, padre Alejandro vide l’Ostia profanata. Dal momento che non poteva consumarla, la mise in un contenitore con dell’acqua che ripose nel tabernacolo, della cappella del Santissimo Sacramento.

Lunedì, 26 agosto, all’apertura del tabernacolo, vide con stupore che l’Ostia si era trasformata in una sostanza sanguinolenta. Informò quindi il cardinale Jorge Bergoglio, che diede istruzioni perché l’ostia fosse fotografata da un professionista.

Le foto furono scattate il 6 settembre. Essi mostrarono chiaramente che l’Ostia era diventata un frammento di carne insanguinata ed era cresciuta di dimensioni in modo significativo.

Per diversi anni l’Ostia rimase nel tabernacolo e su tutta la vicenda fu mantenuto un rigoroso segreto. Dal momento che l’ostia non subiva alcuna visibile  decomposizione, il cardinale Bergoglio decise che fosse analizzata scientificamente.

Il 5 ottobre 1999, alla presenza dei rappresentanti del cardinale, il Dott. Castañon prelevò un campione del frammento insanguinato e lo inviò a New York per l’analisi. Per non pregiudicare l’esame, egli decise di non informare il gruppo di scienziati della provenienza del campione.

Uno di questi scienziati era il dottor Frederic Zugibe, ben noto cardiologo e medico legale. Questi stabilì che la sostanza analizzata era realmente carne e sangue contenente DNA umano.
Zugibe testimoniò che 

il materiale analizzato è un frammento di muscolo cardiaco della parete del ventricolo sinistro in prossimità delle valvole. Questo muscolo è responsabile della contrazione del cuore. Si tenga presente che il ventricolo cardiaco sinistro pompa sangue a tutte le parti del corpo. Il muscolo cardiaco è infiammato e contiene un gran numero di globuli bianchi. Questo indica che il cuore era vivente al momento del prelievo del campione. La mia tesi è che il cuore era vivo, visto che i globuli bianchi muoiono al di fuori di un organismo vivente. Hanno bisogno di un organismo vivente, per sostenersi. Così, la loro presenza indica che il cuore era vivo quando è stato prelevato il campione. Per di più, questi globuli bianchi avevano penetrato il tessuto, il che indica inoltre che il cuore era stato sottoposto ad un forte stress, come se il suo possessore fosse stato picchiato duramente sul petto.


Due australiani, il giornalista Mike Willesee e l’avvocato Ron Tesoriero, assistettero a questi esami. Sapendo da dove proveniva il campione, rimasero sbalorditi dalla testimonianza del Dott. Zugibe.
Mike Willesee chiese allo scienziato quanto tempo i globuli bianchi potrebbero rimanere in vita, se fossero derivati da una parte di tessuto umano che era stato tenuto in acqua.  E il Dott. Zugibe rispose subito che avrebbero cessato di esistere in una manciata di minuti.
A quel punto, il giornalista spiegò al medico che il campione proveniva da una sostanza che era stata tenuta per un mese in acqua normale e successivamente, per altri tre anni, in un contenitore di acqua distillata; solo allora era stato prelevato il campione per l’analisi. Il Dott. Zugibe rispose che non era in grado di dar conto di un fatto del genere: non c’era modo di spiegarlo scientificamente.
Fu a quel punto che Mike Willesee informò il Dott. Zugibe che il campione analizzato proveniva da un’Ostia consacrata (pane bianco azzimo), che si era misteriosamente trasformata in carne umana sanguinante.
Stupito da questa informazione, il Dott. Zugibe rispose: 

Come e perché un’Ostia consacrata avrebbe cambiato la sua sostanza e sarebbe diventata carne e sangue umani viventi, rimarrà un mistero inspiegabile per la scienza, un mistero totalmente al di là delle sue competenze.

Solo la fede nella straordinaria azione di un Dio fornisce la risposta ragionevole; fede in un Dio che vuole renderci consapevoli che Egli è realmente presente nel mistero dell’Eucaristia.

Il Miracolo Eucaristico di Buenos Aires è un segno straordinario attestato dalla scienza. Attraverso di essa Gesù desidera suscitare in noi una viva fede nella Sua Presenza Reale nell’Eucaristia. Egli ci ricorda che la Sua Presenza è reale e non simbolica. Solo con gli occhi della fede Lo vediamo sotto le apparenze del pane e del vino consacrati. Non lo vediamo con gli occhi del corpo perché Egli è presente con la sua umanità glorificata. Nell’Eucaristia Gesù ci vede, ci ama e desidera salvarci.

In collaborazione con Ron Tesoriero, Mike Willesee, uno dei più noti giornalisti australiani (che si è convertito al cattolicesimo dopo aver lavorato sui documenti di un altro miracolo eucaristico) ha scritto un libro dal titoloReason to Believe [La ragione di credere]. In esso egli presenta dei fatti documentati sui miracoli eucaristici e altri segni che chiamano le persone alla fede in Cristo che è presente e insegna nella Chiesa cattolica.
Essi hanno anche realizzato un film documentario sull’Eucaristia basata in gran parte sulle scoperte scientifiche connesse con l’Ostia miracolosa di Buenos Aires. Il loro obiettivo è stato quello di offrire una chiara presentazione dell’insegnamento della Chiesa cattolica sull’Eucaristia.
Il film è stato proiettato in numerose città australiane.

La proiezione ad Adelaide ha attirato una folla di duemila spettatori. Dopo la proiezione, nello spazio dedicato ai commenti e alle domande degli spettatori, un uomo visibilmente commosso annunciò che era cieco; saputo che si trattava di un film eccezionale, aveva tanto desiderato vederlo. Appena prima della proiezione, aveva pregato con fervore Gesù perché gli desse la grazia di poter vedere il film. Ed ecco che aveva ripreso a vedere, ma solo per i trenta minuti della durata del film. Alla fine della proiezione era tornato alla cecità di prima. A conferma della sua esperienza egli descrisse nei minimi dettagli alcune scene del film. 
Si trattò di un evento incredibile che scosse i presenti fin nel più profondo del loro essere.

Attraverso tali segni mirabili, Dio chiama le anime alla conversione. Se Gesù provoca la trasformazione dell’Ostia in carne e sangue visibili, e fa sì che un muscolo responsabile della contrazione di un cuore umano,  un cuore che ha sofferto come quello di qualcuno che è stato picchiato duramente sul petto, se Egli opera tali cose, è al fine di suscitare e di accrescere la nostra fede nella Sua Presenza Reale nell’Eucaristia. In tal modo Egli ci permette di vedere che la Santa Messa è una ri-attualizzazione dell’intero dramma della nostra salvezza: la passione, la morte e la risurrezione di Cristo.
Gesù dice ai suoi discepoli: “Se non vedete segni e prodigi, voi non credete” (Gv 4, 48). Non c’è bisogno di cercare attivamente segni prodigiosi. Ma se Gesù sceglie di fornirceli, allora è opportuno che noi li si accetti con mitezza, cercando di capire che cosa Egli ci voglia dire con essi.
Grazie a questi segni molte persone hanno scoperto la fede in Dio, nell’Unico Dio che è la Santissima Trinità, che rivela a noi il Suo Figlio: Gesù Cristo, che dimora nei Sacramenti e ci istruisce attraverso la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa Cattolica.

Un mistero che va oltre la nostra comprensione

L’Eucaristia, la Presenza attuale della persona risorta di Gesù sotto le specie del pane e del vino, è una delle verità più importanti e più difficili rivelateci da Cristo. I miracoli eucaristici sono semplicemente delle conferme visibili di ciò che Egli ci dice di Se stesso: cioè che Egli ha ci dà realmente il Suo Corpo e il Suo Sangue glorificati come cibo e bevanda spirituali.

Gesù ha istituito l’Eucaristia, alla vigilia della Sua Passione, Morte e Risurrezione. Durante l’Ultima Cena, Egli «prese il pane e, pronunciata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo”. Poi prese il calice, e dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati» (Mt 26, 26-28).
Quando Gesù prese e diede agli apostoli il pane e il vino, e disse: “questo è il mio corpo .... questo è il mio sangue”, Egli ha chiaramente significato che il pane e il vino che dava loro da mangiare e da bere erano veramente il Suo Corpo e il Suo Sangue, e non una sorta di simbolo.

In precedenza, nel famoso discorso eucaristico riportato da San Giovanni Evangelista, Gesù dice ai Giudei: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” (Gv 6, 53-56).
Scioccati dalle parole di Gesù, i Giudei dissero: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” (Gv 6, 52). Anche molti discepoli di Gesù ne furono scandalizzati: “questo linguaggio è duro”, obiettavano “chi può intenderlo?”.
Sapendo che la verità dell’Eucaristia era uno shock e uno scandalo per molti dei suoi ascoltatori, Gesù rispose, non ritrattando le sue parole, ma alzando la posta in gioco: «E se vedeste il Figlio dell’uomo risalire dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla. Le parole che vi ho dette sono spirito e vita» (Gv 6, 62-63).
Qui Gesù va al cuore del mistero, anticipando la glorificazione della Sua umanità attraverso le Sue morte, risurrezione e ascensione. Egli darà la Sua carne e il Suo sangue come cibo e bevanda dopo l’Ascensione, cioè quando la Sua carne e il Suo sangue saranno glorificati e divinizzati; non glorificata, infatti, “la carne non serve a nulla.”
Non tutti gli ascoltatori di Gesù accettarono il Suo insegnamento sull’Eucaristia. Così si rivolse loro, dicendo: «Ma vi sono alcuni tra voi che non credono. Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito» (Gv 6, 64). Il tradimento di Giuda è iniziato con il suo rifiuto dell’insegnamento di Gesù sulla Sua Presenza Reale nell’Eucaristia. A conferma di questo, Gesù disse: «“Non ho forse scelto io voi, i dodici? Eppure, uno di voi è un diavolo”. Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici» (Gv 6, 70).

L'Eucaristia è lo stesso Gesù Risorto nella Sua glorificata, e quindi invisibile, umanità. Questa è l’essenza del suo insegnamento sull’Eucaristia (Gv 6, 62-63). Con la Sua morte e risurrezione, l’umanità di Gesù assume una natura divina; assume un nuovo ordine di esistenza: “È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità” (Col 2, 9). Nella sua umanità glorificata, Gesù risorto, diventando onnipresente, fa dono di se stesso nell’Eucaristia. Egli condivide con noi la Sua vita risorta e l’amore che di cui possiamo fare esperienza anche qui sulla terra circa la realtà del cielo e la partecipazione alla vita della Santa Trinità.

Nell’affrontare il mistero dell’Eucaristia, la ragione umana sente la sua impotenza e le sue limitazioni. Nella sua enciclica dedicata a questo sacramento, Giovanni Paolo II scrive: «È riproposta così la sempre valida dottrina del Concilio di Trento: “Con la consacrazione del pane e del vino si opera la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo, nostro Signore, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione in modo conveniente e appropriato è chiamata dalla santa Chiesa cattolica transustanziazione”. Davvero l’Eucaristia è mysterium fidei, mistero che sovrasta i nostri pensieri, e può essere accolto solo nella fede, come spesso ricordano le catechesi patristiche su questo divino Sacramento. “Non vedere – esorta san Cirillo di Gerusalemme – nel pane e nel vino dei semplici e naturali elementi, perché il Signore ha detto espressamente che sono il suo corpo e il suo sangue: la fede te lo assicura, benché i sensi ti suggeriscano altro”» (Ecclesia de Eucharistia, 15).

L’Eucaristia è il miracolo e il dono supremo di Cristo, perché in esso Egli ci dona Se stesso e ci impegna nella sua opera di salvezza. Egli ci permette di partecipare alla Sua vittoria sulla morte, il peccato e Satana, ci fa partecipi della Sua natura divina e ci permette di  partecipare alla vita della Santissima Trinità.
Nell’Eucaristia noi riceviamo il “farmaco di immortalità, antidoto contro la morte”, come diceva giustamente sant’Ignazio d’Antiochia (Ecclesia de Eucharistia, 18).
Per questo motivo, la Madre Chiesa sostiene che ogni deliberata e liberamente voluta assenza dalla Santa Messa della Domenica è un’irrimediabile perdita spirituale, un segno della perdita della fede e, quindi, un grave peccato. Ricordiamo anche che «Se poi il cristiano ha sulla coscienza il peso di un peccato grave, allora l’itinerario di penitenza attraverso il sacramento della Riconciliazione diventa via obbligata per accedere alla piena partecipazione al Sacrificio eucaristico.» (Ecclesia de Eucharistia, 37).




AMDG et BVM